Modalità per la riapertura dell’anno scolastico 2020/2021

Filcams e FLC CGIL: indispensabile organizzare le modalità per la riapertura dell’anno scolastico 2020/2021 

Roma, 20 maggio 2020 – È indispensabile organizzare la riapertura della scuola per i bambini e i ragazzi, per il personale della scuola, per il personale delle pulizie e mense scolastiche

“In previsione della riapertura dell’anno scolastico 2020/2021 c’è bisogno di discutere oggi delle tante problematiche ancora non affrontate” affermano in una nota congiunta Filcams e FLC CGIL.

“È fondamentale che la scuola – statale, paritaria, privata – l’università, le attività di formazione professionale, ripartano in presenza, per farlo è ineludibile individuare misure che garantiscano la sicurezza e la salute degli studenti e delle studentesse, delle lavoratrici e lavoratori e la continuità del lavoro.”

Secondo i sindacati di categoria, servono certezze rispetto alla ripresa a settembre dell’anno scolastico 2020/2021 e alla contestuale ripresa delle attività complementari come le pulizie e le mense. È necessario che anche il servizio di mensa scolastica riprenda contestualmente alla didattica, dato il ruolo riconosciuto alla mensa quale parte integrante dell’offerta formativa, presidio per garantire la salute e fonte di nutrimento per bambini e ragazzi a supporto anche di famiglie vulnerabili.
Occorre definire in maniera anticipata la riorganizzazione del comparto: vanno discussi i tempi, gli spazi, le modalità operative, con l’obiettivo di garantire un servizio ad alto valore di socialità e dare continuità occupazionale e reddituale a tutte le lavoratrici e lavoratori occupati nelle mense scolastiche. 

“Per questo” concludono Filcams e FLC CGIL “da subito il Ministero dell’Istruzione e il Ministero dell’Università e della Ricerca devono attivare incontri sindacali congiunti anche con le Organizzazioni di Categoria che rappresentano i lavoratori di questa importante attività nelle migliaia di istituti scolastici di ogni ordine e grado e nelle università, coinvolgendo ANCI e Conferenza delle Regioni, perché la ripresa dell’anno scolastico avvenga in presenza, in sicurezza, con la tutela di tutto il lavoro.”

Riserve sul decreto “Rilancio”

FAND e FISH: riserve sul decreto “Rilancio”

Abbiamo voluto attendere la pubblicazione ufficiale del decreto Rilancio, avvenuta solo ieri, augurandoci che sul testo approvato in Consiglio dei Ministri vi fossero almeno alcuni aggiustamenti e che fossero recepite alcune istanze nostre e di altre importanti organizzazioni.”

Così commentano Vincenzo Falabella e Nazaro Pagano, rispettivamente presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap e Presidente della Federazione tra le Associazioni Nazionali delle persone con Disabilità, il testo ora ufficiale del decreto “Rilancio” pubblicato ieri sera (decreto legge n. 34/2020).

Falabella e Pagano esprimono apprezzamento per lo sforzo nell’aumentare la dotazione del Fondo non autosufficienze per il 2020: 90 milioni in più, 20 dei quali da riservare ai progetti di vita indipendente: “Sicuramente è positivo che sia stato rimosso, sul filo di lana, il vincolo sulle disabilità gravissime, divisivo e improprio, mentre lascia l’amaro in bocca il mancato formale riconoscimento del ruolo dei caregiver familiari. Alcune organizzazioni avevano espresso legittime e condivisibili richieste, anche quelle non recepite. Il carico assistenziale, già greve in precedenza, è ancora più forte sulle famiglie in questa fase di emergenza che ha visto lo stop di molti servizi essenziali.”

Apprezzato pure l’aumento del Fondo per il dopo di noi: “Ci auguriamo sia decisamente diretto verso gli intenti espressi nella norma: costruire l’autonomia e il supporto alle persone quando la famiglia viene a mancare.” Anche il contributo ai centri semiresidenziali ci si augura contribuisca ad una più rapida riapertura con requisiti di sicurezza. Sul piatto degli aspetti apprezzabili anche la conferma dell’estensione dei permessi lavorativi (104) per maggio e giugno. Molto debole invece l’impatto del reddito di emergenza sui nuclei con persone con disabilità. L’auspicato aumento delle pensioni di invalidità è rinviato ad altra occasione normativa.

Permangono invece perplessità di FAND e FISH su quanto riguarda gli aspetti del lavoro, della flessibilità, della protezione in particolare dei lavoratori con disabilità o con esiti da patologie oncologiche o, ancora, con problemi di immunodeficienza.

Abbiamo chiesto in tutti i modi, in tutte le sedi, in tutte le occasioni e forme, di chiarire e rendere operativa l’indicazione dell’articolo 26 del decreto ‘Cura Italia’. Sono passati due mesi e ancora ad oggi non c’è nessuna formale indicazione operativa. Nessuna circolare che indichi ai lavoratori e ai datori di lavoro come si richiede l’astensione dal lavoro quando c’è una situazione personale ad alto rischio. Il Senato in sede di conversione del ‘Cura Italia’ ha peggiorato se possibile la disposizione originaria. E il nuovo decreto – ignorando le richiese anche di altri come FAVO, AIL, Uniamo – si limita ad estendere un vago beneficio di altri due mesi. Una lacuna molto grave e irrispettosa che si assomma al mancato recepimento di altri correttivi ad esempio sulle indennità ai lavoratori autonomi, dell’agricoltura, dello spettacolo ecc. che siano anche persone con disabilità.”

Altre preoccupazioni sul fronte del lavoro scaturiscono dall’articolo sulla sorveglianza sanitaria. È condivisibile e apprezzabile che venga avviata, sui luoghi di lavoro, una sorveglianza straordinaria, ma gli effetti sulle persone con disabilità e altri problemi sono piuttosto preoccupanti ed incerti. Delinearne l’inidoneità temporanea senza prevedere strumenti di integrazione del reddito significa rendere assai probabile che quei lavoratori (e quelli prossimi alla pensione) trascorrano mesi lontani dal posto di lavoro e senza retribuzione. “Uno scenario per noi inaccettabile e sinonimo di esclusione progressiva dal mondo del lavoro che contrasteremo in tutti i modi senza più accettare alibi o scusanti e riprendendo e rafforzando anche il confronto e le comuni strategie con altri attori dell’impegno civile e sindacale.”, concludono Vincenzo Falabella e Nazaro Pagano.

20 maggio 2020

Il Presidente Nazionale FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’HandicapIl Presidente Nazionale FAND – Federazione tra le Associazioni Nazionali delle persone con Disabilità
Vincenzo FalabellaNazaro Pagano

Studenti e Lavoratori della Scuola uniti per un esame di stato e un riavvio dell’anno scolastico in sicurezza

Studenti e Lavoratori della Scuola uniti per un esame di stato e un riavvio dell’anno scolastico in sicurezza

Studenti e FLC CGIL alla Ministra Azzolina: Allargare immediatamente agli studenti la partecipazione ai tavoli permanenti, perché solo con il contributo di tutti si può affrontare questa fase

20 Maggio 2020 – La FLC CGIL, l’Unione degli Studenti e la Rete degli Studenti medi valutano positivamente la sottoscrizione da parte dei Sindacati e del Ministero dell’Istruzione del protocollo finalizzato a garantire lo svolgimento in sicurezza degli esami di stato.

L’intesa prevede un tavolo permanente nazionale per il monitoraggio della corretta applicazione del Documento tecnico scientifico in ogni scuola, un ulteriore livello di monitoraggio regionale ed, infine, una dettagliata informativa in ogni istituzione scolastica con il supporto dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza.

La FLC CGIL, l’Unione degli Studenti e la Rete degli Studenti medi chiedono alla Ministra Azzolina che questi tavoli siano immediatamente allargati ai rappresentanti degli studenti, come soggetti protagonisti di questa fase e componenti privilegiati della comunità scolastica.

Si tratta di una modalità di lavoro partecipata, che sarà indispensabile anche al fine di riorganizzare modalità e strumenti per riavvio dell’a.s. 2020/2021.

Il momento che attraversiamo è particolarmente delicato vista la complessità di riorganizzare la presenza a scuola di studenti e personale scolastico, pertanto è necessario il contributo di tutti soggetti coinvolti.

FLC CGIL – Unione degli Studenti – Rete degli Studenti medi

Le richieste per la didattica in periodo di Covid-19

Le richieste per la didattica del Forum Genitori Scuola Lombardia in periodo di Covid-19

Il FoRAGS Lombardia intende, con questo documento condiviso da tutte le Associazioni dei Genitori facenti parte del Forum, porre in essere una riflessione dettata dall’emergenza Covid-19, che ha coinvolto e sconvolto le nostre quotidianità e ha costretto la Scuola a realizzare, in tempi strettissimi, un nuovo modello di relazione e di didattica.


Si è passati repentinamente da una didattica in presenza ad una didattica a distanza (DaD)
Questa nuova modalità di fare scuola ha richiesto un grandissimo sforzo, in primis ai docenti, alle studentesse e studenti – che si sono trovati di fronte ad una diversa e totalizzante modalità di insegnamento- mettendo a dura prova la capacità di adattamento delle famiglie. I genitori, infatti, hanno assistito ad un insolito e nuovo luogo dell’ apprendimento (da scuola – a casa) con un insolito intreccio scuola/famiglia – scuola/casa. Le dinamiche relazionali e le dinamiche di classe hanno lasciato il posto ad un apprendimento “on line” dove la “fisicità”, il contatto umano, interpersonale, passava attraverso l’uso di un pc e di strumentazioni digitali.
In questa nuova dimensione molte famiglie si sono ritrovate, in men che non si dica, nel mondo informatico-digitale; sono passate da un’estraneità a qualsiasi strumento digitale (molti genitori non avevano neanche ritirato le credenziali per il registro elettronico), a lezioni online con la necessità di apprendere e conoscere diverse modalità di collegamento per favorire la continuità didattica ai propri figli. Un pensiero lo rivolgiamo a quante famiglie hanno dovuto affrontare grosse criticità, in particolare quelle con figli che comprendono la fascia 3/14 anni e con figli che presentano altri tipi di fragilità (disabilità e bisogni educativi speciali) a quest’ultime, a questi genitori, è stato chiesto sicuramente uno sforzo notevole sotto molti punti di vista, che va riconosciuto e valorizzato nella pienezza di un distacco dalla scuola che ha penalizzato soprattutto le /i loro figlie/i.
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Che significato assume oggi il “fare scuola” tramite la didattica a distanza (DaD)?
Noi crediamo al valore aggiunto che la DaD ha sicuramente offerto e sta offrendo alla Scuola di “oggi”, e se pur molte sono le peculiarità di tale didattica, si registrano anche criticità che andranno affrontate e risolte per una ottimizzazione dei risultati attesi.
In tal senso ecco alcune suggestioni nate dalle nostre riflessioni.

  • Desideriamo ricordare che se l’obiettivo di questo tempo trascorso in emergenza è stato quello del “mantenimento dei legami”, seppur a distanza e tramite strumenti che permettono di condividere spazi non reali, ma solo virtuali, è sicuramente riuscito. Di contro, dobbiamo anche rimarcare che, la Scuola, sia essa in presenza che a distanza, debba fare di tutto per mantenere tutte le alunne e alunni /tutte le studentesse e gli studenti all’interno di un percorso di apprendimento affinché nessuno resti indietro!
  • Crediamo, altresì, nel ruolo della scuola intesa come garante nel mantenimento di legami e di relazioni interpersonali “in presenza” in quanto è proprio all’interno delle dinamiche di classe e di scuola che emergono situazioni di fragilità psicologica ed emotiva che, a seconda delle diverse fasce di età, riguardano le nostre studentesse e i nostri studenti.

Ecco l’importanza per noi del valore relazionale-educativo- formativo e sociale della Scuola.

  • Ultima considerazione, non certo per importanza, è quanto la DaD ha evidenziato: le forti differenze di possibilità “infrastrutturali” tra le fasce di popolazione esistono – non sempre come si è portati a pensare- tra nord e sud, ma tra diverse e disomogenee realtà sociali e culturali all’interno della stessa regione, città o paese.
    Il FORAGS si auspica che tra le misure di accompagnamento della DaD – indipendentemente dall’apertura della frequenza scolastica in presenza – che il Ministero attivi una piattaforma ministeriale uguale per tutte le scuole d’Italia. Questo al fine di rendere univoche le modalità di accesso e di utilizzo del mezzo informatico, avere contezza delle zone nevralgiche circa l’impossibilità di collegamento oltre che per mettere in sicurezza i dati sensibili in essa contenuti.

In prossimità della fine dell’anno scolastico e all’inizio della Fase 2 preoccupa, inoltre, l’impatto che il ritorno al lavoro avrà sulla DaD, soprattutto nelle famiglie con figli più piccoli.
E’ necessario considerare un intervento concreto del Welfare per sostenere i genitori che hanno dovuto o dovranno rinunciare, temporaneamente – si spera – al lavoro, per seguire i figli e le figlie, come pure per quei genitori che tornano al lavoro e devono decidere come conciliare famiglia e lavoro.
Se pur apparentemente questa problematica sembra non toccare le famiglie degli studenti/esse delle Scuole Secondarie di II grado, in quanto per l’età questi godono di maggior autonomia, ugualmente si segnala una forte preoccupazione di molti genitori che lamentano disagi, fragilità e problemi dei loro figli/e legati a depressione e disturbi psicologici causati in gran parte da una prolungata negazione della socialità di prossimità così importante anche nell’età della adolescenza.
A tal proposito di fronte alle misure prese per poter garantire agli studenti della Scuola Secondaria di II grado di chiudere il ciclo scolastico apprezziamo che l’esame di maturità sia stato previsto “in presenza” con la messa in sicurezza degli spazi secondo gli specifici protocolli .
Condividiamo che gli esami di maturità siano un passaggio fondamentale nella vita di un/a giovane che è entrato/a nel ciclo scolastico bimbo/a e ne esce adulto/a. Auspichiamo, altresì, che (senza voler entrare in merito alla questione) la DaD con questo cambio di paradigma del “far scuola” induca ad un ottimizzazione del concetto di valutazione che introduca e affini quello che già all’interno di una valutazione formativa c’è: valorizzazione delle competenze nelle diverse sfaccettature.

Come FoRAGS Lombardia, inoltre, in quanto organismo di rappresentanza vorremmo sottolineare l’importanza che, soprattutto in questa emergenza, ha avuto la figura del rappresentante di classe, che in stretto contatto con i/le docenti, ha contribuito al collegamento Scuola- famiglia, con l’obiettivo di non lasciare indietro nessuno, né per condizione scolastica né per ceto sociale.
In questa situazione, inoltre, è emersa l’importanza degli organismi di rappresentanza quali il Consiglio di Classe e il Consiglio d’Istituto, che hanno avuto modo di esprimere tutte le loro potenzialità anche nelle nuove forme sperimentate di “incontri/riunioni” a distanza, tanto da poter essere recepite nei Regolamenti di Istituto e nei Piani Triennali dell’Offerta Formativa. Si è sicuramente assistito in questo periodo ad una caduta della barriera genitori-docenti, e ad una diminuzione della litigiosità tra questi, mentre sono aumentate all’interno di molte famiglie situazioni di spiccata conflittualità e/o grave disagio familiare, nonché di violenza, che hanno creato molte difficoltà dei bambini nella partecipazione attiva alle lezioni a distanza.
Aggiungiamo a queste situazioni la presenza di lutti familiari o amicali causati dal Covid-19 che hanno segnato moltissime famiglie, moltissimi studenti e studentesse.
Ci auspichiamo, quindi, per il futuro, la possibilità di stabilire nuovi patti educativi, per una collaborazione proficua e propositiva tra docenti e genitori fondata sull’ascolto e sulla fiducia reciproca.
Non possiamo non raccogliere, inoltre, la lamentazione a noi pervenuta da molti Presidenti di Istituto e rappresentanti di classe in merito ai rimborsi delle quote già versate per i viaggi di istruzione, per i

progetti CPTO Alternanza scuola/lavoro, annullati per l’emergenza sanitaria ma di cui non si sa nulla circa le modalità di rimborso alle famiglie. Ci auspichiamo che al dettaglio tutte queste richieste trovino una risposta univoca e chiara da parte del Ministero, affinché i dirigenti scolastici- all’interno delle proprie autonomie -si possano adoperare per sanare questa incresciosa situazione che incide in un momento così delicato sull’economia delle famiglie.
Alla luce di queste situazioni emergenziali si evince l’importanza di un coinvolgimento di tutti i soggetti della società civile.
Una volta rafforzato il Patto di Corresponsabilità genitori e scuola, sono certamente auspicabili, specie alla luce del momento presente, possibili partenariati ed alleanze anche con tutte le altre realtà ed agenzie educative del territorio, a partire dai centri sportivi, ludoteche, luoghi di culto aggregativi e tutti altri attori impegnati direttamente in azioni di offerta di servizi mirati ai nostri ragazzi.
Questo potrebbe rappresentare il momento in cui gli adulti educatori (insegnanti, genitori, cittadini e cittadine, amministratori e amministratrici, ragazzi e ragazze delle scuole superiori) si riconoscano nel conseguimento dello stesso obiettivo.
Auspichiamo che il nuovo anno scolastico possa ripartire avendo già risolto adeguatamente il problema delle strutture scolastiche in funzione anche delle nuove condizioni di sicurezza dettate dall’emergenza Covid-19.
Reputiamo quindi necessaria, da subito, una mappatura degli Enti Locali che dia la misura concreta degli spazi che si possono recuperare, ponendo in essere le procedure per le eventuali modifiche degli stessi, anche le strutture del territorio, gli spazi pubblici, le strutture sportive possono e devono permettere le attività di socializzazione.
E’ urgente che già durante l’estate siano ri-organizzati- per bambini e bambine che da molti mesi sono isolati- quegli “spazi vitali esterni”, indispensabili per il loro benessere psico-fisico e per svolgere in sicurezza quelle attività esperienziali fondamentali per la crescita e per il recupero della quotidianità.
In questi stessi contesti, oltre che nei parchi pubblici, si propone che, a partire dalla fascia 3/14 anni, vengano messe in essere le condizioni affinché i Comuni e i soggetti del privato sociale possano organizzare attività educative durante l’estate, con una diversa concezione sperimentale dei centri estivi, in supporto anche dei genitori che riprenderanno a lavorare, pensando anche all’attivazione dei servizi a partire da Settembre.

Desideriamo sollecitare gli Enti Locali e le Agenzie educative del territorio a recuperare le risorse stanziate e non utilizzate alle lezioni in presenza, e reinvestirle coinvolgendo gli educatori e le educatrici professionali col fine di recuperare le modalità di relazione, di didattica e di accompagnamento che si sono interrotte e perse in questi mesi di isolamento.
Se pur questa situazione ci ha “costretto” a conoscere la didattica a distanza dobbiamo riconoscerne le peculiarità e le potenzialità dettate da nuove competenze digitali e nuove modalità di relazione tra persone che altrimenti non sarebbe stato possibile attivare. Non dimentichiamo quanti bambini e bambine che già per motivi di salute non potevano frequentare la scuola, oggi grazie alla messa in campo della DaD sono stati messi, invece, nelle condizioni di poter essere in classe (virtuale) e in relazione con tutti i compagni e i docenti.

Fatte le dovute considerazioni sulla DaD, noi tutti ci auspichiamo che la scuola riprenda in presenza.
Non volendo fare proclami o slogan ci sentiamo di dire che tutti/e i nostri studenti/esse devono poter tornare a scuola senza discriminazioni e svolgere le attività didattiche nelle aule scolastiche.
Siamo altresì consapevoli delle molte difficoltà gestionali e organizzative che si manifestano, questa emergenza sanitaria ci costringe ad affrontare la gestione di ambiti della scuola spesso già perni di criticità, per questo si dovrà arrivare a settembre con un piano ben studiato e pronto per essere messo in essere, al fine di garantire il buon funzionamento delle scuole.

Alla luce di ciò vorremmo evidenziare che: – Per gli studenti e le studentesse delle Scuole secondarie di II grado si porrà il problema del trasporto pubblico. Il distanziamento fisico ci costringerà a modifiche delle capienze dei mezzi con evidente carenza degli stessi. Sarà indispensabile il potenziamento delle corse ma non sono da escludere altre forme di collaborazione territoriale. Solo in questo caso e in forma transitoria, potremmo concordare con una didattica mista.

  • Per i nostri alunni e alunne della Scuola dell’Infanzia e primaria e Secondaria di primo grado dovranno essere garantiti spazi adeguati per lo svolgimento in sicurezza di tutte le attività d’aula, laboratoriali, esperenziali.

E’ indispensabile, quindi, che le parti sociali si incontrino per produrre una mappatura del territorio e, attraverso una verifica strutturale e funzionale degli edifici scolastici e degli spazi ad essi annessi, garantiscano la messa in sicurezza strutturale e sanitaria degli istituti scolastici concordando così modalità e azioni concrete per garantire la riapertura sicura delle scuole.

Approfittiamo di questo momento per cogliere la sfida della rinascita di una scuola che veda al centro il benessere e la crescita dei ragazzi e delle ragazze, senza discriminazioni, nessuno escluso, sia che frequentino la scuole pubbliche statali e paritarie.
La sfida della scuola oggi è quella di far tesoro di un esperienza dolorosa- che ha colpito tutta la nazione, tutte le famiglie, tutti i settori della nostra economia- e che deve essere trasformata in risorsa – capacità d’azione – speranza – ripresa.
Dobbiamo impegnarci più di prima a ridare speranza ai nostri figli, ai nostri studenti ponendoci in stretta collaborazione e dialogo, superando conflittualità spesso balzate sulla cronaca tra genitori e docenti, tra scuola e famiglia. L’esperienza che tutti abbiamo vissuto e subìto ci deve far riflettere sui veri valori della vita, sul nuovo assetto dei valori educativi che famiglia e scuola sono chiamati a condividere, non osteggiandosi ma collaborando in unità d’intenti.

Alla luce di questo spirito collaborativo e propositivo entrando nel merito alla Fase 2 per il comparto Scuola ci auspichiamo che quanto prima, nella Task Force governativa, siano previste e integrate presenze significative in rappresentanza dell’Associazionismo dei genitori della scuola ad oggi escluse che, se previste, avrebbero certamente potuto, vista la competenza e l’esperienza nello specifico ambito, portare un contributo importante su argomenti così rilevanti sui temi della rappresentanza e sul diritto allo studio.
Concludiamo, ringraziando per l’attenzione, con una citazione di Gianni Rodari, di cui ricorre il 100esimo anno dalla nascita:

“Il punto cruciale è quello dell’incontro di base fra genitori e insegnanti, forma concreta dell’incontro fra scuola e società. Se questo incontro fallisce, la struttura non vive”. (G.Rodari “Scuola di fantasia” – 1992)

FoRAGS Lombardia
AGE, AGEDO, AGESC, CARE, CGD, FAES, MOIGE
Si ringrazia la Dott.sa Giusi Scordo referente del FoRAGS -USR Lombardia per la collaborazione e il contributo offerto.

Abitudini e scuola ai tempi del Covid-19

EMERGENZA CORONAVIRUS, INDAGINE TELEFONO AZZURRO E DOXA:

PER I GENITORI CON ALMENO 2 FIGLII L’IMPEGNO NELLE ATTIVITA’ SCOLASTICHE ÈAUMENTATO NEL 70% DEI CASI 

E OLTRE IL 30% DEI GENITORI HA RISCONTRATO NEI FIGLI LA PAURA DI NON RIVEDERE I PROPRI AMICI E UN UTILIZZO ECCESSIVO DEI SOCIAL E DEI GIOCHI ONLINE

Secondo l’indagine “Abitudini e scuola ai tempi del Covid-19”, elaborata daTelefono Azzurro e Doxa, le reazioni più riscontrate nei figli, rispetto all’attuale situazione di emergenza, sono individuabili nell’uso eccessivo del social network, nell’isolamento dal mondo esterno e in importanti variazioni nel ritmo del sonno. Anche la didattica a distanza ha rivoluzionato gli spazi e ridefinito le modalità dell’insegnamento con un coinvolgimento rilevante dei genitori nelle attività scolastiche.

Abbiamo ascoltato i bambini e gli adolescenti – sottolinea Ernesto Caffo, Presidente di Telefono Azzurro – e sulla base di questi dati abbiamo pensato di trovare delle risposte per il mondo della scuola, per i disagi di bambini e adolescenti, per la società civile al fine di creare un confronto permanente con incontri e riflessioni aperti per dare risposte concrete. Per questo in partnership con Vita, abbiamo deciso di inaugurare uno spazio di riflessione e confronto che abbia al centro il futuro delle ragazze e dei ragazzi di questo Paese. Abbiamo il compito di interrogarci su come bambini e adolescenti abbiano vissuto e stiano vivendo l’emergenza Coronavirus e quali siano stati gli effetti della quarantena sulle dinamiche familiari“.

Le problematiche riscontrate cambiano in base all’età e al numero dei figli: per il 35% dei genitori che hanno più di un figlio e in particolare quelli di bambini fra i 3 e i 5 anni e di ragazzi fra 14 e 18 anni, la preoccupazione maggiore dei figli è di non poter più vedere gli amici.

Il 36% dei genitori con figli fra i 6 e i 10 anni riscontrano un eccessivo uso dei social networke nei giochi online, soprattutto se si ha più di un figlio, e la percentuale sale al 40% per la fascia che va dagli 11 ai 13 anni.

Il 25% dei genitori con figli fra gli 11 e i 13 anni riscontra nei figli il problema dell’isolamento, percentuale che sale al 35% nei genitori che hanno più di un figliomentre il 36% dei bambini fra i 3 e i 5 anni hanno importanti variazioni del ritmo del sonno.

Anche la didattica a scuola sta vivendo un frangente inedito e inaspettato che ha cambiato di colpo spazi e modi dell’insegnamento.Il 71% dei genitori dichiara che i figli seguono le lezioni scolastiche online, uno su 2 tutti i giorni; mentre nel caso di figli più grandi, dagli 11 anni in su, la percentuale si alza arrivando al 91% per i ragazzi fra gli 11 e i 13 anni. 

La ridefinizione dei modi di insegnamento ha modificato il coinvolgimento dei genitori nelle attività scolastiche dei figli: l’impegnoè aumentato per il 68% dei genitori, soprattutto per chi ha figli fra i 6 e i 10 anni (78%) e nella fascia di età dagli 11 ai 13 anni (74%). Dalla ricerca emerge inoltre come il 64%dei genitori abbia dovuto seguire i bambini nei compiti più di prima, mentre il 54% abbia dovuto aiutare nel collegamento per le lezioni online. Il 56%è intervenuto anche nella parte di didattica o si è confrontato maggiormente con gli insegnanti (46%) e con gli altri genitori (25%).I genitori che hanno più di un figlio hanno riscontrato con più frequenza difficoltà nella gestione della didattica online.

L’80% dei genitori si ritiene comunque soddisfattodegli insegnanti nel rapporto con gli studenti; il 74% soddisfatto della gestione delle lezioni da parte dei docenti e il 61% è soddisfatto degli strumenti che la scuola ha messo a disposizione. Ad essere soddisfatti della didattica sono soprattutto i genitori degli adolescenti.

Il 70% dei genitori è favorevole a riaprire le scuole a settembre, ove possibile, per garantire il rientro dei figli in sicurezza, dal 23%dei genitori sono stati riscontrati momenti di difficoltà nel nucleo familiare durante la quarantena, per il 18% è stato difficile trovare spazi adeguati all’interno della casa,il17%riferisce che è stato complesso coordinarsi con gli strumenti tecnologici presenti in casa e per il20%èfaticosocoordinarsi tra lavoro e scuola,inoltre dal 37% abbiamo un riscontro positivo per la possibilità di condividere del tempo insieme alla famiglia.

La preoccupazione di un possibile contagio, dovuto alla riapertura, risulta ancora molto elevata e cresce con l’aumentare dell’età: per il 51% la preoccupazione è molto/abbastanza alta per i bambini fino ai 5 anni; per gli adolescenti dai 14 ai 18 la percentuale sale al 64% e per gli adulti con oltre 50 anni arriva all’83%.

S. Naspini, I Cariolanti

Naspini sulla via del male…

di Antonio Stanca

A quarantaquattro anni Sacha Naspini ha scritto un buon numero di racconti e romanzi che hanno avuto traduzioni in molti paesi stranieri. Scrive pure per il cinema e collabora con le attività di alcune case editrici.

  E’ nato a Grosseto nel 1976 e a quando aveva trent’anni risalgono le sue prime prove narrative. Saranno caratterizzate, come le altre che verranno di seguito, da atmosfere cupe, situazioni violente, personaggi esasperati, parole crude, immagini raccapriccianti, da tutto quanto contribuisce a rendere drammatica, tragica una situazione, una vicenda, una storia. Stando a dichiarazioni dell’autore egli scriverebbe del male del mondo per mettere in evidenza quanto bisogno c’è di bene, direbbe dell’odio per far capire che serve l’amore.

La sua maniera ritorna nel romanzo I Cariolanti del 2009, che quest’anno è stato ristampato dalla E/O di Roma. L’opera finisce come inizia: si parte da quando Bastiano era un bambino che, durante la seconda guerra mondiale, viveva nascosto con i genitori in una buca scavata nel terreno tra i boschi della Marchigiana poiché il padre non aveva voluto partire per il fronte, e si giunge a quando Bastiano è diventato un uomo di cinquantacinque anni che, dopo tante, infinite peripezie,è tornato in quel posto, in quella buca a vivere come allora, tra ristrettezze e stenti di ogni genere, con i mezzi, i modi di allora, da primitivo.

  Della vita di Bastiano scrive, quindi, Naspini, nel romanzo, della serie di disavventure, di disgrazie che lo perseguiteranno ma anche di sue azioni cattive, malvagie. Queste sarebbero da attribuire ai suoi impulsi, propri di chi è nato e cresciuto a contatto con la natura,con gli animali, ad essi è finito per assomigliare, come essi è finito col fare. Spietato, feroce, crudele apparirà Bastiano in alcune sue azioni, in alcuni suoi comportamenti. E di questo Naspini comincerà a direquando farà uscire quella famiglia da quella buca,quando la mostrerà rientrata nella vicina loro vecchia casa, quando farà vedere come Bastiano, che adesso è un adolescente, si comporta con gli altri, con il mondo che si trova intorno. Qualunque esperienza abbia, quella dell’amore per la piccola Sara, del carcere per colpa del padre, della guerra partigiana che ha preferito al carcere, del lavoro nei campi dei tedeschi, del fuoriuscito, dello sbandato, di una sorella, sua gemella, ritrovata vedova e ricca della quale non aveva mai saputo e che i genitori avevano “venduto” a ricchi signori del posto a causa della loro miseria, dell’amore per la bella Rosa, che in casa della sorella lavora, ognuna di queste esperienzeandrà male e a volte sarà Bastiano a volerlo, sarà lui l’artefice del male, il colpevole.

  Sembrerebbe una maledizione, una sventura, ma nel libro si dice spesso che “lui è nato di traverso” e vive di traverso, sempre, cioè, dalla parte sbagliata, sempre privo di una regola, di una misura, di un ordine. Il male fa parte delle sue cose, rientra tra i suoi pensieri, le sue azioni senza che lo faccia soffrire, che gli procuri pentimento. Era nato, si era formato nel male e così sispiega quel che pensa, quel che fa. Si sente quasi chiamato a continuare una condizione che gli è propria.

Non è la prima volta che Naspini scrive di situazioni, di personaggi così inclini alla violenza, al terrore e non è la prima volta che dichiara di farlo per dimostrare quanto più del male sia preferibile il bene. Non si è ancoraaccorto che la via del bene non passa necessariamentedal male! Che può essere un’altra!

Le Province chiedono indicazioni concrete anti Covid-10 per la riapertura delle scuole a settembre

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

«Abbiamo bisogno di potere disporre subito delle indicazioni dei tecnici per adeguare le 7.400 scuole superiori alle norme di sicurezza anti Covid-19 che saranno necessarie all’avvio a settembre del nuovo anno scolastico. Ci aspettiamo che nella riunione che avremo venerdì con il Comitato Tecnico del ministero dell’Istruzione si chiariscano le azioni da mettere in campo e si definisca una programmazione rapida degli interventi, con risorse ad hoc e procedure semplificate, per permettere alle Province di avviare da subito i lavori necessari. Certo è che non possiamo aspettare oltre, o rischiamo di non essere pronti per settembre». Lo ha chiesto la vicepresidente di Upi Silvia Chiassai Martini, intervenendo alla riunione dell’Osservatorio per l’edilizia scolastica convocata ieri in videoconferenza dalla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina e dalla viceministra Anna Ascani.

«Il lavoro di collaborazione e coordinamento con il ministero – ha sottolineato Chiassai Martini – procede in maniera molto positiva, ma ora abbiamo bisogno di accelerare i tempi sia di attribuzione delle risorse, sia delle procedure per spenderle. Non vorremmo ritrovarci ad avere a settembre le risorse per la riapertura delle scuole, non potendo a quel punto rispondere alle giustissime aspettative degli studenti, delle famiglie e del mondo della scuola».

Coronavirus: per i genitori con almeno due figli l’impegno nelle attività scolastiche è aumentato nel 70% dei casi

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Secondo l’indagine “Abitudini e scuola ai tempi del Covid-19”, elaborata da Telefono Azzurro e Doxa, le reazioni più riscontrate nei figli, rispetto all’attuale situazione di emergenza, sono individuabili nell’uso eccessivo del social network, nell’isolamento dal mondo esterno e in importanti variazioni nel ritmo del sonno. Anche la didattica a distanza ha rivoluzionato gli spazi e ridefinito le modalità dell’insegnamento con un coinvolgimento rilevante dei genitori nelle attività scolastiche.

«Abbiamo ascoltato i bambini e gli adolescenti – sottolinea Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro – e sulla base di questi dati abbiamo pensato di trovare delle risposte per il mondo della scuola, per i disagi di bambini e adolescenti, per la società civile al fine di creare un confronto permanente con incontri e riflessioni aperti per dare risposte concrete. Per questo in partnership con Vita, abbiamo deciso di inaugurare uno spazio di riflessione e confronto che abbia al centro il futuro delle ragazze e dei ragazzi di questo Paese. Abbiamo il compito di interrogarci su come bambini e adolescenti abbiano vissuto e stiano vivendo l’emergenza Coronavirus e quali siano stati gli effetti della quarantena sulle dinamiche familiari».

Le problematiche riscontrate cambiano in base all’età e al numero dei figli: per il 35% dei genitori che hanno più di un figlio e in particolare quelli di bambini fra i 3 e i 5 anni e di ragazzi fra 14 e 18 anni, la preoccupazione maggiore dei figli è di non poter più vedere gli amici.

Il 36% dei genitori con figli fra i 6 e i 10 anni riscontrano un eccessivo uso dei social networke nei giochi online, soprattutto se si ha più di un figlio, e la percentuale sale al 40% per la fascia che va dagli 11 ai 13 anni.

Il 25% dei genitori con figli fra gli 11 e i 13 anni riscontra nei figli il problema dell’isolamento, percentuale che sale al 35% nei genitori che hanno più di un figliomentre il 36% dei bambini fra i 3 e i 5 anni hanno importanti variazioni del ritmo del sonno.

Anche la didattica a scuola sta vivendo un frangente inedito e inaspettato che ha cambiato di colpo spazi e modi dell’insegnamento.Il 71% dei genitori dichiara che i figli seguono le lezioni scolastiche online, uno su 2 tutti i giorni; mentre nel caso di figli più grandi, dagli 11 anni in su, la percentuale si alza arrivando al 91% per i ragazzi fra gli 11 e i 13 anni.

La ridefinizione dei modi di insegnamento ha modificato il coinvolgimento dei genitori nelle attività scolastiche dei figli: l’impegnoè aumentato per il 68% dei genitori, soprattutto per chi ha figli fra i 6 e i 10 anni (78%) e nella fascia di età dagli 11 ai 13 anni (74%). Dalla ricerca emerge inoltre come il 64% dei genitori abbia dovuto seguire i bambini nei compiti più di prima, mentre il 54% abbia dovuto aiutare nel collegamento per le lezioni online. Il 56% è intervenuto anche nella parte di didattica o si è confrontato maggiormente con gli insegnanti (46%) e con gli altri genitori (25%).I genitori che hanno più di un figlio hanno riscontrato con più frequenza difficoltà nella gestione della didattica online.

L’80% dei genitori si ritiene comunque soddisfatto degli insegnanti nel rapporto con gli studenti; il 74% soddisfatto della gestione delle lezioni da parte dei docenti e il 61% è soddisfatto degli strumenti che la scuola ha messo a disposizione. Ad essere soddisfatti della didattica sono soprattutto i genitori degli adolescenti.

Il 70% dei genitori è favorevole a riaprire le scuole a settembre, ove possibile, per garantire il rientro dei figli in sicurezza, dal 23% dei genitori sono stati riscontrati momenti di difficoltà nel nucleo familiare durante la quarantena, per il 18% è stato difficile trovare spazi adeguati all’interno della casa,il 17% riferisce che è stato complesso coordinarsi con gli strumenti tecnologici presenti in casa e per il 20% è faticoso coordinarsi tra lavoro e scuola,inoltre dal 37% abbiamo un riscontro positivo per la possibilità di condividere del tempo insieme alla famiglia.

La preoccupazione di un possibile contagio, dovuto alla riapertura, risulta ancora molto elevata e cresce con l’aumentare dell’età: per il 51% la preoccupazione è molto/abbastanza alta per i bambini fino ai 5 anni; per gli adolescenti dai 14 ai 18 la percentuale sale al 64% e per gli adulti con oltre 50 anni arriva all’83%.

Ristorazione scolastica, -94% nel solo mese di marzo. Ecco come sarà la ripartenza

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

L’emergenza sanitaria da Covid-19 e il blocco delle attività hanno avuto conseguenze rilevanti sul settore della ristorazione collettiva. Oltre 1.000 aziende in Italia – che assicurano annualmente oltre 1 miliardo e mezzo di pasti, sicuri e controllati a bambini, studenti, lavoratori, malati e ospiti delle case di cura, per un mercato del valore di 6 miliardi di euro – stanno fronteggiando una profonda crisi economica:
– marzo-aprile 2019: -66,6 % di volumi e -66,8 di ricavi nel settore della ristorazione collettiva, per il solo mese di marzo il calo di volumi e ricavi è stato pari al -94% per la sola ristorazione scolastica, -68,6% nell’aziendale e -24,3 nella socio-sanitaria;
– su un totale di 96.000 addetti della ristorazione collettiva, di cui 82% donne, 61.000 si trovano in Cig e Fis.
– Rischio di perdita totale dell’occupazione per 39.000 addetti, prevalentemente a tempo indeterminato, nella ristorazione scolastica in caso di non ripresa delle attività scolastiche a settembre 2020.
– marzo-aprile 2019: distribuiti 73 milioni di pasti in meno nel settore scolastico;
– stimato un danno economico pari a -40% per le aziende di ristorazione collettiva sul 2020, con ricadute rilevanti anche sulla catena degli approvvigionamenti.
(Fonte Dati: Oricon – aprile 2020)

La scuola è un ambito che richiede un ripensamento complessivo delle sue modalità di fruizione. Oricon, l’Osservatorio che si propone come partner delle istituzioni e della committenza nello studio, valutazione e individuazione di soluzioni e modelli che soddisfino e concorrano al benessere sociale attraverso la diffusione dell’educazione alimentare e l’adozione di corrette pratiche nutrizionali, vuole essere parte attiva di questo processo di ricostruzione dei servizi educativi. Il pranzo a scuola ne è una parte integrante in quanto:
– assicura un pasto equilibrato e controllato soprattutto ai minori appartenenti alle fasce più deboli e più esposte a situazioni di povertà, in incremento in questa fase di emergenza
– garantisce un servizio, integrandosi in un’offerta formativa che tiene conto delle esigenze di vita della popolazione che necessiterà di ristabilire un equilibrio nei tempi famiglia/lavoro, anche per chi si trova in modalità di lavoro agile.

Oricon, forte di soluzioni adottate anche nel corso dell’emergenza, dove si è continuato ad espletare il servizio presso gli ospedali e le filiere essenziali, ha elaborato un ventaglio di soluzioni tecniche adattabili alle diverse situazioni delle scuole in tutta la Penisola, al fine di garantire la sicurezza di alunni, insegnanti e personale per assicurare la ripresa del servizio mensa non appena sarà possibile il ritorno in classe.

Oricon ha sviluppato un modello che interessa due aspetti: consentire agli studenti di consumare il pasto in sicurezza e contemporaneamente adottare nelle cucine ulteriori misure di garanzia per la produzione dei pasti, rispetto a quelle già attive nelle procedure del servizio di ristorazione scolastica. Vediamo le proposte Oricon per la sicurezza degli alunni in mensa.

La distanza di sicurezza
– Il servizio-mensa non coinciderà necessariamente con il luogo-mensa:
– ove possibile si potrà prevedere l’erogazione dei pasti direttamente nelle classi attraverso dei lunch box realizzati ad hoc;
– laddove il pranzo non sarà consumato all’interno delle classi, saranno adibiti più luoghi della struttura scolastica alla ristorazione per garantire effettivamente spazi più ampi e quindi un maggiore distanziamento tra gli alunni: palestre, locali non utilizzati, tensostrutture allestite negli spazi aperti di pertinenza dell’istituto scolastico potranno essere adibiti a mensa per permettere agli alunni di consumare il proprio pasto in luoghi meno affollati.
– Nei refettori che saranno tenuti in funzione potranno essere impiegati pannelli in plexiglas e separatori per garantire la distanza e, ove possibile, sarà preferibile l’uso di tavoli singoli.
– Alcune modalità di consumo, come il self-service, potranno essere riviste per garantire meglio il distanziamento.

I turni
Per ridurre l’assembramento sarà necessario definire più flussi di accesso ai locali mensa in orari diversi.
– Se possibile, sarà poi necessario definire percorsi differenziati per accedere ai locali mensa al fine di evitare l’aggregazione anche nelle fasi di ingresso e di uscita.
– Si procederà all’adeguamento del servizio mensa alla nuova organizzazione della didattica delle scuole: per esempio classi con la stessa lezione in turni mattutini (pranzo take) e pomeridiani (pranzo nei locali individuati).

I menu
Non solo il servizio ma anche i menù andranno riprogettati per garantire maggiore sicurezza e velocità nel consumo prevedendo, per esempio, piatti unici, cestini freddi termosigillati.
– Sarà necessario adottare condimenti monoporzione per evitare il passaggio di mano.
– Laddove non sono già disponibili sistemi di sterilizzazione delle posate e non sono adottabili sarà necessario fare ricorso alle posate monouso.

Pulizia e assistenza
Sarà garantita l’applicazione di rigidi protocolli di pulizia e disinfezione dei refettori. Attraverso l’adozione di tutti gli strumenti di sicurezza necessari, dovrà essere garantita la possibilità di offrire adeguata assistenza da parte del personale sia per limitare il rischio di non rispetto della distanza sociale sia per aiutare gli alunni più piccoli e non autosufficienti a consumare il proprio pasto. Vediamo le proposte Oricon per la sicurezza del personale che lavora in mensa.

  • Potrà essere identificato un “Covid manager” nominato tra il personale delle cucine/sala, che assicuri le best practice.
  • Nelle cucine di preparazione e a parità di area disponibile potranno essere ridotte alcune fasi di lavorazione che impegnano maggiori spazi e un numero maggiore di personale dedicato, al fine di soddisfare il requisito del distanziamento. La preparazione ed erogazione di pasti su turni e per un orario esteso, inoltre, renderà possibile la turnazione anche del personale.
  • Per il tramite delle associazioni di categoria più rappresentative il settore sta definendo con i sindacati un protocollo in grado di assicurare i più elevati standard di sicurezza, in linea con le indicazioni al momento disponibili a livello nazionale.
  • Alla luce del protocollo e degli standard di sicurezza definiti saranno predisposti gli strumenti di comunicazione più adeguati per personale, clienti, commissioni mensa e alunni.

Scuola, didattica a distanza: “Le lezioni sono uno strazio, la dispersione arriva all’8%”

da la Repubblica

Elena Dusi

Tempi duri, se il coronavirus imporrà anche a settembre la scuola a distanza. Un’inchiesta dell’università di Bordeaux su 31 mila famiglie francesi boccia l’insegnamento via computer. “Funestato dai problemi di connessione, che rendono le lezioni uno strazio. Dall’alta dispersione scolastica, che arriva all’8%. E dalle disparità fra le famiglie di classe sociale umile e quelle colte e agiate. Le lezioni via computer amplificano quelle disparità che la scuola avrebbe il compito di appianare”. Filippo Pirone, professore di sociologia dell’educazione all’università di Bordeaux, originario di Bergamo ma adottato dalla Francia fin dai tempi dell’Erasmus, è il coordinatore della ricerca insieme al collega Romain Delès.

Di cosa si occupa la vostra inchiesta?
“Abbiamo chiesto ai genitori dalle materne al liceo, di scuole sia pubbliche che private, di raccontarci come trovano l’insegnamento via computer. Ai nostri questionari hanno risposto 31 mila famiglie. Un campione notevole. In 120 domande abbiamo indagato prima sulla condizione sociale e sulle abitudini culturali, poi abbiamo chiesto di giudicare l’insegnamento via computer”.

 

Cosa avete trovato?
“Che le famiglie popolari dedicano più tempo alle lezioni online. I genitori seguono i figli nei compiti. Gli stanno addosso perché completino i loro esercizi. Ma è un’attenzione molto formale. Nelle famiglie più agiate, dove ci si rende conto dei limiti di questo insegnamento, c’è un maggior acquisto di risorse aggiuntive. In Francia da molto tempo si registra un boom del tutoraggio online. Si tratta di corsi di sostegno in cui insegnanti privati seguono i ragazzi a tu per tu”.

L’argomento scuola la interessa anche direttamente?
“Ho due figli, all’asilo e in quarta elementare. Devo dire che è dura seguirli perfino per me che sono un professore di scienze dell’educazione. Gli insegnanti che hanno risposto al questionario se la cavano meglio della media, nel seguire i propri figli. Ma anche loro mostrano delle difficoltà”.

Quali sono i problemi?
“La connessione internet e la disponibilità di computer. L’11,4% delle famiglie popolari ha problemi di rete, contro il 7,9% di quelle agiate. Il 24% delle prime non ha apparecchi elettronici adeguati, contro il 17% delle seconde. Il 45% delle classi superiori ha le competenze tecniche per gestire i collegamenti, contro il 31% di quelle inferiori. Nel complesso l’esperienza delle lezioni online viene giudicata sgradevole. Le scuole sono state poco d’aiuto, sia per gli alunni che per gli stessi insegnanti. In molti si sono dovuti organizzare da soli per reperire le risorse informatiche”.

Anche lo stress del confinamento non avrà aiutato l’apprendimento.
“Anche qui ci sono disparità. Durante il confinamento i ragazzi delle classi più basse dichiarano di annoiarsi in percentuali più alte. Mentre prima della pandemia la qualità dei rapporti fra genitori e figli era equivalente, fra i vari ceti, con il confinamento la situazione è cambiata. Il 32% delle famiglie popolari ammette di incontrare difficoltà nelle relazioni con i figli, mentre per le famiglie agiate la percentuale è del 24%. C’è sicuramente un problema di condivisione degli spazi e degli apparecchi elettronici, la preoccupazione per il denaro, e un senso di frustrazione per non poter aiutare i figli come si vorrebbe.

Per poter trasmettere conoscenze in modo efficace, poi, genitori e bambini devono riuscire ad astrarsi dal loro rapporto d’affetto, cercando di riprodurre quella sorta di contratto sociale che si instaura in classe fra maestri e allievi. Non è un compito banale. Questa situazione ci rivela quanto sia difficile e delicato il lavoro degli insegnanti. Anche loro si stanno rivelando eroi moderni, in questa pandemia”.

Ma il fatto che i genitori più poveri dedichino più tempo ai loro ragazzi non è un segnale positivo?
“Bisogna considerare che si tratta delle famiglie più colpite, dal punto di vista economico. Spesso non svolgono mestieri che possono essere fatti a casa, così molte di esse si sono ritrovate in cassa integrazione, anche solo parziale. Ogni giorno, alle lezioni i genitori di estrazione modesta dedicano 3 ore e 17 minuti al giorno, dieci minuti in più rispetto a quelli di estrazione superiore. Non si può dire quindi che abbandonino i figli, né che il loro capitale di fiducia nei confronti della scuola si sia eroso. Per le classi popolari, l’insegnamento pubblico resta, nonostante i punti deboli, l’unica opportunità di acculturazione dei figli. Ma abbiamo l’impressione che il loro sia un accompagnamento solo formale nell’esecuzione dei compiti, e che i ragazzi soffrano di un deficit di autonomia nello studio. Per esempio, le differenze fra le classi sociali sono molto nette per domande come “sto seduto accanto a mio figlio mentre studia”, “controllo che faccia i compiti” e “gli faccio ripetere la lezione”. Le famiglie più agiate sono invece in vantaggio su punti come “propongo a mio figlio esercizi complessi” o “gli assegno esercizi indiretti”. Dovremmo approfondire con dei colloqui telefonici questo aspetto. Stiamo cercando fondi per proseguire la nostra ricerca, che purtroppo si sta rivelando molto d’attualità. Vogliamo anche estenderla ad altri 11 paesi del mondo, Italia inclusa”.

Maturità, pronto il decalogo

da ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

\Esami in presenza. Se ve ne saranno le condizioni. Il protocollo d’intesa che, salvo novità dell’ultima ora, sarà firmato oggi dalla ministra dell’istruzione, Lucia Azzolina, e dai segretari sindacali non esclude che, alla luce dell’evoluzione della dinamica epidemiologica e delle indicazioni fornite dalle autorità competenti, gli esami, sia preliminari che conclusivi, possono svolgersi a distanza. Saranno comunque esonerati dalle prove in qualità di commissari i professori con patologie pregresse o con età più a rischio che li rendono maggiormente esposti in caso di contagio. Intanto però la notizia è che il protocollo si farà.

Resta poi da decidere come avviare in sicurezza il prossimo anno scolastico. E su questo invece la vicenda è più intricata: la task force guidata da Patrizio Bianchi è ancora in attesa di avere elementi informativi dallo stesso ministero dell’istruzione (numero studenti e strutture) e dal ministero della salute, sulle opportune misure di prevenzione da mettere in campo a seconda dei vari scenari epidemiologici.

Intanto proseguono le simulazioni sulle modalità organizzative per assicurare il distanziamento tra studenti e docenti, e sulla revisione della didattica. Scartata al momento l’ipotesi di una scuola con metà alunni in presenza e metà in didattica online, resta la necessità di sdoppiare alcune classi, quelle delle superiori che vantano 25/28 studenti. Ci sono realtà, soprattutto al Sud, dove con il decremento delle nascite il problema del sovraffollamento non si pone ed esistono strutture scolastiche che potrebbero ben essere riutilizzate, mentre al Centro-Nord, nei grandi centri, andrebbero previste convenzioni con enti sia ecclesiali che pubblici per reperire spazi nuovi.

Ma al di là della questione spazi, c’è il problema della didattica: una didattica che sarà semplificata e che per gli alunni delle medie e delle superiori prevede una riduzione dell’ora di lezione da 60 a 45 minuti. Questa soluzione consentirebbe di avere più gruppi classe con lo stesso organico. Per infanzia e primaria, invece, l’ipotesi prevalente parla di un incremento dell’organico del 10%, con più docenti ma anche personale ausiliario da assumere in via straordinaria per il prossimo anno scolastico.

Tornando al protocollo sulla sicurezza degli esami, il ministero si impegna a garantire la creazione di un help desk dedicato con un numero verde a disposizione di dirigenti e segretari h24. Si prevede inoltre la creazione di un tavolo nazionale composto da rappresentanti del ministero e dei sindacati che dovrà esaminare le questioni di maggior rilievo, sia sul fronte organizzativo che sanitario, con una cadenza abbastanza ravvicinata, ogni due giorni.

Il tavolo fornirà indicazioni e linee di coordinamento agli uffici scolastici regionali, che a loro volta si dovranno organizzare con task force in cui saranno presenti anche esponenti della Protezione civile e della Croce rossa. Obiettivo è di verificare, in base anche all’andamento del contagio, che è assai diverso tra regione e regione, eventuali misure aggiuntive e maggiormente restrittive rispetto a quelle previste nel Protocollo a tutela della salute degli studenti e di tutto il personale scolastico coinvolto. Gli orali della maturità si terranno davanti a una commissione di 6 professori, con batterie di 5 studenti al giorno. Al massimo un accompagnatore.

Dovrà essere esonerato dall’esame in presenza tutto il personale in situazione di fragilità, causa malattie o età. Presso le scuole sede di esame dovrà essere garantito un presidio del personale della Croce Rossa, anche al fine di vigilare su eventuali sintomatologie Covid-19. Prove generali in vista della ripresa delle lezioni a settembre.

Ma per gli esami in presenza ora servirà un altro decreto

da ItaliaOggi

di Carlo Forte

Il governo ha prorogato la sospensione delle attività didattiche e delle riunioni degli organi collegiali in presenza fino al 14 giugno prossimo con un decreto del presidente del consiglio dei ministri emanato il 17 maggio scorso. Fumata nera, invece, per la questione degli esami di maturità in presenza: l’esecutivo non ha ancora deciso in via definitiva (anche se l’intenzione è questa) e bisognerà attendere un successivo decreto del governo o di altra autorità. Con il quale il governo (o altra autorità) dovrà anche recepire il protocollo di sicurezza che sarà firmato, secondo indiscrezioni, oggi. Sulla questione il ministero ha già acquisito un sostanziale via libera dal Consiglio superiore della pubblica istruzione, a patto che il protocollo venga sottoscritto ed attuato.

Il 13 maggio scorso il parlamentino dell’istruzione, all’esito della seduta n. 36, aveva affermato di ritenere «indispensabile l’emanazione urgente di un protocollo di sicurezza nazionale stringente, dettagliato e prescrittivo a garanzia della salute di tutto il personale coinvolto nell’esame di Stato e degli alunni». E in assenza di tale protocollo o nell’impossibilità di poterne applicare le prescrizioni, aveva messo in guardia il governo sulla necessità «di prevedere con immediatezza la realizzazione a distanza di tutte le operazioni d’esame».

Il decreto del presidente del consiglio 17 maggio 2020, che dà attuazione alle disposizioni contenute nel decreto-legge 33/2020, è stato firmato da Giuseppe Conte a poche ore dalla scadenza del precedente decreto. E non si applica agli esami di stato conclusivi del II ciclo, perché il termine di vigenza del nuovo Dpcm non copre anche il periodo degli esami. La questione, quindi, resta aperta. E non è detto che la patata bollente non venga ceduta dal governo direttamente alle regioni.

Resta il fatto che, per disporre lo svolgimento dell’esame in presenza, l’articolo 1, comma 3, del decreto-legge 22/2020 prevede che si verifichino due condizioni. La prima è che « l’attività didattica delle istituzioni del sistema nazionale di istruzione riprenda in presenza entro il 18 maggio 2020». E non si è verificata. La seconda, che avrebbe dovuto verificarsi congiuntamente alla prima, è che «sia consentito lo svolgimento di esami in presenza». Solo in presenza di tali condizioni il ministro dell’istruzione ha titolo ad emanare ordinanze per consentire lo svolgimento dell’esame in presenza. L’ordinanza sugli esami di stato, peraltro, è stata già emanata il 16 maggio scorso (n.10). E all’articolo 26 prevede che gli esami possano svolgersi in modalità telematica «nel solo caso in cui le condizioni epidemiologiche e le disposizioni delle autorità competenti lo richiedano». In buona sostanza, dunque, la decisione finale spetta al governo e, non solo non è stata ancora presa, ma non sarà formalizzata prima dell’emanazione di un ulteriore decreto del presidente del consiglio dei ministri.

E se verrà data la possibilità alle singole regioni di regolare autonomamente la materia della sospensione delle attività in presenza in riferimento alla situazione locale, gli scenari potrebbero cambiare da regione a regione. In quest’ultimo caso, infatti, l’autorità competente non sarebbe più il governo ma la regione. E dunque, a seconda del livello di allarme o dell’orientamento politico a livello locale, in alcune regioni gli esami si potrebbero fare in presenza e in altre no. Peraltro, gli esami a distanza, che si stanno svolgendo regolarmente in tutti gli atenei, consentirebbero all’erario un risparmio di 39, 23 milioni in euro: la somma stanziata nel decreto rilancio per provvedere alle spese di sanificazione delle aule e alla dotazione di dispositivi di protezione individuale per il personale.

Quanto alla didattica a distanza e alle riunioni degli organi collegiali, tutto resta come prima. Nel Dpcm del 17 maggio, infatti, è stata confermata la disposizione che assegna ai dirigenti scolastici l’onere di organizzare la didattica a distanza. Fermo restando che questa norma va letta in combinato disposto con l’articolo 2, comma 3, del decreto-legge 22/2020, il quale pone l’onere della prestazione in capo ai docenti. Lo stesso comma 3, peraltro, fa riferimento al contratto di lavoro per le disposizioni di dettaglio.

Ma nel contratto non vi è alcuna menzione del telelavoro per i docenti. Insomma, il legislatore ha corretto il tiro, ma ancora non ha centrato il bersaglio. Il decreto-legge 22/2020, peraltro, non è ancora stato convertito in legge e, in assenza di tale adempimento, cesserà di dispiegare effetti l’8 giugno prossimo. Per quanto riguarda le riunioni degli organi collegiali, fermo restando il divieto di svolgerle in presenza, previsto dall’articolo 1, comma 1, lettera q) del Dpcm, resta confermata la possibilità di svolgere le riunioni in videoconferenza fino al 31 luglio prossimo. Tale possibilità è espressamente prevista, infatti, dall’art. 73, comma 2 bis, del decreto-legge 18/20, convertito con la legge 27/20.

Assunzioni, giallo progressioni

da ItaliaOggi

Marco Nobiliio

Il governo dispone 16 mila immissioni in ruolo in più, ma dimentica di calcolare i costi delle ricostruzioni di carriera. Leggendo la relazione illustrativa del cosiddetto decreto legge rilancio, varato dal governo nell’ultimo consiglio dei ministri, si considera l’operazione a zero oneri aggiuntivi per lo stato.. Il dispositivo prevede 16mila posti in più per i concorsi a cattedra nelle secondarie. Le assunzioni andranno a incrementare, rispettivamente, di 8mila unità le immissioni in ruolo previste per il concorso straordinario, che passano da 24mila a 32mila, e di 8mila unità quelle del concorso ordinario per le scuole secondarie, che passano da 25mila a 33mila.

Nella relazione illustrativa del provvedimento l’esecutivo afferma che le nuove assunzioni non comporteranno costi aggiuntivi. Salvo 4 milioni in più per consentire ai neoassunti dello straordinario di conseguire i 24 Cfu, i cui costi sono a carico dell’erario. Ma omette del tutto di considerare che le nuove assunzioni potrebbero comportare ulteriori aggravi dovuti alla necessità di corrispondere ai diretti interessati gli incrementi dovuti alla ricostruzione di carriera e i relativi arretrati. Specie per quanto riguarda i docenti assunti dallo straordinario, che in diversi casi vantano molti anni di servizio. Quanto alle misure economiche in senso stretto, il governo ha intenzione di versare sulla scuola un vero e proprio fiume di denaro.

In primo luogo, un miliardo per contenere il rischio epidemiologico in relazione all’avvio del prossimo anno scolastico: 400 milioni di euro nel 2020 e 600 milioni nel 2021. Le risorse saranno versate in un «Fondo per l’emergenza epidemiologica da Covid-19». E poi altri 331 milioni di euro per incrementare il fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche statali. E cioè il fondo che grava sul capitolo 1204 del bilancio statale e che, dopo la stabilizzazione degli ex Lsu, serve essenzialmente per finanziare il funzionamento amministrativo e didattico delle istituzioni scolastiche.

Il dispositivo reca anche un elenco tassativo di voci di spesa che potranno essere coperte dalle scuole utilizzando questi fondi. In particolare, le risorse potranno essere impiegate per l’acquisto di dispositivi di protezione e di materiali per l’igiene individuale e degli ambienti e di ogni altro materiale, anche di consumo, in relazione all’emergenza epidemiologica da Covid-19. Oppure per l’acquisto di servizi professionali, di formazione e di assistenza tecnica per la sicurezza sui luoghi di lavoro, per la didattica a distanza e per l’assistenza medico-sanitaria e psicologica, di servizi di lavanderia, di rimozione e smaltimento di rifiuti. Oppure, ancora, per l’acquisto e messa a disposizione, in particolare degli studenti meno abbienti, in comodato d’uso, di dispositivi digitali individuali e della necessaria connettività di rete per la fruizione della didattica a distanza.

I fondi aggiuntivi potranno essere impiegati dalle scuole anche per finanziare interventi in favore della didattica degli studenti con disabilità, disturbi specifici di apprendimento e altri bisogni educativi speciali oppure per l’acquisto e utilizzo di strumenti editoriali e didattici innovativi. Infine, le risorse potranno essere impegnate pure per finanziare lavori di adattamento degli spazi interni ed esterni degli edifici scolastici e per la loro dotazione allo svolgimento dell’attività didattica in condizioni di sicurezza. E anche per interventi di piccola manutenzione, ritinteggiatura e decoro della scuola e di miglioramento degli spazi verdi, di pulizia straordinaria e sanificazione e anche interventi di realizzazione, adeguamento e manutenzione dei laboratori didattici, delle palestre, di ambienti didattici innovativi, di sistemi di sorveglianza e dell’infrastruttura informatica. La novità è costituita dal fatto che i soldi per disporre questi interventi e queste attività non saranno versati agli enti locali proprietari degli immobili, ma direttamente alle istituzioni scolastiche.

Considerando che gli interventi possono avere ad oggetto anche la realizzazione di lavori, il dispositivo prevede che i dirigenti scolastici possano utilizzare fino a un massimo del 10% della somma disponibile per retribuire il necessario supporto al responsabile unico del procedimento e l’assistenza tecnica. Questa possibilità è vincolata al fatto che la realizzazione dei lavori avvenga necessariamente entro il 31 dicembre 2020.

Le scuole, in pratica, assumeranno le funzioni di vere e proprie stazioni appaltanti e, per ogni appalto, dovranno individuare un responsabile unico del procedimento (Rup) che dovrà occuparsi della programmazione, della progettazione, dell’affidamento e dell’esecuzione. Nelle nuove disposizioni non si fa alcun rinvio ad un atto regolamentare per la definizione delle norme di dettaglio per individuare il Rup all’interno delle istituzioni scolastiche. Resta il fatto, però, che l’articolo 31 del codice degli appalti prevede che il Rup debba essere individuato tra i dipendenti in servizio nella stazione appaltante. E che l’incarico è obbligatorio e non può essere rifiutato.

Per quanto riguarda l’edilizia scolastica il «decreto rilancio» dispone una semplificazione delle disposizioni procedurali di approvazione e di autorizzazione dei mutui della Banca europea degli investimenti (Bei) a valere sulla programmazione triennale nazionale. Il dispositivo prevede, infatti, che tutte le eventuali variazioni ai singoli interventi saranno effettuate, invece che con decreto interministeriale, con il solo decreto del ministro dell’istruzione. E prevede la possibilità di concedere anticipazioni agli enti locali anche nell’ambito della procedura dei mutui Bei, per garantire in questa delicata fase emergenziale la liquidità necessaria sia agli enti locali sia alle imprese. Infine, l’esecutivo ha stanziato anche altri 15 milioni da destinare ai nidi e alle scuole dell’infanzia private.

Spuntano altri 4.500 posti vuoti

da ItaliaOggi

Carlo Forte

Sono 4500 le cattedre che saranno assegnate ai vincitori dei concorsi del 2016 e del 2018, che ancora non sono riusciti ad ottenere l’immissione in ruolo. Le assunzioni saranno effettuate con priorità rispetto alle operazioni di mobilità di quest’anno. Lo prevede un decreto predisposto dal ministero dell’istruzione, che reca anche la suddivisione dei posti regione per regione. Le sedi sulle quali saranno disposte le immissioni in ruolo saranno individuate tra i 6.542 posti che sono stati lasciati liberi dai docenti che sono andati in pensione dal 1° settembre scorso usufruendo della cosiddetta quota 100. E che non sono stati utilizzati per la mobilità dell’anno scorso, perché l’Inps ha effettuato tardivamente le operazioni di convalida.

Tra i 6.542 posti vi sono anche sedi lasciate libere per effetto di altre tipologie di pensionamenti convalidati tardivamente. Ma il grosso è rappresentato dai collocamenti a riposo per quota 100. Il dispositivo prevede che, in ogni caso, prima di dare corso alle operazioni di assunzione, gli uffici dovranno procedere all’assorbimento degli esuberi. Ma ciò vale solo per gli esuberi che non sono stati già assorbiti per effetto delle immissioni in ruolo dell’anno scorso. L’operazione era stata comunque prevista dal decreto 688/19. Tant’è che il ministero aveva individuato 764 situazioni di esubero e aveva disposto che lo stesso numero di posti venisse decurtato dal numero complessivo dei posti vacanti e disponibili al 1° settembre 2019. Cionondimeno i posti utili al netto degli esuberi erano risultati 58.627 e le immissioni autorizzate erano state individuate nell’ordine di 53.627 unità. Ma siccome le immissioni in ruolo avvengono dopo che sono stati resi noti gli esiti della mobilità, probabilmente i 764 esuberi saranno rimasti tali. Perlomeno rispetto all’organico di diritto dell’anno scorso.

I posti che si sono comunque liberati per effetto dei 6.542 pensionamenti acquisiti tardivamente a sistema, infatti, sono venuti fuori in organico di fatto. E probabilmente una buona parte dei 764 docenti in esubero saranno stati ricollocati nella fase della mobilità annuale.

E quindi le cattedre sulle quali stanno prestando servizio, se dello stesso tipo o classe di concorso del ruolo di appartenenza, non saranno rese utili per le immissioni in ruolo. Fermo restando, però, che a seguito della introduzione dei ruoli regionali, avvenuta per effetto della legge 107/2015 (si veda art.1 comma 66), adesso le posizioni di esubero devono essere assorbite non più solo all’interno della singola provincia, ma tra tutte le province della regione. Pertanto, se in una provincia è rimasta una situazione di esubero, tale situazione dovrà essere riassorbita in altra provincia della stessa regione, qualora vi fosse una disponibilità nella stessa tipologia di posto o classe di concorso.

E se dopo tale assorbimento non dovessero risultare abbastanza disponibilità nella stessa tipologia di posto o classe di concorso dove sia stato effettuato il riassorbimento dell’esubero, i posti autorizzati per le immissioni in ruolo verrebbero spostati in altra tipologia di posto o classe di concorso che dovesse presentare adeguata capienza. «Nell’effettuare le suddette operazioni» si legge nel dispositivo « l’ufficio terrà conto anche della consistenza delle diverse graduatorie utili per le immissioni in ruolo». Trattandosi di una coda delle immissioni in ruolo del decorso anno scolastico, le 4.500 assunzioni a tempo indeterminato, che saranno disposte a breve, saranno effettuate ponendo come termine della decorrenza giuridica il 1° settembre 2019. La decorrenza economica sarà fissata, invece, al 1° settembre 2020, data che coinciderà con la presa di servizio presso la sede di assegnazione.

Le operazioni di assunzione dovrebbero tenersi prima del 5 giugno prossimo: termine ultimo di comunicazione al sistema informativo dell’istruzione (Sidi) dei posti disponibili per la mobilità. Le circa 2 mila sedi che rimarranno libere, dopo questa fase caudale delle immissioni in ruolo dello scorso anno, saranno utilizzate infatti per la mobilità di quest’anno. E si sommeranno alle disponibilità derivanti dai nuovi pensionamenti con effetti al 1° settembre 2020 e dalle ulteriori vacanze.

I destinatari delle immissioni in ruolo saranno individuati tra gli aventi titolo collocati in posizione utile tratti per 50% dalle graduatorie dei concorsi per titoli ed esami attualmente vigenti e, per il restante 50%, dalle graduatorie ad esaurimento. Le graduatorie concorsuali valide per le assunzioni a tempo indeterminato sono quelle relative ai concorsi per titoli ed esami indetti con i decreti dirigenziali 23 febbraio 2016 n. 105, n. 106 e n. 107 (concorsi ordinari), quelle dei concorsi indetti con decreto dirigenziale 1 febbraio 2018 n. 85 (concorso riservato agli abilitati) quelle delle selezioni concorsuali indette con il decreto direttoriale 7 novembre 2018 n. 1546 (concorso straordinario per le scuole dell’infanzia e primarie).

Libri di testo, tempi prorogati e più chance per le conferme

da ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

Più tempo per la scelta dei libri di testo. L’ordinanza del ministero dell’istruzione ha superato il vaglio della Funzione pubblica, e secondo quanto risulta a ItaliaOggi, è ora al controllo del Mef.

L’adozione dei libri di testo per l’anno scolastico 2020/2021 avverrà entro l’11 giugno. Una proroga dunque dei tempi che consente ai collegi dei docenti di decidere con maggiore serenità circa le offerte delle case editrici. Le delibere, sentiti i consigli di classe e di interclasse, potranno riguardare l’adozione di nuovi testi, anche multimediali, ma anche la conferma dei libri già in uso nell’anno che si sta concludendo.

Una evenienza, quella della conferma dei libri già adottati, che è caldeggiata dalla ministra Lucia Azzolina proprio a fronte dell’emergenza sanitaria che ha impedito in molti casi verifiche su proposte alternative.

E che potrebbe andare incontro non solo alle esigenze dei docenti ma delle stesse famiglie che sarebbero favorite nel comprare libri sul mercato dell’usato ma anche ne riutilizzarli nel caso di fratelli che dovessero frequentare la stessa scuola.