Sottoscrizione del protocollo di sicurezza

Sottoscrizione del protocollo di sicurezza: ora è necessario riformare la responsabilità penale

L’ANP sostiene, da sempre, la necessità di rivedere la materia della responsabilità penale dei dirigenti delle scuole – e, più in generale, di tutti i soggetti pubblici e privati investiti di funzioni datoriali ai sensi del decreto legislativo 81/2008 – per renderla effettivamente sostenibile e per evitare che, in caso di incidenti non prevenibili, si scateni una incivile ricerca del “capro espiatorio”.

Pochi giorni fa, a tale riguardo, abbiamo ribadito l’urgenza di un intervento legislativo, traendo spunto dall’epidemia da Covid-19 e dall’equiparazione, introdotta dall’articolo 42 del decreto-legge 18/2020, tra contagio e infortunio sul lavoro, e abbiamo sottolineato che l’intervento è fattibile mantenendo la massima tutela degli infortunati.

Proprio per garantire appieno la sicurezza di tutte le persone coinvolte nell’esame di Stato conclusivo del secondo ciclo, tra l’altro, abbiamo sottoscritto con il Ministero due giorni fa, insieme alle altre organizzazioni sindacali, un importante protocollo di intesa volto a garantire l’applicazione del Documento tecnico sanitario del CTS.

L’ANP non chiede – deve essere ben chiaro – l’introduzione del cosiddetto “scudo penale”, infelice espressione generalmente riferita a soggetti che, dopo aver commesso reati di vario genere, si ravvedono per ragioni opportunistiche e, in cambio di ingenti contropartite economiche utili alla collettività, evitano la condanna penale. I dirigenti dello Stato respingono con forza qualsiasi accostamento a malfattori in cerca di impunità!

Al contrario, i dirigenti delle scuole – così come tutti i datori pubblici e privati – sono costantemente impegnati per tutelare l’incolumità di alunni e personale e chiedono solo quello che è giusto: che non sia proprio considerato reato un sinistro determinato dalla impossibilità materiale di tenere sotto controllo tutte le cause che lo hanno prodotto.

Per l’ANP è molto importante che l’intervento legislativo richiesto faccia tesoro di quanto avvenuto con la riforma della responsabilità professionale sanitaria: la nuova formulazione dell’articolo 590-sexies del Codice penale è ritenuta più severa di quella previgente dalla stessa Corte di Cassazione Penale! È dunque urgente intervenire ma, allo stesso tempo, lo si deve fare solo a seguito di un adeguato approfondimento tecnico-giuridico: come sempre, siamo disponibili al confronto avvalendoci dei nostri consulenti legali. Riteniamo utile, a tal proposito, ricordare che l’introduzione di una disposizione penale più favorevole ha effetti retroattivi e che, di conseguenza, non è opportuno che l’urgenza sia il principio di condotta prevalente.

Abbiamo una concreta opportunità di progettare un intervento legislativo ponderato e risolutivo: non possiamo permetterci di perderla!

VERSO GLI ESAMI

VERSO GLI ESAMI:  colloquio pluridisciplinare  e  un “grazie” alla scuola

Le recenti disposizioni che regolamentano lo svolgimento degli esami sono state illustrate dalla Dott.ssa Lucrezia Stellacci, componente del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione e Consigliera del Ministro Lucia Azzolina.

La videoconferenza promossa dall’UCIIM di domenica pomeriggio, ha superato i mille collegamenti da tutte le regioni d’Italia, nelle quali l’UCIIM offre un qualificato servizio per la formazione del Personale docente e per una sempre efficiente qualità del servizio scolastico.

Pensando alla prova orale degli esami vengono in mente le regole che hanno sempre caratterizzato il “colloquio pluridisciplinare” che contrassegna la conclusione del percorso formativo del primo e del secondo ciclo scolastico.

Le contingenze della pandemia per il Covid-19, hanno ristretto il tempo scuola ed hanno modificato l’organizzazione della didattica, avviando una sperimentazione “a distanza” con positivi successi, anche se le problematiche e le difficoltà attuative in alcune realtà sono state alquanto evidenti.

Adesso, “guardando avanti” e pensando al come far concludere agli studenti il primo o il secondo ciclo di studi si formulano alcune considerazioni perché la prova finale degli esami non sia soltanto un adempimento burocratico, ma conservi la valenza di un atto educativo.

ESAMI DI PRIMO GRADO

Per i ragazzi di primo grado gli esami si svolgeranno a distanza, in modalità telematica.

La preparazione agli esami e gli adempimenti del Consiglio di classe sono bene dettagliati e sollecitano diligente osservanza nelle procedure di verbalizzazione degli atti.

La presentazione dell’elaborato che segna la conclusione del primo ciclo formativo ed il passaggio al secondo grado d’istruzione, diventa una positiva occasione per ringraziare la scuola che li ha accolti bambini e li ha accompagnati durante il periodo di crescita adolescenziale.

La presentazione telematica dell’elaborato potrebbe essere avviata da un simile modello di incipit: “In questi anni, frequentando questo Istituto, ho appreso tante cose che prima non sapevo, sono cresciuto dal punto di vista umano e culturale. Con i compagni ho costruito un buon rapporto di amicizia e di reciproco scambio di esperienze. Ho avuto la fortuna di incontrare docenti che mi hanno aiutato a mettere a frutto le mie potenzialità e mi hanno aiutato nell’acquisire sia nuove conoscenze e ancor più un metodo di studio per rendere efficace l’apprendimento.

Le materie che ho studiato, grazie alle tante nuove nozioni, significative e importanti, mi hanno fatto crescere culturalmente Rivedo con gioia i miei docenti, che mi sono mancati in questa lunga pandemia e, confessando di aver avuto un po’ di nostalgia della scuola, sento il dovere di dire “Grazie” per quello che mi è stato insegnato”.

Si passerà, quindi alla presentazione del lavoro elaborato, che non dovrebbe essere una semplice costruzione artificiale di accostamenti tematici, come avveniva nelle precedenti “tesine”, ma espressione di una diligente ricerca secondo le indicazioni proposte con eventuali agganci interdisciplinari.

L’esposizione consentirà di evidenziate il livello di conoscenze culturali, di competenze di collegamento tra i contenuti delle diverse discipline, mettendo in luce le abilità espositive e di collegamento.

La votazione espressa in decimi, prevede che il Consiglio di classe elabori una griglia di valutazione a garanzia della collegialità e dei criteri definiti in sede di Collegio dei docenti.

Essendo prevista la certificazione delle competenze, è opportuno che vengano messe in evidenza valutativa non solo l’acquisizione e l’esposizione dei contenuti, ma anche il possesso delle competenze che la presentazione telematica dell’elaborato metterà in evidenza.

Anche il consiglio orientativo, che da sempre ha fatto parte degli esami di Stato. viene formulato mettendo in evidenza le competenze acquisite, che “potranno essere meglio sviluppate e potenziate proseguendo gli studi ad indirizzo classico, scientifico, tecnologico”.

ESAMI DI SECONDO  GRADO

Per gli studenti del secondo gradoè previsto il colloquio in presenza con la commissione interna e solo il presidente esterno.

La prova orale è ben scalettata nelle sequenze operative: entro il primo giugno viene assegnato il tema dell’elaborato sulle discipline d’indirizzo, che sarà presentato nel corso del colloquio di esame a partire dal 17 giugno in presenza, nel rispetto delle norme di distanziamento fisico.

La prova orale dovrebbe mantenere la caratteristica di colloquio educativo e pluridisciplinare.

Non potrà essere, quindi, la somma di colloqui distinti, ”, bensì un’organica presentazione di tematiche nell’ottica dell’interdisciplinarità, al fine di mettere in luce le competenze di riflessione, analisi, selezione dei contenuti, capacità espositive e di coordinamento logico tra i diversi agganci disciplinari.

Il colloquio, che quest’anno costituisce l’unica prova di esame, segna la conclusione del percorso di studio, consente di fare un bilancio dell’esperienza scolastica ed offre anche l’occasione per dire “Grazie” alla scuola per il bene ricevuto.

Non ci sono formule per avviare il colloquio che partirà dall’argomento scelto dal candidato, ma è importante evidenziare che le prime considerazioni dovrebbero vertere sul come ciascuno ha vissuto l’esperienza scolastica, il clima della classe, il rapporto e le relazioni con i docenti e i compagni; le scelte future nel proseguimento degli studi universitari o dei percorsi di inserimento nel lavoro.

Sarà opportuno che gli studenti nel parlare dell’esperienza d’isolamento per il Covid-19 non si limitino al racconto-diario delle giornate domestiche, scandite dai collegamenti video di Didattica a distanza, ma presentino alla Commissione delle riflessioni attente in merito  agli eventi che hanno modificato le relazioni sociali, manifestando un positivo grado di criticità e di maturazione personale.

Dal preambolo personale e sociale si potrà passare all’esposizione dei contenuti che collegano i diversi ambiti disciplinari dimostrando un adeguato livello di conoscenze culturali, di competenze di collegamento tra i diversi saperi, e i contenuti delle diverse discipline. La proprietà di linguaggio, la sicurezza e le abilità espositive, evidenziando anche un senso critico e riflessivo, saranno segno e testimonianza dello sviluppo personale e del grado di maturazione.

Il colloquio d’esame non è, infatti, una “somma di colloqui distinti”, ma coinvolge e sollecita l’attenzione di tutta la commissione  interna e del presidente esterno, con il compito di verificare e certificare il grado di pienezza e di completezza della “forma umana” dello studente che è cresciuto, aprendo i suoi occhi al vero delle nuove conoscenze che hanno sviluppato in lui la capacità di saper guardare oltre, di saper progettare il futuro, di comprendere il senso civico di cittadino attivo e responsabile e qui, si potrebbe fare ampio riferimento alle esperienze di scuola lavoro, realizzate negli anni precedenti ed ancora al com’è stata vissuta l’interruzione delle lezioni a causa della pandemia COVID-19.

Nel colloquio sono previste, infatti, oltre alle tematiche disciplinari anche quelle relative alla Cittadinanza e Costituzione, perché la valutazione della maturità del candidato, che la scuola “colloca nel mondo una persona, un uomo e un cittadino” e quindi è necessario che dal colloquio emerga quella competenza civica che riveli il senso di responsabilità sviluppato e maturato tra i banchi, attraverso le molteplici opportunità formative offerte dalla scuola nel corso degli anni.

Giuseppe Adernò

Vincitori di #ScuolaFutura

Un’app per individuare e prenotare spazi cittadini in cui poter fare lezione in modo alternativo. Magari in un museo o in una biblioteca. Una piattaforma di counseling emotivo e psicologico per consentire a studentesse e studenti di dialogare tra loro o con docenti ed esperti. Una radio e una piattaforma live streaming per mettere in contatto tutti gli studenti italiani, in una grande rete nazionale. Un progetto per trasformare in aree verdi e più vivibili gli spazi di ‘passaggio’ delle scuole, dai corridoi ai cortili. Un gioco interattivo che favorisca il dialogo tra tutte le componenti del mondo della scuola, migliorando la collaborazione reciproca. Un progetto di ridefinizione della routine scolastica e degli spazi di studio degli studenti, che tenga conto delle caratteristiche e delle inclinazioni personali di ciascun ragazzo, per una scuola sempre più attrattiva e capace di valorizzare le qualità di ciascuno studente.

Sono le sei proposte vincitrici di #ScuolaFutura, la maratona online della scuola italiana che si è conclusa ieri pomeriggio con una premiazione in diretta web.

“I ragazzi che hanno partecipato alla maratona online hanno lavorato con entusiasmo per rispondere alle sfide proposte – commenta la Ministra Lucia Azzolina -. Li ringrazio tutti per aver aderito a questa iniziativa e per averci positivamente travolti con le loro idee e la loro voglia di innovare quella che sentono come una casa, la scuola. Appena possibile incontrerò i vincitori, per ascoltare dalla loro voce come realizzerebbero i progetti che hanno presentato. Proposte che ci raccontano una cosa importante: gli studenti amano la loro scuola, vogliono viverla di più e meglio e hanno le idee chiare su come migliorarla. Dobbiamo coinvolgerli sempre di più, soprattutto i più grandi, nel miglioramento della nostra scuola”.

Le sfide

I progetti presentati dovevano rispondere a una delle tre sfide proposte:
 

  • Spazi, progettare e riprogettare gli spazi scolastici per rafforzare il senso di comunità;
  • Relazioni, trovare soluzioni innovative, partendo anche dall’uso consapevole del digitale, per incoraggiare e rafforzare le relazioni umane nella comunità scolastica e per alimentare lo spirito di collaborazione e migliorare i processi di apprendimento;
  • Didattica, partendo dall’analisi dei metodi e degli strumenti attuali, anche alla luce delle opportunità offerte dal digitale, sviluppare idee per una didattica innovativa con l’obiettivo di accrescere la motivazione degli studenti e migliorare il processo di apprendimento.

I numeri della gara

Nel corso delle 72 ore di maratona, i 250 studenti partecipanti, appartenenti a 60 scuole di 41 città italiane e suddivisi in 27 squadre, si sono confrontati sul tema scelto e hanno elaborato le loro proposte per la scuola del futuro, così come vorrebbero che fosse, anche in vista della prossima riapertura di settembre, all’indomani della pandemia di coronavirus.

Quattro i criteri in base ai quali i quattro giurati hanno valutato i progetti e stilato la classifica dei vincitori: coerenza con gli obiettivi, innovazione, fattibilità, presentazione.

Scuola: rientro in sicurezza a settembre

Scuola, Speranza e Azzolina: al lavoro per il rientro in sicurezza a settembre

“Siamo al lavoro incessantemente per consentire il rientro nelle aule in sicurezza a settembre. Il Comitato tecnico-scientifico, dopo aver definito il documento, presentato la scorsa settimana, relativo agli esami di Stato, è ora concentrato sul protocollo di sicurezza che guarda al nuovo anno scolastico. Le misure saranno consegnate al Ministero dell’Istruzione la prossima settimana”. Lo dichiarano il Ministro della Salute Roberto Speranza e la Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina.

“La scelta di chiudere le scuole – ribadiscono – è stata dura ma necessaria. Essa ha consentito di tutelare la salute di tutti noi. Ora lavoriamo per settembre con indicazioni che saranno improntate alla massima sicurezza, chiarezza e attuabilità. Misure che, dopo il vaglio del Comitato tecnico-scientifico, saranno portate all’attenzione dei sindacati per la preliminare condivisione e poi diffuse alle scuole per la necessaria attività preparatoria dei prossimi mesi”, proseguono i due Ministri.

“Tutto il mondo della scuola ha fatto un grande sacrificio in queste settimane – sottolinea il Ministro Speranza – fondamentale per salvaguardare la salute di tanti cittadini. Di questo siamo tutti consapevoli. Il Ministero della Salute, in piena sintonia con il Comitato tecnico-scientifico, continuerà ad essere al fianco del mondo dell’Istruzione, per far sì che il rientro nelle aule avvenga a settembre e in piena sicurezza”.

“Ringrazio il Comitato per il grande lavoro di queste settimane – aggiunge la Ministra Azzolina – e per il supporto che sta dando al Ministero dell’Istruzione e alle scuole. Vogliamo tutti tornare presto alla normalità. La collaborazione con il Ministero della Salute è imprescindibile”.

In arrivo 756mila mascherine nelle scuole per la maturità «in sicurezza»

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno

Maxi-commessa di 754mila mascherine per le scuole italiane: 541mila serviranno per gli studenti, le altre 200mila e passa per professori, bidelli e presidi. Per affrontare la maturità «in sicurezza» e consentire il ritorno in classe, a partire dal 17 giugno, a oltre 500mila alunni di quinta superiore il Governo ha messo a bilancio – con il decreto Rilancio – 3,2 milioni di euro. A rivelarlo è la relazione tecnica al Dl pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale di martedì 19 maggio. Che quantifica invece in 36 milioni le risorse destinate alle pulizie straordinarie di aule, scale e corridoi in vista della riapertura degli 8mila plessi scolastici coinvolti dalla riapertura per l’esame di Stato in presenza voluto dalla ministra Lucia Azzolina.

Le misure di sicurezza per l’esame
Le regole per riaprire gli edifici scolastici in sicurezza sono contenute in un protocollo firmato martedì 18 maggio dalla stessa responsabile dell’Istruzione e dai sindacati della scuola. Gli accorgimenti sono noti. L’esame durerà un’ora, il maturando potrà essere accompagnato da una sola persona ed entrambi dovranno avere la mascherina. Così come i sei commissari interni e il presidente esterno che dovranno mantenerla per tutta la durata del colloquio (un’ora circa con un intervallo di 15 minuti tra uno studente e l’altro) mentre l’interpellato potrà abbassarla purché vengano rispettati i 2 metri di distanza richiesti dal comitato tecnico-scientifico. Che ha suggerito anche di areare i locali il più possibile e di utilizzare percorsi diversi per l’ingresso e l’uscita degli alunni.

In arrivo 541 mila mascherine per i ragazzi
Per mettere gli istituti scolastici in condizione di svolgere l’esame di Stato in presenza il decreto Rilancio ha stanziato 39,2 milioni di euro. Stando alla relazione tecnica, quasi 3,2 milioni sono destinati all’acquisto di 754mila mascherine chirurgiche da 60 centesimi l’una. La maggior parte (541.657 per un costo di 324mila euro) serviranno agli studenti che le useranno una volta sola.
Molti di meno – ma dal costo complessivo quasi uguale (308mila euro) visto che serviranno per 20 giorni – i 25mila dispositivi di protezione destinati ai bidelli e al resto del personale Ata. La fetta più ampia di risorse (2,1 milioni) servirà a proteggere i 180mila commissari d’esame, chiamati anche loro a 20 giorni di lavoro. Limitata invece la spesa messa a bilancio per presidi e capisegreteria (Dsga): 102mila euro che serviranno ad acquistare 8.568 mascherine.

Le risorse per le pulizie straordinarie
Per arrivare ai 39,23 milioni di euro reperiti dal decreto Rilancio bisogna aggiungere i 36 milioni destinati a igienizzare i locali. Ciascuno degli 8.006 plessi coinvolti (6.406 statali e 1.600 paritari) riceverà in media 4.500 euro. Più che sufficienti a effettuare la semplice pulizia con sostanze detergenti richiesta dal protocollo di sicurezza. Senza alcun bisogno di disinfezione. Purché l’operazione venga ripetuta al termine di ogni sessione d’esame e concentrandosi sulle superfici più toccate: maniglie delle porte e delle finestre, braccioli delle sedie, banchi e cattedre, corrimano delle scale, pulsanti degli ascensori e così via.

A settembre didattica mista o mini lezioni di 45 minuti

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Metà classe segue la lezione in aula e metà a casa. O anche: mini lezioni da 45 minuti, prevedendo quindi lo stesso organico ma con una diversa organizzazione del lavoro. Sono alcune delle ipotesi a cui sta lavorando la task force istituita al ministero dell’Istruzione e presieduta dal professor Patrizio Bianchi.

«Sono solo ipotesi di lavoro – fa notare il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli – tuttavia posso dire che fare lezioni di 45 minuti non è un problema, l’autonomia scolastica già lo prevede, è possibile modulare diversamente l’orario se si ritiene preferibile fare lezioni di 45 invece che di 60 minuti, e questo potrebbe avere un senso soprattutto se c’è metà classe in aula e metà a casa», visto che, come è noto, la lezione on line è più faticosa. Per Giannelli, comunque «a settembre è presumibile che si tornerà tutti a scuola anche se non è detto ci si rimanga senza interruzioni», a causa dell’andamento del Covid.

L’ipotesi della mini didattica con lezioni di 45 minuti, consentirebbe di dividere una classe in due gruppi che si alternerebbero, ognuno farebbe un tot ore di lezione in aula e le altre potrebbero essere fatte di materiale e lavori a distanza, oppure, mentre un gruppo fa una lezione, un altro ne fa un’altra in locali diversi (laboratori, aule magne, palestre ecc).

«Potrebbe essere una soluzione organizzativa – ragiona Pino Turi, leader della Uil Scuola – recuperando quelle ore diversamente. Bisogna avere fiducia nelle scuole e dare poche regole ma non si può pensare di farlo in una stanza del ministero, bisogna attivare la flessibilità che l’autonomia consente. Le scuole sono in grado di farlo».

Questo schema, attuabile soprattutto per i ragazzi più grandi, non verrebbe invece preso in considerazione per i bambini delle elementari. Qui la task force prevederebbe incrementi di organici, come chiedono anche i sindacati. La Cisl scuola guidata da Maddalena Gissi nel proprio studio “Ri cominciare” ha calcolato che servirebbe un incremento dell’organico di scuola dell’infanzia, primaria e Ata fino al 10%. Si tratterebbe di un organico aggiuntivo, da assumere a tempo indeterminato per l’anno scolastico 2020/21. Lo studio poi immagina il posizionamento “a scacchiera” dei banchi in aula, 1 banco/1 alunno, turnazioni mattina pomeriggio, ingressi scaglionati e modalità per l’intensificazione della pulizia degli ambienti. Filcams e Flc Cgil invece chiedono «da subito al ministero dell’Istruzione e al ministero dell’Università e della Ricerca di attivare incontri sindacali congiunti coinvolgendo Anci e Conferenza delle Regioni, perché la ripresa dell’anno scolastico avvenga in presenza, in sicurezza, con la tutela di tutto il lavoro».

Infine ieri la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina è tornata su alcune parole da lei pronunciate nei giorni scorsi che hanno suscitato polemiche. «L’imbuto di Norimberga – ha sottolineato – è una metafora sull’apprendimento molto nota nel mondo della scuola: uno studente a cui vengono ‘versate’ nozioni in testa attraverso un imbuto. L’apprendimento non funziona così, i docenti lo sanno bene, ed è ciò che intendevo dire quando ho rievocato l’immagine dell’imbuto. Ci tengo a tranquillizzare sul fatto che al Ministero non abbiamo provato ad infilare imbuti in testa ai ragazzi versandoci dei libri (liquefatti ovviamente), prima di dire che non funzioni… Magari da oggi ancora più persone parleranno del tema dei metodi della didattica, che è molto serio».

Libri di testo, il Miur aggiorna i prezzi per l’anno scolastico 2020/2021

da Il Sole 24 Ore

di Amedeo Di Filippo

Il Miur ha pubblicato il decreto di determinazione dei prezzi di copertina dei libri di testo della scuola primaria per l’anno scolastico 2020/2021, che tengono conto del tasso di inflazione programmata per l’anno 2020, pari allo 0,8%.

Le norme
Reca la data del 13 maggio il Dm n. 2 con cui il Miur provvede a determinare i nuovi prezzi di copertina dei libri di testo della scuola primaria, in attuazione della legge 719/1964, che ne prevede la fornitura gratuita agli alunni delle scuole sia statali che autorizzate a rilasciare titoli di studio riconosciuti dallo Stato. L’articolo 2 affida al ministro l’onere di modificare i prezzi anno per anno in relazione al variare dei costi, stabilire le norme per l’attuazione dello sconto e fissare i termini, le modalità e quanto altro occorra per l’acquisto e la distribuzione dei libri.

Della fornitura gratuita dei libri di testo si occupa anche l’articolo 27, comma 1, della legge 448/1992, estesa agli studenti del primo e del secondo anno dell’istruzione secondaria superiore dall’articolo 1, comma 628, della legge 296/2006. L’articolo 15 del Dl 112/2008 – modificato nel 2012 – ha imposto di individuare preferibilmente i libri disponibili in internet e di produrli nelle versioni on line, affidando agli istituti scolastici la possibilità di elaborare il materiale didattico digitale per specifiche discipline da utilizzare come libri di testo e strumenti didattici per la disciplina di riferimento.

Il comma 258 della legge 208/2015 ha istituito presso il Miur un fondo per concorrere alle spese sostenute e non coperte da contributi o sostegni pubblici di altra natura per l’acquisto di libri di testo e di altri contenuti didattici, anche digitali, relativi ai corsi d’istruzione scolastica fino all’assolvimento dell’obbligo di istruzione scolastica.

I nuovi prezzi
Il Mef ha comunicato che il tasso di inflazione programmata per l’anno 2020 è pari allo 0,8%. È rispetto a questo che il Miur ora provvede ad aggiornare i prezzi di copertina, comprensivi di Iva, dei libri di testo della scuola primaria per il 2020/2021 rispetto a quelli relativi al 2019/2020, così come definiti dal Dm 367 del 17 aprile 2019. Le variazioni sono pertanto minime, di pochi centesimi per i libri della prima classe, i sussidiari, i libri di religione e quelli per la lingua straniera, ai quali va aggiunto uno sconto non inferiore allo 0,25% per gli acquisti effettuati a carico del Miur e degli enti locali. Spetta ora alle regioni disciplinare le modalità di ripartizione dei finanziamenti previsti ai comuni, i quali provvederanno con appositi bandi.

L’adozione dei libri di testo
L’articolo 2 del Dl 22/2020 affida al ministro dell’Istruzione l’onere di adottare misure volte all’eventuale conferma per l’anno scolastico 2020/2021, nel caso in cui l’attività didattica in presenza non riprenda entro il 18 maggio 2020 ovvero per ragioni sanitarie non possano svolgersi esami in presenza, dei libri di testo adottati per il corrente anno scolastico, in deroga a quanto previsto dal Testo unico 297/1994. Il Miur è in procinto di emanare la relativa ordinanza, che dovrebbe prevedere il mantenimento dei libri di testo attualmente disponibili attraverso un atto unilaterale adottato dal dirigente scolastico, salvo casi particolari.

Resta nella disponibilità dei singoli istituti la possibilità di adottare libri o strumenti alternativi nel limite di spesa stabilito per ciascuna classe di corso, elaborare direttamente materiale didattico digitale, richiedere ai centri di produzione specializzati la trascrizione e la stampa in braille dei testi scolastici necessari per gli alunni non vedenti o ipovedenti.

È tempo di «Crescere senza distanza»

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Apprendimento ed educazione a distanza: da queste due esigenze nasce il protocollo “Crescere senza distanza. Cosa ci insegnano le esperienze dei ragazzi con patologie croniche sull’apprendimento a distanza”, siglato da ministero della Salute, ministero dell’Istruzione, Fondazione Zancan e Impresa sociale “Con i bambini”.

Il Protocollo è rivolto a bambine e bambini ospedalizzati, e successivamente dimessi, che in questo periodo di emergenza sanitaria da Coronavirus e di sospensione delle attività didattiche hanno l’accresciuta necessità di una risposta efficace ai bisogni educativi. Costretti a recarsi in ospedale per le terapie ma al tempo stesso impediti a frequentare la scuola per l’obbligato distanziamento sociale, vivono una condizione che, di fatto, rischia di amplificare le differenze e le disuguaglianze nell’accesso all’istruzione e all’educazione. Dunque, una sofferenza doppia.

L’intesa appena siglata prevede una nuova mappatura dei protocolli di insegnamento e apprendimento (teaching e learning) a distanza, per mettere a frutto quanto già si conosce e si fa per l’età evolutiva affetta da quelle patologie croniche che costringono i bambini a sperimentare “la scuola a distanza”.

L’iniziativa avrà la durata di un anno e prevede il coinvolgimento di medici, insegnanti, educatori degli ospedali, dei centri di oncoematologia pediatrica o di malattie rare e croniche e delle scuole che volontariamente hanno aderito in tutta Italia.

Saranno raccolti e studiati i protocolli in uso e tutte le esperienze italiane di scuola in ospedale e di scuola a distanza. Saranno coinvolte anche le famiglie che hanno sperimentato l’insegnamento a domicilio perché possano illustrare le proprie esperienze. Da questo studio, che prevede il coinvolgimento degli alunni di 9 classi delle scuole italiane (tre al Nord, tre al Centro e tre al Sud), nasceranno un nuovo protocollo “Crescere senza distanza” e nuove linee guida che recepiranno i cambiamenti necessari e quindi miglioreranno la qualità dell’offerta.

Una iniziativa, dunque, che consente di valorizzare le buone pratiche in grado di non aggiungere al disagio della patologia quello di un ritardo nella formazione culturale e della perdita di contatto con i propri coetanei.

«Questo Protocollo arriva in un momento delicatissimo della vita di milioni di bambine e bambini, che ha maggiormente penalizzato i più vulnerabili tra loro. A loro si rivolge dunque questo progetto che si propone di contrastare la povertà educativa nel settore specifico dell’apprendimento a distanza. Sono grata alla Fondazione Zancan per averci coinvolto in questa iniziativa che si rivolge in particolare a minori e adolescenti in condizioni di maggiore svantaggio determinato dall’allontanamento forzato dalla scuola. A loro e alle loro famiglie è necessario dare le stesse opportunità, anche se costretti a stare lontani dai propri compagni di classe e dai propri insegnanti per potersi curare. A loro va il nostro incondizionato sostegno. La salute è il risultato di un insieme di fattori di cui anche l’educazione e l’apprendimento sono parte», sottolinea la sottosegretaria di Stato alla Salute, Sandra Zampa.

«L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo – dichiara la vice ministra dell’Istruzione Anna Ascani – ha dimostrato che la scuola è fondamentale per ogni bambino e ragazzo non solo in termini di apprendimento, ma anche in termini di socialità, legami, relazioni. Per continuare a mantenere un contatto con la vita normale anche in periodi di difficoltà. Da anni il nostro sistema di istruzione, grazie al prezioso lavoro delle comunità scolastiche e del personale specializzato, ha portato avanti esperienze preziose di scuola in ospedale e di istruzione domiciliare. Questa intesa rappresenta un ulteriore importante tassello: vengono condivise buone pratiche nell’ottica di un miglioramento del sistema. La scuola funziona bene se non perde nessun alunno. Sono felice della collaborazione messa in campo, è essenziale per assicurare il rispetto dei diritti dei nostri giovani e la costruzione di una società realmente inclusiva».

«Abbiamo pensato di chiedere a ragazzi con gravi malattie, ai loro genitori, insegnanti, operatori sanitari come riescono a integrare le cure e la scuola a distanza. – spiega Tiziano Vecchiato, presidente della Fondazione Emanuela Zancan onlus -. I ragazzi e i genitori affrontano questi problemi al limite della speranza, con tutta la fiducia necessaria per fare la differenza. I ragazzi sono orgogliosi di dirci che imparano quanto valgono. Con questa forza riducono le distanze dalla vita di tutti. A breve avvieremo lo stress test con classi del nord, centro e sud per verificare le soluzioni migliori».

«Questa grande crisi – aggiunge Carlo Borgomeo, presidente di “Con i bambini” – comporta un rischio concreto per i ragazzi, per il ritardo negli studi, l’acuirsi delle criticità sociali e familiari, i risvolti di una socialità mancata. Le differenze sociali si fanno più profonde e la povertà educativa, che è mancanza di opportunità, preoccupa di più. Occorre mettere al centro degli interventi i minori, partendo dalle buone pratiche, sperimentando, creando sinergie tra istituzioni e agenzie educative, in altre parole puntando sul concetto di comunità educante. È l’obiettivo del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Questo accordo rappresenta un ulteriore passo avanti che, attraverso la verifica della replicabilità di importanti sperimentazioni in atto, punta a colmare non solo le distanze tecnologiche e di apprendimento, ma anche quelle educative e sociali».

Prima la scuola pubblica

da la Repubblica

Corrado Augias

Solo pochi giorni fa abbiamo pianto la perdita del professor Franco Cordero, carattere aspro, vasta sapienza, grande mente illuminata. Caratteristiche che determinarono, negli anni Sessanta, il suo allontanamento dall’università Cattolica di Milano: le sue idee non si conciliavano con i dogmi della Chiesa. Non è il solo caso.

Anche il filosofo Emanuele Severino – scomparso nel gennaio scorso – venne cacciato pochi anni dopo Cordero, processato dall’ex Sant’Uffizio che sentenziò l’insanabile opposizione tra il suo pensiero e il cristianesimo. Stessa sorte ha avuto Luigi Lombardi Vallauri, filosofo del diritto con cattedra a Firenze e all’Università del Sacro Cuore.

Nel 1996, dopo vent’anni d’insegnamento venne espulso dall’ateneo cattolico. Il ricorso al Consiglio di Stato venne rigettato con la motivazione che i giudici non potevano sindacare, a norma di Concordato, la decisione della Chiesa. La lesione del suo diritto venne invece riconosciuta dalla Corte europea dei diritti dell’uomo che condannò l’Italia per aver violato la libertà d’espressione di un insegnante e il suo diritto a un giusto processo.

Richiamo i precedenti perché s’è di nuovo affacciata la vecchia questione delle scuole paritarie che, dopo il flagello del Covid 19, chiedono l’aiuto finanziario dello Stato. Più precisamente chiedono detrazioni fiscali per pagare le costose rette delle scuole paritarie (in maggioranza cattoliche) mentre le scuole pubbliche sono giustamente semi-gratuite.

Parliamo di scuole medie, sia chiaro, non di università. I precedenti citati calzano però ugualmente per una ragione stabilita in Costituzione all’articolo 33 che detta: «L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento». Un professore di storia in un liceo che, in buona e informata coscienza, insegnasse che Gesù aveva quattro fratelli e alcune sorelle, come scritto nei vangeli, rischierebbe il licenziamento perché il dogma vuole Gesù figlio unigenito.

Ecco un ostacolo a considerare le scuole paritarie in linea con il dettato costituzionale che disegna la laicità della Repubblica. La richiesta di un finanziamento pubblico permanente si scontra però anche con un altro comma del medesimo articolo: «Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato». La legge, nel fissare diritti ed obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, garantisce piena libertà ed un trattamento definito “equipollente” per gli alunni.

Equipollente significa: “Di egual valore ed efficacia” (Devoto-Oli), altro non c’è.

Nei fatti la norma “senza oneri per lo Stato” non ha quasi mai trovato completa attuazione.

In un modo o in un altro vari governi sono intervenuti ad esempio per aiutare scuole paritarie in difficoltà o per finanziare la creazione di istituti privati dove mancava una scuola pubblica. È in base a questi precedenti si torna ora ad avanzare la richiesta di un finanziamento statale. Una valutazione equilibrata deve riconoscere che, nella pioggia di aiuti del “decretone” a partite Iva, avvocati, artigiani e varie altre categorie, possano rientrare anche le scuole paritarie. Il provvedimento ha stanziato per la scuola la somma complessiva di 1,5 miliardi (a fronte dei 3 gettati nella fornace Alitalia) la maggior parte legittimamente destinata alle scuole di Stato. Gli istituti paritari, se organizzati seriamente, possono svolgere un’azione benemerita ma l’aiuto dello Stato non può che avere carattere temporaneo. Il che è molto diverso dal tentativo di cogliere la drammatica situazione sanitaria per strappare un riconoscimento permanente. Le norme della Costituzione, soprattutto quando riguardano principi di fondo, possono essere interpretate in maniera benevolmente estensiva ma in nessun caso possono essere ignorate.

Quei bambini senza scuola

da Corriere della sera

Il pregevole articolo di Ferruccio de Bortoli — «un progetto per il Paese basato sul capitale umano» — richiama l’attenzione sul problema sociale della formazione del capitale umano, sollecitando «una decisa lotta alla povertà educativa».

Questa piaga sociale, con la quale conviviamo da sempre, è inaccettabile per un Paese civile, perché nega il futuro ai nostri bambini. Infatti la povertà educativa infantile è la principale contribuente ad un’altra piaga, quella dei Neet, giovani che non studiano più, che non lavorano e che il lavoro neppure lo cercano perché sono privi di un minimo bagaglio educativo. In Italia i bambini in povertà educativa prima della pandemia erano 1.200.000 (Istat). Nelle scorse settimane questo dato è stato aggiornato e la platea si è allargata di un ulteriore milione. La proposta di Ferruccio de Bortoli è quindi molto tempestiva e merita il pieno appoggio. De Bortoli sollecita «grandi imprenditori italiani a: condividere un progetto a favore della crescita del capitale umano del proprio Paese». Dal 2016 in Italia si sta realizzando un programma di contrasto alla povertà educativa minorile, fenomeno drasticamente crescente, come conferma il dato sopra riferito, soprattutto al Sud, ma ben presente anche nelle aree più avanzate del Paese. A Milano i bambini in povertà assoluta erano circa 21.000 prima della crisi, ora sono certamente aumentati di molto.

La Fondazione Cariplo sta attuando un programma triennale di 25 milioni di euro, co-finanziato con alcuni enti privati (Intesa Sanpaolo Spa, Fondazione Vismara, Fondazione Fiera di Milano) e una raccolta tramite un bando pubblico. Nel triennio questa povertà dovrà essere estirpata. Nel 2015 l’Acri, Associazione delle Fondazioni di origine bancaria, ha raggiunto un accordo con il governo, concretizzato nella legge di stabilità 2015, che ha disposto la costituzione di un Fondo alimentato da un credito di imposta sugli utili delle Fondazioni e da risorse conferite direttamente dalle stesse per un importo complessivo nel triennio 2016- 2017-2018 di 360 milioni.

Il Fondo con minori risorse, per la riduzione del credito di imposta da parte del governo, è stato replicato per il triennio 2019-2020-2021. Questa esperienza potrebbe bene integrarsi con la proposta di Ferruccio de Bortoli. L’esperienza va segnalata per diversi aspetti, innovativi. Le risorse, sono risorse private con il concorso di un beneficio fiscale pubblico. L’attuazione delle scelte strategiche di utilizzo del Fondo sono definite da un Comitato di indirizzo strategico, presieduto da un delegato del Presidente del Consiglio dei ministri e tre delegati in rappresentanza dei ministeri competenti (Mef, Istruzione, Affari Sociali). Nel comitato siedono rappresentanti di Acri e del Terzo settore. Il tavolo è paritetico: ognuna delle tre componenti ha quattro membri.

Il capitale umano

Dalla formazione passa il futuro del Paese gli imprenditori accolgano l’appello di de Bortoli per creare quel capitale umano necessario all’Italia

L’attuazione è stata affidata alla Fondazione con il Sud — citata nell’articolo di de Bortoli. Questa Fondazione, fondata nel 2005 da Acri e Terzo settore, ha un’ottima reputazione dal punto di vista operativo ed un collaudato meccanismo di governance. L’impresa sociale «Con i bambini» interamente partecipata da Fondazione con il Sud gestisce la parte operativa. Il Terzo settore e la parte pubblica propongono e realizzano gli interventi del programma. In meno di quattro anni sono stati approvati 375 progetti, impegnati 228 milioni, coinvolte oltre 600 organizzazioni, per oltre il 90 per cento del Terzo settore. Il dato che conta è che sono stati tolti dalla povertà educativa oltre 450 minori in tutte le regioni di Italia. La novità di questa esperienza è che lo Stato ha deciso di fare un passo di lato, rinunciando alla gestione degli interventi, ma mantenendo un ruolo di orientamento strategico con Acri e Terzo settore e di controllo dei risultati conseguiti. In questo intervento tutto è pubblico: dalle scelte strategiche alle procedure di evidenza pubblica per la selezione dei progetti, alla trasparenza della comunicazione degli esiti dei bandi e delle valutazioni, dalla assunzione del personale alla scelta dei fornitori. Tutto ha una logica e una dimensione pubblica, ma senza i vincoli della burocrazia pubblica. Ai «grandi imprenditori», che mi auguro rispondano all’appello di Ferruccio de Bortoli, offro questa esperienza come strumento di attuazione di un grande progetto nazionale per estirpare la povertà educativa minorile e dare anche a questi minori un futuro sereno e di piena cittadinanza attiva. Al tavolo al quale fin qui si sono seduti governo, fondazioni, Terzo settore, auspico si siedano anche gli imprenditori italiani per dare concreta attuazione ad una collaborazione tra pubblico (Stato), privato sociale (Fondazioni più Terzo settore), mercato (imprenditori).

Nell’immediato e nei prossimi anni per affrontare l’enorme domanda sociale che sarà presente nel nostro Paese questa collaborazione sarà indispensabile perché lo Stato, da solo, non sarà in grado di farvi fronte né potrà continuare ad indebitarsi. D’altro canto è tempo di ricordarsi che le democrazie liberali occidentali nelle loro Costituzioni hanno fissato tre pilastri per una democrazia sana e forte: Stato, Mercato, Comunità/Privato sociale.

Tutti speriamo che nel prossimo futuro non facile si riesca a mantenere in Italia una forte coesione sociale, unica condizione perché la nostra democrazia si salvi dagli attacchi sovranisti e nazionalisti. C’è una condizione preliminare per salvarsi se lo Stato, la politica invertirà le priorità fin qui seguite. I problemi sociali non sono l’esito dello sviluppo economico ma la loro premessa; gli interventi welfare, di contrasto alla povertà, di formazione del capitale umano sono il presupposto dello sviluppo economico non il suo esito, non il loro effetto, come hanno cercato di farci credere per anni i cantori del mercato. È la lezione che ci porta il coronavirus e che dobbiamo raccogliere immediatamente.

Riapertura scuole: ipotesi lezioni di 45 minuti. Ma decideranno i presidi

da Corriere della sera

Gianna Fregonara

Se non si possono allungare gli orari di lavoro di professori e studenti, non resta che ridurre la durata delle lezioni. Potrebbe essere questo l’uovo di Colombo per la ripresa di settembre: invece di 60, i moduli di lezione delle scuole superiori potrebbero diventare di 45. In questo caso ogni settimana i professori avrebbero a disposizione un quarto di lezioni in più. Su un orario di trenta ore settimanali, se ne potrebbero fare 40 da 45 minuti. Se la classe è divisa in due gruppi che si alternano in classe, ogni gruppo avrebbe 20 ore di lezione e le altre dieci potrebbero essere fatte di materiale e lavori a distanza.

La didattica mista

E’ una delle ipotesi su cui sta lavorando la commissione Bianchi al ministero dell’Istruzione. La decisione non è ancora presa, ma l’economista bolognese e i suoi 17 colleghi stanno sfogliando la margherita delle possibili ipotesi. Quella di una didattica mista, nel senso di metà classe in aula e metà a casa è stata scartata: tecnicamente non è fattibile perché tra l’altro richiederebbe una infrastruttura che le scuole non hanno. Senza contare la difficoltà per i professori e gli studenti nel doversi relazione con persone in presenza e in collegamento.

Più insegnanti per le elementari e le materne

Diversa la situazione per le elementari e le materne: anche perché le ore di frequenza non possono modificarsi di molto. Per questo l’idea è quella di assumere – come riporta Italia Oggi – per un anno soltanto almeno il 10 per cento di supplenti in più. La maggior parte delle classi delle primarie sono già infatti composte da pochi bambini: 25 mila addirittura hanno meno di 15 alunni e dunque non andranno divise. Sia la ministra Lucia Azzolina che la sua vice Anna Ascani hanno più volte parlato di scuole fuori dalle aule e della possibilità di avvalersi di operatori e volontari delle cooperative che già lavorano con le scuole. E’ possibile che si ampli la possibilità per i presidi di decidere in autonomia una parte del programma: fino ad oggi hanno a disposizione il 20 per cento del tempo scuola di elementari e medie per attività che possono essere offerte alla classe e gestite insieme alle cooperative (teatro, visite culturali, lingue, per citare le più diffuse), ma è sempre necessaria la presenza e la supervisione dell’insegnante.

Gli spazi mancanti

Resta l’ipotesi per i presidi di cercare nuovi spazi nelle zone vicine alle scuole per allestire aule o laboratori per poter lavorare in sicurezza con i gruppi di studenti. Saranno loro, i dirigenti scolastici, a dover gestire tutti i dettagli della ripresa nele loro scuole: a loro verrà lasciata molta libertà di interpretare le indicazioni ma anche moltissima responsabilità. Nei prossimi giorni Patrizio Bianchi incontrerà la ministra Azzolina per esporle i primi risultati: molto però dipenderà dal protocollo per la sicurezza che il ministero della Salute dovrà elaborare nelle prossime settimane.

Maturità 2020, quali sono tutte le riunioni previste: tempistica e modalità svolgimento

da Orizzontescuola

di Giovanna Onnis

L’organizzazione e le modalità di svolgimento degli esami di Stato sono disciplinate dalla specifica Ordinanza Ministeriale pubblicata in data 16 maggio 2020.

Le problematiche legate all’emergenza epidemiologica hanno determinato delle specifiche disposizioni per lo svolgimento dell’esame in sicurezza sia per gli studenti che per i docenti.

Ai fini di un corretto e regolare avvio degli esami, risultano fondamentali diverse riunioni propedeutiche agli esami stessi.

Vediamo di quali riunioni si tratta

Riunione territoriale di coordinamento

Si tratta di riunioni convocate dal Dirigente preposto all’USR, che coinvolgono i presidenti delle commissioni d’esame e i Dirigenti tecnici incaricati della vigilanza sull’esame di Stato.

Queste riunioni hanno come finalità quella di fornire opportune indicazioni, chiarimenti e orientamenti per la regolare funzionalità delle commissioni e, in particolare, per garantire uniformità di criteri operativi e di valutazione.

La partecipazione alla riunione territoriale di coordinamento, come chiarisce l’art.13 dell’OM sull’esame di Stato, costituisce obbligo di servizio per i presidenti delle commissioni.

Si tratta comunque di riunioni che potranno svolgersi in modalità telematica in relazione all’evolversi della presente situazione epidemiologica.

Riunione plenaria commissione d’esame

La riunione plenaria che interessa i commissari delle due classi abbinate nella commissione d’esame e il presidente di commissione si svolge presso l’istituto di assegnazione il 15 giugno 2020 alle h 8:30

Il presidente o, in sua assenza, il componente più anziano di età, dopo aver verificato la composizione delle commissioni e la presenza dei commissari, comunica i nominativi dei componenti eventualmente assenti all’USR, se l’assenza riguarda il presidente, ovvero al Dirigente scolastico, se l’assenza riguarda un commissario. Nella riunione plenaria il presidente, sentiti i componenti ciascuna sottocommissione, fissa i tempi e le modalità di effettuazione delle riunioni preliminari delle singole sottocommissioni.

Il presidente, durante la riunione plenaria, sentiti i componenti di ciascuna sottocommissione, individua e definisce gli aspetti organizzativi delle attività delle sottocommissioni determinando, in particolare, in base a sorteggio, l’ordine di precedenza tra le due sottocommissioni e, all’interno di ciascuna di esse, quello di convocazione dei candidati medesimi secondo la lettera alfabetica. Il numero dei candidati che sostengono il colloquio, per ogni giorno, non può essere superiore a cinque, salvo motivata esigenza organizzativa.

Al fine di evitare sovrapposizioni e interferenze, i presidenti delle commissioni che abbiano in comune uno o più commissari concordano le date di inizio dei colloqui senza procedere a sorteggio della classe.

Il presidente determina il calendario definitivo delle operazioni delle due sottocommissioni abbinate, anche dopo opportuni accordi operativi con i presidenti delle commissioni di cui eventualmente facciano parte quali commissari i medesimi docenti.

Nelle sottocommissioni cui sono assegnati candidati che hanno frequentato corsi d’istruzione in ospedale o in luoghi di cura per una durata prevalente rispetto a quella nella classe di appartenenza, il presidente organizza la riunione plenaria con la presenza anche dei docenti che hanno impartito gli insegnamenti nei corsi stessi e che siano stati nominati commissari nelle commissioni stesse.

Al termine della riunione plenaria, mediante affissione all’albo dell’istituto sede d’esame il presidente della commissione dà notizia del calendario dei colloqui e delle distinte date di pubblicazione dei risultati relativi a ciascuna sottocommissione.

Riunione preliminare sottocommissione d’esame

In ciascuna sottocommissione il presidente nomina il segretario tra i commissari facenti parte della sottocommissione, la cui funzione è quella di verbalizzare i lavori collegiali

Per garantire la funzionalità della sottocommissione in tutto l’arco dei lavori, il presidente può, inoltre, delegare un proprio sostituto scelto tra i commissari, ove possibile unico per le due sottocommissioni.

In sede di riunione preliminare tutti i componenti la sottocommissione dichiarano obbligatoriamente per iscritto, distintamente per i candidati interni ed esterni:

a) se nell’anno scolastico 2019/2020 abbiano o meno istruito privatamente uno o più candidati;

b) se abbiano o meno rapporti di parentela e di affinità entro il quarto grado ovvero di coniugio, convivenza di fatto o unione civile.

Nei casi di dichiarazione affermativa e, quindi, in presenza di situazioni di incompatibilità per l’espletamento della funzione di commissario o presidente, vengono disposte le sostituzioni necessarie, che sono stabilite dal Dirigente scolastico per i commissari e dall’USR per il presidente di commissione

Le sostituzioni sono disposte immediatamente nei casi concernenti i candidati interni e prima della sessione straordinaria nei casi concernenti i candidati esterni ammessi all’esame.

I presidenti e i commissari nominati in sostituzione di personale impedito a espletare l’incarico devono a loro volta rilasciare le dichiarazioni previste nelle lettere a) e b) dell’art.15 comma 3, come sopra riportato

Nella riunione preliminare ed eventualmente, se fosse necessario, anche in quelle successive, la sottocommissione prende in esame gli atti e i documenti relativi ai candidati interni. In particolare esamina:

a) l’elenco dei candidati e la documentazione relativa al percorso scolastico degli stessi al fine dello svolgimento del colloquio

b) le domande di ammissione all’esame dei candidati interni che chiedono di usufruire dell’abbreviazione per merito, con allegate le attestazioni concernenti gli esiti degli scrutini finali della penultima classe e dei due anni antecedenti la penultima, recanti i voti assegnati alle singole discipline, nonché l’attestazione in cui si indichi l’assenza di giudizi di non ammissione alla classe successiva nei due anni predetti e l’indicazione del credito scolastico attribuito

c) la copia dei verbali delle operazioni relative all’attribuzione e alla motivazione del credito scolastico

d) il documento del consiglio di classe

e) il documento del consiglio di classe nella parte relativa ai candidati con disabilità, individuando in particolare gli studenti con disabilità che sostengono l’esame con le prove differenziate ai sensi dell’art. 20 comma 5 del Decreto legislativo n.62/2017

f) l’eventuale documentazione relativa ai candidati con disturbi specifici di apprendimento (DSA), individuando gli studenti che sostengono l’esame con le prove differenziate ai sensi dell’art. 20 comma 13 del Decreto legislativo n.62/2017

g) per le classi sperimentali, la relazione informativa sulle attività svolte con riferimento ai singoli indirizzi di studio e al relativo progetto di sperimentazione.

Se in sede di esame della documentazione relativa a ciascun candidato venissero riscontrate irregolarità, il presidente di commissione dovrà agire in uno dei seguenti modi a seconda dei casi che si dovessero presentare:

a) qualora rilevi irregolarità insanabili, provvede a darne tempestiva comunicazione all’Ufficio III della Direzione generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione, cui compete l’adozione dei relativi provvedimenti. In tal caso, i candidati sostengono la prova d’esame con riserva

b) qualora rilevi irregolarità sanabili da parte dell’istituto sede d’esame, invita il Dirigente scolastico a provvedere tempestivamente in merito, eventualmente tramite convocazione dei consigli di classe

c) qualora rilevi irregolarità sanabili da parte del candidato, invita quest’ultimo a regolarizzare detta documentazione, fissando contestualmente il termine di adempimento.

In sede di riunione preliminare, la sottocommissione definisce, inoltre:

a) le modalità di conduzione del colloquio d’esame, in sintonia con quanto previsto nell’Ordinanza ministeriale

b) i criteri per l’eventuale attribuzione del punteggio integrativo, fino a un massimo di cinque punti, in considerazione del processo formativo e dei risultati di apprendimento conseguiti sulla base della programmazione svolta, per i candidati che abbiano conseguito un credito scolastico di almeno cinquanta punti e un risultato nella prova di esame pari almeno a trenta punti

c) i criteri per l’attribuzione della lode.

Tutte le deliberazioni assunte in sede di riunione preliminare devono essere debitamente motivate e verbalizzate.

Maturità 2020: oggi Uffici Scolastici pubblicano elenchi regionali Presidenti

da Orizzontescuola

di redazione

Maturità 2020: oggi gli Uffici Scolastici regionali pubblicano gli elenchi regionali dei Presidenti, dai quali si attingerà per la nomina nelle commissioni.

Ci saranno abbastanza Presidenti?

Dopo gli avvisi dei giorni scorsi, già l’Ufficio Scolastico di Molise e Puglia hanno comunicato di aver completato la rosa di Presidenti necessaria a formare la commissione e di avere anche un ventaglio di nomi a disposizione per eventuali sostituzioni. Vedremo come sarà andata nelle altre regioni.

Ordine di nomina

Dirigente scolastico di istituto statale di istruzione secondaria di secondo grado, di Convitto nazionale o di Educandato Femminile, di Istituto statale nel quale funzionino corsi di studio di istruzione secondaria di secondo grado, incluso nell’elenco regionale dei Presidenti.

Dirigente scolastico preposto ad istituti statali di istruzione primaria e secondaria di primo grado, incluso nell’elenco regionale dei Presidenti.

Docente con rapporto di lavoro a tempo indeterminato di istituto statale di istruzione secondaria di secondo grado, con almeno 10 anni di servizio, compreso in graduatoria di merito nei concorsi per dirigente scolastico nella scuola secondaria di secondo grado, incluso nell’elenco regionale dei Presidenti.

Docente con rapporto di lavoro a tempo indeterminato di istituto statale di istruzione secondaria di secondo grado, con almeno 10 anni di servizio, che abbia svolto per almeno un anno, nell’ultimo triennio, compreso l’anno in corso, l’incarico di dirigente scolastico, incluso nell’elenco regionale dei Presidenti.

Docente con rapporto di lavoro a tempo indeterminato di istituto statale di istruzione secondaria di secondo grado, con almeno 10 anni di servizio, che abbia svolto per almeno un anno, nell’ultimo triennio, compreso l’anno in corso, l’incarico di collaboratore del dirigente scolastico, incluso nell’elenco regionale dei Presidenti.

Docente con rapporto di lavoro a tempo indeterminato di istituto statale d’istruzione secondaria di secondo grado, con almeno 10 anni di servizio di ruolo, incluso nell’elenco regionale dei Presidenti e provvisto di laurea quadriennale o specialistica o magistrale.

Docente con rapporto di lavoro a tempo indeterminato di istituto statale d’istruzione secondaria di secondo grado, con almeno 10 anni di servizio, incluso nell’elenco regionale dei Presidenti e non provvisto di laurea quadriennale o specialistica o magistrale.

Dirigente scolastico di istituto statale d’istruzione secondaria di secondo grado, di Convitto nazionale o di Educandato Femminile collocato a riposo da non più di tre anni, incluso nell’elenco regionale dei Presidenti.

Dirigente scolastico di istituto statale d’istruzione del primo ciclo, collocato a riposo da non più di tre anni, incluso nell’elenco regionale dei Presidenti.
Docente di istituti statali di istruzione secondaria di secondo grado, collocato a riposo da non più di tre anni, incluso nell’elenco regionale dei Presidenti.

Maturità, Ministero corregge refusi apparsi su Ordinanza del 16 maggio

da Orizzontescuola

di redazione

Nota 7768 del 18 maggio 2020 del Ministero dell’istruzione riguardante la correzione di alcuni refusi sull’Ordinanza ministeriale n. 10 del 16 maggio 2020 sugli Esami di Maturità.

Il Ministero segnala i seguenti refusi nel testo del provvedimento, da intendersi come segue:

1– all’articolo 10, comma 7, lettera b), leggasi “per la classe quinta non frequentata” anziché “per la classe quarta non frequentata”;

Il riferimento riguarda il credito scolastico

“nei casi di abbreviazione del corso di studi per merito, il credito scolastico è attribuito dal consiglio di classe, per la classe quarta non frequentata, nella misura massima prevista per lo stesso, pari a ventidue punti”

Un altro refuso è nel paragrafo relativo agli esami dei candidati con disabilità

2– all’articolo 19, comma 8, secondo periodo, leggasi “si applicano le disposizioni di cui all’articolo 10”, anziché “si applicano le disposizioni di cui all’articolo 11”.

“Relativamente allo scrutinio finale dell’ultimo anno di corso, si applicano le disposizioni di cui all’articolo 11. ”

Nota

L’ordinanza del 16 maggio 2020 sugli esami di stato

Maturità 2020, alunni sono tutti ammessi ma si potrà bocciare all’esame

da Orizzontescuola

di redazione

Il periodo di emergenza per il diffondersi del contagio da Coronavirus ha indotto il Ministero ad assumere la decisione di ammettere tutti gli studenti delle V classi della scuola secondaria di II grado all’esame. Con i voti che meritano. Si stabilirà in sede d’esame se l’alunno merita o meno la promozione.

Tutti gli studenti del V anno della scuola secondaria di II grado avranno la possibilità di sostenere l’esame

In un comunicato del 6 aprile scorso il Ministero afferma   “Il 96% dei ragazzi viene ammesso, in media, ogni anno, all’Esame finale. Quest’anno tutti avranno la possibilità di sostenere le prove, tenuto conto del periodo dell’emergenza. Ma i crediti di accesso relativi alla classe V e il voto finale saranno comunque basati sull’impegno di tutto l’anno.”

E infatti nell’ordinanza del 16 maggio 2020 si legge

“sono ammessi a sostenere l’esame di Stato in qualità di candidati interni:
a) ai sensi dell’articolo 13, comma 1 del Decreto legislativo, gli studenti iscritti all’ultimo anno di corso dei percorsi di istruzione secondaria di secondo grado presso istituzioni scolastiche statali e paritarie, anche in assenza dei requisiti di cui all’articolo 13, comma 2 del medesimo Decreto legislativo. L’ammissione all’esame di Stato è disposta, in sede di scrutinio finale, dal consiglio di classe presieduto dal dirigente scolastico o da suo delegato”

Si deroga quindi a

  • obbligo di frequenza per almeno tre quarti del monte ore annuale personalizzato, fatte salve le deroghe previste dall’art.14/7 del DP.R n. 122/2009;
  • conseguimento di una votazione non inferiore a sei decimi in ciascuna disciplina o gruppo discipline, fatta salva la possibilità per il consiglio di classe di ammettere, con adeguata motivazione, chi ha un voto inferiore a sei in una disciplina o in un gruppo di discipline valutate con l’attribuzione di un unico voto;
  • voto di comportamento non inferiore a sei decimi.
  • partecipazione, durante l’ultimo anno di corso, alle prove INVALSI
  • svolgimento delle attività di Alternanza Scuola Lavoro secondo il monte ore previsto dall’indirizzo di studi.

Una decisione che, ripetiamo, è motivata dall’emergenza sanitaria e che si riferisce esclusivamente all’ammissione.

Riceviamo in redazione segnalazioni del tipo

“alunno con pagella di insufficienze gravi in tutte le materie. Durante la DAD l’alunno ha continuato a non partecipare alle lezioni o comunque ha omesso di consegnare verifiche e compiti assegnatogli; anche dopo le dovute comunicazioni alla famiglia, il risultato è rimasto invariato”

“Circa 20 studenti nelle nostre quinte  hanno frequentato poco
o niente e quindi non saranno classificati in molte discipline. Saranno ammessi anche loro all’esame ?”
Potrebbe apparire paradossale  – queste sono le situazioni che avrebbero fatto parte di quel 4% che manca nelle statistiche del Ministero – ma anche a questi alunni bisognerà assegnare un voto di ammissione (che non può essere Non Classificato).

Ammissione all’esame non significa avere il diploma

Essere ammessi all’esame non significa “avere in tasca il diploma”.
Significa avere una possibilità – in certi casi insperata – di poter svolgere l’esame.
A contare quindi sarà lo svolgimento del colloquio e il voto che sarà assegnato a quest’ultimo che, sommato ai crediti del triennio, determineranno il conseguimento o meno del diploma.
Il voto minimo per il conseguimento del diploma rimane 60/100