Avviato il confronto sul protocollo di sicurezza per la scuola

Avviato il confronto sul protocollo di sicurezza per la scuola

Per un riavvio sicuro della attività in presenza i sindacati chiedono anche di dare stabilità al personale e di investire le necessarie risorse.

Mentre si prepara la giornata di assemblee on line del 13 maggio promossa da FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola RUA, SNALS Confsal e GILDA Unams sulle problematiche poste dall’emergenza Covid-19 soprattutto in vista della ripresa delle attività in presenza, si è svolta la riunione tra la Ministra dell’Istruzione e le organizzazioni sindacali per definire i contenuti di uno specifico protocollo finalizzato a garantire che tale ripresa avvenga assicurando ad alunni e personale della scuola le indispensabili condizioni di sicurezza. Il protocollo dovrà fissare un quadro nazionale di riferimento in base al quale ogni scuola, in ragione delle proprie specificità (tipologia di alunni, organizzazione del lavoro, strutture edilizie), dovrà definire puntuali indicazioni su dispositivi e norme di comportamento finalizzati ad una frequentazione sicura degli ambienti scolastici eliminando ogni rischio di diffusione del contagio.

Di particolare rilievo è il fatto che contenuti e struttura riprendano il testo sottoscritto il 24 aprile tra parti sociali e governo. Analogo è anche il metodo che si intende seguire, valorizzando il confronto con le organizzazioni sindacali, come è stata la stessa ministra Azzolina a sottolineare; dunque un buon avvio, anche se il testo che ci è stato illustrato non tiene ancora sufficientemente conto delle tipicità di un ambiente di lavoro, la scuola, non assimilabile a un semplice ufficio pubblico, per la tipologia del lavoro svolto che implica la gestione di relazioni complesse indotte dalla consistente presenza di alunni, così come va più attentamente considerato lo specifico profilo di “comunità educante” con prerogative di autonomia.

Non sono pochi, inoltre, i punti segnati da indeterminatezza, in particolare per quanto riguarda la disponibilità delle risorse umane e finanziarie su cui è indispensabile poter far conto in modo certo per riuscire a garantire sicurezza e tutela della salute a oltre 9 milioni di persone tra lavoratori e studenti. Sono proprio i contenuti del protocollo, peraltro, a dimostrare che per ripartire in sicurezza la scuola avrà bisogno di risorse appositamente stanziate e di personale stabile e formato.

La drammatica emergenza che ha investito il Paese ha reso ancor più chiaro come strutture fondamentali della convivenza civile e sociale, quali la sanità e la scuola pubblica, rivestano natura di funzioni indispensabili per la comunità nazionale, da sostenere finalmente con forti politiche di investimento. Per questo è indispensabile che la scuola, con la ripresa delle attività in presenza che ne costituiscono tratto fondante e costitutivo, sia messa in condizione di poter rispondere con efficacia al compito di garantire il diritto costituzionale all’istruzione.

Per ripartire nel modo giusto, occorre che al 1° settembre ogni scuola possa disporre in modo definito e stabile delle necessarie risorse di organico per tutti i profili professionali: docenti, personale ATA, dirigenti. Si dovrà tenere conto opportunamente di un fabbisogno su cui graverà anche la necessita di consistenti azioni di recupero rispetto alla difficoltà di completare efficacemente i percorsi formativi nell’anno in corso, stante il ricorso obbligato a una didattica a distanza generalizzata, la cui efficacia è stata spesso ostacolata da carenze di tipo infrastrutturale o relative alla disponibilità di dotazioni da parte delle famiglie in condizioni di maggior disagio.

Le organizzazioni sindacali, nell’ottica di una tempestiva disponibilità e stabilità di tutto il personale in avvio d’anno scolastico, hanno riproposto la necessità di riconsiderare le procedure di reclutamento attualmente previste, nell’impossibilità di un loro svolgimento in tempo utile per il 1° settembre, adottando sia per il personale docente che per il personale ATA modalità che consentano di stabilizzare i precari con almeno tre annualità di servizio, così come gli assistenti amministrativi facenti funzione di DSGA da almeno tre anni.

Appare opportuno, in vista dell’imminente confronto parlamentare, tenere conto degli emendamenti al Dl scuola, proposti da esponenti sia di maggioranza che di opposizione, volti a soddisfare le legittime attese di decine di migliaia di insegnanti precari. La previsione di concorsi per soli titoli e l’ampliamento del contingente destinato all’assunzione di insegnanti, da portare a 40 mila unità, rappresentano l’investimento principale sulle risorse umane che il ministero può fare nell’immediato. Alla gestione dell’emergenza in atto vanno date risposte in termini di investimenti finanziari da verificare in sede di Governo.

Quanto alle modalità organizzative da adottare per conciliare l’attività in presenza con le esigenze di cosiddetto “distanziamento sociale”, le organizzazioni sindacali hanno indicato la necessità di prevedere, oltre alle varie ipotesi di articolazione della frequenza,l’istituzione temporanea di un organico potenziato a partire dalla scuola dell’infanzia e primaria. Ciò comporta naturalmente un significativo investimento di risorse, così come è necessario prevedere a fronte della necessità di gestire turnazioni, di provvedere all’apertura continua e in sicurezza delle sedi, al funzionamento a pieno ritmo dei laboratori, alle attività di sorveglianza, al potenziamento ulteriore della didattica. Si rivela ancor più indispensabile assumere le ragioni della scuola come tema centrale nell’azione del Governo, auspicabilmente con la messa a punto di un piano pluriennale di investimenti che riallinei il nostro sistema a livello europeo.

I sindacati hanno inoltre ribadito la necessità di intervenire per via legislativa, come più volte richiesto, per apportare al D.lgs 81/2008 le modifiche necessarie a far chiarezza sulle responsabilità dei dirigenti scolastici, sgravandoli da quelle che non siano riconducibili a specifiche e ben definite competenze o riguardino atti, fatti e circostanze per le quali non hanno alcun potere di intervento.

Per quando riguarda l’operato del gruppo di esperti attivo presso il Ministero, oltre all’auspicio di un proficuo lavoro i sindacati hanno manifestato l’esigenza di una puntuale informazione sulle ipotesi di soluzione prospettate, rivendicando un proprio diretto coinvolgimento su quelle che hanno diretta ricaduta sulle condizioni di lavoro del personale.

Nel merito della bozza illustrata, questi i punti fondamentali:

  • nell’immediato e fino alla conclusione dell’a.s. in corso: la conferma del lavoro a distanza e della presenza dei lavoratori nel posto di lavoro solo in caso di attività indispensabili e non differibili anche sulla base della Direttiva 3/2020 del Ministero della Pubblica Amministrazione;
  • l’indicazione degli aspetti ritenuti vincolanti per tutte le scuole, cui dare attuazione a livello di istituto attraverso la modifica del DVR (Documento di Valutazione dei Rischi)
  • la costituzione in ogni istituzione scolastica di una commissione formata da rappresentanti enti locali, medico competente, RSPP, RLS e rappresentanti sindacali, RSU e presidente del consiglio di istituto per il coordinamento delle competenze in merito a trasporti, orari, mense e servizi
  • la formazione e l’informazione dei lavoratori, assolutamente imprescindibili e accompagnati dalla fornitura dei dispositivi personali di protezione; indispensabile oltre alla modifica del DVR, la definizione di tutte le indicazioni di comportamento relative a ingresso e uscita da scuola, prescrizioni, segnalazioni;
  • la formazione al personale ATA sulla pulizia preliminare e periodica;
  • l’assegnazione di ulteriori fondi direttamente alle scuole per dpi per i lavoratori e per l’utenza, con particolare riferimento alla possibile presenza degli alunni/genitori nella conclusione dell’anno scolastico (esami, eventuale riconsegna materiali in comodato d’uso, consegna documentazione non inviabile per via telematica, ecc) e di soggetti esterni;
  • l’attivazione della contrattazione integrativa in ogni istituzione scolastica ed educativa (Art 22 comma 4 lettera c, c1 del CCNL Istruzione e ricerca);
  • la previsione di un tavolo nazionale permanente di confronto sull’applicazione del Protocollo per la scuola e per il suo aggiornamento;
  • l’informazione /formazione per genitori e studenti

Da parte delle organizzazioni sindacali è stata data la massima disponibilità a proseguire il confronto per apportare al testo le necessarie integrazioni e specificazioni. Poiché la scadenza di più immediato impatto sarà quella relativa agli esami di Stato, di cui è stato annunciato lo svolgimento in presenza, è stata posta l’esigenza che tutte le misure previste nel protocollo possano essere operative in tale circostanza, come condizione da cui non si potrà in alcun modo prescindere, ferma restando la preoccupazione per l’esiguo margine di tempo a disposizione per la messa in atto delle misure stesse.

A conclusione dell’incontro la Ministra Azzolina, dopo aver rimarcato il carattere assolutamente straordinario e inedito dell’emergenza che il Paese e la scuola sono chiamati ad affrontare, si è detta intenzionata a valorizzare il confronto con le parti sociali, a partire dalla definizione del protocollo di sicurezza, ma con piena disponibilità anche in prospettiva nell’ottica di una necessaria alleanza fra tutti i soggetti attivamente impegnati a sostegno di politiche volte a sostenere una presenza attiva, efficace e qualificata della nostra scuola.

Roma, 7 maggio 2020

FLC CGILCISL FSURUIL Scuola RUASNALS ConfsalGILDA Unams

Incontro con il Ministero sul protocollo di sicurezza scolastico

Incontro con il Ministero sul protocollo di sicurezza scolastico

Si è tenuta oggi la prevista riunione in videoconferenza tra le organizzazioni sindacali rappresentative dell’area dirigenziale “istruzione e ricerca” e il Ministero dell’istruzione, rappresentato dalla stessa Ministra Azzolina. Erano altresì presenti il Capo di Gabinetto, dott. Fiorentino, e i Capi dei due Dipartimenti, dott.ssa Boda e dott. Bruschi.

La Ministra ha fatto presente che va pianificata la riapertura delle sedi scolastiche, poiché gli altri settori hanno già riaperto o sono in procinto di farlo nelle prossime settimane. Per riavviare le attività scolastiche in presenza, però, ritiene necessaria la sottoscrizione di un protocollo di sicurezza specifico. Al riguardo, la Ministra ha precisato che le varie attività, compreso l’esame di Stato conclusivo del II ciclo, ripartiranno solo ed esclusivamente previo parere favorevole del comitato tecnico-scientifico, tenuto conto dell’andamento epidemiologico. La Ministra, inoltre, ha espresso un sentito ringraziamento ai dirigenti scolastici per il grande impegno profuso nella organizzazione e nel coordinamento della DAD e ha chiesto alle organizzazioni sindacali di contribuire alla stesura del protocollo, inviando a stretto giro i relativi contributi. Ha infine puntualizzato che il protocollo potrà essere sottoscritto solo dopo essere stato validato, sotto il profilo sanitario, dal comitato.

La dott.ssa Boda ha quindi illustrato, per sommi capi, una prima bozza di protocollo formulata dall’Amministrazione e ha invitato i partecipanti ad inviare le loro eventuali proposte di modifica e integrazione.

La delegazione ANP ha fatto presente che la bozza proposta presenta aspetti troppo incerti ma ha apprezzato l’ampia disponibilità a rivederla. Abbiamo ribadito che il protocollo è assolutamente necessario ma che deve essere privo di ambiguità e non deve presentare margini interpretativi che potrebbero comportare rischi per la salute collettiva, esponendo i dirigenti a responsabilità improprie.

La nostra posizione sullo svolgimento in presenza dell’esame di Stato, già manifestata giorni addietro, non muta: se il Governo lo ritiene fattibile, se ne deve assumere tutte le responsabilità. I dirigenti delle scuole sono pronti, come sempre, a rispondere di quelle che gli competono, ma non di altre. Per questo sono necessarie regole chiare e, soprattutto, rispettose delle competenze e delle prerogative di ciascuno.

L’ANP ha anche chiesto che il protocollo contenga previsioni specifiche per le scuole italiane all’estero, in termini di armonizzazione della normativa italiana e di quella nazionale, e che il concorso a DSGA sia espletato in termini utili per assegnarne i vincitori alle istituzioni scolastiche già a settembre.

Manterremo naturalmente aggiornati i colleghi in tempo reale dell’evoluzione della questione.

“Decreto maggio”

Conte incontra FAND e FISH sul “decreto maggio”

Pur in un momento frenetico di elaborazione normativa e di confronto politico, il Presidente del consiglio dei Ministri ha accolto la richiesta di un ulteriore confronto con le due maggiori Federazioni delle persone con disabilità. Ulteriore perché nelle ultime settimane FAND e FISH hanno elaborato e diffuso molte proposte, chiosato le ipotesi governative, suggerito o caldeggiato modificazioni ed aggiustamenti dei molti provvedimenti approvati.

L’incontro nell’imminenza della diffusione del cosiddetto “decreto maggio” è quindi l’ideale prosecuzione di un confronto ormai consolidato.

L’ampiezza delle istanze e delle proposte operative delle Federazioni è pari alla complessità del decreto che investirà temi economici, del mercato del lavoro, del sostegno alle imprese, del supporto alle famiglie e di contrasto alla povertà e al rischio di impoverimento.

Nel momento drammatico quindi anche FISH e FAND non possono che riprodurre l’estrema variabilità dei rischi e dei disagi per le persone con disabilità.

C’è sicuramente l’ambito del lavoro con la necessità da un lato di tutelare la salute di tutti e l’eventuale maggiore esposizione di alcuni lavoratori con disabilità, dall’altro di evitarne la marginalizzazione. Ma vi è anche l’urgenza di perfezionare, confermare, chiarire strumenti di flessibilità e di conciliazione fra lavoro e necessità di assistenza familiare, in particolare in un momento in cui centri e scuole sono chiusi e i servizi di trasporto sono rallentati e di difficile fruizione.

La riapertura dei centri per le persone con disabilità è una scelta che è stata affidata alle Regioni. In questo momento le risposte sono rade e assai poco omogenee, con un conseguente disorientamento di molte famiglie che da un un paio di mesi si sono assunte il carico totale dell’assistenza. I caregiver familiari, le cui condizioni in taluni casi sono già al limite della sostenibilità, meritano una attenzione più concreta e per troppo tempo rimandata.

Su questi risvolti, come sulle lacune della didattica, non sono mancate le sollecitazioni già espresse anche al Ministero della Pubblica Istruzione.

Poi ci sono i timori per i rischi di impoverimento e di isolamento sociale: rivedere i criteri del reddito di cittadinanza rimuovendo quei criteri che rappresentano una disparità di trattamento, inserire nel nuovo strumento del reddito di emergenza elementi di maggiore attenzione per i nuclei con persone con disabilità, aumentate i Fondi destinati alla disabilità (FNA, Vita indipendente e dopo di noi) sono interventi quanto mai necessari.

Infine un fenomeno preoccupa molto le Federazioni, quello segnalato da più parti che riporta atti di violenza di genere acuiti nel corso della Fase 1. La violenza di genere, ancora più spesso, riguarda le donne e ragazze con disabilità: vanno attivati, rafforzati, qualificati gli interventi per contrastare in tutti i modi questi episodi.

“Abbiamo ottenuto la prevedibile attenzione, – annunciano Vincenzo Falabella e Nazaro Pagano, rispettivamente presidente FISH e FAND – ma anche conferme e chiarimenti su alcune misure già previste del ‘cura Italia’. Vi sono aperture future per un confronto sulla revisione dei trattamenti pensionistici, richiesti con forza dalle Federazioni. Ma soprattutto abbiamo apprezzato dal Presidente Conte la risoluta intenzione di intervenire per la deistituzionalizzazione e il rafforzamento degli interventi per la vita indipendente delle persone con disabilità. Attendiamo ora il testo completo del decreto di maggio, per poterlo analizzare nella sua completezza.”

7 maggio 2020

Il Presidente Nazionale FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’HandicapIl Presidente Nazionale FAND – Federazione tra le Associazioni Nazionali delle persone con Disabilità
Vincenzo FalabellaNazaro Pagano

Ripresa a settembre e Esami

La Ministra dell’Istruzione ha incontrato il 7 maggio le Organizzazioni sindacali della Scuola e dei dirigenti scolastici in vista della ripresa di settembre e dei prossimi esami di Stato della secondaria di secondo grado.

Al centro dell’incontro, in particolare, il rientro in sicurezza, dal punto di vista sanitario, sia del personale che degli studenti.

Tema su cui il Ministero è al lavoro in raccordo anche con il Comitato tecnico-scientifico che supporta il Governo in questa emergenza.

“Siamo al lavoro con le parti sociali per studiare insieme tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza del personale e dei nostri studenti. Insieme costruiremo i necessari Protocolli – sottolinea Azzolina -.

I primi quindici giorni della fase 2 iniziata il 4 maggio saranno fondamentali per avere altri elementi utili.

Ringrazio le Organizzazioni sindacali per la fattiva collaborazione e ringrazio anche il Comitato tecnico-scientifico che sta lavorando in stretto raccordo con il nostro Ministero.

Un lavoro comune nell’interesse della nostra scuola, dei nostri ragazzi.

Abbiamo parlato anche di accelerazione dei cantieri dell’edilizia scolastica: come governo stiamo lavorando, insieme agli Enti locali e grazie ai loro suggerimenti, anche per alleggerire ancora il carico burocratico”.

Con i Sindacati, chiude la Ministra “abbiamo condiviso anche un punto che ci sta molto a cuore: oggi dobbiamo risolvere i problemi legati a questa emergenza, ma insieme vogliamo anche costruire un percorso, una visione, per la scuola di domani.

Questa emergenza può essere una straordinaria occasione per disegnare un sistema di Istruzione migliore. Ne siamo tutti convinti”.

Babbuini videodipendenti o macachi replicanti?

Per ridimensionare l’enfasi tecnologica 
Babbuini videodipendenti o macachi replicanti?

di Luigi Manfrecola

Volendo argomentare intorno al quesito evidenziato, ci sarebbe unicamente da scegliere fra  Postman e Rizzolatti, passando per Piaget, per Popper, per Bandura, per Goleman e via elencando… Insomma, occorrono precisazioni ulteriori, giusto per arricchire il discorso, onde evitare accuse di approssimazione.

E mi taccio su precedenti riferimenti pedagogici, critici e dello stesso segno, che hanno trovato posto in  una mia precedente nota. Si tratta di saper distinguere un itinerario veramente formativo dall’acquisizione nozionistica o dall’impostazione intellettualistica. La questione riposa sulla differenza d’uso dei codici adoperati, mettendo a PARAGONE il LINGUAGGIO PREVALENTEMENTE ICONICO E FRAMMENTATO DEL CODICE VISIVO CONTRO il fin qui prevalente impiego del TRADIZIONALE CODICE VERBALE.

Ma non solo … Ad evitare equivoci di fondo, è il caso di ripetere qui che la didattica a distanza può avere una SUA VALIDITÀ SOLTANTO COME STRATEGIA “COMPLEMENTARE”, e di taglio prevalentemente informativo, rispetto alla DIDATTICA D’AULA CHE OFFRE INDUBBIAMENTE PIÙ COMPLETO SPAZIO ALLE DINAMICHE PSICOLOGICHE E RELAZIONALI MESSE IN CAMPO – in situazioni normali – da docenti e compagni che assumono preziose funzioni di guida, di supporto e di sostegno.

E ciò, perfino volendo tralasciare le acute osservazioni svolte in merito a tale questione dallo psico-teraputa Gino Aldi in un recente suo articolo nel quale ha ben analizzato la situazione generatasi nel corso dell’emergenza Covid.

Indubbiamente la permanenza in casa dei ragazzi, affidati all’accudienza premurosa dei genitori, spesso troppo presenti ed attivi, in sostegno ai figlioli impegnati nelle faccenduole scolastiche, non può che avere un effetto ansiogeno che danneggia fortemente la loro autostima e ne ostacola la piena maturazione. E va condivisa senz’altro anche la considerazione che l’istruzione, così veicolata, ha ben poco a che vedere con L’EDUCAZIONE integrale che, ben diversamente, pretende l’ancoraggio a figure di riferimento, a situazioni dinamiche in cui abbiano a svilupparsi L’EMPATIA ed il senso stesso di socialità.

A proposito di EMPATIA, va subito detto che le neuroscienze hanno recentemente focalizzato la  sede fisica in cui risiedono i processi che ne sono alla base : I NEURONI-SPECCHIO dei quali dirò diffusamente più avanti. Il che NON contraddice, peraltro, la tesi del GOLEMAN che giustamente assegna un ruolo prioritario ai fattori emotivi nei processi dell’apprendimento, presieduti e rafforzati istintualmente dalle funzioni dell’amigdala.

Ma a questo punto, è forse il caso di procedere con un certo ordine che dia conto del titolo posto in evidenza dal presente articolo. I BABBUINI sono quelli cui accennava il canadese NEIL  POSTMAN in un certo piacevolissimo e fortunato testo edito negli anni ’80 (Ecologia dei Media – Ed. Armando). L’autore si riferiva, con analisi lucidissima, alle vere e proprie mutazioni che andavano geneticamente subendo gli adolescenti, passivamente sottoposti alla DANNOSA INFLUENZA DEI MEDIA e principalmente dei mezzi televisivi. Aveva osservato che i giovani andavano manifestando una graduale preminenza dell’emisfero destro del cervello, deputata alle funzioni del linguaggio creativo, iconico e musicale, a tutto danno dell’emisfero cerebrale sinistro che è sede delle funzioni linguistiche ed analitiche. Alla cultura platonica, fondata sulla parola scritta, s’era così sostituita una cosiddetta “cultura socratica” legata al linguaggio verbale, certamente più approssimativo e privo della medesima  architettura consequenziale e deduttiva.

Insomma, il declino dei poteri logici aveva indotto un impoverimento del linguaggio stesso, ridotto ormai ai soli fini immediatamente comunicativi, con prevalenza di formulazioni sintetiche ed approssimative. Si pensi a quello che il BERNSTEIN ha definito a sua volta linguaggio “cosale”, o ai milioni di sms e di formulazioni contratte che contraddistinguono le attuali espressioni giovanili. Un tale processo inesorabile aveva altresì proposto alla gioventù americana dei modelli comportamentali discutibili e consumistici, tratti dai “serial televisivi” con dichiarata funzione plagiante. Si erano trascinati inesorabilmente gli spettatori verso modelli comportamentali omologanti, con funzione di vere e proprie “PARABOLE” televisive.

E non credo che oggi questo concetto non possa e non debba dolorosamente applicarsi anche ai nostri giovani. Questo era avvenuto anche e soprattutto per le caratteristiche tipiche del LINGUAGGIO ICONICO, particolarmente efficace sul piano immedesimativo per la suggestione esercitata dal mezzo filmico.

Postman concludeva la sua analisi parlando dunque di un “babbuino dei tempi moderni”, incapace di fare uso dei poteri critici e vittima di una iconosfera incontrollabile. Ed è un fatto indiscutibile che le caratteristiche del linguaggio iconico sono date dall’intuizione “sincretica” (Decroly) su cui esso poggia e su una COMUNICAZIONE EMOZIONALE, INTUITIVA, IRRIFLESSIVA.

Come sosteneva lo stesso PIAGET, abbiamo sostituito al “verbalismo” smodato della parola, abusato nelle scuole tradizionali, un diverso e più dannoso “verbalismo delle immagini”. Ma senza nemmeno chiamare in causa il parere di POPPER (Cattiva maestra televisione), va qui detto che non a caso anche il nostro FRABBONI ha spesso parlato di “prigionia degli alfabeti elettronici” accennando alla presenza ossessiva delle moderne tecnologie. Si potrebbe obiettare che il loro uso non vieta affatto, ma viceversa agevola i processi di ricerca, acquisizione e comprensione delle informazioni poiché una ricerca al computer pone a disposizione dell’utilizzatore una molteplicità di dati e di parallele indicazioni verbali. Si dimentica però, in questo modo, che l’apprendimento e la comprensione dei messaggi vengono agevolati dalla parallela e ben più seduttiva compresenza del linguaggio iconico, offrendo a quello verbale, una sola e semplice funzione ausiliaria. Finisce, insomma, per prevalere quella percezione “sincretica” (DECROLY) che avrebbe sempre bisogno di essere seguita da un processo di decodifica concettuale, di  analisi e di SINTESI  (BLOOM – cosa ben diversa dalla semplice rappresentazione globale) per riuscire a generare autentiche e padroneggiate mappe mentali. Qualsiasi vera educazione intellettuale presuppone, insomma, l’esercizio del pensiero ipotetico-deduttivo, di quel pensiero logico-formale che trova solo nel linguaggio verbale il suo codice elettivo. Viceversa, l’uso dei “pluricodici”, pur valido sul piano didattico, non affina né i poteri logici, induttivi e deduttivi né le capacità critiche.

Ma è ora il caso di analizzare l’apporto dei più recenti studi di NEUROFISIOLOGIA per evidenziare ulteriormente i guasti ricavabili dall’esposizione massiccia ai mass-media ed alle tecnologie che ne fanno ampio uso.

Per circa un secolo si è dibattuta la questione dei meccanismi dell’apprendimento fra le due opposte scuole psicologiche dei COMPORTAMENTISTI e dei COGNITIVISTI. I primi assegnavano prevalenza all’apprendimento conseguito meccanicamente per via di condizionamenti di segno positivo o negativo (ricompense o fallimenti) secondo la legge dell’esercizio e della ripetitività. I secondi insistevano sulla tipicità di ciascun individuo, capace di filtrare gli stimoli per offrire risposte individuali e personali ai condizionamenti su di loro tentati o subiti. Fra questi ultimi: tutti i più noti pedagogisti sostenitori dell’originalità individuale (da Dewey a Bruner, e fino a Piaget, Gardner ed ai funzionalisti di varia scuola). Non erano mancati, come dicevo, studiosi che avevano esplorato le dinamiche meccaniche a base dello sviluppo, in forma consapevole o inconsapevole (psicanalisti di varia scuola – Freud in primis o, diversamente, Autori che avevano segnalato la prevalenza di fattori inconsci ed emozionali).

Ebbene, in questi ultimi anni, sembra aver riguadagnato spazio la prima delle due scuole – quella dei comportamentisti – che insiste sui PROCESSI IMITATIVI posti a base dell’apprendimento: a mezza strada fra Bandura (modellizzazione sociale), Lowen  (bioenergetica) e Rizzolatti (neuroni -specchio).

Se questo è vero, come sembra che sia, il rischio paventato da POSTMAN di alimentare una generazione facilmente manipolabile si fa ancora più concreto. Fatto sta che siamo già un passo più avanti rispetto alle tematiche Pavloviane e Skinneriane del condizionamento meccanicamente operante. Alla luce di quelle tesi era possibile generare nelle cavie dei comportamenti indotti in via artificiale, inducendole a ripeterli (un po’ come nel “learning by doing” deweyano).  Ora sembra essersi scoperto che anche il SOLO VEDERE QUALCUNO COMPIERE UN’AZIONE, attiva nell’osservatore dei circuiti neurali di apprendimento che possono provocarne la ripetitività; e ciò senza il necessario rinforzo della ripetizione dell’azione stessa!

E’ una scoperta che sembra, sia pure da lontano, legarsi alle intuizioni del Piaget che per l’apprendimento del “linguaggio” assegnava importanza “all’imitazione differita” del linguaggio materno, da parte del neonato.

Ebbene, i soggetti sottoposti a sperimentazione nel laboratorio di Rizzolatti a Pavia, sono stati dei MACACHI nei quali si è spontaneamente attivato un certo numero di neuroni in presenza di uno stimolo esterno, anche solo visivo, così dimostrando che BASTA OSSERVARE PER ACQUISIRE UNO SCHEMA COMPORTAMENTALE. Si viene a confermare dunque la correttezza delle conclusioni di Postman di cui si parlava all’inizio, e l’esito plagiante dell’esposizione quotidiana ai media. Cosa che andrebbe ripetuta anche allo pseudo-cronista Saviano, al quale mi sono già rivolto in altra occasione per addebitargli la responsabilità d’essere divenuto il principale allevatore di camorristi.

Ciò premesso, è il caso di parlare più diffusamente del nostro Rizzolatti.

Da quando i neuroni-specchio sono stati scoperti, un grande e giustificato clamore s’è levato sulla loro importanza. In particolare, vi sono state molte ricerche sulla loro evoluzione e sui loro rapporti con l’evoluzione del linguaggio, proprio perché nell’uomo i neuroni-specchio sono stati localizzati vicino all’area di Broca.

Per intendere meglio la portata della scoperta lasciamo la parola a Rizzolatti specificamente interpellato nel corso di un’intervista:

Circa 20 anni fa abbiamo scoperto dei neuroni motori, che si attivavano non solo quando la scimmia agiva, ma anche quando vedeva lo sperimentatore fare un’azione simile. La sorpresa era questa: i neuroni motori sono motori, quelli visivi sono visivi. Questi invece erano sia motori che visivi e soprattutto rispondevano selettivamente allo scopo dell’azione. In un esperimento, ad esempio, la scimmia afferrava un oggetto con la mano, ma il suo neurone-specchio sparava anche se lo sperimentatore lo afferrava con la bocca: capiva ‘afferrare’. Trasformava una rappresentazione sensoriale (vedere) in una motoria”.


Il primo animale in cui i neuroni-specchio furono individuati e studiati, come detto, è dunque il MACACO. In questa scimmia i neuroni-specchio sono stati localizzati nella circonvoluzione frontale inferiore (chiamata regione F5) e nel lobo parietale inferiore. Gli esperimenti hanno provato che i neuroni-specchio fanno da mediatori per la comprensione del comportamento altrui. 

La differenza sostanziale è, come osservato dal dottore nel corso dell’intervista, che il sistema umano dei neuroni-specchio codifica atti motori sia transitivi che intransitivi. Nell’uomo, infatti, non è necessaria un’effettiva interazione con gli oggetti: i suoi neuroni-specchio si attivano anche quando l’azione è semplicemente mimata. Anche se il loro ruolo primario rimane quello di comprendere le azioni altrui, il contesto umano è più complesso (registrazioni delle scariche neuronali tramite micro-elettrodi ) hanno mostrato la presenza del sistema specchio nell’uomo in sede parietale e frontale. E’ dunque evidente che i neuroni-specchio sembrano avere un ruolo anche nelle interazioni sociali, aiutandoci a capire scopi ed emozioni dell’altra persona.

Insomma VEDERE, EMOZIONARSI, REPLICARE certi comportamenti è un modo naturale di apprendere nel quale la componente imitativa ha addirittura un ruolo fisiologico difficilmente controllabile, come è ben noto ai persuasori occulti ed a chi fa uso intenzionale dei rapidissimi linguaggi subliminali.

Ce n’è abbastanza per far recuperare ai nostri ragazzi l’attitudine alla lettura, alla decodifica del messaggio scritto ed alla sua consapevole rielaborazione critica, ridimensionando il feticismo tecnologico. In tale ottica, la ricerca “vera” dell’alunno va stimolata saggiamente dal docente secondo metodologie del problem-solving ben mirate, ed in vista di una interdisciplinarità che nulla ha nulla a che vedere con la multidisciplinarità enciclopedica degli approcci, favoriti e incentivati dal lavoro al computer.

Maturità, una sola prova in un’ora e quattro step

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

Una sola prova di un’ora ma articolata in quattro step. È lo schema della maturità 2020 che la ministra Lucia Azzolina ha illustrato ieri durante il question time alla Camera. E che ricalca i punti fermi riassunti sul Sole 24 Ore di lunedì 4 maggio.

In attesa dell’ordinanza ministeriale, che dovrà sciogliere gli ultimi rebus sul colloquio, e dei protocolli di sicurezza, che dovranno fissare i requisiti su dispositivi di protezione e distanze da mantenere in aula, la titolare dell’Istruzione ha fornito ulteriori elementi sullo svolgimento dell’esame (in presenza) a cui saranno chiamati i 463mila maturandi italiani (che quest’anno saranno tutti ammessi). A partire dal 17 giugno quando, presumibilmente a gruppi di 5 al giorno, dovranno presentarsi davanti a una commissione di 6 membri interni, più il presidente esterno, e scrivere l’ultimo capitolo dei loro 5 anni di scuola superiore.

Il colloquio partirà dalla discussione di un elaborato sulla materia di indirizzo che avrebbe costituito l’oggetto del secondo scritto (ad esempio Greco/Latino al Liceo classico e Matematica/Fisica allo scientifico); seguirà con l’approfondimento di un breve testo di italiano studiato durante il quinto anno e con l’analisi del materiale predisposto dalla commissione sulle altre materie nell’ambito dei paletti fissati dal documento del 15 maggio (che quest’anno il Consiglio di classe potrà emanare entro il 30). Ultimo step il racconto dell’esperienza di alternanza scuola-lavoro, finché è stato possibile svolgerla, e delle conoscenze di Cittadinanza/Costituzione, tra cui rientrerà anche la pandemia in corso.

Per effetto del decreto Scuola all’esame del Senato – dove potrebbe trovare spazio una modifica sulla tempistica per i privatisti che al momento prevede sia l’esame preliminare che la prova vera e propria a settembre – al colloquio saranno ammessi tutti i candidati interni. Ma per superarlo dovranno totalizzare, tra curriculum e orale, 60 punti su 100. Dei 100 punti totali fino a 60 potranno arrivare dal background del triennio (di cui 22-23 per l’ultimo anno) e 40 dalla prova orale in sé. Più l’eventuale lode assegnata sulla base dei parametri decisi dalla commissione.

La ministra Azzolina ha parlato anche di didattica a distanza, evidenziando come ormai abbia raggiunto quasi tutti gli studenti. Con le risorse stanziate dal decreto Cura Italia (85 milioni, complessivi) sono stati acquistati 205mila dispositivi digitali e oltre 117mila alunni sono stati raggiunti dalla connessione. Numeri che si aggiungono al dato sui dispositivi utilizzati e assegnati in comodato d’uso – oltre 1,2 milioni – acquistati dalle scuole negli ultimi due anni grazie al piano scuola digitale e ai fondi strutturali. A questi stanziamenti si sono poi aggiunti altri 80 milioni a valere sui fondi Pon destinati all’acquisto di pc, tablet e dispositivi per la connessione internet, dedicati alle scuole del primo ciclo.

Quanto infine all’avvio del nuovo anno, Azzolina ha chiarito che l’ipotesi di una “didattica mista”, vale a dire lezioni in classe integrate con quelle online, interesserebbe (il condizionale, è ancora d’obbligo) la sola scuola secondaria; e che su questa opzione si starebbero orientando anche altri Paesi europei. Il Pd resta però freddo: «Lo scenario della didattica metà in presenza metà a distanza è solo per i più grandi e neanche per tutta la secondaria di secondo grado», ha tagliato corto la vice ministra, dem, Anna Ascani.

Polimi, tutte le tappe per la graduale riapertura delle scuole

da Il Sole 24 Ore

di Tommaso Agasisti e Mario Calderini *

Nelle ultime settimane, un gruppo di lavoro del Politecnico di Milano (composto da docenti e ricercatori di vari dipartimenti) sta lavorando alle analisi degli effetti di una graduale riapertura delle attività sociali ed economiche del Paese. L’intenzione del modello allo studio (denominato Modello UnLock) è di supportare i decisori politici e i loro consulenti tecnici, al fine di considerare i diversi elementi che concorrono alle “prestazioni” delle varie aree di attività e le relazioni sistemiche tra esse.

Nello specifico, il modello considera flussi di risorse e risultati con riferimento a diversi sotto-sistemi in cui si articola la nostra vita sociale ed economica: Persona, Impresa, Lavoro, Finanza (pubblica e privata), Scuola, Assistenza (welfare), Trasporti, Sanità, Turismo.

L’obiettivo del gruppo di lavoro non è tanto quello di formulare proposte specifiche e di dettaglio con riferimento a ciascuno di questi sotto-sistemi: per fortuna, su questo sono all’opera diversi gruppi di esperti dei vari settori, nonché gli Uffici delle varie amministrazioni pubbliche coinvolte. Piuttosto, il modello intende formalizzare un metodo di analisi delle complesse relazioni (sistemiche, prima ancora che quantitative) tra i diversi sotto-sistemi. In questo modo, il decisore che si avvalesse del modello UnLock per valutare gli effetti sistemici delle proposte specifiche considerate in un ambito, potrebbe vederne in modo organico le relazioni con gli altri sotto-sistemi (ad esempio: come un’apertura anche sperimentale di alcune scuole potrebbe influenzare il sistema dei trasporti, o la produttività del sistema imprenditoriale/economico e altro).

In questo quadro, il gruppo di lavoro ha elaborato delle linee di proposta per il settore scolastico ed educativo, ora al vaglio del modello UnLock. Nello sviluppare tali proposte, ci si è ispirati a due principi di azione. Il primo è che il sistema scolastico non possa essere ri-attivato e ri-aperto “per decreto”, con regole di dettaglio definite centralmente ed applicate uniformemente su tutto il territorio nazionale e per tutti gli ordini e gradi di scuola. Infatti, il sistema scolastico è molto eterogeneo e differenziato al suo interno, così come anche i contesti sociali, economici e territoriali in cui le singole realtà operano.

Da questo punto di vista, la regolazione delle fasi di rientro a scuola dovrebbe essere “leggera”, riguardare indicazioni di massima e poi prevedere un’applicazione flessibile e autonoma. Al contempo, le soluzioni adottate nei singoli contesti, anche con il supporto delle realtà territoriali, potrebbero essere molto più creative ed efficaci di quelle progettate in modo eccessivamente centralistico. Va dato atto ai territori di aver mostrato, in questo e altri momenti, la capacità di generare innovazione sociale di valore, creativa e costruttiva.

La ripresa scolastica dovrebbe dare credito a questa creatività autonoma. Il secondo principio di azione è che occorra “smitizzare” il 1° settembre come data di «ripresa delle attività scolastiche ed educative». Da un lato, è bene progettare e realizzare attività ben prima del 1° settembre, non solo per aiutare i genitori nella ripresa delle attività lavorative, ma anche per facilitare il recupero e il potenziamento delle conoscenze e competenze scolastiche. Dall’altro, appare oramai evidente a tutti che non esisterà alcun rientro massivo a scuola nelle modalità che tradizionalmente abbiamo vissuto, ed occorra invece prepararsi a gestire un autunno di graduale rientro, tra accortezze sanitarie, distanziamento sociale e sperimentazioni didattico/organizzative. In questo quadro, e seguendo le linee concettuali di sviluppo del modello UnLock (relazioni tra sotto-sistemi), le proposte formulate dal gruppo di lavoro del Politecnico per lo specifico sotto-sistema Scuola si articolano in tre orizzonti temporali: (1) breve periodo (2) periodo estivo e (3) ripresa delle attività scolastiche.

Per il breve periodo (maggio e giugno 2020), si propongono tre azioni. (1) Appare opportuno sviluppare servizi a domanda individuale, per la cura e la custodia dei bambini e permettere la partecipazione attiva dei genitori al mercato del lavoro. Tali servizi dovrebbero essere progettati sviluppati e gestiti dagli enti locali in stretta collaborazione con le realtà del terzo settore e, laddove possibile, con le scuole. Il servizio, pensato anzitutto per i bambini nella fascia 0-6 anni e per quelli della scuola primaria, dovrebbe consistere in un mix di azioni di custodia, socialità e educazione. I criteri di accesso a questo servizio dovrebbero prioritariamente riguardare la condizione di lavoro dei genitori e/o altre esigenze di assistenza (ad es., specifiche disabilità). (2) Si dovrebbe sperimentare la riapertura di alcune istituzioni scolastiche, per un tempo limitato (ad esempio 2/3 settimane tra maggio e giugno) in una logica di beta testing delle disposizioni sanitarie, organizzative e didattiche da adottare “a regime”. Tali sperimentazioni dovrebbero essere concordate con il Ministero dell’Istruzione e governate/coordinate a livello locale. (3) Si deve prevedere un intervento mirato, e concentrato nel tempo, sull’edilizia scolastica. Gli interventi, da definire in modo puntuale, rapido e selettivo dovrebbero riguardare adeguamenti strutturali ed infrastrutturali (comprese le infrastrutture tecnologiche). Le risorse per tali interventi sono in parte già disponibili (e andrebbero accelerate le relative procedure), e in parte richiedono un intervento straordinario che avrà benefici economici immediati (per le imprese del territorio) e futuri (per l’efficacia delle attività educative).

Con specifico riferimento al periodo estivo (seconda parte di giugno, luglio e agosto) il modello ha considerato due azioni principali. (1) Occorre progettare e realizzare, con la più vasta scala possibile, interventi di “scuole estive” per la custodia dei bambini/ragazzi e per il recupero scolastico. La progettazione di tali scuole estive dovrebbe coinvolgere il più ampio numero di attori possibili (scuole, associazioni, organizzazioni del terzo settore, enti locali) ed essere coordinata dagli enti locali. Il ruolo delle scuole è cruciale per identificare gli studenti che abbiano particolari necessità (ad esempio, mancanze di strumenti per la frequenza durante il periodo di emergenza, disturbi specifici dell’apprendimento, condizioni socioeconomiche svantaggiate e altro).

Inoltre, si dovrebbe prevedere la partecipazione dei docenti e dei dirigenti – su base volontaria – alla progettazione e realizzazione delle singole iniziative. Le iniziative da mettere in campo, peraltro, potrebbero avere formati diversi in termini di durata, articolazione, obiettivi specifici e modalità organizzative – sempre sotto il coordinamento degli enti locali e nel rispetto delle indicazioni sanitarie specifiche. (2) Il periodo estivo dovrebbe poi essere dedicato ad una azione sistematica di formazione dei docenti e dei dirigenti sull’utilizzo delle tecnologie per l’innovazione didattica, anche in una chiave di utilizzo sistematico e intelligente nella fase “a regime” (ossia, anche quando la presenza ridiventerà la norma dell’esperienza scolastica).

Infine, per il momento della ripresa delle attività scolastiche (da settembre) si ritiene che le azioni da realizzare siano due. (1) Definizione di protocolli per la mitigazione del rischio di contagio, e per stabilire buone norme di comportamento per la presenza a scuola. Il ruolo più importante in questo quadro sarà giocato dal Ministero della Salute e dalle autorità competenti, ma ovviamente sarà necessario tradurre le indicazioni che verranno fornite in norme di comportamento e pratiche a livello di singola istituzione. Il lavoro di dettagliare le indicazioni operative dovrà tenere conto delle caratteristiche degli edifici, dei possibili interventi da realizzare, dei layout organizzabili internamente e altro. A questo proposito, alcune proposte di dettaglio sono già in corso di definizione (si veda, ad esempio, l’interessante rapporto del Comune di Torino insieme al Politecnico della stessa città) e, più in generale, queste condizioni tecniche per la ripresa saranno auspicabilmente definite dalla task force istituita presso il Ministero dell’Istruzione. (2) Realizzazione di linee guida per l’adozione di pratiche di didattica innovativa, anche mediante l’utilizzo della tecnologia.

A regime, l’utilizzo di piattaforme, strumenti e metodologie tecnologiche sarà molto diverso da quello sperimentato nella fase di emergenza. Tuttavia, l’esperienza maturata in questo periodo può divenire un patrimonio di indicazioni sui punti di forza e le criticità di pratiche diverse, articolate per le scuole dei diversi ordini e grado. La possibilità di raccogliere e sistematizzare indicazioni operative, in questo quadro, rappresenta un possibile ruolo per i regolatori nazionali e locali, nonché un’area di lavoro importante per i Dirigenti Scolastici ed i loro collaboratori. In realtà, la vera sfida che si trovano davanti le scuole nella prospettiva della ripresa è di integrare e conciliare gli strumenti di prevenzione sanitaria con quelli di efficacia formativa, senza sacrificare alle legittime preoccupazioni della prima prospettiva i fondamentali obiettivi della seconda.

Nelle prossime settimane, il modello UnLock sarà ulteriormente sviluppato per consentire una riflessione su queste e altre proposte nel quadro delle diverse relazioni tra sotto-sistemi. Peraltro, in questi giorni, siamo entrati in contatto con diverse amministrazioni locali, assieme alle quali vorremmo accompagnare sperimentazioni e progettazione di interventi sistemici di innovazione sociale ed educativa. Siamo convinti, in questo modo, di poter dare un contributo alla progettazione di una fase di ripresa post-crisi che sia il meno possibile frammentata e tenga adeguatamente conto delle complessità legate alla gestione delle varie componenti della vita sociale e culturale del Paese.

  • Politecnico di Milano, School of Management

Didattica a distanza, oltre 5 milioni di risorse Pon per acquistare dispositivi

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

In arrivo altri 5,2 milioni di euro, di risorse Pon, per l’acquisto di dispositivi digitali per la didattica a distanza destinati ai Centri provinciali per l’istruzione degli adulti (Cpia), alle sezioni carcerarie e alle scuole polo in ospedale.

L’avviso pubblico per la distribuzione di queste risorse è pubblicato sul sito del ministero dell’Istruzione al seguente link https://www.istruzione.it/pon/avviso_smart-class_cpia.html.

«Prosegue l’impegno per non lasciare indietro nessuno – sottolinea la ministra Lucia Azzolina –. Dall’inizio di questa emergenza abbiamo deciso di investire risorse per il digitale che oggi servono per l’emergenza, domani resteranno come patrimonio alle scuole. Colgo l’occasione per ringraziare il personale scolastico impegnato nei Cpia, nelle sezioni carcerarie, nelle sezioni ospedaliere, veri e propri fiori all’occhiello del sistema nazionale di Istruzione, che consentono di garantire il diritto allo studio davvero a tutti, secondo quanto previsto dalla Costituzione italiana».

Con l’avviso Pon, ciascuno dei 129 Cpia potrà riceve fino a 20.000 euro. Le 449 sezioni carcerarie potranno riceverne fino a 5.000 euro ciascuna, mentre ognuna delle 18 scuole polo in ospedale potrà ottenere fino a 13.000 euro. A questi si aggiungono i Cpia e la scuola polo in ospedale della Provincia autonoma di Trento.

Per aderire le scuole avranno tempo dalle ore 10 di oggi, 7 maggio, fino alle ore 15 del 13 maggio 2020.

Coronavirus, un piano integrato tra Comuni, scuole e governo: le proposte dell’Anci

da Il Sole 24 Ore

di Amedeo di Filippo

Programmare le azioni per la fase 2 che rendano possibile un graduale ritorno alla normale vita sociale e scolastica. Questo l’auspicio espresso dall’Anci in un documento con le proposte per la ripresa delle attività educative e scolastiche a gestione comunale.

Le condizioni
L’associazione dei Comuni offre il proprio contributo, ancora in progress, per la riapertura dei servizi educativi sui territori, proponendo interventi che, aggiungendosi alle misure già adottate a livello centrale, possano garantire un sostegno ai genitori che devono rientrare al lavoro. Sull’onda della contesa con i governatori regionali, partita in sordina ma deflagrata con l’attacco del presidente Decaro contro le ordinanze che allentano le misure di contenimento del virus, l’Anci pone la precondizione di riportare al centro del dibattito il confronto con i Comuni, «protagonisti nel territorio» in quanto titolari delle funzioni di programmazione della rete scolastica, erogatori dei servizi di supporto (assistenza agli alunni disabili, trasporto scolastico, mensa) e proprietari degli edifici, oltre che responsabili dell’organizzazione dei tempi e degli orari delle città.
L’Anci ha rilanciato la necessità di adottare un piano integrato tra Comuni, istituti scolastici e amministrazione centrale per far ripartire il sistema di educazione e istruzione; definire un protocollo nazionale condiviso che regolamenti le misure di contrasto e di contenimento della diffusione del Covid-19 negli ambienti scolastici; chiarire i livelli di governance dei servizi educativi e delle scuole di ogni ordine e grado; definire la questione delle risorse, posto che la inevitabile riorganizzazione dell’intero sistema educativo e scolastico comporterà un sostanzioso incremento delle spese.

Le fasi
L’Anci individua due fasi. Il primo traguardo è per i mesi di giugno, luglio e agosto, con l’avvio di centri estivi organizzati in spazi gestiti dai Comuni o da cooperative sociali, associazioni, parrocchie. Per la fascia d’età 0-6 anni consiglia di utilizzare le strutture già dedicate qualora dotate di giardini e spazi all’aperto. Fondamentale è l’adozione di misure di sicurezza relative a ingressi e uscite, punti di accoglienza, delimitazione fisica degli spazi, numero massimo di bambini che possono essere contemporaneamente presenti nello stesso luogo, tempi di permanenza dei genitori, formazione del personale, sanificazione e pulizia degli ambienti e dei materiali.
La fase due riguarda la ripresa a regime della didattica in presenza. La possibilità di un’alternanza con la didattica a distanza, sostiene l’Anci, è percorribile nelle scuole secondarie ma non è proponibile nella primaria e nell’infanzia, per cui i Comuni consigliano di sperimentare una didattica più innovativa, l’outdoor education, che risponderebbe non solo a obiettivi formativi ma anche a standard di distanziamento spaziale e riduzione dei rischi di contagio connessi al trascorrere troppo tempo in ambienti chiusi. Una modalità che però dovrà tener conto sia della disponibilità di spazi esterni che delle diverse condizioni ambientali e climatiche.

Le criticità
Secondo l’Anci, tutto questo movimento comporta un notevole sforzo, non solo economico, da parte di tutta la comunità educante, chiamata a fornire servizi in modalità completamente nuove e per questo impegnata in un inedito volo di fantasia. Volo tanto più ardito se si hanno a riferimento i più piccoli, per i quali non solo è esclusa la didattica a distanza ma è necessaria la vicinanza fisica dell’educatore in tutti i momenti di gestione delle routine quotidiane. L’Anci suggerisce di formare piccoli gruppi omogenei per fasce d’età, che siano stabili e con l’educatore di riferimento, con un rapporto educatore/bambini di 1 a 3 da zero a tre anni, 1 a 6 da tre a sei anni, 1 a 10 per oltre 6 anni. Per i bambini con disabilità il rapporto dovrebbe essere di 1 a 2 o di 1 a 1 nei casi di maggiore gravità. Una rivoluzione copernicana rispetto agli attuali standard, che in genere prevedono un rapporto 1 a 8 per i nidi e 1 a 25 per le scuole dell’infanzia e che per questo mette a serio rischio la possibilità di aprire o portare a compimento le iscrizioni per l’anno educativo 2020-2021.
Quanto tutto questo potrà costare è stimabile in termini di numero di educatori necessari, spazi all’interno di scuole strutturalmente inadeguate a garantire le distanze di sicurezza, pulizia e sanificazione continua degli ambienti, degli arredi e del materiale, dispositivi di protezione individuale, prodotti igienizzanti. A cui occorre aggiungere la necessaria riorganizzazione del trasporto scolastico qualora si vada, come sembra, verso una disarticolazione degli orari di entrata/uscita e l’adozione di una didattica mista, ma anche la rimodulazione del servizio mensa con la revisione dei luoghi preposti alle cucine e ai refettori e delle modalità di somministrazione e consumazione dei pasti. Uno lavoro titanico a cui sarà difficile far fronte con le sole risorse di bilancio.

Dal metodo Montessori un aiuto per organizzare la scuola della Fase 2

da Il Sole 24 Ore

di Maria Piera Ceci

I più grandi impegnati nella didattica a distanza, i più piccoli seduti sulle ginocchia di mamma e papà concentrati sullo smart working. Per loro è davvero tempo di tornare a scuola. Ma come? Osservando le buone pratiche di formazione 0-6 anni attive nel Nordeuropa e studiando le esperienze di casa nostra. La viceministra all’Istruzione Anna Ascani nei giorni scorsi ha fatto riferimento al metodo Montessori. In cosa consiste? E cosa si può mutuare dalle scuole Montessori in questo momento di emergenza sanitaria?
«La scuola Montessori è una scuola dove il bambino è il regolatore della propria esperienza di apprendimento, è il costruttore del suo sapere e non un replicante di concetti che arrivano dall’esterno. E l’ambiente di apprendimento è come un cantiere predisposto per il bambino, affinché possa costruire se stesso e la propria conoscenza», racconta nella prima puntata della nuova serie di “Verso il futuro e oltre” dedicata ai più piccoli, su Radio24.it, Sonia Coluccelli, insegnante della scuola primaria Montessori di Omegna, in provincia di Verbania, la città natale di Gianni Rodari. Colucceli è anche coordinatrice della Rete scuole Montessori dell’alto Piemonte e responsabile formazione per Fondazione Montessori Italia. Ha pubblicato con la casa editrice Erickson “Il metodo Montessori oggi” e “Montessori incontra “.

«Quando si entra in una scuola Montessori si vede un ambiente di apprendimento con spazi che consentano al bambino di lavorare al banco, a terra, a gruppi e con materiali che permettono al bambino di mettere le mani sui concetti. Anziché imparare in maniera astratta da un libro o dalle parole della maestra, i materiali consentono al bambino di afferrare e toccare i concetti», spiega ancora Coluccelli.

Dunque le scuole Montessori possono dare un contributo importante nel disegnare le nuove scuole, che tengano conto delle necessarie misure di sicurezza imposte dall’emergenza coronavirus. Cosa si può mutuare da questa esperienza?
«Innanzitutto una minor rigidità nella suddivisione delle discipline che nel metodo Montessori non esiste, perché c’è una forte interdisciplinarità, c’è un lavoro unitario sui saperi che in questo momento potrebbe essere utile», ci racconta Coluccelli. «E’ necessario smontare l’impianto per cui la maestra di una tal materia è presente in aula a quell’ora, in quella classe, a spiegare quella data materia. Altra cosa replicabile dal metodo Montessori è l’idea di classi miste per età, che può aiutare in una riorganizzazione della scuola per motivi legati al numero di alunni. Le scuole Montessori favoriscono la nascita di piccoli gruppi misti per età, che consentono di utilizzare nella scuola anche spazi diversi dall’aula e di creare gruppi di lavoro con un minor numero di bambini. Non tutto l’insegnamento deve passare dalla maestra, il gruppo è un ottimo veicolo dell’apprendimento fra pari».

Dalle scuole Montessori arriva anche l’esempio di una scuola aperta all’esterno, quanto mai necessaria in questo momento.
«Un tema molto montessoriano è quello di considerare come ambienti di apprendimento spazi diversi dall’aula. Dopo i 7 e 8 anni, ci insegnava Maria Montessori, si impara attraverso l’esperienza nel mondo reale, non solo in aula. Bisogna dunque affidare alla comunità intorno alla scuola il compito di accompagnare i bambini nella loro formazione. Penso a comunità territoriali che mettano insieme spazi, risorse umane e professionalità, coinvolgendo l’associazionismo, il terzo settore, i gruppi sportivi, il volontariato, i gruppi scout. Bisogna creare un tavolo concreto di persone che ragionano sulla formazione dei bambini in un tempo in cui abbiamo bisogno di spazi in aggiunta a quelli scolastici e di professionalità in aggiunta a quella degli insegnanti, i quali non possono affrontare da soli quello che ci attende a settembre. La scuola da sola non ce la può fare».

Dopo l’approfondimento sul metodo Montessori, nelle prossime puntate di “Verso il futuro e oltre”, parleremo di Scuola nel bosco e Reggio Children. Tutte le puntate dei podcast sono disponibili su Radio24.it. Ogni giovedì un nuovo appuntamento.

Maturità 2020, documento del 15 maggio posticipato al 30. Un esempio con didattica a distanza

da Orizzontescuola

di redazione

Classi V della scuola secondaria di II grado: il classico “documento del 15 maggio” viene posticipato per l’anno scolastico 2019/20 al 30 maggio. Un esempio.

Il “Documento del 15 maggio” è una sorta di carta di identità della classe, utile alla commissione d’esame. Quest’anno l’unico elemento esterno alla Commissione è il Presidente.

Nel documento si trovano informazioni sulla classe, sui programmi svolti, sulla metodologia adottata, sugli strumenti didattici utilizzati, sui criteri di valutazione adottati nel corso dell’anno scolastico e sulle simulazioni delle prove d’esame svolte durante l’anno.

E’ necessario che tale documento descriva non solo i contenuti svolti, che pure rimangono fondamentali, ma anche l’attuazione della progettazione didattica in termini di attività, progetti, esperienze.

Opportuno spazio verrà dedicato ai percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento sviluppati nel corso del triennio, e alle attività correlate a “Cittadinanza e Costituzione”  nonché le modalità con le quali l’insegnamento di una disciplina non linguistica (DNL) in lingua straniera è stato attivato con metodologia CLIL.

Predisposizione del Documento del 15 maggio

La predisposizione del Documento del 15 maggio deve rispettare i criteri che saranno stabiliti nelle ordinanze sugli Esami di Stato 2019/20, ancora non pubblicate dal Ministero.

Per questo motivo ieri è stato anticipata ai sindacati un posticipo per la data ultima di pubblicazione.

Esempio di un documento del 15 maggio in cui si tiene conto delle attività svolte con didattica a distanza.

Esempio fornito dal docente Rocco Freda

DESCRIZIONE DELL’ISTITUTO E PROFILO PROFESSIONALE IN USCITA

OBIETTIVI CURRICOLARI RIMODULATI PER L’EMERGENZA COVID-19
Ogni docente della classe, per quanto di propria competenza, ha provveduto alla rimodulazione in itinere della programmazione iniziale, ridefinendo gli obiettivi, semplificando le consegne e le modalità di verifica, e ciò è stato adeguatamente riportato nella documentazione finale del corrente anno scolastico.
Sono state comunque adottate le opportune strategie didattiche mirate alla valorizzazione delle eccellenze.

QUADRO ORARIO RIMODULATO PER L’EMERGENZA COVID-19
Come da verbale del consiglio di classe n. ….. del …, svoltosi per via telematica e secondo le direttive del collegio docenti del …., a far data dal …….., l’orario settimanale per la didattica a distanza è stato rimodulato come segue:

PROFILO DELLA CLASSE
….

I docenti, con l’intento di continuare a perseguire il loro compito sociale e formativo di “ fare scuola” durante questa circostanza inaspettata ed imprevedibile e di contrastare l’isolamento e la demotivazione dei propri allievi, si sono impegnati a continuare il percorso di apprendimento cercando di coinvolgere e stimolare gli studenti con le seguenti attività significative: videolezioni, trasmissione di materiale didattico attraverso l’uso delle piattaforme digitali, l’uso di tutte le funzioni del Registro elettronico, l’utilizzo di video, libri e test digitali, l’uso di App.
Le famiglie sono state rassicurate ed invitate a seguire i propri figli nell’impegno scolastico e a mantenere attivo un canale di comunicazione con il corpo docente.
Nonostante le molteplici difficoltà, nella seconda metà dell’a. s., anche coloro che non avevano conseguito valutazioni positive nel primo quadrimestre, hanno dimostrato la volontà di migliorare impegnandosi in maniera più assidua e adeguata.

PARTECIPAZIONE DELLE FAMIGLIE

Le famiglie sono state convocate per il ricevimento pomeridiano nel mese di dicembre. Inoltre, fino all’adozione delle misure di contenimento a causa dell’emergenza sanitaria COVID-19, i docenti hanno incontrato i genitori anche di mattina nelle ore previste per il ricevimento settimanale.
Il coordinatore di classe ha creato un gruppo Whatsapp con i docenti e gli alunni ed è stato in costante contatto con la rappresentanza dei genitori per monitorare l’andamento didattico dei ragazzi e delle ragazze e le ricadute psicologiche di questo difficile periodo di emergenza.
STABILITA’ DEL CORPO DOCENTE

PERCORSO EDUCATIVO
Come si evince dai fascicoli personali dei singoli candidati, ……..

Nel processo di insegnamento-apprendimento, per il raggiungimento degli obiettivi prefissati e in relazione alle discipline interessate e alle tematiche proposte, sono state effettuate lezioni frontali, lavori di gruppo, attività di laboratorio, attività di recupero in orario scolastico, micro didattica e, dall’inizio dell’emergenza sanitaria a causa del COVID-19, attività di DaD (Didattica a distanza). Sono stati utilizzati libri di testo, testi integrativi, articoli di giornali specializzati, saggi, materiale multimediale, computer e LIM.
In particolare, durante il periodo dell’emergenza sanitaria, i docenti hanno adottato i seguenti strumenti e le seguenti strategie per la DaD: videolezioni programmate e concordate con gli alunni, mediante l’applicazione di Google Suite “Meet Hangouts”, invio di materiale semplificato, mappe concettuali e appunti attraverso il registro elettronico alla voce Materiale didattico, Classroom, tutti i servizi della G-Suite a disposizione della scuola. Ricevere ed inviare correzione degli esercizi attraverso la mail istituzionale, tramite immagini su Whatsapp e Classroom con funzione apposita. Spiegazione di argomenti tramite audio su Whatsapp, materiale didattico, mappe concettuale e Power Point con audio scaricate nel materiale didattico sul registro elettronico, registrazione di micro-lezioni su Youtube, video tutorial realizzati tramite Screencast Matic, mappe concettuali e materiale semplificato realizzato tramite vari software e siti specifici.
I docenti, oltre alle lezioni erogate in modalità sincrona, hanno messo a disposizione degli alunni riassunti, schemi, mappe concettuali, files video e audio per il supporto anche in remoto (in modalità asincrona) degli stessi.
Il carico di lavoro da svolgere a casa è stato, all’occorrenza, alleggerito esonerando gli alunni dallo svolgimento prescrittivo di alcuni compiti o dal rispetto di rigide scadenze, prendendo sempre in considerazione le difficoltà di connessione a volte compromessa dall’assenza di Giga o dall’uso di device inopportuni rispetto al lavoro assegnato.
Per gli alunni DSA e BES è stato previsto l’uso degli strumenti compensativi e dispensativi riportati nei PDP redatti per il corrente anno scolastico (tempi di consegna più lunghi, uso di mappe concettuali, calcolatrice ecc.), adattati ai nuovi strumenti e alle nuove tecniche di insegnamento a distanza utilizzati in questo periodo di emergenza.
Nel corrente anno scolastico, la classe ha svolto delle unità didattiche CLIL (Content and Language Integrated Learning) di……. in lingua ………..

Inoltre, gli alunni sono stati costantemente seguiti tramite l’attività di potenziamento di …….

PCTO
La classe, nel corso del secondo biennio e del quinto anno, ha svolto le attività di PCTO secondo i dettami della normativa vigente (Legge 13 luglio 2015, n.107 e successive integrazioni)

Gli studenti, oltre alle attività svolte nel corso del secondo biennio documentate agli atti della scuola, nel corrente a. s. sono stati coinvolti nelle seguenti iniziative:
• Stage formativi ed aziendali
• Visite aziendali
• Incontri con esperti di settore
• Orientamento al lavoro e agli studi universitari
• Conferenze
• Visite culturali
• Ecc.

RELAZIONE PCTO

VALUTAZIONE DEGLI ALUNNI NEL PERIODO DI EMERGENZA SANITARIA
In ottemperanza delle note del Ministero dell’istruzione n. 279 dell’8 marzo 2020 e n. 388 del 17 marzo 2020, del D.L. 8 aprile 2020, n. 22, nonché dell’art. 87, comma 3-ter (Valutazione degli apprendimenti) della legge “Cura Italia”, che hanno progressivamente attribuito efficacia alla valutazione – periodica e finale – degli apprendimenti acquisiti durante la didattica a distanza, anche qualora la stessa valutazione sia stata svolta con modalità diverse da quanto previsto dalla legislazione vigente, per l’attribuzione dei voti sono stati seguiti i seguenti criteri:
a) frequenza delle attività di DaD;
b) interazione durante le attività di DaD sincrona e asincrona;
c) puntualità nelle consegne/verifiche scritte e orali;
d) valutazione dei contenuti delle suddette consegne/verifiche.

GRIGLIA DI VALUTAZIONE COLLOQUIO (sarà nazionale)

APPENDICE NORMATIVA

Il presente documento è stato redatto alla luce della normativa vigente integrata dalle misure urgenti per la scuola emanate per l’emergenza coronavirus:

• D.L. 23 febbraio 2020 n. 6 (convertito in legge il 5 marzo 2020 n. 13) Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 (GU Serie Generale n.45 del 23-02-2020): sospensione delle uscite didattiche e dei viaggi di istruzione su tutto il territorio nazionale;
• DPCM 4 marzo 2020 : sospensione delle attività didattiche su tutto il territorio nazionale a partire dal 5 marzo 2020 fino al 15 marzo;
• Nota 278 del 6 marzo 2020 – Disposizioni applicative Direttiva 1 del 25 febbraio 2020
• Nota del Ministero dell’istruzione n. 279 dell’8 marzo 2020;
• DPCM 9 marzo 2020: sospensione delle attività didattiche fino al 3 aprile;
• Nota del Ministero dell’istruzione n. 388 del 17 marzo 2020;
• DPCM 1 aprile 2020: sospensione delle attività didattiche fino al 13 aprile;

• D.L. n. 22 del 8 aprile 2020: Misure urgenti sulla regolare conclusione e l’ordinato avvio dell’anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato con ipotesi di rientro a scuola entro il 18 maggio;
• DPCM 10 aprile 2020: sospensione delle attività didattiche fino al 3 maggio;
• LEGGE n….. del 24 aprile 2020 di conversione del D.L. 18/2020 – Misure per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da Covid-19 cd. “Cura Italia”;
• DPCM 26 aprile 2020.

Ci si riserva di integrare e di rettificare il presente documento con quanto disposto dalle eventuali ulteriori misure normative emergenziali in corso di emanazione.

ALLEGATI AL DOCUMENTO

  1. Elenco alunni
  2. Prospetto riepilogativo delle attività di PCTO
  3. Relazioni finali per singola disciplina
  4. Programmi svolti fino al 15 maggio, con previsione dell’ulteriore svolgimento fino al termine dell’anno scolastico

Maturità: ci sarà griglia nazionale di valutazione, durata, prove, sicurezza. Un elaborato sulle discipline di indirizzo

da Orizzontescuola

di redazione

Aggiorniamo l’articolo sugli esami di Stato previsto per gli studenti delle secondarie di II grado fornendo alcuni dettagli dell’ordinanza di imminente pubblicazione da parte del Ministero.

I contenuti dell’ordinanza

Ultimo aggiornamento

Per la valutazione il Ministero fornirà una griglia nazionale vincolante, relativa a contenuti e metodi, alla capacita’ di utilizzare le conoscenze, di argomentare, alla padronanza lessicale e semantica, alla cittadinanza attiva.

I dettagli dell’ordinanza forniti dal Ministro su FaceBook

  • DATA di inizio degli esami: 17 giugno.
  • DURATA dei colloqui: massimo un’ora.
  • Esami IN PRESENZA e SICUREZZA. A tal fine, stiamo lavorando a specifici protocolli, insieme alle forze sociali.
  • La prova si svolgerà davanti ad una commissione composta da membri interni e un presidente esterno, in modo che gli studenti possano essere valutati dai docenti che conoscono il loro percorso di studio.

Tenendo conto del percorso didattico effettivamente svolto, nel dettaglio l’esame sarà articolato così:

a) discussione di un elaborato concernente le discipline di indirizzo;
b) discussione di un breve testo, già oggetto di studio nell’ambito dell’insegnamento di lingua e letteratura italiana durante il quinto anno;
c) analisi, da parte del candidato, del materiale scelto dalla commissione;

I candidati esporranno altresì le esperienze svolte nell’ambito dei Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento e saranno accertate le conoscenze relative a “Cittadinanza e Costituzione”.

  • La prova potrà valere fino a 40 punti, mentre il peso dei crediti complessivi sarà ricalibrato fino ad un massimo di 60 punti.

L’obiettivo è dare ai nostri studenti un esame di Stato che valorizzi al massimo grado il merito dimostrato, nel rispetto di tutti gli standard di sicurezza richiesti dalla precauzione.

Intervento del Ministro in Parlamento

A breve ordinanza

“A brevissimo, – ha detto il Ministro durante il question time di oggi- sarà pubblicata, ai sensi dell’articolo 1 del dl. 22/2020, l’ ordinanza relativa agli esami di Stato del secondo ciclo di istruzione per quest’anno scolastico, la cui sessione avrà inizio il 17 giugno, con lo svolgimento di colloqui, della durata massima di circa un’ora, in presenza, senza che comunque sia messa a repentaglio la massima sicurezza per tutte le persone coinvolte. A tal fine, stiamo lavorando a specifici protocolli, insieme alle forze sociali.”

Commissione

“Come già anticipato, – ha continuato il Ministro – la prova si svolgerà davanti ad una commissione composta da membri interni e un presidente esterno, in modo che gli studenti possano essere valutati dai docenti che conoscono il loro percorso di studio.”

Punteggi

“La prova potrà valere fino a 40 punti, – ha detto la Azzolina sul punteggio – mentre il peso dei crediti complessivi sarà ricalibrato fino ad un massimo di 60 punti.  Resta ferma la necessità di raggiungere almeno il punteggio minimo di 60/100 per conseguire il diploma.”

Esame di terza media, l’elaborato sarà discusso online. Contenuti BOZZA ordinanza

da Orizzontescuola

di redazione

Questo quanto previsto dall’ordinanza che il Ministero pubblicherà nei prossimi giorni contenente le modalità di espletamento delle procedure per gli esami di Stato previsti per la fine del primo ciclo di istruzione.

Nei prossimi giorni l’ordinanza, anticipata oggi dal Ministro Azzolina in Parlamento

Svolgimento esami

Ricordiamo che il decreto scuola prevede nel caso in cui non si rientri entro il 18 di maggio 2020 (eventualità ormai certa):  la sostituzione dell’esame di Stato con la valutazione finale, da parte del consiglio di classe, che tiene conto altresì di un elaborato del candidato.

Discussione tesina online

L’elaborato, secondo quanto contenuto nella bozza dell’ordinanza ministeriale, sarà trasmesso dall’alunno e discusso on line alla presenza dell’intero consiglio di classe.

L’elaborato, sempre secondo la bozza dell’ordinanza, non dovrà necessariamente riguardare tutte le discipline.

Valutazione finale

Dovrà tener conto:

  • della valutazione disciplinare,
  • della valutazione dell’esposizione dell’elaborato
  • del percorso triennale.

Per i candidati privatisti, la valutazione sarà affidata ai soli esiti della discussione dell’elaborato.

Se le libertà…

Se le libertà di ricerca, di studio, di riunione, e di espressione artistica, garantite dalla Costituzione, continuano ad essere impedite

di Carlo Ruta

Lo stato rovinoso in cui da oltre due mesi versano in Italia le risorse umane e materiali legate ai saperi, alle scienze, alla scuola e ai patrimoni culturali sta procurando danni civili incalcolabili. Ed è sconcertante che tutto questo continui a restare fuori dalla messe di decreti che vengono prodotti, in cui trovano attenzione invece parrucchieri, profumerie, armerie e perfino «compro oro». È drammatico che si continui a non capire.

In questo Paese, da oltre due mesi è stata interrotta ogni tradizione convegnistica. Non esistono più momenti materiali di confronto scientifico, di studio, di analisi, di ricerca sul campo. Non ci si riunisce più per parlare di beni culturali, di storia, letteratura, libri, arte, fede, politica, diritti, solidarietà. Il comparto musicale, a partire da quello concertistico, è stato interamente scompaginato. Il cinema, con tutte le attività correlate, rischia di implodere. Il teatro e l’Opera, quasi inutile dirlo, rischiano addirittura di estinguersi. Occorre allora aggiungere altro? 

Nel Paese fioriva una rete complessa di contatti e sinergie che hanno visto cooperare, da decenni ormai in maniera organica, musei, scuole, parchi archeologici, università, istituti di ricerca, biblioteche, fondazioni e centri studi, produttori culturali, scienziati, operatori di ogni arte. Si tratta, evidentemente, di una delle risorse strategiche del costume nazionale: culturale, civile e morale. Per imperizia, errori di calcolo e altro, tutto ciò è stato letteralmente devastato e, pensate un po’, deviato sul virtuale, in definitiva in un vicolo cieco. Il tiepido interesse iniziale è tramontato infatti in un baleno, quando tutti hanno potuto constatare che il mondo digitale, se non si connette con l’esperienza reale, è solo un travestimento del nulla. È comprovato peraltro che l’applicazione di questo modello alla scuola ha prodotto soprattutto frustrazione, nei docenti, negli studenti e nelle famiglie. E qui si apre un’altra voragine. 

Da fine febbraio le lezioni nelle scuole di ogni ordine e grado sono sospese, in un contesto continentale che trova ancora una volta l’Italia in una situazione anomala. In alcuni Stati le scuole sono rimaste largamente aperte sin dall’inizio. In altri paesi, come la Germania, il ripristino delle lezioni è avvenuto a fine aprile. In Francia, Spagna, Inghilterra e in numerosi altri paesi avverrà entro maggio. L’Italia rimane perciò il solo paese d’Europa in cui le scuole resteranno chiuse fino a settembre. E come se non bastasse, dalle dichiarazioni, davvero curiose, di un ministro emerge la tentazione di allontanare ancora il ripristino pieno dell’attività didattica, mentre si annuncia l’intento di reimpostare le regole dell’istruzione. Si parla di voler introdurre, in particolare, una seconda modalità strutturata, «a remoto», che, laddove venisse posta in opera, rischierebbe di fare strame di tutta la migliore pedagogia dell’età contemporanea, che converge coralmente sulla centralità inderogabile dello spazio fisico nei percorsi formativi del fare scuola. 

Si tratta evidentemente di un vuoto sistemico, che corre, appunto, in maniera uniforme, su svariati livelli, dall’istruzione all’impresa culturale, dal travaglio scientifico all’elaborazione artistica, dall’attività solidale all’impegno civile, tutti legati appunto, in primo luogo, alla socialità attiva, irriducibile al virtuale. Che dire? Che Fare? Proviamo intanto a immaginare, per un solo attimo.

Proviamo di immaginare l’età di Pericle senza la recitazione nei teatri delle opere drammatiche di Sofocle, di Euripide e di Eschilo. Immaginiamola senza i riti, i culti e le tradizioni che ispiravano le arti plastiche di Fidia e quelle architettoniche di Callicrate. Proviamo a pensarla senza gli insegnamenti di Anassagora e di Parmenide, senza lo spazio affollato dell’agorà in cui i rappresentanti del popolo, che formavano l’ecclesìa, vociavano e deliberavano. Immaginiamola ancora priva delle scuole artistiche e di pensiero che attiravano la gioventù e priva di dibattiti spontanei. Si compone evidentemente un’altra storia: solo il fantoccio irriconoscibile e spento di una Primavera che mantiene invece, ancora oggi, un posto chiave nella memoria lunga delle civiltà. 

È chiaro allora qual è il rischio che l’Italia, più di altri paesi, corre oggi, se se non si pone freno alla foga impositiva che stringe, proprio fisicamente, impedendo di respirare e di operare, gli universi fisici dei saperi, delle scienze, delle arti e della conoscenza diffusa.

È davvero sorprendente. In questa curiosa seconda fase, in ogni parte d’Italia, tutti i giorni, in qualsiasi momento, è possibile occupare lo scompartimento di un treno, un aereo, un metrò, un bus municipale, un tram, ma viene impedita la sosta fisica in un’aula di liceo e universitaria, in una sala per conferenze, in un laboratorio, in uno spazio seminariale, in una libreria attrezzata per incontri, in un luogo di culto, in una biblioteca dotata di spazi idonei alla discussione. Centinaia di persone, anche nelle aree più infettate, tutti i giorni convergono e operano nelle catene delle fabbriche e nei cantieri ma devono restare chiuse le aule magne, i cinema, i teatri, gli auditorium. È ragionevole tutto questo?Il clima in cui tutto ciò avviene è poi non meno sorprendente. È davvero curioso che chi dovrebbe insorgere, per formazione, tradizione, militanze di una vita e ruolo, spenda tempo per stilare manifesti solo nella logica della contrapposizione, della guerra polarizzata che avvelena da decenni la vita politica nazionale, e non senta il bisogno di porre in chiaro che il sapere, la conoscenza e l’istruzione costituiscono un bene comune, di tutti, da difendere a prescindere. È curioso che non si avverta che se manca l’ossigeno, se manca l’aria, manca per tutti e non per una sola parte. E questo ambienti più di ogni altro dovrebbero trovare inquietante che libertà fondamentali garantite dalla Costituzione, come quelle di riunione, di ricerca, di discussione e di culto continuino ad essere degradate e vengano ricondotte nella categoria dell’«assembramento», davvero triste, tenebrosa e perfino evocativa.

Scrutini di giugno, voti numerici pure alla primaria e non è detto che tutti gli alunni passino alla classe successiva

da La Tecnica della Scuola

Anche sulla valutazione degli alunni al termine della didattica a distanza, La Tecnica della Scuola non aveva sbagliato, anticipando in tempi non sospetti che comunque alla fine dell’anno scolastico, dopo la didattica on line, sarebbero usciti “voti veri”.

La conferma è arrivata dalle parole del capo dipartimento Marco Bruschi, che il 6 maggio ha “incontrato”, in una video-conferenza on line,  i sindacati di categoria, per illustrare loro le ordinanze del ministero dell’istruzione sugli esami di terza media, assieme a quella della maturità e a quella delle valutazioni di fine anno.

Il mix di valutazione sommativa-formativa

Leggendo i resoconti dei sindacati, scopriamo che non ci sarà il “sei politico”: la valutazione sarà espressa con voto numerico anche per la scuola primaria ma il voto sarà accompagnato da indicazioni del consiglio di classe sulle parti del curricolo che non è stato possibile sviluppare a causa della situazione di contagio e, sul piano dell’apprendimento individualizzato, circa gli apprendimenti che non sono stati consolidati per ogni allievo.

Dunque, si tratterà insieme di una valutazione sommativa e formativa, particolarmente delicata soprattutto nella comunicazione necessaria nei momenti di passaggio al successivo livello scolastico.

Per il recupero degli apprendimenti non consolidati, che dovrà avvenire soprattutto entro il primo periodo didattico, ci si affiderà all’autonomia delle istituzioni scolastiche, con un’azione di accompagnamento da parte del ministero.

Principi generali immutati

Il capo dipartimento ha annunciato che i principi generali della valutazione degli alunni conserveranno la loro struttura: “anche se viene introdotta l’ammissione all’anno successivo, però” questa, ha detto l’Anief, sarà “vincolata al recupero e ad una ulteriore verifica da attuare in corrispondenza del nuovo anno scolastico. Per gli alunni con accertati problemi di apprendimento o con particolari difficoltà, si prevedono delle modalità di recupero specifico”.

Sulla valutazione sarà quindi fondamentale il ruolo dei consigli di classe, ai quali spetterà calibrare il recupero per il prossimo anno attraverso precipue schede di valutazione: “spetterà sempre ai docenti indicare i nuclei del programma che non sono riusciti a portare avanti a causa dell’interruzione delle lezioni in presenza dovuta al coronavirus”.

Come si valuterà

Per quanto riguarda la maturità, “l’ammissione alla prova unica avverrà per tutti, nella modalità erga omnes. Si conferirà un peso maggiore al percorso scolastico”.

Sulla base delle griglie valutative predisposte da ogni singolo collegio dei docenti, agli insegnanti spetterà quindi “verificare la capacità dello studente di fare collegamenti e relazioni tra le varie conoscenze e competenze acquisite”, anche nel corso della didattica a distanza.

Una circostanza, quest’ultima, che avalla la necessità di attrezzarsi e organizzarsi, da parte dei docenti, per cercare di avere più elementi utili possibili nel corso di questo mese finale di DaD, al fine di poter formulare un giudizio il più possibile completo sugli alunni e studenti.

Ma non passeranno proprio tutti alla classe successiva

Tutti promossi, quindi? Non proprio: “le mancate ammissioni alle classi successive solo nel caso di alunni sempre assenti o in presenza di gravi provvedimenti disciplinari”.

Il ministero dell’Istruzione non esclude, infatti, “che possano verificarsi casi, seppure limitati, di allievi non ammessi al prossimo anno scolastico, soprattutto derivanti da assenze continuative ed iniziate già dal primo quadrimestre”.

Le ripetenze, riporta l’Ansa, saranno “del tutto residuali e ridotte a gravi casi disciplinari oppure per l’impossibilità di valutare a causa di assenze che interessano anche il periodo antecedente all’interruzione delle attività in presenza. Tra le diverse ipotesi non è contemplata la valutazione della richiesta di medici specialisti per gravi situazioni di disabilità degli allievi ai fini di ripetenza”.