Nessun paese dell’Ue garantisce elezioni pienamente accessibili

Disabilità, “nessun paese dell’Ue garantisce elezioni pienamente accessibili”

Redattore Sociale del 04/03/2021

La denuncia di Krzystof Pater, membro del Comitato economico e sociale europeo: esistono discriminazioni nell’accesso al voto delle persone con disabilità, diverso da paese a paese. Alle elezioni del Parlamento europeo del 2019, milioni di disabili non hanno potuto votare per ragioni tecniche o organizzative: “Com’è possibile che nel XXI secolo così tanti cittadini siano impossibilitati a votare solo perché hanno una disabilità?”

BRUXELLES. “Con gli occhi di oggi, sembra incredibile che nell’attuale territorio dell’Unione europea l’ultima limitazione del voto alle donne sia stata revocata solo nel 1976. Tuttavia, ben pochi sembrano battere ciglio di fronte al fatto che questo stesso diritto viene oggi negato a milioni di cittadini europei semplicemente perché hanno una qualche forma di disabilità”. Inizia così il rapporto di Krzystof Pater, membro polacco del Comitato economico e sociale europeo (Cese) sul diritto di voto delle persone disabili. Ieri la Commissione europea ha presentato la nuova Strategia sui diritti delle persone con disabilità per il periodo 2021-2030, con l’obiettivo di contribuire a migliorare la situazione di milioni di europei con disabilità che continuano a subire discriminazioni su molti fronti. Uno degli ambiti ancora molto problematici è proprio quello dell’accesso al voto, di fatto negato a molti disabili in tutta Europa.
“In otto Stati membri i cittadini non possono votare per il loro candidato alle elezioni europee o ad altre elezioni se non sono in buona salute e fisicamente in grado di recarsi al seggio – scrive Pater -. In 18 Stati una persona non vedente non può votare senza assistenza. Se una persona ha una disabilità che le impedisce di usare le mani, non può votare nei nove paesi in cui il candidato viene scelto scrivendo il suo nome, quello del suo partito oppure il numero di identificazione sulla scheda elettorale”.
Tra il 2016 e la fine del 2018, Pater ha condotto un’indagine in 27 Stati membri, registrando tutti i limiti e gli ostacoli che gli elettori con disabilità dovevano affrontare: ha contattato le commissioni elettorali statali e le associazioni a difesa delle persone con disabilità, e al termine della ricerca ha pubblicato il report “La realtà del diritto di voto delle persone con disabilità alle elezioni del Parlamento europeo”. La conclusione? Nessuno dei paesi dell’Unione europea può garantire che le elezioni siano accessibili a tutti. Alle elezioni del Parlamento europeo del 2019, infatti, le persone con disabilità che non hanno potuto votare per ragioni tecniche o organizzative sono state milioni.
“La situazione non migliorerà da sola e, in assenza di modifiche giuridiche per rimuovere queste barriere, il numero di cittadini potenzialmente privati del diritto di voto continuerà ad aumentare – continua Pater -. A causa del rapido invecchiamento della popolazione, infatti, la quota di persone con qualche tipo di disabilità aumenta di un punto percentuale in media ogni sei anni in Europa”.
Il 2 dicembre 2020, alla vigilia della Giornata internazionale delle persone con disabilità, il Cese ha adottato un parere nel quale invita a emendare l’Atto elettorale del 1976, chiedendo di inserire una dichiarazione per cui nessun cittadino europeo può essere privato del diritto di voto alle elezioni del Parlamento europeo a causa di una disabilità o di uno stato di salute. La proposta è quella di estendere a tutto il territorio dell’Unione le buone pratiche già esistenti, provenienti da diversi Stati membri.
“Non è possibile che le disposizioni di voto per le persone con disabilità differiscano da un paese all’altro – conclude Pater -. Ad oggi, in uno dei paesi membri una persona costretta a letto ha il diritto di votare per posta, con un’urna elettorale mobile o via Internet, ma la stessa persona, se vivesse in un altro paese, non avrebbe nessuna possibilità di esercitare questo diritto. Bisogna agire con urgenza per garantire che nel 2024, quando si terranno le prossime elezioni del Parlamento europeo, tutte le persone con disabilità possano effettivamente esercitare il loro diritto di voto. Com’è possibile che nel XXI secolo così tanti cittadini siano impossibilitati a votare solo perché hanno una disabilità, e i politici facciano così poco per cambiare questa situazione?”

di Alice Facchini 

Incontro con il Vice Direttore Generale per l’Istruzione dell’UNESCO

Il ruolo decisivo dell’educazione come strumento di emancipazione, e in particolare dell’Educazione allo Sviluppo Sostenibile, le ripercussioni della pandemia sulla popolazione e sui giovani, i prossimi appuntamenti internazionali promossi dall’UNESCO. Questi i principali temi al centro dell’incontro che il Ministro dell’Istruzione, Professor Patrizio Bianchi, ha tenuto questa mattina, in videoconferenza, con il Vice Direttore Generale per l’Istruzione dell’UNESCO, Professoressa Stefania Giannini. Il confronto si è sviluppato sulla scia della proficua collaborazione tra il Governo italiano e l’UNESCO, che è stata rafforzata fin dall’inizio della pandemia.

Durante la videoconferenza è stato sottolineato l’importante ruolo dell’Italia nell’ambito del raggiungimento dell’obiettivo di Sviluppo Sostenibile 4.7 sull’Educazione allo Sviluppo Sostenibile, contenuto nell’Agenda 2030. Nel corrente anno scolastico, infatti, il nostro Paese ha introdotto nel curriculo dell’Educazione civica anche l’Educazione ambientale e la cittadinanza responsabile. Un impegno concreto che ha l’intento di consentire ai giovani e agli insegnanti di essere maggiormente consapevoli della globalità delle problematiche legate al cambiamento climatico.

Al fine di rafforzare la cooperazione internazionale, non solo per uscire dalla crisi, ma soprattutto per rilanciare i sistemi economici e sociali, il Ministro, Patrizio Bianchi e il Vice Direttore Generale per l’Istruzione dell’UNESCO, Stefania Giannini, hanno ribadito l’intenzione di continuare a collaborare sia per i prossimi eventi promossi dall’UNESCO, sia per le iniziative dell’Italia nell’ambito della Presidenza del G20 e della Co-presidenza della COP26.

A scuola “si tornerà in presenza”

A scuola “si tornerà in presenza”, lo precisa il Ministro dell’Istruzione, Professor Patrizio Bianchi, anche in relazione a titoli di stampa odierni. “In questi lunghi mesi le nostre scuole, i nostri insegnanti, le nostre studentesse e i nostri studenti hanno lavorato moltissimo. Faremo tesoro insieme dell’esperienza maturata durante il periodo della didattica a distanza, in particolare con riferimento ad un uso consapevole delle nuove tecnologie. Con il chiaro obiettivo del ritorno in presenza”.

Nuovo Dpcm: quasi tre alunni su quattro in didattica a distanza

da Il Sole 24 Ore

di Cl. T.

Da lunedì 8 marzo oltre 6 milioni di studenti seguiranno le lezioni da casa, se i governatori regionali disporranno la sospensione delle attività in presenza dove vi siano più di 250 contagi settimanali ogni 100mila abitanti.

Le nuove strette
È la conseguenza di quanto disposto dal nuovo Dpcm in vigore dal prossimo 6 marzo, che prevede scuole chiuse nelle zone rosse e possibilità per i governatori di chiuderle in quelle arancioni e gialle. La proiezione del numero di alunni costretti alla didattica a distanza, curata da Tuttoscuola, potrebbe portare quindi a un raddoppio rispetto agli oltre 3 milioni di alunni che dallo scorso 1° marzo risultano in DaD per effetto di precedenti ordinanze regionali e disposizione del Ministero della Salute

Circa tre quarti (il 73%) degli 8,5 milioni di alunni iscritti nelle scuole statali e paritarie saranno impegnati nella didattica a distanza. Una “scuola diffusa” nelle case di circa 6 milioni di famiglie italiane. Tuttoscuola, prendendo a riferimento gli ultimi dati messi a disposizione dalla Fondazione Gimbe (che ha rilevato l’incidenza di casi positivi per 100mila abitanti sul territorio nazionale), ha calcolato, regione per regione, il numero di alunni per ordine e grado di scuola che per la collocazione in zona rossa o in territori con elevato indice di contagi potrebbero tornare a seguire le lezioni da casa.

La mappa regionale
Ne scaturisce una mappatura del numero di studenti che dall’8 marzo faranno lezione a scuola o da casa, sia per area geografica, sia per grado di scuola. Nello specifico, secondo i calcoli di Tuttoscuola, potrebbero essere dunque 6 milioni e 235mila (più di 7 su 10) gli alunni di scuole statali e paritarie su un totale di 8milioni e 506mila costretti a seguire le lezioni a distanza. I dati comprendono anche circa 957mila bambini di scuola dell’infanzia. Le regioni interessate da questa chiusura totale che andrebbero ad aggiungersi alle situazioni già note sono la Lombardia con 1.401.813 alunni in DaD, la Campania con 944.993, l’Emilia Romagna con 620.423, la Puglia con 585.344, il Piemonte con 573.231, la Toscana con 504.616, le Marche con 212.161, la Liguria con 189.785, il Friuli VG con 156.003 e l’Umbria con 119.177.

A queste vanno aggiunti alcuni comuni laziali tra cui anche la provincia di Frosinone. Si potrebbe salvare da questa chiusura totale il Lazio (indice di contagio a 235) che, esclusi Frosinone e altri comuni, potrebbe mantenere 626.190 alunni con didattica in presenza, la Sicilia (indice a 145) con 615.891 alunni a scuola, il Veneto (indice 207) con 573.694, la Calabria (indice a 121) con 233.209 a scuola, la Val d’Aosta (indice 90) con 15.552 in presenza e la Sardegna (indice 71) con 207.286 alunni in zona bianca.

Le parole di una sconfitta

da Corriere della sera

di Marco Imarisio

La scuola è il primo luogo dove si impara l’importanza delle parole. Che possono essere pietre, ma sono sempre e comunque indicatrici di una visione del mondo.

N on è neppure questione di chiudere o non chiudere, per quello ormai ci sono parametri rigidi come il nuovo inverno pandemico che stiamo vivendo. Quando Vincenzo De Luca definisce «Ogm» e «cresciuta con latte al plutonio» una bambina considerata strana perché ha voglia di stare in classe, quando Giovanni Toti sostiene che battersi per la presenza in aula significa «tenere fede a una idea elitaria della cultura», riducendo così un tema universale a una scelta di campo, destra o sinistra, pesto o ragù, diventa chiaro che il problema non è solo tenere a casa un altro mese gli alunni. Magari fosse così.

Invece bisogna fare i conti con la cultura che si intravede dietro certe dichiarazioni quasi compiaciute per quella che è una sconfitta dell’intera società. Con una sottostima ormai consueta della funzione svolta dalla scuola. Con la tendenza a considerare l’istruzione un valore aleatorio e fungibile, ordinaria merce di scambio al mercato della politica. E non una linea del Piave da difendere a ogni costo, come invece avviene in altri Paesi a noi vicini, dove il mantenimento della didattica in presenza è considerato una questione di principio. Al punto che quando si è obbligati a rinunciarvi, lo si fa con sincera preoccupazione. Senza prendere sottogamba una scelta destinata ad avere pesanti conseguenze. La scuola continua a essere un retropensiero, per i nostri presidenti di Regione, che ormai da un anno si spendono con generosità per la causa di ogni categoria purché in possesso di certificato elettorale. E nelle loro richieste hanno sempre tenuto sullo stesso piano la necessità di chiudere le aule e quella di riaprire le attività commerciali. Contribuendo così a far percepire l’istituzione più importante per il nostro futuro come una sorta di nemico del fatturato. Nelle sue dirette su Instagram, Matteo Salvini attaccava spesso l’ex ministra Lucia Azzolina dicendo che certo, la scuola è una bella cosa «ma prima viene la produttività». Non esprimeva solo una opinione personale, ma dava voce a una corrente ben presente nella nostra società, per quanto carsica. Altrimenti non si spiegherebbe il nostro ultimo posto nella spesa pubblica destinata all’istruzione tra i 37 Paesi dell’Ocse e l’esaltazione spesso strumentale della didattica a distanza, quando appare evidente che quella in presenza è molto più efficace. Chi ha responsabilità istituzionali dovrebbe avere un orizzonte più vasto. I danni e le disuguaglianze prodotte da questa situazione sui nostri ragazzi sono sotto gli occhi di tutti. Se le parole hanno un peso, quelle sulla scuola di gran parte della nostra classe dirigente rivelano una leggerezza imperdonabile.

La variante ci ha costretti a chiudere, la Dad resterà anche dopo il Covid

da La Stampa

Flavia Amabile

roma

A due settimane dall’insediamento, il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi sta affrontando le prime critiche da parte di genitori e studenti che vedono chiudersi di nuovo le scuole e hanno la sensazione che a un anno dall’inizio della pandemia troppo poco sia cambiato. A tutti risponde spiegando che il quadro presentato dagli esperti del Cts non lasciava margini di manovra e che, comunque, la scuola del passato non ci sarà più.

Che missione le ha affidato il premier Draghi quando l’ha chiamata?

«Conosco il presidente Draghi da molti anni. Mi ha chiesto di riportare la scuola al centro dello sviluppo del Paese, di guardare alla scuola che verrà, oltre l’emergenza. Il punto cruciale del nostro Recovery Plan per l’Istruzione sarà la lotta contro la dispersione scolastica e la povertà educativa. Ci sarà un grande piano. La pandemia ha esasperato una situazione che era presente anche prima, ora abbiamo l’occasione per intervenire».

Questo è il futuro. Nel presente i ragazzi vogliono andare a scuola. Invece dalla settimana prossima molti

di loro saranno a casa.

«Ci siamo trovati di fronte a un rapidissimo cambiamento della situazione epidemiologica. La variante inglese ha modificato radicalmente il quadro precedente: colpisce anche i ragazzi e non solo quelli tra i 10 e i 19 anni, ma anche più piccoli. Abbiamo chiesto un parametro chiaro. Il Cts ce lo ha dato: 250 casi ogni 100 mila abitanti. Abbiamo fatto delle scelte. La scuola sarà a distanza in situazioni eccezionali e comunque nelle aree in cui servono forti restrizioni legate all’andamento dell’epidemia. Dobbiamo tutelare la salute pubblica, in particolare quella dei nostri bambini, e preservare la piena funzionalità del sistema sanitario».

Le scuole chiuse e l’asporto di alcol possibile dopo le 18, accusa il presidente dell’Anci Antonio Decaro.

«Scuole chiuse è un termine sbagliato. Si farà didattica a distanza nelle zone rosse o in quelle con situazioni epidemiologiche che richiedono maggiori restrizioni. Ma la scuola ha sempre lavorato e continuerà a farlo. Abbiamo parlato con Decaro e con gli enti locali. È chiaro che serve responsabilità da parte di tutti in questo momento».

Non è una beffa essere l’autore del documento che la scorsa estate sottolineava la necessità di tornare a svolgere attività in presenza a settembre e trovarsi in un governo che nelle zone rosse per la prima volta riporta dentro casa i bambini?

«Non ci sono beffe o contraddizioni. Siamo davanti a un oggettivo cambiamento delle condizioni. In estate nessuno immaginava che saremmo stati soggetti a una trasformazione del virus di questa portata. Bisogna tener conto della realtà, prendere atto che le varianti vanno combattute. Non ci sono dissennati da una parte e difensori dei bambini dall’altra. Speriamo di uscirne quanto prima e speriamo che sia l’ultima battaglia».

Gli studenti non ne possono più della Dad.

«Stiamo lavorando al suo miglioramento, con un gruppo composto da persone sia interne al ministero che provenienti dai territori, dirigenti scolastici, docenti, maestri di strada. Abbiamo già raccolto quasi 200 esperienze su come si è evoluta la didattica a distanza: le diffonderemo. Faremo formazione mirata per i nostri docenti sulle nuove forme di didattica. Investiremo risorse per affrontare questa fase. Attiveremo la rete del volontariato a supporto della scuola, favoriremo i patti di comunità con il territorio, guardando anche oltre l’emergenza, considerando la dad non come ripiego ma come integrazione e arricchimento per costruire una scuola nuova».

Per evitare di tornare in Dad a tempo pieno sarebbe bastato un adeguato sistema di tracciamento e tamponi. Se ne parla da mesi senza alcun risultato.

«Non mi sento di fare critiche a chi c’era prima. Ne stiamo discutendo con il Ministero della Salute. Certamente servono attività di tracciamento e tamponi, sono necessarie unità mobili a livello territoriale che possano monitorare la situazione al meglio».

Nel frattempo però sta crescendo un’intera generazione che da un anno è andata a scuola anche meno della metà dei giorni previsti.

«I nostri insegnanti hanno sempre lavorato per tenere il contatto con gli studenti, la scuola non ha mai chiuso. Oggi siamo di fronte a una variante molto pericolosa. Stiamo lavorando perché passi l’onda di piena e dopo non ci sarà più la scuola di prima, ma quella che vogliamo per i nostri figli».

Un’altra arma sono i vaccini. Bisogna accelerare. Bisognerebbe anche superare queste differenze tra le varie regioni.

«Ho chiesto subito dopo il mio insediamento che tutto il personale della scuola sia protetto e vaccinato. Il vaccino è fondamentale e la mia richiesta è che si acceleri il più possibile».

Nel rapporto di questa estate si parlava di una revisione dei criteri di dimensionamento degli istituti che permetterebbe di avere scuole più piccole e adeguate. Pensa di intervenire in questo senso?

«Ritengo che sia un tema importante, lo proporrò in Consiglio dei ministri».

Il presidente dell’Anp Giannelli propone un Invalsi straordinario a settembre per definire un piano di recupero delle lezioni perse in questo anno. Le sembra un’ipotesi percorribile?

«Le prove Invalsi si stanno già svolgendo e servono a darci una fotografia aggiornata del sistema. Per quanto riguarda il tema del recupero delle competenze e della socialità dei nostri ragazzi, ne stiamo ragionando insieme a un gruppo di lavoro. Il tema non è il recupero di ore, ma di contenuti. Dobbiamo creare un ponte tra questo e il prossimo anno». —

Covid, scuole chiuse in zona gialla e arancione se i contagi salgono: l’ultima parola spetta ai Governatori

da OrizzonteScuola

Di Fabrizio De Angelis

Il nuovo Dpcm firmato ieri dal presidente Draghi, ha imposto delle nuove strette per la scuola: nelle zone rosse sono sospese le attività didattiche in presenza di tutti gli ordini e gradi. Invece, nelle zone gialle e arancioni la stessa misura potrà essere disposta dai Presidenti delle regioni o province autonome in tutte le aree regionali o provinciali nelle quali l’incidenza cumulativa settimanale dei contagi sia superiore a 250 casi ogni 100.000 abitanti oppure in caso di motivata ed eccezionale situazione di peggioramento del quadro epidemiologico.

In tutte le altre situazioni, la scuola resta in presenza come già stabilito dai provvedimenti in vigore: in presenza per gli alunni dell’infanzia, delle elementari e delle medie, mentre per quelli delle superiori è prevista la didattica in presenza almeno al 50% e fino ad un massimo del 75%.

A conti fatti, escludendo le zone rosse, i Governatori avranno facoltà di decidere la sospensione delle attività didattiche con maggiore facilità, pur dovendo rispettare i parametri imposti dal Dpcm.

E in effetti, a guardare bene, già nella sola giornata di oggi Piemonte e Friuli Venezia Giulia hanno annunciato nuove restrizioni per la scuola: a partire da lunedì in Piemonte l’attività didattica di seconde e terze medie e delle scuole superiori si svolgerà in dad al 100%, per 15 giorni. La Regione dal 1° marzo è in zona arancione.

Anche in Friuli Venezia Giulia si va verso la DaD per le scuole medie e superiori dal prossimo 8 marzo.

In questi mesi i presidenti di Regione avevano già adottato misure restrittive. Adesso, probabilmente, anche per rispettare la linea governativa di intervenire sui singoli territori, viene data ancora più risalto alla valutazione regionale. E a proposito di territori, su YouTrend, a firma del ricercatore Lorenzo Ruffino, in base agli ultimi dati disponibili, sono al momento 24 le Province in cui si supera la soglia settimanale di contagi che richiede la chiusura: Ancona, Bari, Bologna, Bolzano, Brescia, Chieti, Como, Forlì, Frosinone, Imperia, Macerata, Mantova, Modena, Monza e Brianza, Pescara, Pistoia, Ravenna, Reggio Emilia, Rimini, Salerno, Siena, Trento, Udine, Verbano-Cusio-Ossola. 

Tutta Italia, tranne la Sardegna, si stia avvicinando a passi lunghi verso la zona rossa“, ha detto Guido Bertolaso, consulente del presidente di Regione Lombardia per il Piano Vaccinale.

La terza ondata è stata già innescata, iniziamo a vederne gli effetti“, ha detto a SkyTg24 Pierluigi Lopalco, assessore alla Sanità della Regione Puglia

A ben guardare lo scenario prefigurato potrebbe anche verificarsi nelle prossime settimane. Anche perché le varianti continuano a preoccupare: quella inglese, che sappiamo già essere quella dominante, ha una capacità di trasmissione dal 43 al 90% maggiore rispetto a quella rilevata nelle varianti comparse in precedenza. Lo indica la ricerca pubblicata sulla rivista Science, coordinata da Nicholas G. Davies, della London School of Hygiene and Tropical Medicine e condotta in collaborazione con centro di ricerca di Europa e Stati Uniti. Alla luce di questo dato, osservano i ricercatori, sono necessarie misure di contenimento severe, come la chiusura delle scuole e l’accelerazione delle campagne di vaccinazione.

Un messaggio rassicurante tuttavia arriva proprio dal Ministro dell’Istruzione: “C’è questa situazione della variante inglese che sta preoccupando e abbiamo deciso di proteggere i ragazzi nelle zone più a rischio. Ma la scuola non chiude, non ha mai chiuso“, ha detto il Ministro nel corso del suo intervento su Rainews24.

La scuola continua ad andare avanti e restiamo in collegamento con tutti i nostri ragazzi. Le scuole devono restare aperte come presidio di una comunità che non si arrende”.

Concorso straordinario, prove concluse. Chi avrà il ruolo e chi solo l’abilitazione

da OrizzonteScuola

Di redazione

Concorso straordinario per il ruolo di cui al DD n. 510 del 23 aprile 2020 e DD n. 783 dell’08 luglio 2020: a rilento la correzione delle prove, anche per i docenti che l’hanno sostenuta lo scorso ottobre. La correzione da remoto, con le particolari procedure impostate, rende più lento il lavoro. Al momento pochi i risultati diffusi per poter avere un’idea complessiva dell’andamento.

Concluse le prove, cominciano ad essere pubblicate le prime graduatorie.

Chi avrà il ruolo

I docenti che superano la prova con almeno 56/80 e rientrano nel numero dei posti a bando, per classe di concorso e regione. Si tratta di 32. 000 posti che potrebbero essere attribuiti in maniera completa già a settembre 2021.

Coloro che si posizioneranno nei 32.000 posti a disposizione

  • avranno ruolo + abilitazione  [i vincitori possono comunque conseguire l’abilitazione prima del ruolo se hanno una supplenza al 30 giugno – 31 agosto]
  • conseguiranno i 24 CFU (se non posseduti) con oneri a carico dello Stato
  • svolgeranno prova orale da superarsi con 7/10
  • conseguiranno l’abilitazione a fine anno prova

Chi avrà solo l’abilitazione

I docenti che superano la prova con almeno 56/80 ma non rientrano nel numero dei posti a bando per la classe di concorso specifica della regione interessata.

I docenti dell’elenco graduato potranno conseguire l’abilitazione

  • se hanno un contratto a tempo indeterminato oppure una supplenza al 30 giugno o 31 agosto nelle scuole statali, IeFP o paritarie (previa regolarità versamento contributi) Non c’è scadenza
  • conseguono i 24 CFU
  • Superano la prova orale per il conseguimento dell’abilitazione. La prova orale si svolgerà prima della  valutazione del periodo di formazione iniziale e di prova e dovrà essere superata  con il punteggio di sette  decimi.
  • contenuti e  modalità della prova saranno definiti con decreto.  I comitati di valutazione sono integrati con non meno di due membri esterni all’istituzione scolastica, di cui almeno uno dirigente scolastico, aiquali non spettano compensi, emolumenti, indennità, gettoni di presenza o altre utilità comunque denominate, né rimborsi spese.
Naturalmente i docenti di ruolo partecipano alla procedura in virtù del contratto a tempo indeterminato.

In Piemonte DaD al 100% dall’8 marzo dalla seconda media in poi: anche prima se c’è rischio alto

da La Tecnica della Scuola

L’innalzamento dei contagi da Covid-19 costringe le Regioni a prendere le contromisure: in Piemonte, da lunedì 8 marzo per 15 giorni l’attività didattica di seconde e terze medie e delle scuole superiori si svolgerà in didattica a distanza al 100%.

Anche le altre scuole a rischio

Venerdì 5, alla luce dei dati degli oltre trenta distretti sanitari del Piemonte, la Regione Piemonte estenderà la didattica a distanza anche per gli ordini e gradi scolastici inferiori nelle aree dove l’incidenza dei contagi supera la soglia di allerta (250 casi ogni 100 mila abitanti) o sono presenti gli altri parametri in attuazione del nuovo Dpcm.

L’obiettivo della Regione governata da Alberto Cirio è quello di introdurre la DaD laddove c’è la presenza certificata di casi da variante con azioni restrittive già attuate e un incremento palese di contagi.

Il concorso scuola nel nuovo Dpcm: anche in zona rossa prove consentite con 30 candidati per sessione

da La Tecnica della Scuola

A che punto è il concorso ordinario scuola? Dopo la conclusione delle prove scritte del concorso straordinario per scuola secondaria di I e II grado, il 19 febbraio scorso, sono cresciute le attese per la ripresa delle procedure del concorso ordinario. (VAI AL CORSO DI PREPARAZIONE prova preselettiva di logica)

A questo proposito il nuovo Dpcm del Governo Draghi chiarisce che le procedure concorsuali che prevedessero non più di 30 candidati per sessione, possono essere effettuate, anche in zona rossa. Dunque, nel rispetto del protocollo disposto dal CTS il concorso ordinario dovrebbe ripartire a breve, tanto più che anche in zona rossa gli spostamenti per comprovate esigenze di lavoro sono consentiti (art 40 del Dpcm 2 marzo 2021).

L’articolo 24 del Dpcm del 2 marzo 2021

È sospeso lo svolgimento delle prove preselettive e scritte delle procedure concorsuali pubbliche e private e di quelle di abilitazione all’esercizio delle professioni, a esclusione dei casi in cui la valutazione dei candidati sia effettuata esclusivamente su basi curriculari ovvero in modalità telematica, nonché ad esclusione dei concorsi per il personale del servizio sanitario nazionale, ivi compresi, ove richiesti, gli esami di Stato e di abilitazione all’esercizio della professione di medico chirurgo e di quelli per il personale della protezione civile.

Sono consentite le prove selettive dei concorsi banditi dalle pubbliche amministrazioni nei casi in cui è prevista la partecipazione di un numero di candidati non superiore a trenta per ogni sessione o sede di prova, previa adozione di protocolli adottati dal Dipartimento della funzione pubblica e validati dal Comitato Tecnico Scientifico.

Resta ferma in ogni caso l’osservanza delle disposizioni di cui alla direttiva del Ministro per la pubblica amministrazione n. 1 del 25 febbraio 2020 e degli ulteriori aggiornamenti, nonché la possibilità per le commissioni di procedere alla correzione delle prove scritte con collegamento da remoto.

Direttiva del Ministro per la pubblica amministrazione n. 1 del 25 febbraio 2020

L’ulteriore disposizione citata dal Dpcm, ovvero la n.1 del 25 febbraio 2020, norma i concorsi pubblici come segue:

Nello svolgimento delle procedure concorsuali le amministrazioni adottano le opportune misure organizzative volte a ridurre i contatti ravvicinati tra i candidati, garantendo comunque la necessaria distanza di sicurezza, durante la fase dell’accesso e dell’uscita dalla sede, dell’identificazione e dello svolgimento delle prove.

Caso in cui il calendario prove non è stato reso noto

Le amministrazioni che hanno in corso di svolgimento procedure concorsuali rispetto alle quali non sia già stato reso noto il calendario delle prove concorsuali, preselettive e scritte, in collaborazione con il Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria locale competente per territorio, valutano l’eventuale necessità di riprogrammare le date di svolgimento delle prove di concorso, in ragione dell’evoluzione dell’emergenza sanitaria e tenuto conto della provenienza territoriale e del numero massimo dei candidati attesi.

Caso in cui il calendario prove è stato reso noto

Le amministrazioni che hanno reso noto il calendario di prove concorsuali preselettive e scritte forniscono adeguata e sollecita informativa alle autorità di cui all’articolo 3, comma 2, del predetto decreto-legge, ai fini delle eventuali determinazioni di competenza, comunicando la sede, le date programmate per lo svolgimento delle prove, nonché il numero e la provenienza territoriale in termini di residenza e/o domicilio dei candidati.

La dipendenza dal digitale dei nostri ragazzi e nostra in era Covid

da La Tecnica della Scuola

Il periodo Covid 19 ha più che raddoppiato l’uso del web da parte dei nostri ragazzi (e di noi adulti +113%). Sono aumentati anche i reati informatici (+77% dato Polizia postale).

L’Italia, insieme alla Spagna, è il Paese che ha visto aumentare l’utilizzo delle piattaforme di chiamata in video (riunioni, lavoro, DaD) più 1000% e del tempo trascorso sulle app di Facebook.

All’utilizzo del digitale per usi positivi (lavoro, partecipazione, relazioni, acquisti, divertimento) si affianca quello per usi pericolosi che portano a dipendenza psicologica e fisica (dopamina) a cyberbullismo e reati soprattutto da parte di minori.

Lo smartphone viene usato da più del 95% delle famiglie italiane (2/3 nel mondo) mentre più del  35% delle famiglie non ha il wifi in casa

Lo smartphone (strumento multiuso) è uno strumento troppo potente per darlo in mano a chiunque. Il consiglio degli esperti è di usarlo dopo i 13 anni, ma non è così facile.

Il Covid ha aumentato la dipendenza dal web

E’ aumentata, inoltre, la dipendenza da social e smartphone perché stare chiusi in casa induce noia, mancanza di rapporti con coetanei, una convivenza non faccia a faccia coi compagni, talora forzata in casa anche coi genitori. E’ comune tra i giovani la frase “vado in camera mia” (ma con lo smartphone).

Lo smartphone crea problemi per 3 ordini di motivi:

  1. Emette onde dannose al cervello per tutti, ma soprattutto per i bambini
  2. È il principale strumento per atti di cyberbullismo.
  3. Dà dipendenza (crea piacere, che produce dopamina, la sostanza della dipendenza e della assuefazione come il tabacco, l’alcol o le droghe leggere – il cui uso è diminuito in USA, mentre aumentava la dipendenza dalla rete). Non ci basta mai (voglio giocare ancora, voglio un altro gioco).

L’abuso del digitale ha come sintomi: ansia, depressione, apatia, insonnia, scarsi risultati scolastici e purtroppo il suicidio in casi estremi o incidenti domestici.

La responsabilità civile e penale dei genitori

C’è una  responsabilità civile e penale dei genitori di minori che sono tenuti ad educare e sorvegliare. La legge italiana prevede i 14 anni (UE 16) per l’uso dei social network, ma è davvero così? Se i genitori vengono ritenuti responsabili di reati possono essere multatida 500 a 2000 euro, da 6 mesi a 2 anni di carcere (in caso di reati penali), aumentati dalla legge contro il cyberbullismo e dopo una sentenza della Corte di cassazione che ha raddoppiato le pene perché internet è un luogo pubblico.

Cosa possono fare i genitori?

Ecco qualche pratico consiglio

  1. Attenzione all’età. A che età tuo/tua figlio/a usano social (14 anni) e smartphone (13 anni)?
  2. Abituiamo i nostri figli a decidere con chi condividere nei social network (scegliere diverse cerchie di amici)
  3. Prima di condividere insegniamo a contare sino a 10 e a non farlo mai in preda a emozioni e decidiamo prima a chi far sapere quella cosa senza problemi adesso o in futuro
  4. Parental control diverso per ogni strumento.
  5. Richiediamo/imponiamo un uso offline per videogiochi o film cartoni scaricati prima; soprattutto diamo regole d’uso, orari e mai prima di dormire (per onde nocive e perché induce insonnia)
  6. Un genitore che non da regole cresce figli in ansia che non sanno quale sia il limite e che si sfogano creando ansia sugli altri. Anche attraverso il cyber bullismo. cfr. Consigli per i genitori
  7. Soprattutto parlare con loro e condividere l’uso della rete, senza intromettersi troppo; il concetto di privacy per i giovani è diverso dal nostro. Spesso non proteggono i dati sensibili e non amano se il genitore fa obiezioni (ma perché non ti fai i fatti tuoi?)
  8. Facciamone argomento di condivisione, comunicazione ed esperienza comune.

Ecco tre video da proporre anche ai nostri figli

Condividi con il buon senso

https://scuola.repubblica.it/blog/rep_digital/5-social-condividi-con-il-buon-senso/

Come reagire all’odio online

https://scuola.repubblica.it/blog/rep_digital/6-odio-online-come-reagire/

Nel dubbio parlane con un adulto

https://scuola.repubblica.it/blog/rep_digital/4-relazioni-digitali-nel-dubbio-parlane/

Per approfondire

https://www.repubblica.it/tecnologia/social-network/2020/04/30/news/lockdown_covid19_boom_di_smartphone_e_social_e_twitter_offre_i_suoi_dati_alla_ricerca-255286215/

https://www.generazioniconnesse.it/site/it/0000/00/00/dipendenza-dalla-rete/

https://www.mondodiritto.it/giurisprudenza/tribunale/uso-di-internet-da-parte-dei-figli-minori-quali-le-responsabilit-a-dei-genitori.html

https://www.savethechildren.it/blog-notizie/la-legge-contro-il-fenomeno-del-cyberbullismo-5-punti

https://www.generazioniconnesse.it/site/it/0000/00/00/parental-control/

https://www.generazioniconnesse.it/site/it/0000/00/00/comunica-con-i-tuoi-figli/

Scuola, un ciclo di seminari formativi degli USR su eTwinning

da La Tecnica della Scuola

Tornano i seminari regionali di formazione eTwinning, la più grande community di scuole d’Europa, rivolti ai docenti e organizzati dagli Uffici Scolastici Regionali e dalla rete di Ambasciatori eTwinning, in collaborazione con l’Unità nazionale eTwinning Indire.

Da marzo e per tutto l’anno saranno oltre 150 gli appuntamenti organizzati a livello regionale in modalità online, per diffondere le opportunità di eTwinning e fornire consigli per intraprendere un nuovo modo di fare didattica in Europa grazie ai progetti collaborativi tra scuole.

Gli incontri sono rivolti a insegnanti, dirigenti scolastici e personale scolastico di ogni ordine e grado e sono ad accesso libero. Grazie all’iniziativa, attivata già da alcuni anni, più di 10.000 docenti di scuole
italiane
 potranno ricevere una formazione pratica su eTwinning, per iniziare a muovere i primi passi in piattaforma.

Calendario degli incontri e partecipazione

Per avere informazioni sul calendario degli appuntamenti previsti e sulle modalità di partecipazione è necessario visitare e consultare i siti degli USR a QUESTA PAGINA, che riportano il calendario degli eventi di formazione eTwinning previsti in ogni regione, oppure, contattare i Referenti USR eTwinning della propria regione a questo link

Cos’è eTwinning?

Nata nel 2005 su iniziativa della Commissione europea e attualmente tra le azioni del Programma Erasmus+ 2021-2027, eTwinning si realizza attraverso una piattaforma informatica che coinvolge i docenti facendoli
conoscere e collaborare in modo semplice, veloce e sicuro, sfruttando le potenzialità del web per favorire un’apertura alla dimensione comunitaria dell’istruzione e la creazione di un sentimento di cittadinanza europea condiviso nelle nuove generazioni.

eTwinning è il tramite per aprirsi ad una nuova didattica basata sulla progettualità, lo scambio e la collaborazione, in un contesto multiculturale e con numerose opportunità di formazione e riconoscimento di livello internazionale.

Ad oggi sono iscritti a eTwinning oltre 900.000 insegnanti di 43 Paesi.
Maggiori info: https://etwinning.indire.it/

Test ingresso 2021: pubblicate le date

da Tuttoscuola

E’ tempo di iniziare a pensare ai test d’ingresso 2021. Il ministero dell’Università ha pubblicato l’avviso con le date delle prove preselettive per accedere ai corsi ad accesso programmato nazionale. Inizia Medicina il 1° settembre; conclude Professioni sanitarie il 29 ottobre. Di seguito il calendario con tutte le date test ingresso 2021:

• Test ingresso 2021 laurea magistrale a ciclo unico in Medicina Veterinaria – mercoledì 1 settembre 2021
• Test ingresso 2021 laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia e in Odontoiatria e Protesi Dentaria erogati in lingua italiana – venerdì 3 settembre 2021
Test ingresso 2021 laurea e laurea magistrale a ciclo unico direttamente finalizzati alla formazione di Architetto – entro giovedì 23 settembre 2021(la data è definita da ciascun Ateneo nel proprio bando)
• Test ingresso 2021 laurea delle professioni sanitarie – martedì 7 settembre 2021
• Test ingresso 2021 laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia e in Odontoiatria e Protesi Dentaria erogati in lingua inglese (Imat) – giovedì 9 settembre 2021
• Test ingresso 2021 laurea magistrale a ciclo unico in scienze della formazione primaria – giovedì 16 settembre 2021
• Test ingresso 2021 laurea magistrale delle professioni sanitarie – venerdì 29 ottobre 2021

Aldo Moro e l’Italia repubblicana

Dal 16 marzo, un percorso storico e pedagogico rivolto ai docenti a cura dell’Ateneo IUL e di INDIRE

Al via il corso di perfezionamento Aldo Moro e l’Italia repubblicana, realizzato dall’Università Telematica degli Studi IUL in collaborazione con l’ente di ricerca INDIRE. In un giorno simbolicamente rilevante, il 16 marzo (alle ore 16.00), si aprirà ufficialmente il corso con una lectio magistralis dal titolo “Aldo Moro nella storia repubblicana”, tenuta dal ProfessoreGuido Formigoni, dell’Università IULM, autore della recente biografia “Aldo Moro. Lo statista e il suo dramma”.
Il percorso didattico propone un piano di attività che coinvolge esperti come Giuseppe Fioroni, già ministro della Pubblica Istruzione e presidente dell’ultima Commissione di inchiesta sul «Caso Moro», docenti, storici e saggisti, tra cui Miguel Gotor, Alessandro Mariani, Franco Cambi, che, sia da una prospettiva pedagogica sia da un punto di vista storiografico, forniranno elementi utili per tornare a riflettere su una pagina importante della cultura italiana.
Il corso è rivolto principalmente agli insegnanti, di ogni ordine e grado, i quali sono chiamati ad essere parte attiva nella costruzione di un piano di formazione. Il metodo utilizzato mette al centro della riflessione storica e pedagogica l’importanza della ricerca-azione, della sperimentazione, delle competenze critiche, della ricerca pro-attiva, della valorizzazione delle fonti, senza trascurare il tema della didattica modulare e della progettazione didattica nelle discipline storico-sociali. Questa prospettiva è accompagnata da un approccio metodologico incentrato sulla ricerca in ambiente multimediale e dalla flipped classroom, cercando di sfruttare appieno le competenze cognitive e tutte le potenzialità dei materiali didattici online.
L’iscrizione al corso è gratuita e sarà attiva anche dopo l’avvio delle attività, entro il 14 aprile 2021.
Aldo Moro è stato un protagonista autorevole sullo scenario politico, italiano e internazionale, dal 1946 al 1978. Prima giurista, poi accademico e politico, la sua esperienza, la sua dolorosa vicenda e la sua biografia rappresentano una fase di grande rilievo della storia contemporanea e una pagina ancora aperta nel dibattito pubblico.
Il corso di perfezionamento, attraverso un processo di ricerca sulla biografia di Aldo Moro, si pone l’obiettivo di rispondere ad alcuni interrogativi, come ad esempio quali sono le acquisizioni, ad oggi, degli studi sulla figura di Aldo Moro, che tipo di storia emerge dalle inchieste parlamentari, o come coniugare il contributo umano, politico e pedagogico di Moro a nozioni metodologiche e didattiche. Il corso parte dal dibattito avviato dalla condivisione di importanti novità emerse nella recente storiografia su Aldo Moro.
A questi contenuti verranno aggiunti numerosi elementi che sono stati approfonditi dall’ultima Commissione di inchiesta, insieme a una serie di nuovi materiali raccolti negli ultimi anni.
Per informazioni: info@iuline.it _ www.iuline.it

Nota 4 marzo 2021, AOODPIT 343

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione

ai Dirigenti Scolastici e ai Coordinatori Didattici delle istituzioni del sistema nazionale di istruzione
ai Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali
ai dirigenti titolari degli Uffici scolastici Regionali per l’Umbria, la Basilicata e il Molise
e, p.c., al Sovrintendente Scolastico per la Scuola in lingua italiana di Bolzano
all’Intendente Scolastico per la Scuola in lingua tedesca di Bolzano
all’Intendente Scolastico per la Scuola delle località ladine di Bolzano
al Dirigente del Dipartimento Istruzione e cultura per la Provincia di Trento
al Sovrintendente Scolastico per la Regione Valle D’Aosta

Oggetto: Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 2 marzo 2021.