Maturità 2020, docenti formati da Croce Rossa: corso solo online ed un lavoratore per istituto

da Orizzontescuola

di redazione

Sottoscritta ieri la convenzione per il supporto delle istituzioni scolastiche da parte della CRI per lo svolgimento degli esami di Stato relative alle scuole secondarie di II grado.

Secondo quanto contenuto nella convenzione, la formazione dei docenti avverrà esclusivamente in modalità online su piattaforma Google Meet che sarà messa a disposizione della stessa CRI.

La formazione riguarderà soltanto un lavoratore per ogni istituto scolastico, per un totale di 5.974 persone da formare ed ogni sessione formativa non potrà superare le 100 unità.

La formazione avrà durata di 60 minuti cui aggiungere 30 minuti per eventuali quesiti dei partecipanti che confluiranno in un database di FAQ,.

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Rientro a settembre: lezioni da 45 minuti, classi divise e turni mattina-pomeriggio

da La Tecnica della Scuola

Prende piede l’ipotesi del ritorno in classe a settembre con classi dimezzate. Perchè dal Governo appare ormai evidente l’intenzione di non incrementare l’organico degli insegnanti. La “mossa” (molto onerosa) avrebbe permesso lo sdoppiamento, così da formare classi da non oltre 12-14 alunni, quindi in linea con i parametri sanitari imposti per le Fasi 2 e 3 dell’emergenza Covid-19. Ma per sdoppiare solo 170 mila classi (128 mila della primaria e 42 mila della scuola dell’infanzia, con 4 milioni di alunni iscritti considerando paritarie e comunali) servirebbero almeno 5 miliardi: perché una classe costa non meno di 50 mila euro l’anno, anche di più si considerano le spese di gestione e per gli Ata. Se poi si dovessero modificare le strutture scolastiche (oppure se ne dovessero riadattare altri), la spesa diventerebbe molto più alta. I sindacati, in conferenza stampa, hanno messo in conto una spesa ulteriore di 6 miliardi. Quindi il totale diventerebbe pari a quasi mezza Legge di Bilancio.

Lezioni ridotte, DaD e attività alternative

Ecco che allora fioccano le idee alternative. Dopo la possibilità dei giorni alterni, sta prendendo quota quella delle mini lezioni da 45 minuti, prevedendo quindi un organico solo leggermente maggiorato abbinato ad una diversa organizzazione del lavoro.

All’ipotesi starebbe lavorando, scrive l’Ansa, anche la task force istituita al ministero dell’Istruzione e presieduta dal professor Patrizio Bianchi.

L’ipotesi della mini didattica con lezioni di 45 minuti, consentirebbe di dividere una classe in due gruppi che si alternerebbero, ognuno farebbe un tot ore di lezione in aula e le altre potrebbero essere fatte di materiale e lavori a distanza, oppure, mentre un gruppo fa una lezione, un altro ne fa un’altra in locali diversi (laboratori, aule magne, palestre ecc).

In quest’ultimo caso rimane il problema di chi gestirà la lezione con il gruppo impegnato nelle attività “alternative”: nella scuola, infatti, non è possibile, contrattualmente parlando, affidare gli alunni a figure professionali alternative a quella del docente.

Giannelli (Anp): ore ridotte, l’autonomia già lo prevede

Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi, si è detto comunque possibilista: “fare lezioni di 45 minuti non è un problema, l’autonomia scolastica già lo prevede, è possibile modulare diversamente l’orario se si ritiene preferibile fare lezioni di 45 invece che di 60 minuti, e questo potrebbe avere un senso soprattutto se c’è metà classe in aula e metà a casa”, visto che, come è noto, la lezione on line è più faticosa.

Di lasciare a settembre gli alunni a casa, soprattutto se piccoli, quindi fino agli 11-12 anni, le famiglie non vogliono però sentirne nemmeno parlare.

Ecco, allora che diventa indispensabile incrementare gli organici degli insegnanti, come chiedono anche i sindacati: è bene ricordare che però i 16 mila docenti in più della secondaria quasi sicuramente non saranno individuati a settembre, come i quasi 50 mila posti originari complessivi tra le due procedure.

La proposta Cisl: +10% di docenti e Ata

La Cisl Scuola nel proprio studio “Ri cominciare” ha calcolato che servirebbe un incremento dell’organico di scuola dell’infanzia, primaria e Ata fino al 10%. In termini pratici, si tratterebbe, secondo le stime della Tecnica della Scuola, di almeno 40 mila nuovi posti: un organico aggiuntivo, sottolinea il sindacato confederale, si posti da  coprire a tempo indeterminato per l’anno scolastico 2020/21.

Lo studio Cisl Scula poi immagina il posizionamento “a scacchiera” dei banchi in aula, 1 banco/1 alunno, turnazioni mattina pomeriggio, ingressi scaglionati e modalità per l’intensificazione della pulizia degli ambienti.

Una soluzione che rispecchia i parametri del protocollo sottoscritto priorio ieri con i dirigenti del dicastero di Viale Trastevere.

Turi (Uil): poche regole, ma condivise

“Potrebbe essere una soluzione organizzativa – ragiona Pino Turi, leader della Uil Scuola – recuperando quelle ore diversamente. Bisogna avere fiducia nelle scuole e dare poche regole ma non si può pensare di farlo in una stanza del ministero”.

“Bisogna attivare la flessibilità che l’autonomia consente. Le scuole sono in grado di farlo”, conclude Turi.

Se rimangono le classi “pollaio” è tutto inutile

Una mano alle scuole potrebbe arrivare al Decreto Legge Rilancio pubblicato in Gazzetta Ufficiale, che ha portato ulteriori risorse da destinare alle scuole e destinate e diverse finalità del prossimo anno scolastico, proprio per la ripartenza in sicurezza. Marcello Pacifico, leader dell’Anief, che ha firmato il protocollo sulla sicurezza, ha detto che serviva una stanziamento ulteriore “di 7 miliardi di euro”, così da “eliminare le oltre 20 mila classi pollaio oggi ancora presenti”. Ma anche per “rifare classi con 10-15 alunni senza turnazione per 20-35 metri quadrati, come abbiamo chiesto con precisi emendamenti al decreto legge 22 ora al Senato. Oltre che per assumere necessariamente altri 200 mila docenti e Ata tagliati”.

Lo studente non è un imbuto da riempire di conoscenze, Azzolina: io e i docenti lo sappiamo bene

da La Tecnica della Scuola

Lo studente non è un imbuto da riempire di conoscenze, è ben altro: era questo il senso delle parole pronunciate della ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, sabato scorso durante la conferenza stampa sulla presentazione del protocollo della maturità in sicurezza, documento poi sottoscritto con i sindacati.

L’imbuto si presta a facili ironie: ci rido su anch’io

Sui social quella metafora sull’imbuto da riempire ha prodotto diverse critiche. “Qualcuno mi ha preso alla lettera – ha scritto Azzolina su Facebook – soffermandosi sul fatto che gli imbuti non si riempiono ma si usano per riempire”.

“Capisco bene – si legge nel post – che si possa prestare a facili ironie, ci rido su anch’io. Ma ci tengo a tranquillizzare sul fatto che al Ministero non abbiamo provato ad infilare imbuti in testa ai ragazzi versandoci dei libri (liquefatti ovviamente), prima di dire che non funzioni…”.

“L’apprendimento non funziona così”

“Per fortuna chiunque può informarsi su questo concetto usando un semplice motore di ricerca”, ha continuato la responsabile del MI.

Quindi, la ministra ricorda che “l’imbuto di Norimberga è una metafora sull’apprendimento molto nota nel mondo della scuola: uno studente a cui vengono ‘versate’ nozioni in testa attraverso un imbuto. L’apprendimento non funziona così, i docenti lo sanno bene, ed è ciò che intendevo dire quando ho rievocato l’immagine dell’imbuto durante la conferenza di sabato”.

Azzolina cerca comunque di guardare in chiave positiva l’accaduto e le polemiche che ne sono scaturite.

“Magari da oggi ancora più persone parleranno del tema dei metodi della didattica, che è in realtà molto serio”, ha chiosato la ministra dell’Istruzione.

Organici 2020/2021 è il festival degli accorpamenti di classi pollaio

da La Tecnica della Scuola

Per quanto riguarda gli organici dell’autonomia riferiti all’anno scolastico 2020/2021 sono diverse le lamentele delle scuole che si stanno vedendo accorpate le classi intermedie e formate classi iniziali anche con 33 o addirittura 34 alunni.

Casi di accorpamenti di classi intermedie

In questi giorni gli uffici scolastici provinciali stanno lavorando sugli organici 2020/2021 e stanno comunicando, tramite il sistema informatizzato del SIDI, il numero delle classi concesse alla singola Istituzione scolastica. Sono molte le classi liceali che hanno visto l’accorpamento di alcune classi intermedie perché il numero medio delle classi parallele è sotto le 22 unità.

La nota del Ministero dell’Istruzione n.487 del 10 aprile 2020 riguardante gli organici 2020/2021, specifica che per la scuola secondaria di secondaria di II grado le classi intermedie sono costituite in numero pari a quello delle classi di provenienza degli alunni, purché il numero medio di alunni per classe non sia inferiore a 22; in caso contrario, si procede alla ricomposizione delle classi secondo i criteri indicati all’articolo 16 del DPR 81/2009. Nella nota è anche scritto che ai sensi dell’articolo 2 del decreto-legge 212/2002, i Dirigenti scolastici, nel caso di diminuzione del numero degli alunni rispetto alla previsione, procederanno all’accorpamento delle classi a norma delle disposizioni vigenti.

Numerosi soprannumerari con casi eccezionali

Qualcuno pensava, a causa di notizie erronee diffuse da qualche organo di informazione, che per il 2020/2021 non ci sarebbero stati docenti perdenti posto e condizioni di esuberi provinciali per alcune classi di concorso. Si trattava ovviamente di una notizia falsa, perché i soprannumerari ci sono stati come sempre e le condizioni di esubero provinciale ci saranno come accade ogni anno.

In un Istituto Comprensivo della Calabria addirittura si è dovuto rimodulare l’organico riguardante il tempo pieno e anche il tempo ordinario, tanto da avere in un solo anno scolastico ben 11 insegnanti di scuola primaria posto comune perdenti posto. Un record da guinness dei primati.

Numeri di alunni per classe e i casi eclatanti

Di recente avevamo già parlato di alcuni casi eclatanti di un eccesso di alunni per classe come il caso di una scuola secondaria superiore romana, dove l’Ufficio scolastico provinciale per il prossimo anno scolastico ha accorpato due classi intermedie dell’istituto, rispettivamente con 18 e 16 alunni ciascuna, creandone una unica da ben 34 studenti. In Calabria due classi liceali parallele, le uniche del Liceo, sono state accorpate formando una classe di 33 alunni. Accorpamenti del genere sono stati fatti anche in Campania, in Sicilia e in Puglia.

D’altronde gli uffici scolastici provinciali devono eseguire le disposizioni dei Direttori degli Uffici scolastici regionali che hanno provveduto, con proprio decreto, a definire l’adeguamento annuale dell’organico dell’autonomia per la propria regione nel limite delle risorse definite dallo schema di decreto interministeriale come previsto dal comma 69, dell’articolo 1 della L. 107/15.

Invalsi, un’analisi dei risultati delle prove 2019 nella scuola primaria

da La Tecnica della Scuola

L’Invalsi ha pubblicato un’analisi riferita alla scuola primaria dei risultati relativi alle prove 2019 somministrate a oltre un milione di alunni.

Tutte le classi seconde e quinte elementari hanno infatti sostenuto una Prova di Italiano, una di Matematica e, limitatamente alla V elementare, anche una Prova di Inglese.

La prova si è svolta in modalità cartacea, diversamente dagli altri gradi di scuola, in cui le prove sono in modalità CBT – Computer Based Training.

Prove di Italiano e Matematica

La media dei punteggi, sia per la Prova di Italiano che per la Prova di Matematica, è omogenea tra le 5 macro aree in cui è diviso il Paese – Nord Ovest, Nord Est, Centro, Sud, Sud e Isole – e si discosta, in alcune aree, di soli uno o due punti dalla media nazionale (200).

Scuole primarie: un’analisi attraverso i dati INVALSI

Sono poche le regioni in cui la distanza dal valore mediano è più netto: i punteggi più alti in assoluto sono in Basilicata, Marche, Umbria e Molise.

Mentre le regioni con il punteggio più basso rispetto alla media sono la provincia di Bolzano, la Toscana, la Campania e la Sardegna, la Calabria.

Gli alunni della seconda elementare di Basilicata, Marche, Umbria e Molise hanno i punteggi più alti in Italiano e Matematica.

Scuole primarie: un’analisi attraverso i dati INVALSI

Divario territoriale in Matematica dalla quinta elementare

In alcune regioni del Mezzogiorno e nelle Isole i punteggi sono più bassi della media nazionale.

La distanza, in alcune regioni del Sud, è di 10 punti sotto la media o più, come in Calabria (186), in Sicilia e la Sardegna (190), in Campania (193).

La Basilicata conferma anche al grado 5 il primato di regione con il punteggio più alto (214).

PRIMARIE-GRADO 5 PUNTEGGI ITA MATH

Risultati in Inglese

In quinta elementare, gli alunni sostengono anche le due Prove INVALSI di Inglese, lettura (reading) e ascolto (listening).

8 alunni della V elementare su 10 raggiungono il livello A1 in Inglese.

A livello nazionale, le Prove restituiscono risultati positivi: nel listening hanno raggiunto l’obiettivo l’84% degli alunni e nel reading l’88,3%.

Questo dato è più basso nella Macro Area Sud e Isole, in particolar modo per la Prova di listening (74,3).

Gli allievi di Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna che non conseguono  il livello A1 sono una percentuale decisamente maggiore rispetto alla media nazionale. Tuttavia, è positivo riscontrare, che rispetto alla rilevazione del 2018, sono proprio queste regioni del Sud ad avere avuto i miglioramenti più evidenti nella Prova di ascolto.

PRIMARIE ING LISTENING TREND 2018-2019

Variabilità, una misura dell’equità

L’Invalsi conclude con alcune considerazioni riguardanti il concetto di variabilità

“Il fenomeno della concentrazione dei punteggi migliori in alcune scuole o in alcune classi o dell’eccessivo livellamento dei risultati in una specifica classe priva il sistema educativo di una certa quota di equità.

La misura della variabilità dei risultati delle Prove INVALSI permette quindi di osservare, fin dalle scuole primarie, una tendenza in alcune regioni, soprattutto in Matematica e Inglese, a risultati non sempre omogenei in tutte le scuole o classi.

Un dato che può significare standard qualitativi diversi e di fatto meno opportunità formative per alcuni alunni.