Riunione Ministri Istruzione G20

La Ministra ha partecipato, nel pomeriggio del 27 giugno, in videoconferenza, alla riunione straordinaria dei Ministri dell’Istruzione del G20 per discutere, alla luce anche dell’attuale emergenza sanitaria, dell’importanza di poter assicurare la continuità dell’istruzione e della formazione anche in contesti di crisi. L’incontro è stato aperto dal Ministro dell’Istruzione del Regno dell’Arabia Saudita, Hamad Mohammed Al-Sheikh, che ha la presidenza di turno. Nel corso della riunione i Paesi membri del G20 hanno condiviso le politiche attuate durante la pandemia con la sospensione delle lezioni e si sono confrontati su possibili ambiti di futura collaborazione. Al termine della riunione è stata adottata una Dichiarazione congiunta dei Ministri dell’Istruzione.

“Ringrazio il Ministro Al-Sheikh per aver promosso questo incontro – ha detto la Ministra Lucia Azzolina -. Mi auguro che insieme a tutti i Paesi del G20 potremo migliorare le azioni messe fin qui in campo a tutela delle nostre studentesse e dei nostri studenti. In questi mesi il Governo italiano ha adottato misure per assicurare il diritto all’istruzione, garantito dalla Costituzione, salvaguardando al tempo stesso anche il diritto alla salute. Al momento – ha aggiunto la Ministra – stiamo pianificando e organizzando il nuovo anno scolastico in una situazione di ‘nuova normalità’. Si tratta di una grande sfida che riguarda non solo l’attuazione delle misure sanitarie e la definizione di una nuova organizzazione degli ambienti di apprendimento e dei gruppi classe, ma anche il riassetto delle risorse finanziarie e umane e, a lungo termine, un ripensamento della visione complessiva dell’istruzione”.

La Ministra Azzolina ha poi concluso: “Credo che per uscire dall’attuale crisi dobbiamo prestare una maggiore attenzione all’istruzione e formazione che possono fornire un contributo nel sostenere la resilienza e la ripresa dei sistemi economici e sociali, facilitando anche una maggiore accelerazione su sostenibilità e digitale”.

Pubblicato il Piano scuola

Pubblicato il Piano scuola approvato ieri dalla Conferenza Stato- Regioni

La versione definitiva del Piano scuola 2020/21, approvata dalla Conferenza Stato-Regioni, costituisce un netto passo avanti rispetto alla bozza iniziale che aveva indubbiamente generato molta confusione.
Sono state accolte alcune delle proposte avanzate dall’ANP nei giorni scorsi.
Innanzi tutto, sono spariti gli impropri riferimenti all’utilizzo del sabato e alla riduzione delle ore a 40 minuti la cui competenza rientra nell’autonomia delle singole istituzioni scolastiche.
È stato finalmente precisato che il metro di distanza deve essere calcolato da “bocca a bocca” e questo significa che, rispettando il distanziamento, ogni aula potrebbe accogliere in teoria un numero massimo di studenti pari – ma in realtà inferiore, per la presenza dei docenti e dei varchi di passaggio – a quello dei metri quadri della sua superficie.
L’accordo con gli Enti Locali è di fondamentale importanza perché saranno loro ad assicurare la disponibilità di ulteriori spazi, laddove fosse necessario, secondo quanto segnalato dal cruscotto informatico predisposto dal Ministero.
Il cruscotto permetterà infatti agli Enti Locali di conoscere in tempo reale l’effettiva capienza delle aule e questo, unito alla conoscenza del numero effettivo di alunni per classe, li metterà in grado di effettuare interventi di edilizia leggera e di assegnare alle scuole le aule e/o gli ambienti di apprendimento necessari per accogliere tutti gli alunni.
L’ulteriore stanziamento di un miliardo dovrebbe permettere di ampliare l’organico e di gestire meglio la ripartenza.
Risulta infine, anche se implicitamente, che il servizio debba essere assicurato in presenza a tutti gli alunni e che il tempo scuola debba essere tutto quello definito dall’ordinamento, fatte salve le eventuali decisioni dell’autorità sanitaria e le scelte di carattere didattico attinenti all’autonomia delle singole scuole.

Permangono essenzialmente due criticità: 1) le aule esterne devono essere reperite, dagli Enti Locali, in prossimità della scuola; 2) il tempo a disposizione è molto ristretto.
La DAD rimane una opzione alla quale ricorrere in caso di recrudescenza dei contagi e di una eventuale chiusura di singole scuole, soprattutto per le scuole del secondo ciclo.
L’ANP sta già lavorando per supportare a fondo i propri iscritti, mettendo a loro disposizione un vademecum che li aiuterà a organizzare la riapertura di settembre.

Si torna a scuola. “Tutti a un metro”. Ma non c’è posto per 1 alunno su 7

da la Repubblica

Valeria Strambi

La scuola riparte il 14 settembre, senza pannelli di plexiglas a separare gli studenti, ma con le regole del distanziamento sociale. La ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, e il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, hanno presentato il testo delle Linee guida per la ripresa che ha avuto il via libera, ieri pomeriggio, dalle Regioni e dagli Enti locali. Le linee guida sono immediatamente operative e verranno diramate alle istituzioni scolastiche. Ecco i punti principali del testo.

Gli spazi: aule nelle palestre e gazebo in giardino

ovrà essere garantita la distanza di un metro tra gli studenti. Non da banco a banco, come inizialmente prospettato, ma da bocca a bocca. Questo permetterà di recuperare un bel po’ di spazio e di sistemare gran parte delle classi nella propria aula, anche se è stato calcolato che almeno il 15% degli alunni, circa un milione di giovani, resterà comunque fuori. A disposizione degli istituti sarà messo il “cruscotto delle scuole”, un sistema informatizzato presente nell’Anagrafe scolastica del ministero che segnalerà in rosso le stanze troppo piccole per accogliere tutti gli studenti. Le scuole, per recuperare spazi, potranno fare interventi di edilizia leggera, riadattare palestre e laboratori, trasportare panche e tavoli in giardino allestendo tensostrutture o gazebi. Un grosso aiuto dovrà arrivare dagli enti locali che potranno mettere a disposizione locali e strutture esterne, anche in cinema e teatri.

La didattica: lezioni via computer solo alle superiori

La didattica a distanza ci sarà ancora, ma solo alle superiori e come misura da alternare alle lezioni in presenza. Le classi numerose potranno essere divise in gruppi e fare a turni. Ogni gruppo non dovrà essere necessariamente formato da compagni di classe, potranno esserci anche studenti di età diverse. I presidi avranno il compito di decidere come redistribuire il tempo scuola e come gestire gli insegnanti, valutando se accorpare alcune materie o incoraggiare l’insegnamento delle discipline in maniera trasversale. Ai ragazzi disabili dovrà essere garantita comunque la didattica in presenza. Confermati i “Patti di comunità” con associazioni ed enti del terzo settore. Tutte le attività, dallo sport alla musica, non potranno però prescindere dalla presenza degli insegnanti. Le nuove figure saranno un arricchimento, ma non potranno operare senza la presenza dei docenti o a scuole chiuse.

La sicurezza: sulle mascherine si decide ad agosto

Slitta la decisione sulla mascherina per gli studenti. A stabilire se andrà indossata anche in classe o solo in corridoio e negli spazi comuni sarà il Comitato tecnico scientifico. Le Regioni hanno insistito perché gli esperti si pronuncino due settimane prima dell’inizio delle scuole, in base al quadro epidemiologico. Quanto a test sierologici e tamponi per alunni e personale, ancora niente di certo. «È probabile che saranno i territori a offrire questa possibilità» chiarisce Cristina Grieco, l’assessora toscana alla Scuola. I dipartimenti di prevenzione della Asl faranno i test e seguiranno i vari istituti dal punto di vista sanitario. Ufficiale è invece l’aumento degli organici, tra insegnanti e personale Ata. Non solo le Regioni riavranno le cattedre tagliate quest’anno, ma saranno previsti “organici dell’emergenza” da assegnare in base alle esigenze. Entraranno fino a 50mila persone.

Gli orari: ingressi scaglionati ma niente più sabato

Punto critico restano i trasporti. Sarà attivato un tavolo ad hoc con ministero ed enti locali per stilare un piano sulla gestione degli spostamenti degli studenti ed eventualmente prevedere flotte di pulmini in più. Per evitare gli assembramenti e facilitare le famiglie, le scuole, che riapriranno il 14 settembre, dovranno scaglionare gli orari di ingresso e uscita. Nelle grandi città, gli istituti superiori saranno chiamati a programmare le entrate fuori dagli orari di punta, il che significa che si potrà andare in classe più tardi. Le lezioni il sabato, che nella bozza delle linee guida erano obbligatorie, potranno essere fatte a discrezione dei presidi. Capitolo a parte per le mense, che dovranno essere garantite. Per il pranzo, se gli spazi fossero piccoli per ospitare tutti, saranno organizzati dei turni. In extremis sarà consentito anche il pasto in classe, con igienizzazione dei banchi e menu semplificato.

Scuola materna: maestri con la visiera e si può stare vicini

Nessuna distanza obbligatoria di un metro e no alla mascherina per i bimbi che frequentano le scuole dell’infanzia. Gli ambienti e gli oggetti per giocare (vietato portarli da casa) dovranno essere igienizzati molto spesso, ma gli alunni avranno comunque la possibilità di toccarsi, interagire e stare vicini. Alle maestre sarà consentito indossare visiere, ma dovranno essere sempre ben riconoscibili in volto. I gruppi degli alunni saranno fissi, composti sempre dagli stessi bambini, come gli insegnanti. Gli spazi delle scuole, dalle aule ai laboratori ai corridoi, dovranno essere riorganizzati proprio per consentire a ogni gruppetto di avere il proprio angolo, da cambiare soltanto dopo la sanificazione. Incoraggiato il più possibile l’uso di giardini e spazi esterni. La colazione e la merenda si faranno in classe e gli orari per le entrate e le uscite dovranno essere scaglionati.


La ferita aperta della scuola

da la Repubblica

Andrea Gavosto

L’accordo faticosamente raggiunto fra governo e Regioni permette almeno, sia pure con grande ritardo, di fare le prime mosse per riaprire le scuole il 14 settembre.

Ben poco del testo approvato, tuttavia, rivela piena consapevolezza del rischio enorme che corrono i nostri studenti. Secondo i primi studi, negli Usa e in Inghilterra la perdita di apprendimenti per la chiusura delle scuole a causa del Covid 19 è fra il 35 e il 50%, a seconda delle materie e dei gradi: a questo punto dell’anno i ragazzi hanno imparato circa la metà dei loro coetanei un anno fa. L’Italia ha cancellato le rilevazioni Invalsi, perciò la caduta degli apprendimenti non si può misurare: impossibile però pensare che le cose siano andate meglio.

Gli studenti che provengono da famiglie con minori risorse economiche e culturali pagheranno un prezzo più alto ancora.

Avere perso così tanta scuola può generare danni permanenti, rendendo più difficili gli studi futuri e l’ingresso nel mercato del lavoro, come fu per la recessione del 2009. Il costo economico dell’assenza di scuola sarà per l’Italia molti punti di Pil.

In un Paese che tiene al proprio futuro, come sanare questa ferita dovrebbe essere l’impegno di tutti. Assai più che scendere in piazza per chiedere che tutto a scuola torni come se il virus non ci fosse più o esercitarsi al tiro al bersaglio sulla ministra dell’Istruzione. Certo, il ministero ha fatto gravi errori: chiudere la scuola il 10 giugno, invece di prolungarla fino a fine luglio, almeno a distanza; non provare nemmeno a fare ripartire tutti il 1° settembre, forse sapendo di non avere fatto il necessario affinché tutti gli insegnanti fossero subito in cattedra; fare uscire linee guida per la riapertura con incomprensibile ritardo.

Inoltre, ha voluto dare un senso di “normalità”, in un anno che normale non è. Soprattutto, non ha messo la perdita di apprendimenti al centro.

Il sentiero per settembre è stretto: richiede coraggio e prudenza. Da un lato, l’attività didattica deve ripartire al più presto in maniera potenziata, altrimenti la ferita si allarga. Si deve fare più di prima, meglio di prima.

Dall’altro, le scuole possono essere focolai di nuovo contagio: perciò la riapertura deve seguire le indicazioni degli esperti sanitari, a cominciare dal distanziamento, che peraltro sarà assai più blando che in altri Paesi europei, dove è 1,5-2 metri. A medici e scienziati dobbiamo tante vite salvate: dar loro ascolto è il minimo.

Di sicuro, la scuola a settembre non potrà essere la stessa di prima. Non è un male, perché costringerà a guardare oltre l’emergenza. Ci si dovrà stare più ore, se vogliamo insieme sicurezza e possibilità di recuperare parte del terreno perduto. L’insegnamento dovrà cambiare, con percorsi personalizzati e concentrandosi sugli elementi essenziali di ogni materia, imparando ad usare — docenti e allievi — le tecnologie per una vera didattica digitale, che non è quella fatta in emergenza. Scuole e presidi dovranno assumersi maggiori responsabilità per trovare, anche in futuro, le soluzioni adeguate alla propria realtà, con gli aiuti necessari. I genitori, che con il lockdown hanno capito l’importanza della scuola, non solo come parcheggio, dovranno stare più attenti a cosa vi succede.

Per riorganizzare spazi, tempi e modi della didattica serviranno ore di straordinario o assunzioni mirate di docenti ben formati, investendo le risorse necessarie, per le quali ieri si è fatto un passo avanti. E molte altre andranno trovate per rinnovare gli edifici scolastici, pensando a una didattica più moderna di quella frontale, ancora prevalente.

Di tutto ciò le linee guida parlano in modo troppo generico. Non sorprende: così è il nostro sistema d’istruzione, che deve tenere insieme scuole, ministero, Regioni, Province, Comuni, sindacati. I sistemi più avanzati per didattica, tecnologia e semplicità organizzativa, come quelli del Nord, stanno reagendo con maggiore rapidità alla perdita di apprendimenti: noi ci riusciremo solo se sapremo andare nella stessa direzione.

E questo era il problema già ben prima del virus.

L’autore è direttore della Fondazione Agnelli

Immissioni in ruolo 2020/21, al via operazioni degli Uffici Scolastici. Nota Ministero

da Orizzontescuola

di redazione

Immissioni in ruolo 2020/21: con nota  prot. 14894 del 12 giugno 2020 il Ministero dà avvio alle operazioni propedeutiche.

Due le operazioni  da fare

  • cancellazione dalle relative graduatorie di merito dei concorsi, dei candidati, immessi e confermati in ruolo, dopo il superamento, con esito favorevole, del relativo periodo di prova.
  • pubblicazione degli elenchi dei candidati per i quali risulta ancora accantonato un posto

L’USR Piemonte, concluse le operazioni indicate dalla nota, ha già provveduto alla pubblicazione degli elenchi dei candidati ancora presenti nelle graduatorie di merito in corso di validità di cui ai DDG 106/2016 ;- DDG 85/2018;- DDG 1546/2018 Infanzia e Primaria e alla pubblicazione degli elenchi dei candidati con posto accantonato.

Si procede, inoltre, con riferimento alle procedure di reclutamento di cui ai DDG106/2016 e DDG 85/2018, alla pubblicazione degli elenchi dei candidati per i quali risultaancora accantonato un posto, in attesa dell’eventuale scioglimento positivo della riserva, aseguito di successive sentenze di merito loro favorevoli.

A seguire, nelle prossime settimane, anche gli altri Uffici Scolastici, pubblicheranno questi due file.

Come si svolgeranno le immissioni in ruolo 2020/21

Dal 2020/21 le immissioni in ruolo si svolgeranno in due parti:

  • immissioni in ruolo ordinarie (50% GaE e 50% concorsi, inclusa fascia aggiuntiva)
  • procedura straordinaria per coprire eventuali posti residui con “chiamata veloce”

Apertura scuola a settembre 2020, ecco le linee guida DEFINITIVE. PDF

da Orizzontescuola

di Antonio Marchetta

Sintesi del Piano scuola 2020-2021 (Linee guida): “Documento per la pianificazione delle attività scolastiche, educative e formative in tutte le Istituzione del Sistema nazionale d’Istruzione”.

Scarica le linee guida ufficiali

Premessa

La ripresa delle attività scolastiche avverrà in presenza nel rispetto delle indicazioni finalizzate alla prevenzione del contagio contenute nel Documento tecnico, elaborato dal Comitato tecnico scientifico (CTS) recante “ipotesi di rimodulazione delle misure contenitive nel settore scolastico e le modalità di ripresa delle attività didattiche per il prossimo anno scolastico”; approvato in data 28 maggio 2020 e successivamente aggiornato.

Centrale sarà il ruolo delle singole scuole, accompagnate dal M.I. e gli enti territoriali/locali.

Nello specifico, in ogni Regione, verranno a costituirsi tavoli regionali con gli attori principali del sistema di istruzione, e conferenze dei servizi più a livello comunale o provinciale per rispondere alle criticità delle singole istituzioni scolastiche ubicate nello specifico territorio; tra i temi più sensibili:
• il trasporto scolastico;
• l’assistenza agli alunni con disabilità;
• la reperibilità, ove necessario, di ulteriori spazi oltre gli edifici scolastici nel territorio per assicurare il regolare svolgimento delle attività didattiche.

Valorizzare l’autonomia scolastica

Prevista ormai da 20 anni nel Regolamento n. 275/1999, l’autonomia delle singole istituzioni scolastiche viene evidenziata, nelle Linee guida, al fine di organizzare al meglio le attività didattiche, utilizzando forme di flessibilità tra le quali:
• suddividere la classe in più gruppi in base al livello di apprendimento;
• riunire in diversi gruppi, alunni provenienti da diverse classi o diversi anni di corso;
• turni differenziati, in base alle fasce di età degli studenti;
• articolazione modulare del monte ore di ciascuna disciplina; ad esempio una riduzione del monte orario delle singole discipline per poi utilizzare il tempo residuo per attività di recupero e consolidamento delineate nel PAI e PIA;
• utilizzo della DAD come strumento di integrazione della didattica in presenza, per gli studenti della scuola secondaria di secondo grado, ove il contesto, competenze e opportunità tecnologiche lo consentano;
• aggregazione delle diverse discipline in aree o ambiti disciplinari, sulla scia dei dipartimenti disciplinari ed interdisciplinari;
• lezioni anche il Sabato, previa deliberazione degli organi collegiali, consiglio di istituto e collegio docenti.

Patti educativi di comunità tra le scuole e il territorio

Enti locali, istituzioni pubbliche, private, associazioni e le realtà del Terzo settore si impegnano a sottoscrivere convenzioni, specifici accordi, denominati “patti educativi di comunità” tra le scuole e il territorio. Si tratta, ovviamente, di un rafforzamento di tale visione collaborativa tra gli stakeholders in quanto ogni singola scuola nella programmazione dell’offerta formativa (PTOF) attiva, annualmente, i necessari rapporti con le realtà locali:
“Valorizzazione della scuola intesa come comunità attiva, aperta al territorio e in grado di sviluppare e aumentare l’interazione con le famiglie e con la comunità locale, comprese le organizzazioni del terzo settore e le imprese”. (lettera m, comma 7 art. 1 della Legge 107/2015).
L’obiettivo di tali accordi con il territorio locale è quello di favorire la messa a disposizione di altre strutture o spazi, come parchi, teatri, biblioteche, cinema, al fine di potervi svolgere ulteriori attività didattiche o alternative a quelle tradizionali comunque volte a finalità educative.
Il personale interessato, associazioni sportive, musicali, teatrali, artistiche, avrà una responsabilità pari a quella del corpo scolastico in merito alla sorveglianza e vigilanza degli alunni. Sarà quindi fondamentale specificare tale questione nelle convenzioni stipulate tra i vari soggetti operanti.
Naturalmente l’alleanza scuola-famiglia gioca un ruolo decisivo nella buona riuscita degli intenti formativi, didattici, legati all’apprendimento e per quanto concerne una piena consapevolezza del rispetto di tutte le misure previste per il contrasto alla diffusione dell’epidemia: una responsabilità condivisa e collettiva. A tal proposito le scuole potranno aggiornare ed integrare, con le esperienze maturate durante e post Pandemia, il patto educativo di corresponsabilità.

Disabilità e inclusione scolastica

Previste misure potenziate di sicurezza per il personale scolastico, o per i lavoratori facenti parte di associazioni per le persone con disabilità; soprattutto nel momento in cui l’alunno disabile, per questioni sanitarie è impossibilitato all’utilizzo della mascherina. Il personale di assistenza ai disabili potrà utilizzare:
• mascherina chirurgica;
• guanti in nitrile;
• dispositivi di protezione per occhi, viso e mucose.

Formazione

Le scuole polo per la formazione, al fine di non disperdere le competenze acquisite tramite smart working e DAD, incrementeranno corsi di formazione per docenti, ATA in riferimento alle seguenti tematiche:
per i docenti e personale educativo:
• metodologie innovative di insegnamento e apprendimento;
• metodologie innovative per l’inclusione scolastica;
• corsi su modelli di didattica interdisciplinare e tecnologie multimediali.
per il personale ATA
• lavoro in team e digitalizzazione delle procedure amministrative.
Ulteriori elementi di azione in riferimento allo scenario attuale del contagio
Le scuole dovranno organizzare in maniera funzionale per evitare assembramenti o raggruppamenti:
• gli spazi interni ed esterni;
• gli ingressi e le uscite;
• deflussi e distanziamenti in ogni momento della giornata scolastica;
• quanto detto sopra, vale per tutti: alunni, famiglie, personale scolastico e non.

Il Ministero dell’Istruzione lavora costantemente con le autonomie territoriali per accompagnare tutte le scuole nella gestione delle situazioni più delicate; possibile ulteriore disponibilità di organico aggiuntivo per le istituzioni scolastiche statali.

Viene ribadita l’importanza della possibile sottoscrizione di convenzioni tra l’Ente locale e la singola istituzione scolastica per evidenziare la suddivisione delle competenze specifiche assegnate al primo e alla seconda, fermo restando che sarà possibile, in base alle esigenze della scuola, rivedere e riassegnare le specifiche competenze attribuite, nel rispetto e nei limiti previsti dalla Legge.

Scuola dell’infanzia

L’uso delle mascherine non è previsto per i minori di 6 anni; i dispositivi di protezione per gli adulti a contatto con i bambini, non devono far venir meno la possibilità di essere riconosciuti; il ruolo di rassicurazione e fiducia è fondamentale nella sfera cognitiva degli infanti.

Attività nei laboratori

Oltre all’obbligatoria igienizzazione degli spazi adibiti ai laboratori, è auspicabile:
• sensibilizzare gli alunni ad una maggiore consapevolezza e responsabilità individuale in merito al riassetto della postazione di lavoro, al netto delle complesse operazioni di competenza del personale;
• avviare le attività didattiche che prevedono l’utilizzo dei laboratori, nella scuola secondaria di secondo grado, già nella prima parte del nuovo anno scolastico, al fine di integrare e consolidare gli apprendimenti tecnico-pratici non svolti nell’a.s. 2019-2020, a causa della sospensione delle attività didattiche in presenza.

Refezione scolastica

Una possibile soluzione per evitare l’affollamento dei locali durante il servizio di refezione scolastica è quella di effettuare due o più turni. Le istituzioni scolastiche con la collaborazione dell’Ente locale e della società concessionaria del servizio, garantiranno i servizi di mensa, partendo sempre dalle indicazioni inserite nel Documento tecnico del CTS.

Percorsi per le competenze trasversali e l’Orientamento (PCTO)

Viene evidenziato che le forniture della mascherine e dei DPI (dispositivi di protezione individuali), durante le attività degli studenti – in riferimento ai percorsi per le competenze traversali e l’Orientamento – presso le strutture ospitanti, sono a carico di queste ultime.

Scuola in ospedale, istruzione domiciliare e sezioni carcerarie

Tutti i soggetti coinvolti che elencheremo di seguito, avranno cura di osservare, confrontarsi ed organizzare le attività didattiche nel rispetto dei protocolli di sicurezza e di quanto indicato nel documento tecnico del CTS:

• scuola in ospedale: coordinamento organizzativo tra Dirigente scolastico e Direttore della struttura sanitaria;
• istruzione domiciliare: coordinamento organizzativo tra Dirigente scolastico, famiglia e medico curante;
• sezioni carcerarie: coordinamento organizzativo tra Dirigente scolastico, Coordinatore didattico e Direttore della struttura carceraria.

Piano scolastico per la Didattica digitale integrata

Qualora dovesse esserci una seconda ondata del Coronavirus in Italia, in autunno 2020, potrebbe essere prevista nuovamente la sospensione delle attività didattiche in presenza, quindi la DAD.

Pertanto ogni istituzione scolastica inserirà, a prescindere, nell’aggiornamento annuale del PTOF, il Piano scolastico per la Didattica digitale integrata attraverso il quale le scuole individueranno le modalità per riprogettare l’attività didattica, mettendo a frutto quanto potenziato a livello digitale durante l’emergenza, prestando, inoltre, particolare attenzione alle esigenze e necessità degli alunni BES.

Fondamentale non ripetere le situazioni di svantaggio del recente passato in riferimento alla garanzia del diritto all’istruzione per tutti gli studenti; occorre incentivare la piena partecipazione alle attività della DAD, qualunque sia il loro livello di partenza economico, sociale e culturale.

L’Amministrazione nazionale nell’ottica di un continuo monitoraggio, miglioramento e supporto agli enti territoriali e alle scuole ha attivato e attiverà:
• protocolli con gli Ordini degli Psicologici per la gestione degli effetti emotivi del Lockdown sugli alunni, personale della scuola e sulle famiglie;
• convenzioni con gli Enti di telefonia mobile, per agevolazioni sulle tariffe;
• azioni di supporto acchè gli Enti locali proseguano il completamento dell’infrastruttura che garantisca la copertura di tutto il territorio nazionale con banda larga.

Scarica le linee guida

Trasmissione PIANO SCUOLA 

Azzolina, assumeremo 50mila tra docenti e ATA in più. Ecco come manterremo il metro di distanza

da Orizzontescuola

di redazione

Il Ministro Azzolina in diretta da Palazzo Chigi anticipa i contenuti delle linee guida per il rientro a settembre in sicurezza. “Si tratta di linee condivise con tutto il mondo della scuola. – ha detto – Stanzieremo un miliardo in più, che è veramente tanto, aggiungendosi ai 4,6 miliardi stanziati in questo periodo di emergenza.”

Rientro il 14 settembre

“Dal 1 settembre riporteremo in classe gli studenti con più difficoltà o quanti vogliono potenziare i talenti. Dal 14 settembre riaprirà per tutti.” Ha detto il Ministro

Sanificazione istituti

“Come saranno le scuole a settembre? Dovranno essere pulite, dobbiamo mantenere quel metro di distanziamento evitando assembramenti e ingressi scaglionati. Faremo formazione del personale scolastico, ci lavoreremo insieme alla protezione civile, in un’ottica di comportamenti responsabili e della prevenzione.”

Un metro di distanza

“Quali difficoltà abbiamo avuto? Gli spazi, se parliamo di un metro abbiamo bisogno di più spazi. Abbiamo creato un software che ci dirà quanti metri quadrati abbiamo per ogni singola classe, sale docenti e palestre. il 76% di dati ce li abbiamo. Io so classe per classe i metri a disposizione. Ad oggi ho il 15% di studenti che devo portare fuori dagli edifici scolastici.”

“Per portare fuori quel 15%, lavoreremo sugli edifici che ci sono. C’è una finestra da spostare? Un’a la da riaprire? Se non dovesse bastare più abbiamo ripreso gli edifici dismessi.”

“La scuola a settembre deve riaprire in  un’ottica di scuola più aperta. Faremo scuola anche fuori dalla scuola, gli studenti devono respirare la cultura.”

Nuove assunzioni a tempo determinato

“Avremo bisogno di più docenti e personale non docenti. Possiamo assumere fino a 50 mila tra docenti e ATA a tempo determinato.”

Concorso straordinario, i quesiti scendono da 8 a 6. Uno di inglese che resta a risposta aperta

da Orizzontescuola

di redazione

Sarebbe questo il compromesso raggiunto tra sindacati e Ministero sul concorso straordinario riservato ai docenti con 36 mesi di servizio, dopo la stesura del nuovo decreto che accoglie le modifiche contenute nel Decreto scuola sulla prova selettiva.

La prova contenuta nella bozza

Nella bozza di decreto, pubblicata dalla nostra redazione, contiene una prova computer based, distinta per classe di concorso e tipologia di posto.

Le risposte saranno aperte ed otto di numero, inclusa domanda di inglese. I quesiti a risposta aperta sono rivolti alla valutazione delle relative conoscenze e competenze disciplinari e didattico-metodologiche.

Da 8 a 6

Ieri i sindacati hanno chiesto di rivedere il numero di domande. La richiesta dei sindacati era di portarle a 4, il risultato della trattativa è stata una via di mezzo.

Nodo domanda di inglese

Per quanto riguarda la domanda di inglese, che deve accertare le capacità di lettura e comprensione, non è stato possibile trasformarla in domanda a risposta chiusa, dato che la modalità “aperta” è chiaramente indicata nella legge. Né è stata accolta la richiesta di permettere la risposta in lingua Italiana, dato che nella legge si chiede chiaramente di dimostrare le capacità di lettura e comprensione e non di scrittura, correttezza grammaticale e sintattica che presuppone l’elaborazione di un testo anche se breve.

I commenti dei sindacati

“Abbiamo evidenziato come la normativa preveda che nei concorsi si valuti la capacità di comprensione di un testo in lingua inglese e non certo la capacità di produzione scritta in lingua inglese”, fa notare l’ANIEF

“Il quesito mirato ad accertare il livello di conoscenza B2 di inglese, cioè quello dei laureati nella materia, richiesto a prescindere dalla lingua straniera studiata dai candidati. In pratica a questi colleghi, già provati da anni di precariato, – dice la Di Patre (Gilda) – si chiede la luna”.

Per quanto riguarda il punteggio, il Ministero ha accordato 15 punti per ogni risposta corretta alle singole domande su materia e metodologie, riducendo a 5 il punteggio per la domanda in lingua inglese.

“Una procedura più complessa di quello ordinario, un accanimento di cui non si capiscono i veri contorni.” Scrive la UIL

Cosa c’è nella bozza

Conte dichiara guerra alle classi pollaio: non le tolleriamo più

da La Tecnica della Scuola

Sulle modalità da adottare per il rientro a settembre, il premier Giuseppe Conte è in piena sintonia con la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina: “vogliamo classi meno affollate. Le cosiddette classi pollaio a me non piacciono affatto, non le tolleriamo più”, ha detto il Capo del Governo.

Chiudere le scuole? Decisione sofferta

Conte ha aggiunto: abbiamo da tempo “lavorato coinvolgendo tutto il mondo dell’istruzione. Ci siamo predisposti, con le linee guida, per ritornare in sicurezza a settembre. Chiudere le scuole è stata una scelta molto sofferta, che nessuno pensi che il governo l’abbia presa a cuor leggero”, ha aggiunto il presidente del Consiglio.

Ora, però, è arrivato il tempo di rientrare nelle classi. Le quali vanno ammodernate: “se un nostro genitore, o un nonno, entrasse nella stessa aula oggi – ha continuato Conte – la riconoscerebbe certamente, probabilmente i banchi sarebbero addirittura gli stessi, c’è qualcosa che non va. I talenti di ciascuno dei nostri figli si possano dispiegare liberamente”, ha detto il presidente del Consiglio.

Come si finanzierà il tutto

Il premier ha elencato anche quali finanziamenti sono previsti. “Abbiamo un ulteriore miliardo che stanziamo per ulteriori investimenti sulla scuola, che ci dovrà consentire di avere una scuola più moderna, sicura e inclusiva”.

Sono però in arrivo risorse ulteriori. E anche molto più corpose: “Nel Recovery Fund – ha detto – un importante capitolo sarà dedicato proprio agli interventi sulla scuola: i fondi serviranno per contrastare la povertà educativa e la dispersione scolastica, di migliorare la formazione, di investire in competenze digitali”, ha concluso Conte.

A settembre un milione di alunni in 70 mila aule nuove: servono 120 mila docenti, Azzolina dice 40 mila

da La Tecnica della Scuola

Il Governo si è convinto: per non rischiare nulla con i contagi, a settembre sarà importante procurare nuovi spazi da mettere a disposizione delle scuole.

Azzolina: aule nuove da organizzare in fretta

A dirlo è stata la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, nella conferenza di presentazione delle Linee Guida per il rientro a scuola a settembre, approvate con il consenso quasi unanime delle Regioni (con il solo governatore della Campania Vincenzo De Luca contrario) .

“Vogliamo fare scuola anche fuori dalla scuola – ha detto Azzolina – : portiamo gli studenti nei cinema, nei teatri, nei musei, facciamo in modo che respirino la cultura di cui hanno bisogno. Portiamo anche i più piccoli al parco quando il tempo lo consente a fare lezione”. E per farlo, ha detto la ministra, “è chiaro che abbiamo bisogno di più spazi”.

Le aule da organizzare vanno organizzate in fretta, perché settembre è dietro l’angolo. “Lavoriamo sull’edilizia scolastica leggera – ha sottolineato Azzolina -, se non basta abbiamo ripreso i 3.000 edifici scolastici dismessi. La scuola deve riaprire non solo in sicurezza, ma che sia nuova, più aperta e inclusiva”.

Il software conta metri-classi

A questo scopo, ha detto la ministra, è stato “creato un software per dirci quanti metri quadrati abbiamo per ogni singola classe, auditorium o palestre. Siamo a circa il 76% dei dati che gli Enti Locali ci hanno fatto avere”.

I risultati sarebbero incoraggianti. Al momento, c’è solo “il 15% degli studenti da portare fuori dagli edifici scolastici“, ha continuato la ministra.

Se si considera anche la scuola superiore, stiamo parlando del 15% di oltre 8 milioni di iscritti. Quindi gli alunni da “sistemare” in aule aggiuntive sono oltre un milione.

Servono 120 mila docenti in più

Ora, se si suddividono in gruppi-classi da 15 allievi, significa creare circa 70 mila nuove classi. Le quali verranno affidate a personale docente e Ata aggiuntivo, con la possibilità di incrementare gli organici anche di 50 mila unità, ha detto sempre Azzolina.

Il problema è che per accogliere un milione di alunni servirebbero almeno 110-120 mila docenti in più. Quindi il triplo del limite di docenti in sovrappiù indicati dalla ministra, visto che nel “tetto” dei 50 mila indicati vi sono almeno 10 mila Ata, in prevalenza collaboratori scolastici addetti alla sanificazione e sorveglianza dei nuovi spazi.

Pittoni (Lega): 15% di alunni in più, 15% di docenti in più

Il ragionamento è anche quello di Mario Pittoni, presidente della commissione Cultura a palazzo Madama e responsabile del dipartimento Scuola della Lega.

“Il 15% di studenti fuori dall’istituto per rispettare il distanziamento, di cui parla Azzolina, fa il paio con il 15% di docenti in più che, secondo la task force, servirebbero per gestire la situazione: 125.000 insegnanti, di cui vedremo – se va bene – poco più di un terzo; ovviamente assunti a tempo determinato, nonostante già così l’Italia si appresti a sfondare il tetto dei 220.000 supplenti”, conclude il senatore leghista.

Rientro a settembre, ecco le Linee Guida approvate: la distanza minima si riduce ad un metro dalla bocca

da La Tecnica della Scuola

Diventa ufficiale il documento per la pianificazione delle attività scolastiche, educative e formative in tutte le istituzioni del sistema nazionale di istruzione: il testo, che La Tecnica della Scuola mette a disposizione dei propri lettori, si compone di 20 pagine e tratta una lunga serie di argomenti e tematiche.

Il Piano Scuola per il rientro a scuola a settembre approvato il 26 giugno 2020

Gli argomenti

Si va dalla valorizzazione delle forme di flessibilità derivanti dall’autonomia scolastica alla corresponsabilità educativa; dalla disabilità e inclusione scolastica alla formazione; dagli elementi di azione in riferimento allo scenario attuale del contagio alle linee metodologiche per l’infanzia;  dall’educazione e cura per i piccoli alle misure di prevenzione e sicurezza; delle indicazioni sulle attività nei laboratori della scuola primaria, secondaria di I e II grado alla refezione scolastica; dai percorsi per le competenze trasversali e per l’Orientamento (PCTO).

Il testo approvato, con il consenso delle Regioni, si sofferma, poi, sulla scuola in ospedale e istruzione domiciliare, sulle sezioni carcerarie, sulle misure per l’organizzazione dell’attività convittuale e semiconvittuale, sull’attività degli ITS, sulla partecipazione studentesca, sul piano scolastico per la Didattica digitale integrata, come anche sulle sintesi delle azioni e degli strumenti per la ripartenza,

Contiene alcuni allegati, tra cui il verbale della riunione del Comitato Tecnico Scientifico, tenuta, presso il Dipartimento della Protezione Civile, il 28 maggio scorso, avente ad oggetto il Documento recante “Modalità di ripresa delle attività didattiche del prossimo anno scolastico”. Come anche il verbale della riunione del Comitato Tecnico Scientifico, tenuta, presso il Dipartimento della Protezione Civile, il 22 giugno scorso.

Attivazione di tavoli operativi

Tra i passaggi più importanti del documento, si legge che “in ciascuna Regione l’organizzazione dell’avvio dell’anno scolastico sarà articolata, in primo luogo, con la istituzione di appositi Tavoli regionali operativi, insediati presso gli Uffici Scolastici Regionali del Ministero dell’Istruzione”.

Vengono quindi fornite “indicazioni organizzative a vantaggio del lavoro delle singole istituzioni scolastiche, strumenti comuni per la ripresa delle attività didattiche in presenza, in grado di garantire omogeneità e coerenza e basati sul coinvolgimento attivo dei territori”.

Per ciò che concerne le misure contenitive e organizzative e di prevenzione e protezione da attuare nelle singole istituzioni scolastiche per la ripartenza, si fa esclusivo rinvio al Documento tecnico del CTS del 28 maggio 2020 e ai successivi aggiornamenti, allegati al presente testo.

Il distanziamento fisico

In particolare, con riferimento alle indicazioni sanitarie sul distanziamento fisico, si riporta di seguito l’indicazione letterale tratta dal verbale della riunione del CTS tenutasi il giorno 22 giugno 2020:  «Il distanziamento fisico (inteso come 1 metro fra le rime buccali degli alunni), rimane un punto di primaria importanza nelle azioni di prevenzione…».

Poi si sottolinea che “fermi restando gli obblighi di cui al D.P.C.M. dell’11 giugno 2020, il CTS, almeno 2 settimane prima dell’inizio dell’anno scolastico, aggiornerà, in considerazione del mutato quadro epidemiologico, le proprie indicazioni in merito all’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale”: non è detto, quindi, che gli alunni debbano indossare, per l’intera permanenza nei locali scolastici, una mascherina chirurgica o di comunità di propria dotazione.

Nuovi gruppi classe, turni differenziati, aggregazione discipline

Via libera anche ad ulteriori forme di flessibilità derivanti dallo strumento dell’Autonomia, sulla base degli spazi a disposizione e delle esigenze delle famiglie e del territorio, che contemplino, ad esempio:

– una riconfigurazione del gruppo classe in più gruppi di apprendimento;
– l’articolazione modulare di gruppi di alunni provenienti dalla stessa o da diverse classi o da diversi anni di corso;

– una frequenza scolastica in turni differenziati, anche variando l’applicazione delle soluzioni in relazione alle fasce di età degli alunni e degli studenti nei diversi gradi scolastici;

– per le scuole secondarie di II grado, una fruizione per gli studenti, opportunamente pianificata, di attività didattica in presenza e, in via complementare, didattica digitale integrata, ove le condizioni di contesto la rendano opzione preferibile ovvero le opportunità tecnologiche, l’età e le competenze degli studenti lo consentano;

– l’aggregazione delle discipline in aree e ambiti disciplinari, ove non già previsto dalle recenti innovazioni ordinamentali;

– una diversa modulazione settimanale del tempo scuola, su delibera degli Organi collegiali competenti.

Stessa offerta per tutti gli alunni

Le istituzioni scolastiche avranno cura di garantire, a ciascun alunno, la medesima offerta formativa, ferma restando l’opportunità di adottare soluzioni organizzative differenti, per realizzare attività educative o formative parallele o alternative alla didattica tradizionale.

Gli strumenti di autonomia didattica e organizzativa previsti dagli artt. 4 e 5 del DPR n. 275/99 possono consentire un diverso frazionamento del tempo di insegnamento, più funzionale alla declinazione modulare del tempo scuola anche in riferimento alle esigenze che dovessero derivare dall’effettuazione, a partire dal 1 settembre 2020 e in corso d’anno 2020-2021, delle attività relative ai Piani di Apprendimento Individualizzati (PAI) e ai Piani di Integrazione degli Apprendimenti (PIA) di cui all’OM 16 maggio 2020, n. 11.

Con particolare riferimento alle attività da porre in essere a vantaggio degli alunni ammessi all’anno scolastico 2020-21 con Piano di Apprendimento Individualizzato ed alle indicazioni della OM già richiamata, le istituzioni scolastiche hanno l’opportunità di coinvolgere a partire dal 1 settembre, in percorsi di valorizzazione e potenziamento, anche gli alunni che, pur non essendo esplicitamente destinatari di progetti finalizzati al recupero, siano positivamente orientati al consolidamento dei contenuti didattici e delle competenze maturate nel corso dell’a.s. 2019-2020, ferma restando la data ufficiale di inizio delle lezioni.

Disabilità e inclusione scolastica

Per alcune tipologie di disabilità, sarà opportuno studiare accomodamenti ragionevoli3, sempre nel rispetto delle specifiche indicazioni del Documento tecnico del CTS, di seguito riportate: “Nel rispetto delle indicazioni sul distanziamento fisico, la gestione degli alunni con disabilità certificata dovrà essere pianificata anche in riferimento alla numerosità, alla tipologia di disabilità, alle risorse professionali specificatamente dedicate, garantendo in via prioritaria la didattica in presenza”.

La Formazione

Le istituzioni scolastiche organizzano, singolarmente o in rete, attività di formazione specifica per il personale docente e ATA, in materia di utilizzo delle nuove tecnologie relativamente alle diverse mansioni e professionalità (docenza, attività tecnica e amministrativa, di accoglienza e sorveglianza), al fine di non disperdere e potenziare ulteriormente le competenze acquisite, dai docenti, nel corso del periodo di sospensione delle attività didattiche in presenza e dal personale ATA nel corso dei periodi di smart working, secondo le diverse mansioni.

Niente assembramenti

In ogni scuola è necessario prevedere attività di funzionale organizzazione degli spazi esterni e interni, per evitare raggruppamenti o assembramenti e garantire ingressi, uscite, deflussi e distanziamenti adeguati in ogni fase della giornata scolastica, per alunni, famiglie, personale scolastico e non scolastico.

In particolare le istituzioni scolastiche, ove interessate da un servizio di trasporto appositamente erogato per la mobilità verso la scuola, comunicano singolarmente o in forma aggregata all’Ente competente, anche per il tramite dell’Ufficio di ambito territoriale, gli orari di inizio e fine delle attività scolastiche, tenendo a riferimento costante l’esigenza che l’arrivo a scuola degli alunni possa essere differito e scaglionato in maniera da evitare assembramenti nelle aree esterne e nei deflussi verso l’interno, nel rispetto delle ordinarie mansioni di accoglienza e di vigilanza attribuite al personale ausiliario.

Nuovi spazi

Le singole istituzioni scolastiche potranno riorganizzare, migliorare e valorizzare eventuali spazi già presenti a scuola attraverso interventi di manutenzione ordinaria o di “edilizia leggera” finalizzata alla manutenzione straordinaria, in accordo con gli Enti locali, creando spazi supplementari in aree all’aperto interne alla pertinenza scolastica, ove presenti e limitatamente ai periodi in cui le condizioni climatiche lo consentano.

Rientro a settembre, 50.000 docenti e ATA in più (ma a tempo determinato)

da La Tecnica della Scuola

Nel corso della conferenza stampa da Palazzo Chigi per la presentazione del Piano Scuola 2020-2021, la Ministra Azzolina ha illustrato i punti salienti delle Linee guida approvate oggi in Conferenza Unificata.

Nel parlare della necessità di reperire nuovi spazi per poter garantire il prescritto distanziamento di un metro, la Azzolina ha sottolineato come questo richiederà l’aumento anche del personale.

Con le somme stanziate, tra cui un ulteriore miliardo previsto per il “Fondo per l’emergenza epidemiologica da COVID-19”, sarà possibile assumere fino a 50 mila unità, tra docenti e personale ATA.

Si tratterà di assunzioni a tempo determinato, che andranno ad aggiungersi alle immissioni in ruolo necessarie per coprire i posti lasciati vacanti dai pensionamenti e alle assunzioni che seguiranno i prossimi concorsi.

Sull’ulteriore miliardo: commento della FLC CGIL

Finalmente e con gravissimo ritardo la Ministra Azzolina e il Governo sembrano aver cominciato a comprendere quel che stiamo predicando da mesi: la scuola, per ripartire, ha bisogno di investimenti, di risorse nuove per garantire spazi, organico, tempo scuola e scongiurare il ricorso alla didattica a distanza. Alla necessità di investimenti d’altronde, hanno sempre fatto riferimento in questi mesi segnati dall’emergenza sanitaria, le regioni, i comuni, il Comitato tecnico scientifico e la stessa task force ministeriale.

L’ulteriore miliardo di euro che il governo ha intenzione di stanziare è dunque un passo in avanti. Non possiamo fare a meno di sottolineare che la richiesta di fondi dedicati all’istruzione è stata una costante della nostra azione andata via via intensificandosi nei giorni dell’emergenza sanitaria fino ad arrivare alla proclamazione dello sciopero dell’8 giugno e alla mobilitazione di ieri che ci ha visto in piazza in tutta Italia con genitori, studenti e società civile.

Questo miliardo è importante, e riteniamo debba essere completamente investito in organici e infrastrutture. Dobbiamo avere tuttavia il senso delle proporzioni: è un passo nella giusta direzione ma non basta.

La scuola non deve fermarsi al contrasto dell’emergenza determinata dal Coronavirus; deve uscire dall’emergenza in cui è stata precipitata dai tagli al tempo scuola, all’organico, alla didattica iniziata con i governi del 2008 e proseguita fino ai nostri giorni. Occorre un investimento pluriennale di un punto di Prodotto interno lordo che eguagli quello della media dei Paesi OCSE.

Senza scuola non c’è futuro – ripetono tutti – ma senza i passi concreti che stiamo indicando e che abbiamo riportato nel documento consegnato alla Ministra Azzolina nell’incontro del 24 giugno quelle parole sono destinate a rimanere pura propaganda“.

Taglio al cuneo fiscale

Novità in arrivo anche sul piano stipendiale: infatti, lo ha ricordato la Ministra, con il taglio al cuneo fiscale, non solo dalla mensilità di luglio 2020 gli stipendi che non superano i 28.000 euro annui saranno incrementati di una somma a titolo di trattamento integrativo pari a 600 euro nel 2020 e di 1.200 a decorrere dal 2021, ma fino al 31 dicembre 2020 spetterà un’ulteriore detrazione fiscale per redditi di lavoro dipendente e assimilati, di importo decrescente, a beneficio di titolari di redditi complessivi fino a 40.000 euro annui. Il personale della scuola potrà così avere un incremento dello stipendi tra gli 80 e i 100 euro mensili.

Linee guida rientro a scuola, Ascani: nessuno sarà lasciato solo

da La Tecnica della Scuola

Come abbiamo già comunicato, poco fa è stata raggiunta l’intesa in Conferenza Unificata sulle cosiddette linee guida per la riapertura delle scuole a settembre.

Anna Ascani ha pubblicato su Facebook un lungo messaggio, in cui spiega i passi che sono stati fatti in quest’ultimo periodo per giungere ad un testo il più possibile condiviso.

Nelle ultime settimane – scrive sul Social – ho incontrato una per una tutte le Regioni, i rappresentanti regionali di ANCI, UPI e gli Uffici Scolastici Regionali e, grazie a uno straordinario lavoro di squadra, abbiamo costruito un “cruscotto” che raccoglie la misura in metri quadrati delle aule delle nostre scuole (i Comuni stanno continuando ad aggiornare ora dopo ora questi dati). Attraverso questo strumento – che consente di inserire il distanziamento e il numero degli iscritti come parametri – riusciamo a verificare con immediatezza quali e quante sono le situazioni che presentano criticità dal punto di vista degli spazi disponibili. Il confronto tra gli Enti proprietari degli edifici e i dirigenti scolastici consente poi di intervenire laddove servano modifiche agli arredi (es. passare dal banco doppio al banco singolo) o alle strutture (es. sostituire una finestra che si apre verso l’interno con una a scorrimento per risparmiare spazio) o di individuare, in caso di necessità, altri spazi per lo svolgimento della didattica. Abbiamo inserito nel “cruscotto” un primo elenco di edifici scolastici dismessi, ma utilizzabili“.

Finanziamenti per le Scuole ed Enti Locali

In merito alle risorse stanziate, la Ascani ricorda che “le scuole hanno già nelle loro casse 331 milioni per organizzare la ripresa. Per quel che riguarda gli Enti Locali abbiamo pubblicato l’avviso per l’assegnazione dei primi 330 milioni e siamo pronti ad autorizzare gli interventi che potranno essere eseguiti con estrema rapidità grazie ai poteri commissariali assegnati a Sindaci, Presidenti di Provincia e Sindaci di Città Metropolitana nell’ultimo decreto scuola. Gli interventi straordinari necessari per risolvere le criticità avranno l’adeguata copertura finanziaria. Sempre sul tema risorse, qualche giorno fa ho partecipato per il Ministero alla Conferenza che ha approvato il riparto di 264 milioni tra le Regioni per il sostegno al sistema integrato di educazione e istruzione. Nel documento licenziato oggi vi sono alcune linee metodologiche utili alla ripartenza, ma anche in questo caso è importante che tutte le istituzioni vengano sostenute e accompagnate affinché a settembre nessuno debba rinunciare a quello che è a tutti gli effetti il primo step del percorso educativo di un bambino e, dunque, un diritto, prima ancora che un sostegno alle famiglie“.

Il personale

Con riferimento al personale, “il Decreto Rilancio ha già previsto per il Ministero dell’Istruzione 1 miliardo a cavallo tra il 2020 e il 2021 utilizzabile anche per le esigenze legate all’organico. Gli Uffici Scolastici Regionali, raccordandosi coi dirigenti scolastici e con gli Enti Locali, segnaleranno all’Amministrazione Centrale le criticità più rilevanti e si interverrà per risolverle, anche coinvolgendo le Organizzazioni Sindacali in un tavolo nazionale che si occuperà, tra gli altri aspetti, di disporre insieme alla Protezione Civile il protocollo sulla sicurezza, da calare poi a livello territoriale come avvenuto per gli Esami di Stato. Inoltre, come ha chiesto questa mattina il Segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti, grazie al lavoro che abbiamo fatto in queste ore con la Ministra Azzolina, le Regioni e gli Enti Locali, non mancherà nessuna risorsa necessaria a garantire risposte alle esigenze delle scuole e dei territori“.

Nessuno sarà lasciato solo

Ascani risponde anche in merito al dibattito che si è aperto sull’autonomia: “credo che le preoccupazioni dei Dirigenti Scolastici siano comprensibili, così come è più che corretta la loro richiesta di avere strumenti commisurati alle responsabilità che vengono loro affidate. Strumenti che non mancheranno. Nessuno sarà lasciato solo. Vale per i dirigenti, per i docenti e per tutto il personale scolastico, per gli Enti Locali, per le Regioni“.

Un lavoro fatto scuola per scuola

Da oggi – conclude la Ascani – inizia la fase più importante, quella cioè che comporta un lavoro fatto scuola per scuola per risolvere tutte le criticità. Il lavoro indispensabile a riprendere l’attività didattica a settembre, in presenza e in sicurezza, in tutti gli istituti.
Per questa ragione, al netto del dibattito che si è aperto in questi mesi, è importante che le energie di tutti convergano per il perseguimento di questo obiettivo. Ne va della credibilità non del nostro Ministero o di un Governo, ma del Paese tutto“.

Rientro a scuola, accordo sulle linee guida: si torna il 14 settembre

da La Tecnica della Scuola

E’ arrivato l’ok sulle linee guida per il rientro a settembre: Regioni ed Enti Locali hanno dato il via libera alle nuove linee guida per il rientro a scuola da settembre.

Il Piano Scuola per il rientro a scuola a settembre approvato il 26 giugno 2020

“Un ottimo risultato” e “le Regioni hanno avuto un ruolo determinante nella costruzione di un Piano scuola 2020-2021 che rispondesse il più possibile alle diverse esigenze dei docenti e dei dirigenti scolastici, degli studenti e degli enti locali”. E’ il commento del presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini.

Nella bozza del documento, scrive l’Ansa, è stato inserito un esplicito riferimento al distanziamento fisico che richiama le raccomandazioni del Comitato Tecnico Scientifico. “Il distanziamento fisico, inteso come un metro fra le rime buccali (le bocche – ndr) degli alunni, rimane un punto di primaria importanza nelle azioni di prevenzione”, si legge nella bozza.

La nuova bozza del Piano sul rientro a scuola prevede l’istituzione di “Conferenze dei servizi, su iniziativa dell’Ente Locale competente, con il coinvolgimento dei dirigenti scolastici, finalizzate ad analizzare le criticità delle istituzioni scolastiche che insistono sul territorio di riferimento delle conferenze”.

“Lo scopo – si legge nella bozza – sarà quello di raccogliere le istanze provenienti dalle scuole con particolare riferimento a spazi, arredi, edilizia al fine di individuare modalità, interventi e soluzioni che tengano conto delle risorse disponibili sul territorio in risposta ai bisogni espressi”.

Grande soddisfazione” è stata espressa dal ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia.

“Un primo importante passo avanti. Ora dobbiamo continuare a lavorare insieme anche con il massimo coinvolgimento delle forze sociali”, afferma  il ministro della Salute Roberto Speranza. “È essenziale – aggiunge – investire nuove ingenti risorse per garantire la riapertura di tutte le scuole nella massima sicurezza. È un obiettivo fondamentale su cui tutto il Paese deve essere unito”.

“Non daremo l’intesa, non diremo che siamo d’accordo con le misure che saranno prese”.

Così il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, in merito alla conferenza Stato-Regioni sulla scuola, che ribadisce la “nostra critica ferma al ministro dell’Istruzione per la quale i problemi della scuola sono diventati marginali rispetto alla politica politicante” “Non daremo l’intesa perchè consideriamo irresponsabile il voto il 20 settembre e non è stato definito l’organico dei docenti”, ha aggiunto.

Dispersione scolastica: le cause, come riconoscere i segnali e come intervenire

da La Tecnica della Scuola

La dispersione scolastica non significa solo abbandono scolastico.

Come spiega infatti l’Invalsi in un proprio studio, “quando si parla di dispersione scolastica dobbiamo far riferimento a una molteplicità di aspetti e di concause che cambiano in relazione ai diversi contesti sociali, geografici e ai livelli educativi. Gli effetti di questo complesso fenomeno inoltre non sono circoscritti al periodo formativo“.

Le cause principali

In quest’anno funestato dall’epidemia da COVID-19, il rischio dell’abbandono scolastico è particolarmente alto.

Come evidenziato in una recente nota dell’USR Piemonte, “nonostante l’inestimabile valore dell’impegno profuso dagli insegnanti italiani, a cui bisogna dar merito, la didattica a distanza ha comunque generato, vuoi per ragioni infrastrutturali (mancanza di connessioni adeguate o di dispostivi digitali), vuoi per limiti di formazione dei docenti, vuoi per la condizione socio economica culturale delle famiglie, soprattutto a discapito degli studenti più esposti o fragili, e dunque più vulnerabili (più piccoli, affetti da disabilità, con disturbi specifici dell’apprendimento o bisogni educativi speciali, oppure già a rischio di abbandono precoce e di dispersione), un rischio di ampliamento delle disuguaglianze sociali”.

Molti sono i fattori di rischio che possono portare uno studente a lasciare la scuola.

Alcune sono motivazioni più soggettive, come difficoltà cognitive e di apprendimento, demotivazione, senso di inadeguatezza, condizioni socio-economiche, anche nel senso ampio di contesto famigliare (il titolo di studio dei genitori, il sentimento generale della famiglia verso lo studio e la partecipazione scolastica).

Altri fattori sono più legati alla scuola e al contesto, al rapporto con i docenti, alla qualità della didattica attuata, alle basse aspettative nella scuola sulla capacità del sistema formativo di incidere sulle opportunità future degli studenti.

Ci sono poi altre motivazioni più ampie, legate al mercato del lavoro, ai cambiamenti delle strutture sociali e culturali, all’andamento demografico, a fenomeni come la diffusione della droga o la violenza. 

Come si giunge ad abbandonare la scuola 

La coesistenza di questi fattori, insieme a caratteristiche proprie del singolo studente, possono indurre ad abbandonare il percorso di istruzione.

Ci possono così essere studenti che si allontanano perché nutrono sentimenti di diffidenza nei confronti della Scuola (disaffiliated), allievi che non completano il ciclo di studi per la mancanza di competenze adeguate (mortalità scolastica), studenti che abbandonano, pur avendo strumenti adeguati perché non accettano le regole del sistema scolastico (capable drop-out), studenti che interrompono solo temporaneamente il percorso di studi (stop-out) e infine allievi che la Scuola respinge, perché hanno delle difficoltà nel percorso di studi (pushout).

La dispersione implicita

Esiste poi un tipo di dispersione che si può definire implicita, perché invisibile.

Si verifica quando gli allievi frequentano la Scuola ma non traggono dall’esperienza formativa una preparazione adeguata.

Questo fa sì che, una volta finiti gli studi, questi studenti non avranno gli strumenti per affrontare il futuro con competenza e consapevolezza.

Come identificare i segnali della dispersione?

È fondamentale riconoscere per tempo i segnali di difficoltà di relazione tra allievi e Scuola che potrebbero portare alla dispersione scolastica, in modo da poter avviare adeguate azioni di contrasto e prevenzione come:

  • Allestire condizioni di apprendimento commisurate alle caratteristiche degli allievi
  • Scegliere le strategie più idonee a motivare gli studenti
  • Promuovere sia gli apprendimenti disciplinari sia le competenze relazionali con le modalità di organizzazione e gestione della classe ritenute adatte al contesto.

Misure di prevenzione e contrasto

In un altro approfondimento, l’Invalsi si sofferma sulle misure di intervento per contrastare l’abbandono scolastico, focalizzate perlopiù sul sostegno individuale agli studenti più svantaggiati.

La maggior parte delle politiche di intervento si basano infatti sull’identificazione precoce delle difficoltà di apprendimento e agiscono con l’offerta di un sostegno mediante piani di apprendimento individuali, e/o con incentivi finanziari per le famiglie economicamente svantaggiate.

È stato dimostrato per esempio che l’offerta di sostegno linguistico agli studenti di origine straniera diminuisce il rischio di abbandono tra gli ultimi arrivati. Si è rivelato molto utile anche il coinvolgimento diretto dei genitori.

In molti Paesi sono state introdotte delle misure per monitorare l’assenteismo dei ragazzi e nelle scuole sono state inserite figure professionali specializzate nel sostenere gli studenti negli aspetti relativi alla salute e al benessere psicologico.