La DAD secondo Recalcati

La DAD secondo Recalcati

di Maurizio Tiriticco

Un articolo inutile e non corretto quello di Massimo Recalcati su “la Repubblica” di oggi. L’autore afferma che la relazione è “la condizione di ogni didattica”: da ciò deduce che “non esiste didattica a distanza”. Su tale questione ho scritto tanto (si veda edscuola.it) ed ho ricordato che la DAD esiste da sempre, ed anche nella nostra scuola: i compiti a casa!!! A fronte dei quali si oppone la “didattica laboratoriale”, ovvero del “tutto in aula”, che molti insegnanti praticano e non da oggi. E liberano così genitori e figli dal flagello – in molti casi – dei compiti pomeridiani.

Recalcati afferma anche che occorre favorire l’interdisciplinarietà! Un vocabolo che, invece – come soleva ricordare Mario Alighiero Manacorda – è una vera e propria “volgarietà”. In effetti, chi se ne intende parla di interdisciplinarità, ed anche di pluridisciplinarità, multidisciplinarità, transdisciplinarità. Vocaboli che alludono ad attività di insegnamento/apprendimento diverse e non omologabili. E che sono note ai nostri migliori insegnanti. Ed ancora Recalcati insiste sulla necessità di “abolire definitivamente un uso solo sadicamente numerologico della valutazione ancora oggi tristemente diffusa anche nei licei più rinomati del nostro Paese”. E perché non anche nei meno rinomati – stando al suo pensiero – istituti tecnici e professionali?

Ma Recalcati non sa che, in materia di valutazione, le istituzioni scolastiche, in forza della loro autonomia, tra le competenze che sono loro riconosciute, “individuano inoltre le modalità e i criteri di valutazione degli alunni nel rispetto della normativa nazionale ed i criteri per la valutazione periodica dei risultati conseguiti dalle istituzioni scolastiche rispetto agli obiettivi prefissati”. Si veda il comma 4 dell’articolo 4 del dPR 275/99 relativo al “Regolamento recante norme in materia delle istituzioni scolastiche ai sensi dell’art. 21 della legge 15 marzo 1997, n. 59”. Ne consegue che l’esercizio della valutazione non è una clava che si abbatte su insegnanti ed alunni, ma una varabile di una serie di attività molto articolate e complesse. Su cui ho scritto tanto!

Ma dirò di più: che, per rendere più attivo, produttivo e appagante l’insegnare ad apprendere, sarebbe anche possibile realizzare in aula con una data classe d’età una vera e propria codocenza! Che dire, ad esempio, di un insegnante di storia, un altro di lettere, un altro di tedesco e/o di francese compresenti, quando con una classe di alunni si affronta il Romanticismo? Su questa materia si veda, ad esempio, “Dalla compresenza alla codocenza”, a cura di Cosimo Scaglioso, Maurizio Tiriticco e Mario Bracci, edito dalla Tipografia. Valdarnese, di S. Giovanni V.no (AR). Si indicano attività in forza delle quali la didattica laboratoriale è più che soddisfatta! Anche per soddisfare il principio del “tutto in aula”. Mah! A volte mi chiedo: perché molte persone parlano e scrivono su tutto e di tutto? Mi piace loro ricordare quel motto latino che recita: “Sutor! Ne ultra crepidam”!

Concorso docenti Religione

Al via il Tavolo di lavoro congiunto tra il Ministero dell’Istruzione (MI) e la Conferenza Episcopale Italiana (CEI) per l’approfondimento delle diverse tematiche che riguardano l’insegnamento della Religione Cattolica e per la definizione dell’intesa sul prossimo concorso per gli insegnanti di Religione previsto dal decreto scuola approvato lo scorso dicembre.
Questa mattina la prima riunione, che si è svolta in un clima di assoluta collaborazione, alla presenza di rappresentanti del Ministero e della Conferenza Episcopale.
Il Tavolo è presieduto dalla dott.ssa Lucrezia Stellacci, consigliere della Ministra Lucia Azzolina. Il concorso sarà bandito entro il 2020. Dovrà essere però preceduto, come previsto dal decreto di dicembre, da un’intesa tra MI e CEI.
Il Tavolo seguirà l’iter dell’intesa con l’obiettivo di chiuderla in breve tempo e procedere poi con la stesura del bando. Ciò consentirà al Ministero di procedere con l’emanazione del bando di concorso nei tempi previsti per coprire i posti per l’insegnamento di Religione Cattolica che risulteranno vacanti e disponibili nell’arco del prossimo triennio. Resta fermo quanto previsto dal decreto di dicembre circa lo scorrimento delle graduatorie generali di merito del precedente concorso.

Covid-19 e alunni con disabilità, le indicazioni per le reiscrizioni alla medesima classe

da Il Sole 24 Ore

di Laura Virli

Con la nota 793 dell’8 giugno il ministero dell’Istruzione interviene per fornire alle scuole indicazioni sull’applicazione di quanto contenuto nell’articolo 1, comma 4-ter, del Dl 22/2020, da poco convertito dalla legge 41 del 6 giugno 2020.
La norma prevede che, solo per questo anno scolastico 2019/2020, a causa dell’emergenza sanitaria, i dirigenti scolastici, sulla base di specifiche e motivate richieste da parte delle famiglie degli alunni con disabilità, sentiti i consigli di classe e acquisito il parere del gruppo di lavoro operativo per l’inclusione a livello di istituzione scolastica (Glo), valutano l’opportunità di consentire la reiscrizione dell’alunno al medesimo anno di corso frequentato nell’anno scolastico 2019/2020 nel caso di mancato conseguimento degli obiettivi didattici e inclusivi per l’autonomia, stabiliti nel piano educativo individualizzato, in seguito a qualsiasi causa personale o ambientale, connessa o non connessa all’emergenza

Covid-19
Non si tratta di una non ammissione dello studente alla classe successiva.
Spetta al dirigente scolastico la decisione in un momento ineludibilmente successivo allo scrutinio. L’alunno, formalmente ammesso all’anno successivo, può essere, con provvedimento del dirigente scolastico, autorizzato alla reiscrizione al medesimo anno di corso frequentato nell’anno scolastico 2019/2020.

La procedura non si attua per gli studenti con disabilità che sostengono l’esame di Stato del primo e del secondo ciclo di istruzione, perché in questi casi, anche se è garantita l’ammissione a tutti, rimane nella possibilità della commissione di dichiarare non superata la prova, e consentire, in questo modo, la ripetizione della classe terminale.

Eventuali richieste da parte dei genitori di trattenimento di bambini con disabilità che compiono i 6 anni di età vanno esaminate dai dirigenti scolastici, come gli anni precedenti, ricordando che sono decisioni che devono avere un carattere eccezionale, che va acquisito il parere favorevole di insegnanti e specialisti di riferimento e che in nessun caso sono reiterabili oltre il settimo anno di età.


Regioni: per la data di riapertura delle scuole servono le linee guida

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

C’è anche la scuola tra i temi che nelle sc orse ore ha portato governo, ministri e tecnici del Miur a collaborare fattivamente con i governatori delle Regioni per cercare la quadra su uno dei temi più delicati della cosiddetta fase 3. Il cronoprogramma sul tavolo guarda al momento all’ufficializzazione della data di riapertura – che dovrebbe essere il 14 settembre – ma una decisione in questo senso dovrebbe venire il 25 giugno, giovedì prossimo, quando i governatori dovrebbero presumibilmente riunire la loro Conferenza in sede straordinaria.

Il problema, da quanto si è appreso, è che i presidenti di Regione non vogliono dare luce verde al giorno di riapertura delle scuole senza una contestuale approvazione delle linee guida. Linee guida, inviate a Palazzo Chigi e al Miur l’11 giugno, peraltro già anticipate dal presidente della Regione Veneto Luca Zaia.

«Presto saranno disponibili le linee guida condivise Governo-Regioni per la ripresa delle attività» scolastiche, «ma occorre un piano di investimenti per il settore», ha detto il presidente della Conferenza delle Regioni e governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini. «La scuola deve ripartire prima possibile, ma in condizioni di massima sicurezza, per questo motivo – ha sottolineato – abbiamo concordato con il Governo un ulteriore momento di confronto la prossima settimana per arrivare all’emanazione di linee guida condivise».

L’11 giugno, ha confermato Bonaccini, gli uffici delle Regioni hanno inviato alla ministra Lucia Azzolina le loro prime proposte. Si è trattato «di un contributo che ha l’obiettivo di mettere in grado quanto prima Regioni, Enti locali e istituti scolastici, nella loro autonomia, di poter “governare” in modo ordinato la fase della ripresa completa delle attività in presenza. Abbiamo comunque lanciato diversi alert al Governo».

Non lusinghiero il giudizio dell’opposizione sulla “trattativa” in corso. Per Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, «il ministero dell’Istruzione è in grave ritardo sulla scelta della data per l’avvio del nuovo anno scolastico e sulle linee guida per la riapertura di settembre. In assenza di regole nazionali, come spesso capita, le Regioni sono più concrete e arrivano prima. Azzolina e il governo dormono».

L’interesse dei territori per la scuola non passa solo per le Regioni, come conferma quanto detto dal presidente di Anci Sicilia e sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, durante un tavolo di confronto con il Miur. «Serve collaborazione per affrontare le criticità post-Covid e per consentire a settembre l’avvio dell’attività formativa nel pieno rispetto delle norme di sicurezza, assicurando -ha tenuto a evidenziare – il massimo della serenità a studenti e insegnanti».

«A scuola di prossimità», dal 22 giugno un ciclo di webinar di Indire

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Idee, esperienze e strumenti per costruire un’alleanza educativa tra scuola e territorio. Una visione di scuola della comunità che il gruppo di ricerca delle Piccole Scuole di Indire vuole approfondire attraverso una serie di webinar a partire dal prossimo 22 giugno, fino al 30 giugno.

L’iniziativa, dal titolo “A scuola di prossimità”, propone una visione della scuola non solo come una buona esperienza educativa in determinati spazi ben delineati, ma anche come una istituzione all’aperto, nella natura e nella città, stringendo un’alleanza educativa con il territorio, con gli enti locali, con le associazioni, con le famiglie e la cittadinanza. Attraverso le proposte e le testimonianze di rappresentanti del mondo della scuola e delle istituzioni, si cercherà di capire quali sono le possibilità e gli strumenti che abbiamo a disposizione per poter pensare a riorganizzare gli ambienti e l’orario delle attività scolastiche, le pratiche didattiche e gli strumenti di valutazione; pensare a moltiplicare gli spazi e i contesti per fare scuola offrendo ai bambini un “tempo pieno” di esperienze educative ricche di occasioni e di vicinanza.

Il primo appuntamento è per il 22 giugno alle ore 17, con una tavola rotonda su “Scuola e territorio: le ragioni di un’alleanza educativa” con Andrea Morniroli e Marco Rossi Doria (Forum delle disuguaglianze e delle Diversità) Cristina Giachi e Massimo Castelli (Anci), Francesco Monaco (Coordinatore Strategia Nazionale per le Aree Interne- Snai), Monica Guerra (Unimib).

Seguirà, alle ore 19, un aperitivo culturale con la presentazione del volume “L’Italia è bella dentro”, a cura del Giornalista Luca Martinelli a cui prenderà parte anche Giovanni Teneggi (Confcooperative- Referente Cooperative di comunità).

Dal 23 al 30 si susseguiranno una serie di Panel tematici che permetteranno la condivisione di esperienze e strumenti in grado di riposizionare la scuola nel quadro di una visione culturale di “scuola diffusa” dove il territorio diviene partner educativo e favorisce “un sistema formativo allargato” che beneficia di risorse che possono essere utilizzate a favore della scuola per ridefinire un nuovo curricolo.

Il 23 giugno alle ore 17, incontro su “Distanze e disuguaglianze: esperienze di inclusione con il territorio e contrasto allo svantaggio educativo”. La discussione verterà sulle testimonianze dai margini, quali sono le esperienze e gli strumenti che il territorio può offrire per contrastare l’esclusione e lo svantaggio. Parteciperanno come relatori anche Cesare Moreno (Maestri di strada), Anna Paola Specchio (Punti Luce- SavetheChildren).

Il 24 giugno a partire dalle ore 14,30 si susseguiranno una serie di webinar che avranno come tematica principale la collaborazione tra scuola e territorio e gli strumenti e le esperienze educative rispettivamente nei paesi e nelle città. Tra i relatori Galimberti e Stellari (Scuola Aperta-Comune di Milano) e Francesco Tonucci (La città dei Bambini), Pasquale Bonasora (LABSUS) e Marco Boschini – (Associazione Comuni virtuosi).

Il 25 giugno si segnala il webinar delle ore 17 “Il curricolo fuori e dentro l’aula”, si parlerà di come pensare il curricolo tra aula e territorio, quali sono le possibilità e i criteri che possiamo tenere presenti nella programmazione e quali sono gli strumenti di valutazione. Tra i relatori Rachele Furfaro (Fondazione Quartieri Spagnoli), Carlotta Bellomi (Save the Children Italia), seguiti da Giancarlo Cerini, Franco Lorenzoni (Casa- Laboratorio Cenci) , Cristiano Corsini (UniRoma Tre).

Il 26 giugno alle ore 14,30 “Educazione formale e informale: quali sono le sinergie possibili? insieme a Paolo Mottana, Giuseppe Campagnoli (Manifesto per una scuola Diffusa) e Gabriele Benassi (Usr Emilia Romagna) si discuterà su come si possano conciliare apprendimenti formali e informali nella scuola aperta al territorio. Nella sessione delle 17 le protagoniste sono le Reti: “Il curricolo in natura: l’esperienza delle reti” ci permetterà di dialogare con Rete nazionale Scuole all’aperto, Rete nazionali Bambini e Natura), Rete Scuole Naturali, Nature Rock. “Architetture educative: fare scuola nella città” è l’incontro del 29 giugno alle ore 14,30; a seguire, ore 17,30, “Sentieri didattici digitali: la tecnologia nella scuola aperta”. Insieme Francesca Antonacci (Unimib), Beate Weyland (pedagogista), la Fondazione OltrePo Pavese con le scuole del Movimento delle Piccole Scuole, Marzio Cresci (Associazione Piccoli Musei) e Alexandra Tosi (eTwinning).

Il 30 giugno alle ore 14,30 “La scuola di prossimità come cura del bene comune”, in cui si parlerà con Sabrina Lucatelli e Daniela Luisi (Riabitare L’Italia), così come con le Scuole svizzere tramite Veronica Simona (Supsi Ch) e Luisa Stornetta (Scuola Infanzia Camorino CH) anche del ruolo che possono avere le associazioni genitori nel sostenere la riorganizzazione del tempo scuola.

Il ciclo di webinar si concluderà alle ore 17,30, con “Costruire la comunità educante: il ruolo dirigente e degli organi collegiali e con i dirigenti scolastici delle piccole scuole. Per info e partecipazione consultare il sito : https://piccolescuole.indire.it/iniziative/a-scuola-di-prossimita

Didattica online e a distanza: è possibile personalizzarla?

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Negli ultimi mesi studenti e docenti di tutta Italia hanno dovuto adeguarsi a un nuovo tipo di didattica integralmente digitale e imparare a utilizzare in breve tempo le piattaforme e gli strumenti disponibili in rete per la gestione della classe.

La situazione di emergenza ha dato vita a una profonda riflessione sugli strumenti più adeguati per organizzare e gestire le lezioni ma anche sul tema centrale dei contenuti. Senza contenuti infatti non può esistere didattica. Oltre a reperire i contenuti di qualità e adatti all’insegnamento, è anche altrettanto fondamentale renderli coerenti con il proprio approccio educativo e trasmetterli in modo personale e coinvolgente, anche attraverso uno schermo.

A partire da queste riflessioni, Mr Digital ha creato BricksLab, una piattaforma di contenuti provenienti da editori scolastici che si integra con le piattaforme online per la didattica a distanza e al tempo stesso permette a studenti e insegnanti di cercare, utilizzare e aggregare contenuti diversi per tutte le materie scolastiche e creare le proprie personali playlist di contenuti.

«Mr Digital da sempre guarda la didattica da un nuovo punto di vista focalizzato sui bisogni di studenti e docenti, e in modo da individuare le soluzioni tecnologiche migliori per ogni situazione. La tecnologia a servizio della didattica rappresenta un valore aggiunto quando si adatta e risponde alle specifiche necessità di una scuola o classe» ha dichiarato Andrea Russo, vice presidente e direttore generale di Mr Digital.

All’interno di questa riflessione rientrano anche tutti gli strumenti digitali dedicati non solo alla didattica a distanza ma anche a quella in aula, come tablet, notebook chromebook e anche monitor interattivi con webcam e microfoni per la videoconferenza, che permettono ai docenti di costruire un insegnamento sempre più contemporaneo, anche alla luce delle risorse Pon stanziate dal Miur.

«È importante che il mondo dell’istruzione stia al passo con i tempi e si mantenga sempre aggiornato, la tecnologia è parte delle nostre vite e anche in ambito scolastico deve diventare uno strumento fondamentale e un alleato prezioso per la didattica», ha aggiunto Russo.

Le Regioni sulle regole: banchi più vicini e niente mascherine

da Corriere della sera

Gianna Fregonara

Un aiuto insperato al governo italiano e alla ministra Lucia Azzolina potrebbe arrivare dalla sperimentazione che il ministro dell’Education Nationale Jean-Michel Blanquer ha annunciato ieri. Per gli ultimi giorni di scuola in Francia cade il tabù del metro di distanza tra studenti: è consigliato, ma se le scuole non hanno spazi sufficienti potranno ridurre la distanza tra i banchi e far indossare la mascherina agli studenti. L’annuncio di quello che a Viale Trastevere considerano una specie di «alleato» di fatto — le due strutture si confrontano periodicamente dall’inizio della pandemia — arriva proprio nel giorno in cui il governatore del Veneto Luca Zaia divulga la proposta di linee guida per la riapertura elaborate assieme alla conferenza delle Regioni e inviate martedì a Azzolina. Una fuga in avanti come il governatore ne ha già fatte altre, in assenza di regole nazionali, alla vigilia della riunione con il ministero dell’Istruzione per decidere almeno quando si comincia: l’opzione resta il 14 settembre, che tra l’altro è anche la data in cui inizierebbero gli esami di maturità per i 17 mila privatisti. Le linee guida proposte da Zaia, fatte proprie anche dal presidente dell’Emilia-Romagna Bonaccini, prevedono che gli studenti non debbano portare la mascherina in classe, ma solo se si muovono negli spazi comuni. «Del resto già nei ristoranti fanno così», chiosa la sua assessora all’Istruzione Elena Donazzan. I governatori propongono di misurare la febbre all’ingresso: secondo gli esperti del ministero della Salute invece sarebbe meglio di no per non creare assembramenti. E infine anche le linee guida delle Regioni ricalcano le prescrizioni francesi, proponendo di ridurre un po’ la distanza tra i banchi: basterebbe garantire 2 metri quadrati (e non 4) per ogni studente. Resterebbe la distanza di 2 metri lineari con l’insegnante. A questo scenario di distanziamento ridotto starebbero pensando anche i tecnici di Viale Trastevere: la soluzione ideale sarebbe quella di rendere alternativi uso di mascherina e distanziamento, ma si aspetta il pronunciamento del Cts per decidere. Le linee guida dovrebbero prevedere tre scenari: quello della normalità con qualche regola di pulizia e sicurezza; uno scenario intermedio con distanziamento, riduzione dell’orario, divisione delle classi e turni, se aumentano i casi di contagio: è molto complicato da realizzare e demandato ai presidi, che devono disporre il piano per la loro scuola. E infine lo scenario da lockdown con didattica a distanza non più improvvisata, ma gestita con indicazioni nazionali. Se confermato, questo approccio scommette di fatto sul ritorno alla normalità. Speriamo che non sia un azzardo.

«Ora servono certezze e non esiste ancora la data del rientro a settembre»

da Corriere della sera

Maurizio Giannattasio

Milano Perché non si sono riaperte le scuole nelle regioni non toccate dalla pandemia? Perché non sappiamo nulla della task force della ministra Azzolina? «Va confermato quando si riapre perché ancora oggi non esiste una certezza. E comunque non provino a riaprirle solo dopo le elezioni del 20 settembre per decisione del ministero o delle Regioni». L’iceberg della scuola — evocato da Carlo Verdelli — preoccupa il sindaco di Milano, Beppe Sala, che non risparmia critiche al governo amico. «Per guidare macchine complesse ci vogliono persone esperte» .

Sindaco Sala, è veramente come dice Verdelli nel suo editoriale? L’Italia andrà a infrangersi sull’iceberg scuola?

«Penso di sì. Perché la scuola non solo svolge una funzione educativa fondamentale ma, e lo si vede molto bene a Milano, gioca un ruolo essenziale nel welfare e come presidio sociale. Con le lezioni a distanza ci sono state famiglie e bambini che hanno fatto più fatica o perché vivono in spazi stretti o perché non hanno il pc o magari perché hanno disabilità. Riportare i bambini a scuola vuol dire fare welfare. Che siano un presidio sociale nei quartieri è altrettanto evidente grazie ai grandi spazi e all’idea di farle vivere tutto il giorno per il quartiere. Ecco perché il tema della scuola è prioritario e ultracritico».

Si sono create ulteriori diseguaglianze?

«Assolutamente sì. Ci pensa già la vita a creare diseguaglianze, facciamo almeno in modo che non si creino da subito. Bisogna dare pari opportunità a tutti. Do per scontato che il governo cerchi di fare il meglio, però è chiaro che i Paesi competono tra loro e nella stragrande maggioranza dei casi la pausa scolastica dovuta alla pandemia non è stata lunga come in Italia. Noi non sappiamo con certezza nemmeno quando si apre. Anche questo comporterà uno svantaggio competitivo rispetto agli altri, e non mi riferisco a puri fattori economici».

Cosa chiede al governo?

«Aprire la scuola è anche una scelta politica. Non solo tecnica. Capisco che la mia regione è un territorio particolarmente funestato dalla pandemia, però qualcuno mi dovrebbe spiegare perché in Francia aprono il 22 giugno per i ragazzi fino a 15 anni e una serie di regioni italiane, praticamente non toccate dalla pandemia, non riaprono. Questa idea per cui “lo dice la scienza” e quindi si ributta la decisione sui tecnici non mi convince».

Il problema è che tecnici o politici, quella che manca è la decisione finale.

«Da quello che mi risulta la task force di Colao non è intervenuta sul sistema scuola perché c’è una task force che dipende direttamente dal ministero dell’Istruzione e dalla ministra Azzolina. Resta il fatto che i temi di cui si è occupato Colao sono diventati pubblici, mentre della task force del ministero non si sa ancora nulla. Aggiungo un altro elemento».

Quale?

«Non ci provino proprio a riaprire le scuole solo dopo le elezioni se si faranno il 20 settembre. Esistono altre soluzioni. Ad esempio il sindaco di Copenaghen mi ha detto che darà una parte degli uffici comunali alle scuole per garantire il distanziamento. Ma noi no, siamo sempre diversi. Ma essendo sempre diversi in questo caso non rischiamo di essere i peggiori?».

Prima di chiederle se Milano sarebbe disponibile a fare lo stesso, le chiedo se il riferimento che lei ha fatto più volte alla necessità di rivedere la compagine dei ministri fosse diretto alla ministra Azzolina.

«È sgradevole riferirsi a un ministro specifico, però voglio fare una riflessione generale visto che lei me lo chiede. Sa qual è l’atteggiamento sbagliato di noi politici, e dico noi? Siccome non riusciamo a fare le cose diciamo che è colpa della “macchina” che non ne permette la realizzazione. Il punto è che la macchina c’è, esiste ed è complessa. Quindi a capo delle organizzazioni ci devono essere delle persone che sanno gestire la complessità. Altrimenti c’è il rischio di grandi annunci e poi non si fa nulla. In ruoli chiave come i ministeri ci devono andare persone esperte, siano politici o tecnici».

Torniamo agli spazi alternativi. Il Comune di Milano è pronto a cedere spazi per la scuola?

«Sono disponibilissimo a ragionarci. Se mi dicessero che le scuole non aprono prima del 22 settembre, mi attiverei per trovare una soluzione per gli istituti che dipendono dal Comune. In ogni caso a Milano stiamo lavorando su due fronti. Innanzitutto le Summer school che apriranno ai primi di luglio e ospiteranno 10 mila bambini per un mese e mezzo. Abbiamo già autorizzato 130 centri estivi che si aggiungono ai nostri. In secondo luogo per la manutenzione ordinaria e straordinaria delle scuole, in particolare i tetti, abbiamo stanziato 200 milioni e abbiamo dato il via alla realizzazione di 9 nuove scuole. Cinque arriveranno a breve. Per le altre quattro abbiamo i finanziamenti e stiamo lavorando al progetto esecutivo. Non vogliamo arrenderci all’idea che non si può fare niente».

Nel nome dei ragazzi

da la Repubblica

Chiara Saraceno

S i parla tanto di futuro, di ripresa, dell’Italia che verrà, ma i bambini e bambine, le e gli adolescenti, i giovani che si affacciano ora nel mercato del lavoro continuano a essere del tutto marginali, nel migliore dei casi, nell’agenda politica. Di fatto largamente ignorati nel lungo lockdown, continuano a essere pressoché assenti dai temi affrontati dagli Stati generali dell’economia. Come se si potesse programmare il futuro senza tener conto dei loro bisogni, diritti, desideri, ignorare il modo in cui le conseguenze della pandemia, a partire dalla chiusura delle scuole, stanno incidendo sulle loro opportunità, sul loro grado di fiducia in un sistema che li ignora mentre li sovraccarica del peso di un debito pubblico sempre più enorme ed allarga le disuguaglianze. Basti pensare che nel 2019, anche se per la prima volta dal balzo in alto avvenuto nel 2009 la povertà assoluta era diminuita, essa riguardava un milione e 137 mila (l’ll,4%) minorenni. Si stima che questa cifra in questi mesi sia tornata ad aumentare in modo notevole, con conseguenze per la salute, le possibilità di apprendimento e di sviluppo.

Per contrastare l’inaccettabile marginalità, se non disattenzione, del governo ma anche dell’opinione pubblica per il benessere dei più piccoli e più giovani, nove reti e alleanze che comprendono oltre un centinaio di realtà del terzo settore, dell’associazionismo civile e del sindacato, radicate ed impegnate nel mondo della scuola, negli interventi in favore dell’infanzia e dell’adolescenza, hanno deciso di preparare insieme un documento in base al quale chiedere, con una lettera aperta, un incontro a Giuseppe Conte.

Discusso ieri in un webinar che è stato seguito da qualche migliaio di persone, il documento chiede un investimento serio nell’educazione e benessere dei bambini e adolescenti, che corregga gli squilibri. A questo scopo propone che il 15% delle risorse destinate alla ripresa sia destinato a interventi per migliorare le dotazioni scolastiche e la qualità dell’istruzione e a contrastare la povertà educativa e che venga definito in tempi un piano strategico nazionale sull’infanzia e sull’adolescenza non settoriale ma integrato, con obiettivi chiari e sistemi di monitoraggio. A queste due richieste se ne collegano altre tre. Una riguarda l’attivazione, a partire dai tenitori più svantaggiati, dei Poli educativi 0-6 anni, sotto il coordinamento del ministero dell’Istruzione, previsti dal decreto legislativo 65/20Ì7 e mai attuati né finanziati, con garanzia di accesso gratuito per le famiglie in difficoltà economica. I servizi che essi dovrebbero coordinare vanno intesi non solo come strumenti di conciliazione famiglia-lavoro, che pure andrebbero rafforzati, ma anche se non soprattutto come risorse educative per tutti i bambini e bambine e come sostegno ai genitori nella loro responsabilità educativa, a prescindere dallo status occupazionale. Attualmente la scarsità dell’offerta nella fascia 0-3 si traduce in una forte sotto-utilizzo da parte dei ceti più poveri e dei bimbi i cui genitori sono sotto-occupati e a bassa istruzione.

Una seconda richiesta, di assoluta urgenza, riguarda l’attivazione di iniziative educative di sostegno ad ampio raggio che raggiungano da subito, senza aspettare settembre, i bambini e ragazzi più colpiti dal black-out educativo e da proseguire alla ripresa delle scuole, per contrastare la dispersione scolastica e restituire la fiducia.

Infine, le nove reti segnalano la necessità di costruire patti educativi territoriali per coordinare l’offerta educativa curriculare con quella extracurriculare, mantenendo le scuole aperte tutto il giorno. Non si tratta solo di fare un inventario degli spazi disponibili per moltiplicare le aule, e neppure, come per il passato, di attivare progetti più o meno estemporanei. Piuttosto di costruire un modello cooperativo, valido anche per il futuro, di corresponsabilizzazione di tutti i soggetti interessati all’educazione, incluse le famiglie e i ragazzi stessi, che finora sono stati considerati solo come terminali passivi di decisioni altrui.

È sperabile che il presidente Conte, dopo aver ascoltato le categorie e gli esperti più vari, ed essersi (auto) congratulato per il ritorno a scuola degli studenti per un esame di maturità dimezzato (a differenza dei loro coetanei europei che invece sono tutti tornati regolarmente a scuola), ascolti anche chi rappresenta le migliaia di educatori, insegnanti, operatori sociali ricercatori che lavorano con e per i bambini, bambine, adolescenti e le loro famiglie.

Brindisi e mascherine La festa dimezzata della prima Maturità senza abbracci

da la Repubblica

Brunella Giovara

MILANO — Lazzari, dove sei? Esci allo scoperto e vieni a dare l’esame di maturità, al liceo scientifico Volta ti aspetta lo stravagante esame di Stato post Covid e gli amici della 5 G ti cercano sul cellulare ma tu non rispondi, scende in strada anche la vicepreside Stretti, «Lazzari! Manca un quarto d’ora…», infine arriva, in vero completo blu su camicia blu, zaino e ombrello perché a Milano piove, «sono pronto, vado», e va. Un’ora dopo esce, in trionfo, gli amici stappano lo spumante comprato al Conad, non ci saranno più i riti di una volta ma questo è un rito, si passa la bottiglia agli amici e si beve all’estate che ci aspetta. Giada ha prenotato «a Mykonos, siamo cinque ragazze. Non sarà come speravamo, niente è più come sognavamo. Come saranno le discoteche?», per intanto tutti aspettano di tuffarsi da qualche parte, un tuffo liberatorio dopo la clausura, fosse anche solo nel Lambro, dopo lo studio in solitaria, e la paura, anche.

E la mattina la prima sarà Laura, che ripassa con l’amica Carlotta, cosa è successo nel 1922? «Marcia su Roma. Ulisse di Joyce. Scuola di Francoforte. Muore Verga. Esce Alla ricerca del tempo perduto, ma non l’abbiamo fatta». E cosa fai, dopo? «Medicina, forse». Paolo: «Io vado sul lago di Como perché sono istruttore di vela, spero di avere clienti». Ma dopo dopo? idee poco chiare. Laura entra, la commissione è la 42, collega il computer e sullo schermo appare il suo elaborato Moto di una carica in un campo magnetico. Segue lunga spiegazione sul concetto di derivata, istante T e delta T e altre cose della fisica, fuori intanto demoliscono qualcosa con un martello pneumatico, per il resto c’è grande silenzio, cosa ricorderà Laura della sua maturità, a parte la misurazione della temperatura e il gel sulle mani, forse il rumore del martello.

L’esame ha tempi stretti ma è profondo, la prof Bonservizi attacca con «c’è un caso in cui la carica magnetica… », la risposta è pronta, si passa a D’Annunzio, poi sulla lavagna compare il Mao di Andy Warhol che «estremizzerà alcune icone della società occidentale…». E passa la vicepreside, qui nella veste di preside in quanto il preside Squillace è presidente di commissione al Carducci, ma di fatto lei fa anche il vigile perché bisogna smistare il traffico tra chi entra e chi esce, ritirare le autocertificazioni, magari controllare in sala professori i quattro secchi per raccogliere l’acqua che piove dal tetto, e questa è la scuola italiana, tirata a lucido e disinfettata ma gli intonaci cadono, i controsoffitti pure. «Questa era in origine la Casa del Soldato», parliamo del 1936 e poco è cambiato, dopo ci hanno messo uno dei licei più famosi di Milano, il cemento è corroso, tutto è scrostato e troppo vecchio per ospitare questi ragazzi che pure lo chiamano “casa”.

«Questa è la mia casa, in un certo senso», spiega Giovanni. «Dentro c’è anche un pezzo di famiglia, cioè i miei compagni. Che mi sono mancati sì, ma non è andata così male. Si cresce». Matteo, che farà la Bocconi: «Non ci potrà essere niente di meglio che questa scuola, dopo». E nell’aula 33 entra lo studente Gabriele Saia (tranquillo, in camicia bianca). Con lui la nonna Rosa, “accompagnatore”. Molti scelgono l’amico, il vicino di banco, un testimone come se fosse di nozze, Giulio ha scelto Matteo, Matteo invece avrà Carlo che è di un’altra scuola «ma glielo avevo promesso». Sono cose importanti, se si hanno 18 anni. Una ragazza si è presentata sola, la testimone è stata una bidella che dopo ha detto: «È stata bravissima». Comunque, tutto è più facile, lo dice Luca: «Niente scritti, con matematica e fisica te la cavi in 10 minuti anziché in più ore. I commissari sono i tuoi insegnanti, che ti conoscono e ti vogliono bene». Vero. La professoressa Paola Frediani ha gli occhi abbastanza lucidi e si complimenta con uno perché ha parlato dei Politics di Orwell, «che non sono certo facili».

Ma torniamo a Gabriele, con la nonna che non mangia «da ieri per la tensione». Gabriele è uscito dal lockdown giusto per l’esame, «mi sono rinchiuso in casa subito dopo Codogno, ho gestito meglio il mio tempo, con una organizzazione più indipendente, in stile universitario». Farà ingegneria, si capisce. Si parla di sessualità, di Freud, di anfetamine, «sperimentate durante la seconda guerra mondiale sui soldati, contro la fatica e il dolore». Domanda: la battaglia di Stalingrado? «Casa per casa, prima battuta d’arresto dei nazisti ». Domanda: chi erano i comandanti in campo? «Hitler». Sbagliato. «Von Ribbentrop». Sbagliato, il commissario corregge in «Von Paulus e Zukov», e si va avanti verso l’inglese, «what is the link?», domanda la prof. È tutto un collegamento, l’esame prevede i link tra materie, qui sarà Joyce e il superego, poi la cosa finisce e c’è solo da sognare quel tuffo.

Apertura scuola settembre: prossima settimana Ministero emanerà linee guida

da Orizzontescuola

di redazione

Comunicato Ministero – Per la riapertura delle scuole a settembre il Ministero dell’Istruzione ha continuato a raccogliere, anche in questi giorni, le proposte di tutte le parti coinvolte e ha chiesto alle Regioni e agli Enti Locali un incontro da tenersi la prossima settimana per chiudere le Linee guida.

Con la volontà di dare modo ai tavoli regionali, che si stanno già costituendo, di iniziare subito a lavorare insieme alle scuole.

Per quanto riguarda l’inizio ufficiale dell’anno scolastico, come noto, il Ministero ha già avanzato la proposta del 14 settembre. Si ricorda anche che dal primo settembre le scuole riapriranno per accogliere gli studenti che hanno necessità di recupero degli apprendimenti.

Coronavirus, Oms: possibile nuova ondata in autunno. Con riapertura scuola aumento casi

da Orizzontescuola

di redazione

“Seconda ondata di Covid19 possibile in autunno. La riapertura delle scuole ha provocato nuovi casi”. A dirlo l’Organizzazione mondiale della sanità. Ne parla Il Messaggero.

Non siamo fuori dall’oscurità. I lockdown ci hanno permesso di guadagnare tempo. Laddove ne abbiamo l’opportunità, dobbiamo coglierla per rafforzare la nostra preparazione. Ciò significa sperare nel meglio, ma prepararsi al peggio: un probabile ritorno di Covid19, attraverso Paesi, regioni, città e comunità. La nostra priorità è prepararci per l’autunno“, ha spiegato Hans Kluge, direttore regionale per l’Europa dell’Oms.

“È stato sparato una sorta di colpo di avvertimento – ha proseguito -: la riapertura della scuola in alcuni Paesi ha provocato aumenti locali nel numero di casi. Dobbiamo essere diligenti e allentare le restrizioni con cura“. “Covid-19 è ancora in una fase attiva in molti Paesi“, ha sottolineato.

Alunni con disabilità, reiscrizione alla medesima classe dopo bocciatura ad Esami di Stato. Nuova nota Ministero

da Orizzontescuola

di redazione

Il Ministero,  a seguito di numerosi quesiti, ha ritenuto opportuno pubblicare un ulteriore approfondimento di quanto espresso nella Nota 793/2020 con riferimento al particolare caso degli alunni con prove “non equipollenti”.

La deroga per le reiscrizioni alla medesima classe a fronte di una promozione formale – introdotta dalla legge n. 41/2020 e già trasmessa alle scuola con nota  n. 793 dell’08 giugno 2020 – non riguarda alunni e studenti con disabilità che sostengono l’Esame di Stato del primo e del secondo ciclo di istruzione, perché in questi casi, anche se è garantita l’ammissione a tutti, rimane nella possibilità della commissione di dichiarare non superata la prova, e consentire, in questo modo, la ripetizione della classe terminale.

Va ricordato che, anche se riferito a una programmazione personalizzata ed eventualmente, nel secondo ciclo, non equipollente, i candidati con disabilità sostengono un autentico esame che ha lo scopo di accertare il livello di apprendimento raggiunto e deve quindi necessariamente  prevedere anche la possibilità di un esito negativo.

Se così non fosse, l’esame degli alunni con disabilità sarebbe un esame fittizio, e quindi di fatto iniquo e discriminante”.

Come procedere

Con la nuova nota del 17 maggio il Ministero vuole fornire una indicazione procedurale univoca,

Si precisa pertanto che la sottocommissione può, nel caso in cui rilevi che la prova d’esame non equipollente sostenuta dal candidato con disabilità dimostri l’insufficiente raggiungimento degli obiettivi didattici e inclusivi per l’autonomia stabiliti nel piano educativo individualizzato, verbalizzare tale rilievo e comunicarlo al DS.

Si riportano comunque, nell’attestato di credito formativo, gli obiettivi effettivamente raggiunti.

Sulla base del parere della sottocommissione, il Dirigente scolastico, acquisiti i pareri come già indicati nella Nota 793/2020, può disporre, straordinariamente e motivatamente, l’eventuale reiscrizione.

Nuova nota del Ministero su reiscrizione alunni con disabilità alla medesima classe 17 giugno 2020

Assunzioni Dirigenti Scolastici: in pensione dal 1° settembre 350, in graduatoria ancora 1250

da Orizzontescuola

di Antonio Marchetta

In data 15 giugno 2020 si è svolto l’incontro sollecitato dalle organizzazioni sindacali con il M.I. ed INPS in riferimento allo stato di lavorazione delle domande di pensionamento previste per il prossimo anno scolastico.

In pensione dal 1° settembre 350 Dirigenti Scolastici

Dalla riunione è emerso che hanno presentato richiesta di collocamento a riposo 350 dirigenti scolastici; naturalmente a livello nazionale.

I suddetti posti saranno utilizzati per:

• la mobilità, quindi quei dirigenti scolastici che in possesso dei requisiti hanno fatto domanda di trasferimento per l’anno scolastico 2020/21 e potranno eventualmente usufruire dei 350 posti, se coincidenti con quanto richiesto;
• le immissioni in ruolo, con atteso decreto del M.I. nelle prossime settimane.

Per l’anno 2019/2020 il Ministero dell’Istruzione ha autorizzato, tramite istanza agli Usr, l’assunzione di 2.117 dirigenti scolastici, ai sensi dell’art. 39 della legge 27 dicembre 1997, n.449.

In seguito il MIUR ha disposto un’ulteriore convocazione e assegnazione ai ruoli regionali, causa le rinunce all’incarico di una sessantina di candidati neo-vincitori. Era la fine di agosto dello scorso anno.

Ricordiamo che l’autorizzazione preventiva alle assunzioni ruolo è sempre concessa dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Rimangono da assumere circa 1250 vincitori o idonei del concorso Dirigenti Scolastici

La selezione concorsuale su base nazionale (DDG 1259/17) ha prodotto una graduatoria comprendente 3.420 candidati, dei quali 2900 vincitori e 520 idonei.

Quindi in base agli elementi descritti, rimarrebbero aspiranti al ruolo di dirigente scolastico, circa 1250 aspiranti già vincitori o idonei; questi ultimi grazie all’emendamento, l’art. 6-bis inserito nel Decreto legge “Milleproroghe” 2020 potranno essere assunti nel limite dei posti annualmente vacanti e disponibili, dopo i vincitori. La graduatoria nazionale

Non è dato sapere ad oggi il numero delle assunzioni che verranno autorizzate per le immissioni in ruolo dirigenti scolastici per il 2020/21.

Le criticità

Secondo alcune fonti sarà improbabile che le nuove assunzioni in ruolo 2020/21 potranno coinvolgere in toto i restanti candidati neo-vincitori o idonei nella graduatoria di merito dell’ultima selezione concorsuale a causa di alcune criticità

• emergenza Covid-19 e annessa situazione economica in difficoltà del Paese;
• posti vacanti congelati in attesa di risoluzione di controversie legate a provvedimenti cautelari della giustizia amministrativa, e dunque in alcune circostanze dati in reggenza;
• sentenza definitiva da parte del Consiglio di Stato su conferma o annullamento di quanto già disposto dal TAR in data 2 luglio 2019; anche se in realtà la data fissata del giudizio è per il 15 ottobre corrente anno;
• posti per comandi e distacchi che non potendo essere destinati ai dirigenti scolastici neoassunti o attribuiti alla mobilità interregionale, implicano l’impiego delle reggenze.

Esami di maturità, sono “attività didattiche”: normativa dimenticata?

da La Tecnica della Scuola

L’O.M. sull’esame di maturità potrebbe avere elementi di incongruenza con precedenti leggi?  Ricordiamo che ovviamente una Ordinanza ministeriale è comunque un atto amministrativo e tra le “fonti del diritto” risulta quindi secondaria rispetto ad una legge, un decreto legislativo, un decreto legge.

In effetti nell’O.M. del 16 maggio scorso sugli esami di Stato del II ciclo trovo un riferimento esplicito (anche se mai ho trovato la frase “gli esami si svolgono in presenza”, ricorrente invece nei comunicati pubblicati sul sito del M.I.) soltanto all’art. 5 (sedi dell’esame): “ Ai sensi dell’articolo 16, comma 1, del Decreto legislativo (si intende il D.Lgs. n. 62/2017, N.d.R.) sono sedi dell’esame per i candidati interni gli istituti statali e gli istituti paritari da essi frequentati” (diamo per buono che ciò espliciti che si svolgono nelle sedi scolastiche).

Il Testo unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione

E ora leggiamo cosa sancisce il comma 2 dell’art.74 del D.lgs. n. 297 del 16 aprile 1994 (“Approvazione del testo unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione, relative alle scuole di ogni ordine e grado”, che non riporta differenze nell’art. 74 neppure nella stesura del Testo Unico  coordinato ed aggiornato con le modifiche introdotte dal D.L. n. 1 del 9 gennaio 2020 convertito con modificazioni dalla Legge n. 12 del 5 marzo 2020): “le attività didattiche, comprensive anche degli scrutini e degli esami, e quelle di aggiornamento, si svolgono nel periodo compreso tra il 1° settembre ed il 30 giugno con eventuale conclusione nel mese di luglio degli esami di maturità”.

Quindi gli esami di maturità fanno parte delle attività didattiche, ricordiamo questo passaggio normativo.

E poiché il recente Dpcm dell’11 giugno scorso all’art. 1 comma 1 punto “q” cita l’art. 1 del D.L. n. 22/2020, segnaliamo che nel suddetto art 1 del decreto legge al comma 4 si legge: “Nel  caso  in  cui  l’attività didattica in presenza  delle istituzioni del sistema nazionale di istruzione non riprenda entro il 18 maggio 2020 ovvero per ragioni  sanitarie  non  possano  svolgersi esami in presenza (…)” si dispone “…l’eliminazione delle prove scritte e la  sostituzione  con  un unico colloquio, articolandone contenuti, modalità anche telematiche e punteggio per  garantire la completezza  e la congruità della valutazione (…)”. Quindi non si parla affatto di esame in presenza (ad esempio, invece, per i candidati esterni il comma 7 dell’art. 1 recita esplicitamente “i candidati esterni svolgono in presenza gli  esami  preliminari”), sembrerebbe semmai un orientamento verso “modalità anche telematiche” (e se ricordate allora infatti la ministra dell’Istruzione ancora sembrava propendere per la cautela raccomandata dai virologi e quindi per un esame che non prevedeva la presenza fisica onde evitare quelli che soprattutto allora erano considerati notevoli rischi sanitari). D’altra parte ricordiamo, come dicevo, quanto appreso dal D.L.vo n. 297/94 sul fatto che gli esami di maturità sono a tutti gli effetti considerati attività didattiche.

E ricordiamo anche che il successivo art. 2, comma 3, del decreto legge 22 dell’8 aprile 2020 (poi convertito  con  modificazioni  dalla  legge  n. 41 del 6 giugno 2020 e citato nel passaggio del Dpcm dell’11 giugno scorso sul quale fra poco ci soffermeremo) specifica che “in corrispondenza della sospensione delle attività didattiche in presenza a seguito dell’emergenza epidemiologica, il personale docente assicura comunque le prestazioni didattiche nelle modalità a distanza, utilizzando strumenti informatici o tecnologici a disposizione”.

Il Dpcm dell’11 giugno proroga la sospensione delle attività didattiche in presenza

Con parole diverse il concetto è ripetuto nel Dpcm dell’11 giugno scorso, dove anzi al comma 1 punto “q” dell’art.1 si specifica in modo più completo che “sono  sospesi i servizi educativi per l’infanzia (…) e  le attività didattiche in presenza nelle scuole di ogni ordine e grado, nonché la frequenza delle attività scolastiche e di formazione superiore, comprese le Università e le Istituzioni di Alta Formazione Artistica Musicale e Coreutica (anche se poi per queste ultime, Università e Afam, tali disposizioni non sembrano più perentorie nel punto “s” del comma 1, N.dR.), di corsi professionali, master, corsi per le professioni sanitarie e università per anziani (…) ferma in ogni caso la possibilità di svolgimento di attività formative a distanza”. Chiariamo subito l’efficacia temporale del provvedimento: nelle “disposizioni finali” (art 11) del Dpcm si legge: “Le disposizioni del presente decreto si applicano dalla data del 15 giugno 2020 (…) e sono efficaci fino al  14 luglio 2020”.

E ritornando al comma 1 punto “q” dell’art.1, il Dpcm dell’11 giugno inoltre precisa:  “Sono  esclusi  dalla  sospensione  i corsi di formazione specifica in medicina generale (…). I corsi per i medici in formazione specialistica e le attività dei  tirocinanti delle professioni sanitarie e medica possono in ogni caso proseguire anche in modalità non in presenza”. Quindi i docenti e il resto dei lavoratori presenti agli esami di maturità nonché i ragazzi che svolgono il colloquio sono equiparati… a chi fa corsi di formazione specifica in medicina generale (cioè i medici che serve formare urgentemente), addirittura ben oltre quanto richiesto ai medici in formazione specialistica e ai tirocinanti delle professioni sanitarie e medica che possono in ogni caso proseguire i loro corsi e le loro attività anche “in modalità non in  presenza”‼ Stupefacente! E tutto ciò perché? Per il “sapore dell’esame” e il “rito di passaggio”?!

Nonostante le raccomandazioni dei virologi sulla cautela in quanto la scuola è purtroppo un luogo di alto rischio di contagio e le preoccupazioni espresse dall’Inail non solo per i soggetti “fragili” ma anche per quelli più avanti con l’età (oltre i cinquantacinque anni). Ora non resta che augurarsi ovviamente che non capiti alcun caso ci contagio, anche perché se malauguratamente dovesse succedere qualcuno potrebbe chiedersi perché un Dpcm che sospende le attività didattiche in presenza nelle scuole di ogni ordine e grado sembra ignorare che in tali attività rientri l’esame di maturità, come si legge nel “Testo unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione relative alle scuole di ogni ordine e grado”.

La motivazione dell’esame in presenza? Ufficialmente “il sapore dell’esame” e il “rito di passaggio”

Personalmente non intendo prendere posizione in questa occasione sugli esami in presenza o a distanza (attraverso un colloquio in videoconferenza), non ho interessi specifici non essendo un docente, ma penso che ogni decisione politica debba poggiare su motivazioni solide (e quelle del “sapore dell’esame”, del “rito di passaggio”, della “occasione unica” – non lo è anche l’esame di laurea una “occasione pressoché unica”, che però si è svolta in questa emergenza tramite collegamenti on line? – non mi sembrano…. scientificamente più valide di quelle prudenziali espresse da medici e virologi, e a chi continua con paragoni impropri come ‘riaprono i bar e gli stabilimenti balneari’ è inutile rispondere) e penso soprattutto che ogni decisione debba confrontarsi con il dettato normativo vigente.

Perché le decisioni non si prendono attraverso esternazioni che “magicamente” diventano esecutive (aggiungendo l’ormai consueto “in sicurezza e senza assembramenti”), ma attraverso percorsi normativi solidi. Qualcuno potrebbe aggiungere che ha supportato la decisione dell’esame in presenza il Comitato tecnico scientifico insediato dalla ministra al M.I. Però ciò conta poco, se non a sottolineare che quando si nominano Comitati e Commissioni sarebbe bene che oltre a qualche componente in più fra gli insegnanti (in questa ce n’è una sola) ci fosse qualcuno esperto nella normativa scolastica, invece dei soliti e immancabili rettori e/o docenti universitari (che oltre che a pensare, “premurosamente”, di riformare la scuola farebbero bene a mettere mano ai tanti problemi, anche di gestione, del sistema universitario) e nel caso di questo Cts di un paio di amministratori delegati di aziende private.

Se gli esami si fanno in presenza anche il rientro potrà avvenire senza Dad o formule “miste” (oltre che nel rispetto del contratto)

Inoltre, per fugare il dubbio che abbia scritto le suddette considerazioni in quanto fautore della didattica a distanza, chiarisco che ritengo la Dad uno strumento didattico utile solo in condizioni emergenziali, che non può essere sostitutiva della didattica in presenza a scuola (neppure con soluzioni “pasticciate” del tipo “metà in presenza e metà a distanza”) e anzi mi aspetto visto che si è deciso per una “maturità” in presenza a giugno che a settembre si torni in aula in presenza anche alle scuole superiori senza riproporre strane formule quali appunto una “didattica mista”.  Naturalmente garantendo il “distanziamento” grazie alla formazione di classi con un numero di alunni non superiore ai 15 (peraltro in aula nella riunione plenaria delle due sottocommissioni di questi esami di Stato non erano già in 13, spesso più i docenti di sostegno?).

Invece vi sono Ust che nella formazione delle classi, come rilevato in una notizia pubblicata qualche settimana fa su questa testata, “si stanno addirittura mostrando più rigidi che in passato, non considerando minimamente l’emergenza”: in tal senso in un recente articolo chiedevo (oltre ad una riapertura che tenga conto anche del rispetto del contratto vigente dei docenti) un intervento del Ministero, vista l’eccezionalità della situazione, che almeno per questo anno desse direttive precise in tal senso agli Uffici scolastici territoriali.

Per evitare la formazione di “classi pollaio” è ovviamente necessario un piano di assunzioni adeguato alle necessità (ben oltre il mantenimento degli organici di cui si fa vanto il Ministero) e alla obiezione che il costo sarebbe davvero elevato rispondo che sulla bocca di tutti la scuola è diventata un’autentica priorità (e se è così si investa massicciamente dopo i tanti anni di tagli!). Altrimenti si potrebbe pensare che sono solo parole al vento, “fumo negli occhi” e che invece magari si vuole perpetuare la Dad per altri motivi non strettamente didattici.