Seduta del CSPI del 13 maggio

La posizione ANP durante la seduta del CSPI del 13 maggio

Nella giornata di ieri 13 maggio, dalle ore 11 fino alle 23, per 12 ore ininterrotte, ha avuto luogo la riunione plenaria in videoconferenza del CSPI finalizzata a rendere i previsti pareri sulle tre emanande ordinanze ministeriali relative all’esame conclusivo del primo ciclo, a quello del secondo ciclo e alla valutazione al termine degli anni intermedi.

La delegazione ANP, nel corso della lunga seduta, ha chiesto e ottenuto l’accoglimento di gran parte delle proposte da noi presentate alla Ministra, giorni addietro, con due distinte lettere.

Riteniamo molto importante, in relazione all’esame conclusivo del primo ciclo, che il Consiglio abbia chiesto di prevedere tempi adeguati per la presentazione dell’elaborato da parte dell’alunno e per lo svolgimento degli scrutini. Questi, in particolare, dovrebbero poter essere tenuti anche oltre la fine delle lezioni e, nel rispetto dell’autonomia organizzativa delle scuole, devono poter essere da queste calendarizzati.

Per quanto riguarda l’esame conclusivo del secondo ciclo, è stata proposta la cancellazione dei vari elaborati indicati dall’OM e il colloquio dovrebbe poter fare a meno di altri materiali. Anche in questo caso, la proposta ha cancellato la prescrittività delle date su esami di idoneità e integrativi (“dal 10 luglio”) lasciando alle scuole l’organizzazione, nel rispetto delle specifiche esigenze.

Anche in merito alla valutazione e ai recuperi da attuare per gli alunni che passano all’anno successivo o al grado di istruzione successivo, nonostante la valutazione insufficiente, il parere votato sottolinea la necessità del rispetto dell’autonoma e flessibile organizzazione delle scuole.

Durante i lavori delle commissioni la delegazione ANP si è battuta affinché la questione della sicurezza diventi centrale ed ineludibile, rispetto all’esame del secondo grado in presenza che potrà essere condotto solo ed esclusivamente se ci saranno tutte le condizioni di sicurezza, secondo un protocollo nazionale prescrittivo e stringente. In seduta plenaria, abbiamo insistito affinché emergesse chiaramente, nella proposta, che non ci possono essere responsabilità in capo al dirigente, in mancanza di un protocollo nazionale e senza che siano date tutte le garanzie di sicurezza da parte delle autorità sanitarie.

Il parere del CSPI è stato consegnato oggi alla Ministra affinché possa valutarne l’accoglimento prima della sua decisione finale in merito alle Ordinanze.

EMERGENZA SCUOLA: ALCUNE PROPOSTE PER IL BREVE-LUNGO TERMINE

Prot. n. 53/2020

Consiglio nazionale

“EMERGENZA SCUOLA: ALCUNE PROPOSTE PER IL BREVE-LUNGO TERMINE”

Tra gli innumerevoli aspetti negativi che l’attuale emergenza presenta ci sono, come spesso accade in tali evenienze, elementi da cui cogliere spunti utili e costruttivi: le principali criticità che si manifestano lasciano infatti intravvedere carenze di sistema sulle quali diventa possibile intervenire con decisione e tempestività. Si tratta, essenzialmente, di definire una mappa da cui desumere con sufficiente precisione gli interventi da porre in essere, non solo per fronteggiare le urgenze più drammatiche, ma anche per progettare soluzioni a problemi ampiamente consolidati che ne compromettono le potenzialità di crescita e di miglioramento.

Ciò vale per tutti i grandi temi in discussione e segnatamente per quelli di grande rilevanza sociale quali ambiente, sanità e formazione.

Per quanto riguarda quest’ultima, in particolare, stanno emergendo con piena evidenza le condizioni di totale inadeguatezza dei nostri edifici scolastici. Costruzioni che nella gran parte dei casi risalgono agli anni ’60-’70, semplici contenitori di spazi tutti uguali, le aule, nei quali celebrare il rito collettivo della lezione frontale. Si tratta, in molti casi, di strutture in condizioni di vario degrado, talvolta con problemi anche seri di sicurezza.

L’esperienza che stiamo vivendo ci insegna che sono necessarie strutture flessibili, polifunzionali e facili da manutenere, dotate dei più aggiornati supporti tecnologici, con ampi spazi per le relazioni, le attività di laboratorio e di gruppo, la lettura, le attività sportive e ludiche.

La riprogettazione degli ambienti di apprendimento in ottica inclusiva ed ecologica deve nascere dalla piena collaborazione tra architetti, professionisti della scuola e rappresentanze del territorio.

D’ altro canto nei pochi casi in cui strutture di questo tipo sono state realizzate, già negli anni ’70 secondo gli standard più innovativi dell’epoca, ma anche in tempi recenti, quasi mai hanno dato luogo in modo duraturo a quella “rivoluzione pedagogica” che consiste, fondamentalmente, nel passaggio da una didattica trasmissiva a una didattica attiva, partecipata e condivisa.

Per raggiungere questo obiettivo storico servono, in pari misura, rinnovati spazi di apprendimento e consolidate competenze pedagogiche e relazionali dei docenti.

Sulla qualità degli spazi di apprendimento e sulla formazione dei docenti dovrebbero pertanto principalmente convergere, sulla base di un progetto possibilmente condiviso da tutte le forze politiche, sforzi e risorse da riservare alla scuola nei prossimi anni.

Attraverso adeguati finanziamenti, anche di carattere retributivo, la formazione dovrebbe, nei fatti, costituire elemento obbligatorio, permanente e strutturale della professionalità docente. Ciò che la legge 107 prevede senza che si siano create le condizioni per l’effettiva realizzazione.

Non sfugge, evidentemente, il dato relativo ai costi sicuramente molto elevati di una simile operazione. Per quanto concerne l’edilizia scolastica bisogna considerare che un massiccio piano di intervento, peraltro già parzialmente finanziato, è unanimemente ritenuto urgente e non più rinviabile, proprio per lo stato avanzato di degrado e i già ricordati problemi di sicurezza di molti edifici scolastici. Si tratterebbe, in definitiva, di restituire gradualmente alla scuola quanto alla stessa sottratto nell’ultimo ventennio con il preciso scopo di assicurare ai nostri ragazzi adeguate condizioni di studio e di relazione e, conseguentemente, l’acquisizione delle competenze necessarie per il pieno esercizio dei diritti di cittadinanza, innanzitutto, e per la crescita economica e sociale del Paese.

A tal uopo, si auspica che l’amministrazione sappia prevedere uno snellimento dei passaggi burocratici implicati nella progettazione e nella realizzazione di questi interventi, per garantirne una rapida esecutività.

Una riflessione a parte, in questa delicata fase in cui la didattica a distanza è stata l’unica risposta possibile alla necessità insopprimibile di “fare scuola”, attiene alle risorse tecnologiche e informatiche delle nostre scuole e alle competenze digitali dei docenti. Abbiamo assistito a risposte entusiasmanti e piene di creatività da parte di molti docenti e dirigenti scolastici che non solo hanno consentito di non interrompere il rapporto tra gli alunni e la loro scuola (cosa, di per sé, di grande importanza) ma hanno altresì, in molte situazioni, dato luogo a proposte didattiche di indubbia efficacia e fortemente innovative.

E’ peraltro emerso, in piena e a volte drammatica evidenza, ciò di cui già si aveva ampia consapevolezza: da un lato la disparità, a volte anche rilevante, tra ordini di scuola, scuole di territori diversi e anche scuole dello stesso territorio, in termini di dotazioni e di competenze digitali; dall’altro il divario, se possibile ancora più ampio, tra i diversi contesti sociali e famigliari in cui gli alunni si sono trovati ad operare.

Fermo restando che la didattica a distanza è cosa “altra” rispetto alla didattica in presenza, rispetto alla quale mai potrà porsi in forma sostitutiva, ancora di più si evince l’importanza dei linguaggi digitali come strumento della quotidianità didattica, importanza che diventa ancora più evidente nelle fasi di eccezionalità come quella attuale.

Le carenze di dotazioni in alcune situazioni e di competenze tra i docenti in altre (gli insegnanti italiani risultano tra gli ultimi in Europa nelle competenze digitali) stanno incrementando la divaricazione, già intollerabile, tra le diverse zone del Paese e le varie fasce della popolazione scolastica, in genere a ulteriore svantaggio di quelle già maggiormente svantaggiate.

Appare pertanto necessario dare seguito immediato alle misure già avviate con il DPCM dello scorso 17 marzo per dotare tutte le scuole e tutti gli alunni, nessuno escluso, dei supporti digitali utili a sostenere la didattica a distanza, verificando l’adeguatezza delle reti presenti e predisponendo i finanziamenti per la loro manutenzione e la gratuità dei programmi.

Contestualmente risulta altrettanto prioritario promuovere azioni di potenziamento del piano nazionale di formazione digitale avviato dopo l’entrata in vigore della Legge 107/2015, raggiungendo, nessuno escluso, tutti quegli insegnanti che ancora ne risultano sprovvisti, ricorrendo anche a moduli formativi per piccoli gruppi, estremamente operativi, specifici per ordine di scuola ed età degli allievi.

Si fa un gran parlare di scuola in questi giorni, tra le sue molteplici funzioni di ordine sociale e culturale quella che, sulla stampa e nei media, emerge con maggiore insistenza e preoccupazione è relativa alla cosiddetta “assistenza custodiale”: dove lasciare i figli minori, con le scuole chiuse, nella prospettiva di una ripresa più o meno generalizzata dell’attività lavorativa. Si tratta ovviamente di un serio problema sociale che richiede risposte soddisfacenti e tempestive.

Ciò che deve maggiormente preoccupare è tuttavia l’enorme perdita di opportunità formative subita dai nostri alunni, soprattutto più piccoli, in questi lunghi mesi di isolamento familiare. E’ mancata la relazione con i pari e con gli insegnanti, il confronto e il gioco di gruppo, la condivisione delle regole, oltre che, ovviamente, la partecipazione diretta ai percorsi di insegnamento/apprendimento programmati dalla scuola.

Si tratta di perdite gravi che non sarà possibile recuperare se non parzialmente. Proprio per questo appare necessaria una sollecita ripresa dell’attività scolastica, anche nell’ultimo scorcio di questo anno scolastico, se e dove le condizioni sanitarie lo rendessero possibile.

Appare infatti evidente che la ripresa non potrà avvenire alle stesse condizioni di prima: sarà necessario riconsiderare spazi e tempi per evitare situazioni di affollamento, rompere l’unità classe e quindi superare la lezione frontale a favore di attività di gruppo e laboratoriali, considerare l’apporto della didattica a distanza, valorizzare gli spazi esterni e le opportunità formative offerte dal territorio.

“Per creare buone relazioni è fondamentale essere un piccolo gruppo……..le metodologie innovative possono essere praticate con un numero ridotto”. Così in una lettera aperta, Mario Lodi tra i firmatari, diffusa in un convegno ANDIS a Vicchio del Mugello a 40 anni da “Lettera a una professoressa”.

L’impegno è quello di ritrovare, nelle mutate condizioni metodologiche e didattiche le priorità della scuola che, per definizione non può che essere inclusiva, attenta alla diverse necessità degli stili e dei ritmi di apprendimento/ insegnamento che talvolta richiedono rallentamento come hanno spiegato Don Lorenzo Milani, citando le caratteristiche di una cultura contadina lenta, e più tardi il pedagogista Gianfranco Zavalloni che nel suo libro del 2008 “La pedagogia della lumaca” valorizza, tra l’altro, il “… necessario rallentamento mirato e profondo delle metodologie didattiche”.

Fondamentale sarà la revisione del rapporto quantitativo docenti- alunni, superando una volta per tutte il fenomeno del sovraffollamento che ancora penalizza molte delle nostre scuole, tenendo realmente conto degli spazi e procedendo a una revisione contestuale dei criteri per il dimensionamento e per l’assegnazione del personale ATA che considerino il numero ridotto di classi e i problemi connessi alle necessità di sanificazione, vigilanza e prolungata apertura degli edifici.

Attingere, inoltre, alle più significative esperienze pedagogiche in materia di inclusione, potrebbe rappresentare la chiave di volta per concepire diversamente il fare scuola, superando le tradizionali categorie ( BES, DSA) in cui spesso si imbrigliano le specificità di ognuno, valorizzando invece strategie diversificate di apprendimento che promuovano, anche nell’ambito della didattica a distanza, la cooperazione e la capacità di imparare “con e dagli altri” più che mai necessarie in questo momento.

Si tratterebbe di una vera e propria rivoluzione pedagogica che, laddove scuole ed enti locali fossero disponibili e le condizioni sanitarie lo consentissero, potrebbe costituire già in conclusione di questo anno scolastico e per un numero circoscritto di alunni (coloro, ad esempio, che non hanno fruito della didattica a distanza e necessitano di una più urgente e intensa azione di recupero) un’importante forma di sperimentazione in vista della ripresa generalizzata a settembre.

Le nuove e del tutto inedite condizioni in cui le scuole si troveranno ad operare sia nel prossimo futuro sia in prospettiva più ampia, impongono a tutto il personale della scuola l’impegno massimo nella capacità di prefigurare e realizzare soluzioni innovative e, più in generale, di rinnovare profondamente la propria professionalità; ai dirigenti scolastici, in particolare, faranno capo nuove e ancora più ampie responsabilità. Tutto ciò non potrà non comportare opportuni riconoscimenti e garanzie.

Va inoltre sottolineato che una situazione così particolare e in veloce mutamento si può affrontare solo con l’esercizio pieno dell’autonomia scolastica e, quindi, con il drastico e definitivo ridimensionamento della burocrazia ministeriale e il significativo potenziamento delle strutture di supporto dell’autonomia stessa (middle management, reti di scuole, assistenza legale, ecc).

La ricerca di soluzioni non scontate e in molti casi innovative non può prescindere da un confronto costante con le associazioni professionali della scuola che ne vivono quotidianamente difficoltà e complessità e con le organizzazioni sindacali, per quanto di competenza.

Nell’immediato occorre che sia rapidamente approvato uno strumento che consenta alle autonomie scolastiche di decidere l’organizzazione del lavoro per i docenti e il personale ATA, superando l’attuale rigida scansione degli orari e garantendo adeguamento e stabilizzazione degli organici, ferme restando le indicazioni nazionali vigenti e i livelli essenziali di prestazione.

Al tempo stesso dovrebbero essere sviluppati, diffusi e monitorati a livello nazionale gli elementi essenziali della didattica e della valutazione per competenze, superando l’attuale sistema di classificazione ancora strutturalmente collegato al voto decimale.

Su questi temi l’ANDIS ha già dato nei documenti del Direttivo nazionale e nella recente audizione al Senato, specifici contributi di merito.

La tragedia del coronavirus sta mettendo a dura prova la tenuta e le capacità di resilienza della nostra società e della nostra scuola. Leggere le criticità con intelligenza e coraggio potrà aiutarci non solo ad uscirne più rapidamente ma, forse, anche con una società e una scuola migliori.

Videoconferenza, 14 maggio 2020

Conferma dei libri di testo

Scuola, conferma dei libri di testo: no al mancato coinvolgimento del Collegio Docenti

Roma, 14 maggio 2020 – Il Ministero dell’Istruzione ha illustrato questa mattina alle organizzazioni sindacali del settore scuola e dei dirigenti scolastici, la bozza di ordinanza ministeriale prevista dal Dl Scuola che, a seguito delle straordinarie condizioni prodotte dall’emergenza da Covid-19, consente alle istituzioni scolastiche la conferma dei libri di testo in uso nelle scuole.

I funzionari ministeriali hanno descritto le limitate possibilità di nuove adozioni, possibili con delibera del Collegio Docenti, ma per la conferma dei testi in uso, i dirigenti possono adottare atti unilaterali senza la prevista consultazione collegiale.

Comprendiamo l’esigenza di dare risposte immediate, ma riteniamo inaccettabile un ulteriore scavalcamento delle modalità democratiche di conduzione delle scuole: non è questa la modalità per semplificare l’inizio dell’anno scolastico. Ci aspettiamo quindi una modifica dell’ordinanza rispettosa del ruolo degli organi collegiali.

Adozione libri di testo per il 2020/2021

Adozione libri di testo per il 2020/2021: imminente l’ordinanza ministeriale

L’ANP ha partecipato oggi ad un incontro durante il quale il Ministero dell’Istruzione ha anticipato i contenuti dell’ordinanza ministeriale che sarà emanata, ai sensi dell’art. 2 c. 1 lett. d) del D.L. 22/2020, in merito alle procedure per l’adozione dei libri di testo per l’a.s. 2020/2021.

L’amministrazione ha spiegato che l’ordinanza prevede che le procedure ordinarie, previste dall’art. 151 c. 1 e dall’art. 188 c. 1 del D. lgs. 297/1994 (il collegio dei docenti delibera le adozioni, sentiti i consigli di interclasse e di classe), possano essere messe in atto qualora sia possibile garantire la convocazione degli organi collegiali da remoto, sia che i docenti intendano confermare in blocco i testi in uso nel corrente anno scolastico, sia che vogliano procedere a nuove scelte.  Le delibere, ovviamente, che ad oggi le scuole hanno già adottato (sia di conferma, sia di nuove adozioni) seguendo la procedura ordinaria, sono da ritenersi assolutamente valide ed efficaci. Nel caso in cui invece il dirigente scolastico dovesse ravvisare la volontà dei docenti di confermare le adozioni dell’anno in corso anche per l’anno prossimo, il dirigente, oltre che seguire la procedura ordinaria, potrà confermare le adozioni in deroga alle previsioni del testo unico mediante proprio atto. La tempistica prevista fissa la scadenza per la delibera di adozione del collegio dei docenti (o per l’eventuale atto di adozione del ds) al giorno 8 giugno e la scadenza per la comunicazione dei dati sulla piattaforma dell’AIE al 22 giugno.

L’ANP ha sottolineato che in questa fase emergenziale il Ministero dell’Istruzione debba esercitare un ruolo di indirizzo e di coordinamento rispetto alle istituzioni scolastiche nelle materie che non possono essere lasciate direttamente alla discrezionalità delle singole scuole (ad esempio il protocollo di sicurezza per la ripresa graduale delle attività), non certo su tematiche che invece spettano all’autonomia e che le scuole sono in grado di gestire senza particolari problemi, visto che la normativa emergenziale ha ormai chiarito la legittimità delle delibere assunte dagli organi collegiali convocati da remoto, anche in assenza di uno specifico regolamento in merito. Per questo accogliamo con favore che la procedura di adozione possa svolgersi secondo l’ordinaria previsione normativa, soprattutto in vista della ripresa della scuola a settembre, che richiederà una decisa integrazione di strumenti didattici digitali, che le scuole devono quindi individuare con chiarezza ora, viste le esperienze di didattica a distanza messe in atto. A questo proposito abbiamo chiesto al Ministero di tenere aperta l’interlocuzione con gli editori affinché i costi dei libri digitali si mantengano in linea, se non al di sotto, di quelli dei sussidi cartacei, ancora piuttosto diffusi nella nostra scuola. Abbiamo anche chiesto di estendere il termine dell’8 giugno, visto il numero di adempimenti che le scuole stanno per affrontare in riferimento anche l’Esame di Stato e alla valutazione degli apprendimenti, ricevendo dall’amministrazione l’impegno a considerare la nostra proposta. Ci sembra del resto accettabile, tenuta presente questa situazione critica, che, nel caso residuale in cui  non sia possibile convocare e far deliberare gli organi collegiali da remoto e sia acclarato, mediante ricognizione formale dei consigli di classe, che i docenti vogliano confermare tutti i testi già in adozione, il dirigente possa procedere con proprio atto ad un’adozione che sarebbe molto difficoltosa, se non impossibile, da formalizzare secondo la procedura ordinaria. Del resto ci pare una previsione che, pur finalizzata a semplificare, rischia di essere di difficile attuazione: ci pare infatti improbabile, come abbiamo sottolineato in riferimento alle previsioni del D.L. 22/2020, che in una scuola non ci sia necessità di provvdere a nuove adozioni (si pensi solo alle classi terze degli istituti professionali).

Adozione libri di testo anno scolastico 2020-2021

Adozione libri di testo anno scolastico 2020-2021

Con un’ordinanza, presentata oggi alle organizzazioni sindacali,  il ministero fornisce alle scuole le indicazioni sulla adozione dei libri di testo per il prossimo anno scolastico.

Procedure semplificate sia per la conferma dei testi già adottati sia per la possibilità di nuove adozioni, da considerare soprattutto per il triennio degli istituti professionali che seguono il nuovo ordinamento e per gli istituti in cui sono istituiti nuovi indirizzi.

In tutti i casi la delibera dei collegi che si riuniranno in remoto dovrà essere adottata entro l’8 giugno e le adozioni vecchie e nuove andranno registrate sulla piattaforma entro il 22 dello stesso mese.

L’orientamento alla conferma, tramite procedure semplificate, con la convocazione di collegi in modalità remoto  va incontro all’ esigenza di contenere i rischi di contagio.

Per la Uil Scuola sarebbe più opportuno confermare i libri di testo in uso (con la condivisione dei collegi) e considerare gli adattamenti un’eccezione, vista l’impossibilità di visionare e confrontare le nuove proposte editoriali, con delibere collegiali  in presenza, che meglio interpretano i bisogni formativi. E’, peraltro opportuno porre su questa tipologia di dispositivi informatici, con cui bisogna misurarsi per il buon  funzionamento pedagogico e didattico delle scuole , un’attenzione specifica  anche sulle attività  amministrative che hanno ricadute   altre ricadute.

La Uil ha sollecitato un intervento sulle case editrici affinché rendano disponibili gratuitamente i formati elettronici dei libri di testo e non si verifichi più, come avvenuto , che si richieda il pagamento delle licenze d’uso, imponendo due diversi pagamenti  per uno stesso prodotto, uno cartaceo ed uno on line,  speculando sulle già negative conseguenze del contagio.

Lo sforzo che gli editori devono fare per sostenere nello studio soprattutto  chi risulta particolarmente danneggiato, socialmente ed economicamente, dalla crisi indotta dalla emergenza sanitaria consiste anche nel rimettere nel circuito scuola una parte dei 210 milioni di euro resi disponibili er il rilancio della editoria e del libro, appena annunciata dal governo.

La pandemia dovrebbe favorire e semplificare il processo di adozione, tramite autorizzazione anche dei libri di testo autoprodotti dalle scuole, a sostegno dell’autonomia scolastica di ricerca e sviluppo, con una maggiore aderenza ai PTOF, nel rispetto della libertà di insegnamento e di ricerca.

I termini di scadenza fissati devono essere oggetto di ponderate valutazioni, poiché va evitata la saturazione dei collegi con la concentrazione degli adempimenti di conclusione dell’anno scolastico in un brevissimo lasso di tempo.

Ulteriori approfondimenti potranno essere proposti al momento della visione della bozza di ordinanza.

Alle video conferenze per la Uil Scuola hanno partecipato Noemi Ranieri e Rosa Cirillo.

Azzolina, a esame terza media concesso tempo che serve

da ANSA

“Accogliendo gli appelli pervenuti, ho subito dato la mia disponibilità a concedere tutto il tempo che serve alle istituzioni scolastiche per svolgere tutto il procedimento in assoluta serenità”. Lo dice la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina intervenendo in audizione alla Camera a proposito degli esami di terza media. Secondo la bozza di ordinanza ministeriale il procedimento dell’esame doveva svolgersi entro la fine delle lezioni, dunque l’8 giugno. “Resta ferma la possibilità di non ammettere all’anno successivo studentesse e studenti con un quadro carente fin dal primo periodo scolastico”. Lo precisa la ministra dell’istruzione Lucia Azzolina in audizione alla Camera. “La valutazione avverrà sulla base di quanto effettivamente svolto, gli alunni potranno essere ammessi alla classe successiva anche in presenza di voti inferiori a 6 decimi, in una o più discipline. Ma non sarà ‘6 politico’. Le insufficienze compariranno nel documento di valutazione”, ha detto.

“Gli esami di Stato per il secondo ciclo avranno inizio il 17 giugno, con lo svolgimento di colloqui, della durata massima di circa un’ora, in presenza, senza che comunque sia messa a repentaglio la sicurezza per tutte le persone coinvolte”. Lo ha ribadito la titolare dell’Istruzione, Lucia Azzolina, durante un’audizione in Commissione Cultura della Camera. “Il Comitato tecnico scientifico, su nostra espressa richiesta, ha autorizzato – ha aggiunto – lo svolgimento della predetta prova, ritenendo che possa svolgersi nelle scuole, garantendo le standard condizioni di distanziamento e sicurezza. Come già anticipato, la prova si svolgerà davanti ad una commissione composta da membri interni e un presidente esterno, in modo che gli studenti possano essere valutati dai docenti che conoscono il loro percorso di studio”.

Azzolina, 1,5 mld per rientro a settembre – Il Governo, nel dl rilancio, ha deciso di stanziare 1 miliardo e 450 milioni per la scuola, così ripartiti: 1 miliardo per il Fondo per gestione rientro a scuola a settembre (400 mln nel 2020, 600 nel 2021); 331 milioni per device, connettività, sicurezza, misure di protezione, assistenza medica, adattamento spazi in vista del rientro; 39 milioni per consentire esame di maturità in presenza, in sicurezza, comprando tutti i dispositivi di protezione necessari e assicurando l’igienizzazione costante degli ambienti; 80 milioni per la fascia 0-6 per coprire le mancate rette (65 milioni) e aumentare il fondo regionale (15 milioni). Previste anche misure di semplificazione in tema di edilizia scolastica, per consentire a enti locali proprietari degli immobili di operare velocemente, eliminando passaggi burocratici. I numeri li ha forniti la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina in audizione in Commissione VII alla Camera.

205mila apparati acquistati per scuola a distanza – “Con le somme messe in campo in questi mesi dal ministero dell’Istruzione per le dotazioni tecnologiche agli alunni, sono circa 205mila i dispositivi acquistati e 115mila gli studenti ai quali è stata fornita la connettività. Inoltre, le scuole hanno potuto offrire sin da subito i dispositivi già di proprietà della scuole”. Lo ha ricordato la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina in Commissione Cultura alla Camera parlando di scuola a distanza. “Ad oggi risultano dati in comodato d’uso – ha ricordato – 238.761 dispositivi, di cui 99.997 tablet, 128.770 notebook, 4.862 desktop e 5.132 altri dispositivi mobili”

Azzolina, al lavoro per fare concorsi, quasi 80mila assunti– “E’ giunto il momento di riflettere seriamente su come semplificare, sburocratizzare e modernizzare il Paese. E’ tempo altresì di dare stabilità ai docenti precari e di consentire ai giovani che vogliono approcciarsi all’insegnamento di potersi misurare con concorsi che li immettano nei ruoli di docente”. Così la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ascoltata in audizione in VII Commissione alla Camera. “Nel “dl Rilancio” di prossima approvazione, grazie al lavoro costante e fattivo della Ministra Dadone, saranno previste specifiche modalità per riattivare, per tutta la Pubblica amministrazione, procedure concorsuali, che si svolgeranno presso sedi decentrate, rispettando tutti gli standard di sicurezza possibili, a tutela della salute di tutti i cittadini”. “Il Ministero dell’Istruzione sta lavorando al piano logistico per il concorso straordinario per la scuola secondaria di I e II grado che sarà il primo ad essere espletato. L’ho detto già in altre occasioni, ma voglio ribadirlo oggi: è mio impegno assumere i precari a settembre e ho sempre lavorato in questa direzione. Stiamo prevedendo, in queste ore, 16.000 posti in più per le procedure concorsuali già bandite. Abbiamo dunque avviato le procedure per assumere quasi 80.000 docenti. E’ un grande risultato, che tutto il Governo può rivendicare con orgoglio”, ha concluso.

Per la scuola 16mila assunzioni in più e nuovi 1,4 miliardi

da Il Sole 24 Ore

di Cl. T.

Via libera a 16mila cattedre in più da assegnare ai concorsi e ad altri 1,4 miliardi di fondi per la scuola. Le novità sono contenute nel decreto Rilancio approvato ieri dal governo.

Altre 16mila cattedre
Le 16mila cattedre in più saranno divise 8mila tra la selezione ordinaria, e 8mila per quella straordinaria. Per quest’ultima procedura, quindi, i posti totali salgono a 32mila. Si prevede, poi, nei limiti dei posti annuali, che le immissioni in ruolo dei vincitori possono essere disposte, per le regioni e classi di concorso per cui è stata bandita la procedura con decreto dipartimentale 510 del 23 aprile 2020 di cui sono fatti salvi tutti gli effetti, anche successivamente all’anno scolastico 2022/2023, sino all’assunzione di tutti i trentaduemila vincitori.

I nuovi fondi
Nel decreto Rilancio il governo, poi, ha deciso di stanziare 1 miliardo e 450 milioni per la scuola, così ripartiti:

  • 1 miliardo per il Fondo per gestione rientro a scuola a settembre (400 mln nel 2020, 600 nel 2021);
  • 331 milioni per device, connettività, sicurezza, misure di protezione, assistenza medica, adattamento spazi in vista del rientro;
  • 39 milioni per consentire esame di maturità in presenza, in sicurezza, comprando tutti i dispositivi di protezione necessari e assicurando l’igienizzazione costante degli ambienti;
  • 80 milioni per la fascia 0-6 per coprire le mancate rette (65 milioni) e aumentare il fondo regionale (15 milioni).
    Previste anche misure di semplificazione in tema di edilizia scolastica, per consentire a enti locali proprietari degli immobili di operare velocemente, eliminando passaggi burocratici.

Alberi, pozzanghere, prati: il bosco si fa aula

da Il Sole 24 Ore

di Maria Piera Ceci

Bimbi che giocano nel fango, che sguazzano nelle pozzanghere, che si arrampicano sugli alberi. Che fanno scuola nel bosco. E non siamo nel Nordeuropa, dove per i bambini fare scuola all’aperto è una pratica abituale, anche con dieci gradi sotto zero. Qua siamo in Italia, dove esistono scuole per bambini 3-6 anni che fanno del bosco l’ambiente di apprendimento, mura proprio non ce ne sono. Ne esistono una quindicina di scuole di questo tipo in Italia. Sono private, inserite ovviamente in contesti che lo consentano: una scuola nel bosco a Milano, Roma o in un’altra grande città sarebbe impossibile da realizzare.

Una pratica pedagogica non troppo conosciuta, ma dalla quale possiamo trarre qualche spunto per riportare al più presto i più piccoli a scuola. Un dibattito molto acceso in questo periodo: come riportare i bambini in un contesto educativo, assicurando a tutti un’adeguata sicurezza sanitaria?

Guardando a quello che esiste già, anche all’estero dove molte realtà scolastiche sono già ripartite o non si sono mai interrotte, ma anche guardando alle nostre eccellenze pedagogiche. Nella scorsa puntata del podcast di “Verso il futuro e oltre”, su Radio24.it, abbiamo parlato del Metoto Montessori ( https://bit.ly/3cutujE ), nella puntata di oggi conosciamo meglio le Scuole nel bosco.

«L’educazione all’aperto mette le sue radici nelle scuole del passato. Il Comune di Bologna ne ha festeggiato il centenario lo scorso anno. Le scuole all’aperto infatti nascono per portare i bambini sui colli per ragioni di salute. Oggi considerarla una delle possibilità è importante», spiega Michela Schenetti, docente di Didattica Generale e Metodologia e Didattica dell’attività motoria presso il Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna, autrice per la casa editrice Erickson de “La scuola nel bosco” e curatrice dell’edizione italiana di “Sporchiamoci le mani”.

Per Schenetti i benefici per i bambini non sono solo legati alla salute fisica. «Quando stiamo in ambienti naturali aumenta la concentrazione, diminuisce il livello di stress e la conoscenza può basarsi su un’esperienza sensibile che chiama in causa attivamente tutti i nostri sensi. Non possiamo pensare ad una nuova scuola basata solo su spazi chiusi e didattica a distanza».
Ma come funziona esattamente la Scuola nel bosco? «Stiamo sempre fuori, dalle 8 alle 13.30, senza alcuna struttura muraria, con qualsiasi tempo metereologico, tranne in presenza di situazioni di emergenza», ci racconta Serena Olivieri, pedagogista di Canale Scuola, che è una cooperativa di Bolzano che gestisce le realtà di educazione all’aperto. In questo momento esistono una quindicina di Scuole nel bosco: in Trentino- Alto Adige, Veneto, Emilia Romagna e Sicilia.

«Il nostro approccio educativo può essere trasferito anche nel giardino di una scuola materna, ma il rischio è che banalmente si porti all’aperto il metodo educativo da sempre seguito al chiuso», mette in guardia Olivieri. Un po’ come è successo per le scuole dei più grandi, con i docenti che nella maggior parte di casi hanno trasferito su didattica a distanza la stessa didattica utilizzata in presenza, senza cambiare il modo di insegnare.

Decreto rilancio: 1,5 miliardi per la scuola, ma (per ora) neanche un prof in più

da Corriere della sera

Gianna Fregonara e Orsola Riva

No, a settembre non ci saranno 16 mila prof in più nelle classi, come qualcuno ha immaginato dopo l’annuncio della ministra Azzolina via Twitter. Sedicimila sono semmai i posti in più per i due concorsi che nel giro di due anni dovrebbero portare in cattedra in tutto 65 mila nuovi prof. Di questi solo la metà sono destinati alla prima tornata concorsuale che dovrebbe svolgersi per direttissima ad agosto con una prova secca a crocette. Se tutto va bene, in questo modo si dovrebbe riuscire a promuovere da subito 32 mila precari (i 24 mila già previsti dal bando di concorso più 8.000 aggiunti dal decreto rilancio) assegnando loro in via definitiva una cattedra che finora occupavano solo in modo provvisorio. Una goccia nel mare rispetto ai duecentomila e passa supplenti già previsti per settembre. E comunque non si tratta di prof in più ma di cattedre già esistenti, finora ricoperte da una girandola di insegnanti, che grazie al concorso troveranno finalmente un’assegnazione stabile. Sempre ammesso, poi, che il concorso straordinario bandito qualche settimana fa (con un anno e più di ritardo) non abbia intoppi causa coronavirus. I sindacati e mezza maggioranza chiedevano di trasformarlo in un concorso per titoli, la ministra è riuscita a spuntare questi posti in più aumentando così le possibilità dei precari di lungo corso di diventare finalmente di ruolo. Ma l’organico delle scuole, per ora almeno, non cambia: 760 mila erano gli insegnanti l’anno scorso, altrettanti saranno l’anno prossimo.

L’equivoco

L’annuncio fatto lunedì sera al Tg5 dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri – e subito rilanciato dalla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina – ha destato qualche equivoco, perché vi si parlava di 16 mila posti in più da subito. Mentre saranno la metà: gli altri 8.000 posti che il ministero dell’Istruzione ha strappato al Mef arriveranno solo con l’altro concorso, quello ordinario, già bandito ma rinviato sine die. Se va bene se ne riparla a settembre 2022. Idem per i maestri che anche loro dovranno seguire la lunga trafila del concorso ordinario: in tutto sono previsti solo 13 mila posti per i prossimi tre anni, che erano stati calcolati in previsione dello spopolamento delle classi primarie causato dal calo demografico (negli ultimi 5 anni le scuole elementari hanno perso 150 mila alunni), ma che sono diventati del tutto insufficienti nella logica dello sdoppiamento delle classi che il Miur sta immaginando proprio per garantire ai più piccoli la certezza di poter fare scuola in presenza e non, come i ragazzi delle superiori, stando metà in classe e metà collegati da casa.

Organici potenziati, come?

Non a caso la sottosegretaria Anna Ascani aveva dichiarato a Skytg24 che stavano ancora trattando con Gualtieri per ottenere degli insegnanti di potenziamento in più alle elementari e alle medie, cioè dei docenti che potessero accompagnare i bambini in attività alternative alla didattica ordinaria (musica arte ginnastica programmazione digitale) in modo da alleggerire le classi. In serata, però, Ascani ha commentato così l’annuncio dei 16 posti in più: «E infine, una buona notizia – ha scritto in un lungo post su Facebook -: grazie alla collaborazione con il ministro Gualtieri siamo riusciti ad ottenere un ampliamento delle stabilizzazioni, rispetto ai posti previsti, per portarli ad un totale di circa 78.000». E gli insegnanti in più che dovevano servire per lo sdoppiamento delle classi a settembre? Per ora, non ce n’è traccia. Chissà se l’argomento tornerà d’attualità nelle prossime settimane quando i presidi dovranno inventare la didattica per la riapertura dopo l’estate.

La pax sindacale

Resta comunque da vedere se aver spuntato dal Mef 8 mila posti in più da subito (e altri 8000 fra due anni) basterà alla Azzolina per fare pace con i sindacati e convincerli ad accettare la prova a crocette da lei prevista per quest’estate. Finora è stato muro contro muro, perché i sindacati sostengono che l’emergenza Covid-19 renda impossibile lo svolgimento del concorso straordinario, anche nella sua versione super semplificata, e propongono in alternativa di mettere in fila i candidati in base agli anni di servizio e ai titoli e assumere quelli con il punteggio combinato più alto. Un’ipotesi sostenuta in Parlamento anche da una inedita coalizione trasversale che va da Fdi e la Lega a Pd e Leu, che hanno presentato ciascuno un proprio emendamento per chiedere di non fare il concorso, col rischio però di dover riscrivere daccapo i bandi e far slittar ulteriormente le assunzioni .

Rientro a settembre: no sanificazione gestita da ATA, sì ditte specializzate e presidi sanitari

da Orizzontescuola

di Anselmo Penna

Come riaprirà la scuola a settembre? Ieri i sindacati hanno incontrato il Comitato Tecnico Scientifico al quale sono state comunicate alcune considerazioni circa il piano per il rientro a settembre di studenti e docenti nelle scuole italiane.

Uno tra gli argomenti caldi riguarda il ruolo del personale ATA che viene spesso citato nella bozza di protocollo per il rientro in sicurezza a settembre.

Dalla misurazione febbre alla sanificazione dei locali

Il personale ATA viene investito, secondo il contenuto della bozza, di numerosi e delicati compiti. Tra questi, la misurazione della febbre di quanti dovranno entrare negli edifici scolastici, nonché la sanificazione iniziale e calendarizzata dei locali scolastici.

Inoltre, si prevede una formazione ad hoc per l’utilizzo delle sostanze disinfettanti per la sanificazione.

Sono solo alcune delle mansioni contenute nel testo.

Ditte specializzate per la sanificazione

Tra le richieste avanzate ieri dai sindacati l’esclusione del personale ATA dalle mansioni delicate quali la sanificazione. Queste operazioni si chiede vengano svolte da ditte specializzate che hanno già personale addestrato all’uso delle sostanze necessarie per le operazioni, nonché le misure di sicurezza per la protezione della persona.

Presidi sanitari

Altri passaggi della bozza assegnano compiti di natura “sanitaria” al personale. Come l’individuazioni di sintomi, la predisposizione di aree isolate per gestire quanti manifestano malesseri etc.

La soluzione non può essere questa, secondo quanto riferito da Giuseppe D’Aprile (segretario nazionale Uil Scuola) a termine dell’incontro con il Comitato Tecnico. “La tutela della salute non può essere demandata al personale scolastico, che non ha competenze mediche“, ha detto. “È necessario che le scuole siano supportate dalla presenza costante e quotidiana di presidi medici che garantiscano le funzioni di prevenzione, vigilanza e intervento, indirizzo e supporto.

Da giugno riapertura servizi socioeducativi e centri estivi per recupero dispersione. Stanziati 150 mln

da Orizzontescuola

di redazione

Tra i provvedimenti contenuti nel Decreto Rilancio ci sono i fondi per la riapertura dei centri estivi che punteranno sia a riaprire i centri ricreativi, sia quelli di carattere educativo per il recupero della povertà educativa

“Il Fondo per le politiche della famiglia – si legge nel testo – viene rifinanziato con 150 milioni di euro da destinare ai Comuni affinché siano erogati finanziamenti per il potenziamento dei centri estivi, dei servizi socioeducativi territoriali e dei centri con funzione educativa e ricreativa destinati alle attività di bambini e bambine di età compresa fra i 3 e i 14 anni, per i mesi da giugno a settembre 2020, e di progetti volti a contrastare la povertà educativa e ad implementare le opportunità culturali e educative dei minori”. Lo si legge nella bozza del dl Rilancio.

La bozza prevede che “le modalità di ripartizione del fondo saranno stabilite con decreto della ministra Elena Bonetti, riservando la misura del 10% per il finanziamento dei progetti volti a contrastare la povertà educativa e la restante quota al potenziamento dei centri estivi e dei servi socioeducativi”.

Maturità, in arrivo 40 milioni per la sicurezza

da Orizzontescuola

di redazione

Una parte degli investimenti per la scuola contenuti nel decreto “rilancio” andranno alla sicurezza per gli esami di Stato

In arrivo anche circa 40 milioni nel 2020 per garantire lo svolgimento degli esami di Stato “assicurando la pulizia degli ambienti scolastici” nonché la “possibilità di utilizzare, ove necessario, dispositivi di protezione individuale da parte degli studenti e del personale scolastico durante le attività in presenza”.

Si tratta di una parte di quegli investimenti che nel complesso saranno 370milioni che già da quest’anno arriveranno alle scuole anche per acquisto mascherine, didattica a distanza, ristrutturazione edifici e molto altro

Graduatorie d’istituto, aggiornamento in estate e diventano provinciali

da La Tecnica della Scuola

Manca solo l’ufficialità: come già preannunciato dalla Tecnica della Scuola, le graduatorie di istituto si aggiorneranno nel corso dell’estate, verranno informatizzate e trasformate in provinciali. Tra tutte le forze politiche della maggioranza sembra essersi convergenza su un emendamento al Decreto Legge n. 22, tra i quasi 400 presentati, il 2.86 a prima firma della senatrice Bianca Laura Granato (M5S): una proposta che ha altissime possibilità di essere accolta in sede di conversione di legge.

La novità, che andrebbe quindi a sovvertire quanto stabilito nella versione del D.L. 22 approvata dal Governo, è stata confermata anche durante l’intervista rilasciata alla sezione Live della Tecnica della Scuola.

La senatrice ‘grillina’ ha detto che, sempre attraverso un emendamento al Decreto Scuola,  che dovrebbe giungere nell’Aula del Senato il 21 maggio (con altissima probabilità però di passare alla Camera con voto di fiducia del Governo), le graduatorie di istituto si aggiorneranno subito nel corso dell’estate e verranno trasformate in provinciali per migliorare la loro efficacia.

Azzolina: subito le graduatorie provinciali per le supplenze

La stessa ministra dell’Istruzione durante l’audizione del 13 maggio alla Camera.

Stiamo lavorando, insieme ai senatori – ha detto Azzolina – per realizzare subito le graduatorie provinciali per le supplenze, digitalizzando tutto. Sto operando con l’amministrazione ministeriale per porre in essere un grande piano di digitalizzazione delle procedure relative anche alle immissioni in ruolo, come già fatto per la mobilità. È giunto il momento di riflettere seriamente su come semplificare, sburocratizzare e modernizzare il Paese”.

Decreto legge Rilancio, ecco cosa è previsto per la scuola. Conte: “A settembre si torna in sicurezza”

da La Tecnica della Scuola

Dopo un’attesa lunga giorni è arrivato l’atteso varo del decreto legge “Rilancio” con le misure per rilanciare l’economia italiana alle prese con l’emergenza coronavirus: “Abbiamo lavorato a questo decreto nella consapevolezza delle difficoltà in cui si trova il Paese. Una manovra con delle prospettiva di ripresa economica e sociale. Abbiamo impiegato del tempo, ma non un minuto di più del necessario: ci siamo impegnati al massimo. Ci sono 25,6 miliardi a disposizione dei lavoratori”.

Le parole del premier Giuseppe Conte

“Sapevamo che il paese è in attesa. Ogni ora di lavoro pesava perché sapevamo che dovevamo intervenire quanto prima. Abbiamo impiegato un po’ di tempo, ma non un minuto di più dello strettamente necessario. Ora la parola al Parlamento, alla maggioranza ma spero anche all’opposizione con il cui contributo il testo può essere migliorato. Ci sono 25,6 miliardi di euro per i lavoratori, per rafforzare cassa integrazione e bonus autonomi. Abbiamo snellito le procedure di cassa integrazione. Per gli autonomi 600 euro subito, verranno erogati nelle prossime ore a chi ne ha già beneficiato. Abbiamo un buono vacanze fino a 500 euro per tutte le famiglie con Isee inferiore a 40mila euro. Istituiamo il fondo per le strutture semi-residenziali per persone con disabilità prevedendo risorse per 40 milioni”.

Decreto legge Rilancio, le misure per la scuola

Il decreto stanzia quasi 1,5 miliardi per far ripartire la scuola e porta una buona notizia per la stabilizzazione dei precari con la creazione di 16 mila posti in più per il ruolo di docente a settembre, per un totale di 32 mila posti aggiuntivi all’avvio del nuovo anno scolastico. Metà delle nuove assunzioni saranno fatte attraverso il concorso ordinario; altre 8 mila attraverso concorso straordinario. Per assicurare la ripresa dell’attività in condizioni di sicurezza aumenta di 331 milioni il fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche.

IL TESTO (bozza del 13 maggio alle ore 17.30) PDF (clicca qui)

da pp 403 a pp 413 le misure per l’istruzione (clicca qui per scaricare il PDF)

Le parole della ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, sul provvedimento durante l’audizione alla commissione Cultura alla Camera dei Deputati: “Nel Decreto Rilancio, il governo stanzierà 1 miliardo e 450 milioni per la scuola, così ripartiti: 1 miliardo per il Fondo per gestione rientro a scuola a settembre (400 mln nel 2020, 600 nel 2021); 331 milioni per device, connettività, sicurezza, misure di protezione, assistenza medica, adattamento spazi in vista del rientro; 39 milioni per consentire esame di maturità in presenza, in sicurezza, comprando tutti i dispositivi di protezione necessari e assicurando l’igienizzazione costante degli ambienti e 80 milioni per la fascia 0-6 per coprire le mancate rette (65 milioni) e aumentare il fondo regionale (15 milioni). Sono previste anche misure di semplificazione in tema di edilizia scolastica, per consentire a enti locali proprietari degli immobili di operare velocemente, eliminando passaggi burocratici- ha aggiunto la ministra- Stiamo prevedendo, in queste ore, 16.000 posti in più per le procedure concorsuali già bandite. Abbiamo dunque avviato le procedure per assumere quasi 80.000 docenti. E’ un grande risultato, che tutto il Governo può rivendicare con orgoglio. Entro poco tempo  saremo in grado di proporre al Governo, al Parlamento e al Paese un piano chiaro e serio per far in modo che si possa tornare a scuola in assoluta serenità e con la giusta flessibilità”.

Le parole del ministro dell’Università, Gaetano Manfredi“Oggi è un giorno storico per l’Università e la Ricerca. Con il ‘Decreto Rilancio”, il governo investe circa un miliardo e 400 milioni di euro sul futuro dell’Italia. Dimostrando di guardare al futuro, il presidente Conte ha accolto le mie proposte e insieme al ministro Gualtieri, pure lui molto sensibile, ha definito gli investimenti necessari per la formazione superiore e la ricerca, che oggi piu’ di prima sono indispensabili per vincere la battaglia contro il virus e i danni che potrebbe produrre il post-virus. Parliamo di un programma di ricerca da 550 milioni in due anni, di altri 550 milioni utili per rafforzare il sistema universitario e della ricerca e di 300 milioni per il diritto allo studio degli studenti delle Università e dell’Alta Formazione Artistica e Musicale. Risorse mai investite prima in dosi così massicce, fondamentali per ridurre le tasse e aumentare le borse di studio per gli studenti, assegnare altri 4mila posti da ricercatore per università ed enti pubblici di ricerca oltre ai 1600 già deliberati, investire su un grande programma di ricerca nazionale, che rappresenta una straordinaria occasione per i nostri talenti, in Italia e all’estero. “Ecco una grande opportunità per i giovani talenti italiani e se i nostri cervelli all’estero vorranno rientrare per aggiungere anche il loro contributo alla rinascita del Paese, a breve avranno tutti le possibilità per farlo, anche perché l’assegnazione dei nuovi 5600 posti da ricercatore rappresenta il più grande piano nella recente storia italiana. È soprattutto con il merito, la competenza e il talento dei nostri giovani che potremo infatti rilanciare l’Italia e vincere la sfida sanitaria, economica e sociale contro il coronavirus. Guardiamo al futuro partendo dai giovani e dalle competenze”.