Lettera al Ministro

Al Ministro dell’istruzione On. Lucia Azzolina
Viale di Trastevere
Roma
c/o segreteria.azzolina@istruzione.it

On. Ministro, dalla prima lettura delle circolanti bozze delle ordinanze relative alla valutazione e all’esame di Stato conclusivo del primo ciclo di istruzione si rilevano alcune evidenti criticità. Per quanto riguarda l’ordinanza sulla valutazione, si segnala quanto segue.

➢ Art. 3, co. 5 (“Per gli alunni ammessi alla classe successiva in presenza di votazioni inferiori a sei decimi o comunque di livelli di apprendimento non adeguatamente consolidati, gli insegnanti contitolari della classe e il consiglio di classe predispongono il piano di apprendimento individualizzato di cui all’articolo 6, in cui sono indicati, per ciascuna disciplina, gli obiettivi di apprendimento da conseguire o da consolidare nonché le specifiche strategie per il raggiungimento dei relativi livelli di apprendimento”).

Appare incongruo imporre la redazione di un piano degli apprendimenti individualizzati, quando già l’art. 2 D.lgs. 62/2017 (cui rinvia il medesimo art. 3, co. 1, della ordinanza) affida all’autonomia scolastica l’individuazione delle strategie per il miglioramento dei livelli di apprendimento parzialmente raggiunti o in via di prima acquisizione (comma 2), mentre il comma 3 di quel medesimo articolo stabilisce che “La valutazione [periodica e finale] è integrata dalla descrizione del processo e del livello globale di sviluppo degli apprendimenti raggiunto”. In altri termini, nella disciplina vigente sono già presenti indicazioni che possono essere valorizzate in vista di quelle attività didattiche che dovranno avviarsi dal primo settembre.

➢ Art. 6, co. 1 (“Per gli alunni ammessi alla classe successiva e nel passaggio alla prima classe della scuola secondaria di primo grado ovvero alla prima classe della scuola secondaria di secondo grado, in presenza di valutazioni inferiori a sei decimi o di livelli di apprendimento non adeguatamente consolidati, ai sensi di quanto disposto dall’articolo 2, comma 2 del Decreto legislativo i docenti contitolari della classe o il consiglio di classe predispongono un piano di apprendimento individualizzato in cui sono indicati, per ciascuna disciplina, gli obiettivi di apprendimento da conseguire o da consolidare, ai fini della proficua prosecuzione del processo di apprendimento nella classe successiva, nonché specifiche strategie per il miglioramento dei livelli di apprendimento. Il piano di apprendimento individualizzato è allegato al documento di valutazione finale”).

Nel passaggio dalla scuola primaria alla secondaria e dalla secondaria di primo a quella di secondo grado, tale disposizione può creare molta confusione, data la diversa provenienza degli alunni – anche da scuole diverse – e la conseguente diversa calibratura dei piani di apprendimento individualizzati che, peraltro, devono indicare “specifiche strategie per il miglioramento dei livelli di apprendimento”. È difficile immaginare il peso che docenti di un diverso ordine di scuola potrebbero attribuire a indicazioni così dettagliate. Appare più utile lasciare che le scuole primarie e secondarie di primo grado si esprimano, come accade adesso, sul raggiungimento (pieno oppure parziale) degli obiettivi di apprendimento all’interno del documento di valutazione e che le scuole di destinazione effettuino – sugli alunni che non hanno raggiunto una competenza piena – una sorta di valutazione preliminare in vista del recupero da avviarsi a settembre. Si tratterebbe di un meccanismo analogo a quello che si adotta all’università, là dove non vi è lo sbarramento del numero chiuso: test di ingresso iniziale e recupero di eventuali debiti in itinere. Del resto, la pratica dei test di ingresso al passaggio di ordine di scuola è diffusa, se non generalizzata: questo sarebbe finalmente il momento di valorizzare appieno una buona pratica didattica.

➢  Art. 4, co. 2. È prevista una valutazione che faccia uso della “intera scala in decimi”, cosa ben diversa dal voto “espresso in decimi”, come sempre è stato, e questo implicherebbe probabilmente nuove delibere da parte dei collegi dei docenti che, solitamente, non prevedono valutazioni che scendano fino all’1 (uno). È senz’altro preferibile, quindi, lasciare che la valutazione sia “espressa in decimi”.

➢  Art. 6, commi 2 – 9 [recte, 6], circa il piano di integrazione degli apprendimenti. Questo piano sembrerebbe riguardare tutti gli alunni (le classi) coinvolti(e) dalla mancata realizzazione della progettazione di inizio anno. Se così è, anche questa disposizione rischia di creare molta confusione, soprattutto nel passaggio tra scuole di ordine diverso. Pure in questo caso, sembra meglio affidare una valutazione in tal senso alla scuola di destinazione. Anche perché la scuola da cui provengono gli alunni redige il piano con riferimento a “le attività didattiche eventualmente non svolte rispetto alle progettazioni di inizio anno e i correlati obiettivi di apprendimento” (comma 2), mentre la scuola di destinazione ha interesse a che gli studenti posseggano i prerequisiti necessari alla serena prosecuzione del loro percorso di studi, e solo quelli. Inoltre, nonostante si suggerisca l’utilizzo dell’organico dell’autonomia per il recupero delle attività didattiche non svolte, in alcuni casi ciò potrebbe risultare davvero difficile (pensiamo al caso di una scuola che debba far recuperare attività non svolte in materie non presenti nei propri piani di studio).

Tutto ciò, letto alla luce dell’ordinanza sull’esame di Stato, implica infine che nel fascicolo di un alunno di classe terza della scuola secondaria di primo grado potranno esservi fino a ben quattro documenti “finali” distinti: 1) il documento di valutazione, che indica anche il livello senso alla scuola di destinazione. Anche perché la scuola da cui provengono gli alunni redige il piano con riferimento a “le attività didattiche eventualmente non svolte rispetto alle progettazioni di inizio anno e i correlati obiettivi di apprendimento” (comma 2), mentre la scuola di destinazione ha interesse a che gli studenti posseggano i prerequisiti necessari alla serena prosecuzione del loro percorso di studi, e solo quelli. Inoltre, nonostante si suggerisca l’utilizzo dell’organico dell’autonomia per il recupero delle attività didattiche non svolte, in alcuni casi ciò potrebbe risultare davvero difficile (pensiamo al caso di una scuola che debba far recuperare attività non svolte in materie non presenti nei propri piani di studio).

Per quanto riguarda l’ordinanza ministeriale sull’esame conclusivo del primo ciclo, si rileva quanto segue:

  • grande aleatorietà della valutazione finale, evincibile dall’art. 7, co. 3, con possibilità di esplosione del contenzioso, dato che i genitori sono (giustamente) molto attenti al voto di diploma. In particolare, è richiesto alle scuole di varare, in tempi strettissimi, indicatori concernenti non solo la valutazione dell’elaborato, ma soprattutto quella del percorso triennale che, in precedenza, era elemento che concorreva alla valutazione di altri e non riceveva invece una valutazione a sé stante (cfr. art. 8, co. 8, D.Lgs. 62/2017 e art. 2, co. 4, D.M. 741/2017);
  • tempi troppo ristretti – tenendo conto anche delle necessarie delibere del collegio dei docenti – e conseguente impossibilità di gestire al meglio, contemporaneamente, la DAD che dovrebbe proseguire regolarmente per tutte le classi, terminali e intermedie. In particolare, entro il termine delle lezioni (art. 4, co. 3) ovvero entro il termine di un mese da oggi (che subirà ulteriori riduzioni in ragione della data di emanazione dell’ordinanza), ogni dirigente di scuola secondaria di primo grado si troverebbe a dover:
    1) riunire il collegio per deliberare modalità e criteri di valutazione dell’elaborato e del percorso triennale, in ossequio all’art. 1, co. 2, D.Lgs. 62/2017 e al principio di pubblicità che deve informare la materia;
    2) riunire i consigli di classe per declinare detti criteri e modalità, individuare la tematica da assegnare a ciascun alunno e formulare proposte sul calendario delle presentazioni (art. 3, co. 1; art. 4, co. 3 e art. 6);
    3) assegnare un termine congruo per la formulazione dell’elaborato (almeno una settimana);
    4) partecipare, presiedendo i rispettivi consigli, alla presentazione degli elaborati (sei classi terze di circa 25 alunni richiedono, per una simile attività, almeno 13 giorni, compresi i sabati). Tutto questo, come già evidenziato, avrebbe luogo mentre ancora si sta svolgendo la DAD per tutte le classi e, dunque, potrebbe utilmente avvenire solo nel pomeriggio, con uno sforzo organizzativo oggettivamente spropositato rispetto all’attività da compiersi e senza nessuna garanzia di effettiva fattibilità.

Conclusivamente, proprio tenendo conto dell’attuale emergenza e del cambiamento profondo che la scuola italiana ha subito in un arco così breve di tempo, pare opportuno non richiedere sforzi organizzativi enormi, così concentrati e, comunque, del tutto sproporzionati.

Si suggerisce pertanto di lasciare all’autonomia delle istituzioni scolastiche la calendarizzazione delle operazioni d’esame, prevedendo che queste si concludano entro il termine, realistico, del 30 giugno.

Si chiede pertanto di apportare ai testi delle emanande ordinanze le modificazioni necessarie a risolvere le suddette criticità.

Si coglie l’occasione per inviare i più distinti saluti.

Il Presidente Nazionale ANP
Antonello Giannelli

SU VALUTAZIONE MOLTI DUBBI, MATURITÀ UN TOTEM DA ABBATTERE

RETE DEGLI STUDENTI MEDI – SU VALUTAZIONE MOLTI DUBBI, MATURITÀ UN TOTEM DA ABBATTERE

Le bozze dei decreti in materia di esami di fine ciclo e di valutazione e ammissione alle classi successive emerse in questi giorni sono uno dei passaggi finali di un balletto durato fin troppo. Dalle prime dichiarazioni della Ministra a quelle che sembrerebbero essere le disposizioni finali in materia di esami di maturità e valutazione abbiamo assistito all’evolversi di molti elementi.

“Rileviamo una sostanziale conferma dell’indirizzo generale già precedentemente annunciato sulla maturità, un residuato cerimoniale che oggi più che mai appare grottescamente inutile e spogliato di tutta l’aura di imprescindibilità – dichiara Federico Allegretti, coordinatore nazionale della Rete degli Studenti Medi – indirizzo che riprende alcune proposte delle organizzazioni studentesche. Tuttavia, sulla valutazione e l’ammissione alle classi successive permane poca trasparenza: non sono stati forniti criteri oggettivi e univoci con i quali procedere alla valutazione del lavoro svolto in questi mesi di DAD, andando solo ad aumentare le disparità già presenti sul territorio nazionale.”

 La piena attuazione del programmi di recupero senza un adeguato potenziamento dei fondi del funzionamento ordinario e dei fondi legati al diritto allo studio risulta attualmente pressoché impossibile da immaginare. 

“Saremo attivi al massimo per verificare le condizioni minime rispetto al possibile svolgimento dell’esame in presenza e confermiamo la necessità di promuovere tutti gli studenti e le studentesse, affinché l’annus horribilis 2020 non diventi una ulteriore scusa per la gogna classista della scuola pubblica.Ci aspettiamo inoltre che il ministero acceleri la discussione sulla ripartenza e sul nuovo anno scolastico ” conclude Allegretti.– 

Didattica per competenze ai tempi del Covid-19

Didattica per competenze ai tempi del Covid-19

di Bruno Lorenzo Castrovinci

Studiare, apprendere, realizzare, fare ovvero costruire la realtà, trasformare il mondo che ci circonda attraverso la manipolazione e l’assemblaggio della materia.

La didattica per competenze, con i suoi compiti di realtà, oggi si unisce alla formazione a distanza, con gli insegnanti che fanno da tutor, i genitori e i nonni che diventano compagni nell’apprendimento, rendendo il principio del lifelong learning più attuale che mai.

Ma aldilà del giro di parole, forse è meglio raccontare per raccontarsi il corso di un processo di compiti di realtà che, nell’istituto comprensivo di Brolo che dirigo, è durato tutto l’anno scolastico e che non si è fermato neanche con la sospensione delle attività didattiche in presenza.

Dopotutto i temi della creatività, dell’arte, delle tecnologie, sono quelli che meglio si applicano alla didattica laboratoriale per competenze, quella che ha visto nella Silicon Valley dei giovani universitari da soli, chiusi in un garage, avviare un processo d’innovazione che ha cambiato il mondo.

Eppure, anche davanti a queste evidenze, è difficile per i docenti allontanarsi dalla didattica trasmissiva tradizionale, che, più che il fare o il costruire, privilegia i processi mnemonici, con il mero trasferimento di contenuti, che oggi trovano spazio in mezzi di archiviazione indubbiamente più potenti e reticolari rispetto al passato.

E’ la stessa struttura del cervello umano che porta verso i collegamenti, che riesce a elaborare informazioni cogliendo anche aspetti che la didattica trasmissiva nei suoi limiti non riesce a dare.

E se questo periodo di sospensione delle attività didattiche ha avviato indubbiamente una nuova era dell’applicazione del digitale nell’apprendimento, in realtà basta ritornare un po’ indietro per ricordarsi del maestro Manzi che, a distanza, attraverso la televisione ha cambiato l’Italia, insegnando a leggere e scrivere ad un’intera generazione.

Certo oggi i mezzi sono più potenti, interattivi, ma esiste il limite delle reti infrastrutturali digitali, ancora in una fase embrionale di crescita e sviluppo.

Alla fine dell’anno scolastico ritorna il tema della valutazione, del dare valore, di riconoscere l’impegno, di valorizzare il merito, ma allo stesso tempo verificare che i processi di apprendimento abbiano prodotto dei risultati.

E se la didattica trasmissiva con le sue interrogazioni, con i suoi compiti tradizionali, entra inevitabilmente in crisi a distanza, per numerosi fattori, tra i quali il contributo non valutabile dei genitori nell’esecuzione del compito, o la presenza di mappe, schemi o appunti durante la verifica orale non facilmente individuabili a distanza, nei limiti del campo d’inquadramento di una webcam, il compito di realtà diventa un mezzo potente per valutare.

Attraverso la realizzazione di un prodotto significativo, il bambino o lo studente può avviare quel processo di apprendimento, quella costruzione dei saperi e delle abilità in cui la criticità dell’inevitabile contributo dei genitori diventa un punto di forza, trasformando questi ultimi in compagni nello svolgimento delle attività assegnate.

Insieme, in un percorso condiviso, chiusi nei confini degli spazi domestici, con materiali limitati, ma con l’immenso mondo di conoscenze oggi disponibili in rete, si realizza un progetto che porta in sé altre competenze.

Il bello dei compiti di realtà è che viene assegnato un tema, vengono poste delle criticità da superare e, pertanto, per realizzarlo prima bisogna ideare, progettare, trovare soluzioni, e per fare questo bisogna acquisire necessariamente delle conoscenze colmate oggi dagli immensi contenuti a cui il ragazzo può attingere in rete, tra video tutorial, articoli, saggi e immagini.

Dall’inizio dell’anno scolastico abbiamo avviato un processo di sistema che portasse avanti i compiti di realtà, attraverso concorsi d’istituto finalizzati a premiare oggetti costruiti, da soli o in gruppo, dai bambini e dai ragazzi, con temi unici per tutti gli ordini di scuola.

Un tema che unisce i piccoli e i grandi, una verticalizzazione del curricolo implicita e reale, in quanto i fratelli più piccoli imparano dai più grandi confrontandosi su temi comuni e dove, attraverso le mostre e le rassegne, tutti si possono confrontare, trarre idee, apprendere soluzioni, e allo stesso tempo crescere acquisendo, senza accorgersene, quelle competenze necessarie per affrontare con successo i percorsi futuri.

I compiti di realtà assegnati dai nostri insegnanti agli alunni sono sempre stati prevalentemente svolti a casa, ecco perché con la sospensione delle attività didattiche non ci sono state soluzioni di continuità nei processi in atto.

Per noi i temi sono stati prevalentemente quelli dell’arte e della musica, in quanto avevamo risorse umane in istituto che si sono rese disponibili ad avviare le attività laboratoriali e i percorsi di apprendimento correlati a queste discipline e poi perché per un comprensivo questi saperi e abilità iniziano già a partire dalla scuola dell’infanzia, basti pensare agli Atelier di Malaguzzi, e a Reggio Children.

Ma i temi possono essere dei più disparati, dalla robotica, ai circuiti elettronici di Arduino, allo sviluppo di un’ app, alla costruzione di modelli matematici, alla realizzazione di esperimenti scientifici fino al mondo dell’immateriale della letteratura che si sublima nella poesia, anche in lingue differenti, in un ottica di essere più che mai cittadini del mondo.

Oppure per i professionali alberghieri, nell’ideazione e realizzazione di un piatto con la relativa ricetta, il mondo dei compiti di realtà è infinito come il fare dell’uomo.

Ma, anche per i piccoli, nella realizzazione di serre, terrari e acquari, anche con modici mezzi. Una docente del nostro istituto ha realizzato un terrario per le lumache, con una vaschetta delle carote, un tributo inconsciamente dovuto alla pedagogia della lumaca del compianto Gianfranco Zavalloni.

Allo stesso tempo i percorsi fatti durante l’anno scolastico hanno permesso di acquisire i mezzi per una valutazione efficace anche a distanza.

Eh si! La didattica per competenze supera i confini dell’aula, lo ha sempre fatto da quando è nata, ed oggi sfrutta più che mai le nuove tecnologie.

Anche perché, l’impossibilità di uscire di casa, se da un lato è stato un limite degli ultimi mesi, dall’altro consente oggi di valutare oggetti costruiti indubbiamente dagli alunni, data l’impossibilità di farli realizzare all’esterno.

Gli istituti che avevano già adottato una didattica per competenza, si erano già muniti di rubriche valutative, pertanto la valutazione a distanza o in presenza non trova differenze, per gli altri è un’occasione per adottarle ora e utilizzarle al rientro per attività in presenza.

Insomma la scuola di domani passa per la didattica per competenze e si avvia progressivamente verso un uso della tecnologia sempre più a supporto dei processi di apprendimento, basti pensare alla realtà virtuale e aumentata e ai primi ologrammi che ci mostrano la scuola che verrà.

Scuola, dietrofront: si potrà bocciare. Esame di terza media sarà online (orale)

da Avvenire

Paolo Ferrario

Chi aveva pensato al “liberi tutti” dovrà ricredersi: anche quest’anno si potrà essere bocciati. Lo scrive il ministero dell’Istruzione in una delle tre ordinanze, presentate ai sindacati e inviate al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, sulla valutazione di fine anno e il recupero degli apprendimento e sugli Esami del primo e del secondo ciclo.

Niente “6 politico”

La valutazione degli alunni avverrà sulla base di quanto effettivamente svolto e gli studenti potranno essere ammessi alla classe successiva anche con una votazione inferiore al 6 in una o più materie. “Le insufficienze – si legge nell’ordinanza – compariranno nel documento di valutazione”. Chi sarà ammesso con voti inferiori al 6 o comunque con un livello degli apprendimenti non consolidato, dovrà recuperare nelle prime settimane di settembre, “secondo un piano individualizzato”, che sarà predisposto dagli insegnanti e allegato al documento di valutazione finale.

“Resta ferma la possibilità di non ammettere all’anno successivo gli studenti con un quadro carente fin dal primo periodo scolastico”, avverte il documento ministeriale. Si tratterà certamente di casi residuali e già compromessi prima dello scoppio dell’emergenza coronavirus, con la conseguente chiusura delle scuole.

Terza media: esame a distanza

Prima del termine delle lezioni, i candidati all’Esame conclusivo del primo ciclo d’istruzione, dovranno consegnare un elaborato, concordato con i docenti, che dovrà valorizzare il percorso fatto dallo studente. La “tesina” sarà presentata oralmente, in modalità telematica, davanti al Consiglio di classe, prima dello scrutinio finale. L’elaborato, specifica l’ordinanza, “sarà valutato sulla base dell’originalità, della coerenza con l’argomento assegnato e della chiarezza espositiva”.

Tutti ammessi alla Maturità

L’Esame di Maturità 2020 comincerà alle 8,30 del 17 giugno. Tutti i candidati saranno ammessi, “tenuto conto del periodo dell’emergenza”, chiariscono dal Ministero. Ma, sottolineano, “i crediti di accesso e il voto finale si baseranno sul percorso realmente fatto dagli studenti”.

Il Triennio vale 60 punti

Per “dare il giusto peso al percorso scolastico”, è stato rivisto e aumentato il credito del Triennio finale, che adesso potrà valere fino a 60 punti, anziché 40. Il colloquio orale potrà, invece, valere al massimo 40 punti, mentre quest’anno scolastico avrà un peso fino a 22 crediti. Il voto massimo sarà 100/100 e si potrà anche ottenere la lode.

Esame orale a scuola

La prova orale si svolgerà in presenza, “a meno che – precisa l’ordinanza del Ministero – le condizioni epidemiologiche non lo consentano e con specifiche deroghe per casi particolari”. Il colloquio si svolgerà davanti a una Commissione composta da sei membri interni e dal presidente esterno. Entro il 30 maggio, ciascun Consiglio di classe dovrà produrre il documento con quanto effettivamente svolto quest’anno. “A quel documento – specifica l’ordinanza – farà riferimento la commissione per la predisposizione dei materiali che saranno proposti ai candidati alla prova orale”.

Un argomento per i candidati

Entro il 1° giugno, a ciascun candidato sarà assegnato un argomento, concernente le discipline di indirizzo, su cui lo studente dovrà preparare un elaborato, presentato in apertura dell’esame orale, che durerà circa un’ora. Prevista anche la discussione di un breve testo, già oggetto di studio nell’ambito dell’insegnamento di Italiano del quinto anno. Sarà poi la volta dell’analisi del materiale scelto dalla commissione e coerente con il percorso svolto. Infine, il candidato dovrà esporre le esperienze fatte in alternanza scuola-lavoro (ora Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento) e rispondere a domande su “Cittadinanza e Costituzione”, sempre sulla base del programma svolto dalla classe.

«Tre scenari possibili, dipende dalle condizioni Il rientro a settembre non sarà uguale per tutti»

da Corriere della sera

Gianna Fregonara

Professor Bianchi, come sarà la scuola del dopo Coronavirus?

«Molti dicono che dopo quest’emergenza si deve tornare alla normalità: dobbiamo invece avere la capacità di uscirne innovando».

È ottimista nonostante tutto Patrizio Bianchi, già rettore dell’Università di Ferrara, poi assessore in Emilia Romagna, ora titolare della cattedra Unesco in Educazione crescita e uguaglianza e a capo della task force del Miur per la ripresa delle lezioni.

«Quest’emergenza ci ha costretti a farci alcune domande che avevamo lasciato indietro. La prima: a che cosa serve la scuola oggi? Quando ero bambino forniva nozioni e strumenti per elaborarle poi separava gli studenti tra coloro che proseguivano gli studi e chi doveva imparare una professione. Oggi che siamo alluvionati di informazioni la scuola ci deve insegnare la capacità critica, l’uso consapevole degli strumenti e a fare comunità, cioè a lavorare insieme».

Cosa resterà della didattica a distanza? Il governatore di New York Cuomo dice addirittura che dovrebbe essere la normalità

«Il virus ci ha letteralmente precipitati nel mondo digitale: non disperdiamo quello che abbiamo imparato in questi mesi».

Pensa che si debba cambiare il curriculum: le materie e il modo di studiarle?

«Il curriculum deve essere più flessibile e dobbiamo valorizzare l’autonomia delle scuole: serve un sistema nazionale che sorregga le aree fragili, come le periferie, e poi bisogna dare spazio ad un insegnamento più informale, valorizzando musica, storia dell’arte, educazione civica, capacità espressiva».

Diranno che i risultati di italiano e matematica degli studenti non sono brillanti.

«Le faccio un esempio: una volta per sapere chi fosse Carneade bisognava leggere Manzoni, oggi basta prendere un telefonino. Voglio dire che non ci mancano le informazioni ma quello che non sappiamo è usarle bene».

Gli insegnanti sanno lavorare in questa nuova scuola?

«Dobbiamo investire in formazione dei docenti. Purtroppo le ultime riforme sono state fatte come se si fosse trattato di ordine pubblico non avendo una visione».

Come sarà il rientro a settembre?

«Stiamo lavorando a tre scenari a seconda delle condizioni sanitarie. E a diverse modalità per i diversi gradi di scuola: i più piccoli e i ragazzi con disabilità sono quelli che hanno più bisogno di stare in classe. I più grandi possono essere un po’ più autonomi».

Si tornerà a scaglioni?

«Cercheremo di garantire la presenza a scuola il più possibile: ho un’unica preclusione. Non voglio i bambini in classe come quelli cinesi, in banco col cappello e divisi dal plexiglas. La scuola a ci deve garantire il diritto di essere noi stessi. Senza lasciare indietro nessuno».

Maturità 2020, tutte le indicazioni per il documento del 15 maggio prorogato al 30. Un modello

da Orizzontescuola

di redazione

Maturità 2020: come anticipato dalla redazione di Orizzonte Scuola, il documento del 15 maggio rimane il fulcro dell’esame di stato delle classi V delle scuole secondarie di II grado nonostante la commissione sia interna, con solo il Presidente esterno.

Cosa contiene il documento

Il documento del 15 maggio è però un atto che esplicita i contenuti, i metodi, i mezzi, gli spazi e i tempi del percorso formativo, i criteri, gli strumenti di valutazione adottati e gli obiettivi raggiunti.

Una sorta di carta di identità della classe in oggetto, che rimane agli atti e costituisce la base attorno alla quale strutturare l’esame.

Il documento illustra inoltre:

a) le attività, i percorsi e i progetti svolti nell’ambito di «Cittadinanza e Costituzione»

b) i testi oggetto di studio nell’ambito dell’insegnamento di Italiano durante il quinto anno che saranno sottoposti ai candidati nel corso del colloquio orale

c) le modalità con le quali l’insegnamento di una disciplina non linguistica (DNL) in lingua straniera è stato attivato con metodologia CLIL.

Nel caso di classi articolate e di corsi destinati a studenti provenienti da più classi, il documento deve comprendere la documentazione relativa ai gruppi componenti.

Simulazioni d’esame e certificazioni

Dopo l’interruzione delle attività didattiche Alcune scuole le hanno comunque svolte, molte altre non hanno potuto. In ogni caso le prove svolte vanno inserite.

Vanno inserite anche certificazioni relative ai PCTO, agli stage e ai tirocini effettuati.

Il documento del consiglio di classe è immediatamente pubblicato all’albo dell’istituto. Numerose scuole lo inseriscono all’interno del registro elettronico, a disposizione delle famiglie.

Privacy studenti

La bozza dell’ordinanza ministeriale rinvia alla nota Miur del 21 marzo 2017, che è accompagnata da un documento del Garante della Privacy, volto a fornire indicazioni in merito a informazioni e dati che si possono o meno riportare nel documento del consiglio di classe in relazione alla protezione dei personali.

In sintesi, il MIUR ha precisato che non c’è alcuna ragionevole evidenza della necessità di fornire alla commissione esaminatrice dati personali riferiti agli studenti in un documento finalizzato ad orientare la commissione per lo svolgimento delle prove di esame (quest’anno solo il colloquio).

Indicazioni per Lombardia, Trento e Bolzano

Nella Regione Lombardia, per gli studenti in possesso del diploma di “Tecnico” conseguito nei percorsi di IeFP che hanno positivamente frequentato il corso annuale il documento del consiglio di classe fa riferimento, in particolare, ai contenuti, ai metodi, ai mezzi, agli spazi e ai tempi del percorso formativo, nonché ai criteri, agli strumenti di valutazione adottati e agli obiettivi raggiunti ai fini dell’accertamento delle conoscenze, competenze e capacità, con specifico riferimento al colloquio.

Il documento è predisposto dal consiglio della classe dell’istituto professionale al quale i candidati sono assegnati in qualità di candidati interni, sulla base della relazione documentata dell’istituzione formativa che ha erogato il corso.

La struttura complessiva del documento della classe alla quale sono assegnati detti candidati si distingue in due o più sezioni, ciascuna delle quali dedicata a una delle articolazioni in cui si suddivide la classe

Nelle Province autonome di Trento e Bolzano, il documento del consiglio di classe, predisposto direttamente dall’istituzione formativa, fa riferimento, in particolare, ai contenuti, ai metodi, ai mezzi, agli spazi e ai tempi del percorso formativo, nonché ai criteri, agli strumenti di valutazione adottati e agli obiettivi raggiunti ai fini dell’accertamento delle conoscenze, competenze e capacità, con specifico riferimento al colloquio.

Presentazione prorogata al 30 maggio

La bozza dell’ordinanza proroga la redazione del documento al 30 maggio.

Lo schema (modello)

1 Descrizione del contesto generale
1.1 Breve descrizione del contesto
1.2 Presentazione Istituto

2. Informazioni sul curricolo
2.1 Profilo in uscita dell’indirizzo (dal PTOF)
2.2 Quadro orario settimanale

3 Descrizione situazione classe
3.1 Composizione consiglio di classe
3.2 Continuità docenti
3.3 Composizione e storia classe

4 Indicazioni su strategie e metodi per l’inclusione

5 Indicazioni generali attività didattica
5.1 Metodologie e strategie didattiche
5.2 CLIL : attività e modalità insegnamento
5.3 Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (ex ASL): attività nel triennio
5.4 Ambienti di apprendimento: Strumenti – Mezzi – Spazi -Tempi del percorso Formativo

6. Attività e progetti specificare i principali elementi didattici e organizzativi – tempi spazi- metodologie, partecipanti, obiettivi raggiunti)
6.1 Attività di recupero e potenziamento
6.2 Attività e progetti attinenti a “Cittadinanza e Costituzione”
6.3 Altre attività di arricchimento dell’offerta formativa
6.4 Percorsi interdisciplinari
6.5 Iniziative ed esperienze extracurricolari (in aggiunta ai percorsi in alternanza)
6.6 Eventuali attività specifiche di orientamento

  1. Indicazioni su Discipline
    7.1 Schede informative su singole discipline (competenze –contenuti – obiettivi raggiunti)
    COMPETENZE RAGGIUNTE alla fine dell’anno per la disciplina: CONOSCENZE o CONTENUTI TRATTATI:  (anche attraverso UDA o moduli)
    ABILITA’:
    METODOLOGIE:
    CRITERI DI VALUTAZIONE:
    TESTI e MATERIALI / STRUMENTI ADOTTATI:

8 Valutazione degli apprendimenti
8.1 Criteri di valutazione
8.2 Criteri attribuzione crediti
8.3 Griglie di valutazione la griglia per l’unica prova di esame sarà fornita dal Ministero. Qui la bozza
8.5 Eventuali simulazioni delle prove e difficoltà riscontrate

Scarica il modello

N.B. Il Modello è stato fornito lo scorso anno come esempio nell’ambito del seminario di formazione per gli Esami di Stato II ciclo

Può dunque ulteriormente essere adattato per le circostanze del corrente anno scolastico, in relazione all’interruzione delle attività didattiche in presenza da marzo. Un esempio

Maturità 2020: in alcuni casi si potrà svolgere online. Ecco i motivi, per studenti e insegnanti

da Orizzontescuola

di redazione

Maturità 2020: secondo quanto indicato nelle bozze, l’esame si svolgerà in presenza negli istituti statali e paritari in cui i candidati hanno frequentato fino all’interruzione delle attività didattiche per l’emergenza Coronavirus.

Per lo svolgimento dell’esame in presenza dovrà essere sottoscritto un apposito protocollo di sicurezza, del quale non c’è ancora traccia. Solo qualche accenno da parte del Ministro.

Ci sono invece dei casi, regolati dalla bozza sullo svolgimento dell’esame, in cui l’esame  dovrà svolgersi necessariamente online.

Innanzitutto lo scenario peggiore, quello in cui le condizioni epidemiologiche e le disposizioni delle autorità competenti lo richiedano.

Nella bozza non è specificato cosa si intende esattamente: si potrebbe ipotizzare a livello locale, se le condizioni epidemiologiche sono tali per quella diventa “zona rossa”.

Di conseguenza potrà verificarsi il caso in cui alcuni esami si svolgeranno in presenza e alcuni online.

Richieste da parte degli studenti

Altri casi potrebbe riguardare le richieste da parte degli studenti, ad es.

  1. candidati degenti in luoghi di cura od ospedali
  2. detenuti
  3. detenuti comunque impossibilitati a lasciare il proprio domicilio nel periodo dell’esame (ad es. candidati all’estero)

Motivazioni per gli insegnanti

La richiesta di svolgimento degli esami in videoconferenza potrebbe arrivare anche dagli insegnanti,  in conseguenza di specifiche
disposizioni sanitarie connesse all’emergenza epidemiologica.

Anche in questo caso sarebbe necessario un chiarimento su cosa si intende per “disposizioni sanitarie”.

Tolti i due casi di isolamento domiciliare e quarantena, le uniche connnesse all’emergenza Coronavirus, molti docenti ci chiedono che nel testo definitivo siano esplicitati meglio i casi in cui è possibile richiedere la partecipazione online.

In quest’ultimo caso – se il docente è in condizioni di poterlo svolgere, è giusto aggiungerlo – il presidente dispone la partecipazione degli interessati in videoconferenza o altra modalità telematica sincrona.

In quali casi decide il consiglio di classe

Il consiglio di classe stabilisce per quali candidati con disabilità si renda necessario l’esame a distanza. Lo si farà sulla base del PEI e della specifica patologia qualora l’esame in presenza risultasse inopportuno o di difficile attuazione. La decisione potrà essere assunta anche dal solo Presidente, se le condizioni dovessero verificarsi dopo lo svolgimento della seduta plenaria.

Maturità 2020, scarica BOZZA ordinanza: commissione si riunisce il 15 giugno, assenze docenti, come si svolge colloquio

Reclutamento dirigenti scolastici, presto la preferenza per la regione?

da La Tecnica della Scuola

Forse qualcosa bolle in pentola al Ministero dell’Istruzione per il reclutamento dei dirigenti perché se si esplora più attentamente la piattaforma Polis Istanze Online si rileva che è stata predisposta una pagina destinata a coloro che hanno superato il concorso per Dirigenti Scolastici. In essa si invitano i futuri dirigenti a indicare la preferenza della regione di destinazione.Lo scorso anno si adottò simile procedura di reclutamento per l’assegnazione dei DS alle varie regioni e la pagina fu resa compilabile fino all’ultima posizione utile della graduatoria per coprire l’organico assegnato per l’immissione in ruolo e procedere  all’assunzione dal primo settembre 2019.

L’operazione fu gestita in tempi rapidi considerato che la graduatoria definitiva fu pubblicata in piena estate. Adesso invece c’è evidentemente più tempo e dunque appena sarà chiaro il numero dei posti disponibili (si fanno numeri che vanno da 700 a 900 ma si tratta di boatos), i DS da assumere dal 01/09/2020 potranno scegliere l’ordine di preferenza delle regioni.

Al momento è possibile solo collegarsi alla pagina in questione (chiaramente la procedura è possibile per chi ha l’accesso ad Istanze Online) indicando il link specifico che si ottiene sostituendo all’ultimo numero del link di una delle pagine raggiungibili della sezione “Altri Servizi” il numero 199. Naturalmente si può solo osservare la schermata ma il sistema non consente di andare avanti.

Sono presenti inoltre altre pagine destinate di altri servizi che si ottengono digitando altri numeri progressivi.

Concorso straordinario secondaria, per i posti Itp bastano diploma e tre anni di servizio

da La Tecnica della Scuola

Sul concorso scuola straordinario arrivano sempre tantissime domande. Le domande per partecipare, ricordiamolo, vanno dalle ore 9.00 del 28 maggio 2020 fino alle ore 23.59 del 3 luglio 2020.

Concorso scuola straordinario: requisiti per i posti ITP

Per quanto riguarda i posti per insegnante tecnico pratico (ITP), è necessario avere i tre anni di servizio nella scuola secondaria statale (anche su sostegno) dal 2008/2009 al 2018/2019. Chi conclude la terza annualità nel 2019/2020 partecipa con riserva- Uno dei tre anni deve essere specifico, ossia svolto nella classe di concorso per cui si partecipa.

Ma oltre al servizio di supplenti, i candidati per i posti itp del concorso scuola straordinario devono possedere come titolo il diploma.

Quindi i requisiti per accedere ai posti ITP sono questi. Non servono i 24 CFU.

Concorso scuola 2020 straordinario: la prova computer based

La prova del concorso scuola 2020 straordinario, ricordiamo, sarà computer based e sarà composta da 80 quesiti a risposta chiusa con quattro opzioni di risposta, di cui una sola corretta.

I quesiti saranno così distribuiti:

  • competenze della disciplina di riferimento: 45 quesiti
  • didattica e metodologia: 30 quesiti
  • capacità di lettura e comprensione del testo in lingua inglese: 5 quesiti

A settembre mascherine per tutti? Forse sì, e non solo

da La Tecnica della Scuola

Invece degli “almanacchi” si pensa di distribuire mascherine per tutti, benchè sicuro sembri che vengano adottai protocolli come la misurazione della febbre (vietato entrare a chi ha una temperatura al di sopra dei 37,5), il divieto ai genitori di mettere piede nelle scuole, e poi percorsi differenziati nei corridoi e ingressi in classe distanziati. Non derogabile sarebbe l’obbligo per gli studenti di entrare e uscire con code ordinate, come quelle a cui assistiamo ora nei supermercati. Oppure ogni 15 minuti, cosicché ogni classe si segni l’ora e non faccia confusione con gli scaglionamenti del suono della campanella che dunque si dovrà adeguare ai ritmi delle uscite e delle entrate.

Tutti bendati? Lo dice la bozza sulla sicurezza

Tutti bendati insomma, alunni e prof, anche durante le interrogazioni, che potrebbero essere un modo in più per nascondere meglio le impreparazioni e le neghittoserie. Eppure proprio queste regole sono previste per la riapertura delle scuole a settembre, contenute nella bozza del protocollo per la sicurezza negli istituti.

la temperatura e percorsi segnati

Uguale singolarità la misurazione della temperatura, in ingresso a scuola certamente, non in uscita o quando il docente spiega o chiede conto della lezione o subito dopo il voto, mentre per i percorsi differenziati nei corridoi, in tante scuole si dovrà chiamare un architetto, molto bravo, per districare la matassa. Tuttavia dentro le strutture scolastiche ci dovranno essere segnati, a terra, i percorsi da seguire se ci si sposta all’interno dell’edificio, mentre palestre e laboratori potranno essere impiegati anche per altre attività, per sfruttare spazi diversi ed evitare l’affollamento nelle classi.

Dirigenti in allarme

E se i presidi chiedono di rendere i protocolli del ministero più chiari, è perché hanno il comprensibile dubbio che nella incertezza la responsabilità cada su di loro, anche perché  i margini interpretativi, se ci scappa l’incidente, sono dalle nostre parti assai ampi.Infatti i presidi, fra le altre cose, secondo la bozza dei protocolli sulla sicurezza,  dovranno occuparsi sia di fornire tutte le informazioni al personale e alle persone che entrano nelle scuole, sia di preparare un piano per la pulizia e la sanificazione degli ambienti.

Spazi comuni e valutazione

E se particolare attenzione dovrà essere rivolta agli spazi comuni come bagni, mense e palestre, il nodo delle mascherine appare quello più imbarazzante, perché c’è la possibilità che siano, come già detto, obbligatorie per tutto il personale nelle classi e nei corridoi, come i famosi almanacchi della letteratura.

In ogni caso, cercando di interpretare la bozza sui protocolli, gli adulti è molto probabile che debbano indossare le mascherine, per gli alunni occorrerà valutare, dicono gli esperti. Che cosa? L’età degli studenti e quindi decidere sulla base delle diverse scuole.

Come si vede, la valutazione è valutazione e gli esperti devono pure valutare, d’altra parte una valutazione in più val bene un protocollo.

Riapertura scuole, Landini: “Non bisogna perdere tempo, occorre piano operativo”

da La Tecnica della Scuola

“Ridare centralità al mondo della scuola, riconoscendo a insegnanti, educatori e a tutto il personale scolastico l’impegno dimostrato, anche in questa fase di emergenza, per garantire il diritto all’istruzione e alla formazione. Priorità indispensabile per la partecipazione alla vita democratica del nostro Paese e condizione necessaria per la ripartenza”.

Così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, presenta la piattaforma, elaborata insieme alla Flc e alla Fp per il rilancio del sistema scuola alla luce della crisi pandemica.

Con la piattaforma la Cgil chiede che “la scuola diventi priorità della politica in termini progettuali e di investimenti, per consentire al più presto la ripresa delle attivita’ ‘in presenza’ in condizioni di sicurezza”.

Per questo, secondo la Cgil “in continuità con i Protocolli già sottoscritti, occorre siglare un Protocollo di Sicurezza specifico per la Scuola e contemporaneamente mettere a punto un piano straordinario di messa in sicurezza e manutenzione di tutti gli edifici scolastici, e nuovi e necessari investimenti”.

Due le principali finalità individuate da affrontare nell’immediato.

Vanno delineate delle Linee guida per una contrattazione con regioni, enti locali e autonomie scolastiche per l’avvio di attività educative pre-apertura scolastica.

Inoltre, continua la nota, va definito un Piano operativo per la riapertura delle scuole di ogni ordine e grado, i nidi e le scuole dell’infanzia, per il prossimo anno scolastico 2020 – 2021. Occorre quindi pianificare tempi, spazi, attività educative e didattiche, individuare disposizioni nazionali sulla didattica a distanza, prevedere sia investimenti per l’ampliamento degli organici e la stabilizzazione dei precari, che percorsi formativi per educatori, insegnanti e per tutta la comunità educante.

Il segretario generale della Cgil “se davvero si vuole contrastare la crescita delle disuguaglianze sociali e educative tra le nuove generazioni e non far ampliare quella forbice dei divari territoriali già molto forti prima dell’emergenza sanitaria non si può perdere tempo. La scuola, il diritto all’istruzione e alla formazione rappresentano la precondizione necessaria per la ripartenza del nostro Paese, per un Paese che punta al futuro investendo prioritariamente – aggiunge Landini – su bambini, ragazzi, giovani e sul lavoro dei tanti insegnanti, degli educatori e di tutto il personale del sistema scolastico che assolve al delicato fondamentale compito di preparare quel futuro. Il nuovo modello di sviluppo, di cui l’Italia ha bisogno, si realizza a partire da un investimento straordinario nella scuola, nel diritto alla formazione e alla conoscenza permanenti per tutti”, conclude Landini.

Decreto legge Rilancio, previsti 370 milioni per riapertura scuole e didattica a distanza

da La Tecnica della Scuola

Il governo è al lavoro per il decreto legge “Rilancio”. Secondo le ultime indiscrezioni giornalistiche, il decreto riguarda anche la scuola. Ecco le ultime indiscrezioni riportate dal documento di lavoro in vista della predisposizione del provvedimento.

Per il 2020 potrebbero arrivare 331 milioni di euro sul fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche.

Le risorse sono assegnate “secondo le specifiche esigenze di ciascuna istituzione, di interventi di acquisto di servizi professionali per la sicurezza sui luoghi di lavoro, per la didattica a distanza e per l’assistenza medico sanitaria e psicologica, per l’acquisto di materiale di protezione e igiene e servizi di lavanderia, per la rimozione e lo smaltimento dei rifiuti”.

Inoltre si prevede “lo stanziamento di 39,2 milioni di euro per assicurare alle istituzioni scolastiche statali e paritarie, nell’ambito delle attività in presenza connesse all’espletamento dell’esame di stato per l’anno scolastico 2019/2020, di effettuare interventi di pulizia”.

Complessivamente si tratta di 370,2 milioni di euro.

Valutazione, esame di terza media e maturità. Le info ufficiali del Ministero dell’Istruzione

da La Tecnica della Scuola

Il Ministero dell’Istruzione, con una nota pubblicata sul proprio sito, ha reso noto gli ultimi aggiornamenti sull’Esame di Stato di terza media e maturità.

Di seguito la sintesi dei contenuti.

BOZZE

Ordinanza Esami di Stato [PDF]

Griglia valutazione orale [PDF]

Griglia crediti [PDF]

Valutazione finale e recupero degli apprendimenti

La valutazione avverrà sulla base di quanto effettivamente svolto, gli alunni potranno essere ammessi alla classe successiva anche in presenza di voti inferiori a 6 decimi, in una o più discipline.

Ma non sarà “6 politico”. Le insufficienze compariranno, infatti, nel documento di valutazione. E per chi è ammesso alla classe successiva con votazioni inferiori a 6 decimi o, comunque, con livelli di apprendimento non consolidati sarà predisposto dai docenti un piano individualizzato per recuperare, nella prima parte di settembre, quanto non è stato appreso. Il piano sarà allegato al documento di valutazione finale. Resta ferma la possibilità di non ammettere all’anno successivo studentesse e studenti con un quadro carente fin dal primo periodo scolastico. L’Ordinanza tiene conto degli studenti con Bisogni Educativi Speciali (BES). L’attività didattica del prossimo anno scolastico sarà riprogettata per recuperare contenuti non svolti durante quest’anno.

BOZZE

Ordinanza valutazione [PDF]

Esami del primo ciclo

In linea con quanto previsto dal decreto scuola di aprile, studentesse e studenti saranno valutati attraverso lo scrutinio finale che terrà conto anche di un elaborato da consegnare prima del termine delle lezioni. L’argomento dell’elaborato sarà concordato con i docenti, valorizzando il percorso fatto da ciascuno studente. Sarà presentato oralmente, in modalità telematica, davanti al Consiglio di classe, sempre entro il termine delle lezioni e sarà valutato in sede di scrutinio finale sulla base dell’originalità, della coerenza con l’argomento assegnato, della chiarezza espositiva.

Esami del secondo ciclo

Gli Esami del secondo ciclo avranno inizio il 17 giugno alle ore 8.30. Previsto, per quest’anno, il solo colloquio orale. Il 96% dei ragazzi viene ammesso, in media, ogni anno, all’Esame finale: il prossimo giugno tutti avranno la possibilità di sostenere le prove, tenuto conto del periodo dell’emergenza. Ma i crediti di accesso e il voto finale si baseranno sul percorso realmente fatto dagli studenti. Per dare il giusto peso al percorso scolastico, il credito del triennio finale viene rivisto e aumentato: potrà valere fino a 60 punti, anziché 40, come prima dell’emergenza.

​​​​​​​Al colloquio orale si potranno conseguire fino a 40 punti. Il voto massimo finale possibile resta, infatti, 100/100. Si potrà ottenere la lode, come ogni anno. I crediti del triennio finale di studi saranno ricalibrati secondo le tabelle che saranno allegate all’Ordinanza ministeriale. L’anno in corso avrà un peso fino a 22 crediti.

La prova orale si svolgerà in presenza (a meno che le condizioni epidemiologiche non lo consentano e con specifiche deroghe per casi particolari) davanti a una commissione composta da 6 membri interni e un Presidente esterno, in modo che gli studenti possano essere valutati dai docenti che conoscono il loro percorso di studio.

Il documento, con quanto effettivamente svolto, sarà prodotto dai Consigli di classe entro il 30 maggio. A quel documento farà riferimento la commissione per la predisposizione dei materiali che saranno proposti ai candidati alla prova orale. Ciascun candidato discuterà, in apertura di colloquio, un elaborato concernente le discipline di indirizzo, trattando un argomento concordato che sarà assegnato dai docenti di quelle discipline a ogni studente entro il 1° giugno.

Prevista, poi, la discussione di un breve testo, già oggetto di studio nell’ambito dell’insegnamento di lingua e letteratura italiana durante il quinto anno. Si farà riferimento ai testi contenuti nel documento elaborato dal Consiglio di classe. Il candidato analizzerà, a seguire, un materiale assegnato dalla commissione sempre coerente con il percorso fatto. Saranno infine esposte le esperienze svolte nell’ambito dei Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento e saranno accertate le conoscenze relative a “Cittadinanza e Costituzione” secondo quanto effettivamente svolto dalla classe.

Festa dell’Europa

Erasmus+, video messaggio dei Ministri Azzolina e Manfredi per Festa dell’Europa

Iniziativa dell’Agenzia Erasmus+ Indire per la campagna #IorestoErasmus

In occasione della Festa dell’Europa, i Ministri dell’Istruzione, Lucia Azzolina, e dell’Università e Ricerca, Gaetano Manfredi, hanno voluto lanciare un messaggio sul Programma Erasmus attraverso un video realizzato dall’Agenzia nazionale Erasmus+ Indire. Insieme a loro, le voci di alcuni dei tanti partecipanti al Programma che hanno aderito alla campagna #IorestoErasmus.
Dal 1987 a oggi, oltre 10 milioni di cittadini europei hanno vissuto un’esperienza Erasmus. Di questi, oltre mezzo milione sono italiani. Nonostante l’emergenza sanitaria, il Programma va avanti e le scuole e le università italiane guardano al futuro. Lo dimostra l’incremento – registrato il mese scorso dall’Agenzia – delle candidature per i progetti nei settori Scuola, Istruzione Superiore ed Educazione degli Adulti.

Guarda il video: https://youtu.be/H1wXNfczMMI


Oggi celebriamo la Festa dell’Europa con le note dell’Inno alla gioia eseguito dalle scuole che hanno aderito al PON, il Programma di miglioramento del sistema di istruzione finanziato con fondi europei.

Le studentesse e gli studenti del Liceo Farnesina di Roma hanno affidato alla sinfonia corale di Beethoven il loro messaggio per un’Unione che lotti contro la disoccupazione, la discriminazione, l’esclusione sociale e la povertà e dove i giovani possano ricevere un’istruzione e una formazione adeguate.

I fondi PON nel periodo 2014-2020 hanno finanziato il 94% delle scuole italiane e coinvolto 2.392.000 studentesse e studenti. E anche durante questa emergenza stanno contribuendo all’acquisto di dispositivi digitali e strumenti per la didattica a distanza.

Ora alzate il volume e buona Festa dell’Europa a tutti. Quest’anno diversa, ma sempre speciale!

#EuropeDay

Il video ▶️ https://www.facebook.com/MIsocialFB/videos/679640892582626/