Scuola, l’Emilia-Romagna “guida” i ragazzi disabili verso il lavoro

Scuola, l’Emilia-Romagna “guida” i ragazzi disabili verso il lavoro

Redattore Sociale del 24/11/2020

BOLOGNA. Accompagnare i ragazzi con disabilità dalla scuola all’ingresso nel mondo del lavoro. La Regione Emilia-Romagna ha stanziato per questo tre milioni di euro, per finanziare 29 progetti presentati dalle varie realtà del territorio. Di questi, 15 progetti sono rivolti agli studenti di oltre 100 istituti scolastici dell’Emilia-Romagna e 14 ai giovani che hanno già terminato il percorso di studi. In tutto sono 922 i ragazzi coinvolti. “Si tratta di azioni di orientamento e di formazione per il potenziamento delle autonomie e delle competenze- spiega l’assessore regionale al Lavoro, Vincenzo Colla- azioni che fanno parte di una programmazione pluriennale, pensate per creare misure dedicate ai giovani con disabilità e alle loro famiglie. In Emilia-Romagna crediamo che sia fondamentale dare priorità alla piena inclusione degli studenti con disabilità, agevolando e qualificando la fase di transizione dal percorso di studio verso la dimensione lavorativa, che è la strada verso l’autonomia personale”.
I progetti accompagneranno i ragazzi dagli ultimi anni del percorso scolastico o formativo fino all’ingresso nell’ambito del lavoro, con l’obiettivo di connettere scuole, servizi socio-sanitari che hanno in carico i giovani e le loro famiglie, imprese, associazioni delle persone con disabilità ed enti di formazione professionale. (DIRE)

Studenti disabili in classe

Studenti disabili in classe, ma con i compagni: il ministero monitora. “Chi ha problemi, ci contatti”

Redattore Sociale del 24/11/2020

La circolare del 5 novembre ha fatto chiarezza, a supporto delle scuole: lo studente con disabilità deve stare in classe con un gruppo di compagni. Così ribadisce il ministero, a cui abbiamo chiesto di fare il punto sulla difficile, ma non impossibile, “inclusione ai tempi del Covid”.

ROMA. L’inclusione si fa in gruppo, anche quando la didattica è a distanza: lo studente con disabilità a scuola da solo, con l’insegnante di sostegno, è un errore da non commettere. O meglio, una criticità da risolvere. Così il ministero dell’Istruzione chiarisce una situazione ancora confusa, nonostante la circolare che il 5 novembre avrebbe dovuto fugare ogni dubbio. Eppure, ancora in molte scuole (soprattutto superiori, dove la didattica è a distanza in tutta Italia), gli unici fisicamente presenti sono gli studenti con disabilità e i loro insegnanti di sostegno e gli assistenti: tutti gli altri, compagni e docenti curricolari, rispondo all’appello online.
Ma il ministero dell’Istruzione assicura e ribadisce che, dopo la nota del 5 novembre, sono stati definiti i termini dell’inclusione e non c’è più spazio per la discrezionalità: laddove ci siano criticità, il ministero invita dirigenti, docenti e genitori a segnalarle tramite l’help desk dedicato, in modo che si possa al più presto intervenire. 

Di seguito le domande che Redattore Sociale ha rivolto al ministero e le risposte che ci sono pervenute.

Esiste un monitoraggio, tramite gli Usr, che verifichi se e come i Ds stiano applicando quanto disposto in materia di inclusione? Quale vi risulta che sia la situazione attuale?
  Esiste un monitoraggio, attivato dopo la nota del 5 novembre 2020, indirizzato a tutte le istituzioni scolastiche statali e paritarie, al fine di poter avere un quadro completo della situazione.

Esistono difficoltà operative, per i dirigenti scolastici, nel rendere operative le indicazioni fornite nella nota del 5 novembre?
  “Le scuole italiane hanno tutte lavorato al fine di garantire la frequenza in presenza degli studenti, applicando regole rigide di sicurezza”, spiegano i tecnici del ministero. Riguardo in particolare l’inclusione scolastica attraverso il gruppo in presenza, alcune difficoltà operative per i dirigenti scolastici potrebbero sorgere quando i docenti di sostegno siano positivi al Covid-19 o in quarantena, pertanto loro stessi impossibilitati alla presenza fisica a scuola. Altre difficoltà potrebbero essere legate all’espressa volontà di alcune famiglie di tenere i figli con disabilità a casa, oppure, ove sia previsto un servizio di trasporto, ai problemi legati al funzionamento di questo servizio.

E’ possibile che le indicazioni fornite nella nota siano state mal interpretate? E che questo sia il motivo per cui, ancora oggi, la maggior parte degli studenti con disabilità siano in classe da soli?
  La nota del 5 novembre, indirizzata a tutte le scuole, ha stabilito in maniera inequivocabile che, nel garantire la frequenza in presenza per gli alunni con disabilità, si rispetti la necessità che tali attività realizzino un’inclusione scolastica “effettiva” e non solo formale, volta a “mantenere una relazione educativa che realizzi effettiva inclusione scolastica”. Dove segnalato, il ministero stesso riferisce di aver avviato contatti diretti con le istituzioni scolastiche interessate, al fine di supportarle nell’organizzazione dei contesti inclusivi, così come richiesti dalla nota citata. In alcuni rari casi relativi a scuole in zone rosse, poi positivamente risolti, il dirigente scolastico si è trovato nella difficoltà di garantire la presenza a scuola di altri alunni per favorire il contesto inclusivo, a causa della indisponibilità delle famiglie di questi a farli frequentare, poiché allarmate dall’incidenza contestuale dei contagi nel territorio di riferimento. Il ministero ribadisce e assicura di mettere in campo ogni misura di competenza per favorire la piena conoscenza delle norme e una chiara e positiva interpretazione di queste, a vantaggio delle famiglie e delle scuole stesse, aggiornando settimanalmente l’elenco delle FAQ presenti nel sito. Inoltre è sempre attivo l’help desk dedicato agli istituti per dubbi e quesiti.

Risultano altre buone prassi, come quella messa in campo dal liceo Saffo in Abruzzo, da poter indicare come “modello” di corretta interpretazione e attuazione delle disposizioni?
  A tal proposito il ministero ricorda che è stata di recente riattivata la task force “Inclusione via web”, cui partecipano esperti da tutta Italia e, in particolare, referenti degli “Sportelli autismo” e dei Centri territoriali di supporto. Si tratta di gruppi di lavoro che operano con la modalità peer teaching: sono insegnanti che supportano altri insegnanti, sulla base della loro esperienza e competenza specifica. Oltre a raccogliere diverse richieste, anche dalle famiglie, in qualche caso la task force è stata contattata per segnalazioni, da parte delle stesse famiglie, di buone prassi di inclusione. In generale, la buona inclusione vede una stretta collaborazione tra insegnanti curricolari e insegnanti per il sostegno che – ricorda il ministero – sono insegnanti della classe, non del singolo alunno.

Cosa va detto ai dirigenti scolastici che tuttora assicurano la presenza ai soli studenti con disabilità?
  Quando si parla di “situazione di reale inclusione” o “effettiva inclusione scolastica” si fa riferimento alla presenza dei compagni che accettino di esserci e dei docenti che devono esserci. I docenti invitati dai dirigenti a prestare didattica a distanza per gli alunni senza disabilità, nel caso in cui vi siano alunni con disabilità che chiedano la didattica in presenza, sono tenuti a svolgere le attività didattiche a scuola, realizzandole contemporaneamente anche a distanza per il resto degli alunni della classe. Solo se tali docenti siano in situazione di fragilità certificata o siano positivi o in quarantena, non sono tenuti a tale obbligo. In tutti gli altri casi devono prestare le lezioni a scuola.

In prospettiva, come potrà realizzarsi quella “effettiva inclusione”, se il ricorso alla didattica a distanza dovesse perdurare ed eventualmente estendersi ad altri ordini?
  L’auspicio del ministero è che si possa quanto prima tornare ad una didattica in presenza, nella convinzione che l’apertura delle scuole sia questione fondamentale per studentesse e studenti, sulla quale converge l’impegno del ministero e del governo.

di Chiara Ludovisi 

Progetto Edustrada

Evento Live Streaming Progetto Edustrada – L’educazione stradale a scuola – JOB&ORIENTA 2020

In occasione della Fiera annuale Job&Orienta che si terra in edizione digitale, il Ministero promuove un Live streaming in materia di Educazione stradale con una breve introduzione del progetto Edustrada, seguita da una sessione didattica interattiva sul tema della distrazione e la percezione del rischio sulla strada, a cura della Prof.ssa Giannini, referente scientifico del progetto ed esperta in materia di educazione stradale, per coinvolgere, formare e rispondere in diretta alle domande degli studenti che parteciperanno da casa o da scuola, con desktop, tablet o smartphone.La sessione didattica Live e in programma per Giovedi 26 novembre 2020 – dalle ore 11.30 alle 12.30 – L’evento è rivolto a studenti nella fascia d eta compresa tra i 16 e i 18 anni e insegnati degli istituti di ogni ordine e grado.
Per registrarsi all evento digitale del Job&Orienta si colleghi al link: https://www.joborienta.info/giovedi-26-novembre-2020/ selezionando la sezione CONVEGNI ISTITUZIONALI.

Scuola digitale inclusiva

Scuola digitale inclusiva, la ricerca di Indire all’evento HANDImatica

Il 27 novembre il webinar sulle esperienze e le buone prassi durante il lockdown

Firenze, 24 novembre 2020 – Dal 26 al 28 novembre si svolgerà la dodicesima edizione di “HANDImatica”, dedicata quest’anno alletecnologie digitali per le comunità fragili. L’evento, promosso dalla Fondazione Asphi, in collaborazione, tra gli altri, con l’Indire, sarà interamente online e affronterà diversi argomenti, tra i quali la trasformazione della scuola tra didattica a distanza e didattica inclusiva integrata con il digitale.

L’Indire parteciperà il 26 novembre al convegno inaugurale, con l’intervento del Presidente Indire Giovanni Biondi nella sessione pomeridiana “Dalla didattica a distanza alla didattica integrata con il digitale: nuove consapevolezze per una scuola inclusiva”, dove sarà presente laViceministra all’Istruzione Anna Ascani.

Nel corso dell’evento verranno affrontate alcune tematiche relative alla costruzione di contesti scolastici inclusivi con il supporto delle tecnologie digitali, anche valorizzando le esperienze di alcune realtà scolastiche. Seguiranno gli interventi di Max Bruschi, Capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione del Ministero dell’Istruzione, Stefano Versari, Direttore Generale Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna, e Davide Parmigiani, dell’Università di Genova e presidente ATEE(Association for Teacher Education in Europe).

Venerdì 27 novembre, dalle ore 17 alle ore 19, è previsto un webinar dal titolo “Quale scuola digitale inclusiva dopo il lockdown? Dalle prassi che hanno funzionato ai modelli possibili: la parola alle esperienze”. L’esperienza diffusa della didattica a distanza, svolta durante lo scorso anno scolastico, ha infatti permesso di evidenziare i limiti e le opportunità trasformative della cosiddetta “didattica tradizionale”, connotata fortemente da metodi trasmissivi che non agevolano la partecipazione attiva e inclusiva degli studenti.

Tuttavia, in molte realtà scolastiche, dove esistevano già le condizioni che favorivano percorsi di didattica attiva e dove il digitale era già integrato in percorsi di “cooperative learning” – apprendimento per compiti di realtà e sviluppo dell’autonomia personale – la didattica a distanza ha favorito l’emergere di nuove soluzioni e pratiche educative, anche se limitate dalle regole di distanziamento sociale causate dall’emergenza sanitaria.

Lo scopo del webinar è di mettere in evidenza gli elementi di sistema, per una scuola capace di accogliere e includere tutti gli alunni, in presenza e a distanza, partendo dalla narrazione dei percorsi concreti, realizzati in alcune scuole rappresentative per i vari ordini e grado, e delle relative strategie organizzative adottate, a beneficio di tutta la comunità scolastica.

L’incontro sarà introdotto e coordinato da Elisabetta Mughini, dirigente di ricerca Indire, e da Angelo Bardini, ambassador Indire. Seguiranno i saluti di Paola Angelucci, della Fondazione ASPHI onlus, e l’intervento di Valentina Pedani, ricercatrice Indire, che presenterà l’indagine di Indire tra i docenti italiani sulle pratiche didattiche durante il lockdown.

Interverranno anche alcuni dirigenti scolastici per un confronto tra le varie esperienze scolastiche e una riflessione sulle prassi che hanno funzionato maggiormente per la messa a sistema di una scuola digitale inclusiva, a seguito del lockdown. Tra i DS sono previsti gli interventi di Massimo Belardinelli, del Circolo San Filippo di Città di Castello, di Gaetano Fuiano, dell’IIS Mattei di Vasto, di Bruna Codogno, dell’IC Tina Merlin, Belluno, di Francesca Cellai, dell’Istituto Alberghiero “Buontalenti” di Firenze, di Daniela Ruffolo e Rosalia Tancredi, dell’IC Patroni di Pollica, in provincia di Salerno, e di Erik Gadotti, dell’Istituto Pavoniano Artigianelli di Trento.

Di seguito il link per partecipare al webinar “Quale scuola digitale inclusiva dopo il lockdown? Dalle prassi che hanno funzionato ai modelli possibili: la parola alle esperienze”: http://www.indire.it/formarsi-e-confrontarsi-con-le-ae/

Link al programma Handimatica https://www.handimatica.com/programma-2020/#DaD

Il messaggio del Presidente della Repubblica per #IOLEGGOPERCHÉ

Il messaggio del Presidente della Repubblica ad AIE per #IOLEGGOPERCHÉ: “Rafforzare il patrimonio delle biblioteche scolastiche, attraverso la donazione di libri da parte dei cittadini, riveste grande valore culturale e civico particolarmente in questo periodo e costituisce una sorta di passaggio di testimone tra generazioni”

Levi (AIE): “Doniamo un libro alle scuole: possiamo fare, tutti insieme, e fino al 29 novembre, ancora di più. I libri fanno crescere le persone e, con loro, i territori a cui appartengono”.

“Le esprimo il mio apprezzamento per l’iniziativa #ioleggoperché, promossa all’Associazione Italiana Editori, in collaborazione con i Ministeri dei Beni Culturali e dell’Istruzione, con le biblioteche e i librai. Rafforzare il patrimonio delle biblioteche scolastiche, attraverso la donazione di libri da parte dei cittadini, riveste grande valore culturale e civico particolarmente in questo periodo in cui i rapporti interpersonali sono necessariamente ridotti e costituisce una sorta di passaggio di testimone tra generazioni. Rivolgo un saluto a tutti coloro che sono coinvolti nell’iniziativa, con l’auspicio di pieno successo. E rivolgo ai ragazzi gli auguri di buona lettura”.  È questo il messaggio che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inviato al presidente dell’Associazione Italiana Editori (AIE) Ricardo Franco Levi per #ioleggoperché, l’iniziativa promossa e coordinata da AIE per la creazione e il potenziamento delle biblioteche scolastiche che fino al 29 novembre permette di donare libri alle scuole, coinvolgendo oltre 13mila scuole italiane e più di 2500 librerie (in oltre 1.100 anche a distanza. Qui l’elenco: https://www.ioleggoperche.it/dona-a-distanza).

“Un grande onore – ha sottolineato il presidente Levi -. #ioleggoperché è frutto di un gioco di squadra tra Istituzioni, editori, filiera del libro, tv, media, partner che ha già portato alle biblioteche scolastiche, nelle quattro edizioni precedenti, oltre 1milione di nuovi titoli. Nei giorni scorsi cittadini, scrittori, calciatori, personaggi della tv, deputati e senatori, sottosegretari e Ministri hanno dato il loro contributo sui social e in libreria proprio per donare un libro alle scuole. Possiamo fare, tutti insieme, e fino al 29 novembre, ancora di più. I libri fanno crescere le persone e, con loro, i territori a cui appartengono”.

Per saperne di piùwww.ioleggoperche.it

#ioleggoperché è una iniziativa di AIE –Associazione Italiana Editori, sostenuta dal Ministero per i Beni e le attività culturali per il Turismo – Direzione generale Biblioteche e Diritto d’Autore, dal Centro per il libro e la lettura, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione – Direzione Generale per lo Studente, l’Inclusione e l’Orientamento, con l’Associazione Italiana Biblioteche (AIB), l’Associazione Librai Italiani (ALI), il Sindacato Italiano Librai e Cartolibrai (SIL), con il supporto di SIAE – Società Italiana Autori ed Editori, con il contributo di Pirelli e con il sostegno di Mediafriends e di Rai per il sociale.

SONDAGGIO SU DDI

SONDAGGIO GILDA SU DDI: L’80% DEI DOCENTI BOCCIA IL CONTRATTO

Una sonora bocciatura del contratto sulla didattica digitale integrata che legittima ulteriormente la decisione di non sottoscriverlo. È quanto emerge dal sondaggio promosso e condotto dalla Gilda degli Insegnanti nella settimana tra il 13 e il 20 novembre e al quale hanno partecipato 5.269 docenti rispondendo online alle 13 domande poste dal sindacato.

L’81% dei partecipanti condivide la decisione della Gilda di non sottoscrivere il CCNI sulla Didattica Digitale Integrata: il 66,2% si dichiara molto favorevole alla posizione assunta dal sindacato e il 14,8 leggermente favorevole. Il 15,3% si definisce perplesso, il restante 3,7% è contrario.

Alla domanda “Siete d’accordo con l’affermazione la didattica a distanza non è scuola”?, il 63,4% risponde sì (42,6% molto, 20,8% leggermente), il 19,6% esprime perplessità e il 17% non è d’accordo.

Entrando nel merito di quanto disposto dal contratto, l’83,2% degli insegnanti difende il diritto alla disconnessione sancito dal CCNL, opponendosi alla reperibilità oltre la fascia oraria stabilita dalla contrattazione di istituto richiesta fin troppo spesso dai dirigenti scolastici.

Sempre restando in tema di orario, l’80,3% si dichiara contrario all’obbligo di recuperare gratuitamente i minuti di lezione non effettuati durante l’emergenza e con la Didattica a distanza, il 15,1% perplesso, il 4,6% favorevole (2,5% leggermente e 2,1% molto).

Per quanto concerne la formazione mirata alla Didattica a distanza, il 67,1% è contrario a che si svolga fuori dall’orario di servizio senza essere retribuita, il 18,6% perplesso, il 14,3% favorevole (7,3 leggermente, 7 molto favorevole).

Capitolo strumentazione informatica: il 46,5% è contrario all’uso dei propri dispositivi e della propria connessione internet per svolgere l’attività di Didattica a distanza; il 29,3% è perplesso; il 24,2% favorevole (16,2 leggermente, 8 molto).

Molto alta la percentuale degli intervistati che si schiera contro l’esclusione dei docenti precari dalla possibilità di usufruire della card da 500 euro, riservata ai titolari di cattedra, per l’acquisto degli strumenti informatici necessari a svolgere la DaD: il 75,4%, mentre il 10,5% si dice favorevole (7 molto e 3,5 leggermente). A definirsi perplesso, il 14,1%.

Secondo l’83,2%, anche in regime di DaD e durante l’emergenza pandemica, il dirigente scolastico deve rispettare le prerogative del Collegio docenti nella didattica (68,5% molto favorevole, 14,7% leggermente). Il 12,9% risulta perplesso, il 3,9% contrario.

Forbice decisamente meno ampia tra le posizioni espresse in merito alla questione della sorveglianza sulla classe in presenza da parte del docente mentre il collega in quarantena fiduciaria insegna a distanza: il 44,3% è contrario, il 37,6% perplesso e il 18,1% favorevole, con una distribuzione bilanciata tra chi lo è molto (8,6) e chi leggermente (9,5).

La mancanza di adeguate risorse economiche da investire nel contratto oggetto dell’indagine è considerata negativamente dal 68% degli intervistati mentre il 24,1% si dichiara perplesso. Non esprime un giudizio contrario, invece, il 7,9%.

“Il parere espresso dalla larga maggioranza dei partecipanti al sondaggio – commenta Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti – conferma che questo contratto, siglato frettolosamente soltanto da alcune sigle sindacali, non riesce a incontrare il consenso della categoria”.

L’identikit del campione intervistato: il 39,6% presta servizio al Sud, il 38,8% al Nord, il 15,6 nelle Isole e il 6% nelle regioni del Centro Italia; il 38,8% insegna nelle scuole secondare di secondo grado, il 30,1% alla primaria, il 23,2% nelle scuole secondarie di primo grado e il 7,8 nelle scuole dell’infanzia; il 75,5% ha un contratto a tempo indeterminato, il 20,4% è supplente annuale, il 3,1% supplente temporaneo e l’1% ha un contratto Covid.

Apertura delle scuole non deve essere un rischio!

Cuzzupi: l’apertura delle scuole non deve essere un rischio!

La Federazione UGL Scuola ha da tempo assunto una precisa posizione sulla riapertura delle scuole. Una posizione rimarcata in maniera decisa dal Segretario Nazionale, Ornella Cuzzupi, che non lascia spazio a malintesi di sorta: “La didattica in presenza è un valore d’assoluta importanza, ma a fronte del rischio salute sottovalutare la realistica eventualità di una nuova impennata dei contagi è da irresponsabili. Abbiamo avuto già modo di verificare come il ritorno a scuola sia coinciso con un veloce incremento dei positivi e come, nelle settimane successive, sia stata l’emergenza legata ai contagi nelle scuole a determinare la chiusura di molte di esse”.

La posizione dell’UGL Scuola si basa su dati di fatto e ragionamenti precisi.

Sembra di essere in  presenza – continua Cuzzupi – di una guerra di principio. Quel che conta è chi vince e chi perde. Assurdo! Si va avanti per discutibili statistiche e definizioni dogmatiche  in cui scuola, alunni, famiglie, personale scolastico rischiano di fungere da agnelli sacrificali sull’altare dell’arroganza e della presunzione. Non è possibile  che mentre il Paese rallenta sino a bloccare attività e mobilità per proteggersi dal coronavirus, l’universo scuola appaia come un’isola felice nella quale non vi sono (forse per garanzia divina?) pericoli di amplificazione dei contagi per alunni, personale scolastico e famiglie. Se chi ha queste visioni ottimistiche sbaglia, cosa faremo? Avvieremo un triste conteggio usando il pallottoliere della disperazione?”

Dunque l’UGL Scuola pone come condizione per la riapertura della scuola due elementi: il primo, un calo dei contagi che consenta di poter gestire eventuali nuove emergenze in massima sicurezza; il secondo che le scuole, di ogni ordine e grado, siano messe oggettivamente e strutturalmente in condizioni di limitare i fattori di rischio.

Senza questi elementi – chiarisce il Segretario Nazionale UGL – riprendere le lezioni appare solo un esercizio di cinismo e calcolo politico anche perché i docenti stanno facendo uno straordinario lavoro in DAD che, in ogni caso è scuola. Proprio a tale proposito sono dell’idea che invece di inventarsi improbabili soluzioni il Ministero dovrebbe essere impegnato al riconoscimento dello straordinario lavoro del personale scolastico e alla preparazione di un piano di sostegno alla scuola in presenza nel quale non possono mancare le assunzioni del personale precario. Ma questo son cose concrete e importanti che a qualcuno piacciono poco!”.

 Federazione Nazionale UGL Scuola        

Il Segretario Nazionale Ornella Cuzzupi

L’istruzione tecnica ricetta anticrisi per l’Azienda Italia

da Il Sole 24 Ore

di Claudio Tucci

L’education ha già la sua ricetta anticrisi: si chiama istruzione tecnica. A dirlo sono i numeri dall’Ocse alla Fondazione Agnelli: i neo diplomati, dalla meccatronica al tessile moda, hanno un inserimento occupazionale rapidissimo, che negli Its, raggiunge punte dell’80-90%, e con una coerenza pressocché totale tra impiego conquistato e percorso formativo svolto.

Eppure, ancora oggi, famiglie e studenti conoscono poco questo mondo, e le possibilità che offre: le iscrizioni al primo anno sono stabili a circa un terzo del totale (anche per via dell’etichetta, poco generosa, di scuole di serie B); e a livello politico hanno pagato l’ondata di licealizzazione della scuola italiana che ha portato a ridurre fondi, e probabilmente appeal, all’intero settore dell’istruzione tecnico-professionale. Ciò ha determinato un insufficiente flusso di studenti in uscita dalla scuola superiore rispetto alla domanda di competenze delle imprese.

I risultati sono sotto gli occhi di tutti: la disoccupazione giovanile rimane stabile sopra il 30% (in Germania, patria della formazione duale, non supera il 5/6%), le aziende chiedono nei prossimi tre anni 200mila profili tecnici da assumere, circa 20mila l’anno sono diplomati Its, e, in un terzo dei casi, per alcuni indirizzi si sale a una selezione su due, le posizioni lavorative offerte restano “vuote”.

È con questa fotografia, non aiutata certo dal Covid-19, che domani si apre, on line, la 30esima edizione di Job&Orienta, promossa da Veronafiere e regione Veneto, dove, fino a venerdì, si parlerà di orientamento, istruzione, lavoro.

La scelta della scuola superiore, mai come quest’anno, è fondamentale (le iscrizioni partono il 4 gennaio), anche per spingere la ripresa. E per la prima volta, gli istituti tecnici giocano di squadra. In questi anni, con il supporto dell’Istruzione, sono nate sei reti nazionali dei tecnici, economici (Itefm), della manifattura (Meccatronica), del tessile-abbigliamento-moda (Tam), degli istituti agrari-industriali (Renisa), dell’alberghiero (Renaia) e dell’Innovazione digitale. A loro, il compito di puntare su una campagna di orientamento “a tutto campo”.

«Oggi il perito meccanico degli anni 60-70 non esiste più – ha spiegato Imerio Chiappa, preside dell’istituto Pietro Paleocapa di Bergamo, capofila della rete Meccatronica -. Un ragazzo che esce da un tecnico industriale, oltre a possedere una solida preparazione nelle discipline informatiche, meccaniche, elettriche-elettrotecniche, è in grado di lavorare in gruppo, possiede flessibilità e curiosità e riesce a intercettare al meglio gli input che arrivano dalla rivoluzione 4.0 in atto nella manifattura». Gli alunni di questo indirizzo lavorano tutti subito; il punto è che ce ne sono pochi.

Da Bergamo a Roma il passo è breve. Flavia De Vincenzi è preside dell’istituto Leopoldo Pirelli, capofila della rete dei tecnici economici, e anche lei evidenzia il successo dei profili in uscita dall’indirizzo di “formazione manageriale”: «Ci stiamo avvicinando al mondo del lavoro – ha detto -. Discipline come informatica, economia, inglese saranno centrali nei prossimi anni, e da noi si studiano bene. Lavoriamo molto sull’orientamento nelle scuole medie, promuovendo dei gemellaggi. Da anni, nella mia scuola, le iscrizioni sono in ripresa: ho raggiunto le 54 classi, ero partita con 40».

«Opportunità immediate», come le ha definite Paolo Bastianello, presidente del comitato Education di Smi e Confindustria Moda, ci sono anche per i periti degli indirizzi “tessili”. Un’industria, quella della moda e dei suoi accessori, altro fiore all’occhiello del Made in Italy, che non riesce più a trovare figure core, come i modellisti.

«In previsione di una vigorosa ripresa economica – ha affermato Fabrizio Proietti, dirigente del ministero dell’Istruzione, che si occupa di istruzione tecnica -, l’istruzione e la formazione costituiranno il fattore acceleratore dello sviluppo. L’istruzione tecnica, in particolare, contribuirà a fronteggiare la robusta domanda di competenze proveniente dal mondo del lavoro. Una scelta consapevole da parte degli studenti in sede di iscrizione alla scuola superiore costituirà uno dei fattori di successo del loro progetto di vita e di lavoro».

Dall’Invalsi i test per valutare le perdite da scuola «chiusa»

da Il Sole 24 Ore

di E. Br.

Che la sostituzione della didattica in presenza con quella a distanza generi di per sé un calo negli appredimenti è un dato ormai acclarato nella letteratura internazionale. Ce lo hanno ricordato, da ultimi, l’Unesco e l’Organizzazione mondiale della sanità che appena giovedì scorso hanno invitato tutti i paesi a limitare al massimo la chiusura delle scuole per evitare ulteriori danni formativi e psicologici agli studenti. In attesa di capire quanti alunni potranno tornare in classe e quando, dall’Invalsi arriva un aiuto concreto a quantificare il terreno perso dai ragazzi con il susseguirsi dei lockdown totali e parziali. Sotto forma di prove “diagnostiche” che i docenti possono somministrare – «a titolo volontario», chiarisce l’ex direttore generale dell’Istituto di valutazione, Paolo Mazzoli – ai loro allievi per individuare eventuali deficit in italiano, matematica e inglese. E organizzare così delle attività di recupero individuali o di gruppo.

I (nuovi) test autodiagnostici

Il progetto “Percorsi e strumenti Invalsi” – che sarà presentato oggi pomeriggio in un webinar dalla presidente Anna Maria Ajello e dal responsabile dell’area prove nazionali, Roberto Ricci – mette a disposizione dei docenti oltre 60 tutorial e video formativi. Accedendo alla sezione riservata alle scuole del sito internet dell’Istituto di valutazione il dirigente scolastico può accreditare gli insegnanti. Mentre tocca a questi ultimi formare i gruppi di studenti, acquisire le credenziali per ciascun alunno e organizzare le sessioni per le prove. E c’è tempo fino al 31 gennaio. Il suggerimento di Invalsi è di testare i ragazzi dell’anno successivo rispetto a quello in cui si sarebbero dovute svolgere le prove vere e proprie: in terza primaria anziché in seconda, in prima media anziché in quinta elementare eccetera, fino all’ultimo anno delle superiori dove può essere verificato solo l’inglese, a meno che il docente non decida di utilizzare anche i quiz di matematica e italiano di seconda superiore per individuare carenze ancora più datate.

Le (vecchie) prove Invalsi

Il contenuto delle prove ricalca quello dei test standardizzati che l’Istituto organizza tutti gli anni per verificare i livelli di appredimento raggiunti a determinati step della scala formativa (II e V primaria, III secondaria di primo grado, II e V secondaria di secondo grado) e che l’anno scorso sono stati cancellati causa pandemia. Fatta eccezione per i 50mila ragazzi e ragazze di quinta superiore che li avevano svolti prima del lockdown. L’unica differenza è che non sono segrete come quelle tradizionali e possono essere svolte anche a casa su input del professore. Il risultato del singolo test è immediato mentre dopo 48 ore il docente può avere un report più dettagliato.

Fin qui le nuove prove autodiagnostiche. Quanto ai test standardizzati tradizionali l’Invalsi ha già fissato il calendario: si parte con la quinta superiore dal 2 al 5 marzo e si finisce con la seconda sempre superiore l’11-13-14 maggio. Sperando che l’emergenza sanitaria non li ostacoli di nuovo. Restare per il secondo anno consecutivo senza l’unico feedback ufficiale sui livelli generali degli appredimenti sarebbe una perdita per il Paese oltre che per il mondo della scuola.

La Dad mette in crisi anche i prof, nelle scuole arrivano gli psicologi

da la Repubblica

Ilaria Venturi

Si sentono isolati, quanto i loro studenti. Dietro a uno schermo. Magari derisi o presi in giro dai ragazzi nativi digitali, hanno difficoltà di rapporto coi colleghi, sono stanchi e provati dal periodo di lockdown già vissuto. Prof in crisi. Non tutti, ovvio. Ma il fenomeno preoccupa nella sua crescita. Così a Mestre è nato un gruppo di auto-aiuto per gli insegnanti in Dad e non solo. Mentre sono arrivati i fondi del ministero all’Istruzione per gli psicologi nelle scuole dedicati all’emergenza sanitaria dopo l’accordo siglato tra viale Trastevere e l’Ordine degli psicologi: 1600 euro a istituto per settembre-dicembre, altri 3.200 euro per coprire il periodo da gennaio a giugno 2021.
Non molto, ma abbastanza per attivare tramite bandi contratti coi professionisti. Ma pochi istituti sono già partiti, i progetti sono in ritardo, mentre si accumulano le fatiche degli studenti – i più grandi di nuovo a fare scuola a distanza – dei loro professori, e crescono ansie e paure delle famiglie rispetto alla pandemia.

E’ dell’altro giorno l’appello ai presidi degli istituti toscani dell’Ordine degli psicologi regionale. “Nella situazione di grande stravolgimento che tutti stiamo vivendo esortiamo i dirigenti ad attivare prima possibile gli sportelli psicologici – dichiara la presidente Maria Antonietta Gulino – bambini, ragazzi e famiglie hanno vissuto e continuano a vivere mesi di estrema fragilità e di instabilità, che ha ricadute di natura psicologica, sociale e relazionale”.

Lo racconta Alessandra Pellone, psicologa dell’età evolutiva che da anni lavora con le scuole in Veneto. Ha fatto partire in lockdown un gruppo “Docenti in ascolto” che ora continua, anche se su base volontaria. Ha cominciato a lavorare con l’istituto comprensivo Colombo di Chirignago, ora a distanza segue il gruppo di auto-aiuto a Mestre: “Se l’insegnante non si sente inserito in una équipe resta isolato – racconta – il gruppo di auto-aiuto serve per confrontarsi e trasformare l’ansia della scuola al tempo del Covid in mutuo sostegno e soluzioni creative”.

Lo scontro è anche tra colleghi sulla gestione del distanziamento: la maestra rimproverata dalla collega per far correre i bambini in cortile, quella attaccata perché ha dato libri “in quarantena” da portare a casa. Micro-conflitti. Ma anche genitori che ascoltano le lezioni da casa: non potrebbero entrare in aula a scuola, in Dad succede. “Ora c’è chi ha paura di una nuova chiusura delle scuole, mentre chi è tornato in didattica a distanza accumula stress perché ci è arrivato già stanco e provato e a volte ammette: non riesco a fare lezione così”, spiega Alessandra Pellone.

Per Arianna Marfisa Bellini, psicoterapeuta cresciuta alla scuola di Massimo Recalcati, “i professori si sono trovati a giocare su un terreno che non era il loro e nel web perdono comunque di autorevolezza perché la Rete è un luogo di pari grado, dove si perde la disimmetria tra adulti e ragazzi, non c’è più alterità”. Di qui le difficoltà di chi fa lezione a distanza. Oltre a quelle dei ragazzi, che però per la psicoterapeuta “non sono tanto sulla perdita di socialità, perché la dinamica di classe avviene nel virtuale e non li senti quasi mai dire che sono angosciati perché mancano loro i compagni. Il problema è che i ragazzi perdono l’avere a che fare con l’adulto, con un mondo che è altro. Rimane solo il genitore in casa che da solo deve dettare tutte le regole e non ha più la sponda della scuola”.
Consapevoli dell’emergenza, ci sono scuole che hanno già avviato percorsi di sostegno psicologico, anche senza attendere l’arrivo dei fondi. “Abbiamo sempre avuto uno sportello di aiuto psicologico a scuola per i ragazzi e i genitori, lo abbiamo confermato – spiega Lidia Cangemi, preside del liceo Kennedy di Roma – i ragazzi sono quelli che stanno soffrendo di più in questa situazione, è aumentato il loro livello di ansia e di stress”. La preside è anche counselor, “ci credo in questo tipo di sostegno, serve anche solo per aprirsi nei momenti di difficoltà con un professionista che è fuori dalla scuola”.

Gli sportelli di aiuto psicologico si aprono on line. Al Majorana di Moncalieri, in provincia di Torino, basta prenotarsi sulla piattaforma dedicata, ci sono due psicologhe che si alternano tra liceo e istituto tecnico. Un servizio che sta partendo in questi giorni. Due stanze virtuali dove gli studenti o i loro genitori possono prendere appuntamento. “La situazione dei ragazzi non è facile, le loro prerogative tipiche dell’età sono negate, qui siamo in zona rossa. E poi c’è chi a casa sta vivendo drammi per la perdita di familiari” ragiona la preside Rossella Landi. “L’aiuto serve anche per sostenere le famiglie, sono molto preoccupate”

L’allarme Cts: “Scuole chiuse, conseguenze devastanti per gli studenti”

da la Repubblica

Corrado Zunino

ROMA – L’ultimo incontro europeo con clinici dell’Oms ed esperti di educazione ha rafforzato un’opinione già maggioritaria all’interno del Comitato tecnico scientifico che vigila in Italia sulla pandemia: “Riaprite al più presto le scuole, gli effetti sugli studenti, ma anche sulla società in generale, sono devastanti”.

E’ un fatto, come ha raccontato Repubblica oggi: si va verso la riapertura degli istituti superiori per il 7 gennaio. Il ministero dell’Istruzione sta sì sondando la possibilità, a partire dal 9 dicembre, di far riaccedere alle classi le prime e le quinte di licei, tecnici, professionali, i diciannovenni, tra l’altro, devono preparare la Maturità 2021 e tornare in aula faciliterebbe il compito, ma ad oggi non è stata risolta nessuna delle tre questioni aperte e denunciate dal presidente dell’Associazione nazionale presidiAntonello Giannelli: tracciamento dei contagi avvistati a scuola e risposte rapide sulle positività da parte delle Aziende sanitarie locali, minor congestione dei trasporti pubblici (dovuta anche alla presenza degli studenti pendolari) e chiusura dell’arruolamento dei supplenti. La data del 7 gennaio resta, quindi, la più probabile per un rientro dei ragazzi nei loro istituti.

Su questo aspetto gli studiosi del Cts hanno scritto, ieri, un verbale significativo e determinato, ora nella disponibilità della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. Dice questo: “In riferimento alla riunione informale “Schooling during the time of Covid-19” organizzata dall’Organizzazione mondiale della sanità il 19 novembre 2020 su richiesta del ministero dell’Istruzione e che ha visto la partecipazione dell’Unesco dalla sede centrale di Parigi, il Cts condivide l’esigenza di procedere a una tempestiva soluzione delle tematiche riguardanti il mondo della scuola”.

Scrive ora il Cts, presente alla riunione con il presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, e il presidente della Società italiana di pediatria, Alberto Villani: “La continuità del percorso formativo e scolastico è fondamentale per garantire l’apprendimento, lo sviluppo, il benessere, la salute e la sicurezza degli studenti. Le scuole dovrebbero essere le ultime istituzioni ad essere chiuse, in caso di lockdown generale emergenziale, e le prime a riaprire quando le condizioni lo permettano”. Arriva, quindi, il passaggio più serrato: “Considerate le conseguenze devastanti su bambini, ragazzi e adolescenti e sulla società nel suo insieme, le chiusure scolastiche dovrebbero essere considerate come l’ultimo provvedimento, temporaneo e solo locale, nel caso in cui l’epidemia non possa essere gestita con diverso approccio. Le chiusure non dovrebbero mai essere “pro-attive”, ma solo reattive”. Intende, il Cts, che il blocco della scuola in presenza non dovrebbe essere usato come anticipazione di un possibile problema sanitario, ma come intervento successivo di fronte a una situazione andata fuori controllo”. Ancora, “le chiusure dovrebbero essere della più breve durata possibile, limitate esclusivamente agli ambiti territoriali interessati”.

C’è un punto centrale, nella presa di posizione del Comitato tecnico scientifico: “Istruzione e salute sono intimamente interconnesse. Le chiusure scolastiche hanno un impatto negativo sulla salute dei ragazzi, alterando anche il benessere affettivo e sociale, che si ripercuote negativamente sullo sviluppo del contesto socioeconomico”. Si affronta, si vede, la questione della scuola elemento produttivo del Paese, spesso negata. “In caso di chiusura”, chiude il verbale, “è indispensabile garantire la partecipazione degli studenti agli eventi formativi e l’accesso alle risorse, ai materiali didattici ed educativi, investendo in tecnologie digitali appropriate. Va garantita la priorità ai ragazzi con particolari esigenze”.

Sulla questione dei contagi sviluppati direttamente a scuola, sulla quale c’è una divisione di opinioni nello stesso mondo scientifico e sulla quale il ministero ha fatto propaganda, il Cts puntualizza: “I bambini sono meno suscettibili al Covid-19 rispetto agli adulti e la presentazione clinica severa è rara. In considerazione che i bambini di età inferiore ai dieci anni trasmettono l’infezione meno degli adulti, mentre gli adolescenti hanno livelli di contagiosità simili agli adulti, le chiusure degli istituti scolastici dovrebbero essere finalizzate anche per fasce di età”.

Governo deciso, scuole aperte a dicembre. Azzolina: “Con contagi giù ritorno graduale”

da OrizzonteScuola

Di Ilenia Culurgioni

Il dibattito sulla riapertura delle scuole a dicembre e non direttamente a gennaio dopo le vacanze natalizie, si fa vivo. “Cercheremo di aprire le scuole prima di Natale. Stiamo lavorando per questo” ha riferito oggi il premier Giuseppe Conte.

“Serve prudenza ma se i contagi andranno giù, e ci sarà la possibilità di allentare alcune restrizioni, mi auguro che anche le scuole superiori vedano un ritorno graduale degli studenti in classe”, conferma la ministra Azzolina, che poi avverte: “E dovremo essere cauti anche negli ultimi giorni dell’anno, quando le scuole saranno chiuse”.

Stessa volontà dal ministro della giustizia Alfonso Bonafede, che condivide le parole di Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico: “La scuola deve essere aperta o per i ragazzi sarà un massacro. Adesso dobbiamo lavorare, con tutte le necessarie misure di sicurezza, per una graduale riapertura di tutte le scuole”.

“Dai rappresentanti dell’OMS al coordinatore del CTS Miozzo, dal presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Brusaferro al professor Ricciardi, un insieme di voci autorevoli ha motivato scientificamente la necessità di tenere aperti i cancelli delle scuole. D’altra parte, a dimostrarci che le scuole non rappresentano incontrollati focolai di contagio, è l’andamento della pandemia negli istituti che sono rimasti aperti. Per questo è ormai urgente capire come passare dalle parole ai fatti e permettere a milioni di ragazzi di rioccupare progressivamente il proprio banco”: ribatte Vittoria Casa, Presidente Commissione Cultura Scienza e Istruzione.

Secondo Gianluca Vacca, capogruppo del MoVimento 5 Stelle in commissione Cultura alla Camera, “le criticità sono emerse durante la seconda ondata, ma non per quello che è accaduto in aula, ma fuori, nella sanità e nei trasporti”.

E poi si discute dell’apertura degli impianti sciistici, ma per Massimo Clementi, ordinario di Microbiologia e Virologia all’università Vita Salute San Raffaele di Milano, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Irccs ospedale San Raffaele “la riapertura degli impianti da sci dovrebbe venire dopo quella delle scuole”, concetto ribadito dal portavoce nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni.

Nel frattempo una soluzione per i licei “può essere quella di considerare un giorno a settimana in presenza, a rotazione, magari con scaglionamenti per quanto riguarda gli orari d’ingresso”: è il consiglio di Susanna Esposito, professore ordinario di pediatria e direttore della Clinica pediatrica all’Azienda ospedaliera-universitaria di Parma.

La Campania, dopo l’esito positivo dello screening su docenti e alunni, ha deciso di riaprire le scuole dell’infanzia e far tornare alle lezioni in presenza i bambini delle prime classi delle elementari da mercoledì 25 novembre. In arrivo l’ordinanza che prevedrà la scelta libera della Dad per i sindaci.

Così anche in Alto Adige da domani gli alunni dell’infanzia e delle elementari torneranno a scuola.

In Calabria il Tar ha sospeso l’ordinanza regionale con cui il presidente facente funzione, Nino Spirlì, aveva disposto, dal 16 al 28 novembre, la sospensione della didattica anche delle scuole dell’infanzia, primarie e prime medie.

Certo è che seppur rientrando a dicembre – fino al 3 resta valido il Dpcm attualmente in vigore – tra ponti e vacanze di Natale resterebbero pochi giorni per stare tra i banchi. Calendario

Concorso straordinario, Azzolina: “Mancano solo 4 giorni per terminare selezione. A breve la correzione delle prove”

da OrizzonteScuola

Di Andrea Carlino

La ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, ha parlato a Sette Storie su Rai 1, non solo della possibile riapertura delle scuole, ma anche del concorso straordinario.

La titolare del dicastero di Viale Trastevere ha ricordato che mancano solo 4 giorni di prove per terminare la selezione e che a breve partiranno le correzioni delle prove già espletate, che sono il 73%: “Il concorso è stato espletato per il 73%  delle prove, mancano quattro giorni per terminare il concorso che ci  permetterà di assumere i precari che avevano già 36 mesi di servizio  nella scuola, poi partiranno anche gli altri concorsi. Abbiamo  rispettato la nostra amata Costituzione e daremo ai nostri studenti  degli insegnanti a tempo indeterminato. Partiranno a breve le correzioni del 73% delle prove già espletate”.

Nelle scorse ore abbiamo dato la notizia dell’ordinanza del Tar del Lazio che ha dato parere favorevole alle prove suppletive per i malati Covid per il concorso straordinario. Una decisione in netto contrasto con quanto detto dalla ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, che aveva detto no, più volte, alle prove suppletive forte anche di un parere della Funzione Pubblica.

Sicurezza scuole, pubblicato il dossier Inail: oltre 78mila denunce di infortunio studenti, più di 13mila quelle di docenti

da OrizzonteScuola

Di redazione

Pubblicato come ogni anno in occasione del 22 novembre, la Giornata nazionale dedicata alla sicurezza nelle scuole, il volume fa una panoramica sui progetti formativi promossi dall’Istituto integrati con le misure per la prevenzione e la gestione dei rischi di contagio da Covid-19.

Il dossier, scrive l’Inail presentando il lavoro, offre una selezione dei progetti realizzati dalle strutture regionali e centrali dell’Inail, nei quali sono state integrate nozioni specifiche sui rischi biologici, sul Covid-19 e sulle misure di prevenzione adeguate. La pubblicazione, realizzata dalla Direzione Centrale prevenzione e dalla Direzione centrale pianificazione e comunicazione e con i contributi della Direzione centrale patrimonio e della Consulenza statistica attuariale dell’Istituto, si presenta nella sua versione digitale come un prodotto dinamico, in continua evoluzione: verrà infatti periodicamente aggiornato con le iniziative e i contributi dedicati al mondo della scuola quali ad esempio quelli che saranno presentati alla Fiera Job&Orienta digital edition.

Quest’anno nel dossier c’è spazio anche per il Covid. Nel dossier si trova infatti un aggiornamento sulle avventure di Napo dedicate all’emergenza sanitaria. Nella prima delle due ultime videostorie pubblicate vengono illustrati brevemente i rischi legati al Coronavirus, le modalità di contagio e i comportamenti da adottare. Nell’altra si parla del lavoro agile, delle sue caratteristiche e dei possibili disturbi muscoloscheletrici che possono derivarne. Anche se i contenuti non sono stati elaborati specificamente per il mondo della scuola, questi video possono rappresentare un contributo utile a studenti e insegnanti, sia in presenza sia nella didattica a distanza.

Chiudono il volume i dati dell’Istituto sugli infortuni occorsi a studenti e insegnanti nel triennio 2017-2019, un aggiornamento sulle attività per il rinnovo del patrimonio edilizio scolastico, una sezione dedicata a film, docufiction e corti ispirati ai temi della legalità e della sicurezza a scuola e una dedicata a pubblicazioni. Incentrata quest’anno sul tema dell’emergenza sanitaria, la sezione contiene una selezione di contributi sulla gestione del Coronavirus realizzati dall’Inail negli ultimi mesi.

Nel 2019 sono state 78850 le denunce per infortuni che hanno interessato studenti, 13700 gli infortuni occorsi agli insegnanti sempre nello stesso anno.

Vai al dossier

Covid, le superiori potrebbero riaprire prima di Natale. E a dicembre no zone rosse

da La Tecnica della Scuola

Quando riapriranno le scuole superiori? A questa domanda ha risposto poco fa il Premier Giuseppe Conte, intervistato da Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7.

“Il prima possibile, l’istruzione dei nostri ragazzi è importante. Cercheremo di riaprirle prima di Natale”.

Questa rassicurazione arriva in conclusione di una lunga intervista, in cui il Presidente del Consiglio ha affrontato diversi argomenti, soprattutto economici.

Non sono mancati i riferimenti al Natale e all’allentamento delle misure: “Si rischia di ripetere il ferragosto e non ce lo possiamo permettere: consentire tutte occasioni di socialità tipiche del periodo natalizio non è possibile. Non possiamo concederci vacanze indiscriminate sulla neve. Anche per gli impianti da sci, il problema del protocollo è un conto ma tutto ciò che ruota attorno alle vacanze sulla neve è incontrollabile”.

Quello che appare più plausibile è che, se ovviamente la curva dei contagi dovesse rallentare come sta accadendo ora, nel mese di dicembre non ci saranno più zone rosse, ma solo arancioni e gialle. Sullo spostamento tra regioni, però, si sta ancora lavorando.