Esami di Stato in presenza

– Al MINISTRO DELL’ISTRUZIONE
E, p.c.
– Al Capo di Gabinetto
LORO INDIRIZZO PEC O MAIL

Preg.issimo Ministro,

in un momento di grande difficoltà per il Paese e complessità per il ruolo che lei ricopre, siamo consapevoli della difficile lettura che potrà dare a questo nostro appello, derubricandolo magari ad una mera contrapposizione manichea tra favorevoli e contrari allo svolgimento degli esami di Stato in presenza. Ma vogliamo correre questo rischio! In primis perché deputati a tutelare diritti costituzionalmente garantiti, quali quelli della salute e dell’istruzione, per centinaia di migliaia di dirigenti, docenti e studenti. In secundis perché rappresentativi, come organizzazione sindacale, dei dirigenti scolastici che oggi reclamano attenzione verso una decisione che, in quanto foriera di inevitabili ripercussioni sulla salute pubblica, potrebbe generare imprevedibili conseguenze in tema di responsabilità civile e penale.

E’ per questo che ci permettiamo di rivolgerle con garbo, ma anche con fermezza, alcune circostanziate domande, con l’intento di sollevare in Lei alcuni ragionevoli dubbi che, come si sa, sono l’anticamera della certezza:

– è convinto che nel giro di un mese, o giù di lì, il ‘sistema’ scuola, con i suoi atavici divari socio-economico e territoriali e le sue conclamate criticità strutturali, sia in grado di garantire nella straordinarietà, quello che per decenni non è riuscito a garantire nell’ordinarietà in tema di sicurezza e garanzia della salute pubblica?

– è convinto cioè, che nel giro di un mese, o giù di lì, ogni singola scuola, dall’Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno, sia in grado di garantire la predisposizione di tutti quei presidi sanitari previsti dalla normativa vigente? Adempimenti di natura formale (adeguamento del DVR, nomina del medico competente, valutazione del rischio biologico, protocolli anticontagio, solo per citarne alcuni), ma anche adempimenti di natura

DIRIGENTISCUOLA-CONFEDIR

sostanziale (sanificazione degli ambienti scolastici, dei condizionatori, dei termoconvettori per lo più non manutenuti da anni durante tutte le fasi di svolgimento degli esami; dotare il personale docente, ATA e studenti di dispositivi di protezione individuale quali mascherine, guanti, igienizzanti; individuare ambienti idonei ed ampi dove consentire il distanziamento sociale, etc. etc).

– ha valutato se, ed in che misura, l’eventuale decisione di riaprire le scuole per gli esami di Stato si concili con la necessità di ridurre gli assembramenti e garantire quel distanziamento sociale che è oggi l’unica arma veramente vincente contro il virus?

– ha soppesato la reale capacità del suo Ministero, di concerto con quello della Salute, di garantire sull’intero territorio nazionale uno screening di massa di esami seriologici o tamponi, i primi per capire se una persona è già entrata in contatto con il virus, ed i secondi per diagnosticare la presenza del virus nell’organismo e quindi l’infezione in corso, al fine di ridurre ragionevolmente il rischio del contagio durante le fasi dell’esame di Stato?

– ha valutato ex ante, ed ha già prefigurato una soluzione B, nella malaugurata ipotesi in cui dovesse risultare positivo un solo membro della commissione, o uno solo studente, nel corso dell’esame di Stato? Soluzione che determinerebbe la messa in quarantena dell’intera commissione, se non dell’intero istituto?

– ha fatto una ponderazione statistica del rischio di una defezione di massa da parte dei membri interni e dei Presidenti di Commissione? Per quale ragionevole motivo costoro, che hanno già dato e molto in termini di qualità e quantità lavorativa, a fronte di risibili compensi statuiti dalla normativa vigente, dovrebbero esporre se stessi e gli altri ad un ineliminabile rischio di contagio?

Ma poi, al netto di tutte queste problematiche di natura ‘sanitaria’ (ammesso e non concesso che delle stesse non se ne possa tener conto),

– ha valutato fino in fondo quale potrebbe essere il valore aggiunto di un esame in presenza? In che maniera, cioè, tale modalità potrebbe valorizzare di più e meglio un percorso scolastico che la commissione “tutta interna” conosce perfettamente, alla luce di un processo di apprendimento quinquennale già validato sino al primo quadrimestre e che, comunque, non potrà essere minimamente scalfito e smentito in sede d’esame dalle risultanze degli ultimi mesi?

– non pensa che a poco più di un mese dalla fatidica data del 17 marzo 2020, con la realistica ipotesi in campo di una recrudescenza del visus, ipotesi accreditata da parte dell’intera comunità scientifica, sia più opportuno adottare un comportamento improntato al principio della massima prudenza e cautela?

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– Quale Presidente di Commissione si assumerà mai la responsabilità di dichiarare idonei locali che di fatto non lo sono?

– Su chi ricadrebbe la responsabilità di un eventuale nuovo focolaio determinato dalla promiscuità in ambienti scolastici di studenti, docenti e personale ATA per più di tre settimane? Per lo più in ambienti spesso non a norma? La risposta non è così scontata! In maniera diretta sui poveri dirigenti scolastici i quali, ai sensi dell’art.18 del D.Lvo. 81/08, devono “valutare tutti i rischi, individuando le misure di prevenzione e protezione idonee a eliminarli o ridurli, le procedure da mettere in atto per realizzare tali misure e i ruoli o le persone che devono provvedere a realizzare queste procedure… Organizzare e gestire le situazioni d’emergenza”. Ma, in maniera indiretta, e non per questo con meno enfasi mediatica, anche sul decisore politico. Cioè lei!

Siamo consapevoli delle innumerevoli pressioni che lei, in qualità di Ministro, sta ricevendo da parte di chi si illude che un esame in presenza posa costituire un viatico per una ripresa delle relazioni sociali. Così come siamo consapevoli della necessità, per certi versi improrogabile, di evitare di dare la stura a tensioni sociali che, coll’andare del tempo, potrebbero amplificarsi, fino a degenerare, all’interno del paese. Ma queste considerazioni non possono prescindere da una puntuale e lungimirante analisi costi-benefici. La stessa che da millenni regola le decisioni economiche e politiche, e determina la ricchezza, non solo culturale, ma anche morale, di alcuni popoli rispetto ad altri.

Bene, Sig.Ministro, se è convinto, se ha valutato, se ha ponderato, se ha (come pare) già deciso…….,

non dimentichi gli oltre 6000 dirigenti scolastici che staranno in trincea a presidiare in presenza le istituzioni scolastiche. Dia loro quello che nell’ultimo decennio non è mai stato dato. Risorse finanziarie immediatamente spendibili, autonomia di spesa e di decisione, supporto logistico da parte degli Enti locali, presenza dei presidi sanitari sul territorio, avvio di una tempestiva operazione di screening di massa sulla popolazione scolastica, indicazioni chiare e precise sugli adempimenti da eseguire, evitando, se possibile, infausti e fuorvianti annunci ex ante!

Vede quante cose ci saranno da fare nel giro di un mese? E non dimentichi che su questi 6000 dirigenti scolastici pendono, come una spada di Damocle, pesanti responsabilità sia in tema di violazione delle norme antinfortunistiche, sia in tema di reati penalmente rilevanti, laddove non fossero messi nelle condizioni di adottare le misure necessarie a prevenire il rischio di un possibile contagio.

DIRIGENTISCUOLA-CONFEDIR

In conclusione Sig. Ministro,
alla luce dell’elevata età media del personale scolastico (dirigenti, docenti ed ATA), è a conoscenza che i dati epidemiologici mostrano chiaramente una maggiore fragilità nelle fasce di età più elevate della popolazione in presenza di alcune tipologie di malattie cronico degenerative quali quelle cardiovascolari, respiratorie e dismetaboliche che, in caso di comorbilità con l’infezione, possono incidere negativamente sull’esito della patologia? Se la sente di passare alla storia come colei che ha sottostimato una tale eventualità? E’ consapevole che la perdita anche di una sola vita umana darebbe ex post alla sua decisione precisi connotati di imprudenza, cioè di comportamento palesemente contrastante con le norme di sicurezza dettate dalla ragione o dall’esperienza e/o imperizia, cioè mancanza di abilità e di preparazione specifica?

Ed allora, cui prodest?

Come O.S., che ha il DOVERE di tutelare la categoria, ci corre l’obbligo di comunicarle che nessun dirigente scolastico, si assumerà responsabilità di qualsiasi genere attestando inesistenti sicurezza e protezione della salute del personale e dell’utenza. Se non ci saranno le condizioni previste dalla legge e dal citato art. 18 del D.l.vo 81/08 DIRIGENTISCUOLA è pronta a invitare la categoria alla disobbedienza civile.

In attesa di riscontro è gradita l’occasione per distintamente salutare.

Il Presidente Nazionale
(Attilio Fratta)

Gli Enti di ricerca “aprono” agli studenti

Scuola, a maggio Enti di ricerca “aprono” agli studenti

Roma, 2 maggio 2020 – Genetica, onde gravitazionali, biodiversità, robotica, statistica con le fiabe, clima, cibo, chimica, virus, Marte e la Luna, e persino Salvador Dalì e Einstein. Sono alcuni tra i tanti argomenti che verranno affrontati quotidianamente, dal 4 al 31 maggio, dai 20 enti pubblici di ricerca italiani in una serie di webinar dedicati al mondo della scuola, sulla piattaforma Indire.

Attraverso storie ed esperienze raccontate in prima persona dai ricercatori, saranno illustrati i progetti più innovativi e le attività di ricerca condotte dai vari enti. Gli incontri online – oltre a favorire lo studio e l’approfondimento degli studenti di tutte le età, dalla scuola primaria fino alla secondaria di II grado – rappresentano anche uno strumento per offrire un orientamento alle scelte universitarie e di vita delle ragazze e dei ragazzi, in questa fase di emergenza sanitaria nella quale non si sono tenuti gli incontri solitamente organizzati dalle Università.

L’iniziativa fa seguito all’apertura, a inizio aprile, dell’ambiente online che raccoglie gli oltre 350 contributi messi a disposizione di studenti, famiglie e docenti da parte degli enti di ricerca italiani.

Due le tipologie di webinar proposti: alcuni saranno realizzati a partire dalle risorse caricate sulla piattaforma, attraverso una spiegazione da parte del ricercatore di come è stata impostata e condotta una ricerca scientifica, mettendo in evidenza curiosità e aspetti di natura organizzativa. Altri webinar partiranno da una narrazione e dalla storia personale del ricercatore, descrivendo le iniziative di ricerca in cui è coinvolto ed evidenziando gli aspetti che lo hanno portato a compiere delle scelte di vita. 

Gli studenti avranno ampio spazio per fare domande e interagire con i relatori. Per partecipare ai webinar è necessario accedere alla pagina sul sito di Indire http://www.indire.it/webinar-per-gli-studenti-a-cura-degli-enti-pubblici-di-ricerca/ ed entrare in piattaforma negli orari indicati nel palinsesto.

L’esame di Stato in presenza

L’esame di Stato in presenza  é  pericoloso.  Prevalga il buon senso.

Esame di Stato on line é  partita una grande petizione di base contro la decisione del Governo di fare gli esami di Stato in presenza da parte di Scuola Bene Comune,  Partigiani Scuola Pubblica, Federscuola, Scuola & Politica.

Non aiutiamo il Coronavirus nel mese di  giugno e cerchiamo di non creare nuovi focolai a luglio. Fermiamo  gli Esami  di Stato in presenza, abbiamo ancora  tempo per farlo.  
Fermiamo una politica irresponsabile che non sappiamo cosa voglia dimostrare sulla nostra pelle e ci usa come cavie. 
L’ Esame di Stato non fa Pil e farlo in remoto fa anche risparmire lo Stato.
Va fermata una politica che ha colpevolmente negato gli effetti  del Coronavirus per tre settimane e ora sta offrendo un assist formidabile al Covid 19 con  gli  Esami di Stato in presenza per andare ancora in goal in piena estate.
Uno Stato  che vorrebbe anche aprire sperimentalmente anche le scuole dell’infanzia.
Forse i morti di Bergamo non hanno insegnato nulla? Ma di quali accorgimenti parlate, sappiamo come organizzate le cose nelle scuole, dove regna la totale  disorganizzazione.
Noi abbiamo elencato  tutti gli accorgimenti , tra cui un tampone 5 giorni prima a tutti gli studenti (500.000)  e a tutti i 13.000 commissari e a tutto il personale ATA e poi andrebbero testati tutti  gli over  55 ( nota INAIL) , esonerati gli immunodepressi, mentre già  è  norma esonerare i beneficiari della 104/92  art.21 e art. 33 comma 5, 5, 7. Come le formerete le commissioni?
Ieri abbiamo lanciato la nostra petizione  indirzzata a Mattarella, Conte e Azzolina.
Non vogliamo  solo lamentarci e subire passivamente  in silenzio soluzioni calate dall’alto, vogliamo invece dare voce ai cittadini, affinché  studenti, docenti, cittadini si potessero esprimere.
Abbiamo proposto una petizione esaustiva e che parte  da  un’istanza di tutti,  non solo dei docenti e degli studenti, la sicurezza, il diritto alla salute é  un bene comune.
Si sono  impegnati in tale azione SBC, PSP Federistruzione e il gruppo facebook Scuola & Scuola nel silenzio non solo degli altri gruppi facebook  ma di quelli che per Costituzione  dovrebbero tutelare tutti i lavoratori e in generale le istanze sociali, i sindacati.  Essi putroppo sulla vicenda al momento tacciono.
Ci hanno parlato di D.a.D. per mesi magnificandola  e elogiando le sue  magnifiche sorti progressive  e adesso non si possono fare gli  esami a distanza  in una situazione di emergenza? Perché?
Firmate la  nostra petizione e fatela firmare.
È  una forma di autodifesa della cittadinanza responsabile e attiva , salvaguardiamo la nostra salute e quella degli altri soprattutto dei nostri cari anziani. 
Dopo mesi di sacrifici non vogliamo tornare punto e a capo per la fregola di un esame di Stato in presenza. Azzolina se vuole essere ricordata per aver trasformata una situazione eccezionale in una ordinaria, si sbaglia, noi non ci stiamo.  Ma si ha tempo per rimediare. Si ascoltino i cittadini una buona volta!

Libero Tassella S.B.C.


Esame di Stato online!
Difendiamo il diritto alla salute di studenti, docenti e Cittadini

http://chng.it/mXVtSd6GQ2

Al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – Al Presidente del Consiglio prof. Giuseppe Conte – Alla Ministra dell’Istruzione On. Lucia Azzolina

DOCENTI, STUDENTI, FAMIGLIE, E CITTADINI TUTTI UNITI CONTRO ESAME DI STATO IN PRESENZA.
DIFENDIAMO IL DIRITTO ALLA SALUTE CON ESAME DI STATO ONLINE.

Esami di Stato in presenza: perché   PSP (Partigiani Scuola Pubblica)   –   SBC (Scuola Bene Comune)    –   FederIstruzione   –    Scuola&Politica        dicono fortemente  NO!

Promuovere lo Sviluppo della personalità anche nelle formazioni sociali e tutelare la Salute pubblica sono entrambi precisi impegni costituzionali che lo Stato deve garantire ai propri Cittadini.

Ma quando, contingentemente, uno dei due confligge con l’altro, sullo Stato incombe altresì la responsabilità di scegliere quale dei due far momentaneamente recedere. Lo Stato ha scelto. Ha scelto di far soccombere, a rischio della sua irreversibilità, il diritto alla Salute. La scelta non è affatto sostenibile né condivisibile per oltre 10 ragioni:

1.spazi ristretti;

2. soggetti immunodepressi;

3. inevitabili promiscuità;

4. imprevedibilità del decorso covid-19;

5. mezzi pubblici inevitabilmente gremiti e non sicuri né per igiene né per distanziamento;

6. stress da paura del contagio;

7. contenzioso civile e penale in aumento esponenziale;

8. responsabilità civili, penali e amministrative a carico dei Dirigenti Scolastici e dei Presidenti di Commissione, anzitutto in termini di sicurezza sui luoghi di lavoro, con prevedibili soccombenze a carico della collettività;

9. occupazione degli immobili che invece potrebbero e dovrebbero già essere “cantieri” per consentire una ripresa in sicurezza per il prossimo anno scolastico;

10. e tanto altro ancora…

Ci si appella dunque a studenti, docenti, personale ata, famiglie, dirigenti scolastici, cittadini tutti.

Perché la Scuola e la Salute sono Beni Comuni. E tutti noi dobbiamo sentirci loro difensori e Partigiani. Dunque

FIRMIAMO E FACCIAMO FIRMARE

Lettera e raccomandazioni della Ministra

Attenzione ai disabili
Lettera e raccomandazioni della Ministra Azzolina

di Giuseppe Adernò

Ai Dirigenti scolastici a tutti i docenti della Scuola italiana a tutto il personale scolastico agli studenti e alle studentesse e alle famiglie, il Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, a conclusione della prima fase della pandemia, ha inviato una lettera di ringraziamento per l’impegno profuso nel rendere attiva e dinamica la scuola, anche se chiusa per evitare la diffusione del contagio del Covid-19

Nella lettera viene richiamata la dimensione comunitaria della scuola ed il ruolo professionale dei docenti “garanti del diritto allo studio” e, facendo riferimento alla personale esperienza d’insegnante di sostegno, il Ministro ha rivolto una particolare attenzione al tema della didattica a distanza per gli alunni con disabilità.

La vera cifra dell’inclusione è la risultante di moltissimi fattori: la costruzione della fiducia tra docenti, alunno e famiglia; la presenza e la disponibilità di mezzi e strumenti per una didattica personalizzata; una collaborazione leale e concreta tra tutti gli adulti cui gli alunni con disabilità sono affidati”.

Ha poi evidenziato l’impegno del Ministero per “garantire la soluzione dei primi problemi legati alla mancanza di connettività e di strumenti tecnologici adeguati, per mezzo di appositi provvedimenti economici che stanno progressivamente portando i primi frutti”.

La collaborazione con le principali Federazioni e Associazioni che rappresentano le persone con disabilità, è fonte di garanzia per migliorare – anche in questa emergenza – la qualità dell’inclusione scolastica, che attualizza il monito pedagogico “scuola di tutti, scuola per ciascuno”.

Il lavoro che metterà in atto il comitato presieduto dal prof. Patrizio Bianchi, nel predisporre la fase di ripresa delle attività didattiche con l’apertura del nuovo anno scolastico, coinvolgerà anche tutti gli attori istituzionali che rappresentano le persone con disabilità.

I numerosi messaggi raccolti: canti, foto, video pervenuti al Ministero, documentano la creatività della scuola italiana che non si è fermata nei mesi del Coronavirus e sono numerose le storie di vita reale di studenti che da questa esperienza hanno compreso il senso della scuola come “comunità” ed hanno manifestato la “nostalgia” dello stare insieme ai compagni e ai docenti. Molte delle realizzazioni creative sono state socializzate anche dalla Rai, che ha riproposto fra l’altro i canti e i disegni degli arcobaleni fatti dai ragazzi con l’auspicio “andrà tutto bene”.

La didattica a distanza, malgrado tuti i limiti e i condizionamenti, ha mobilitato i docenti ad inventarsi “nuove abilità”, attivando anche con l’aiuto di colleghi più esperti, video-lezioni ed altri esercizi didattici innovativi.

Nella lettera vengono evidenziati “alcuni disallineamenti nelle pratiche didattiche quotidiane”, che sollecitano la necessita della “costruzione di strategie utili a recuperare quanto, in termini di socializzazione e didattica inclusiva, malgrado l’impegno di tutti, ha perso di efficacia”.

Con forza viene ribadito che “In tutte le scuole del sistema nazionale d’istruzione è previsto che i docenti di sostegno siano garanti del diritto allo studio degli alunni loro affidati, ora più che mai, in un momento in cui la contitolarità formale sulla classe, prevista dalla norma, deve tradursi in un atteggiamento d’inclusività che si sostanzi in contatti diretti con i bambini e i ragazzi, attraverso stimoli visivi, in maniera sincrona, sia per fini didattici che per fini più squisitamente relazionali e sociali”.

Queste indicative considerazioni riguardano tutti gli studenti del “Sistema nazionale di Istruzione” e quindi non dovrebbero rimanere esclusi gli alunni delle scuole paritarie, che non hanno ricevuto, purtroppo, la medesima attenzione e i necessari supporti tecnologici, assegnati alle scuole statali.

La lettera si sofferma ancora sulla funzione del docente di sostegno che in presenza dell’alunno con disabilità si affianca alle attività di tutta la classe “non solo per facilitare e fornire feedback sui contenuti, per mediare con strumenti e metodologie individualizzate la trasmissione del sapere, ma anche per riportare l’attenzione dell’intero gruppo classe sulla possibilità di creare occasioni di rinnovata socializzazione in un ambiente condiviso, seppure virtuale”.

Viene affermato il principio della contitolarità educativa sulla classe, e per tutti gli alunni, che coinvolge i docenti curricolari, chiamati a intervenire direttamente anche in attività didattiche inclusive “dedicate”, poiché rivestono il ruolo di adulti di riferimento di tutta la classe.

 La prima misura d’inclusione avviene, appunto, nel contesto di appartenenza al gruppo classe.

I suggerimenti espressi nella lettera del Ministro sono stati in gran parte messi in atto dai docenti di sostegno, ciascuno secondo la propria sensibilità pedagogica e le specifiche condizioni ambientali, sociali e familiari.

Una difficoltà oggettiva è stata riscontrata nell’uso della piattaforma che non prevedeva la contitolarità nell’accesso e il docente di sostegno risultava un semplice “utente invitato”.

La didattica a distanza per un alunno disabile coinvolge e impegna ancor di più i genitori, che durante la quarantena si sono improvvisati insegnanti, infermieri, terapisti; ma non tutti hanno avuto la possibilità di collaborare a questa nuova prassi e all’uso delle nuove tecnologie ed inoltre i materiali in circolazione sono risultati poco fruibili e poco funzionali alle complessità di bisogni specifici.

Con particolare valenza pedagogica la lettera ribadisce che: “ mai, come in questo caso, non sia importante la quantità bensì la qualità delle attività predisposte, delle relazioni attivate, delle valutazioni, le quali dovranno essere sempre coerenti con gli obiettivi e ben suffragate da solide basi di carattere metodologico.

Il rapporto tra la “quantità” di contenuti in relazione al programma svolto e la “qualità” della relazione educativa, diventa punto di riferimento per la valutazione dell’anno scolastico, interrotto  bruscamente dall’emergenza pandemica; sono, infatti, da valutare non tanto il programma svolto, quanto il processo di maturazione e di crescita umana e sociale di tutti gli studenti.

Anche la promozione all’anno successivo non va intesa come “agevolazione nell’anno di grazia”, o “amnistia  generale, bensì come doverosa registrazione del percorso fatto e impegno a riprendere il cammino colmando anche eventuali vuoti e carenze.

 Compito primario dell’azione educativa è stato, infatti, quello di guidare anche i disabili alla lettura, comprensione e valorizzazione dell’esperienza vissuta nello spazio domestico di “distanziamento fisico” e non “sociale”. La socialità, infatti, è una categoria valoriale e non è distanziabile.

Nella lettera il Ministro raccomanda “Ai dirigenti scolastici, già impegnati a tenere le redini di questa difficile situazione, direi quasi a mettere a sistema tutte le energie in gioco, equilibrandole con le insicurezze e le paure dei ragazzi e delle famiglie, di garantire con celerità le operazioni finalizzate a coprire l’eventuale gap tecnologico di tutte le famiglie, in particolar modo di quelle degli alunni con disabilità, e di assumere ogni utile iniziativa volta a sollecitare e ad attivare interventi didattici a loro favore, ove ancora non fatto. Tutto il Governo ha lavorato e lavora perché nessuno resti indietro o si senta escluso.

La necessaria collaborazione con gli Enti locali dovrebbe produrre un potenziamento dei servizi a favore dei disabili coinvolgendo gli assistenti educatori e alla comunicazione nel lavoro quotidiano di garanzia della didattica a distanza ed in particolare attraverso sistemi di condivisione delle piattaforme digitali in uso tra i docenti e i canali comunicativi più adeguati alle varie circostanze.

Una particolare attenzione viene rivolta “alle famiglie degli alunni che, con pazienza e sempre silenziosamente, stanno collaborando in modo propositivo e fattivo con i docenti e con le scuole per superare le difficoltà” e si comunica che “sul sito del Ministero dell’Istruzione è stata predisposta un’apposita pagina web, caratterizzata dall’essere un work in progress, dedicata proprio alla didattica a distanza per alunni e studenti con disabilità”.

I genitori degli alunni disabili hanno evidenziato che “la didattica a distanza per i nostri figli non va bene, è necessaria la presenza di un assistente che guidi i bambini e i ragazzi.   La scuola non è solo didattica”.

Mentre per la maggior parte degli studenti la didattica a distanza ha favorito una diversa modalità di apprendimento, per gli alunni con disabilità, l’interruzione del percorso assume carattere di perdita in termini assoluti, decretando un completo isolamento ed il venir meno di quegli stimoli esterni che aiutano e determinano il loro accrescimento». La didattica a distanza, sostengono le famiglie, non è «inclusiva». 

All’augurio di buon lavoro la Ministra Azzolina aggiunge la ferma convinzione che “la Scuola italiana uscirà rafforzata dalla prova che sta vivendo, per merito di tutti i cittadini che quotidianamente s’impegnano, ciascuno nel proprio dovere, a renderla migliore”.

Queste parole risuonano come monito e stimolo ad una cooperazione attiva e responsabile da parte di tutti gli operatori scolastici per rendere produttivo ed efficace l’intenso e innovativo lavoro svolto in questa dolorosa e inattesa esperienza di vita, che traccia un profondo solco nelle relazioni sociali e nella dimensione di comunicazione e di crescita civile.

Nell’era del dopo Coronavirus occorre resettare il sistema e cogliere l’occasione di progettare una scuola efficiente e produttiva.

Coronavirus, al nido gruppi di 3 bimbi e giochi sanificati: il piano per gli asili

da la Repubblica

di MARIA NOVELLA DE LUCA

Micro nidi con gruppetti di tre bambini per ogni operatore. Rigorosissime norme sanitarie. Entrate e uscite scaglionate per evitare gli assembramenti dei genitori. Massima separazione tra i diversi nuclei di piccoli che non dovranno mai mescolarsi, per scongiurare che eventuali contagi si diffondano. Da casa, poi, non si potrà portare nulla e i giochi del nido saranno più volte al giorno sanificati. Sono queste, spiega il sindaco di Firenze Dario Nardella, “le regole a cui il tavolo interministeriale e i sindaci stanno lavorando per il piano infanzia”. Perché oltre ai parchi (aperti dal 4 maggio), con la possibilità di affidare i bambini a degli educatori per farli giocare all’aperto, a giugno, oltre ai centri estivi, potrebbero riaprire anche i nidi, dedicati alla fascia dei più piccoli, 0-3 anni. Il presidente della Repubblica Giuseppe Conte lo ha annunciato ieri. Naturalmente se il comitato tecnico scientifico approverà i protocolli che i ministri di Istruzione, Ricerca e Salute stanno mettendo punto, con il coordinamento della ministra della Famiglia, Elena Bonetti. 


Del resto l’estate è (quasi) arrivata. Da lunedì oltre quattro milioni di persone torneranno al lavoro. I congedi sono finiti. I nonni sono ancora in quarantena. E per le famiglie con figli si apre una voragine di tempo vuoto. Una riapertura tutt’altro che facile però per la quale, come per i centri estivi, servirà sicuramente un numero di educatori e operatori assai maggiore rispetto ai tempi “normali”. Dunque soldi per i comuni. E il ministero della Famiglia potrebbe chiedere 200 milioni di euro da destinare a questa estate così speciale.  

 

Lo schema per riaprire i nidi, anticipa Nardella, che partecipa al gruppo di lavoro, sarà quello di puntare su piccolissimi gruppi, divisi a “isole”.  “Pensiamo a un operatore ogni tre, quattro bambini, rigorosamente separati. Gli operatori dovranno favorire attività all’aperto, i genitori dovranno accompagnarli e riprenderli in fasce orarie diverse. I giochi dovranno essere quelli presenti nel nido, sanificati e sterilizzati, non potranno essere scambiati con i giochi di altri gruppi di bambini e nulla si potrà portare da casa. Probabilmente – aggiunge Nardella – non potranno accedere ai nidi bimbi che hanno parenti positivi al virus o familiari con gravi patologie a cui il virus potrebbe invece essere trasmesso. Nei nidi, con tutte le dovute cautele, si potranno anche usare le cucine interne. Tutto il personale dovrà essere sottoposto a tamponi, indossare le mascherine, mentre per i bimbi basterà, nel caso, monitorare la temperatura”.

Coronavirus, Richeldi (Css): “Apertura degli asili? Impatto minimo ma grande beneficio sociale”

E anche la ministra dell’Istruzione, Azzolina, ha confermato che per i centri estivi verranno messi a disposizione i cortili e le palestre delle scuole, mentre “si sta lavorando a una riapertura sperimentale di nidi e materne”.

Un piano per aprire nidi e materne «A giugno e luglio, aiuto ai genitori»

da Corriere della Sera

Gianna Fregonara

Alla fine sembra che anche il premier Giuseppe Conte si sia convinto: «Occorrerà valutare la possibile riapertura, in modalità sperimentale, di nidi e scuole dell’infanzia, oltre ai centri estivi e ad altre attività ludiche ed educative destinate a nostri bambini», ha detto parlando ieri mattina in Senato della fase 2. È la prima conferma ufficiale che qualcosa si sta muovendo per trovare una soluzione e alleviare l’estate ai genitori che nelle prossime settimane torneranno al lavoro. Ma bisogna aspettare il parere definitivo del Comitato tecnico scientifico sul piano che il ministero della Famiglia sta elaborando in queste ore. Il primario di Pneumologia del Gemelli Luca Richeldi, che fa parte del Comitato, ha però già anticipato che «questa misura potrebbe avere un impatto minimo, ma un grande beneficio a livello sociale».

Molti dettagli in vista delle riaperture sono già stati discussi: si potrebbe cominciare dal mese di giugno e proseguire a luglio, e magari anche ad agosto usando oltre agli spazi degli asili e delle materne anche le palestre e i cortili delle scuole che la ministra Lucia Azzolina ha messo a disposizione: in questo modo oltre ai bambini da 1 a sei anni, si potrebbero accogliere anche i più grandi in centri estivi rimodulati rispetto agli anni passati per tener conto delle misure di sicurezza da adottare. I protocolli sanitari prevedono ingressi scaglionati (un bambino ogni cinque-dieci minuti): potrebbero essere esclusi dal piano i bambini fino a un anno di età. La giornata si svolgerà in piccoli gruppi, che si ritroveranno sempre con lo stesso educatore: gruppi fino a cinque bambini in età prescolare, di sette per i bambini delle elementari e fino a dieci per i più grandi. I genitori dovranno rimanere all’esterno delle strutture e chiunque si avvicinerà dovrà disinfettarsi e sottoporsi al controllo della temperatura. Anche i bambini si laveranno le mani più volte nella giornata. Non useranno le mascherine: loro no, ma gli educatori sì, come prevede la normativa per la fase 2. Non si potranno portare giocattoli da casa e si starà il più possibile, se non sempre, all’aperto con giochi lavabili: non sono ovviamente ammessi i peluche ma i libri cartonati sì.

Erano state le Regioni del Nord, Veneto, Emilia-Romagna, fino al Piemonte, a cominciare a organizzare i propri centri estivi la scorsa settimana, prendendo a modello le esperienze dei Paesi del Nord Europa, a partire da Norvegia e Danimarca dove i bambini più piccoli sono già tornati in classe .

Le regole

Ingressi a distanza di 5-10 minuti. Attività in piccoli gruppi, sempre con gli stessi educatori

Il nodo per ora irrisolto riguarda gli educatori: chi saranno gli operatori che staranno con i bambini? Gli asili nido sono per il 70 per cento privati e hanno propri educatori, le scuole materne sono per due quinti statali e per il resto comunali o private. Ma serviranno ben più addetti del solito: si sta valutando se ricorrere a cooperative o anche a volontari da formare prima dell’inizio dell’attività. Non sarà comunque il personale scolastico, ha chiarito il governo, a lavorare nei centri estivi per i più grandi.

Saranno invece Regioni e Comuni a sviluppare il modello: molto dipenderà infatti da quante famiglie decideranno di ricorrere ai centri estivi. Al ministero per la Famiglia si sta valutando se il bonus babysitter possa essere usato anche per pagare questi servizi. Resta da chiarire se ci dovrà essere un criterio di precedenza per l’accesso dei bambini, che favorisca i genitori che lavorano. Serve ancora un po’ di tempo e sarà importante che all’annuncio di Conte segua il via libera degli scienziati il prima possibile.

Concorso scuola 2020, dalla Lega al Pd perché sono tutti allergici

da Corriere della Sera

Gianna Fregonara e Orsola RIva

Un anno ci hanno messo ad arrivare in Gazzetta Ufficiale, ma neanche il tempo che fossero banditi e hanno già tutti contro. Parliamo dei concorsi per la scuola che nel giro di un triennio dovrebbero portare in cattedra 62 mila nuovi prof e maestri. Dicono no i sindacati, in scontro frontale con la ministra Azzolina. Dicono no Lega e Fratelli d’Italia, che si sono fin da subito autoeletti a paladini dei diritti di decine di migliaia di lavoratori precari (e altrettanti elettori) delusi dal governo. Ma ora è una parte importante della maggioranza che vorrebbe affondare le decisioni del governo: dicono no anche il Pd e Leu, che martedì sera hanno presentato un emendamento al decreto scuola in cui, appellandosi all’emergenza sanitaria, chiedono l’assunzione in blocco dei supplenti bypassando il concorso. E già che ci sono – per non farsi superare a sinistra dai partiti d’opposizione – raddoppiano i posti a disposizione da subito (40 mila anziché 24 mila).

E davvero in questo caso gli si potrebbe anche dare ragione se non fosse che l’unico concorso di quelli banditi che si terrà in tempi brevi, quello straordinario per precari con almeno tre anni di servizio in classe, è più simile a una sanatoria che a una prova per meriti. E tuttavia, per il fronte del no, nemmeno così s’ha da fare. Perché, nella corsa al ribasso, c’è un’opzione ancora meno selettiva della prova a crocette: il concorso per titoli, che metterebbe in fila i vincitori in base al voto di laurea e agli anni di servizio premiando di fatto più la perseveranza che ogni altra virtù. E’ questa, almeno, la formula escogitata nell’emendamento che sarà discusso nei prossimi giorni in Commissione Cultura al Senato. E pazienza se la Costituzione prescrive che per accedere a un ruolo pubblico si debba passare per il concorso. In fondo negli ultimi trent’anni sono state più le sanatorie dei concorsi – ultima la cosiddetta Buona Scuola di Renzi che ha stabilizzato in massa 55 mila precari cosiddetti storici: nuova linfa per le scuole, si disse allora, peccato che di prof di matematica alle medie di cui c’è cronica mancanza soprattutto al Nord se ne videro in tutta Italia solo 9. Se non si sono quasi mai fatti in tempi normali, perché cominciare coi concorsi proprio ora che c’è l’emergenza coronavirus?

In realtà, dietro l’inedito asse Pd-Lega, ci sono evidenti differenze di vedute. Il Carroccio, con un proprio emendamento presentato già nei giorni scorsi dal senatore Mario Pittoni, agita lo spettro del coronavirus per chiedere una moratoria dei concorsi fino al 2022 – tutti anche quelli ordinari con prove preselettive, scritti, orali e tutto ciò che rende un concorso più credibile. Mentre l’emendamento della maggioranza se la prende solo col concorso straordinario sulla cui fattibilità nel mese di agosto aveva già espresso forti dubbi anche il sottosegretario all’Istruzione Peppe De Cristofaro (Leu). Dubbi condivisi anche da due deputate grilline: Virginia Villani della Commissione Cultura e Rina De Lorenzo (Commissione Lavoro).

Ma l’idea che l’alternativa sia ricominciare daccapo, tornando alla casella di partenza e ricontrattando tutti i termini dei concorsi, appare bizzarra. Per non parlare delle possibili ripercussioni politiche di un provvedimento proposto da due partiti di governo che passasse con i voti dell’opposizione. Tra l’altro la battaglia di principio si scontra con la realtà: cancellare il concorso straordinario optando all’ultimo minuto per una graduatoria per titoli significherebbe ripartire da zero (c’è voluto più di un anno!) per preparare i bandi, con il paradossale esito di allontanare ancor di più l’assunzione di quei 24 mila lavoratori senza i quali le scuole in questi anni non avrebbero potuto funzionare. Farli entrare di ruolo in autunno – se si riuscirà a fare la prova a scaglioni e per piccoli gruppi quest’estate – non sarebbe che una goccia nel mare rispetto alla cifra record di 200 mila supplenti già prevista per settembre, ma comunque un sollievo per le scuole alle prese con il complicato rebus della riapertura in tempi di emergenza sanitaria.

“Classi da dieci e lezioni all’aperto” Il piano della task force per la scuola

da Corriere della Sera

Maria Novella De Luca e Corrado Zunino

ROMA — Tre miliardi di euro, è la cifra necessaria per far partire le scuole a settembre». Patrizio Bianchi, economista, già rettore a Ferrara e assessore in Emilia, ora alla guida del Comitato di esperti per la ripartenza (della scuola italiana), è chiaro nell’analisi e nella sua resa pubblica: «Stiamo entrando nel dettaglio e, consapevoli che l’ultima parola sarà della ministra Azzolina, daremo indicazioni precise». Quella di fondo sarà questa: «Servono tre miliardi per due voci. Da una parte il capitale fisso: un grande cantiere scolastico da aprire nel Paese per interventi minori da fare subito e scuole da costruire per il futuro. Poi, gli apparati digitali. Dobbiamo rivoluzionare l’approccio alla questione online. Ce l’ hanno chiesto genitori e studenti: vogliono una scuola dentro i tempi che viviamo. Il tablet è solo l’ultimo ingranaggio, il rubinetto rispetto alla diga. Serve la diga: un’unica grande piattaforma digitale nazionale, dedicata interamente alla scuola. Sarà la base di una nuova didattica. Approfittando di questo disastro chiamato Covid, possiamo costruire gli apparati di un’istruzione diversa e ricucire ritardi di vent’anni. Non dobbiamo immaginare solo tre miliardi a settembre, come hanno spiegato i calcoli realizzati nei giorni scorsi da Repubblica . Serviranno tre miliardi ogni anno per i prossimi cinque anni».

La commissione che Bianchi guida ancora ieri ha illustrato alla ministra Lucia Azzolina la prima forma di un piano che diventerà completo entro il 31 luglio. Prevede: una partenza con l’utilizzo spinto delle lezioni all’aperto. «Il Trentino dovrà sfruttare i suoi boschi, Milano i musei, Roma i suoi parchi. Il territorio è materia educativa, la comunità educante non sono solo muri e professori ». Si cercheranno accordi con i comuni e il Terzo settore. «Nei nostri lavori indichiamo la cancellazione delle classi pollaio e la separazione delle attuali realtà standard. Le aule saranno più piccole e moderne». Questo accadrà, soprattutto, per infanzia e primaria. «In classe i bambini devono guardarsi in faccia, a debita distanza, e non soltanto la nuca. Immaginiamo 9-10 piccoli, al massimo, insieme». Meno alunni — meno della metà, nel dettaglio — corrisponde a un numero di sezioni che cresce. Per gli studenti di licei e tecnici a queste soluzioni si aggiunge la possibilità della lezione a distanza.

In generale, secondo la commissione i docenti dovranno essere meglio pagati: «Lo scriveremo, sotto forma di suggerimento, ma questa è materia contrattuale». Sarà un autunno di turni e rotazioni, come ha ricordato Augusta Celada, nuovo direttore generale dell’Ufficio scolastico della Lombardia: «La campanella non suonerà più alle otto per tutti».

Il premier Conte ieri ha detto alla Camera che sarà possibile riaprire nidi e scuole dell’infanzia da giugno, «in modalità sperimentale». E così i centri estivi. Il ministero dell’Istruzione ha messo a disposizione cortili, palestre e locali degli istituti scolastici. Lo schema per riaprire i nidi lo anticipa il sindaco di Firenze, Dario Nardella: «Pensiamo a un operatore ogni quattro bambini, rigorosamente separati. I giochi dovranno essere quelli presenti nella struttura, sterilizzati. Nulla si potrà portare da casa. Gli operatori dovranno favorire attività all’aperto, i genitori accompagnare i figli e riprenderli in fasce orarie diverse. Non potranno accedere ai nidi bimbi che hanno parenti positivi al virus o familiari con gravi patologie. Si potranno usare le cucine interne. Tutto il personale sarà sottoposto a tamponi, ai bimbi si controllerà la temperatura».

In classe a gruppi massimo da 12 alunni, lezioni all’aperto e didattica mista. Come sarà il rientro a settembre

da Orizzontescuola

di Anselmo Penna

Riaprire le scuole forse è una delle priorità non procrastinabili del paese, se è vero quanto afferma l’Onorevole Villani che ai bambini la chiusura provoca più danni del virus. Come fare? In questi giorni sono state molte le voci sulle modalità di riapertura, cerchiamo di raccoglierle in un unico articolo.

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“Per i più piccoli – ha detto il Ministro – stiamo studiando delle soluzioni non solo nella prospettiva di settembre ma anche molto più vicine nel tempo, sto lavorando con gli enti locali e gli altri ministri. La scuola riapre a settembre ma stiamo lavorando per dare risposte a maggio alle famiglie”. Mentre a luglio e agosto saranno aperti i cortili, le palestre e i locali della scuola per realizzare dei centri estivi. Non ci sarà didattica e non lavoreranno i docenti. Sarà il terzo settore ad occuparsene.

Gli spazi all’aperto sono un concetto che è ritornato spesso in questi giorni. Anche il viceministro Ascani ne ha parlato. Ciò garantirebbe il distanziamento, ma che dovrà essere declinato in termini diversi in base al territorio: dai boschi del Trentino ai parchi delle grandi città, per passare dai luoghi di interesse culturale. Non potrà mancare, in questo caso, il coinvolgimento degli enti locali.

Studenti più grandi

Tre gli scenari che il Ministro ha prospettato sulla base dell’evoluzione dell’epidemia:

  • tornare nella massima normalità ;
  • tornare in classe a piccoli gruppi: possiamo prevedere allora una metà in presenza e una metà a distanza (si tratterebbe quindi di gruppi sui 12 alunni, considerando 24 una classe media)
  • non tornare e avviare una didattica esclusivamente online, se il contagio non dovesse diminuire.

Se la tendenza epidemiologica dovesse continuare con i ritmi attuali, l’ipotesi più accreditata è un piano che prevede un mix di lezioni in presenza e a distanza.

Tra le idee connesse a quella della didattica mista c’è anche la realizzazione di una piattaforma unica nazionale per uniformare la dotazione tecnica di tutte le scuole. Una notizia che era già stata data dalla nostra redazione in occasione dell’intervista all’Onorevole Vittoria Casa.

Nodo organici

Una vera e propria rivoluzione che dovrà essere gestita anche a livello di organici. Basterà la dotazione organica attuale per gestire quanto si prospetta da settembre? L’allarme è stato lanciato ieri dal Governatore della Campania, che ha chiesto al Ministro di potenziare l’organico. A breve distanza, il Sottosegretario De Cristofaro dava ragione a De Luca, parlando di docenti insufficienti per affrontare l’emergenza.

Ministro Azzolina ringrazia il personale ATA: indispensabile al buon funzionamento delle scuole

da Orizzontescuola

di redazione

La Ministra dell’istruzione, Lucia Azzolina, ringrazia il Personale ATA su Facebook per il lavoro indispensabile che svolge nelle scuole.

Le cose vanno dette con chiarezza: negli ultimi anni non è stato fatto abbastanza per digitalizzare il Paese. E anche la Pubblica Amministrazione. Dobbiamo accelerare. Al Ministero dell’Istruzione lo stiamo facendo.

Quest’anno, per la prima volta, l’inserimento delle domande per le graduatorie permanenti ATA sarà, appunto, digitalizzato. Abbiamo già presentato la piattaforma ai sindacati e partiamo il 5 maggio con la procedura di inserimento.
Ne approfitto per ringraziare il personale ATA, indispensabile al buon funzionamento delle istituzioni scolastiche. La mancata digitalizzazione dei processi è stato l’ostacolo che abbiamo incontrato anche per l’aggiornamento delle graduatorie di istituto dei docenti.

In Parlamento, proprio in queste ore, si sta lavorando a una soluzione per accelerare anche la loro provincializzazione e digitalizzazione, procedure che ho fortemente voluto nel decreto scuola votato a dicembre. Procedure che sgraveranno moltissimo il lavoro delle segreterie scolastiche.

Graduatorie di istituto, Azzolina: voglio aggiornarle, provincializzarle e digitalizzarle

da Orizzontescuola

di redazione

Il Ministro Azzolina, a colloquio su RaiNews su argomenti di stretta attualità per la scuola come gli esami di Stato e la ripresa delle lezioni da settembre, ha parlato anche dell’aggiornamento delle graduatorie di istituto.

Voglio aggiornarle, provincializzarle, digitalizzarle” ha detto il Ministro al giornalista che le chiedeva il motivo delle scuse ai docenti precari.

Il Ministero, ha spiegato però la titolare di Viale Trastevere, non ha al momento gli strumenti per realizzare questo progetto.

Il Parlamento potrà invece autorizzare, nell’ambito del Decreto Scuola 22/20, un percorso veloce che permetta di rendere provinciali le graduatorie di istituto e di aggiornarle tramite procedura telematica.

Il Ministero – prosegue la Ministra – ha avuto per anni problemi. Non si è modernizzato dal punto di vista della digitalizzazione , meccanismi triti e ritriti che hanno messo il personale scolastico in grandi difficoltà. Tutto questo sta cambiando e io sono molto orgogliosa di quello che dentro il Ministero si sta facendo per digitalizzare una Pubblica Amministrazione che coinvolge un milione e 200mila dipendenti

Se il progetto del Ministro vedrà la luce in Parlamento, la terza fascia delle graduatorie saranno riaperte anche a nuovi inserimenti.

Potranno inserirsi nella III fascia delle graduatorie di istituto, le seguenti categorie di docenti:

  • docenti già inseriti (potranno far valutare nuovi titoli e servizi, se conseguiti o anche cambiare provincia)
  • docenti in possesso dei titoli previsti dall’articolo 5, comma 1, lettera b), e comma 2, lettera b), del D.lgs. 59/2017.

Laurea + 24 CFU per i nuovi inserimenti

Alla luce della nuova normativa i docenti che vorranno inserirsi nella III fascia delle graduatorie di istituto (quindi non già inseriti), dovranno essere in possesso di:

  • laurea e 24 CFU nelle discipline antropo-psico- pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche

Graduatorie di istituto provinciali

Ad oggi è stato possibile inserire sino a 20 scuole con il limite di 10 per la scuola dell’infanzia e primaria, di cui massimo due circoli didattici (gli istituti comprensivi si considerano entro il limite di 10).

Il Decreto Scuola (legge 159/2019)  trasforma le graduatorie di istituto in “provinciali”. Non bisognerà più scegliere tot scuole, ma si parteciperà alle supplenze da conferire in tutti gli istituti della città. La convocazione avverrà dopo il conferimento delle supplenze da GaE.

La norma riguarda le supplenze: al 31 agosto e 30 giugno

Per le supplenze brevi rimane il limite di tot scuole da scegliere, che sarà 20.

Non si conosce – di conseguenza – ancora la data di pubblicazione del decreto per la presentazione della domanda.

Esame di Stato: prese di posizione per poterlo fare a distanza

da La Tecnica della Scuola

Aumentano di giorno in giorno le prese di posizione di comitati e gruppi di docenti che chiedono che la prova orale dell’esame di Stato conclusivo della scuola del secondo ciclo si svolga in forma telematica e non in presenza.
Più di 100 insegnanti del liceo Poerio di Foggia, per esempio, ci hanno inviato un documento con cui segnalano le numerose criticità legate agli esami in presenza, dalla compresenza in uno stesso ambiente scolastico di più persone, alla necessità per studenti e docenti di utilizzare mezzi pubblici di trasporto, fino all’obbligo di indossare mascherine durante il colloquio; senza dimenticare la necessità di una sanificazione periodica ed accurata degli spazi comuni, da effettuarsi all’inizio e alla fine della giornata ma anche tra un esame e quello successivo.
“I docenti italiani –ricordano anche i professori foggiani – sono i più anziani d’Europa: i 60enni e gli ultra 60enni, che si trovano in una fascia d’età a maggior rischio di contagio e di complicanze, quali garanzie avrebbero a tutela della propria salute?”

Poco meno di 200 insegnanti modenesi scrivono: “Alcuni di noi, nominati membri di commissione, sono già stati colpiti dal coronavirus (e ancora oggi ne risentono in termini di precarietà della salute), altri hanno parenti o amici ricoverati o deceduti, altri ancora sono soggetti a rischio (non dimentichiamoci che l’età media degli insegnanti delle scuole superiori è molto alta)”.
“Ad oggi – aggiungono – non ci sono indicazioni precise su come dovrebbe avvenire una eventuale sanificazione dei locali, ma supponiamo che ci saranno rischi reali anche per il personale Ata, che probabilmente sarà coinvolto nelle operazioni. Oltre a questo, non pensiamo che un esame in video-conferenza, senza mascherine e protezioni, sia meno dignitoso di un esame in presenza con mascherine e distanziamento fisico: anzi, pensiamo che in video-conferenza, senza dispositivi protettivi, sia gli insegnanti che gli studenti potrebbero sentirsi più a loro agio”.

Scuola Bene Comune,  Partigiani Scuola Pubblica, Scuola & Politica e Federistruzione  sono fermi nella loro richiesta: “L’esame di Stato non fa Pil e farlo in remoto fa anche risparmire lo Stato”.
E aggiungono: “Noi abbiamo elencato tutti gli accorgimenti, tra cui un tampone 5 giorni prima a tutti gli studenti (500.000)  e a tutti i 13.000 commissari e a tutto il personale ATA e poi andrebbero testati tutti  gli over 55 (nota INAIL), esonerati gli immunodepressi, mentre già  è  norma esonerare i beneficiari della 104/92”.