Conto consuntivo 2022

La Nota 14 marzo 2023, AOODGRUF 7435, dispone per l’anno 2023, la proroga di 30 giorni di tutti i termini previsti all’art. 23, commi 1, 2, 3, 4 e 5 del Decreto Interministeriale 28 agosto 2018, n. 129.

Di seguito le nuove tempistiche:

  • entro il 14 aprile 2023, le istituzioni scolastiche predispongono il conto consuntivo e la relazione illustrativa da sottoporre all’esame dei revisori dei conti;
  • entro il 15 maggio 2023, i revisori dei conti esprimono il parere di regolarità amministrativo- contabile sul conto consuntivo con apposita relazione;
  • entro il 30 maggio 2023, le istituzioni scolastiche provvedono all’approvazione del conto consuntivo.

Alternanza scuola-lavoro, ecco come cambia: arrivano docente coordinatore e nuovi obblighi per le imprese

da OrizzonteScuola

Di redazione

Modifiche in arrivo per l’alternanza scuola-lavoro (Pcto) nel prossimo anno scolastico, come annunciato dai ministri dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, e del Lavoro, Marina Calderone.

Il loro obiettivo è aumentare la sicurezza e la qualità di queste esperienze, estendendo le protezioni Inail per studenti e insegnanti e rivedendo il formato degli istituti tecnici e professionali.

Nel 2023/24, così come segnala Il Sole 24 Ore, le aziende partecipanti ai programmi “on the job” dovranno integrare il proprio Documento di valutazione dei rischi (Dvr) con misure specifiche di prevenzione e protezione per i giovani. Il Pcto dovrà essere coerente con il piano formativo triennale e i profili di uscita degli indirizzi di studio. Per facilitare questa integrazione, verrà introdotta la figura del docente coordinatore di progettazione.

Le nuove norme rafforzeranno anche il registro per l’alternanza scuola-lavoro presso le Camere di commercio, introducendo ulteriori requisiti per le aziende ospitanti, per evitare l’insorgere di aziende improvvisate. Viene inoltre istituito un fondo per indennizzare gli infortuni mortali durante le attività formative.

Tuttavia, per l’anno corrente, l’alternanza scuola-lavoro non sarà un requisito per l’esame di maturità, a causa di una norma introdotta alla fine del 2022. Nonostante ciò, l’alternanza scuola-lavoro sarà presa in considerazione durante l’orale, con una breve relazione e/o un elaborato multimediale.


Nomine commissari esterni maturità 2023, in settimana la pubblicazione. Studenti e docenti in attesa delle Commissioni

da La Tecnica della Scuola

Di Lucio Ficara

Tra poco più di 20 giorni inizieranno, con le riunioni plenarie, gli esami di maturità 2023. La prima prova scritta, quella del tema di italiano, è fissata per le ore 8,30 di mercoledì 21 giugno 2023, seguirà il giorno successivo, il 22 giugno 2023, la seconda prova scritta che cambia a seconda dell’indirizzo della scuola. Nel frattempo cresce l’attesa snervante, per studenti e docenti, di conoscere i nomi dei commissari esterni e del presidente di commissione. Da lunedì 29 maggio inizia la settimana che dovrebbe essere quella prefigurata per la pubblicazione dei nominativi dei presidenti e dei commissari esterni, giorno presumibile è mercoledì 31 maggio.

Le due prove scritte tornano ad essere entrambe ministeriali

l 21 e 22 giugno 2023 oltre mezzo milione di studenti sarà alle prese con le due prove scritte predisposte a livello ministeriale e inviate tramite plico telematico alla medesima ora in tutte le scuole. Tali prove scritte saranno seguite, tra la fine di giugno e le prime due settimane di luglio, dall’ultima prova del colloquio. La prova del colloquio sarà predisposta, con apposito calendario, dalla Commissione d’esame. Quindi per la prima volta, dopo lgli esami 2019/2020, 2020/2021 e 2021/2022, gli scritti tornano ad essere a carattere nazionale, ad eccezione degli istituti Professionali di nuovo ordinamento. Sarà vietato l’uso dei telefoni cellulari, smartphone, smartwatch e qualsiasi apparecchiatura capace di collegarsi con l’esterno o l’interno dell’edifico scolastico.

La prima prova è il tema di italiano. Ha una durata massima di sei ore e si potrà scegliere tra sette diverse tracce che fanno riferimento agli ambiti artistico, letterario, storico, filosofico, scientifico, tecnologico, economico, sociale. La seconda prova riguarda le discipline che caratterizzano il corso di studi, in particolare latino al Liceo classico, matematica al Liceo scientifico, economia aziendale per gli Istituti tecnici del Settore economico indirizzo “Amministrazione, Finanza e Marketing”, progettazione, costruzioni e impianti per l’indirizzo “Costruzioni, Ambiente e Territorio”, sono solo alcune delle materie scelte per la seconda prova scritta dal decreto emanato il 25 gennaio 2023 dal Ministro Giuseppe Valditara.

Presto la pubblicazione delle Commissioni

Per consentire lo svolgimento dell’esame di Stato 2022/2023 del II ciclo di Istruzione il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha dovuto allestire circa 14 mila Commissioni d’esame. In buona sostanza gli studenti iscritti a poter sostenere l’esame, salvo non ammissioni dell’ultimo istante, saranno un numero superiore alle 500 mila unità per un numero di commissioni di circa 14 mila. In media ogni Commissione dovrà esaminare circa 37 studenti, ovviamente ci saranno Commissioni più articolate e con un maggior numero di candidati, mentre altre con numeri più ridotti.

I numeri ufficiali e la pubblicazione dei nominativi di Presidenti e Commissari esterni sono previsti per la prossima settimana, dal 29 maggio al 3 giugno. Giorni presumibili potrebbero essere mercoledì 31 maggio o giovedì 1 giugno.


Anno di formazione e prova. Procedura per lo svolgimento del test finale

da La Tecnica della Scuola

Di Salvatore Pappalardo

L’ART. 44 del decreto 36 nel modificare l’art. 13 del decreto 59/2017 nel definire la modalità dell’anno di formazione e prova e del test finale e della successiva immissione in ruolo, ha introdotto un test finale volto ad accertare come si siano tradotte in competenze didattiche pratiche le conoscenze teoriche disciplinari e metodologiche.

Quando si svolge

Al termine dell’anno scolastico di svolgimento del percorso di formazione e periodo annuale di prova in servizio, nell’intervallo temporale intercorrente tra il termine delle attività didattiche – compresi gli esami di qualifica e di Stato – e la conclusione dell’anno scolastico, il Comitato è convocato dal dirigente scolastico per procedere all’accertamento e alla valutazione degli obiettivi di sviluppo delle competenze di natura culturale, disciplinare, pedagogica, didattico-metodologica e relazionale, acquisite dal docente in anno di prova tradotte in competenze didattiche pratiche.

In cosa consiste il test

Il test finale sottoposto al docente, consiste nella discussione e valutazione delle risultanze della documentazione contenuta nell’istruttoria formulata dal tutor accogliente e nella relazione del dirigente scolastico, con espresso riferimento all’acquisizione delle relative competenze, a seguito di osservazione effettuata durante il percorso di formazione e periodo annuale di prova. Per le finalità e per la strutturazione dei momenti osservativi a cura del docente tutor e del dirigente scolastico, è stato predisposto l’allegato A al decreto 226 del 16 agosto 2022

Superamento dell’anno di prova e del test

Il dirigente scolastico, sentito il parere del Comitato di valutazione, obbligatorio ma non vincolante in quanto se ne può discostarsene con atto motivato, procede alla valutazione del personale docente in percorso di formazione e periodo annuale di prova in servizio. In caso di superamento del test finale e di valutazione positiva del percorso di formazione e periodo di prova in servizio, il dirigente scolastico emette provvedimento motivato di conferma in ruolo

Mancato superamento del test finale

In caso di mancato superamento del test finale e di valutazione negativa del percorso di formazione e periodo annuale di prova in servizio, il dirigente scolastico emette provvedimento motivato di ripetizione del periodo di formazione e di prova, indicando gli elementi di criticità emersi ed individuerà le forme di supporto formativo e di verifica del conseguimento degli standard richiesti per la conferma in ruolo.

2.600 scuole chiuse in dieci anni. Altre 1.200 nei prossimi cinque. Quale futuro per il nostro paese?

da Tuttoscuola

Chiuso per mancanza di alunni. Sembra segnato il destino della scuola italiana. Le culle vuote degli ultimi anni sono già diventate banchi vuoti e infine edifici scolastici chiusi, per ora soprattutto nelle scuole dell’infanzia e della primaria. Ma l’ombra della chiusura si sta già allungando anche sulle scuole medie e presto sulle superiori. Le classi, insomma, si svuotano e le scuole finiscono per chiudere i battenti.

I numeri, inediti, fanno rabbrividirenegli ultimi dieci anni – secondo una ricerca di Tuttoscuola, elaborata su dati ufficiali pubblicati sul sito del Ministero dell’Istruzione e del Merito – in Italia sono state sbarrate le porte di oltre 2.600 scuole, solo nel segmento delle scuole dell’infanzia e primaria (alunni tra 3 e 11 anni). E nei prossimi cinque anni si può stimare che ne chiuderanno almeno altre 1.200, tra statali e paritarie. Del resto – secondo le stime dello stesso ministro Valditara – fra dieci anni dai 7,4 milioni di studenti del 2021 si scenderà a poco più di sei milioni, al ritmo di 110-120.000 ragazzi in meno ogni anno.

A questo fenomeno della chiusura di molte scuole causata dal calo demografico il Guardian, la prestigiosa testata britannica, ha dedicato nei giorni scorsi una particolare ricerca, avvalendosi anche del contributo di Tuttoscuola che ha fornito, in proposito, alcuni dati.

Stimolati dalle osservazioni del Guardian, Tuttoscuola ha ampliato la ricerca all’intero territorio nazionale, raccogliendo e comparando, da un anno a quello successivo, i dati delle scuole dell’infanzia e delle scuole primarie, statali e paritarie, già direttamente interessate alla chiusura delle scuole. Il servizio integrale sarà pubblicato nel numero di giugno della rivista Tuttoscuola.

Le scuole italiane stanno scomparendo come i ghiacciai che si sciolgono”, spiega Giovanni Vinciguerra, direttore di Tuttoscuola. “L’acqua è la fonte della vita e le scuole sono essenziali per la società, la similitudine è fondata. Le cifre sono davvero impressionanti e il fenomeno è solo all’inizio”. Un Paese che deve chiudere le proprie scuole – non una qui e lì, ma migliaia in maniera sistematica nell’arco di un decennio – quale futuro ha? La chiusura di una scuola è una misura estrema, e assume anche un significato simbolico. Non si tratta solo di meno alunni nelle aule, o di ridurre il numero di classi. Sbarrare per sempre il portone di una scuola, con le aule colorate, la palestra e le altre strutture, nelle quali non entreranno più alunni schiamazzanti né insegnanti, né bidelli, è molto di più: significa spegnere una comunità. Vuol dire che la crisi demografica sta mordendo la carne viva della scuola e della società, ne sta minando l’impianto organizzativo. Con minore possibilità di scelta e minore prossimità di servizi per le famiglie, peraltro sempre meno numerose. Insomma, quando una scuola chiude è un brutto presagio.Ecco perché il dato di circa 4 mila scuole chiuse sul territorio nazionale tra il 2015 e il 2030, già in larga parte consuntivato, si può considerare drammatico. E deve stimolare a pensare “lungo”, “largo” e “profondo” in termini di riprogettazione del sistema scuola, dalla didattica (coinvolgente, laboratoriale, personalizzata, mirata a sviluppare creatività e pensiero critico) al modello organizzativo e di funzionamento (da semplificare e normalizzare, avvicinandolo a quello di altre organizzazioni complesse): cercando di trasformare il fenomeno drammatico di riduzione di taglia (che ha l’unico vantaggio di liberare risorse) in una opportunità di rinascimento, in vista di una auspicabile futura ripresa demografica che trovi una scuola rinnovata e più forte.

Culle vuote, banchi vuoti, classi vuote… Scuole chiuse

da Tuttoscuola

È questa la preoccupante sequenza degli effetti del cosiddetto inverno demografico dell’Italia, iniziato nel 2009, dopo che nell’anno precedente era stato raggiunto un picco di nascite che aveva indotto ben altre prospettive.

Invece, la denatalità è continuata senza interruzione, toccando il record negativo di nascite dall’unità d’Italia nel 2019, record poi di nuovo superato, perché i nati nel 2021 sono stati appena 399.431, in diminuzione dell’1,3% rispetto al 2020 e quasi del 31% rispetto al 2008.

Gli Stati Generali sulla natalità, tenutisi a Roma la settimana scorsa, alla presenza di esponenti politici, rappresentanti delle istituzioni e anche con l’intervento di Papa Francesco, hanno affrontato la complessa questione, convenendo sulla necessità che vengano adottate soluzioni strutturali in una logica di sussidiarietà.

Potrebbe essere presa ad esempio la Francia che circa vent’anni fa aveva lo stesso problema della denatalità, ma che aveva introdotto nuove drastiche misure strutturali che hanno contribuito decisamente a fermare quel calo di nascite, portando la Francia ad avere il tasso di maggiore fertilità tra i Paesi OCSE ed europei dall’inizio degli anni 2000.

Si è trattato di misure sintetizzabili in questi termini:

  • Servizi: un sistema completo e integrato per l’infanzia
  • Gestione del tempo: un vero part time
  • Trasferimenti e agevolazioni: la generosità del quoziente familiare
  • Politiche stabili e generose: la fiducia che serve alle famiglie

Attualmente l’elevato tasso di fecondità in Francia ha bloccato la denatalità e aumentato la crescita del numero dei nati.

L’Italia, adottando misure strutturali analoghe, potrebbe invertire gradualmente la tendenza, riempire le culle, i banchi e le classi, riducendo il rischio di chiusura di scuole.

Le migliori previsioni ipotizzano l’obiettivo di 500mila nascite per il 2033.

Ma ci vorrà molto tempo, troppo tempo per vedere risultati concreti, mentre le scuole continueranno a chiudere (almeno altre 1200 entro il prossimo quinquennio), mentre oltre 2.600 scuole hanno già chiuso nell’ultimo decennio.

La scuola non può aspettare: occorre intervenire con urgenza nella riorganizzazione della rete scolastica, rivedendo i parametri fissati quindici anni fa, nella stagione delle “vacche grasse”. Senza tergiversare.

Educare alla sostenibilità. Una guida per fare scuola con l’Agenda 2030

Lunedì 29 maggio 2023 alle 9 presso la Sala “Aldo Moro” del Ministero dell’Istruzione e del Merito si terrà la presentazione di “Educare alla sostenibilità. Una guida per fare scuola con l’Agenda 2030”. La pubblicazione è il risultato del lavoro di ricerca-azione svolto nell’ambito del progetto “Guid@genda per la sostenibilità”, a cura della Rete nazionale Scuol@agenda 2030, beneficiaria del finanziamento ministeriale “Educazione della cittadinanza attiva, della legalità e del rispetto” 2020.
I risultati saranno presentati dai professori Ermelinda De Carlo e Marco Piccinno. Interverranno il Dirigente Tecnico del Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione, Caterina Spezzano, e la Dirigente Scolastica del IV Circolo Lecce, scuola capofila del progetto, Tiziana Faggiano. Parteciperanno delegazioni delle scuole della Rete, composte da dirigenti, docenti, alunni e genitori.
Sarà possibile seguire l’evento in diretta streaming sul canale Youtube del Ministero.

Dalla parte della conoscenza

Dalla parte della conoscenza

di Giovanni Fioravanti

La cultura della destra, la cultura della sinistra, la cultura della chiesa, la cultura delle minoranze, la cultura della gente credevo che stessero tutte dentro ad uno stesso contenitore, forse più che recipiente, diciamo, universo.

Che fossero il contesto, i contesti delle vite terrene, che stanno dentro e fuori di noi, in cui si è immersi e da cui si emerge.

Il farsi una cultura pensavo che fosse il nuotare in questi oceani, a volte stagni o forse piscine. Mi pareva che l’idea di una collisione tra  culture fosse questione da crociate, anzi fosse addirittura il negare la propria natura di cultura per trasformarsi, per usare antichi linguaggi, in sovrastruttura, qualcosa di artefatto che perde  le caratteristiche e i connotati della cultura, semmai per divenire  catechismo, ideologia, visione parziale del mondo che si contraddice col respiro e l’apertura propria della cultura.

La cultura è la pratica di un valore e non esibisce etichette, quel valore si chiama conoscenza. Non accetta abiti cuciti addosso che finirebbero per sterilizzarla, cosa che non è possibile, perché la conoscenza è prolifica e produce sempre altra conoscenza. 

Che senso ha costruire isole di cultura destre e sinistre che siano, se non inaridire il fiume della conoscenza, che mentre scorre genera altra conoscenza. Pretendere un’egemonia che rischia la sua fragilità appena viene a contatto con il divenire del tempo e dei valori.

Indossare i panni del domatore in gabbia con il cerchio e la frusta per addomesticare una folla riluttante, distratta e deviata da pericolose sirene.

Ha il senso della propaganda che brucia i cervelli, l’inganno della manipolazione, la vendita di merce avariata ad una clientela di bocca buona.

Culture statiche, conservate in bacheche, che si pretenderebbe di far uscire dai loro tabernacoli per consegnarle ai nuovi sacerdoti perché diffondano il verbo, convinti che altre religioni hanno occupato gli interstizi mentali del popolo, di una massa che pensa per procura ed ora potrebbe essere affascinata da nuovi procuratori a cui delegare i loro pensieri.

In questa rincorsa ad accaparrarsi una egemonia nella mente collettiva c’è un vizio d’origine, il vizio dell’ignoranza che è l’avversaria della conoscenza. 

È da tempo ormai che indifferenza e diffidenza coltivano la cultura dell’ignoranza come approdo sicuro, lontano dai saperi colti dei radical chic, solitamente quelli di sinistra. Poi c’è il sapere dogmatico, tipico delle chiese e delle religioni, ma quelli sono saperi più identitari con i quali maggiore è la familiarità.

In queste condizioni diventa arduo parlare di conoscenza, di capitale umano, di secolo della conoscenza, di Europa della Conoscenza.

Qui siamo all’analfabetismo. E ciò che più preoccupa è quello che viene dopo. Le nuove generazioni, chi deve formarle, quali adulti, quali famiglie, quali istituzioni educative. Quale scuola.

Imparare, apprendere, istruirsi per divenire cittadini della cultura, per essere egemoni della cultura anziché esserne egemonizzati. Ricevere il testimone per continuare la narrazione che altri hanno compiuto della nostra storia di uomini e di donne, dei suoi miti e dei suoi simboli.

Ciò che chiamiamo educazione con termine improprio è il nostro  ingresso nella cultura, la chiamata a divenire protagonisti delle pagine che la cultura scrive, a continuare quella narrazione che ora dipende anche da noi. Cultura come coltivazione di saperi, come somma dei saperi che nel corso dei secoli l’uomo ha messo a disposizione di sé, È quello che ci serve a stare insieme, a cercare di progredire a condivide la cultura come condizione della nostra convivenza.

II tema della contesa oggi sono invece le culture, quelle plurali, i saperi di cui ognuno è portatore. Il sapere non è mai un punto di arrivo, ma un punto di partenza, per andare oltre per ricercare, è per questo che la cultura si fa narrazione. Quella narrazione che noi abbiamo ingessato, smembrato, inaridito nelle discipline, nelle materie scolastiche, come abbiamo svilito, impoverito l’incontro con la cultura, l’ ingresso nella cultura con i nostri riti scolastici, con il nostro giocare con le parole educazione, istruzione, formazione, calpestando il vero significato della cultura, parola ampia e dinamica, mai paga di sé.

I rigurgiti egemonici culturali non possono che preoccuparci, come segnali di un arretramento pericoloso di valori e di civiltà, come segno di un’insipiente ignoranza che si appresta a spostare all’indietro il futuro, a rinchiudere le menti tra gli steccati dell’antico.

Come se la scienza fosse un convitato di pietra della cultura, una presenza inquietante, nemica del proprio paradigma coniugato al passato remoto, prima che le conquiste della  ricerca spuntassero le armi ai nemici della società aperta.

A meno che si confonda la cultura con gli occhiali che si indossano e si pretendesse che tutti fossero miopi allo stesso modo. Imporre i propri occhiali agli altri, convinti che solo questi consentono universalmente di percepire la realtà. Allora non è più questione di cultura è piuttosto questione di imbonitori, di Dulcamare dei tempi moderni.

La cultura come ingegneria sociale, come igiene del pensiero collettivo, anestetico per procurarsi la sintonia tra governanti e governati.

Ma farsi paladini di una cultura conservatrice piuttosto che illuminista ha più a che fare con l’ignoranza che con la conoscenza.

Edgar Morin ci ricorda che conoscere vuol dire negoziare, lavorare, discutere, battersi con l’incognito che si ricostruisce senza sosta, giacché ogni soluzione di un problema produce una nuova questione. Così come il progresso della scienza è un’idea che implica in se stessa incertezza, conflitto e gioco. Non si può assolutamente porre in alternativa progresso e regresso, conoscenza e ignoranza.

Chi pone la cultura in alternativa pretendendo di possederne l’egemonia si pone di traverso ad ogni progresso della cultura stessa, dimostrando di ignorare o temere la complessità che da sempre è compagna di strada del progresso e della conoscenza. 

Per dirla, prendendo in prestito il lessico del pensiero tedesco da Herder a Weber, più che di fronte a questioni di “Kultur” ci troviamo ancora una volta a fare i conti con un problema di “Zivilisation”.

Adobe migliora l’accessibilità dei PDF

Adobe migliora l’accessibilità dei PDF con la nuova API Auto-Tag basata sull’intelligenza artificiale
Disabili.com del 27/05/2023

La nuova API Auto-Tag aiuterà le aziende ad automatizzare il processo di rendere i PDF più accessibili a persone con disabilità e che utilizzano gli screenreader

La tecnologia, forse più rapidamente di altri strumenti, si adatta alle esigenze di utenti con diverse abilità. E’ di questi giorni la notizia che Adobe ha rilasciato una nuova API che aiuta a rendere accessibili i file in formato PDF in tempi estremamente rapidi. La nuova API Auto-Tag per l’accessibilità di Adobe PDF è basata sull’intelligenza artificiale, e aiuterà ad automatizzare processi di “resa accessibile” dei PDF in maniera estremamente rapida.

3 TRILIONI DI DOCUMENTI PDF NELMONDO
Per comprendere la portata di questa novità, basti pensare che nel mondo circolano circa tre trilioni di documenti PDF, ormai il formato di file dei documenti per eccellenza: si tratti di certificati di qualsivoglia natura, accordi legali, permessi scolastici.
Attualmente, calcolano da Adobe, oltre il 90% dei trilioni di documenti PDF in circolazione oggi sono almeno parzialmente inaccessibili alle persone con disabilità soprattutto della vista, apparendo vuoti, sfocati o come righe di testo distorte.

ACCELERARE L’ACCESSIBILITÀ CON L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Finora per rendere accessibili i documenti PDF era necessario un processo manuale, dispendioso in termini di tempo ma anche di risorse, che richiedeva formazione ed esperienza approfondite. I primi ad adottare la nuova API di Adobe stanno ora automatizzando il 70-100% del processo e riducendo fino al 100% il tempo necessario per rendere ogni file completamente accessibile.
L’impatto della nuova API sembra particolarmente potente quando si tratta di documenti complessi.

COME FUNZIONA
La nuova API PDF Accessibility Auto-Tag di Adobe utilizza Adobe Sensei, il framework di apprendimento automatico e intelligenza artificiale di Adobe, per automatizzare il processo di tagging delle strutture di contenuto PDF: l’API “tagga” o identifica strutture presenti nel testo come intestazioni, paragrafi, elenchi e tabelle, indicando l’ordine di lettura corretto per le tecnologie assistive come gli screen reader, utilizzati da persone cieche o ipovedenti. In questo modo, le persone con disabilità sensoriali, ma anche persone con dislessia, possono navigare più facilmente nei documenti digitali.
Gli sviluppatori possono applicare rapidamente l’API a grandi quantità PDF esistenti, risparmiando tempo e budget e aiutando le loro aziende ad adeguarsi anche alle normative sull’accessibilità.

ACCELERARE L’ACCESSIBILITÀ CON L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Storicamente, rendere accessibili i documenti PDF è stato un processo manuale, dispendioso in termini di tempo, che richiedeva formazione ed esperienza approfondite. I primi ad adottare la nuova API di Adobe stanno ora automatizzando il 70-100% del processo e riducendo fino al 100% il tempo necessario per rendere ogni file completamente accessibile.
L’impatto della nuova API è particolarmente potente quando si tratta di documenti complessi. Ad esempio, prima di utilizzare la nuova API Adobe, una società finanziaria globale ha impiegato più di nove ore per rendere accessibile ogni singola presentazione. Con la nuova API di Adobe, l’azienda ha automatizzato il 70-80% di tale processo.

 PROSSIMI STEP DI ACCESSIBILITà PER ADOBE
Adobe ha inoltre annunciato due ulteriori funzionalità che saranno disponibili ad autunno:
1. Il PDF Accessibility Checker, disponibile in Acrobat tramite un’API, che consentirà alle organizzazioni di valutare rapidamente e facilmente l’accessibilità dei PDF esistenti su larga scala.
2.  Auto-Tag in Acrobat Reader offrirà ai clienti Reader esistenti un’esperienza di visualizzazione più accessibile direttamente all’interno dell’applicazione, senza costi aggiuntivi e senza doverscraicare ed installare plug-in o ulteriori download.

I PROGRESSI DELL’ACCESSIBILITÀ DEI DOCUMENTI
La strada verso una accessibilità migliore per tutti è frutto anche di una messa a sistema di competenze e saperi.
Originariamente, Adobe ha creato i documenti digitali, inventando il formato PDF. Fin dall’inizio, l’azienda ha progettato l’accessibilità nel DNA del PDF creando tag dedicati per archiviare i metadati di accessibilità e abilitando anche il supporto per screen reader direttamente all’interno di Adobe Acrobat. Adobe ha poi continuato a innovare l’accessibilità dei PDF, introducendo le funzionalità di Acrobat come la voce dei documenti e le funzionalità di leggibilità nella modalità liquida basata su Sensei per Acrobat Reader Mobile.

L’anno scorso, Adobe ha costituito il Readability Consortium in collaborazione con la University of Central Florida, Readability Matters e Google, per contribuire a rendere la lettura e la comprensione digitale uguali per tutti, mentre la ricerca su questa strada continua.

Parlamento europeo delle persone con disabilità

A Bruxelles si è tenuto il Parlamento europeo delle persone con disabilità

Disabili.com del 26/05/2023

Oltre 600 delegati con disabilità dai paesi dell’Unione Europea hanno discusso e adottato un manifesto con le richieste per l’inclusione dei cittadini con disabilità

Il 23 maggio, l’emiciclo del Parlamento europeo a Bruxelles ha ospitato il “5° Parlamento europeo delle persone con disabilità”, un evento organizzato dall’European Disability Forum al quale hanno preso parte 600 delegati con disabilità provenienti da tutta l’UE si sono riuniti per discutere il ruolo dell’Unione europea nella promozione dei diritti delle persone disabili.

 La Presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, ha dichiarato: “Il motto dell’Unione europea “Uniti nella diversità” significa che tutti devono avere l’opportunità di essere coinvolti nel nostro progetto europeo. Dobbiamo includere tutte le persone con disabilità nel nostro processo decisionale. E per questo dobbiamo rimuovere le barriere. Stiamo parlando di un quinto della nostra popolazione! I nostri diritti non possono essere solo nominali, devono essere effettivi. La nostra Europa deve essere inclusiva e accessibile a tutti.”

Nell’occasione è stato anche presentato e adottato il “Manifesto del Forum europeo della disabilità sulle elezioni europee del 2024″, contenente alcune delle priorità per le persone con disabilità che dovranno essere messe a punto dalle istituzioni europee, in linea con la Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità.
Condivide la richiesta del movimento di essere pienamente coinvolto nel processo politico: dall’avere il diritto di voto (ancora negato a molti) e potersi candidare, all’adozione di misure di accessibilità per garantire un voto libero, privato e informato . Gli elettori devono essere in grado di comprendere tutti gli aspetti del processo elettorale e dei programmi dei partiti e disporre di misure accessibili per esprimere un voto segreto.

LE RICHIESTE PER LA DISABILITA’
Il manifesto delinea anche le richieste chiave per la prossima legislatura – azioni che sono essenziali per garantire pienamente i diritti delle persone con disabilità, come:
1. Garantire che tutte le persone con disabilità abbiano il diritto di voto e il diritto di candidarsi alle elezioni europee
2. Garantire servizi incentrati sui diritti dei cittadini disabili nelle istituzioni dell’UE: una nuova direzione generale per l’uguaglianza e l’inclusione nella Commissione europea sotto la guida del commissario per l’uguaglianza; una Commissione Disabilità al Parlamento Europeo; una configurazione di uguaglianza nel Consiglio
3. Creare una nuova agenzia europea per l’accessibilità
4. Adottare una carta di disabilità a livello dell’UE, che garantisca il riconoscimento reciproco dello stato di disabilità in tutti gli Stati membri
5. Introdurre una legislazione più rigorosa per tutelare i diritti delle persone con disabilità in quanto passeggeri, in particolare il divieto di negato imbarco sui voli e un equo risarcimento in caso di smarrimento o danneggiamento di attrezzature per la mobilità durante il viaggio
6. Istituire una garanzia per l’occupazione e le competenze dei lavoratori disabili per promuovere la partecipazione delle persone con disabilità al mercato del lavoro aperto
7. Ulteriore protezione per le donne e le ragazze con disabilità, compreso il divieto di sterilizzazione forzata
8. Sostenere i cittadini ucraini con disabilità all’interno e all’esterno dell’Ucraina e garantire che il contributo dell’UE alla ricostruzione dell’Ucraina costruisca un paese più inclusivo per le persone con disabilità
9. Introdurre una legislazione per garantire la disponibilità e l’accessibilità economica delle tecnologie assistive per le persone con disabilità
10. Garantire che il prossimo bilancio dell’UE sostenga pienamente la vita indipendente delle persone con disabilità e garantisca l’inclusione della disabilità nella transizione verde e digitale.

L’elenco completo delle proposte delineate dal Manifesto si concentra sulla realizzazione di un’Unione dell’uguaglianza; diventare un’Europa più sociale; abbracciare l’accessibilità; tutelare le persone con disabilità.

Il presidente del Forum europeo sulla disabilità, Yannis Vardakastanis, ha aggiunto: “Le persone con disabilità vogliono essere cittadini a pieno titolo dell’Unione europea e la partecipazione a questo evento storico lo ha dimostrato. La volontà del movimento è chiara: le istituzioni dell’UE devono garantire che possiamo partecipare al processo democratico e alle politiche che danno forma alla nostra Unione , e devono costruire insieme a noi un’Europa inclusiva”.

Gunta Anca, vicepresidente dell’European Disability Forum, ha dichiarato:
“Uno dei motti dell’Unione europea è” Uniti nella diversità “. Le persone con disabilità sono unite e fanno parte di questa diversità: dovremmo essere inclusi e avere la libertà di vivere e di muoverci che l’Unione europea concede ai suoi cittadini”.

Pirkko Mahlamäki, presidente del comitato delle donne dell’European Disability Forum, ha commentato: “L’Unione europea, e in particolare il Parlamento europeo, ha compiuto passi significativi per migliorare i diritti delle donne. Questo evento è stato anche un promemoria della necessità di portare avanti ulteriormente le questioni specifiche delle donne con disabilità, che sono ancora soggette a pratiche contrarie alla CRPD, come la sterilizzazione forzata e hanno molte più probabilità di essere vittime di violenza”.

Elias Tebibel, presidente del comitato dei giovani dell’European Disability Forum, ha condiviso l’importanza del movimento europeo della disabilità per i giovani con disabilità: “Il tema di questo evento era costruire un futuro inclusivo, un futuro di cui i giovani saranno i leader. I responsabili politici devono garantire che abbiamo la possibilità di farlo, e che abbiamo bisogno di un’istruzione inclusiva, di società fisiche e digitali accessibili e, sì, più possibilità di essere coinvolti nel processo politico”.

G. Hooper, Mindfulness per studenti

Georgina Hooper
Mindfulness per studenti
Pensieri per nutrire la mente e ottenere risultati
TS Edizioni, Milano 2023
160 pagine
e-book
ISBN: 979-12-5471-149-1
Data di pubblicazione: 26 maggio 2023

Arriva anche la mindfulness rivolta agli studenti:
best practices per un apprendimento intelligente e positivo

TS Edizioni pubblica, anche in formato e-book, Mindfulness per studenti. Pensieri per nutrire la mente e ottenere risultati, di Georgina Hooper, pittrice australiana e docente universitaria di arte orientale.

Scrive l’autrice nell’introduzione: «Da allieva prima, e poi da insegnante, ho osservato e sperimentato approcci diversi all’apprendimento. Tra tutti, lo studio consapevole mi pare essere la metodologia più efficace. Dopo molti anni di esperienza nel campo della mindfulness, mi si sono aperti la mente e il cuore e ho concluso che non esiste un unico modo di essere un bravo studente. La via della conoscenza e dell’acquisizione di competenze è personale e deve essere trovata attraverso un graduale processo di conoscenza di sé».
Mindfulness per studenti è una raccolta di buone ispirazioni per trasformare l’apprendimento in un’esperienza positiva, anno dopo anno. Il percorso di studio assume talvolta caratteri stressanti e ansiogeni, a causa dell’incubo delle scadenze e dell’ossessione per i risultati che tolgono molto al piacere di imparare.

Continua l’autrice: «In giapponese e in cinese, la parola che rappresenta la mindfulness, 念, è composta da due caratteri: 今 che significa “ora” e 心 che significa “mente”. Un approccio consapevole allo studio svilupperà la nostra “mente ora”. Ciò significa abituarsi a stare nel “qui-e-ora” attraverso una consapevolezza del corpo, del contesto e della nostra attività cerebrale.
Quando impariamo a vivere il presente, riusciamo a preoccuparci meno del futuro – in cui dovremo affrontare esami, compiti, test – e possiamo lasciar andare il passato – con tutti i suoi
fallimenti, che minacciano costantemente la nostra fiducia. La mindfulness offre strategie di resilienza, aiutandoci a riprenderci e a risollevarci quando siamo messi alla prova o quando la nostra motivazione si affievolisce. La mindfulness preserva la nostra salute mentale e ci aiuta a distendere il sistema nervoso. La mindfulness rafforza la nostra autodisciplina e la nostra capacità di concentrazione, allenando la mente come un muscolo».

Georgina Hooper – istruttrice di mindfulness con master in terapia del benessere emotivo – guida il lettore alla scoperta della gioia dello studio suggerendo trucchi e strategie per affrontare l’inevitabile fatica dell’imparare, per trovare la giusta concentrazione e il flusso di programma, per nutrirsi in modo equilibrato e dormire a sufficienza, accettando anche il fallimento come parte del cammino verso il successo, e coltivando una curiosità permanente indispensabile alla conoscenza.

Conclude l’autrice nell’introduzione: «La mindfulness favorisce un apprendimento acuto e perspicace, piuttosto che un cervello sovraccarico di dati e informazioni. Grazie alla conoscenza di se stessi derivante dalla consapevolezza, potremo valorizzare intenzionalmente ciò che ci è utile e mettere da parte ciò che non serve più, imparando a fare scelte opportune nello studio e nella vita. Quando riusciamo ad affinare la migliore metodologia e il miglior approccio allo studio, arriviamo anche a conoscere intimamente noi stessi e a capire chi siamo: esseri umani che fanno parte di comunità locali e globali. Sono felice di poter offrire attraverso questo libro le intuizioni che ho raccolto nel mio percorso di studiosa, insegnante e praticante di mindfulness. L’atto di apprendere, grazie alla consapevolezza, può essere dilatato all’infinito e promuovere in noi un amore per la cultura che ci farà avanzare in territori che non avremmo mai immaginato di esplorare».

PNRR/Scuola 4.0: prorogare la scadenza

PNRR/Scuola 4.0: prorogare la scadenza per l’affidamento di forniture e servizi al 30 ottobre 2023

Le scuole hanno regolarmente inserito i progetti entro il 28 febbraio

Roma, 25 maggio 2023. Con una missiva inviata alla dott.ssa Carmela Palumbo, capo dipartimento del Ministero dell’Istruzione e del Merito, e alla dott.ssa Simona Montesarchio, direttrice generale dell’Unità di Missione per l’attuazione del PNRR, l’ANDIS (Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici) chiede al Ministero di prorogare al 30 ottobre 2023 la scadenza, al momento fissata al 30 giugno, per definire con atti giuridicamente vincolanti le procedure selettive dei soggetti affidatari delle forniture e dei servizi.

Precisando che le scuole hanno regolarmente seguito l’iter operativo inserendo i progetti entro lo scorso febbraio e che tali progetti sono stati validati dall’Unità di Missione a partire dalla seconda metà di marzo, l’ANDIS sottolinea come la piattaforma di gestione per le azioni ha fatto registrare ritardi, causando un rallentamento delle attività.

Prendendo atto inoltre che la scadenza per la realizzazione dei laboratori e per il collaudo è fissata al 30 giugno 2024 e che l’entrata in funzione e l’utilizzo didattico di tali laboratori è previsto per l’anno scolastico 2024/2025 chiede la proroga della scadenza, attualmente fissata al 30 giugno 2023, per definire con atti giuridicamente vincolanti le procedure selettive dei soggetti affidatari delle forniture e dei servizi.

La richiesta della proroga è stata avanzata per permettere alle scuole una scelta efficace, meditata e corretta di attrezzature, soluzioni e prodotti innovativi adeguati e funzionali all’innovazione. L’adozione della proroga – spiega l’ANDIS, non apporterebbe alcuna criticità alla gestione nazionale delle linee di investimento in esame, in quanto non sarebbero modificate le scadenze per il raggiungimento dei target e dei milestone.

Mobilità 2023, docenti che hanno ottenuto il trasferimento: chi avrà il vincolo triennale e chi no

da OrizzonteScuola

Di Nino Sabella

Nella giornata del 24 maggio 2023 sono stati pubblicati gli esiti della mobilità per l’a.s. 2023/24. I docenti soddisfatti nel movimento si interrogano adesso se siano o meno sottoposti al vincolo triennale nella scuola ottenuta, soprattutto se non era la prima preferenza.

Vincoli CCNI 2022/25

Premettiamo che i vincoli, di cui parleremo, non riguardano i neoassunti ma la totalità dei docenti (neoimmessi compresi) che hanno chiesto e ottenuto il trasferimento ovvero il passaggio di ruolo/cattedra.

E’ l’articolo 2 del CCNI 2022/25 a disporre i suddetti vincoli triennali, derivanti da specifiche disposizioni di legge e dipendenti dalla preferenza/provincia relativamente alle quali si è stati soddisfatti. Ecco quali:

  1. vincolo triennale dovuto al fatto di essere stati soddisfatti nel movimento (trasferimento o passaggio) su preferenza puntuale, ossia su scuola (a prescindere dalla provincia di provenienza), oppure nel comune di titolarità;
  2. vincolo triennale discendente dal fatto di aver ottenuto il movimento (trasferimento  o passaggio) in una provincia diversa da quella di titolarità, indipendentemente dalla preferenza relativamente alla quale si è stati soddisfatti.

Vincolo preferenza puntuale

Ai sensi dell’articolo 2, comma 2, del CCNI 2022/25, sono soggetti al vincolo triennale i docenti che presentano domanda di trasferimento o passaggio di ruolo/cattedra sia provinciale che interprovinciale e vengono soddisfatti in una delle scuole (preferenza puntuale) indicate nella domanda oppure ottengono il movimento nel comune di titolarità attraverso la preferenza sintetica “distretto sub comunale”.

Sono esclusi dal vincolo i beneficiari delle precedenze di cui all’articolo 13 del CCNI, se trasferiti (o se hanno ottenuto il passaggio di ruolo/cattedra) in una scuola fuori dal comune o distretto sub comunale dove si applica la precedenza, nonché i docenti trasferiti d’ufficio o a domanda condizionata, anche se soddisfatti su una preferenza espressa.

Vincolo movimento interprovinciale

Ai sensi dell’articolo 2, comma 3, del CCNI 2022/25, sono soggetti al vincolo triennale docenti che presentano domanda di trasferimento o passaggio di ruolo/cattedra interprovinciale e vengono soddisfatti in una qualsiasi delle preferenze indicate (scuole, comune, distretti e provincia) nella domanda.

Sono esclusi dal vincolo i docenti beneficiari delle precedenze di cui all’art. 13 – comma 1 – punto I, III, IV, VI, VII e VIII, nel caso in cui abbiano ottenuto la titolarità in una scuola fuori dal comune o distretto sub comunale dove si applica la precedenza, nonché i docenti trasferiti d’ufficio o a domanda condizionata, anche se soddisfatti in una qualunque sede della provincia chiesta.

Quando si può presentare domanda

Nell’uno e nell’altro caso sopra descritti, i docenti interessati non possono presentare domanda di mobilità (trasferimento e passaggio) nei tre anni scolastici successivi. Ciò vuole dire, ad esempio, che i docenti soddisfatti per l’a.s. 2023/24, sono vincolati per gli anni scolastici 2023/24, 2024/25 e 2025/26; tali docenti potranno presentare domanda di mobilità (trasferimento e/o passaggio) nel corso del 2025/26 per l’a.s. 2026/27.

I docenti in questione, durante i tre anni di vincolo, possono comunque presentare domanda di assegnazione provvisoria, almeno secondo le disposizioni vigenti (potranno farlo sicuramente per l’a.s. 2023/24, come emerso dai primi incontri tra MIM e OOSS per la sottoscrizione del nuovo CCNI).

Conclusioni

In definitiva, sono soggetti al vincolo triennale, ossia non potranno presentare domanda di mobilità nei tre anni successivi, i docenti che:

  • hanno ottenuto trasferimento/passaggio provinciale o interprovinciale e sono stati soddisfatti su scuola (preferenza puntuale);
  • hanno ottenuto trasferimento o passaggio nel comune di titolarità, tramite espressione della preferenza distretto sub comunale;
  • hanno ottenuto trasferimento o passaggio interprovinciale su una delle preferenze espresse, siano esse puntuali (scuola) o sintetiche (comune, distretto, provincia);

Non sono, invece, soggetti al vincolo triennale i docenti che:

  • hanno ottenuto un trasferimento provinciale su una delle preferenze sintetiche espresse (eccetto coloro i quali sono stati soddisfatti nel comune di titolarità, su una delle preferenze distretto sub comunale espressa);
  • sono strati trasferiti d’ufficio o a domanda condizionata;
  • sono beneficiari delle precedenze di cui all’articolo 13/1 del CCNI 2022/25 (con le differenze riportate nei distinti paragrafi).

Ricordiamo inoltre che i docenti neoimmessi 2022 che non hanno ottenuto trasferimento potranno presentare domanda di assegnazione provvisoria (se hanno i requisiti) e poi ancora domanda di trasferimento per il 2024/25.

La consulenza

È possibile inviare un quesito scrivendo a lallaorizzonte@orizzontescuola.it (non è assicurata risposta individuale, ma la trattazione di tematiche generali).