SUI PRECARI UN ACCORDO TOTALMENTE INADEGUATO

SUI PRECARI UN ACCORDO TOTALMENTE INADEGUATO RISORSE INSUFFICIENTI PER TORNARE A SCUOLA IN SICUREZZA PROCLAMATO LO STATO DI AGITAZIONE

Mentre è in corso in Senato l’esame del Decreto scuola che, tra i suoi obiettivi, ha l’immissione in ruolo di 24.000 docenti precari con almeno 36 mesi di servizio, i cinque maggiori sindacati del settore (FLC CGIL, CISL SCUOLA, UIL SCUOLA RUA, SNALS CONFSAL E GILDA UNAMS), del tutto insoddisfatti delle mediazioni politiche raggiunte fra i gruppi di maggioranza, hanno inviato ai ministeri competenti una richiesta di svolgimento del tentativo di conciliazione, sancendo formalmente lo stato di agitazione della categoria.

Gli esiti dell’incontro notturno di maggioranza hanno definito un quadro che ora deve passare il vaglio parlamentare, ma dai sindacati arriva un giudizio di totale insoddisfazione.

Le organizzazioni sindacali hanno sottoscritto accordi, con due governi e tre ministri, proprio su questa materia e responsabilmente hanno condiviso le linee guida su cui aprire un dibattito serio e costruttivo per riaprire le scuole a settembre. Un impegno volto ad individuare soluzioni praticabili, come nell’accordo sottoscritto qualche giorno fa per lo svolgimento degli esami di Stato.

Stiamo parlando di docenti e personale ATA che saranno pochi rispetto all’organico necessario per affrontare la riapertura, che impone fra l’altro l’adozione di misure organizzative di cui ogni giorno emergono anticipazioni più o meno fondate.

L’unica certezza, al momento, è che Il prossimo anno scolastico si presenta con un numero di precari mai visto prima, oltre 200 mila.

In questo contesto, che impone di guardare con estrema attenzione alla chiusura di questo anno scolastico e alla ripresa del prossimo, l’intesa di maggioranza decide di chiudere gli occhi di fronte alla realtà e rinviare le azioni nel tempo; con un accordo tutto teso a salvaguardare ruoli e rapporti politici nella maggioranza, si stravolge l’intero percorso fin qui compiuto con un lavoro durato oltre un anno.

L’esigenza, da tutti avvertita e fortemente rivendicata dai sindacati, di mettere in ruolo al primo settembre almeno una parte dei precari, che hanno permesso per anni e anni di fare funzionare la scuola, è stata alla base del confronto, volto a costruire anche attraverso il superamento della precarietà troppo diffusa un progetto di sviluppo del sistema scolastico che oggi deve in più affrontare i temi collegati all’uscita da un’emergenza senza precedenti.

Servono risorse, serve confronto sindacale, serve rispetto per gli accordi.

Si procede, invece, con atteggiamenti predeterminati e di contrasto. Non è questo il modo migliore per favorire una ripartenza del sistema scolastico sorretta da forti elementi di condivisione e collaborazione.

La richiesta di conciliazione che oggi abbiamo inviato al ministero vuole essere un richiamo alla realtà per una politica governativa che ne appare spesso disancorata, affidata a narrazioni improntate a un forzato ottimismo.

Tesina e discussione online per la licenza media «light»

da Il Sole 24 Ore

di Francesca Lascialfari

Sarà una prova finale più “leggera”. Come disposto dal Dl 22/2020, il ministero dell’Istruzione, lo scorso 16 maggio , ha emanato l’ordinanza numero 9 sugli esami di Stato conclusivi del primo ciclo di istruzione per il 2019/20. La revisione dell’esame presenta profondi cambiamenti e ha sollevato dubbi e critiche da parte del Consiglio superiore della Pubblica istruzione (Cspi) che, nel parere espresso, richiama «l’articolo 33, comma 5, della Costituzione che, prescrivendo un esame di Stato per l’ammissione al ciclo successivo di scuola, induce a presumere che lo scrutinio finale e l’esame di Stato debbano essere tenuti distinti». La modifica in questione è la disposizione che, invece, fa coincidere l’esame di Stato conclusivo del primo ciclo con la valutazione finale da parte del consiglio di classe, che deve avvenire entro e non oltre il 30 giugno. L’ordinanza stabilisce che, nello scrutinio finale, il consiglio di classe esprimerà una (unica) valutazione complessiva in decimi sulla base dell’attività didattica svolta, in presenza e a distanza, tenuto conto delle valutazioni conseguite nelle singole discipline, dell’elaborato prodotto dall’alunno e della presentazione dinanzi al consiglio di classe in videoconferenza, nonché del percorso scolastico triennale.

Per gli alunni con disabilità o disturbi specifici dell’apprendimento, l’esame e la valutazione finale vengono effettuati sulla base, rispettivamente, del Piano educativo individualizzato e del Piano didattico personalizzato.

Articolazione dell’esame

L’articolazione dell’esame prevede che gli alunni delle classi terze producano un elaborato inerente una tematica individuata che verrà condivisa dall’alunno con i docenti della classe, i quali terranno conto, per ciascun alunno, delle caratteristiche individuali e dei livelli di competenza acquisiti. La tematica individuata dovrà consentire all’alunno di utilizzare conoscenze, abilità e competenze acquisite sia nel percorso di studi che in altri contesti di vita personale, assicurando la trasversalità tra le discipline.

Il lavoro dovrà presentare carattere di originalità e potrà essere prodotto sotto forma di testo scritto, presentazione anche multimediale, mappe; nei percorsi a indirizzo musicale, il lavoro potrà anche assumere la forma di produzione artistica, tecnico-pratica o strumentale. La presentazione del lavoro da parte dell’alunno si terrà, secondo un calendario determinato dalla scuola, in modalità sincrona a distanza entro la data dello scrutinio finale e consentirà ai docenti di valorizzare e valutare attentamente l’elaborato, su scala decimale, sulla base di una griglia di valutazione predisposta dal collegio dei docenti.

La valutazione

L’alunno che ottenga una valutazione finale di almeno sei decimi consegue il diploma conclusivo del primo ciclo d’istruzione; la lode, in caso di percorso triennale particolarmente positivo e di valutazione finale di dieci decimi, potrà essere attribuita con deliberazione all’unanimità. L’esclusione dagli scrutini o dagli esami può avvenire esclusivamente sulla base di idonei provvedimenti emanati, in base allo Statuto delle studentesse e degli studenti, a seguito di specifiche sanzioni disciplinari.

Per i candidati privatisti, le modalità di conduzione dell’esame sono le stesse dei candidati interni, con valutazione finale riferita all’elaborato e alla sua presentazione. Per quanto riguarda, infine, i percorsi di primo livello – primo periodo didattico – di istruzione degli adulti, l’esame di Stato coincide con la valutazione finale effettuata dai docenti del gruppo di livello e tiene conto del livello degli apprendimenti per ciascuno degli assi culturali e di un elaborato su un argomento di studio o un progetto di vita o di lavoro, nonché della partecipazione del candidato alle attività didattiche svolte.


Sindacati, «Fare scuola insieme», lettera aperta al Paese

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

«La chiusura prolungata delle scuole è una ferita per tutto il Paese. Nonostante l’impegno profuso dai docenti con grande senso civico, il ricorso obbligato ed esclusivo alla didattica a distanza si rivela una condizione innaturale, nella quale si accentuano squilibri e disuguaglianze e viene meno la dimensione indispensabile delle relazioni sociali dirette, essenziali e fondative di una comunità educante. Questa la ragione fondamentale per cui è necessario che la scuola riapra quanto prima le sue porte a milioni di alunne e alunni, di studenti e studentesse: non solo ne hanno diritto, ma ne esprimono un bisogno insopprimibile». Lo scrivono in una sorta di lettera aperta al Paese, “Fare scuola insieme”, Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda.

Per riaprire in sicurezza, secondo i sindacati, servono una serie di elementi: spazi adeguati e sicuri, anche in termini di presidi sanitari stabili; potenziamento delle risorse professionali: più docenti per gestire gruppi classe meno affollati, più collaboratori per le accresciute esigenze di pulizia, igiene, vigilanza; risorse per la formazione di tutto il personale; stabilità del lavoro per garantire la continuità didattica e un’efficace gestione degli uffici di segreteria insegnanti specializzati per agire efficacemente su disabilità e fragilità educativa; efficace supporto alle innovazioni metodologico-didattiche aggiornando e rinnovando i processi amministrativi e gestionali.

«Più che negli anni precedenti, si pone l’esigenza di assicurare un ordinato avvio dell’anno scolastico: ciò significa avere al 1° di settembre tutto il personale docente, Ata e dirigente pronto ad assumere servizio in modo certo e stabile. La precarietà del lavoro ha raggiunto nel tempo dimensioni troppo estese, che le difficoltà del momento rendono del tutto insostenibili. Va colta invece l’occasione per valorizzare opportunamente la consistente esperienza professionale maturata nel tempo, che può rivelarsi risorsa preziosa su cui puntare, dando stabilità al lavoro e certezza di risorse alle istituzioni scolastiche. Non è il momento degli arroccamenti e delle dispute ideologiche, è il momento del coraggio, della responsabilità e del buon senso», concludono le cinque sigle sindacali della scuola.


Maturità: commissari, segreteria, aule. Tutte le istruzioni per gli istituti

da Il Sole 24 Ore

di Laura Virli

Slittata al 30 maggio 2020 la dead line di pubblicazione all’albo del documento elaborato dal consiglio di classe per orientare studenti, commissari e presidenti delle commissioni di questi esami sui generis che si svolgeranno all’ombra del coronavirus. Un documento che, nel vecchio esame, aiutava principalmente la commissione per la predisposizione della terza prova scritta (Dpr 323 del 1998). Fatte fuori dal coronavirus anche le due uniche prove scritte di un esame riformato lo scorso anno, il documento assume una funzione cruciale per la conduzione del colloquio, unica fase rimasta in piedi.

Novità di quest’anno, nel documento saranno evidenziati i testi oggetto di studio di italiano che saranno discussi dai candidati in sostituzione della prima prova scritta.

Per il resto, il documento esplicita le informazioni consuete, sul percorso didattico svolto, sui Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (Pcto) ex Alternanza scuola lavoro (Asl), sulle attività di cittadinanza e costituzione, sulle simulazioni realizzate durante l’anno in preparazione all’esame, sull’insegnamento di una Disciplina non linguistica (Dnl) in lingua straniera, per la predisposizione dei materiali da proporre al candidato durante una delle cinque fasi del colloquio.

Non dovranno comparire dati personali o sensibili o informazioni non necessarie (Garante privacy, nota 10719/2017). Nessuna lista dei nominativi, quindi, o l’indicazione del genere, di eventuali disabilità, o di ripetenze.

Adempimenti delle scuole

Quest’anno non sarà sufficiente individuare locali idonei sotto il profilo della sicurezza standard, dell’agibilità, dell’igiene, del decoro, e attrezzati per lo svolgimento informatizzato e digitale dei lavori. Per ridurre i rischi di contagio da Covid 19, il dirigente scolastico, insieme al Responsabile del servizio di prevenzione e protezione (Rspp) e al medico competente, dovrà attivare una serie di misure aggiuntive secondo il protocollo predisposto dal comitato tecnico-scientifico. Non sarà necessaria alcuna preparazione alla gestione del plico telematico delle tracce delle prove scritte.

Le segreterie

Le segreterie, pur in lavoro agile, hanno già trasmesso agli uffici scolastici regionali le proposte delle commissioni con gli abbinamenti delle classi e i nominativi dei commissari interni individuati dai consigli di classe. Entro l’inizio degli esami, le segreterie prepareranno tutta la documentazione relativa alla classe e ad ogni candidato che sarà esaminata dalla commissione durante la riunione preliminare tra cui l’eventuale fascicolo relativo ai candidati con Disturbi specifici di apprendimento (Dsa) o con disabilità.

Saranno anche compilate al Sidi le “maschere” con i dati che serviranno all’attivazione della, ormai collaudata, piattaforma “commissione web” con cui sono digitalizzate tutte le operazioni di esame da parte dei segretari di commissione. La segreteria pubblicherà all’albo gli esiti degli scrutini: voto disciplina e condotta, credito scolastico dell’ultimo anno e complessivo, seguiti dalla dicitura “ammesso”.

La segreteria, infine, gestirà anche la ricezione dell’elaborato trasmesso da ogni studente entro il 13 giugno su argomento assegnato (entro il 1 giugno) a seguito di precisa indicazione dei docenti delle discipline della seconda prova.

Lavoro commissioni

Primo appuntamento il 15 giugno 2020 alle 8.30 in seduta plenaria, per il presidente e le due sottocommissioni/classi formate ognuna da 6 commissari interni. In assenza del presidente inizierà i lavori il componente più anziano di età.

Il presidente sceglierà un commissario a cui delegare i lavori in caso di impedimento e un commissario quale segretario di ciascuna classe per la verbalizzazione dei lavori. Definirà gli aspetti organizzativi delle attività, tra cui, in base a sorteggio, l’ordine di precedenza tra le due classi e, all’interno di ciascuna di esse, quello di convocazione dei candidati secondo la lettera alfabetica. Se i presidenti delle commissioni hanno in comune uno o più commissari, non procederanno al sorteggio, ma concorderanno le date di inizio dei colloqui.

Sarà pubblicato il calendario dei colloqui e la data di pubblicazione dei risultati relativi a ciascuna classe che avverrà separatamente.

Seguirà la riunione preliminare di ogni classe durante la quale saranno decisi le modalità di conduzione del colloquio, i criteri per l’eventuale attribuzione del punteggio integrativo, il cosiddetto “bonus” e quelli per l’attribuzione della lode. Si procederà al controllo della documentazione relativa alla classe e ai singoli candidati. Tutti i commissari dichiareranno obbligatoriamente per iscritto, se, nell’anno scolastico in corso, abbiano o meno istruito privatamente uno o più candidati, o rapporti di parentela e di affinità entro il quarto grado.

Per la prima di ogni giornata di colloquio la commissione provvederà alla predisposizione dei materiali da cui il candidato prenderà spunto per il colloquio. Una volta proceduto al colloquio di tutti i candidati di una giornata si procede all’attribuzione del punteggio secondo la griglia di valutazione allegata all’Om 10/2020 e alla verbalizzazione dei lavori.

Al termine dei colloqui di ogni classe la sottocommissione procederà all’assegnazione del voto finale, dell’eventuale lode e alla pubblicazione degli esiti all’albo.

“Per differenziare l’ora di entrata a scuola vanno triplicati i bus ma mancano i fondi”

da la Repubblica

Maria Novella De Luca

ROMA – «Non invidio i miei colleghi di Roma o Milano. Ripensare la mobilità in una città “media” come Padova è difficile ma non impossibile. E la parola d’ordine per la riapertura delle scuole sarà: “differenziare”. Poi mobilità alternativa per tutti: piedi, bici e monopattini». Sergio Giordani, sindaco di Padova, dice che tornare in classe con le nuove regole è possibile. Nonostante buona parte del lavoro per far suonare la campanella dipenderà proprio dai comuni.

Padova è una città media ma con studenti che arrivano da tutta la provincia. Come farete per evitare gli assembramenti?

«Dovremmo triplicare sia i bus cittadini che i pullman che portano gli studenti in città. Ma non è possibile ora, sia per mancanza di fondi sia perché mica è così facile comprare un autobus. Dunque bisogna differenziare gli orari, non solo della scuola».

Anche nei luoghi di lavoro, nei negozi?

«Tre fasce orarie dalle 8 alle 9,30 per gli studenti, così come negli uffici pubblici, nelle fabbriche. Negozi con aperture più lunghe e flessibili. Investimento sulla mobilità alternativa. Dobbiamo evitare due rischi: il ricorso massiccio ai mezzi privati e gli assembramenti in entrata e uscita dai luoghi collettivi».

Le classi saranno dimezzate. I comuni dovranno trovare spazi alternativi.

«Ci stiamo attrezzando. Palestre, oratori, patronati, aree verdi finché il tempo lo consentirà. Più difficile utilizzare a breve cinema e teatri, proprio per il problema del distanziamento».

Oppure ristrutturare le scuole.

«Sarebbe la cosa migliore, anzi necessaria, ma da qui a settembre è quasi impossibile. Ci vogliono i fondi del Governo, i progetti. Per riaprire dopo le vacanze estive dovremo puntare su quello che abbiamo: spazi alternativi, fasce orarie. Ma ci vuole la collaborazione di tutti. Il mondo è cambiato, dobbiamo adeguarci».

E le mense?

«Faremo più turni, sanificando tutto ogni volta».

Forse i prof non basteranno con le classi dimezzate.

“Coinvolgeremo il terzo settore. Mentre 15 bambini faranno lezione in classe, altri 15 faranno, magari, una visita guidata. Padova è la capitale europea del volontariato. Ho visto cose straordinarie in questi mesi difficili. Sono sicuro che la scuola potrà usufruire di questa grande risorsa».

“Misure impossibili” I dubbi dei prof sul piano settembre

da la Repubblica

Ilaria Venturi

«Un primo segnale, finalmente», commentano a caldo i genitori appena scesi in piazza. «Misure impraticabili », bocciano i sindacati. I presidi sono più prudenti, approvano le mascherine, hanno dubbi sulla possibilità di applicare la prescrizione delle distanze tra i banchi di un metro e gli ingressi scaglionati. Il loro è comunque un coro unanime: «Fate in fretta a darci tutte le regole per riaprire le scuola a settembre, siamo già in ritardo ».

Le misure sanitarie per il rientro in classe ora sono pronte: banchi distanti almeno un metro, mascherine obbligatorie dalla primaria alle superiori (che si potranno abbassare se la distanza arriva a oltre due metri), gel igienizzanti, ingressi differenziati. Indicazioni che arriveranno oggi sul tavolo dei ministri dell’Istruzione e della Salute e che martedì saranno discusse coi sindacati. Il primo passaggio, a firma del comitato tecnico scientifico, che servirà alla commissione guidata da Patrizio Bianchi per dare indicazioni su modalità didattiche, spazi, trasporti, quadro normativo. «È evidente che per mantenere la distanza di un metro non si riuscirà a mettere tutti gli studenti nelle aule», osserva Antonello Giannelli dell’Associazione nazionale presidi, dubbioso anche sull’obbligo delle mascherine per i bambini di 6-8 anni alla primaria. «Sono misure comprensibili, ma di difficile attuazione se calate nella realtà scolastica». In tanti prendono già le misure, fanno prove tecniche di rientro. «Le regole di profilassi vanno bene e dovranno essere seguite attentamente, sarà solo un problema mantenere i distanziamenti» osserva Mario Rusconi, voce dei presidi del Lazio. Nel suo liceo, il Pio IX dell’Aventino, i banchi sono stati già messi a distanza di un metro. «Abbiamo già dislocato le classi, nell’edificio in cui siamo gli spazi ci sono ». Ma non è così nella maggior parte degli istituti in Italia. «Dovrebbero decidersi» insiste Agostino Miele, rappresentante dei dirigenti milanesi. Nella sua scuola un protocollo è pronto per regolare ingressi, intervalli, scale di accesso, «ma se non arrivano le indicazioni dal ministero siamo fermi».

Si ricorrerà a spazi da reperire con i sindaci nei comuni, tra musei, parchi, cinema e sale di quartiere. Alessandro Artini, preside dell’Itis Galilei di Arezzo, sta già sperimentando con un’azienda aretina un varco che misura la febbre, un people counter per evitare sovraffollamenti nei bagni e pendagli al collo che suonano se ci si avvicina troppo da provare coi bidelli. Che ci sia voglia di rientro tra i banchi è fuori discussione, anche la ministra Lucia Azzolina lo ha ribadito l’altro ieri in un tweet: «Condivido la necessità, è una priorità del governo». E così la ministra Elena Bonetti: «Le famiglie chiedono certezze e continuità educativa, nella piena tutela della salute di tutti. È una richiesta che condividiamo. Il governo è chiamato ora a predisporre un piano per la riapertura in sicurezza». I genitori premono. «Con le misure sanitarie si muove qualcosa, è già un risultato » commenta Costanza Margiotta, del comitato “Priorità alla sc uola” che ha promosso i flash mob nelle piazze. Angela Nava Mambretti, dei Genitori democratici, parla di misure sanitarie come di un «primo timido e tardivo segnale. Le mascherine non sono che un pezzettino, manca il dove si rientrerà perché le attuali strutture non possono garantire il distanziamento ». I sindacati hanno già fatto i calcoli. «La fattibilità non c’è», taglia corto Lena Gissi della Cisl. «Per dimezzare le classi occorrono almeno 70mila docenti in più» stima Annamaria Santoro della Cgil. Che non ci sono.

I precari assunti a termine c’è l’intesa, slitta il concorso

da la Repubblica

Tommaso Ciriaco

Notte di battaglia nella maggioranza sui precari della scuola. E accordo, alla fine, attorno alla mediazione proposta da Giuseppe Conte. Gli insegnanti saranno assunti da settembre a tempo determinato per un anno in base alle graduatorie provinciali, quindi per titoli e anzianità di servizio. Poi, «entro l’autunno», si terrà il mega concorso nazionale, selettivo e senza crocette, per la stabilizzazione vera e propria. Sempre ammesso che l’emergenza Covid lo consenta.

Ore 23, Palazzo Chigi. Conte chiama a raccolta la maggioranza, che da settimane si fa la guerra per decidere come assumere i nuovi docenti. Senza un’intesa, i giallorossi rischiano di andare sotto al Senato sul decreto scuola. C’è Lucia Azzolina, mai così isolata. E ci sono i capidelegazione di maggioranza e i capigruppo del Senato. Il premier deve scegliere da che parte stare. E sceglie di bruciare soprattutto le speranze della ministra dell’Istruzione.

Quando arriva al vertice, la 5S sa già di essere destinata alla sconfitta. Il premier le ha anticipato al telefono che sconfesserà la sostanza del suo piano. «Non possiamo spaccarci sulla scuola, ci giochiamo tutti la faccia ». Alla ministra si oppongono Pd, Leu e anche Italia Viva, che per bocca di Davide Faraone chiede un «concorso serio», senza crocette. La posizione di Azzolina non convince neanche le organizzazioni sindacali, anche se per altre ragioni.

Lo scontro è duro. La responsabile dell’Istruzione vuole far svolgere a ogni costo il mega concorso in piena estate, dal 27 luglio al 3 agosto, nonostante l’emergenza coronavirus. Siccome i tempi sono stretti, propone un quiz con risposte a crocette. Il resto del governo si oppone: non piace la tempistica, né le crocette. Il sottosegretario Peppe De Cristofaro (Leu) e la collega Anna Ascani (Pd) chiedono di rimandare al 2021 il concorso per stabilizzare i 32 mila insegnanti. E ipotizzano un’assunzione-ponte di un anno. Di più: per piegare la ministra, Pd e Leu minacciano di mandare sotto il governo al Senato con un emendamento al decreto scuola a prima firma Verducci.

Conte deve evitare questo incidente. A tutti, nella notte, chiede «responsabilità ». Ha sempre difeso Azzolina, ormai invisa anche a buona parte del Movimento. Ma non può permettersi uno strappo con il mondo della scuola, né di frantumare la maggioranza. Per questo, suggerisce alla ministra di tornare sui suoi passi, assicurandole però un breve rinvio del concorso «a dopo l’estate ». Azzolina è attonita, sembra quasi voler mollare, poi fa marcia indietro. Il patto di maggioranza, intanto, verrà assorbito oggi stesso in un nuovo emendamento a Palazzo Madama. Resta da capire se sarà possibile tenere davvero la prova in autunno. Il concorso, comunque, si svolgerà con prove selettive e senza crocette, in modo da rispettare «la meritocrazia », aggiunge il premier.

La mossa di Conte si spiega soprattutto con la necessità di evitare un effetto boomerang. L’avvocato sa bene che Renzi pagò un prezzo salatissimo quando gli insegnanti gli voltarono le spalle. Senza dimenticare che da un paio di settimane tutti i report demoscopici planati a Palazzo Chigi indicano una priorità: la scuola, appunto. Gli italiani sono preoccupati, arrabbiati, angosciati in vista della ripresa dell’anno scolastico a settembre. Il premier, assai sensibile alle oscillazioni dell’indice di gradimento, ha già assorbito questa angoscia. Capisce che anche su questo terreno – e non solo su quello della ripresa economica – l’esecutivo sarà giudicato nei prossimi mesi. «Sulla scuola – confida nella notte – ci giochiamo il rapporto con il Paese».

Adempimenti fine anno. Piano Apprendimento individualizzato e Piano integrazione apprendimenti

da Orizzontescuola

di Katjuscia Pitino

L’O.M. n.11 del 16 maggio 2020 prevede che le istituzioni scolastiche attivino, nel I ciclo di istruzione, piani di apprendimento individualizzati e piani di integrazione degli apprendimenti.

Nel dettaglio, i due nuovi dispositivi presentano le seguenti caratteristiche:

 il PAI (Piano di apprendimento individualizzato) è predisposto dai docenti del Consiglio di classe in caso di valutazioni inferiori a sei decimi. L’art.6 dell’O.M. (Piano di integrazione degli apprendimenti e Piano di apprendimento individualizzato) richiama l’art.2. comma 2 del D.Lgs. n.62 del 2017, nel quale si stabilisce che “l’istituzione scolastica, nell’ambito dell’autonomia didattica e organizzativa, attiva specifiche strategie per il miglioramento dei livelli di apprendimento parzialmente raggiunti o on via di prima acquisizione”.

Nel PAI sono indicati gli obiettivi di apprendimento da conseguire o da consolidare (art.3 comma 5 O.M.), ai fini della proficua prosecuzione del processo di apprendimento nella classe successiva, nonché specifiche strategie per il miglioramento dei livelli di apprendimento. In tale documento andranno quindi indicate le discipline in cui un alunno ha conseguito una valutazione inferiore a sei decimi.

Nell’O.M. è precisato che il PAI va allegato al documento di valutazione, consegnato alle famiglie, senza accennare ad una sua eventuale condivisione con le stesse che pure rientrerebbe nell’ambito dei rapporti scuola/famiglia, come accade peraltro per il PEI e il PDP (per alunni con BES).

 Diversamente il PIA (Piano di integrazione degli apprendimenti) si configura come una vera e propria riprogettazione disciplinare, a cura del Consiglio di classe, in cui saranno inserite tutte le attività didattiche eventualmente non svolte, rispetto a quanto progettato all’inizio dell’anno scolastico. Nel PIA si specificheranno quindi gli obiettivi di apprendimento non affrontati o che necessitano di approfondimento (art.2 O.M.).

Differenze, obiettivi e PTOF

Nello specifico si tratta di due strumenti centrati l’uno (PAI) sugli obiettivi di apprendimento non conseguiti e l’altro (PIA) sugli obiettivi di apprendimento non svolti. Riguardo al primo, il Consiglio di classe attiva specifiche strategie per il migliorare i livelli di apprendimento; in riferimento al secondo integra, attraverso precise attività, le conoscenze e le abilità non trattate durante il periodo della didattica a distanza.

Mentre il PAI è calibrato sul singolo alunno, prospettando un piano di recupero di apprendimenti non raggiunti, allo scopo di migliorarne i livelli, il PIA è approntato per la classe e nell’ottica della didattica a distanza avrebbe come finalità il completamento della progettazione di inizio anno. Sia il PAI che il PIA si concentrano sugli obiettivi di apprendimento (che secondo le Indicazioni Nazionali “individuano campi del sapere, conoscenze e abilità ritenuti indispensabili al fine di raggiungere i traguardi per lo sviluppo delle competenze che sono prescrittivi”).

Il PAI per una sua attuazione richiede, da parte del Consiglio di classe, anche una diversa pianificazione dei tempi di svolgimento nonché delle strategie didattiche e organizzative. Una differente strutturazione della classe che potrà essere organizzata per gruppi di livello, accorpando alunni (anche di classi parallele) che hanno gli stessi ritmi di apprendimento e lo stesso stile cognitivo (l’individualizzazione realizza infatti un adattamento delle attività alle caratteristiche degli alunni). Il piano è individualizzato e perciò tende a delinearsi come un recupero degli apprendimenti di base del curricolo. Per la pianificazione del PAI non è dunque escluso (l’O.M. ne fa cenno) che le istituzioni scolastiche possano utilizzare tutte le forme di flessibilità didattica e organizzativa di cui al D.P.R. n.275 del 1999 (Regolamento sull’autonomia) e che di conseguenza, tutto quanto verrà adottato debba poi confluire all’interno del PTOF.

Il PIA profilandosi come atto di riprogettazione generale, a cura del Consiglio di classe, può considerarsi alla stregua di uno strumento sovraordinato al PAI. Dunque l’integrazione degli apprendimenti generale, progettata per l’intera classe, potrà comprendere all’interno dei micro-progetti per gruppi di alunni che dovranno recuperare o consolidare, secondo strategie individualizzate, determinati obiettivi di apprendimento. Mentre il PAI è allegato al documento di valutazione dell’alunno, il PIA e la relativa organizzazione per il suo svolgimento (tempi e modalità) dovrebbero essere, in teoria, comunicati dall’istituzione scolastica alle famiglie, entro l’inizio del mese di settembre, per un avvio regolare dei lavori.

Chi realizza il PAI e il PIA?

Secondo l’O.M. già citata le attività didattiche del PAI e del PIA sono realizzate attraverso l’organico dell’autonomia (ex Legge n.107 del 2015), adottando ogni forma di flessibilità didattica e organizzativa e facendo convergere sul prioritario sostegno agli apprendimenti le iniziative progettuali. Non escludendo perciò che a realizzare i suddetti piani siano anche docenti esterni al consiglio di classe.

Concorso straordinario, perché prova scritta slitta all’autunno

da Orizzontescuola

di redazione

Concorso straordinario scuola secondaria: raggiunto l’accordo sulle modalità, non più prova con risposta multipla (80 domande in 80 minuti), lo svolgimento della prova slitta all’autunno.

Perché prevedere lo slittamento della prova all’autunno?

Al di là delle condizioni sanitarie – in autunno le condizioni potrebbero anche essere peggiori rispetto alle attuali – a incidere è proprio l’organizzazione della prova e i suoi costi.

Ne parla la Sen. Granato (M5S) “Delusi per lo slittamento delle prove in autunno, ma la modifica della prova computer based in elaborato scritto richiede tempi organizzativi e modalità logistiche differenti, nonché anche coperture diverse.”

Soddisfazione arriva da LeU “Si evita un concorso in emergenza sanitaria, si evita un metodo di selezione discutibile”

Il concorso straordinario dovrà quindi essere finanziato con nuove coperture, in quanto l’impegno della commissione sarà più gravoso rispetto a quello prospettato con la legge 159/2019.

Rientro a scuola a settembre, task force: fino alle medie didattica in presenza. Non tutti entrano alle 8

da Orizzontescuola

di redazione

Rientro a scuola a settembre, come sarà? A fare il punto è Amanda Ferrario dirigente scolastico nel Comitato di esperti per la riapertura delle scuole questa mattina a Radio1 Giorno per Giorno.

Soprattutto nelle scuole di primo ciclo non vogliamo sacrificare il tempo scuola, non vogliamo che si torni a settembre con una didattica a distanza o una didattica mista, i bambini della scuola dell’infanzia, elementare e media
devono poter essere in un contesto di socialità“, ha detto Ferrario.

La parte sanitaria – ha precisato –  non compete al nostro comitato ma a quello tecnico scientifico, sono loro che  ci devono dire con esattezza quale sarà la distanza che andrà  mantenuta, chi dovrà mettere le mascherine e per quanto tempo dovrà tenerle e come si dovrà mangiare a mensa“.

Noi ci stiamo muovendo su altro. Ridefinire l’unità oraria che non deve essere necessariamente di 60 minuti, in modo tale da poter garantire il tempo scuola a tutti gli studenti. Farli entrare in maniera scaglionata durante l’arco della giornata e non tutti alle otto, utilizzare per le lezioni non soltanto le aule ma anche parchi e giardini, gli oratori messi in sicurezza con le necessarie precauzioni, le strutture dei comuni. Le scuole possono fare accordi per progetti con gli enti locali al fine di integrare la didattica: più musica più sport più cinema e teatro e più arte“.

Per le superiori invece si prevede anche didattica a distanza. “Nella scuola superiore i ragazzi sono più grandi e quindi la possibilità di intervallare un tempo scuola in presenza e un tempo a scuola a distanza è possibile. Quindi per le superiori la didattica a distanza ci sarà ancora quanto meno nella prima parte dell’anno nella quale le misure di distanziamento in ambienti che sono antichi o piccoli non si prestano a poter ospitare tutti gli studenti con il  distanziamento fisico“.

Bisogna utilizzare – ha continuato la dirigente – le nuove tecnologie, fare lezioni in presenza per le interrogazioni, le verifiche e i laboratori per altre discipline trasversali bisogna fare riferimento alla didattica integrata lavorare insieme per gruppi non più per singola disciplina“.

Il rapporto che consegniamo oggi alla ministra Azzolina è di lungo termine ed è operativo. Contiene indicazioni che fanno leva sull’autonomia spinta delle scuole – nei diversi territori saranno possibili soluzioni diverse – con
accordi con gli enti locali, con i mezzi di trasporto e l’utilizzo del terzo settore per poter garantire più tempo scuola fisico soprattutto ai bambini della scuola di primo ciclo che sono quelli che ne hanno più bisogno“, ha precisato Ferrario.

TFA sostegno V ciclo, parte la formazione per i candidati idonei nei cicli precedenti

da La Tecnica della Scuola

Il Ministero dell’Università e Ricerca ha pubblicato il Decreto Ministeriale n.94 del 25/05/2020 riguardante l’avvio delle attività formative per i corsi di specializzazione sul sostegno didattico per l’a.a. 2019/2010 per i candidati idonei nei cicli precedenti e regolarmente iscritti al V ciclo, ammessi in soprannumero senza la necessità di svolgere le prove di accesso, così come previsto dall’art. 4 comma 4, D.M. 92/2019.

La formazione potrà anche avvenire utilizzando modalità a distanza per lezioni dei moduli teorici e per i tirocini indiretti.

La decisione ovviamente è legata all’emergenza epidemiologica da COVID-19 ed è limitata esclusivamente all’anno accademico in corso.

Il decreto prevede che gli idonei che non intendano partecipare alle attività formative in questione potranno partecipare ai corsi organizzati dagli atenei al termine delle selezioni del V ciclo del corso di specializzazione del sostegno.

Resta ferma la data di conclusione del corso di specializzazione entro il 16 luglio 2021.

Incarichi DSGA, per i facenti funzione ancora nessuna soluzione

da La Tecnica della Scuola

Nel corso dell’audizione alla Camera del 21 maggio, la Ministra Azzolina ha parlato del concorso a 2.004 posti di Dsga, annunciando che le commissioni stanno ultimando i lavori di correzione degli scritti, per cui si potrà procedere con gli orali, anche in videoconferenza, in modo tale da consentire l’assunzione dei nuovi Dsga già da settembre 2020.

Ai sensi dell’articolo 249 del DL 34/2020 (cd. Decreto Rilancio) – ha precisato la Ministra – le pubbliche amministrazioni, con riferimento alle prove orali dei concorsi, possono procedere con lo svolgimento in videoconferenza della prova, garantendo comunque l’adozione di soluzioni tecniche che assicurino la pubblicità della stessa: identificazione dei partecipanti, la sicurezza delle comunicazioni e la loro tracciabilità. Si tratta di una clausola di maggiore tutela, che ove dovesse essere necessario nell’ipotesi di mutamento in peggio delle condizioni epidemiologiche consentirà comunque lo svolgimento delle prove orali in tempi utili per l’assunzione dei nuovi Dsga”.

Quanto sopra riguarda il concorso ordinario indetto per la copertura di 2.004 posti. Concorso che, come sappiamo, è riservato, oltre ai laureati in giurisprudenza, scienze politiche ed economia e commercio, anche al personale assistente amministrativo di ruolo che abbia svolto a tempo pieno la funzione di DSGA per almeno tre interi anni scolastici a partire dal 2011/2012 e che sia in possesso del suddetto titolo di studio (laurea).

E per i Dsga facenti funzione senza laurea?

Per gli amministrativi facenti funzione di Dsga senza laurea era stata annunciata una procedura straordinaria, della quale però non si hanno ulteriori notizie.

In proposito, il Coordinamento nazionale dei facenti funzione ha rivolto alcune istanze a Deputati e Senatori, denunciando la situazione in cui versano le segreterie scolastiche: circa il 35% (il prossimo a.s. 43%) delle scuole italiane è infatti senza DSGA e sono i facenti funzione che hanno “contribuito per quasi un ventennio al buon funzionamento delle istituzioni scolastiche“.

Ci sono 20 anni di sfruttamento in capo all’Amministrazione Pubblica, – si legge nella lettera del 17 maggio – qualcuno dovrà pagare per questa indecente condotta da parte di tutti gli organi di potere politico, amministrativo e sindacale, non certo chi ha onorato con il proprio lavoro il buon andamento della scuola italiana”.

Questi, in particolare, i punti evidenziati dal Coordinamento nazionale dei DSGAff :

  1. non abbiamo nulla in contrario al concorso ordinario, siamo contrari alla riserva dei posti al 30% applicata alla fine delle prove concorsuali, così è inutile;
  2. Chiediamo a gran voce una procedura riservata in deroga al titolo di studio, come previsto dal concorso ordinario, Vi ricordo che il 90% dei facenti funzione non ha il titolo di accesso;
  3. la Nota prot. 17702 del 12/11/2019 dell’USR Sardegna, chiarisce che il servizio svolto è riconosciuto per la mobilità professionale verticale in deroga al titolo di studio,
  4. l’ATP di Roma con Nota prot. 29697 del 19/11/2019, ha demandato la valutazione dell’idoneità al Dirigente Scolastico della scuola in cui il facente funzione presta servizio, che logicamente ha confermato l’idoneità dello stesso, per evitare di annullare tutti gli atti d’ufficio, per il presente e per il passato, firmati con incarico di DSGA da parte del facente funzione;
  5. le procedure previste dal CCNI con le quali si stabiliscono i criteri per la sostituzione del DSGA della propria scuola, il titolo di studio è previsto solo come preferenza e non come requisito di accesso.
  6. l’ATP di Roma come quello delle altre provincie, da come priorità nello stilare le graduatorie provinciali per la sostituzione del DSGA la seconda posizione economica, poi il servizio svolto in precedenza e alla laurea da solo un punteggio;
  7. Concorsi per soli titoli A.T.A., i DSGA non sono ATA?

Serve una procedura riservata

Il Coordinamento nazionale dei DSGAff evidenzia dunque che per risolvere questa annosa situazione sarebbe sufficiente avviare una procedura concorsuale riservata ad hoc. “Questo sarebbe possibile – conclude la lettera – senza in nessun modo ledere i diritti di chi partecipa al concorso ordinario poiché vi è la disponibilità dei posti per entrambe le procedure”.

A settembre basta con didattica online o mista fino alla terza media

da La Tecnica della Scuola

La task force per il rientro a settembre, presieduta dal professor Patrizio Bianchi, si accinge a consegnare un primo rapporto sul lavoro svolto: a dirlo è stata Amanda Ferrario, dirigente scolastico nel Comitato di esperti per la riapertura delle scuole voluto dalla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, durante un’intervista a “Radio1 Giorno per Giorno”.

Nell’annunciare le strategie sulla road map per la riapertura delle 8.200 scuole italiane a fine estate, la dottoressa Ferrario ha detto che fino alla terza media compresa non è possibile pensare ad una didattica ancora a distanza.

“Basta con il sacrificare il tempo scuola”

“Soprattutto nelle scuole di primo ciclo non vogliamo sacrificare il tempo scuola, non vogliamo che si torni a settembre con una didattica a distanza o una didattica mista, i bambini della scuola dell’infanzia, elementare e media devono poter essere in un contesto di socialità”, ha detto la dirigente, rimarcando l’esigenza delle relazioni scolastiche impossibili da realizzare per via telematica.

In queste ore il team di esperti si accinge a consegnare il rapporto contenente gli obiettivi da raggiungere al ritorno in classe di più di otto milioni di alunni.

Servono accordi decentrati

“Quello che consegniamo oggi alla ministra Azzolina – ha detto Ferrario – è di lungo termine ed è operativo”.

Il rapporto “contiene indicazioni che fanno leva sull’autonomia spinta delle scuole: nei diversi territori saranno possibili soluzioni diverse – ha spiegato la dirigente scolastica -, con accordi con gli enti locali, con i mezzi di trasporto e l’utilizzo del terzo settore per poter garantire più tempo scuola fisico soprattutto ai bambini della scuola di primo ciclo che sono quelli che ne hanno più bisogno”.

Ascoltate tutte le parti coinvolte

Per arrivare alle indicazioni operative prodotte, la task force ha sondato anche il campo delle esigenze: “abbiamo ascoltato tutti i mondi – ha detto Ferrario -: studenti, genitori, rappresentanze dei docenti , dirigenti scolastici, il terzo settore, ci stiamo facendo portavoce delle istanze che vengono dalla società civile. Lo scopo è quello di riaprile le scuole a settembre perché il rapporto umano è la cosa principale e la scuola senza studenti non esiste”.

La dirigente scolastica ha anche tenuto a specificare che la loro azione si è soffermata alla didattica: “la parte sanitaria – ha detto – non compete al nostro comitato ma a quello tecnico scientifico, sono loro che ci devono dire con esattezza quale sarà la distanza che andrà mantenuta, chi dovrà mettere le mascherine e per quanto tempo dovrà tenerle e come si dovrà mangiare a mensa”.

Dirigenti scolastici: contrattazione aperta al Miur sulla mobilità

da La Tecnica della Scuola

Proseguono presso il Ministero gli incontri per la sottoscrizione del contratto nazionale integrativo in materia di mobilità dei dirigenti scolastici.
Nel corso degli incontri si stanno definendo anche altre questioni di rilievo (organico dei dirigenti scolastici, pensionamenti, attribuzione degli incarichi dirigenziali e assunzioni per scorrimento della graduatoria del concorso del 2017).
Un punto particolarmente delicato riguarda la mobilità dei dirigenti entrati in ruolo dal 1° settembre 2019.
L’ANP, ma anche altri sindacati, chiedono appunto che i neoassunti possano partecipare ai movimenti ma l’Amministrazione sta obiettando che esiste un vincolo di permanenza triennale che peraltro è già una deroga al vincolo quinquennale previsto dalla norma.
Nel prossimo incontro, già programmato per mercoledì 27, proseguirà l’esame degli argomenti evidenziati sui quali l’Amministrazione si è riservata di fornire il proprio orientamento.

Le scuole dell’infanzia apriranno nelle ultime due settimane di giugno?

da Tuttoscuola

Il DPCM 17 maggio 2020, nel confermare la sospensione dei servizi educativi per l’infanzia e le attività didattiche in presenza, ha previsto che “disposizioni del presente decreto si applicano dalla data del 18 maggio 2020 in sostituzione di quelle del decreto  del  Presidente del Consiglio dei ministri 26 aprile 2020 e sono efficaci fino al 14 giugno 2020”. La data del 14 giugno, come è noto, è funzionale a consentire i colloqui degli esami di maturità in presenza.

Non sappiamo se, nel consentire la riapertura delle attività didattiche dopo il 14 giugno per attuare gli esami di maturità in presenza, si sia pensato anche ad altri servizi scolastici che a quella data, secondo calendario, sono attivi.

Ebbene, da sempre, la scuola dell’infanzia conclude le sue attività educative a tutto il mese di giugno e, conseguentemente, come l’esame di maturità si terrà in presenza, anche la scuola dell’infanzia nel prossimo giugno potrebbe riprendere le attività, già sospese da marzo per il coronavirus, in presenza.

Lo stesso vale per i servizi educativi dell’infanzia (asili nido, sezioni primavera, ecc.).

Sarà certamente soddisfatta di questa (forse involontaria) disposizione il vice ministro dell’istruzione, on. Anna Ascani (PD), che da settimane si sta battendo per la riapertura dei servizi educativi per l’infanzia e che ha anche avanzato la proposta di consentire agli alunni delle classi terminali della primaria e della secondaria di primo grado di fruire in via eccezionale del ritorno a scuola soltanto per l’ultimo giorno di scuola per un saluto agli amici che da settembre prenderanno strade diverse, lasciando alle spalle ricordi di anni di scuola trascorsi insieme.