Conclusione anno scolastico 2019/2020

Conclusione anno scolastico 2019/2020

Ordinanze per gli scrutini  e gli esami di stato conclusivi del  1° e 2° ciclo

Il Ministero della Istruzione ha fornito oggi una informativa in conferenza video  alle organizzazioni sindacali  sulle ordinanze per gli scrutini e gli esami per la conclusione dell’anno scolastico 2019 2020 in emergenza Covid-19.

 Valutazione 

Il Ministero prevede la non ammissione degli alunni alla classe successiva come ipotesi residuale  ammessa solo in due casi:

  • alunni del tutto assenti alle attività di didattica sia in presenza (ante-Covid-19), sia a distanza;
  • gravi mancanze disciplinari degli studenti, già sanzionati, in violazione del Regolamento di disciplina di ciascun istituto.

Non si parla di sei politico, nel senso che ci potranno essere promozioni anche con voti insufficienti, perché queste insufficienze saranno recuperate nei primi mesi del prossimo anno scolastico 2020/21, come se il corrente anno scolastico si prolungasse nel prossimo, con una valutazione diagnostica, che avrà due obiettivi:

  1. recupero generalizzato, per il quale i Consigli di classe rafforzeranno i nuclei fondanti del sapere di ogni disciplina;
  2. recupero individualizzato, per interventi specifici rivolti a singoli o gruppi di alunni con maggiori difficoltà.

Queste due tipologie di recupero saranno attuate dai Consigli di classe anche nei passaggi tra cicli scolastici diversi lasciando alle scuole la scelta di quando effettuarla. Il Ministero fornirà  istruzioni.

Ovviamente per il passaggio di classe intermedia non è prevista nessuna sospensione di giudizio. La certificazione delle competenze costituisce un atto da  completare quale accompagnamento  alle altre certificazioni.   

Esami  di stato conclusivi

1° ciclo

I Consigli di classe faranno una valutazione che sostituirà l’esame con voto finale, tenendo conto, così come previsto dal decreto legislativo 62 del 2017 della:

  1. valutazione delle singole discipline
  2. percorso triennale
  3. elaborato     

La predisposizione di un elaborato avviene con la produzione e l’esposizione di un argomento assegnato dal Consiglio di classe,  su base inter e multidisciplinare, inviato agli alunni per posta elettronica. L’esposizione al Consiglio di classe avviene in video conferenza. 

Per i privatisti diventa l’unico elemento di valutazione.

Per i diversamente abili e i DSA tutto ciò sarà in allineamento al PEI e al PDP.

2° Ciclo   

L’ordinanza proroga la stesura del documento dal 15 maggio al 30 maggio e conterrà elementi di valutazione utili soprattutto per il presidente di commissione;

conterrà , inoltre,   una tabella con la specifica della ripartizione dei 60 punti previsti per il credito scolastico , per dare valore all’intero percorso scolastico e i 40 per la prova orale.

La prova orale prevede 3 momenti:  

  1. elaborato per materie caratterizzanti  assegnato dai docenti in coerenza  con l’indirizzo di studio, che recupera la seconda prova scritta con ampio margine di autonomia per i Consigli di classe; per i licei musicali e coreutici è prevista la prova pratica, con il proprio insegnante.
  2. discussione di un testo a scelta dello studente, ma comunque rientrante nel programma di attività registrato nel documento del 30 maggio, non necessariamente letterario. 
  3. presentazione e discussione delle attività di PCTO in relazione ai temi di  cittadinanza e costituzione. 

L’esame orale sarà sostenuto in presenza, con deroga per casi specifici:

  1. situazione di immuni depressi 
  2. commissari o alunni in quarantena
  3. studenti all’estero, dei corsi ordinari e dei CPIA  che sosterranno il colloquio in modalità telematica.

L’ordinanza prevederà comunque tutte le situazioni di rischio che saranno monitorate attraverso una apposita tabella  predisposta dalla task force a ciò costituita. In caso di recidiva pandemica saranno le Regioni in stretto coordinamento con le Direzioni scolastiche regionali ad affrontarli e ad assumere le decisioni conseguenziali, anche ad esempio sospendendo la procedura in presenza.

Per la valutazione del colloquio orale l’ordinanza prevedrà una griglia di valutazione che terrà conto di elementi trasversali a tutte le discipline.

Gli esami di ESABAC saranno conseguiti inserendo all’interno del colloquio orale elementi della lingua seguita.

 Per i privatisti candidati alla maturità le prove sono differite a partire dalla seconda decade di  luglio e fino ai primi giorni di settembre, comunque entro la sessione suppletiva .

Per la UIL  oggi si è svolto il primo  passo di un processo che deve fornire in tempi brevi tutti gli elementi di chiarezza alle  scuole, già in affanno,  per svolgere le attività di conclusione del corrente anno. 

L’informativa è avvenuta senza la messa a disposizione delle bozze dei  documenti e nell’embargo  di tutte le tematiche inerenti la sicurezza dei lavoratori e degli studenti, oggetto di un apposito protocollo, che si auspica oggetto di concreto confronto.

Gli elementi fin qui forniti   non affrontano con il necessario spirito di collaborazione la sentita esigenza di porre in sinergia la conclusione del corrente anno con l’avvio del successivo. L’informazione non ha chiarito gli aspetti relativi alla predisposizione dell’elaborato per l’esame finale del secondo ciclo, dove avviene questa elaborazione? Come viene inviata alla commissione? Quanto tempo prima? Si consegna e si presenta contestualmente?

La  decisione di modificare l’assetto degli esami, in caso di recrudescenza del contagio va riportata ad una dimensione nazionale, l’impatto per la sua rilevanza  non può  essere lasciato alla sola responsabilità degli organi decisionali di livello regionale. 

Uno degli effetti risiede nella rischiosa possibilità di avere esami diversificati che farebbero venire meno l’impalcatura istituzionale con ripercussioni negative, non facilmente ipotizzabili.

Meglio sarebbe stato concentrarsi sul solo esame orale in cui far confluire le competenze acquisite nelle attività di PCTO e di cittadinanza con un approccio multidisciplinare che valuta la maturità del candidato, ci riserviamo tuttavia una più puntuale valutazione, all’esito dei provvedimenti quando definiti.

Alla video conferenza per la UIL Scuola hanno partecipato Noemi Ranieri e Rosa Cirillo.   

Le novità della Maturità

Il 6 maggio, durante il Question Time, la Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha parlato della #MaturitàVentiVenti. E dei cambiamenti che si sono resi necessari in questa emergenza.

Nei prossimi giorni verrà pubblicata l’Ordinanza sugli Esami. Dopo i necessari passaggi tecnici.

Ecco intanto cosa ha detto la Ministra in Parlamento:

🔸 Gli Esami di Stato avranno inizio il prossimo 17 giugno
🔸 Il colloquio, in presenza, durerà circa un’ora
🔸 La commissione sarà composta da membri interni e un presidente esterno
🔸 Nel colloquio si valorizzerà quanto realmente svolto dagli studenti.

Sono previsti questi step:
a) la discussione di un elaborato sulle discipline di indirizzo. L’argomento sarà concordato prima
b) la discussione di un breve testo di lingua e letteratura italiana studiato durante il quinto anno
c) l’analisi di un materiale scelto e proposto dalla commissione sulla base di quanto svolto durante l’anno

🔸I candidati esporranno anche le esperienze svolte nell’ambito dei Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento e le conoscenze relative a “Cittadinanza e Costituzione”
🔸 La prova orale potrà valere fino a 40 punti, mentre il percorso di studi dell’ultimo triennio potrà essere valutato fino a un massimo di 60 punti
🔸 È necessario raggiungere il punteggio minimo di 60/100 per conseguire il diploma

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Dispositivi per DaD

In arrivo altri 5,2 milioni di euro, di risorse PON, per l’acquisto di dispositivi digitali per la didattica a distanza destinati ai Centri provinciali per l’istruzione degli adulti (CPIA), alle sezioni carcerarie e alle scuole polo in ospedale. 

“Prosegue l’impegno per non lasciare indietro nessuno – sottolinea la Ministra Lucia Azzolina –. Dall’inizio di questa emergenza abbiamo deciso di investire risorse per il digitale che oggi servono per l’emergenza, domani resteranno come patrimonio alle scuole. Colgo l’occasione per ringraziare il personale scolastico impegnato nei CPIA, nelle sezioni carcerarie, nelle sezioni ospedaliere, veri e propri fiori all’occhiello del sistema nazionale di Istruzione, che consentono di garantire il diritto allo studio davvero a tutti, secondo quanto previsto dalla Costituzione italiana”.  

Con l’Avviso PON, ciascuno dei 129 CPIA potrà riceve fino a 20.000 euro. Le 449 sezioni carcerarie potranno riceverne fino a 5.000 euro ciascuna, mentre ognuna delle 18 scuole polo in ospedale potrà ottenere fino a 13.000 euro. A questi si aggiungono i CPIA e la scuola polo in ospedale della Provincia autonoma di Trento. 

Per aderire le scuole avranno tempo dalle ore 10.00 del giorno 7 maggio 2020 fino alle ore 15.00 del giorno 13 maggio 2020.

Ordinanze sulla valutazione e sugli Esami di Stato

Ordinanze sulla valutazione e sugli Esami di Stato – informativa al MI

Il giorno 6 maggio 2020 si è tenuto, in videoconferenza, un incontro con la Direzione generale per il personale scolastico del Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione del Ministero dell’Istruzione per illustrare le Ordinanza Ministeriali relative alla valutazione e agli esami di stato di I e II grado.

Le tre ordinanze sono state illustrate dal Capo Dipartimento Dott. Bruschi che, in premessa, ha sottolineato che il principio generale a cui esse si ispirano è l’ottemperanza alle disposizioni sulla valutazione del D.lgs.62/2017.

Riportiamo qui di seguito una breve presentazione dei tre testi:

  1. OM sulla valutazione: si tiene conto di quanto è stato effettivamente svolto dalle scuole e del piano di apprendimento individualizzato di ciascun alunno. Non si prevede una promozione assicurata, ma comunque le ripetenze saranno residuali per mancato apprendimento durante la didattica in presenza e in quella a distanza e/o per sanzioni.

Per quanto riguarda il recupero degli apprendimenti, si fa riferimento agli strumenti messi a disposizione dall’autonomia, tenendo conto di quanto sarà svolto nella prima parte del prossimo anno scolastico e delle eventuali ricalibrature successive.

  1. OM sugli esami di Stato del primo ciclo: la valutazione del Consiglio di classe sostituisce quella dell’esame e tiene conto del risultato complessivo ottenuto nelle discipline, dell’elaborato assegnato agli alunni e del loro percorso triennale.

L’elaborato viene presentato al consiglio di classe.

Lo stesso tipo di esame è previsto per il primo periodo dell’educazione degli adulti e per i privatisti.

Per gli alunni BES e DSA si agisce in continuità con la normativa vigente.

  1. OM sugli esami di Stato del secondo ciclo – le principali novità:
  • inversione del valore del credito (60 punti per il curriculum e 40 punti per la prova orale, unica) con relativa commutazione delle precedenti tabelle di attribuzione dei crediti;
  • rinvio, al 30 maggio, del termine ultimo per la stesura del documento del consiglio di classe;
  • svolgimento del colloquio in presenza (con possibili eccezioni per situazioni particolari) con assegnazione di un elaborato da parte dei docenti di indirizzo e discussione del materiale scelto dalla commissione, insieme all’esposizione delle esperienze di PCTO e dei contenuti di Cittadinanza e Costituzione;
  • valutazione dell’esame sulla base di una griglia nazionale vincolante nell’ottica delle norme sulla valutazione e degli obiettivi previsti nei PECUP.

La delegazione ANP ha apprezzato la chiarezza della presentazione delle ordinanze ma ha messo in evidenza alcune criticità e ha chiesto chiarimenti su:

  • problema della validità dell’anno scolastico per le classi intermedie del secondo ciclo, per la mancata deroga all’art. 14.7 del DPR 122/2009, a differenza di quanto prevede il DL per gli alunni della secondaria di primo grado e delle classi terminali dei due cicli
  • istruzione parentale e svolgimento degli esami di idoneità
  • monitoraggio del MI sulle domande per la funzione di presidente di commissione
  • organizzazione del recupero e necessità di indicazioni chiare per il prossimo anno scolastico
  • formazione dei docenti sul tema degli strumenti e dei metodi di valutazione e sulla didattica a distanza, qualora non fosse possibile una ripresa “normale” delle lezioni
  • insegnamento dell’Educazione civica per il prossimo anno scolastico poiché mancano ancora le Linee guida previste dalla legge 92/2019

L’odierno incontro ha consentito di acquisire alcuni chiarimenti ma restiamo in attesa dei testi definitivi delle OOMM che ci saranno trasmessi contestualmente all’invio al CSPI, a sua volta chiamato a rendere il previsto parere.

Terremo aggiornati gli iscritti su ogni ulteriore novità al riguardo.

Per i più piccoli la ripartenza potrebbe essere anticipata

Sottosegretario all’Istruzione Peppe De Cristofaro:
Per i più piccoli la ripartenza potrebbe essere anticipata

“Per i più piccoli la ripartenza potrebbe essere anticipata. Un tavolo interministeriale con il supporto del comitato tecnico scientifico sta verificando la possibilità di aprire i cortili delle scuole per consentire i servizi educativi per l’infanzia fino a luglio, limitando il più possibile il numero dei bambini, con priorità per i genitori che lavorano.”
Lo scrive su Facebook il sottosegretario all’istruzione Peppe De Cristofaro.
“Sono attualmente al vaglio – prosegue il sottosegretario di Leu – le misure per garantire la sicurezza dei minori e di tutto il personale coinvolto che prevedono la possibilità di moltiplicare gli spazi (utilizzando anche gli spazi liberi della primaria) e favorendo l’attività all’aperto.”
“Un primo passo – conclude De Cristofaro – per recuperare socialità e educazione a partire dai più piccoli e un’attenzione verso le famiglie.”

SU ESAMI DI MATURITA’ QUADRO ORMAI COMPLETO

SCUOLA, CASA-MELICCHIO (M5S): SU ESAMI DI MATURITA’ QUADRO ORMAI COMPLETO. MINISTERO DIMOSTRA ATTENZIONE A SICUREZZA

Roma, 6 mag – “Gli esami di maturità rappresentano per tutti gli studenti un momento fondamentale  e indimenticabile della vita: la situazione emergenziale degli ultimi mesi ne ha inevitabilmente compromesso le normali modalità di svolgimento, ma fortunatamente il ministero dell’Istruzione ha dimostrato prontezza nell’individuare da subito possibili evoluzioni e relative ipotesi di soluzione a una situazione, comunque, oggettivamente complessa. La puntualità dell’analisi e delle successive decisioni è ancor più essenziale, in un momento come questo, per non lasciare nella confusione il mondo della scuola e gli studenti che si apprestano a sostenere le prove di maturità. È un bene, quindi, che a breve, come ha dichiarato la ministra Lucia Azzolina, sarà resa pubblica l’ordinanza che fornirà tutte le indicazioni che ad oggi ancora mancano: ormai il quadro è quasi completo”. Lo dichiara Vittoria Casa, deputata del MoVimento 5 Stelle in commissione Cultura. 
“Anche il ministero dell’Istruzione”, prosegue il deputato del MoVimento 5 Stelle Alessandro Melicchio, “sta giustamente improntando il suo operato mettendo al primo posto il diritto alla salute: la ministra ci ha infatti rassicurato che gli esami di Stato si svolgeranno nel rispetto di tutti gli standard di sicurezza. L’eccezionalità di quest’anno, tra l’altro, porta con sé anche una novità positiva: il fatto che si dia maggiore importanza rispetto agli anni passati all’intero percorso di studi, e che la valutazione venga effettuata da una commissione  interna con solo la presidenza esterna, valorizza il merito degli studenti, evitando qualsiasi forma di penalizzazione dovuta alla modalità telematica di apprendimento”, conclude.

Apprendere a distanza: un’opportunità

Apprendere a distanza: un’opportunità

di Maurizio Tiriticco

“A proposito dell’educazione, la morale da trarre è che i maestri troverebbero o il loro lavoro meno gravoso se la struttura della scuola favorisse una forma di apprendimento come scoperta e non come accumulazione di materiale introdotto dall’esterno”. JohDewey, Democrazia e educazione”, La Nuova Italia, Firenze, 1949, pag. 205.

Oggi, in tempi del “tutti a casa”, si parla tanto di apprendere a distanza. Che per molti può essere di nessun intetresse: pensano che apprendere, a distanza o meno, sia un fatto che riguarda la scuola e che, quindi, interessa solo bambini e adolescenti! Quando, invece, soprattutto oggi, in una società in continua trasformazione in materia di conoscenze e di competenze, lavorative o meno, l’apprendere è una attività continua che riguarda anche e soprattutto gli adulti. Va detto, comunque, che l’apprendimento a distanza, in questi tempi di corona virus, è una cosa assolutamente nuova per la scuola italiana. E per l’intera società italiana.

Ma ciò non vale per altri Paesi, per altri contesti culturali e socioeconomici. Ricordo, ad esempio, che materiali di istruzione a distanza furono prodotti nei primi anni di vita dell’Unione Sovietica, quando occorreva trasformare – e rapidamente – un Paese di tradizione agricola in un Paese industriale! Come raggiungere migliaia di “nuovi” operai in un territorio così vasto? Con l’istruzione a distanza!Iniziative analoghe si sono avute, sempre agli inizi del Novecento in altri Paesi, sempre di massima espansione, quali il Canada e l’Australia. Ed il tutto era supportato con l’invio di materiali di studio e di verifica dell’apprendimento; con il sostegno di opportuni mediatori culturali.

E non mancano esperienze italiane: ad esempio, la “Scuola RadioElettra di Torino”, attiva fin dal 1951. Per non dire poi di Accademia di Roma, oggi non più attiva, per cui ho lavorato per un certo periodo. Ricordo la fatica anche fisica in quegli anni lontani di dover spedire per posta dispense, a cui erano allegate le relative prove di verifica: in genere un certo numero di proposizioni (i cosiddetti item) a quattro uscite, di cui una sola corretta. Poi il ritorno delle prove eseguite ed il rinvio delle correzioni: e sempre via posta. Quindi tempi molto lunghi sia per insegnare che per apprendere! In effetti, forse era più la fatica fisica che quella intellettuale. E non c’erano i personal computer! Cheapparvero in Italia solo all’inizio degli anni ottanta. Ma quante operazioni per utilizzarli! Erano composti in più parti, con dischetti da inserire e disinserire, e occupavano a volte un’intera scrivania. Oggi, invece, con i pc portatili, conl’ausilio del web, di google, della email, di facebook, instagram e tante altre diavolerie, possiamo dire di vivere in un altro mondo. In cui ha trovato posto anche l’insegnare ad apprendere: la DAD appunto, l’ultima innovazione.

Tornando a noi, il problema dell’istruzione a distanza non è solo e tanto quello di produrre materiali ad hoc, quanto quello di produrre conseguentemente le necessarie prove di verifica. Ed ecco i famigerati test! Perché famigerati? Perché i test, o meglio determinate prove di verifica oggettive, sono da sempre considerati dalla nostra scuola come un qualcosa di estraneo! Il vero e il falso sembrano concetti eccessivamente poveri per gestire processi di apprendimento. Ma non è affatto così. E non è un caso che le prove Invalsi, che ormai da qualche anno “si abbattono” sulle nostre scuole, in genere sono considerate dai nostri insegnanti come una vera e propria “invalsione” sulle loro quotidiane attività. In effetti va detto che le prove Invalsi, come del resto tutte le prove oggettive, hanno un limite profondo: valutano “conoscenze”, ma non sono in grado di valutare alcun livello di creatività. Mi spiego meglio: un soggetto, indipendentemente dall’età, può essere “povero” in materia di vocaboli e “ignorante” in materia di grammatica (fonologia, morfologia e sintassi), ma “originale” e “creativo” quando si esprime, anche se scorrettamente sotto il profilo grammaticale.

Comunque, occorre pensare alla fatica del nuovo nato per conquistare le prime parole per lui estremamente significative, “mamma” e “pappa”. Sono sostantivi. Tutte parole concrete. Poi il “mamma voglio pappa” è una preziosa conquista successiva! Appare un verbo: sono iprimi legami sintattici! Se poi la pappa è “cattiva”… ecco la conquista di un aggettivo! Tornando alle prove Invalsi, un alunno può “fallire” nel rispondere, anche se poi di fatto è, appunto, “originale” e “creativo” e, a volte, non solo nel linguaggio, ma anche nella cosiddetta matematizzazione.

Mi piace ricordare che su queste questioni ci sono ricerche interessanti, a volte anche datate, nelle quali le prove oggettive sono analizzate e considerate per quello che sono e per ciò che valgono. Ecco quindi: ALDO VISALBERGHI, “Misurazione e valutazione nel processo educativo”, Milano, Edizioni di Comunità, 1955; MARIO GATTULLO, “Didattica e docimologia, misurazione e valutazione nella scuola”, Roma, Armando, 1967; BENEDETTO VERTECCHI; “Manuale della valutazione, analisi degli apprendimenti”, Editori Riuniti, Roma, 1984. E mi piace anche ricordare una serie di fascicoli dal titolo “Prove strutturate e semistrutturate di verifica finale dell’apprendimento per il biennio della scuola secondaria superiore”, esito di una serie di seminari condotti con insegnanti e coordinati dal Prof. Gaetano Domenici, a cui partecipai anch’io come ispettore coordinatore: era la fine degli anni novanta. Possiamo dire, quindi, che la didattica a distanza non solo non nasce oggi, ma ha anche autori illustri.

Occorre comunque ricordare, per correttezza non solo formale, che a monte di tutte le innovazioni tecnologiche e informatiche c’è anche tutta la scuola del comportamentismo statunitense! Anche se tanto bistrattato dai cognitivisti, quali, ad esempio, Goldstein, Bloom. Ecco qualche nome: John B. Watson, Burrhus Skinner, attivi negli anni sessanta e settanta del secolo scorso. Le loro ricerche influenzarono profondamente la didattica, soprattutto per quanto attiene il mondo delle prove di verifica. E non si creda che i suggerimenti d’oltre oceano riguardino solo i test. Andiamo più indietro nel tempo: non bisogna far torto al grande John Dewey, che nel lontano 1916 pubblicò a New York un testo fondamentale in materia di educazione, “Democracy and Education”, tradotto da Enriquez Agnolettie Paulo Paduano a Firenze per “La Nuova Italia” solo nel 1949. Ovviamente alla scuola fascistizzata un Dewey sarebbe stato solo un grande fastidio. Ciò che a mio vedere è fondante riguardo a Dewey è che sottrasse i problemi educativi dall’ambito puramente scolastico per proporli come un problema sociale di educazione anche e soprattutto civile. Nei decenni successivi avemmo altri grandi cultori e autori in materia di educazione. Mi piace ricordare Jerome Bruner, autore di The Process of Education, del 1960; e la traduzione italiana: “Dopo Dewey: il processo di apprendimento nelle due culture”, Roma, Armando, 1966. Ed ancora, sempre di Jerome Bruner, “Toward a Theory of Instruction”, del 1966; e la traduzione italiana “Verso una teoria dell’istruzione”, Roma, Armando, del 1982.

Torniamo a noi! E’ ovvio che ciò che si insegna, ovviamente va appreso. Ed è stranoto che la valutazione degli apprendimenti è un’attività non facile, complessa e complicata. E non è un caso che il nostro Ministero dell’Istruzione ce lo ricorda spesso con opportuni documenti normativi. Se non erro, l’ultimo atto è il dlgs 62/2017, che detta, appunto, “Norme in materia di valutazione e certificazione delle competenze nel primo ciclo ed esami di Stato, a norma dell’articolo 1, commi 180 e 181, lettera i), della legge 13 luglio 2015, n. 107. (17G00070) (GU n.112 del 16-5-2017 – Suppl. Ordinario n. 23)”.

Ma forse è il caso di andare più indietro nel tempo per ricordare e ritrovare che le attività valutative si inquadrano – anzi si devono inquadrare – in un’attività più ampia e che è a monte della valutazione tout court, la quale è in effetti una variabile fondate della “normale” attività dell’insegnare ad apprendere. E che si deve svolgere secondo dei principi che la regolano concettualmente e che pertanto sono anche normati. Alludo, ad esempio, al dm 9 febbraio 1979 che riguarda “Programmi, orari di insegnamento e prove di esame per la scuola media statale”. In tale dm sono indicate all’articolo 3 le fasi della programmazione. Che sono le seguenti: a) individuazione delle esigenze del contesto socio-culturale e delle situazioni di partenza degli alunni: b) definizione degli obiettivi finali, intermedi, immediati che riguardano l’area cognitiva, l’area non cognitiva e le loro interazioni: c) organizzazione delle attività e dei contenuti in relazione agli obiettivi stabiliti; d) individuazione dei metodi, materiali e sussidi adeguati; e) sistematica osservazione dei processi di apprendimento; f) processo valutativo essenzialmente finalizzato sia agli adeguati interventi culturali ed educativi sia alla costante verifica dell’azione didattica programmata; g) continue verifiche del processo didattico, che informino sui risultati raggiunti e servano da guida per gli interventi successivi. Si tratta di fasi che, ovviamente, non riguardano solo la scuola media, ma ogni ordine e grado scolastico! Ma in effetti potrebbero riguardare qualsiasi attività importante della nostra stessa vita.

Ne risulta che la valutazione degli apprendimenti di un alunno costituisce un momento di un’attività ben più complessa a cui un insegnante deve attendere. Ora, entrando del merito della VALUTAZIONE, va sempre ricordato che questa deve essere sempre preceduta daun’altra attività, la MISURAZIONE. Ad esempio, rilevare cinque errori in un elaborato di una pagina non è la stessa cosa che rilevarli in un prodotto di venti o trenta pagine. Ma sulla misurazione il nostro Ministero tace! E da sempre! Costringendo poi i nostri insegnanti, in sede di uno scrutinio finale, a verbalizzare che il cinque dell’alunno Gianni (il Pierino è l’alunno bravo figlio di papà nell’iconografia di Don Milani) “viene portato a sei”, testualmente, in considerazione di…. Quando, invece, va detto e scritto che il cinque è l’esito di una o più MISURAZIONI di competenza di un insegnante, mentre il sei è l’esito di una VALUTAZIONEadottato responsabilmente da un consiglio di classe.

E, a proposito di valutazione, mi sembra opportunoricordare che cosa è una prova di verifica oggettiva, o meglio quella più nota che va sotto il nome di test. Un test è costituito di un insieme di item, o meglio di proposizioni – in genere non meno di dieci e non più di trenta – che si concludono in più uscite, in genere quattro, di cui una sola è quella vera. Ecco due esempi: Napoleone è morto a S. Elena il 5 maggio 1821… a Parigi il 7 luglio 1820… all’Isola d’Elba il 14 luglio 1824… ad Ajaccio il 7 agosto 1822. La seconda guerra mondiale è scoppiata nel 1937… nel 1938… nel 1939… nel 1940. Si tratta di prove che… mettono a dura prova la memoria. Un alunno ben preparato risponde correttamente a tutti i quesiti, però… non è detto che a questo buon livello di “conoscenza” – in effetti può avere un ottimo livello di memorizzazione – debba corrispondere un livello analogo di “comprensione”. Ciò significa che occorre produrre prove di verifica che abbiano anche un certo grado di complessità. Ed il che, ovviamente, non è sempre facile.

Tutte le “cose” fin qui descritte sono OGGI di particolare attualità, in quanto, con la forzata chiusura delle scuole a causa di questo maledetto corona virus, gli insegnanti si trovano a doversi forzatamente misurare con l’istruzione a distanza. Ora c’è poco o nulla da eccepire in ordine alla “lezione”, o meglio ai contenuti di cui viene proposto l’apprendimento. Si tratta di predisporre dei materiali da proporre agli alunni, ma non in presenza. La questione insorge, però, con la valutazione degli apprendimenti: come verificare se l’alunno x “ha studiato”? In larga misura si possono predisporre dei test costruiti su determinati contenuti che gli sono stati presentati precedentemente. Ovviamente la “cosa” è adatta per alcune materie; forse di meno per altre. In genere si è soliti distinguere le cosiddette materie letterarie da quelle scientifiche. Mi si scusi per il “cosiddette”, ma è sempre difficile individuare una separazione netta tra i due ordini di discipline. Basti pensare al fatto che Galieo propose una rivoluzione scientifica planetaria – copernicana, di fatto – quando scrisse un’opera che possiamo definire letteraria. Si tratta di quel “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo”, che, com’è noto, creò mille difficoltà alla Chiesa che da sempre sosteneva il sistema tolemaico geocentrico.

Di fatto, non esiste una separazione netta tra “discipline di ricerca”, che attengono, appunto al mondo della ricerca; ma esiste, invece, tra “discipline di studio”, nelle scuole. Ad esempio, com’è noto, un’ora è dedicata all’italiano, l’ora successiva alla fisica, e poi alla filosofia e poi ancora alla chimica! Il tutto scandito inesorabilmente dal suono della campanella, che disciplina i tempi di studio di un intero edificio scolastico. Tempi che non sempre coincidono con quelli dell’insegnare per apprendere in “quella” classe con “quegli” alunni.

Invece, con l’istruzione a distanza, i tempi della lezione, dello studio, della misurazione e della valutazione si modificano profondamente e – credo – a favore di chi apprende. Il quale ha più tempo per maturare e produrre una risposta ed anche per “documentarsi”. Si tratta di quella operazione che, se male intesa e mal condotta, può ridursi in genere al semplice copiare! Anche se un certo copiare non è affatto un male! Copiamo tutti e sempre, ogni momento, dalla nascita alla morte. Se il nuovo nato non “copiasse” dal linguaggio, dalle abitudini, dalle regole di comportamento dei suoi attanti (i genitori, i famigliari, il gruppo parentale e sociale), non entrerebbe nel “gruppo” e non ne sarebbe in progress partecipe attivo. Ovviamente, tutto ciò vale quando il “copiare” significa “adattarsi” progressivamente alla lingua, alle abitudini, ai costumi, alla cultura del contesto in cui si nasce, si cresce, si apprende, si opera… e si insegna anche. Si pensi in effetti alle difficoltà di apprendimento e di socializzazione di un bambino autistico. Insomma potremmo dire, alla latina, di un copiare come negotium, non come otium. Al proposito, mi piace ricordare comunque un bel libro di Marcello Dei, intitolato proprio, “Ragazzi, si copia. A lezione di imbroglio nelle scuole italiane”, edito da Il Mulino, Bologna, nel 2011.

In conclusione, ritengo che insegnare ad apprendere a distanza non è una diminuzione rispetto a ciò che accade nell’insegnamento/apprendimento in presenza! E’semplicemente una “cosa altra”. Se non, addirittura un qualcosa di più, forse più celato che palese. Ma questa alterità e questo vantaggio – perché anche di vantaggio si potrebbe trattare, per certi versi – occorre saperliindividuare per utilizzarli al meglio. Insomma, siamo tutti di fronte ad una grande occasione per riflettere – e per individuare e trarre i celati vantaggi – sul sistema di ISTRUZIONE nonché – non dimentichiamolo – diEDUCAZIONE e FORMAZIONE. Si tratta di tre concetti, di tre percorsi molto diversi, chiaramente individuati dal comma 2 dell’articolo 1 del dpr 275/77, quel dispositivo di legge con cui lanciammo l’autonomia delle istituzioni scolastiche: un’autonomia che, purtroppo, non sempre viene utilizzata e valorizzata dalle nostre scuole. L’ISTRUZIONE riguarda l’apprendimento di determinati contenuti culturali. L’EDUCAZIONE riguarda il progressivo aderire ai valori che legano un contesto civile e che, nel caso Italia, sono sanciti dalla nostra Carta Costituzionale. La FORMAZIONE riguarda lo sviluppo/crescita del soggetto alunno nella progressiva e consapevole costruzione del Sé, della propria personalità.

Quindi l’istruzione a distanza non è una “diminuzione” rispetto a quella in presenza. Ambedue presentano i loro vantaggi! E non è detto che, in un mondo in cui le conoscenze si moltiplicano in progressione geometrica, le due modalità non possano e non debbano convivere e integrarsi! E allora potremmo dire che questo maledetto corona virus dopo tutto, ci ha costretto a… imparare qualcosa di nuovo!

Pacchetto di emendamenti

Scuola, pacchetto di emendamenti della senatrice Drago (M5S): “Tutele per i docenti fuori dalle loro Regioni, precari e sostegno agli alunni con DSA”

La senatrice del Movimento Cinque Stelle Tiziana Drago (M5S) ha presentato un pacchetto di emendamenti a sostegno dei docenti fuorisede, dei docenti precari, degli alunni con disturbi specifici per l’apprendimento e per tutelare la qualità dell’offerta didattica.

“La scuola e la tutela del suo personale e degli alunni sono le urgenze del Paese che camminano di pari passo con la necessità della ripresa economica. Per questa ragione ho presentato, dopo un confronto con docenti, dirigenti scolastici e famiglie, una serie di emendamenti migliorativi al testo presentato dal governo”.

Per quanto concerne il personale docente la senatrice ha presentato un emendamento per fare in modo che la mobilità interprovinciale del personale docente per il prossimo anno scolastico venga  effettuata su tutti i posti disponibili dell’organico dell’autonomia, destinando, i posti che residueranno dalle operazioni di mobilità alle nuove assunzioni (stabilizzazioni in primis).

“Con questa proposta – spiega Drago – intendiamo tutelare il personale docente costretto a trasferimenti interregionali e interprovinciali, non auspicabili nella situazione attuale di emergenza sanitaria. La norma favorisce i docenti allo svolgimento dell’attività didattica nei pressi della propria residenza e qualora ciò non venisse assicurato abbiamo chiesto che sia il Ministero dell’Istruzione a garantire un rimborso pari a 400 euro mensili per ogni docente a titolo di rimborso per vitto, alloggio, trasporto. Inoltre per quanto riguarda il personale docente precario, iscritto alle Gae, ho chiesto l’attivazione di un Piano d’Assunzione Regionale, nella scuola dell’infanzia, per favorire l’esaurimento delle graduatorie”.

Sul versante degli alunni con disturbi specifici dell’apprendimento la senatrice ha prospettato un aumento delle risorse economiche disponibili: “Ho chiesto di aumentare da 70 a 120 milioni di euro i fondi per tutelare il diritto allo studio di studenti con disabilità, disturbi specifici di apprendimento e altri bisogni educativi speciali per dar loro la possibilità di avere assicurata l’offerta didattico-formativa e sostenere le famiglie”.

“Inoltre – prosegue la senatrice – al fine di potenziare l’offerta formativa, il tempo scuola e le cattedre disponibili, e tenuto conto del fatto che i servizi di ristorazione scolastica sono parte integrante delle attività formative ed educative erogate dalle istituzioni scolastiche, all’interno delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia ho chiesto che venga destinato il 6% del contributo annuo di 75 milioni stanziati per il fondo sviluppo e coesione sociale e programmazione 2014-2022, per l’implementazione delle mense scolastiche nelle scuole per l’infanzia, circoli didattici, istituti comprensivi che ne risultino sprovvisti”.

Infine altri due emendamenti hanno riguardato la figura del middle manager e le scuole paritarie.

“Il middle manager è una figura che può svolgere, con l’esonero dall’insegnamento, funzioni di supporto all’attività del dirigente scolastico. Possono essere reclutati su selezione interna all’istituzione scolastica per titoli ed esami. In tal modo le cattedre che si andrebbero a liberare potrebbero essere coperte da altri docenti, in modo da aumentare la possibilità di ricavare posti disponibili per dare il giusto riconoscimento ai tanti precari. Si permetterebbe, altresì, anche una carriera lavorativa, oggi, assente nella scuola italiana”.

“Per quanto concerne le scuole paritarie, alla luce della pandemia in atto, è stato proposto, per assicurare la qualità e la continuità del servziio scolastico offerto lo sconto sino a fine anno dell’ottanta per cento del costo delle rette, assicurando agli istituti  una compensazione  fiscale e contributiva dei crediti per un ammontare equivalente all’importo dello sconto applicato. In tal modo si aiuterebbero le famiglie, le scuole ed il Ministero con una operazione a costo zero”, ha concluso la senatrice

Teatro a scuola vs Coronavirus: non arrendersi ma

Teatro a scuola vs Coronavirus: non arrendersi mai

di Cecilia Moreschi *

5 marzo 2020: Ultimo giorno di scuola

Ho salutato gli alunni della scuola primaria dove conduco il laboratorio teatrale con la certezza di rivederli presto, magari una decina di giorni di più tardi. Le maestre si sono raccomandate che ciascuno di loro portasse a casa il copione dello spettacolo su cui stavamo lavorando, in modo da ripassarlo ed essere pronti ad andare in scena nelle date previste.

Nel 2020 ricorre il centenario della nascita di Gianni Rodari. Per questo motivo avevo incentrato tutte le performances sui testi del grande scrittore scomparso troppo presto. In particolare, alle quattro classi quinte avevo prima letto e poi creato con loro la drammaturgia di altrettanti racconti lunghi di Rodari: La torta in cielo, Gip nel televisore, C’era due volte il barone Lamberto, Gelsomino nel paese dei bugiardi.

Oltre a essere oltremodo ironico e divertente, ciascuno di essi veicola messaggi di pace, amicizia, solidarietà, verità. Avevamo già fissato le date degli spettacoli, alle quali mancavano poche settimane.

“Al massimo dovremo spostare gli spettacoli di qualche giorno”, ho ingenuamente pensato quel mercoledì pomeriggio, “…ma di certo andremo in scena, come abbiamo fatto ogni anno. I ragazzi saliranno sul palco e mostreranno a genitori, parenti e insegnanti, il loro talento. Come sempre ricorderanno tutto o quasi, ma sapranno cavarsela egregiamente anche se dovesse accadere un imprevisto di qualsiasi genere: dalla battuta dimenticata al vestito sbagliato, dall’oggetto introvabile dietro le quinte alla musica che non parte. Faranno emozionare e ridere il pubblico, sospirare e riflettere. E infine scrosceranno gli applausi, le risate, le lacrime… Già, perché fanno tutti la quinta e questo sarà l’ultimo spettacolo insieme, l’ultimo anno della scuola primaria, gli ultimi momenti in cui permettersi di essere ancora bambini…”

Questo era ciò che pensavo, quel 5 marzo. Ero convinta che tutto si sarebbe svolto come al solito solo per il fatto che da più di vent’anni porto in scena bambini e ragazzi al termine del laboratorio teatrale, e davo per scontato che sarebbe sempre stato così. Ci ha pensato un virus minuscolo quanto letale a ribaltare tutto, e ricordarci quanto sia folle credere di avere il totale controllo sulla nostra vita.

15 marzo 2020: A scuola non si torna fino ad aprile, poi si vedrà…

Comincia a farsi strada in me l’ipotesi che forse a scuola non si tornerà fino al prossimo settembre. Ma anche se agli alunni fosse concesso rientrare in classe, di certo non sarà possibile riempire di almeno cento persone il teatro della scuola: ergo, è altamente probabile che non potrò portare sul palco i miei giovani attori. È davvero un peccato, soprattutto per i ragazzi di quinta. Il prossimo anno saranno alle scuole medie, non li vedrò più e tutto il lavoro fatto con loro quest’anno andrà irrimediabilmente perduto. A meno che…

2 aprile 2020: Niente scuola fino a Pasqua. Poi si vedrà…

… a meno che non trovi un’altra strada per permettere ai ragazzi di recitare e realizzare i quattro spettacoli, uno per ogni classe. È innegabile che il virus ci abbia messo degli ostacoli, ci abbia impedito di realizzare molti dei progetti che avevamo. Ma non permettiamogli di toglierci tutto; impariamo a utilizzare le risorse che abbiamo per trovare nuove strade, nuovi percorsi.

Infatti per fare teatro un’altra strada c’è: si può recitare anche in video.

Anche se occorre ricominciare da capo, anche se sarà necessario mettersi in gioco in un modo nuovo e mai sperimentato prima d’ora, mi lascio trascinare dall’entusiasmo e dalla voglia di non arrendermi.

Informo la mia collaboratrice Alessandra Sartori e le maestre della mia idea: ne sono entusiaste. A loro volta riferiscono ai genitori, che si dicono tutti d’accordo. Quindi riscrivo da capo i quattro copioni, trasformandoli in una sequenza di monologhi. Ciascun attore mantiene il personaggio già scelto in precedenza, ma si trova a recitare un monologo di circa 40/50 secondi tramite il quale narra la storia e introduce l’attore che viene successivamente. Anche questi narra un altro frammento della vicenda e introduce il prossimo e così via. Nel montaggio finale di tutti i video inserisco alcune scritte per comprendere meglio la storia e alla fine una carrellata delle foto dei nostri meravigliosi ragazzi e delle loro eccezionali maestre.

I genitori di 88 ragazzi di quinta rispondono con entusiasmo e creatività, realizzando costumi e a volte persino scenografie casalinghe ma non per questo meno belle; riprendono i loro figli che in breve tempo hanno imparato il nuovo pezzo e vi hanno aggiunto espressività e prosodia in totale autonomia (non posso essere accanto a loro per suggerire come recitare, ma non serve!) e mi inviano il risultato.

Procedo con il montaggio delle quattro storie e il risultato è sorprendente.

Inizio maggio 2020: É ufficiale. La scuola non riprende

I quattro video sono pronti, li invio alle rispettive maestre che li condivideranno con i propri genitori. Una volta visti, le maestre sono commosse e sorprese di tanta bravura, attenzione al dettaglio, creatività, pur nelle difficili condizioni in cui ogni allievo ha realizzato la propria parte. L’entusiasmo dei ragazzi traspare persino dallo schermo del pc in cui vediamo il video. Quest’ultimo resterà sempre come ricordo di quest’anno, regalo di ciascuno per tutti.

Il COVID-19 ci ha tolto tanto e chissà ancora quante cose ci toglierà: tempo, aria aperta, sport, opportunità, amici, relazioni.

Ma ci ha anche insegnato una cosa fondamentale: a non arrenderci.

Mai.


*Regista, attrice, drammaturga e docente teatrale. Specializzata nel teatro ragazzi, dal 1999 è anche responsabile dei laboratori di drammatizzazione presso il Centro di Audiofonologopedia di Roma. È responsabile della rassegna di teatro narrazione “Il dono della diversità” e fa parte del network internazionale di narratori “Storytellers for Peace”. Presso l’Università La Sapienza di Roma conduce il Laboratorio “Drammatizzazione – Logoteatroterapia” rivolto agli studenti del II Anno del Corso di Laurea in Logopedia, nell’ambito del modulo “La Logopedia in ambito comunicativo linguistico”, e lavora come docente al Master “Le artiterapie. Metodi e tecniche d’intervento” all’interno del modulo di Teatroterapia.
Web: www.ceciliamoreschi.itwww.logoteatroterapia.it

M. Corona, I misteri della montagna

Corona tra le sue montagne

di Antonio Stanca

  Anche personaggio televisivo è diventato da qualche tempo Mauro Corona, lo scrittore trentino che a settant’anni continua a vivere ad Erto (Pordenone) nella Valle del Vajont. In questi luoghi ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza. Qui era venuto con la madre e l’altro fratello dopo che i genitori si erano separati. Qui si era formato quel suo carattere sempre rivolto a cercare la libertà, l’indipendenza, l’autonomia, a vederle identificate con gli elementi della natura ed a voler stabilire con questi un rapporto, un contatto continuo. Le montagne del Trentino, la loro esistenza, il loro isolamento, la loro imponenza, hanno rappresentato per Corona quel senso di libertà, d’indipendenza. Tra esse è vissuto. Del loro contatto si è nutrita la sua vita, si sono alimentati gli impulsi, gli istinti che sempre lo hanno contrassegnato. Sono stati quelli che gli hanno fatto abbandonare le aule scolastiche poiché limitato, contenuto vedeva da esse il suo bisogno di ampiezza, il suo desiderio d’infinito. 

   Aveva cominciato ad impegnarsi nella scultura, lo aveva fatto nella bottega del nonno, nei legni scolpiti aveva espresso le aspirazioni, le urgenze che lo agitavano. Nel 1975, a venticinque anni, aveva tenuto la prima mostra a Longarone. In quel periodo aveva pure compiuto le prime scalate: sia nell’opera sia nella vita voleva stare con quella natura, voleva avere quel rapporto che sentiva come la nota distintiva del suo carattere, il richiamo maggiore del suo spirito. Di esso avrebbe informato anche la sua opera narrativa, cominciata con favole e racconti e continuata con romanzi. Molti riconoscimenti gli hanno procurato questi. Sempre impegnati si sono mostrati a recuperare, tramite la rappresentazione di una vita improntata allo scambio, alla comunicazione con la natura, quei principi, quei valori che erano stati propri di quella vita, di quei tempi, di quando più della materia valeva lo spirito, più del corpo l’anima, più dell’azione il pensiero, più della realtà l’idea. Quell’epoca era finita, altra vita, altri tempi erano sopravvenuti e il disastro del 1963, quando era crollata la diga del Vajont, era stato per Corona il segno di quella fine. Era avvenuto dove lui cresceva e nella disgrazia aveva visto la fine dei tempi buoni e in questa quella della sua adolescenza. Di quei tempi, di quei luoghi, di quegli ambienti, dei loro modi, dei loro valori, dei loro principi aveva fatto il suo pensiero dominante, al loro recupero avrebbe proceduto una volta diventato adulto e scrittore. Non ci sarà romanzo che non sia interessato a questo problema, che non tenda a riprendere, ricostruire quanto è stato, quanto è finito, ad esprimere la nostalgia che per esso ha provato e prova Corona, il dolore che da quella perdita gli è derivato.

   Anche questa recente Edizione Speciale Mondadori de I misteri della montagna, un romanzo del 2015, offre la possibilità di constatare come lo scrittore abbia vissuto il problema fino ad età matura, come non se ne sia mai liberato. Anche quest’opera, che si compone di tre quaderni scritti in tempi precedenti la loro pubblicazione, procede al recupero del passato, dell’infanzia dei tre fratelli protagonisti, della vita loro e di altri trascorsa tra i monti, i boschi, le acque, gli animali, le luci, i colori, i suoni dei posti che erano stati del Corona. Uno dei fratelli, quello medio, morirà prematuramente ma sarà tramite il maggiore, il Cercatore, che Corona avvierà quell’operazione di scoperta, di rivelazione di quanto si cela tra le montagne, dei “misteri” che queste nascondono.

   Lo scrittore si trasferirà nella figura del Cercatore e ripercorrerà tutta la propria vita passata a contatto con la natura. La voce narrante sarà la sua, sarà quella che dirà di tante, tantissime cose, che svelerà gli infiniti segreti che fanno parte della storia delle montagne. Essi riguardano il passato e il presente, le persone e le cose, la vita e la morte, la gioia e il dolore, il bene e il male, l’anima e il corpo, la realtà e l’immaginazione: il loro è un tempo, un luogo infinito e infiniti sono gli aspetti che possono assumere, i modi attraverso i quali possono manifestarsi. Un universo senza limiti è quello contenuto dalle montagne e di esso, osserva Corona, ancora poco si è detto mentre di altri universi, quelli dei deserti, dei mari, dei ghiacciai, tanto si sa. Anche uno scopo d’informazione, d’istruzione si propongono, quindi, le sue opere, anche a salvaguardare quanto le montagne racchiudono esse tendono e lo vogliono fare prima che di quella vita scompaiano le tracce. Ad essere abbandonate o trasformate in impianti di diverso genere sembrano destinate. Anche un’esortazione vuol essere, pertanto, l’opera del Corona a scongiurare questo pericolo, a valutare l’importanza delle montagne, ad impedire la loro distruzione.

   Non si può negare quanto suggestiva, affascinante risulti la sua scrittura, come riesca essa ad attirare, coinvolgere il lettore, a fare della vita dei monti uno spettacolo al quale diventa difficile rinunciare.

Una nuova Scuola dopo la pandemia

Una nuova Scuola dopo la pandemia

di Vincenzo Esposito e Mariacarmela Esposito *

La pandemia in atto ha costretto tra l’altro a chiudere le scuole, un servizio di cui la società e gli individui che si formano e si preparano ad essere suoi membri attivi non possono fare a meno.

Consapevoli di ciò sono molte le iniziative tese a soddisfare in qualche modo, almeno in parte, l’esigenza di tenere deste le menti degli studenti, in attesa di riprendere le consuete attività scolastiche. Siamo tutti consapevoli che per soddisfare l’esigenza di tutelare la salute di quelli che frequentano le strutture scolastiche, sarà necessaria una diversa organizzazione degli spazi e dei tempi scolastici, assicurando pure una non ridotta efficienza.

Viene suggerito di ridurre la quantità degli scolari per aula allo scopo di contenere la trasmissione di infezioni virali col contatto fisico e la vicinanza.

La necessità di rivedere l’attuale organizzazione delle scuole deve essere tradotta in opportunità per rendere l’istruzione pubblica più efficace nonostante i limiti posti dalle strutture e dal bilancio pubblico.

Subire l’emergenza non si addice ad una società evoluta. La necessità deve tradursi in una sfida facendo appello alle risorse di cui si dispone e che non sono poche e tra esse vanno utilizzate le numerose esperienze realizzate in scuole di avanguardia ove alla diversa formazione dei gruppi -classe si è aggiunta anche un modo diverso di organizzare gli orari.

Le finalità della scuola

Dovendo sperimentare un nuovo tipo di scuola fidando sulle risorse attuali e sugli scarsi mezzi finanziari che lo Stato può destinare, desideriamo qui formulare qualche riflessione in proposito, ordinandole partendo dai risultati auspicati. Sarà inevitabile una critica del sistema scolastico attuale e una ricerca sulle sue carenze, allo scopo di tenerne conto nel formulare proposte di cambiamento. La scuola, col suo insegnamento istruisce ed educa. L’istruzione è fatta di conoscenze, l’educazione del loro uso più appropriato; detto diversamente, ciò che si impara è fatto di strumenti del sapere e del loro uso appropriato per risolvere problemi di vita, di lavoro, di produzione, eccetera. Sono attrezzi della mente che possono essere acquisiti anche soltanto con lo studio privato ed autonomo ma l’educazione si completa soltanto nelle scuole ove si sperimenta una vita sociale attraverso la quale si apprende la democrazia, la partecipazione, l’integrazione fra diversi, la responsabilità verso gli altri, in altri termini la convivenza e le sue regole. Pertanto, una ipotesi di scuola rinnovata deve partire dagli obiettivi che essa si deve dare prefigurando una sua organizzazione che, presumibilmente, può conseguire per la generalità degli studenti, nessuno escluso.

Il controllo dei risultati

Una scuola efficiente si cura innanzitutto di produrre i migliori risultati possibili e cioè il massimo di educazione e di istruzione per tutti gli utenti secondo le loro possibilità e impegno. Il prodotto della scuola è qualcosa di cui si appropriano gli studenti e che la cui misura la scuola valuta con procedure che genericamente chiamiamo esami perché, misurando ciò che ogni studente dimostra di aver appreso, si esprime un giudizio o in forma numerica o in forma discorsiva. Chi esprime il giudizio è di solito colui o colei che ha somministrato l’insegnamento ed, avendo il suo giudizio valore legale, il docente è anche pubblico ufficiale perché certifica il possesso di competenze acquisite dallo studente (diploma) in seguito ad accertamenti eseguiti. L’evidente conflitto di interessi nella persona del docente non è superato dal fatto che il titolo porti la firma di un responsabile e non dei singoli esaminatori e dei singoli docenti. Questa procedura consente ai genitori insoddisfatti di ricorrere contro i giudizi con buone possibilità di vedere accolte le proprie rimostranze. Il giudizio complessivo sui risultati ottenuti dal proprio insegnamento può influire sui giudizi stessi. Si cerca di ovviare affidando il giudizio negli esami finali di un corso di studi a commissioni che hanno una maggioranza di membri diversi da quelli che hanno avuto in cura gli studenti. Tuttavia, questo espediente non basta per avere giudizi inoppugnabili. Per essere tali essi devono poter non essere inquinati da fattori che riguardano il soggetto giudicato e il soggetto giudicante. Il primo potrebbe essere favorito o sfavorito nell’esecuzione della prova da fattori ambientali e personali; il soggetto giudicante potrebbe essere condizionato a favore o a sfavore dell’esaminato, altrettanto. Bisogna anche evitare che le valutazioni espresse in una sezione non abbiano un peso diverso tra sezioni di classi parallele, mancando una uniformità di criteri.

Si cerca di superare gli inconvenienti con la somministrazione di prove d’esame cosiddette oggettive mettendo, per quanto è possibile, gli esaminandi nelle condizioni più favorevoli per dare prova del proprio effettivo apprendimento. La psicologia ci fornisce un’ampia dimostrazione dei fattori che, nel rapporto fra maestro e alunno condizionano i comportamenti e i risultati dell’azione formativa.

L’utilizzo di prove oggettive non significa rinunzia alle abituali esercitazioni che possono essere valutate con criteri che consentono di eliminare carenze e ritardi. Un esempio: oggi ad una composizione scritta, in lingua si dà un voto complessivo che non distingue gli elementi considerati: correttezza ortografica, grammaticale, sintattica, ideazione, organizzazione formale, originalità e quant’altro. Se si desse un voto ad ognuno di questi aspetti, l’allievo sarebbe informato su quali sono le sue carenze e le sue padronanze e regolarsi.

Il controllo dell’apprendimento dovrebbe essere fatto con prove uguali per tutte le sezioni di una stessa classe, per garantire una omogeneità a livello di istituto. Ciò comporta la formazione di consigli di classe formati da docenti delle sezioni unite.

L’organizzazione dell’insegnamento – apprendimento

Sembra ovvio che per somministrare prove oggettive agli esami finali, gli studenti siano stati abituati già nelle normali attività giornaliere; perciò, l’insegnamento sarà suddiviso in unità didattiche (di apprendimento, dal punto di vista dello studente, U.A.) che avranno la loro sintesi nelle prove finali. Per avere buoni risultati dall’insegnamento, il controllo degli apprendimenti non deve avvenire alla fine dell’anno e il recupero delle deficienze dopo l’esame. Dopo ogni unità didattica deve essere possibile verificarne l’acquisizione ed effettuare, se è il caso, il recupero, prima di passare all’U.A. successiva. Inoltre, l’organizzazione deve comprendere queste fasi: 1) apprendimento di concetti e schemi concettuali dalla lezione; 2) Controllo dell’apprendimento; 3) consolidamento dell’apprendimento con esercitazioni e produzione di compiti; 4) momenti di socializzazione con l’esecuzione di compiti in gruppo; tra questi, la ripartizione secondo competenze, attitudini interessi, cura di sé e cura dei compagni.

Orari scolastici e orari di studio

Per avere risultati eccellenti del lavoro educativo, la formazione di gruppi di allievi dovrà essere quantitativamente adeguata agli obiettivi, e occorre rivedere gli orari: la scuola sarà aperta tutto il giorno e anche di sera e i gruppi di alunni potranno riunirsi a scuola o in video da casa e anche in altri luoghi come biblioteche, musei, palestre, e chiesa per l’ora di religione. La possibilità di utilizzare la trasmissione delle lezioni e la instaurazione di rapporti fra docenti ed alunni e fra alunni anche per via informatica, consente di espandere questi rapporti anche in orari non formali. Ciò obbliga ad accettare sia da parte del personale scolastico che da parte delle famiglie degli scolari, orari diversi dagli attuali e modifiche ai contratti di lavoro. Questo forse è il maggior ostacolo all’accettazione di questa proposta ma questo non ci impedisce di formularla. L’orario giornaliero delle lezioni è formulato in modo da alternare lo studio delle discipline, per cui capita che un corso di matematica al liceo si svolga con un’ora di matematica alla settimana. Non è detto che non si possa distribuire vantaggiosamente in modo diverso tale materia di studio come tutte le altre.

L’organizzazione della docenza

Cambia il ruolo dei docenti, se ne arricchisce la funzione e si obbliga a cambiare il modo di svolgere il proprio lavoro. Va prevista una ripartizione dei compiti fra docenti e una forma di dipendenza dal datore di lavoro e dal superiore gerarchico diversa dall’attuale. Il gruppo docente al completo è costituito dall’insieme dai docenti di sezioni parallele della stessa classe, ripartiti nei sottoinsiemi per discipline o discipline affini della stessa classe. All’interno degli insiemi e dei sottoinsiemi si ripartiscono i compiti (lezioni, controllo, recupero, approfondimenti, esercitazioni) gli orari, gli spazi da utilizzare tra quelli a disposizione. Nel gruppo i docenti possono dividersi i compiti per esempio nel modo seguente: docente della lezione ex cattedra; docente addetto alla compilazione delle prove oggettive nelle varie fasi di studio; docente esaminatore; docente di sostegno e recupero; docente guida dei gruppi di studio.

Classi e gradi

Le classi nacquero secondo una ripartizione suggerita dalla considerazione dell’età degli scolari. Si parlava di classi scolastiche come di classi di giovani arruolati alle armi. Nella organizzazione di gruppi di apprendimento, sarà più opportuno parlare di gradi. Il raggiungimento di particolari obiettivi di apprendimento equivarrà al superamento di un grado di studio in tutte le discipline o in un gruppo o in una sola. Infatti, lo studente deve apprendere delle nozioni, deve dimostrare di averle apprese, deve essere capace di risolvere problemi, applicare le nozioni apprese in situazioni concrete, deve esercitarsi e memorizzare per non dimenticare.

Spazi e media

Gli edifici scolastici sono di solito strutturati per aule destinate a classi in cui ogni alunno dispone delle migliori condizioni, di due metri quadrati di spazio compresi banco e sedia. Aumentare lo spazio per individuo comporta l’impossibilità di conservare le attuali classi. Non avendo il tempo e il denaro per cambiare le attuali strutture, alle classi abbiamo suggerito di sostituire i gruppi di studio variabili per composizione e compito. Ogni aula sarà attrezzata per discipline con sussidi e materiale didattico relativo a ciascuna. Tuttavia, la lezione del docente può essere rivolta ad un gruppo molto numeroso, oltre le attuali classi in un’aula magna come nel vicino cinema, in biblioteca, al museo, nella sala del consiglio comunale. Ogni esposizione di nozioni e dimostrazione di procedure può essere trasmessa via web, perciò tutti gli alunni devono essere dotati di PC portatile.

Dopo la lezione corale ci sarà il controllo a piccoli gruppi omogenei per calibrare la lezione alle capacità o ai tempi di apprendimento; le esercitazioni possono essere eseguite in gruppi poco numerosi e formati da studenti con diversi gradi di apprendimento in modo che i più “bravi” aiutino chi ne ha bisogno; ciò vale per esercitazione e meriti per i primi e può essere più efficace per i secondi della stessa parola degli insegnanti (peer to peer). Le stesse unità didattiche possono essere più o meno facilitate a seconda delle capacità degli allievi perché ciò che è importante è che un apprendimento deve essere commisurato alle possibilità, valutato in base ad esse e certificato non con generiche misure ma con giudizi che rappresentino la realtà dei fatti.

Le attività dei gruppi di apprendimento

Ecco quale può essere la successione delle attività in una scuola secondaria: 1) Lezione al grande gruppo di una U.D. di durata che consenta a tutti di stare attenti (20 minuti circa); 2) esecuzione di una prova oggettiva scritta per verificare la comprensione dei singoli allievi; 3) formazione di gruppi per l’esecuzione di compiti relativi all’U.D. e di gruppi di recupero per i ritardatari; 5) esercitazioni ed approfondimenti; 6) applicazione delle conoscenze. Il lavoro dell’insegnante di una o più discipline consiste nelle seguenti attività: 1) ripartizione del programma in U.D. cronologicamente ripartite nelle ore di lezione a grande gruppo; particolare cura deve essere posta sulla spiegazione di uno o più concetti relativi alla materia da integrare con le nozioni che devono essere memorizzate; gli allievi devono sapere in anticipo quali sono gli obiettivi (cosa bisogna apprendere e perché) da raggiungere in ogni U.A.; 2) assegnazione di compiti da eseguire singolarmente; 3) prove per sapere il grado di comprensione della lezione (da restituire corrette con osservazioni e giudizio) che dovranno essere sottoscritte, per presa visione, da un genitore; 4) formazione di gruppi di alunni per esercitazioni, approfondimenti e recupero (anche in orari extrascolastici e in altri luoghi oltre la scuola).

Semplificare

Oggi la scuola è oberata da molti compiti burocratici che vanno riesaminati per quanto riguarda la loro effettiva utilità. Ciò che va concordato fra i docenti è l’uso degli spazi e degli ambienti e gli orari di presenza a scuola dei gruppi di allievi. Va anche concordata la connessione fra certe discipline; è bene che gli allievi siano informati sugli approfondimenti che possono da soli realizzare connettendo una materia all’altra per guidare all’unità della cultura che è divisa in compartimenti per facilitarne lo studio, ma lontani dalla realtà che è complessa; per questo non è accettabile che si trascurino delle materie che devono far parte della valutazione finale.

Le prove e le esercitazioni da chiedere agli allievi possono essere date via informatica, eseguite su carta o su file, valutate, sottoposte a scansione e restituite via PC o utilizzando strumenti di condivisione che già si stanno usando per l’attuale didattica a distanza. Le interrogazioni ad integrazione delle prove o aiuti del docente all’allievo con difficoltà possono essere programmati ed eseguiti dove e quando si può, anche in meet. Al docente non deve essere richiesto un orario di presenza a scuola ma di rendere conto dell’efficacia del suo lavoro da accertare, oggettivamente.

Quello che qui si propone è una vera rivoluzione del sistema scolastico attuale che ha conseguenze anche sulle forme di reclutamento del personale. Può essere attuata in forma sperimentale incoraggiando con premi le scuole che intendono sperimentarla per poi estenderla man mano a tutte le scuole dopo averne validata l’effettiva efficacia ed efficienza.


* Vincenzo Esposito, Ispettore tecnico a riposo; Mariacarmela Esposito, docente dell’I.S. “F. Grandi” di Sorrento con funzioni di vicaria

Il Pd riapre il fronte concorsi: portiamo le assunzioni da 24mila a 40mila

da Il Sole 24 Ore

di Claudio Tucci

Il Pd chiede di riaprire il tavolo sulle procedure concorsuali per assumere i docenti, messe a punto dalla ministra 5Stelle, Lucia Azzolina, e con i bandi già pubblicati sulla Gazzetta ufficiale dello scorso 28 aprile. Lo fa firmando, assieme a Leu e Autonomie, due emendamenti al decreto Scuola, all’esame della commissione Istruzione del Senato, che chiedono due modifiche, di peso, alla procedura straordinaria che punta ad immettere in ruolo già a settembre 24mila precari “storici”, cioè, insegnanti non abilitati, con almeno tre anni di servizio alle spalle in cattedra.

Le modifiche
La procedura di reclutamento, stabilita dal bando attuale, prevede una selezione semplificata, una prova al pc “in presenza” e la valutazione dei titoli. L’emendamento Pd-Leu-Autonomie chiede di rivedere questa procedura, cancellando la prova al pc “in presenza”, vista l’emergenza sanitaria in atto, e di puntare, quindi, su una selezione per titoli e servizio con una prova orale alla fine dell’anno di insegnamento. Con il secondo emendamento, invece, si chiede di innalzare i posti a bando da 24mila a 40mila.
L’obiettivo è quello «di inserire stabilmente un numero più elevato di docenti e scongiurare un inizio del nuovo anno con un record storico di precari, circa 200mila», spiega al Sole24Ore il vice presidente della commissione Istruzione di palazzo Madama, il dem, Francesco Verducci. Che ha aggiunto: «Sulla scuola occorrono investimenti. Tra gli altri nostri emendamenti al decreto Scuola, chiediamo la riapertura delle graduatorie provinciali degli insegnanti per far entrare giovani e la stabilizzazione dei professori specializzati sul sostegno, un settore da troppo tempo in affanno». Sulla stessa lunghezza d’onda, la capogruppo Pd in commissione Istruzione al Senato, Vanna Iori: «Le nostre proposte sono sul tavolo. Auspichiamo un dialogo costruttivo con la ministra Azzolina». A spingere per un correttivo ai bandi è anche il presidente della regione Puglia, Michele Emiliano, che chiede di far svolgere il concorso straordinario solo per titoli, considerati i rischi sanitari legati al coronavirus.

Gli effetti sul bando e il nodo sicurezza
Il confronto, a questo punto, è tutto politico; i voti sugli emendamenti inizieranno nei prossimi giorni, dopo l’ammissibilità della commissione Bilancio , e lì si vedrà se la maggioranza riuscirà a trovare un compromesso; o si andrà invece “alla conta”.
Il fattore tempo (e le attese dei diretti interessati – le domande di partecipazione scattano da fine maggio) sono decisivi. La platea di potenziali candidati al concorso straordinario è di 77mila precari, e il decreto Scuola va convertito in legge entro l’8 giugno. pena la decadenza.
Dal ministero dell’Istruzione evidenziano come il bando emanato rispetti la legge (e quindi se la legge cambia, il bando, gioca forza, andrà adeguato); e come, in ogni caso, sarà garantita la salute dei candidati: nel predisporre la prova al pc infatti le aule saranno al massimo di 10 candidati, con una media di 6/7, e sarà garantito il massimo distanziamento proprio per azzerare qualsiasi rischio.

LA CRISI COVID-19 OCCASIONE PER COSTRUIRE L’ISTRUZIONE DEL FUTURO

da Il Sole 24 Ore

di Giovanni Brugnoli*

Caro Direttore,

la crisi COVID-19 ci ha privato di molti luoghi. Uno di questi è la scuola che, improvvisamente, si è diventato un luogo invisibile per milioni di studenti, genitori, educatori. Questa situazione può essere l’occasione per riflettere sul futuro dell’insegnamento e sull’educazione che sono le ragioni per cui l’umanità da sempre costruisce per i giovani quei luoghi che chiamiamo scuola. In questa prospettiva propongo tre spunti di riflessione: sulla lavagna, sulla coscienza e sulla cittadinanza.

La lavagna è divenuta invisibile. Così, abbiamo scoperto che serviva il PC ma, il 10% dei ragazzi, fra 6 e 17 anni, non ne dispone, così come accade a 34 famiglie su 100. Che fare allora: tornare in classe a scrivere con il gesso sull’ardesia, o piuttosto, impegnarsi in un grande progetto che consenta alla scuola italiana di usare, quantomeno, anche, gli schermi dei tablet? Il dubbio non è privo di fondamento dal momento che abbiamo scoperto quanto sia profondo, anche da questo punto di vista, il gap tra nord e sud e l’accesso alla didattica online, specie nei piccoli comuni. Eppure ci sarebbero 130 milioni, circa, tra fondi del “Cura Italia” e PON, destinati proprio per fornire, a famiglie e scuole, PC, tablet e connettività. Sarà una prima toppa all’emergenza, non basterà, certo, ma si potrebbe inserire in un piano nazionale con più risorse, di più lungo respiro che potrebbe giovarsi dei fondi strutturali europei per le aree obiettivo convergenza. Le Regioni italiane, in particolare quelle in condizioni di svantaggio, considerando la peculiarità dei propri territori, potrebbero giocare un ruolo importante nel rafforzamento delle infrastrutture digitali dei territori e nell’assicurare la più ampia dotazione tecnologica delle famiglie per consentire a tutti, non solo in questa fase emergenziale, il più diffuso esercizio del diritto allo studio. Non voglio pensare, neppure per un minuto, che si rinunci a dare alla scuola questa opportunità di futuro. Senza nulla togliere agli insegnamenti in presenza che restano fondamentali, però, insegnare e apprendere con questa nuove modalità, apre nuove frontiere all’intelligenza e accresce le potenzialità dei nostri giovani nell’uso delle tecnologie digitali. Riflettiamo sui rischi cui va incontro una scuola che esclude l’apprendimento proprio dal mondo preferito dei “nativi digitali” che, incontrovertibilmente è nella “infosfera” delle applicazioni che stanno sugli smatphone, di cui, mi pare, siano ben equipaggiati.

Ma riempire case e aule di supporti digitali è condizione necessaria ma non sufficiente per innovare il sistema scolastico. Non si procede guardando allo specchio retrovisore: le tecnologie attuali vanno pensate e usate con mani e ingegni nuovi. La scuola del futuro è allora una scuola in cui la DAD, didattica a distanza evoluta, attivi percorsi di apprendimento personalizzati, che valorizzino le attitudini dei giovani e accompagnino il loro talento. Una scuola in cui ridefinire radicalmente spazi e curriculi, puntando anche sulle competenze non-cognitive – empatia, proattività, creatività – che saranno fondamentali in un mondo in cui le macchine avranno bisogno di più, e non di meno, umanità, che è, certamente, intelligenza ma anche e, soprattutto, coscienza di sé, degli altri e del mondo, dominio dei propri sentimenti. Formare le coscienze dei giovani è un compito di straordinaria importanza e responsabilità.

La scuola di oggi non può essere un’isola. Deve essere, invece, un grande laboratorio per imparare a conoscere e a conoscersi. Un posto in cui si ricevono le chiavi di lettura per capire il mondo, per viverlo, senza essere contaminati, verrebbe da dire. Dobbiamo avere, continuare ad avere, una scuola e una Università eccellente ma dobbiamo anche avere, con la medesima qualità e dignità, percorsi professionalizzanti di altissimo livello. Per questo penso che la scuola debba contaminarsi anche con le eccellenze economiche e produttive dei territori, perché è nel nostro DNA: siamo la seconda potenza industriale d’Europa, con radici manifatturiere che abbiamo il dovere di rafforzare. Serve dare, anche, questo destino agli sforzi di chi opera per formare intelligenze e coscienze nelle scuole. Non è assolutamente fuori contesto in un Paese che fonda la cittadinanza sul lavoro. Serve,una seconda gamba. Serve, proprio in questo momento, progettare con insegnati, presidi, professori una scuola in cui laboratori e tecnologie abilitanti esaltino scienza e tecnologia, senza precludersi l’apporto derivate dalla capacità formativa delle imprese, che potranno così condividere il loro know-how di punte avanzate della quarta rivoluzione industriale: finestre spalancate in tempo reale sul cambiamento. La nostra manifattura, spina dorsale di questo Paese, ha bisogno, oggi più che mai, di Università eccellenti ma è giunto il momento di consolidare, a partire dai nostri istituti tecnici e dagli ITS, un sistema professionalizzante di alto livello come accade in Germania e in Svizzera.

La scuola deve essere fucina delle migliori energie dell’Italia. Rinnovandola, abbiamo l’occasione di innovare profondamente il nostro Paese. Un’occasione imperdibile, decisiva. Non sprechiamola, anche perché, non ce lo possiamo permettere.

*Vicepresidente di Confindustria per il capitale umano

Fino a 15 studenti per classe e lezioni miste: il piano della Spagna per le scuole

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Il Governo spagnolo sta lavorando con le autonomia locali a un piano per limitare le dimensioni delle classi a 15 studenti. Lo scrive El Pais. Alcune comunità ora ne consentono fino a 28 nella scuola elementare e 40 nella scuola superiore. Non potendo, per motivi di bilancio, raddoppiare il personale si stanno studiando soluzioni diverse per conciliare il ritorno in classe con la sicurezza della comunità scolastica.
In quest’ottica lo scenario che si sta delineando somiglia molto a quello immaginato dalla ministra Azzolina per l’Italia a partire da settembre. E cioè un sistema di istruzione mista in cui gli studenti frequentano le lezioni a turni, al mattino e al pomeriggio, o in giorni o settimane alternati, e lavorano a casa l’altra parte del tempo: «Non possiamo mettere a rischio la salute dei bambini se saranno tutti insieme nella classi senza rispettare la distanza minima stabilita», ha dichiarato la ministra iberica della Pubblica Istruzione, Isabel Celaá.