Interventi di adeguamento antincendio

Scuola, pubblicate le graduatorie per 1.405 interventi di adeguamento antincendio, stanziate risorse per oltre 96 milioni

Sono state pubblicate le graduatorie per il finanziamento di 1.405 interventi di adeguamento delle scuole alla normativa antincendio, per un totale di oltre 96,2 milioni stanziati.

Gli interventi sono stati selezionati sulla base dei criteri di vetustà degli edifici, numero di studenti presenti nell’edificio scolastico, livello previsto di adeguamento alla normativa antincendio che si intende conseguire con il contributo richiesto, eventuale quota di cofinanziamento.

Le graduatorie: https://www.miur.gov.it/web/guest/-/decreto-direttoriale-n-90-del-15-aprile-2020?pk_vid=3e10f9fb327234f61591372953d87ea7

Stati Generali della Scuola

FISH lancia gli Stati Generali della Scuola

È stato un incontro particolarmente denso e partecipato ai massimi livelli di rappresentanza quello di ieri: affrontare la sfida della riapertura dell’anno scolastico è possibile solo con il coinvolgimento di tutti gli attori e di tutti i livelli istituzionali, pensando che essa investe indistintamente tutto il territorio nazionale e riguarda migliaia di docenti e operatori, milioni di alunni e delle loro famiglie.

Il Governo era presente con il suo Presidente Giuseppe Conte e due ministri. C’era ovviamente il Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, affiancata dal coordinatore del proprio Comitato tecnico-scientifico, Agostino Miozzo. Ma era presente anche il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti con il titolare del dicastero Paola De Micheli. E presente anche Angelo Borrelli per la Protezione Civile.

Regioni, Province e Comuni erano rappresentati dai presidenti delle relative associazioni: Stefano Bonaccini (Regioni), Michele de Pascale (Province), Antonio Decaro (Comuni). Ma c’erano anche i segretari generali di CGIL, CISL e UIL, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo. Forum Famiglie e Forum Studenti hanno completato ulteriormente un tavolo assai composito.

Sui temi della disabilità è stata convocata la FISH, anche quale voce dell’Osservatorio MIUR sull’inclusione scolastica, che ha partecipato con il presidente Vincenzo Falabella.

L’obiettivo condiviso, da declinare con azioni specifiche e mirate, è quello di ripartire in presenza e in sicurezza.

“Sicuramente è apprezzabile essere coinvolti in una strategia complessiva fin dal suo esordio e quindi il giudizio iniziale è di apprezzamento ma anche di consapevolezza di quanto e quale dovrà essere l’impegno per garantire sia l’inclusione che la sicurezza personale”, riporta Vincenzo Falabella.

“La didattica a distanza, nonostante qualche assai isolato successo, è stata generalmente un fallimento per gli alunni con disabilità, soprattutto per quelli che maggiormente necessitano di sostegno o soluzioni specifiche. Per questo il nuovo anno deve garantire, da subito e non con il consueto ritardo, l’ingresso, la partecipazione, l’inclusione già dal primo giorno di scuola. Ovviamente adottando tutte le soluzioni di protezione personale sia per gli studenti che per i docenti e gli educatori. Abbiamo proposto di trovare anche accomodamenti ragionevoli in luogo delle mascherine, valutando e dotandosi per tempo di soluzioni alternative quali, ad esempio, visiere che fra l’altro agevolerebbero, se usate anche dai docenti, la lettura del labiale con un aiuto indubbio per gli alunni sordi.”

Nel corso dell’incontro si sono anticipati investimenti sugli edifici e sulle strutture interne ed esterne. “Abbiamo chiesto una attenzione all’accessibilità in senso ampio degli spazi che vada oltre il mero abbattimento di barriere fisiche, adottando anche soluzioni che consentano l’orientamento e la fruibilità degli spazi, dei percorsi, dei servizi ma anche della strumentazione presente nella scuola e nelle immediate vicinanze.”

Al Ministro dei Trasporti è stata espressa da FISH una forte preoccupazione per la gestione dei trasporti scolastici accessibili ed inclusivi. C’è necessità di indicazioni, linee guida, ma anche di finanziamenti ai Comuni e agli enti tenuti a garantire quel servizio.

“Visto il momento di epocale cambiamento – conclude Vincenzo Falabella – è forse possibile ridisegnare, ripensare, potenziare le soluzioni inclusive cogliendo le debolezze del sistema che sono divenute evidenti durante l’emergenza COVID, ma anche approfittando dell’occasione che si presenta di una profonda complessiva riforma dell’istruzione. Ho quindi proposto un momento di ampio confronto e rifondazione, che riguardi ‘anche’ la disabilità e che ci piace definire come ‘Stati Generali della Scuola’.”

NULLA POTRA TORNARE COME PRIMA

NULLA POTRA TORNARE COME PRIMA

di Paolo Manzelli www.egocrea.net 

Chi spera e si illude di poter tornare al passato in modo che tutto possa tornare come prima, dopo la pandemia del covid 19  ed agisce  come  nulla fosse accaduto, denota una incoscienza politica e sociale.

La politica che, invece di adoperarsi a cambiare il paradigma economico e sociale, insiste nell.idea che tutto possa ripartire come prima ,tende ad indurre un inganno mentale nella gente , che potra condurre solo verso un irreversibile fallimento .     

Oggi, 5 giugno, ricorre la Giornata Mondiale dell’Ambiente, che ci ricorda che, per  un futuro sostenibile, dovremo  saper rimodulare  il modello di sviluppo per trasformare l.accuirsi della  crisi  ecologica in nuove ed innovative  opportunita economiche e culturali.

Infatti il modello di crescita economica  mercantile, fondato sul consumismo e sulla economia del lusso, non potrà reggere alla crescita di povertà indotta dalla recente pandemia, mantenendo un sistema mondiale che aumenta la diseguaglianza economica e sociale, avendo come risultatonuna insensato e crescente sistematico divario tra ricchi e poveri.     

La necessità impellente di queste trasformazioni ecologiche e sociali , e sotto gli occhi di tutti, e pertanto , come afferma il noto scrittore Gregg Braden, diviene  necessario separare il paradigma scietifico-culturale dalle false credenze per  liberare la mente umana dalla paura che il futuro corrisponda alla  trasformazione naturale  del passato.

RISORSE ASSENTI

RISORSE ASSENTI, RAGIONI SCIOPERO RAFFORZATE

“L’incontro presieduto dal presidente Conte è stato una lunga maratona di parole dalla quale, purtroppo, l’istruzione è uscita perdente. In assenza di investimenti cospicui e di una strategia realmente efficace da mettere in campo per la ripresa in sicurezza delle attività didattiche in presenza a settembre, si rafforzano ulteriormente le motivazioni dello sciopero indetto per l’8 giugno”. Lo dichiara Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, commentando la riunione di coordinamento che si è svolta ieri con il presidente del Consiglio, i sindacati, le ministre dell’Istruzione e dei Trasporti, il capo della Protezione civile, il coordinatore del Cts e i rappresentanti degli enti locali.    

“Ad ascoltare le parole dei suoi esponenti, sembra che il Governo non si renda conto dei problemi concreti che comporta l’organizzazione e la gestione del ritorno in classe di milioni di alunni e docenti. Non è un caso, infatti, – afferma Di Meglio – che anche Regioni e Comuni abbiano posto l’accento sulle tante criticità legate alla riapertura delle scuole e abbiano lanciato l’allarme su risorse e organici. Si tratta di preoccupazioni gravi che condividiamo in pieno e che esigono risposte urgenti in termini di investimenti dedicati all’incremento del personale e all’edilizia. Ma i poco più di 300 milioni di euro destinati alla scuola dal Decreto Rilancio saranno a stento sufficienti per l’acquisto delle mascherine. E gli altri fondi sbandierati dalla ministra Azzolina non sono attualmente disponibili per essere utilizzati adesso”.

Riguardo al ruolo degli amministratori locali e delle singole scuole, Di Meglio ritiene che non sia possibile scaricare su di loro ogni responsabilità, impartendo semplici e vaghe linee guida e senza predisporre, invece, un piano preciso, chiaro e articolato che fornisca istruzioni dettagliate. “Piuttosto che assegnare ai sindaci i poteri di commissari straordinari per i lavori di adeguamento strutturale delle scuole, – dice il coordinatore nazionale della Gilda – proponiamo la nomina di un commissario straordinario nazionale all’edilizia scolastica. Questa figura, poi, potrebbe essere coadiuvata da rappresentati delle istituzioni locali”.

“In ogni caso, a sentire la ministra Azzolina che si augura la scomparsa del Covid-19 entro settembre per consentire la riapertura in sicurezza delle scuole, non ci resta che affidarci agli scongiuri”, conclude amaramente Di Meglio.

COVID19: 1,2 miliardi di bambini colpiti dalla chiusura delle scuole

UNICEF/COVID19: 1,2 miliardi di bambini colpiti dalla chiusura delle scuole.

5 giugno 2020 – L’UNICEF ricorda che le disuguaglianze intrinseche nell’accesso agli strumenti e alla tecnologia minacciano di ampliare la crisi globale dell’apprendimento: circa 1,2 miliardi di bambini in età scolare sono colpiti dalla chiusura delle scuole a causa della pandemia di COVID-19 e devono confrontarsi con la realtà dell’apprendimento da remoto.

“L’accesso alle tecnologie e ai materiali necessari per continuare ad apprendere mentre le scuole sono chiuse è ampiamente diseguale. Allo stesso modo, i bambini con un sostegno limitato all’apprendimento a casa non hanno quasi nessun mezzo per sostenere la loro istruzione. Fornire una serie di strumenti di apprendimento e accelerare l’accesso a internet per ogni scuola e per ogni bambino è fondamentale”, ha dichiarato il responsabile UNICEF per l’Istruzione Robert Jenkins. “La crisi dell’apprendimento esisteva già prima che il COVID-19 colpisse. Adesso ci troviamo di fronte a una crisi dell’istruzione ancora più grave e profonda”.

Ultimi dati sull’accesso all’apprendimento da remoto:

Internet

  • In 71 paesi del mondo, meno della metà della popolazione ha accesso ad internet. Nonostante questa disparità, il 73% dei governi su 127 paesi presi in esame utilizza piattaforme online per consentire l’istruzione mentre le scuole sono chiuse. Nei paesi della regione dell’America Latina e dei Caraibi il 90% delle risposte del governo in materia di apprendimento continuo comprendono piattaforme online.
  • Nella maggior parte dei paesi dell’Africa meno di un quarto della popolazione ha accesso ad internet[1].
  • I dati dell’UNICEF su 14 paesi hanno rilevato che i bambini in età scolare con accesso a internet a casa hanno capacità di lettura di base più alte rispetto ai bambini che non hanno accesso ad internet.

Televisione

  • Nonostante disparità di possesso, la televisione è il principale canale utilizzato dai governi per consentire l’istruzione a casa, con 3 governi su 4 su 127 paesi analizzati che utilizzano la televisione come risorsa per l’istruzione dei bambini. Più del 90% dei paesi in Europa e Asia Centrale utilizza la televisione come strumento per l’istruzione da remoto, nei paesi dell’Asia del Sud il 100%. In America Latina e nei Caraibi, il 77% dei paesi stanno utilizzando canali Tv nazionali per programmi di istruzione.
  • In 40 degli 88 paesi con dati, i bambini che vivono in aree urbane hanno almeno il doppio delle probabilità di avere una TV rispetto ai bambini in aree rurali. Le più ampie disparità si riscontrano in Africa Sub Sahariana[2]. Nel Ciad rurale, solo 1 famiglia su 100 ha una televisione, rispetto a 1 su 3 nelle aree urbane. Nella Guinea e Mauritania rurali, l’8% e il 7% delle famiglie ha una televisione, rispetto al 76% delle famiglie in aree urbane in entrambi i paesi[3]

Radio

  • La radio è la terza piattaforma più utilizzata dai governi per consentire l’istruzione mentre le scuole sono chiuse, con il 60% dei 127 paesi analizzati che la utilizzano[4]. Possedere una radio varia ampiamente nei diversi paesi. Solo 1 famiglia su 5 in Asia del Sud ha una radio, rispetto a 3 su 4 in America Latina e nei Caraibi[5].

SMS/Telefono Cellulare/Social Media

  • Oltre la metà dei paesi utilizzano SMS, telefoni cellulari o social media come sistema alternativo per l’istruzione con il 74% dei paesi analizzati in Europa e Asia Centrale che utilizzano questo metodo[6]. Circa la metà dei 127 paesi analizzati offre risorse stampate per studiare a casa; solo l’11% offre lezioni a domicilio[7].

Elettricità

  • Ci sono ampie diseguaglianze tra le famiglie più ricche e più povere. Quasi tutte le tecnologie utilizzate per consentire l’istruzione mentre le scuole sono chiuse richiedono elettricità. Dei 28 paesi con dati disponibili, solo il 65% delle famiglie del 20% più povero ha elettricità, rispetto al 98% delle famiglie del 20% più ricco.
  • In 7 paesi che comprendono Costa d’Avorio, Lesotho, Kiribati, Sudan, Gambia, Guinea Bissau e Mauritania meno del 10% delle famiglie più povere ha elettricità[8].

ITALIA –Una recente indagine ISTAT ha messo in luce come il 12,3% dei ragazzi tra 6 e 17 anni non ha un computer o un tablet a casa, la quota raggiunge quasi un quinto nel Mezzogiorno (470 mila ragazzi). Solo il 6,1% vive in famiglie dove è disponibile almeno un computer per ogni componente. Inoltre, oltre un quarto delle persone vive in condizioni di sovraffollamento abitativo, la quota sale al 41,9% tra i minori.

“Si sta chiudendo l’anno scolastico in Italia, un anno segnato dall’emergenza COVID-19: che ha messo in luce una serie di disparità e diseguaglianze a livello nazionale per i bambini e le loro famiglie nell’accesso a internet e conseguentemente alla didattica online. Nonostante gli sforzi messi in campo dalle Istituzioni per garantire la didattica a distanza, questo tipo di modalità di apprendimento rischia di lasciare indietro i bambini e gli adolescenti più vulnerabili”, ha dichiarato Francesco Samengo, Presidente dell’UNICEF Italia.

“In previsione della riapertura delle scuole a settembre prossimo, è necessaria una risposta coordinata per garantire a tutti i bambini – in particolare a quelli con disabilità o in condizione di grave disagio familiare – di continuare il percorso di studi.  E’ importante mettere a punto entro l’estate un piano che preveda il rientro in sicurezza dei bambini nelle aule scolastiche, garantendo omogeneità sul territorio nazionale, senza gravare troppo sui singoli Istituti scolastici”, ha concluso Francesco Samengo, Presidente dell’UNICEF Italia. 


[1] https://www.unicef-irc.org/publications/pdf/IRB%202020-10.pdf P2

[2] https://www.unicef-irc.org/publications/pdf/IRB%202020-10.pdf P3

[3] https://www.unicef-irc.org/publications/pdf/IRB%202020-10.pdf P3

[4] UNICEF Global Tracker on the Education Response, May 2020

[5] https://www.unicef-irc.org/publications/pdf/IRB%202020-10.pdf P4

[6] UNICEF Global Tracker on the Education Response, May 2020

[7] UNICEF Global Tracker on the Education Response, May 2020

[8] https://www.unicef-irc.org/publications/pdf/IRB%202020-10.pdf P4

La scuola ridotta ad uno scheletro

La scuola ridotta ad uno scheletro ma nelle cui vene scorre linfa vitale

di Laura Cascianini

Credo non essermi finora mai pronunciata in merito alla DAD e chi mi conosce sa che per me il silenzio è molto più faticoso della scrittura dalla quale traggo al contrario sempre grande giovamento ed è in tale ottica che cerco ora di trarne almeno un po’ di sollievo per rimuovere il senso di nausea che mi opprime.

Avrei potuto cedere alla tentazione di scrivere per ognuno dei pubblici proclami in cui la scuola non è stata nemmeno menzionata, per ognuna delle dirette Facebook che hanno evidenziato un così alto rispetto dei canali ufficiali o ogni volta che ho percepito non fosse praticato ascolto di quanto la scuola avesse da dire, passando dal mutismo alla sordità.

Avrei voluto urlare la mia amarezza quando di due classi che mi erano state riconosciute ante-covid me ne è stata tagliata una in epoca post-covid (sarà di 30 alunni!!!) forse con il pretesto – nelle alte sfere – che tanto una metà di loro seguirà le lezioni da casa! Non è che per caso si confonde il problema con la soluzione? Si promette abolizione delle classi pollaio e si continua a perpetrare tagli scellerati al personale scolastico!

Avrei potuto lamentare l’assenza totale di riferimenti a realtà pur preziose come i convitti (what’s Convitti????) che garantiscono la partecipazione ad offerte formative uniche in Italia (penso ai nostri
Forestali)… mai nemmeno menzionati!

Non ho ceduto nemmeno alla schizofrenia imposta a chi dirige un onnicomprensivo di presiedere procedure on-line per gli studenti di terza media ed in presenza per chi conclude invece il percorso
delle superiori.

Ho resistito anche quando noi Dirigenti Scolastici siamo stati stati designati Presidenti di Commissione e unici soggetti a non potersi avvalere di modalità da remoto (possibilità garantita invece sia ai candidati che ai commissari) ma anche gli unici a non rientrare nelle tutele della Regione Toscana che elenca le categorie a rischio a cui è stato riconosciuto gratuitamente il test sierologico (o sociologico come qualcuno lo ha ribattezzato chiedendomi di esservi sottoposto!).

Mi sfugge alla comprensione quali dinamiche rendano più fragile una maestra che sta a contatto con i suoi alunni rispetto a un Dirigente Scolastico che ha contatto con mille alunni (fra cui quelli della maestra e i 30 della classe di cui sopra), altrettante famiglie e tutto il personale fatto di tanti docenti, bidelli e educatori considerati a rischio! Avrei potuto e potrei ancora proseguire questo elenco che mi provoca però solo un indicibile malessere.

Intervengo solo ora perché, in procinto di redigere gli adempimenti finali per i docenti, mi fanno male le cesure cui mi trovo costretta partendo dal documento dello scorso anno. Torno ad allora, quasi fosse passata una vita intera, quando, pur esistendo già il registro elettronico, si fissavano le giornate per la riconsegna delle schede….forse più come congedo finale, un gesto scaramantico per accompagnare gli alunni all’avvio delle vacanze.

Fa male pensare a quanto già ci manca e ci potrebbe mancare; fa male vedere che nella difficoltà oggettiva di una soluzione si stia optando per cancellare il problema, simulando la non necessità di un contatto fisico o riversando le responsabilità sugli sciagurati dirigenti scolastici cui pare si voglia chiedere di organizzare lezioni in presenza stando lontani e farne da remoto stando vicini!

Tutto mentre si ignora che qualunque sistema regge su delle persone che non sono numeri, ma che talvolta anche questi fanno la differenza e soprattutto nel prendersi per mano la stretta è più salda.

Fa male non riconoscere la fatica di chi ha passato ore ed ore per non perdere nessuno dei propri alunni e non abbandonare nessun docente, nessun educatore e nessun amministrativo, nemmeno coloro che forse avrebbero voluto essere lasciati in disparte.

Dopo lo sfratto subito dai locali scolastici, luoghi densi di vita, ambienti vivi di apprendimento, abbiamo allestito delle tende da campo, abbiamo fatto di tutto per renderle accoglienti, entusiasmare i nostri studenti e forse anche qualche docente più refrattario ai disagi che la nuova realtà fatta di piattaforme imponeva. Abbiamo lottato (studenti e genitori al nostro fianco) contro chi ha tentato di vanificare ogni nostro sforzo al grido compiacente di “tutti promossi”!

La DAD, così come il cosiddetto smart-working, ha invece retto, molto più a lungo di quanto avremmo ipotizzato e molto più di quanto ci fosse stato richiesto in origine. Esperienza faticosissima per chiunque l’abbia sperimentata con impegno e dedizione, ha messo in risalto contorni e sagome; ognuno si è trovato amplificato nei propri pregi e nei propri difetti, come in un sistema di ombre cinesi dove ciascuno ha proiettato ciò che era, lontano dal proprio corpo, staccandosi dalla sua fisicità per lasciare impressa la sua immagine altrove, lontano da un sé che cercava di riprodursi per iniziare a vivere di vita propria in un’altra dimensione.

Ha rappresentato la cartina al tornasole: chi sapeva studiare ha continuato a farlo in modo lodevole, chi sapeva insegnare lo ha fatto in modo egregio…. certo con molta più fatica. Ha prevalso la logica del merito.

Chi ne aveva ha avuto l’occasione per metterlo in risalto.

Chi ha saputo coinvolgere ha trovato apprezzamento, attenzione e rispetto.

Chi faceva poco ha creato dei vuoti, eccole le vere “vacanze” di chi ha creduto di essere autorizzato ad adagiarsi in posizioni di comodo, di rimbalzo tra un DPCM e l’altro aspettando inerte che finisse un incubo e senza partecipare alla creazione di un sogno… far sopravvivere l’umano che c’è in noi. Uscire dalla zona di comfort non è per tutti ma coloro che ci sono riusciti avranno il pregio di aver vinto una grande sfida civica che sconfigge il distanziamento sociale, accettando come necessario e dovuto il distanziamento fisico.

Chi si è mosso, anche per rispetto alle tante categorie cui non è stato consentito di scegliere, lo ha fatto in virtù di coscienze solide e competenze che si è voluto far crescere per sé, per i propri alunni,
per la scuola e liberi da ogni pregiudizievole altro fine.

Chi si è impegnato (coscienziosamente) ha impedito che le relazioni crollassero, le ha mantenute vive, le ha alimentate con una linfa nuova. Lo ha fatto ricorrendo a nuove strategie, nuovi mezzi ai quali abbiamo chiesto nuove alleanze, spesso facendo pace coi nostri nemici dichiarati (cellulari in classe, gruppi whatsapp, chat….), piegandoli al nostro servizio e restituendoli alla loro prima matrice di mezzi di comunicazione.

La DAD ha fatto esplodere il sistema delle conoscenze e dei rapporti interpersonali, proprio come una iniezione nelle vene di un
cadavere, svelandone la fitta trama fino ad allora invisibile e che
correva pur tuttavia già da prima sotto traccia.

Ciò che resta è qualcosa di scarnificato ma che con il suo reticolato riproduce le sembianze di ciò che era e che voglio credere possa tornare a rivivere. Nulla sarà gettato di ciò che abbiamo appreso in questi mesi, finanche l’umiltà di imparare, la voglia di farlo e il desiderio di riuscirci.

Certo ci saranno parti che si sono dissolte, là dove la “sostanza” non è arrivata….saranno quelle che faranno più fatica a riemergere da questa morte apparente.

Ricostruita la pelle che ci regalerà nuove carezze, gli odori e la carne
che custodisce un cuore che ha continuato a pulsare, la rete che abbiamo costruito renderà più solido tutto l’impianto perché, come nel nostro slogan…

La Scuola siamo Noi e, seppur con una indicibile fatica, la rete che abbiamo costruito è ricca di fiammelle che hanno tenuto viva la luce.

Scuola, due piani per settembre ma con didattica in presenza

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno

Doppio piano per la riapertura delle scuole a settembre: uno soft incentrato su igienizzazione dei locali e sull’obbligo di mascherina dai 6 anni in su, se il contagio da Covid-19 resterà sotto controllo; uno più hard imperniato su distanziamento e lezioni a gruppi, se la pandemia si aggraverà. In entrambi i casi si farà di tutto per ritornare alla didattica in presenza dopo 3 mesi di lezioni online. È la strategia allo studio del Governo, stando a quanto è emerso ieri durante il maxi-vertice convocato dal premier Giuseppe Conte a cui sono intervenuti una cinquantina di partecipanti. Incluse le ministre Lucia Azzolina (Istruzione) e Paola De Micheli (Infrastrutture), il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli e il coordinatore del Comitato tecnico scientifico (Cts) del ministero della salute, Agostino Miozzo. Proprio mentre la Camera confermava la fiducia all’esecutivo sul decreto Scuola.

Il voto di fiducia
Partiamo da qui. Il voto di Montecitorio (305 sì e 222 no) si è svolto nello stesso clima di contrapposizione tra maggioranza e opposizione che già si era visto al Senato. E che rischia di allungare i tempi per la sua conversione. Superato lo scoglio della fiducia restano ancora da votare 193 ordini del giorno, di cui 157 della minoranza che minaccia ostruzionismo. Per cui è presumibile che il via libera finale arrivi solo domani, ad appena 24 ore dalla scadenza del Dl. Nessuna novità invece nel merito. Oltre a differire a dopo l’estate il concorso straordinario per 32mila precari, il testo sostituisce i voti con i giudizi alla primaria, trasforma i sindaci e i presidenti di provincia in super commissari all’edilizia scolastica e fissa la cornice giuridica per la maturità in classe, che partirà mercoledì 17 giugno.

Il ritorno in classe a settembre
Con le attività didattiche de visu sospese dal 5 marzo, l’esame di Stato rappresenterà, per forza di cose, una prova generale in vista di settembre. Anche alla luce degli argomenti emersi ieri a Palazzo Chigi. Il “mantra” di tutti gli interventi in videoconferenza è stato che bisogna tornare alle lezioni «in presenza» per tutti gli studenti. Con una particolare attenzione per i più piccoli. In caso di recrudescenza del virus, infatti,l’e-learning sperimentato in questi mesi potrà tornare buono solo alle superiori. Emblematiche le parole di Conte a inizio seduta: «La didattica a distanza può essere un’opportunità in più per potenziare l’offerta didattica, ma certo dobbiamo ritornare in presenza». Dichiarazioni condite anche dal racconto personale di chi ha un «bimbo piccolo che fatico a staccare dal cellulare».

Gli stessi toni li ha usati la ministra Azzolina sia al primo giro di tavolo, quando ha garantito che «ci sarà un piano su più livelli che seguirà l’andamento del rischio di contagio», sia in chiusura di riunione. Nel mezzo le tante «criticità» evidenziate dai diversi interlocutori. Ad esempio di adeguatezza del personale e certezza sulle risorse, come invocato dalle Regioni e dagli enti locali(«Sull’edilizia scolastica le risorse attualmente disponibili per gli enti locali ammontano a 360 milioni», ha sottolineato il presidente dell’Anci, Antonio Decaro) oppure di un «modello organizzativo nuovo» di scuola, come auspicato dai sindacati che hanno colto l’occasione per confermare, nonostante lo stop del Garante, lo sciopero dell’8 giugno. Non il miglior viatico in vista della prova di responsabilità a cui tutti gli attori protagonisti sono chiamati da qui a settembre.

Addio voti in decimi, alle elementari tornano i giudizi

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno

Era il 4 agosto 1977, a Palazzo Chigi sedeva per la terza volta Giulio Andreotti e a viale Trastevere si trovava un altro Dc, il dossettiano Franco Maria Malfatti. Mentre l’Italia faceva i conti con una nuova ondata di contestazioni studentesche e provava a fronteggiare la violenza politica nelle piazze il mondo della scuola si preparava a un cambiamento epocale. Con la legge 517 sull’integrazione scolastica – che finalmente eliminava le classi speciali per gli alunni con disabilità e lasciava aperti gli istituti anche d’estate – veniva cancellata, dopo quasi 50 anni di vita, la vecchia pagella con i voti. E, alle elementari, arrivavano i giudizi.

Da allora a oggi la valutazione alla scuola primaria è cambiata altre otto volte. L’ultimo intervento è di queste ore. Il decreto Scuola che la Camera sta per convertire in legge stabilisce che dall’anno prossimo la pagella finale contenga un «giudizio descrittivo» al posto dei numeri da 1 a 10.

Dai voti ai giudizi passando per le lettere
Il 1978 segna dunque il debutto dei giudizi descrittivi per valutare gli alunni. E si va avanti così per 12 anni. Fino a quando la legge 148 del 1990 sull’ordinamento della scuola elementare assegna al ministro della Pubblica istruzione di allora (Sergio Mattarella) il compito di rivedere i criteri di valutazione. Cosa che avviene tre anni dopo con un’ordinanza ministeriale, a firma stavolta di Rosa Russo Iervolino, che introduce le lettere A, B, C, D ed E in pagella. Altri tre anni e il sistema cambia di nuovo. Una circolare di Luigi Berlinguer, con il ripristino dei giudizi: ottimo, distinto, buono, sufficiente e insufficiente.

Tornano i voti in decimi
Il decennio successivo, complice l’avvicendarsi del centro-sinistra e del centro-destra alla guida del Paese, vede cambiare profondamente anche il mondo dell’istruzione. E, di conseguenza, anche il sistema di valutazione alla primaria. In rapida successione arrivano: il regolamento sull’autonomia scolastica (1999) sempre di Berlinguer, che abolisce la scheda nazionale di valutazione; l’ampia riforma tentata nel 2003 da Letizia Moratti, che introduce il portfolio delle competenze ed estende il giudizio anche al comportamento; le correzioni in corsa apportate nel 2006 da Beppe Fioroni, che introduce le schede fai da te per le scuole. Fino alla legge Gelmini del 2008 che riporta indietro le lancette di 30 anni e ripristina il voto in decimi.

Dopo 12 anni si passa di nuovo ai giudizi
Una nuova modifica è ora all’orizzonte. Con un emendamento inserito al Senato al decreto Scuola (che la Camera si appresta a convertire in legge), dall’anno scolastico 2020/21, voti i decimi faranno spazio di nuovo ai giudizi. Se con le lettere o meno lo scopriremo nei prossimi mesi, quando la ministra Lucia Azzolina procederà ad attuare la norma.

Maturandi in piazza domani a Roma e l’8 giugno a Milano

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

I maturandi scenderanno in piazza domani di fronte alla sede del Miur a Roma e l’8 in piazza Duomo a Milano per far sentire la loro voce e chiedere garanzie. Le manifestazioni sono state organizzate dalla pagina Instagram@nomaturita2k20 in collaborazione con il gruppo Telegram dei maturandi e decine di rappresentanti di istituto e di consulta romani e milanesi.

Dieci le ragioni della protesta: gli studenti non sono stati ascoltati; il diritto all’istruzione non è stato garantito; il 33,8% delle famiglie italiane non ha pc o tablet (Istat 6/04/2020); non c’è chiarezza sulle modalità d’esame; troppe responsabilità ricadono su presidi e insegnanti; prima e seconda prova sono state rimpiazzate con un complesso surrogato che non le sostituisce; i privatisti non potranno fare l’esame a giugno; le misure igienico-sanitarie non sono sufficienti; anche presidi, professori e Consiglio superiore della Pubblica Istruzione sono contrari a questo esame; mancano ancora presidenti di commissione.

La manifestazione nella capitale sarà statica e avrà inizio alle ore 16 di domani. Una delegazione di rappresentanti d’istituto si occuperà della sicurezza: saranno mantenute le distanze e l’uso della mascherina. Le autorità, spiegano gli organizzatori, hanno consentito un numero massimo di 200 manifestanti.

L’evento di piazza Duomo partirà alle 15.30 e vista l’ampiezza del luogo il numero dei partecipanti potrà essere maggiore. Lo slogan sarà #lascuolasiamonoi.

Gli studenti chiedono di avere un dialogo con la ministra in particolare per l’esame di Stato, chiedono collaborazione e la creazione di un tavolo serio e proficuo al quale partecipino anche gli studenti per la riapertura delle scuole a settembre, chiedono che finalmente venga preso in considerazione chi vive la scuola ogni giorno: gli studenti.

Scuola, Azzolina: “Per settembre niente doppi turni né sdoppiamento delle classi”

da la Repubblica

Corrado Zunino

Dopo due ore di videoconferenza sulla scuola – cinquantatré interlocutori a parlare con il presidente del Consiglio, la ministra Lucia Azzolina dà il primo riassunto delle sue intenzioni sul ritorno a settembre. “Abbiamo preso in considerazione due opzioni”. La prima ipotizza un contagio “che quest’estate sarà meno veloce” e la seconda, invece, una situazione epidemiologica “che necessita di mantenere misure di distanziamento”. A seconda dello stato del virus, per dare sicurezza agli studenti potremmo prevedere “pannelli in plexiglass nelle aule” e, se necessario, “pensare a tensostrutture e opere di edilizia leggera nelle aree esterne. Non penso siano possibili doppi turni, sdoppiamenti delle classi”, ha aggiunto la ministra non acogliendo i suggerimenti del Comitato per la ripartenza presieduto da Patrizio Bianchi, “guardo piuttosto a una rimodulazione dell’unità oraria”. I famosi 40 minuti di lezione al posto dell’ora.

Nuovi finanziamenti per la scuola, per ora, non ci sono. Tutti, comuni, regioni, sindacati, li chiedono e il premier alle otto di sera, rivolgendosi alla ministra dell’istruzione, dice: “Con i molti soldi che arriveranno dall’Europa dovremo fare un forte investimento su scuola, università e ricerca”. Antonio DeCaro, sindaco di Bari e presidente dell’Associazione nazionale comuni italiani, aveva appena spiegato: “Serve il doppio degli stanziamenti fin qui messi nel Decreto rilancio”. Nel Dl ci sono 1,4 miliardi di euro per la scuola. Sono necessari, dicono ora gli enti locali, almeno tre miliardi, come Repubblica scrive dal 13 aprile.

Nel videoincontro del tardo pomeriggio sulla ripartenza della scuola a settembre, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte – ascoltato da sindacati generali e di settore, Protezione civile, le ministre Azzolina e De Micheli, le Province, l’Associazione nazionale presidi, il Forum degli studenti, i rappresentanti delle scuole paritarie, le associazioni per la tutela dei disabili -, ha assicurato: “L’obiettivo è quello di tornare a scuola tutti insieme, in piena sicurezza. Dobbiamo rientrare in presenza, guardarci negli occhi. Sulla scuola tutti noi giochiamo una partita importante, parliamo del percorso formativo dei nostri ragazzi. L’emergenza ci ha preso all’improvviso, non è stato possibile organizzare diversamente la resilienza: abbiamo dovuto chiudere gli istituti scolastici. Sulle risorse abbiamo realizzato diverse cose, ma dobbiamo sempre tener conto del cerbero che si chiama ragioniere dello Stato”.

“Distorsioni nella didattica a distanza”

Conte si è soffermato sulla didattica a distanza: “Abbiamo tutti imparato qualcosa in questi mesi di videolezioni”, ha detto, “ma ci sono state distorsioni. Le famiglie non erano preparate, alcune non disponevano di dispositivi elettronici sufficienti. Questo è il futuro, io ho un figlio piccolo ed è impossibile staccarlo dal cellulare. Fino a quando tutto il Paese non avrà un accesso gratuito a internet, però, la Didattica a distanza continuerà a evidenziare il divario digitale che già esiste”.

La ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha accennato al Piano per settembre, “la cui stella polare sarà la sicurezza”. Ha annunciato che nei prossimi giorni saranno chiuse le linee guida sulla riapertura – derivanti dalle doppie indicazioni del Comitato tecnico scientifico e del Comitato ministeriale – “poi le invieremo ai dirigenti scolastici”. Serve, è ovvio, attenzione: “In Spagna, in Francia, in Israele, in Germania il virus è tornato e noi dobbiamo sapere che cosa fare anche se un solo studente dovesse ammalarsi”. La Azzolina ha consegnato alle famiglie un ruolo decisivo: “Dovranno misurare la temperatura ai bambini prima di mandarli a scuola”. Ha voluto dire infine, di fronte alla persistente richiesta di risorse, che per la scuola, “da quando ho giurato ad oggi”, ha firmato decreti per quattro miliardi.

Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico che ha sempre affiancato il governo nell’emergenza coronavirus, ha ricordato i numeri bassi che hanno accompagnato la fascia 0-18 anni nel corso dell’emergenza clinica: 3.800 casi, “l’1,8 per cento dell’intera popolazione contagiata”, e quattro decessi “con patologie pregresse”. La Maturità, il prossimo 17 giugno, “sarà un esperimento importantissimo anche per immaginare settembre”.

La ministra Paola De Micheli, Trasporti, ha detto di aver recuperato 48 milioni per l’edilizia scolastica. Poca roba. Il sindaco DeCaro ha dettagliato la distanza delle risorse dai bisogni: “Alcuni finanziamenti già nel Decreto rilancio non hanno destinazione precisa, non si sa se andranno agli enti locali o direttamente alle scuole. I 360 milioni stanziati per l’edilizia scolastica per i ventottomila edifici sul territorio non possono bastare: abbiamo fatto una simulazione con i sindaci e solo per questa voce ne servono 620. Il doppio. Gli scuolabus? In regime di distanziamento non riusciremo a portare gli stessi bambini di prima al portone dell’istituto. Nella scuola dell’infanzia, comparto delicato, ci sono 120 mila bambini, 13 mila insegnanti e 7 mila ausiliari: abbiamo bisogno di norme e risorse, servono deroghe per assumere personale educativo a tempo determinato e dare incarichi annuali direttamente dalle graduatorie comunali. Per allargare gli spazi potremmo fare edificazioni leggere nelle aree scoperte degli istituti o in aree private”.

“Rischiamo di votare negli istituti scolastici e poi richiuderli”

Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna, fa notare: “La ministra Azzolina deve parlare con il ministro dell’Interno, c’è il rischo che a fine estate in diverse regioni si riaprano le scuole per far votare i cittadini e ad ottobre si richiudano per mancanza di risorse o per il ritorno dell’epidemia. Nelle scuole d’infanzia saranno necessarie nuove assunzioni e in alcune realtà, in generale, inizieremo l’anno non con più docenti, ma con meno docenti”.

Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ha ricordato lo sciopero di lunedì prossimo: “Sulla scuola stiamo facendo una discussione in ritardo e ora dobbiamo correre. Il finanziamento dell’istruzione deve trovare soluzioni a breve, per far partire i lavori, per gli arredi interni alle classi e per la necessità di assumere docenti e amministrativi. Non possiamo rischiare che le scuole a settembre non riaprano”. Annamaria Furlan, segretaria della Cisl: “Servono centomila docenti, fin qui non è stato possibile un confronto serio con il ministero”. Rino Di Meglio, Gilda degli insegnanti: “Non si possono fare linee guida ministeriali e poi dire alle scuole, pensateci voi, arrangiatevi”.

Scuola, l’appello dei genitori: “Conte e Azzolina ci ascoltino: si ritorni in classe senza turni e didattica mista”

da la Repubblica

Ilaria Venturi

Lo ribadiscono, senza mezzi termini: a settembre le scuole “vanno riaperte in sicurezza, tutte – di ogni ordine e grado –, per tutti, senza riduzione di orario, senza turni, senza didattica mista, senza esternalizzazioni di metà del tempo-scuola, garantendo il rispetto degli articoli 3, 33 e 34 della nostra Costituzione”. Il Comitato “Priorità alla scuola”, dopo aver raccolto 85mila firme e organizzato flash mob in diciotto piazze da Torino a Trapani, torna a farsi sentire con una lettera indirizzata al premier Giuseppe Conte e alla ministra Lucia Azzolina. E una richiesta: poter partecipare al tavolo convocato domani dalla stessa ministra per portare le istanze dei genitori e degli insegnanti che si sono mobilitati.

Si tratta di un incontro, presieduto dal presidente del consiglio, allargato a sindacati, ai forum delle associazioni di studenti e genitori, delle scuole paritarie, della Federazione italiana per il superamento dell’handicap, sulla ripresa della scuola a settembre dopo che sono usciti le misure di sicurezza sanitaria del comitato tecnico-scientifico e le prime indicazioni della commissione ministeriale guidata da Patrizio Bianchi. “Purtroppo, ci spiace constatare che il nostro Comitato non è stato convocato, chiediamo di poter partecipare anche noi per dare voce alle migliaia di genitori, insegnanti, educatrici e studenti che nelle scorse settimane si sono mobilitati nelle città italiane nelle nostre manifestazioni”, scrive “Priorità alla scuola” che oggi ha sostenuto il “No Dad day”.

Il Comitato ha inviato le proprie richieste nella lettera al premier e alla ministra all’istruzione sui passaggi più delicati che la riapertura ad oggi ipotizzata prevede, come la riduzione dell’orario scolastico, dai 40 minuti di lezione al tempo pieno compresso, e la didattica mista.

Non solo, nella lettera, i genitori di “Priorità alla scuola” sottolinenano il fatto che, dalle indicazioni del Comitato tecnico-scientifico si “evince una questione molto grave: la responsabilità della prevenzione sanitaria del prossimo anno scolastico è scaricata sui singoli dirigenti scolastici e sulle famiglie. Noi crediamo che il Governo debba fare in modo che la scuola diventi un presidio sanitario territoriale, capace di tenere in sicurezza poco meno di un quinto della popolazione, riunendo così la centralità della scuola e della sanità, diritti complementari e inseparabili”.

Di qui la richiesta che le misure di sicurezza debbano essere “poche, fattibili ed efficaci per i diversi scenari sanitari che si prospettano a settembre e di responsabilità nazionale” anche con test sierologici o tamponi garantiti ai docenti e ai bidelli, e la “possibilità di cambiamento delle mansioni per chi rientra in fasce di fragilità, prepensionamento volontario per chi si trova agli ultimi anni di carriera”.

Maturità 2020, lavoratori fragili sono anche i docenti di età superiore ai 55 anni

da Orizzontescuola

di Francesco Rutigliano

Con il c.d. “Decreto rilancio”, il Governo è intervenuto attraverso l’adozione di specifiche misure in diversi settori, per il sostegno al lavoro e all’economia, nonché per le politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19.

Analizzando le nuove previsioni per la sicurezza sul lavoro, si evince che l’articolo 83 affianca all’ordinaria sorveglianza sanitaria dei dipendenti, prevista dall’Articolo 41 del D.lgs. n. 81/2008 (Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro), una sorveglianza sanitaria “eccezionale”.

La nuova previsione anti contagio introduce come obbligatoria la previsione che i datori di lavoro pubblici e privati devono assicurare la sorveglianza sanitaria eccezionale dei lavoratori maggiormente esposti a rischio di contagio, in ragione dell’età o della condizione di rischio derivante da immunodepressione, anche da patologia Covid-19, o da esiti di patologie oncologiche o dallo svolgimento di terapie salvavita o comunque da comorbilità che possono caratterizzare una maggiore rischiosità.

Difatti il comma 1 dell’art. 83, rubricato come “Sorveglianza sanitaria”, stabilisce che: …per garantire lo svolgimento in sicurezza delle attività produttive e commerciali in relazione al rischio di contagio da virus SARS-CoV-2, fino alla data di cessazione dello stato di emergenza per rischio sanitario sul territorio nazionale, i datori di lavoro pubblici e privati assicurano la sorveglianza sanitaria eccezionale dei lavoratori maggiormente esposti a rischio di contagio, in ragione dell’eta’ o della condizione di rischio derivante da immunodepressione, anche da patologia COVID-19, o da esiti di patologie oncologiche o dallo svolgimento di terapie salvavita o comunque da comorbilita’ che possono caratterizzare una maggiore rischiosità.

Le amministrazioni pubbliche provvedono alle attivita’ previste al presente comma con le risorse umane, strumentali e finanziarie previste a legislazione vigente”.

In detto comma il legislatore ha voluto assicurare la sorveglianza sanitaria eccezionale ai lavoratori sia in ragione dell’età anagrafica che della condizione di rischio derivante da immunodepressione congenita o acquisita (anche da patologia COVID-19), esiti di patologie oncologiche, svolgimento di terapie salvavita e comorbilità che possono caratterizzare una maggiore rischiosità.

Pertanto, è evidente che il legislatore impone ai datori di lavoro di garantire, per lo svolgimento in sicurezza delle attività produttive e commerciale, la sorveglianza sanitaria eccezionale dei lavoratori maggiormente esposti a rischio di contagio in ragione di determinati fattori, derivanti anche da patologia COVID-19.

Sorveglianza sanitaria eccezionale per lavoratori fragili di età superiore ai 55 anni

In base ai dati epidemiologici, riportati nel Documento tecnico dell’INAIL, rientrano nella categoria dei soggetti “fragili” le lavoratrici e i lavoratori di età superiore ai 55 anni, ovvero di età inferiore ai 55 anni con alcune tipologie di malattie cronico degenerative (ad es. patologie cardiovascolari, respiratorie e dismetaboliche) che in caso di comorbilità con l’infezione possono influenzare negativamente la severità e l’esito della patologia.

In tale ottica potrebbe essere introdotta la “sorveglianza sanitaria eccezionale” che verrebbe effettuata sui lavoratori con età >55 anni o su lavoratori al di sotto di tale età ma che ritengano di rientrare, per condizioni patologiche, in questa condizione anche attraverso una visita a richiesta.

Pertanto, in base a tale Documento tecnico dell’INAIL dovrebbe essere introdotta la soverglianza sanitaria speciale anche sui lavoratori con età superiore a 55 anni.

Di conseguenza, anche ai docenti ultra 55enni, impegnati negli esami di Stato del secondo ciclo, viene data la possibilità di utilizzare la modalità di cui all’articolo 26, comma 1, lett. c) ossia la possibilità di partecipazione in videoconferenza.

Il documento tecnico stilato dal CTS per lo svolgimento dell’esame di stato specifica

MISURE SPECIFICHE PER I LAVORATORI

“In riferimento all’adozione di misure specifiche per i lavoratori nell’ottica del contenimento del contagio da SARS-CoV-2 e di tutela dei lavoratori “fragili” si rimanda a quanto indicato:

  1. nella normativa specifica in materia di salute e sicurezza sul lavoro ( D.Lgs. 81/08 e s.m.i.).
  2. nel Decreto Legge “Rilancia Italia” del 13 maggio 2020, art 88.

L’individuazione dei lavoratori “fragili” può essere effettuata anche dal medico di base, qualora non sia possibile ricorrere al medico competente o ai servizi ASL.”

Le note del Ministero

Il Ministero ha posto attenzione ai lavoratori fragili con le note del 28 maggio e 29 maggio 2020

Nello specifico la nota del 28 maggio 2020 sostiene che “Il dirigente scolastico, sulla base delle documentazioni mediche prodotte dagli interessati, identifica i docenti che, in quanto “lavoratori fragili”, per come individuati ai sensi del paragrafo “Misure specifiche per i lavoratori” del Documento tecnico sulla rimodulazione delle misure contenitive nel settore scolastico per lo svolgimento dell’esame di Stato nella scuola secondaria di secondo grado”, debbono poter utilizzare la modalità di cui all’articolo 26, comma 1, lett. c)”.

Tali lavoratori – come indicato nella nota del 28 maggio, “debbono poter utilizzare la modalità di cui all’articolo 26, comma 1, lett. c), cioè “nei casi in cui uno o più commissari d’esame siano impossibilitati a seguire i lavori in presenza, inclusa la prova d’esame, in conseguenza di specifiche disposizioni sanitarie connesse all’emergenza epidemiologica, il presidente dispone la partecipazione degli interessati in videoconferenza o altra modalità telematica sincrona”.

La nota del 29 maggio 2020 recita testualmente “Si richiama l’art. 26, comma 1, lettera c) dell’OM 16 maggio 2020, n. 10 sull’Esame di Stato del secondo ciclo, in merito alla necessità di disporre la partecipazione all’Esame dei commissari in videoconferenza o in altra modalità telematica sincrona, qualora risulti per essi, da apposita certificazione medica, il rischio di contagio”.

In questa fase di emergenza sanitaria quindi la tutela dei lavoratori “fragili” è applicata in base alla normativa nazionale di cui all’art. 83 del c.d. Decreto rilancio.

È assolutamente indispensabile ed è fondamentale che tale tutela venga coerentemente inserita in tutte le politiche di contrasto all’epidemia in corso.

Apertura scuole, Azzolina: “valutiamo divisori tra banchi e visiere. Risorse per oltre 4 miliardi”

da Orizzontescuola

di redazione

Questo pomeriggio si è svolto un lungo incontro a Palazzo Chigi sulla scuola e sulla ripresa di settembre. L’incontro è stato richiesto dalla Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina e presieduto dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

Presenti la Ministra dei Trasporti e delle Infrastrutture, Paola De Micheli, i rappresentanti delle Regioni, degli Enti locali, delle Organizzazioni sindacali, dei genitori, degli studenti, delle scuole paritarie.

“L’obiettivo è portare tutti a scuola in presenza. Con particolare attenzione ai più piccoli, che hanno sofferto maggiormente in questo periodo”, ha detto la Ministra in apertura dell’incontro. Quello per la scuola, ha aggiunto “sarà un piano su più livelli che seguirà l’andamento del rischio di contagio”.

“Vogliamo tenere quanto più possibile unito il gruppo classe, daremo strumenti flessibili alle scuole per agire. Stiamo aspettando i dati sull’edilizia dagli Enti locali. A breve chiuderemo le Linee guida condivise per settembre”, ha aggiunto.

Il Governo ha ascoltato e raccolto le istanze dei partecipanti. Nei prossimi giorni, anche con la collaborazione degli Enti locali, che invieranno dati aggiornati sull’edilizia scolastica, saranno chiuse le linee guida per la scuola che terranno conto dei numerosi incontri che si sono svolti in queste settimane, del confronto con le parti sociali, del lavoro del Comitato tecnico-scientifico del Ministero della Salute sulle misure di sicurezza e di quello del Comitato di esperti del Ministero dell’Istruzione sugli aspetti didattici. ”Sulla scuola stiamo mobilitando risorse per 4 miliardi. Siamo tutti d’accordo che l’obiettivo di riapertura a settembre è complesso, ma raggiungibile se lavoriamo tutti insieme, ciascuno per la propria parte: il Paese si aspetta da noi che i ragazzi a settembre tornino a scuola”

“Il documento del Cts sulle scuole sarà valutato rispetto all’andamento epidemiologico. Oltre alle mascherine ci sarà possibilità di usare le visiera anche per andare incontro alle esigenze di studenti con difficoltà respiratorie e ipoacusici. Il Cts sta valutando anche la possibilità di compartimentare i banchi, con divisori, anche per garantire maggiore sicurezza”.”. Lo ha detto la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina in chiusura del vertice di oggi a Palazzo Chigi.

Decreto scuola verso il voto finale. Polemiche su concorsi e riaperture scuole a settembre

da Orizzontescuola

di Ilenia Culurgioni

Decreto scuola: l’Aula alla Camera approva la fiducia posta dal governo, con 305 voti favorevoli e 221 voti contrari, 2 astenuti. Non si placano le polemiche dell’opposizione sulla questione precari e l’avvio del nuovo anno scolastico.

Il decreto-legge 8 aprile 2020, n. 22, recante misure urgenti sulla regolare conclusione e l’ordinato avvio dell’anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato, approvato al Senato lo scorso 28 maggio con 148 voti favorevoli e 87 contrari, va verso la votazione finale alla Camera. Il decreto va approvato entro domenica 7 giugno, pena il decadimento. Il testo è stato modificato al Senato, dopo uno scontro acceso tra opposizione e maggioranza ma anche all’interno della stessa maggioranza. L’accordo, soprattutto sullo svolgimento del concorso straordinario, era stato trovato dopo il vertice con il Premier Giuseppe Conte. La procedura viene quindi rinviata appena le condizioni epidemiologiche lo permetteranno, probabilmente in autunno, e la prova è stata modificata: non più quiz a crocette, che tanto aveva fatto discutere, ma domande a risposta aperta. Diversi partiti di maggioranza, tra cui Leu e Pd, nonché i sindacati, avevano chiesto una procedura per titoli e servizi, ma netta era apparsa la chiusura del M5S.

La mediazione del Presidente Conte non ha tuttavia placato le polemiche dell’opposizione, e non solo, emerse oggi. Critico, pur riconoscendo e rivendicando “alcuni miglioramenti importanti”, Nicola Fratoianni, del gruppo parlamentare LeU, che aveva sostenuto fortemente il concorso per titoli. Oggi nell’aula di Montecitorio l’esponente LeU ha ricordato che resta “l’amaro in bocca più che per le soluzioni non trovate, per il tono che ha accompagnato questa discussione”, ma si è detto pronto a lavorare per risolvere alcune questioni rimaste aperte, come per esempio quella della carta docente per i precari “oggi incomprensibilmente negata”. Su questo e su altro si punterà con gli emendamenti al decreto rilancio.

Ancora duro Matteo Orfini del Partito democratico: “La mia posizione era quella di tutto il Pd. Poi, senza alcuna discussione in nessun organismo quella posizione è cambiata e abbiamo ceduto a una forzatura del Movimento 5 stelle. Peccato che quel cedimento lo paghino sulla loro pelle migliaia di precari”. Orfini si è detto pronto “a fare di tutto per correggere l’errore”.

E ancora netta l’opposizione di Fratelli d’Italia, con Paola Frassinetti ed Ella Bucalo, che hanno definito “un pessimo segnale” la fiducia del governo sul dl scuola.

Riapertura scuole

Polemiche anche sull’avvio del nuovo anno scolastico, su cui oggi si tiene il vertice a Palazzo Chigi.Conte e Azzolina, così come avevano chiesto i sindacati, confermano l’obiettivo del ritorno in aula a settembre. La ministra ha precisato, in apertura dell’incontro, che dipenderà dai contagi, sottolineando l’importanza che si darà ai più piccoli. Il Comitato tecnico scientifico ha confermato l’utilizzo delle mascherine per i bambini sopra i sei anni e per tutto il personale scolastico. A breve dovrebbero essere emanate le linee guida definitive sulla riapertura delle scuole a settembre.

Valutazione Dirigenti Scolastici: quest’anno non ci sarà

da Orizzontescuola

di redazione

Il Ministero dell’istruzione ha incontrato oggi 4 giugno i sindacati sul procedimento di valutazione dei dirigenti scolastici per l’anno scolastico 2019-2020.

L’Amministrazione ha proposto di non valutare i Dirigenti scolastici relativa all’anno scolastico 2019/2020, non ci sarà conseguenza sugli esiti sulla retribuzione di risultato;

la retribuzione di risultato sarà determinata in base alla complessità della sede di servizio;

L’Amministrazione invierà alle organizzazioni sindacali per conoscenza le misure da adottare per la valutazione della dirigenza scolastica prima di avviare il confronto.

Il Ministero ha spiegato che non effettuerà la valutazione perché va riconfigurato il modello di valutazione già proposto, a seguito dei cambiamenti nella gestione del Ministero e per l’emergenza epidemiologica.

Tale riconfigurazione è consequenziale all’Atto di indirizzo presentato dalla Ministra Azzolina lo scorso febbraio 2020.