Tavolo nazionale permanente e Tavolo 0-6

Tavolo nazionale permanente e Tavolo 0-6: l’ANP per la scuola in sicurezza

Oggi l’ANP ha partecipato, nel corso della mattina, alla quarta riunione del Tavolo nazionale permanente previsto dal Protocollo d’intesaper garantire l’avvio dell’anno scolastico nel rispetto delle regole di sicurezza per il contenimento della diffusione di COVID 19 dello scorso 6 agosto e, nel pomeriggio, alla terza riunione del Tavolo nazionale permanente previsto dal Protocollo di intesa per garantire la ripresa delle attività in presenza dei servizi educativi e delle scuole dell’infanzia, nel rispetto delle regole di sicurezza per il contenimento della diffusione del COVID-19

Il primo incontro si è svolto alla presenza di una rappresentanza del Ministero dell’istruzione e del Ministero della salute, del Forum nazionale delle associazioni dei genitori della scuola (FoNAGS), del Forum famiglie, del CTS e delle OO.SS. del Comparto e dell’Area istruzione e ricerca. 

La seconda riunione, invece, si è svolta alla presenza di una rappresentanza del Ministero dell’istruzione, dell’ANCI e delle OO.SS. del Comparto e dell’Area istruzione e ricerca. 

Il rappresentante del Forum Famiglie ha sottolineato il fatto che le possibilità di successo della DAD sono legate al contesto familiare, alla tipologia di lavoro dei genitori e alla correlata possibilità di svolgere smart working, al numero di persone che si trovano a convivere, agli spazi a disposizione. 

Per questo motivo – i limiti della DAD a prescindere dall’efficacia delle azioni messe in campo dalle istituzioni scolastiche – la rappresentanza del FoNAGS ha chiesto che il Governo si impegni per garantire la ripresa delle attività didattiche in presenza su tutto il territorio nazionale, superando la frammentazione attuale. A tal fine, ha chiesto il potenziamento del TPL e l’attivazione di un sistema misto pubblico-privato che coinvolga le società di trasporti privati; la sottoscrizione e l’esecuzione dei patti educativi territoriali per assicurare l’impiego di tutti gli spazi disponibili; il superamento delle criticità legate all’assunzione del personale a tempo determinato; indicazioni chiare e uniformi sull’inclusione degli alunni in difficoltà e sulla gestione dei laboratori; una rimodulazione degli esami conclusivi del primo e del secondo ciclo di istruzione, posto che l’interruzione dell’attività didattica in presenza per le scuole secondarie di II grado e, nelle zone rosse, per l’ultimo anno della scuola secondaria di I grado non può non riverberarsi sulla strutturazione degli esami stessi. La rappresentanza del FoNAGS ha infine richiesto di poter conoscere i dati dei contagi nelle scuole per una maggiore trasparenza e condivisione delle decisioni assunte a livello politico. 

Il prof. Villani, presidente della Società Italiana di Pediatria e in rappresentanza del CTS, ha sottolineato l’attenzione dedicata dal Ministero della Salute alla medicina scolastica: è stato, infatti, costituito un apposito Tavolo in cui si sta valutando l’opportunità di attivare, a livello territoriale, dei team multidisciplinari composti da medici, infermieri, assistenti sociali e psicologi, a supporto delle scuole. Ha sottolineato che il Rapporto ISS n. 58 dello scorso 21 agosto è in fase di revisione e aggiornamento e ha ribadito i benefici della frequenza scolastica sulla salute di bambini e ragazzi, a partire dalla fruizione della mensa (che per il 30% degli alunni è l’unico pasto caldo della giornata), fino ad arrivare all’attività motoria e all’educazione a uno stile di vita salutare.  

La rappresentanza dell’ANCI ha comunicato la disponibilità degli enti locali a effettuare una mappatura delle necessità delle scuole di loro pertinenza e a procedere, in sinergia con le ASL, a campagne di somministrazione di test antigenici pure nel segmento 0-6. 

Il Capo Dipartimento, Dott.ssa Boda, presente a entrambi i tavoli, ha assicurato la massima attenzione del Ministero sul tema della povertà educativa e sul rischio della dispersione scolastica, argomenti che saranno al centro della prossima riunione del Tavolo nazionale permanente della scuola del primo e del secondo ciclo. Quello della fascia 0-6, invece, vedrà la presenza del prof. Villani e del CTS. La Dott.ssa Boda, inoltre, ha evidenziato la necessità di aggiornare il Protocollo del 3 agosto alla luce delle problematiche emerse durante la seconda ondata epidemiologica. Circa le informazioni richieste alle istituzioni scolastiche sui dati di contagio, il Capo Dipartimento ha affermato che l’attuale situazione – frammentata sul territorio nazionale – non consente di portare avanti efficacemente tali monitoraggi e che è stata detta considerazione a segnarne la sospensione. Riguardo i dispositivi sanitari, infine, ha assicurato che la struttura commissariale e l’ANCI provvederanno, previa rilevazione dei bisogni, alle forniture destinate alle scuole dell’infanzia comunali. 

Il Direttore Generale Jacopo Greco, intervenuto al Tavolo 0-6, in merito ai pagamenti dei ratei del personale COVID, ha reso noto che le problematiche del sistema informativo su NOIPA sono state al momento superate con un intervento di natura straordinaria e che entro poche ore tutte le scuole che hanno sottoscritto contratti con tale personale potranno mettere in atto le procedure di autorizzazione dei pagamenti ad esso spettante. 

Il Direttore Generale Maria Assunta Palermo, anche lei presente al Tavolo 0-6, ha ripercorso i dispositivi che hanno consentito di erogare risorse a favore delle scuole paritarie durante l’emergenza. Con riferimento al D. lgs. 65/2017, ha rilevato la necessità di disporre di un sistema informativo nazionale sulla fascia 0-3; tale sistema, peraltro, sarebbe utile anche per le mappature necessarie all’erogazione delle risorse finanziarie. I decreti di ripartizione di tali risorse sono stati comunicati agli USR per gli opportuni adempimenti. La Commissione ministeriale preposta ha già terminato la prima bozza delle linee pedagogiche del Sistema 0-6 che saranno presentate a breve. 

L’ANP ha evidenziato la proficuità dell’alleanza scuola-famiglia, anche al fine di rendere più piena e consapevole l’adesione delle stesse alle norme anticontagio quali, ad esempio, quelle relative all’uso delle mascherine in classe. A tal fine, abbiamo rilevato che i tavoli regionali non prevedono la partecipazione delle associazioni dei genitori; il Piano scuola 2020-2021 prevede soltanto che i Direttori generali interloquiscano con le famiglie al di fuori dei Tavoli. Si è così proposto di integrare il protocollo in modo da includervi, anche a livello regionale, le associazioni.  

L’ANP ha poi concordato con il FoNAGS nel chiedere interventi incisivi per la ripresa dell’attività didattica in presenza, agendo principalmente sui fattori di seguito elencati.  

  • gli organici, che costituiscono un problema drammatico per le scuole del primo ciclo; 
  • gli arredi e i DPI: si è ribadita la richiesta dei dati relativi agli arredi già consegnati e si è segnalata la necessità di rendere uniformi le regole sui DPI. Molte ASL, infatti, non dispongono la quarantena per i docenti che hanno indossato le mascherine FFP2: da un lato, dunque, dovrebbero essere date indicazioni uniformi sul punto, in modo da ridurre e attenuare l’impatto delle quarantene sugli organici e, dall’altro, la struttura commissariale dovrebbe farsi carico dell’acquisto di detti DPI;  
  • il contact tracing e i rapporti con le ASL: da questo punto di vista, si saluta con favore un aggiornamento del Rapporto ISS n. 58/2020 soprattutto se tale aggiornamento contribuirà a chiarire compiti e competenze e a rendere più tempestivi ed efficaci gli interventi;  
  • il trasporto pubblico locale: è il fattore di maggiore rigidità del sistema, come emerso nella precedente riunione del Tavolo. Si ribadisce la necessità di costituzione di un sistema misto pubblico-privato, con il coinvolgimento delle società di trasporti privati, come già ripetuto più volte in precedenza. 

   L‘ANP, per quanto concerne la scuola dell’infanzia, ha accolto positivamente la possibilità di aggiornare il Protocollo del 3 agosto in ragione della liquidità degli scenari emergenziali che richiedono di rimodulare e/o rafforzare le misure di prevenzione del contagio già indicate. Circa la questione dell’organico, siamo partiti dalla constatazione dell’ormai assodata e inevitabile perforabilità delle “bolle” dovuta alla cronica necessità di reclutare personale supplente annuale, personale dell’organico COVID e docenti per sostituire i lavoratori in quarantena e le assenze brevi. L’ANP, pertanto, ha ribadito la necessità di operare su più fronti per garantire la regolarità delle attività didattiche: la rapida risoluzione delle problematiche connesse al funzionamento delle GPS; la sistematica azione di somministrazione dei tamponi antigenici; la raccolta e la conoscenza dei dati di contagio registrati su questo segmento scolastico per potere procedere verso scelte di efficace operatività. 

Si è, infine, sollecitata una attenzione anche agli studenti del secondo ciclo rispetto ai quali, attualmente, non vi è alcuna prospettiva di ripresa delle attività in presenza. 

L’ANP ritiene che l’ascolto delle associazioni delle famiglie costituisca un’opportunità preziosa e imprescindibile affinché le decisioni assunte garantiscano effettivamente l’equità della scuola, valore mai messo in discussione come in questa fase di emergenza.  

Per questo motivo salutiamo con favore l’accoglimento, da parte della Dott.ssa Boda, delle proposte formulate dall’ANP e la prospettiva che le prossime riunioni dei Tavoli, a partire dal 4 dicembre, vedano la contemporanea presenza delle associazioni delle famiglie e dei Direttori generali degli Uffici scolastici regionali. 

Presto una “retina artificiale” contro degenerazione

Presto una “retina artificiale” contro degenerazione

Agenzia ANSA del 20/11/2020

VERONA. Nuove terapie per la degenerazione maculare senile vengono da una “retina artificiale liquida”, un nanomateriale da iniettare nell’occhio. La sperimentazione di questa tecnica, ancora nella fase del test sugli animali, è stata illustrata oggi da Grazia Pertile, Direttrice dell’Unità operativa oculistica dell’Irccs Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona), intervenuta al Festival del Futuro di Verona.
“Si basa – ha spiegato Pertile – sulla similitudine tra le celle fotovoltaiche e i fotorecettori dell’occhio. Dopo aver sviluppato questo materiale innovativo, abbiamo pensato di iniettarne delle nanoparticelle sotto la retina. Questa ‘retina artificiale liquida’ è un progetto ancora in fase di sperimentazione sugli animali. Grazie a una serie di esperimenti siamo in grado di misurare il riflesso pupillare di questi animali, misurando il loro recupero della vista”.
La degenerazione maculare senile nella retina colpisce circa il 10% della popolazione di età avanzata. “Speriamo – ha auspicato Pertile – che possa presto partire la sperimentazione sull’uomo, siamo in attesa delle prime autorizzazioni.
Ragionevolmente non sarà prima del 2022, con un’attesa di altri due anni almeno prima dell’applicazione terapeutica”. (ANSA).

#NotiziePerLaScuola

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Attraverso questo strumento il Ministero punta a rendere più facile la consultazione di documenti, pubblicazioni, contenuti del portale istituzionale, a dare voce al mondo della scuola e a divulgare attività e iniziative ufficiali.

La newsletter sarà disponibile ogni settimana, a partire da lunedì 23 novembre, sul sito istituzionale, nella sezione dedicata alla comunicazione. Attraverso la stessa sezione sarà possibile iscriversi per riceverla direttamente via e-mail.

Organizzazione mondiale della Sanità: «Limitare la chiusura delle scuole»

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

«Come ministra sono convinta che dobbiamo fare ogni possibile sforzo per tenere le scuole aperte. È un nostro dovere garantire un’istruzione di qualità alle nostre studentesse e ai nostri studenti»: lo ha detto la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina che ha incontrato i vertici di Oms e Unesco.

L’Oms, sulla base di dati e informazioni aggiornati, ha affermato che l’impatto dei contagi nelle scuole risulta essere limitato, che la trasmissione tra gli studenti avviene soprattutto fuori da scuola e che la probabilità di contagio risulta più bassa nei bambini. È stata ribadita l’opportunità di rendere i provvedimenti di chiusura delle scuole il più possibile limitati e circoscritti.

I rappresentanti dell’Oms hanno espresso apprezzamento per le politiche adottate dall’Italia e hanno condiviso la preoccupazione per le conseguenze che una chiusura prolungata delle scuole può comportare in termini di impatto psicologico e di dispersione scolastica.

All’incontro tra la ministra Azzolina e i rappresentanti dell’Organizzazione mondiale della Sanità e dell’Unesco, per confrontarsi sull’evoluzione della pandemia in ambito scolastico, erano presenti, per l’Oms, il direttore regionale per l’Europa, Hans Kluge, e il direttore vicario, dell’Oms, Ranieri Guerra. Per l’Unesco ha partecipato il direttore delle Politiche per l’apprendimento permanente, Borhene Chakroun. Per l’Italia, oltre alla ministra, hanno partecipato il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, il coordinatore del Comitato tecnico-scientifico per l’emergenza, Agostino Miozzo, il presidente della Società italiana di pediatria, Alberto Villani, il direttore dell’Inail, Sergio Iavicoli.

Ambiente, uno studente su tre ha uno stile di vita più sostenibile grazie alla scuola

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

La difesa del Pianeta passa anche per la scuola. A maggior ragione ora, visto che tra i temi inseriti nel ‘programma’ di Educazione Civica (insegnamento tornato obbligatorio quest’anno) c’è anche l’Educazione Ambientale. Perché le nuove generazioni sono fondamentali in questa battaglia, hanno le chiavi del futuro in mano e, prima si comincia a capire l’importanza di determinati gesti, meglio è.

Ma, stando a quanto hanno raccontato a Skuola.net 3600 studenti di medie e superiori, gli istituti si stanno impegnando nella missione già da tempo: più di 8 su 10, in passato, hanno approfondito l’argomento con docenti ed esperti. Un’ottima premessa in vista della Mock Cop26, il summit digitale sul clima – organizzato in sostituzione della Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulle crisi climatiche, slittata di un anno a causa della pandemia – che andrà in scena (via web) dal 19 novembre al 1 dicembre e che vedrà protagonisti proprio loro: tantissimi giovani da oltre 150 Paesi.

Ma la vera speranza è soprattutto per quello che potrà accadere nei prossimi decenni. Anche perché, laddove si è parlato di ambiente ed eco-sostenibilità, il messaggio sembra aver colto nel segno.

A 1 ragazzo su 3 quelle “lezioni” hanno letteralmente aperto gli occhi su un mondo sino ad allora poco esplorato, per un altro 55% sono state utili ad approfondire tematiche che conoscevano ma solo in parte. Appena 1 su 10 le ha trovate poco costruttive.

Non solo, quei momenti hanno dato la spinta per passare dalle parole ai fatti: le ore di Educazione ambientale hanno influenzato in positivo i comportamenti di quasi un terzo degli alunni coinvolti (31%), che vanno ad aggiungersi a quel 39% che già adottava uno stile di vita “sostenibile”. E molti altri (20%) potrebbero presto unirsi al gruppo: sono quelli che dicono di aver cambiato modo di vedere la questione ambientale ma ammettono di non aver ancora modificato i propri comportamenti.

Ma l’impegno delle scuole non si esaurisce con la teoria. Quasi sempre si traduce in buone pratiche che tentano di agevolare il compito dei ragazzi. L’80% degli intervistati, ad esempio, sottolinea come nel proprio istituto siano presenti i bidoni per la raccolta differenziata. E in 7 casi su 10 la maggior parte degli alunni (in 1 caso su 4 quasi tutti) collabora fattivamente per separare i vari tipi di rifiuti.

Mentre 1 su 3, per limitare l’uso delle plastiche, ha ricevuto dalla propria scuola una borraccia riutilizzabile. E circa il 60% di questi la utilizza quotidianamente. Lasciando intravedere come la svolta ecologista, in fondo, non sia poi così lontana.

Legge di Bilancio, 25 ore di formazione obbligatoria per docenti impegnati in classi con alunni con disabilità

da OrizzonteScuola

Di redazione

Nella legge di Bilancio approvata definitivamente dal Governo si prevede un incremento di 10 milioni di euro del fondo destinato alla formazione obbligatoria del personale docente impegnato nelle classi con alunni con disabilità.

Il fondo di cui all’articolo 1, comma 125, della legge 13 luglio 2015, n. 107 è incrementato di 10 milioni di euro per l’anno 2021 per realizzare interventi di formazione obbligatoria del personale docente impegnato nelle classi con alunni con disabilità. Detta formazione è finalizzata all’inclusione scolastica dell’alunno con disabilità e a garantire il principio di contitolarità nella presa in carico dell’alunno stesso. Con decreto del Ministero dell’istruzione, da adottarsi entro 30 trenta giorni dall’entrata in vigore della presente legge, sono stabiliti le modalità attuative, prevedendo il divieto di esonero dall’insegnamento, i criteri di riparto, le condizioni per riservare la formazione al solo personale non in possesso del titolo di specializzazione sul sostegno, la determinazione delle unità formative comunque non inferiori a 25 ore di impegno complessivo, criteri e modalità di monitoraggio delle attività formative di cui al presente comma“. E’ quanto prevede l’articolo 165 della legge di Bilancio.

Gilda: inaccettabile

“Una netta bocciatura” su questo punto arriva da parte della Gilda degli insegnanti: “Riteniamo inaccettabile la proposta di porre un obbligo di almeno 25 ore per tutti i docenti che si trovano impegnati in classi con alunni con disabilità. La formazione – afferma Di Meglio – è sicuramente importante, ma in questo modo rappresenta un’incursione sulle prerogative contrattuali ed anche sulle scelte professionali, una sorta di aggiornamento di Stato che non è ammissibile. La formazione deve essere riconosciuta adeguatamente a livello stipendiale nel contratto e non può essere imposta senza esonero dal servizio

Contagi: siamo sicuri… che la scuola sia sicura?

da La Tecnica della Scuola

Negli ultimi giorni il coordinatore del Cts (Comitato tecnico scientifico) Agostino Miozzo ha fatto molti interventi per sostenere la scuola in presenza, scelto come ospite dai conduttori di alcune trasmissioni televisive assai popolari.

“Ritengo che sia drammatico che abbiamo le scuole ancora chiuse”, ha detto Miozzo, a “Dimartedì”, in onda su La7. Appena 24 ore dopo Agostino Miozzo era presente anche nella trasmissione televisiva “Porta a porta” sui Rai1. Per il coordinatore del Cts è molto più alta la possibilità per i ragazzi di contagiarsi “passando la mattinata in un centro commerciale, al di fuori di un bar, in un’aggregazione non controllata”.

Pochi giorni fa aveva rilasciato una intervista al “Corriere della Sera”, in cui esprimeva un concetto simile: riferendosi alla Dad, Miozzo paventa che la chiusura delle scuole senza divieto di spostamento dà la possibilità ai ragazzi di uscire nel tempo libero, facendo in modo di incontrarsi nei locali o riunirsi in gruppo nelle case private.

Comunque durante la Dad i ragazzi non sono in giro (tranne chi “marina la scuola”) ma a casa in videolezione

Ma la ministra Azzolina ha avvertito il dott. Miozzo che la Dad nelle scuole (almeno nella maggior parte di esse) segue l’orario scolastico, con le lezioni in sequenza? Chiaramente con le pause necessarie per evitare di stare collegati al video senza soluzione di continuità: e questo vale anche per i docenti, ci mancherebbe! Quindi gli alunni o sono presenti alla lezione (pertanto non passano la mattinata in un centro commerciale, al di fuori di un bar o in un locale) o “bigiano” la scuola, cosa che potrebbero fare anche se le lezioni fossero in presenza.

E se in una occasione dice che “il momento scolastico è un momento di sicurezza, il contagio è precedente o posteriore nella gran parte dei casi”, in un’altra afferma che “i dati ci dicono che è difficile discriminare che l’infezione di un ragazzo sia avvenuta a scuola piuttosto che nei momenti precedenti o successivi” (cosa condivisibile, ma ben diversa dalla prima delle due affermazioni riportate).

Ma dottor Miozzo che differenza fa se gli studenti “prendono il virus” su un autobus, davanti alle scuole (spesso senza mascherine all’entrata o all’uscita, magari abbracciandosi fra di loro) o in un’aula scolastica?

Ciò varrebbe solo a fini statistici, il problema è che anche se si contagiano fuori, ad esempio a causa degli spostamenti con i mezzi pubblici (utilizzati peraltro da tante persone certamente meno “controllate” che a scuola) o degli assembramenti appena fuori dagli istituti scolastici, poi vengono a scuola con il virus e incontrano altri alunni (e se permette anche i docenti e magari altro personale scolastico: contano anche loro, no?), prima di rientrare a casa con il virus. Magari asintomatici.

Per capire quante persone tra studenti e personale entrano a scuola con il virus allora la soluzione è fare tamponi molecolari, o almeno test antigenici rapidi (anche salivari) utilizzati per intercettare i potenziali positivi. In questo caso, se uno studente risulta positivo viene sottoposto al tampone molecolare per confermare la diagnosi (non sono rari “falsi positivi”). E lo screening deve avvenire a scuola (evitando le ridicole e faticose attese del “drive in”: tra l’altro chi non ha l’auto si mette per ore in fila a piedi, magari tra un’automobile e un’altra?). Allora si vedrà davvero se la scuola possa essere considerata “un luogo sicuro” (a prescindere da dove sia stato contratto il virus).

La diffusione nelle scuole è sovrapponibile a quella di altri luoghi di contagio

Equilibrata sembra la posizione espressa dal presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, che (come leggiamo in un altro articolo pubblicato su questo sito, nel quale si riporta anche un sondaggio di Skuola.net in cui tra l’altro si rileva che circa la metà dei ragazzi afferma di stare “passando un periodo molto difficile e che la sua esistenza è stata letteralmente stravolta”, cosa che in realtà capita di pensare… anche agli adulti!) si è soffermato sulla scuola facendo intendere che non è un terreno “franco” per combattere il Covid-19: “c’è un monitoraggio che ha sviluppato il ministero dell’Istruzione mirato ad individuare eventuali focolai o presenza di casi nel mondo scolastico”.

“In realtà – ha proseguito Brusaferro – s’è valutato come la diffusione nelle scuole sia sovrapponibile a quella delle altre fasce del Paese. Quindi la scuola è tema fortemente monitorato”.

Peraltro anche il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha recentemente affermato che “in una pandemia la scuola non è intangibile”.

Ma la ministra Azzolina continua a ripetere che la scuola è un luogo sicuro e spinge per il ritorno in presenza citando il parere di Agostino Miozzo, ma non citando quello di altri medici (specialisti infettivologi, virologi, ecc.) che dicono che anche la scuola può costituire veicolo di contagio.

Quali le specializzazioni mediche all’interno del Comitato tecnico scientifico?

Peraltro qualcuno comincia a chiedersi (in realtà diversi miei colleghi giornalisti se lo erano domandati già da tempo) da chi sia costituito il Cts. Ebbene ha destato un certo clamore la dichiarazione di qualche giorno fa dell’infettivologo Matteo Bassetti, sollecitato da una domanda del conduttore di una trasmissione su La7: “nel Comitato tecnico scientifico non siede un prof. universitario di malattie infettive, un prof. di microbiologia, un prof. di virologia, un prof. di immunologia”.

Ed in effetti nel Cts se non andiamo errati non c’è nessun virologo, infettivologo, epidemiologo (c’è l’immunologo Franco Locatelli, pediatra oncoematologo, un luminare nel suo settore), tranne Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto nazionale per le malattie infettive “Lazzaro Spallanzani”. Agostino Miozzo dopo la laurea vanta come titolo un perfezionamento in chirurgia ostetrico ginecologica (conseguita, si legge nel suo curriculum, nel 1982).

La ministra Azzolina tra Dad, Ddi e didattica in presenza

Ma la domanda che andrebbe posta a chi deve tramutare in decisioni politiche i pareri degli esperti (in questo caso al titolare del Dicastero dell’istruzione) è questa: perché Lucia Azzolina ora preme sempre più per la didattica in presenza (ma non rinunciando alla Ddi, il cui contratto ha suscitato molte perplessità, come si sa tre sigle sindacali su sei non hanno firmato: Snals, Gilda degli insegnanti e Uil Scuola, il cui segretario generale Pino Turi ha sottolineato che “non ci si può affidare a provvedimenti amministrativi per materie così delicate e che cambiano i fondamentali rapporti sociali, i diritti e doveri contrattuali, senza considerare le prerogative costituzionali della libertà di insegnamento, solo declamate e non garantite; serve un vero contratto professionale se non proprio una legge quadro che introduca la didattica digitale integrata nelle scuole”) e in primavera la ministra era invece grande sostenitrice della Dad? Quando in realtà in quel periodo nelle regioni del Sud la situazione era molto più gestibile e assai meno rischiosa di oggi, visto che ora si riscontrano dati assai preoccupanti, anche se allora fu il lockdown generalizzato (nel Mezzogiorno d’Italia era forse evitabile, magari con restrizioni più limitate e gestendo meglio i “rientri” incontrollati da regioni del Nord?) a determinare la soluzione della didattica a distanza, che però la ministra sosteneva “con vigore”, per usare un eufemismo.

Sia chiaro, è un concetto che personalmente ho espresso più volte (evidenziando anche il rischio che invece qualcuno volesse istituzionalizzare la didattica a distanza): la Dad va utilizzata solo in situazioni emergenziali (o per potenziare ad esempio, in tempi “normali” dal punto di vista sanitario, contesti come “la scuola in ospedale”), ma la scuola vera è quella che si fonda sulle relazioni (e le lezioni) in presenza, e spero che tutti la preferiscano. Ma il problema è che ora sussiste una situazione emergenziale.

Il nonno, De Andrè e “lei che si sporgeva da ogni foglio”

Peraltro, la ministra, per avallare la tesi della necessità di fare didattica in presenza ad ogni costo, ha anche riportato sulla sua pagina facebook la lettera di un nonno che le ha scritto tra l’altro “vorrei ringraziarla di cuore per avere continuato a sostenere, per citare un grande poeta della musica italiana, in direzione ostinata e contraria, la necessità di mantenere la scuola aperta ai nostri bambini. Senza la sua insistenza mi sarei perso la gioia e l’entusiasmo con cui mia nipote mi racconta ogni giorno tutte le cose bellissime che sta imparando con la sua prima esperienza nella scuola elementare”.

Che poi una cosa è la possibilità (se la situazione epidemiologica lo consente e purtroppo i dati sono in forte aumento anche nella scuola del primo ciclo) di recarsi a scuola per gli scolari della primaria (e magari per i più piccoli nelle scuole medie), altra cosa il sacrificio di fare lezione a distanza per gli alunni delle superiori che sono in grado di gestire (se hanno la strumentazione adatta: ma a maggio il Ministero non diceva che pc, tablet, ecc., erano già stati assegnati a tutti gli studenti che ne erano privi?!) una lezione on line anche meglio di tanti docenti. Ma al di là di come la si pensi, francamente accostare Lucia Azzolina a Fabrizio De Andrè (è lui il citato poeta della musica italiana visto che “In direzione ostinata e contraria” è la prima antologia ufficiale postuma del cantautore genovese uscita nel novembre del 2005) mi sembra… francamente troppo! Forse di De Andrè si potrebbe accostare alla Azzolina una frase di una sua vecchia canzone (dall’album “Storia di un impiegato”): “l’immagine di lei che si sporgeva da ogni foglio”, vista la consueta sovraesposizione mediatica della ministra.

Dati drammatici sulla situazione sanitaria. Confronti (datati) con la scuola

Ormai da diverse settimane i dati sulla situazione sanitaria sono molto preoccupanti. Aumenta ancora la curva dei contagi: sono stati oltre 36 mila i nuovi casi di Covid-19 nelle ultime 24 ore. E’ questo drammatico, dott, Miozzo, davvero molto più che il fatto “che le scuole siano ancora chiuse” come ha affermato lei.

Rifacendosi invece ai dati forniti dallo stesso Ministero dell’istruzione poco più di un mese fa (che fanno riferimento al periodo dal 14 settembre, giorno dell’ufficiale apertura delle scuole, al 10 ottobre) e che secondo la ministra Azzolina (ma non solo), viste le percentuali molto basse, rappresentavano la prova che la scuola è da ritenersi “un luogo sicuro”, emerge che i numeri percentuali erano effettivamente bassi (per fortuna, ma era il periodo che precedeva l’aumento esponenziale dei contagi) ma che il dato medio nazionale era comunque percentualmente più basso (il calcolo percentuale ovviamente si basava da una parte sul numero totale degli studenti e dall’altra sull’intera popolazione nazionale) di tutte le positività registrate nello stesso periodo a scuola: gli studenti positivi erano infatti ben il 73% in più rispetto al corrispettivo dato generale che riguardava l’intera popolazione, e i docenti e il personale  amministrativo erano percentualmente oltre il doppio rispetto al dato dei contagi accertati nel Paese (sempre chiaramente calcolati in base ai rispettivi numeri complessivi di popolazione).

Abbiamo letto questo interessante riferimento su “laRepubblica” on line in un articolo a firma di Corrado Zunino pubblicato circa un mese fa (dopo è ancora più complicato fare paragoni fra contagi di personale e studenti che frequentano le scuole e generalità della popolazione, in quanto, a fronte dell’aumento complessivo purtroppo assai elevato dei contagi, in molto istituti – soprattutto alle scuole superiori, ma non solo – è stata avviata la didattica a distanza e quindi è ovvio che il rapporto risulterebbe assai alterato da questo fattore).

Secondo dati più recenti, risalenti a circa una dozzina di giorni fa (quando già in diverse regioni si era avviata la didattica a distanza, almeno alle scuole di istruzione secondaria di II grado), il sindacato Unsic ha provato ad aggiornare il numero dei contagiati che hanno frequentato le aule scolastiche. La stima non è certo marginale: almeno 105 mila casi complessivi, di cui circa l’80% riguarda studenti.

“Purtroppo sono scarsi e non sempre attendibili, perché difficili da rilevare, i dati sul contagio a scuola”spiegano dall’ufficio comunicazione dell’Unsic, che sin da settembre monitora questo delicato settore.

Secondo l’Unsic a “sfuggire” ai rilevamenti sono soprattutto i giovani asintomatici, per cui i numeri sono sottostimati. Il contributo delle scuole alla diffusione del virus, soprattutto in modo indiretto attraverso i trasporti e gli assembramenti in strada, secondo l’Unsic emergerebbe anche da diversi indicatori. Per esempio “si è registrata l’incidenza crescente dei ragazzi tra le persone sottoposte a tampone e l’età media dei contagiati più bassa proprio per l’inclusione di alcuni ragazzi”.

Una cosa è certa: si stanno diffondendo purtroppo sempre più casi anche nelle scuole del primo ciclo e persino dell’infanzia.

Classi pollaio, Azzolina: ecco gli interventi per ridurre gli alunni per classe

da La Tecnica della Scuola

“C’è una misura che non trovate nella Legge di Bilancio, ma non per questo è meno importante, anzi forse è la più importante, e riguarda le cosiddette classi sovraffollate, le classi pollaio”.

La Ministra Azzolina, nella sua diretta di poco fa su Facebook, nell’illustrare le misure contenute nella Legge di Bilancio, a margine ha parlato anche di uno dei principali problemi delle scuole italiane, reso ancora più evidente in periodo di Covid-19, con la necessità di ridurre gli alunni per classe per fronteggiare l’emergenza.

Diminuire gli studenti nelle aule, ha sottolineato la Ministra, non solo consente una maggiore sicurezza, ma anche permette che i piani didattici personalizzati possano diventare realtà. Avere anche 27 alunni per classe è molto complesso e il rischio di dispersione scolastica può per questo diventare molto alto.

Ovviamente, ribadisce la Azzolina, pensare di risolvere in poco tempo un problema che va avanti da anni è impensabile, soprattutto se si guarda agli 8 miliardi di euro di tagli all’istruzione.

“Ma le cose si possono fare, io la chiamo la politica dei piccoli passi – ha continuato- . Già nell’a.s. 2019/2020 non ci sono stati tagli nell’organico, malgrado la denatalità. Anche per l’a.s. 2020/21 e a seguire non ci saranno tagli. Questo farà sì che con un aumento dei posti su sostegno (i 25.000 posti in più) e un organico invariato con un numero di alunni che sarà decrescente, noi, nel corso di pochi anni, potremo ritornare ai parametri pre Gelmini e non avere più classi sovraffollate”.

Per ridurre veramente il fenomeno delle classi pollaio la Ministra ricorda che tutto questo va accompagnato agli investimenti sull’edilizia scolastica.

“Quindi, l’idea di classi meno sovraffollate – ha concluso Lucia Azzolina – passa da due principi: da un lato far sì che l’organico del personale docente non soltanto non diminuisca, ma aumenti, e  dall’altra gli investimenti sull’edilizia scolastica. Questo porterà ad una qualità dell’istruzione piuù alta e credo che l’Italia ne abbia veramente bisogno”.

Pensioni scuola: come presentare domanda entro il 7 dicembre

da La Tecnica della Scuola

Quest’anno la scadenza per presentare domanda di cessazione dal servizio è il 7 dicembre 2020 per il personale docente, educativo e ATA. Resta invece fermo il termine del 28 febbraio per i Dirigenti scolastici.

L’istanza deve essere presentata, come ormai è prassi, tramite POLIS Istanze on-line del MI.

Come fare?

La richiesta potrà essere formulata avvalendosi di due istanze Polis che saranno attive contemporaneamente.

La prima conterrà le tipologie con le domande di cessazione ordinarie:

  • Domanda di cessazione con riconoscimento dei requisiti maturati entro il 31 dicembre 2019 (art.16 Decreto-Legge 28 gennaio 2019 n. 4 convertito con modificazioni dalla L. 28 marzo 2019, n. 26 – art. 1, comma 476, della legge 27 dicembre 2019, n. 160) (opzione donna);
  • Domanda di cessazione con riconoscimento dei requisiti maturati entro il 31 dicembre 2021 (art. 24, commi 6, 7 e 10 del D.L. 6 dicembre 2011, n.201, convertito in L. 22 dicembre 2011, n.214 – Art.15, D.L. 28 gennaio 2019, n.4 convertito con modificazioni dalla L. 28 marzo 2019, n.26 – Art.1 commi da 147 a 153 della L. 27 dicembre 2017 n. 205)
  • Domanda di cessazione dal servizio in assenza delle condizioni per la maturazione del diritto a pensione;
  • Domanda di cessazione dal servizio del personale già trattenuto in servizio negli anni precedenti.

La seconda conterrà, esclusivamente:

  • Domanda di cessazione dal servizio per raggiungimento dei requisiti previsti dall’art. 14, D.L. 28 gennaio 2019, n. 4 convertito con modificazioni dalla L. 28 marzo 2019, n.26 (quota 100).

In presenza di istanze di dimissioni volontarie finalizzate sia alla pensione anticipata che alla pensione quota cento, quest’ultima verrà considerata in subordine alla prima istanza.

Nella richiesta gli interessati devono anche esprimere l’opzione per la cessazione dal servizio, ovvero per la permanenza a tempo pieno, nel caso fossero accertate circostanze ostative alla concessione del part-time (superamento del limite percentuale stabilito o situazioni di esubero nel profilo o classe di concorso di appartenenza).

CIRCOLARE 36103 DEL 13 NOVEMBRE 2020

D.M. n. 159 del 12 NOVEMBRE 2020

Tabella riepilogativa requisiti 2021

Legge di Bilancio 2021: per i sindacati, docenti ancora penalizzati

da La Tecnica della Scuola

Arrivano le prime reazioni delle sigle sindacali sul disegno di legge di bilancio 2021 approvato dal Governo e ora al vaglio del Parlamento.

Per la Gilda degli insegnanti si resta ancora indietro sul tema delle retribuzioni al personale della scuola, considerato ancora ai margini rispetto agli altri pubblici dipendenti. Niente aumento a due cifre come prefigurato dall’ex ministro Fioramonti.

Il coordinatore nazionale Rino Di Meglio sottolinea tra le lacune del disegno, la mancanza di un piano pluriennale di assunzioni per i prossimi anni in cui si prevede un grande turnover del personale docente. Così come un riordino del sistema concorsuale con procedure più snelle.

La Gilda che pure apprezza i progetti in materia di edilizia scolastica e l’assunzione dei docenti di sostegno, rigetta invece la proposta dell’obbligo di almeno 25 ore per tutti i docenti che si trovano impegnati in classi con alunni con disabilità e sottolinea anche il mancato riferimento al finanziamento in organico che consenta dal prossimo anno una riduzione degli alunni in classe.

Ad allinearsi alla Gilda sul tema delle retribuzioni è la Cisl Scuola. Stipendi italiani ancora distanti da quelli del resto d’Europa, e se non arriverà un incremento di almeno 600 milioni, andrà in scena la mobilitazione della categoria.

La sigla coordinata da Maddalena Gissi chiede poi che vengano estese anche ai precari le card docente. A proposito dei docenti non di ruolo, visto anche il numero consistente (circa 90mila), la Cisl ha chiesto un aumento consistente sugli organici. Senza dimenticare gli organici del personale Ata e il miglioramento dell’offerta formativa. Infine si solleva il problema dei parametri del dimensionamento scolastico per ridurre il rapporto alunni/classe.

Covid scuola, cosa provano gli adolescenti: nuovo Rapporto Unicef

da La Tecnica della Scuola

The future we want- Essere adolescenti ai tempi del COVID-19” è il nuovo Rapporto di Unicef, risultato di un processo di concertazione e condivisione che ha coinvolto adolescenti dai 15 ai 19 anni e diverse organizzazioni operanti a difesa e supporto dei diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza.

Il Rapporto è nato per indagare come l’emergenza sanitaria abbia cambiato la percezione che gli adolescenti in Italia hanno del loro benessere, l’impatto che il COVID-19 ha avuto nelle loro vite e le lezioni apprese per un futuro più equo e sostenibile.

L’UNICEF, in seguito alle consultazioni effettuate e in linea con il dettato della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, con questo rapporto si fa portavoce delle istanze degli adolescenti emerse dal sondaggio The future We Want e chiede al Governo nazionale, ai Ministeri competenti, alle Regioni, ai Comuni e alle Organizzazioni della società civile. Per quanto riguarda, in particolare, la scuola, i giovani italiani chiedono di:

  • garantire un accesso equo e sicuro ai dispositivi digitali (PC, tablet, smartphone) e alla connessione Internet da parte di tutti gli studenti;
  • Facilitare l’integrazione tra la didattica in presenza e la didattica a distanza;
  • Individuare, raggiungere e coinvolgere gli adolescenti in situazione di marginalizzazione, inclusi i soggetti a rischio di dispersione scolastica e i NEET;
  • Garantire maggiore omogeneità nazionale nell’offerta formativa e professionale per gli adolescenti;
  • Sperimentare nuove modalità di coinvolgimento degli studenti nelle decisioni relative all’organizzazione scolastica.

Il digitale

Tra i risultati dell’indagine è emerso che quasi la metà degli adolescenti che ha partecipato ritiene che il digitale li abbia uniti durante il lockdown, perché senza sarebbero stati più isolati, ma uno su tre ha dubbi in proposito e uno su 5 pensa invece che li abbia divisi, perché non tutti hanno avuto le stesse possibilità di accedere alle tecnologie e alla connessione; per quanto riguarda la didattica a distanza, quasi 6 adolescenti su 10 non si sono trovati in difficoltà con la digitalizzazione, ma 1 su 3 sì. Più di 6 studenti su 10 hanno comunque dichiarato che la digitalizzazione ha creato stress nello studio.

Questo il messaggio di Rick P., 21 anni, di Milano:

Riguardo al digitale, queste sono le istanze avanzate dai giovani:

  • Attuare un piano d’azione nazionale per l’istruzione digitale;
  • Investire maggiormente sulla diffusione capillare delle zone Wi-Fi free, al fine di ridurre il digital divide;
  • garantire un accesso affidabile e sicuro a informazioni vitali online da parte degli adolescenti, soprattutto durante l’emergenza;
  • Favorire lo sviluppo di nuove forme di cittadinanza attiva online, promuovendo il digitale come spazio per la libertà di espressione, l’uguaglianza e l’inclusione sociale degli adolescenti, in cui l’interazione tra diverse prospettive non deve prescindere dal contrasto ad ogni forma discriminazione, incluso l’hate-speech.

La DaD ha anche dei vantaggi

Tra le cose che i ragazzi apprezzano della scuola ai tempi del Covid, la maggiore flessibilità degli orari e partecipazione nella definizione del calendario con gli insegnanti (58%), seguita da classi di recupero per chi è in difficoltà (37%) e dall’utilizzo di materiale didattico online come integrazione ai testi. Solo un adolescente su 4 vorrebbe continuare a mantenere alcune sessioni di didattica a distanza, come Chiara L.R., 20 anni, di Caltanissetta:

E infine la Maturità

Così scrive Elisa C., 18 anni, di Viareggio:

SCARICA IL RAPPORTO UNICEF

Nota 20 novembre 2020, AOODGCASIS 3015

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali Direzione Generale per i sistemi informativi e la statistica

Ai Dirigenti delle istituzioni scolastiche ed educative
Ai Coordinatori delle scuole paritarie
LORO E-MAIL

Oggetto: Rilevazione dati sullo svolgimento della didattica digitale integrata.

Nota 20 novembre 2020, AOODGRUF 27865

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali
Direzione generale per le risorse umane, finanziarie ed i contratti- ex DGRUF – Ufficio 9

A tutte le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado LORO-MAIL
e, p.c. Agli uffici scolastici regionali LORO-MAIL
Alla Direzione Generale per i Sistemi Informativi e la Statistica MAIL ISTITUZIONALE

Oggetto: Risorse ex art. 231-bis D.L. 34/2020 – Rilascio funzionalità per simulare fabbisogno finanziario in funzione del personale da contrattualizzare

Nota 20 novembre 2020, AOODGOSV 21261

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Direzione generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione Uff. 1

Agli Uffici Scolastici Regionali LORO SEDI
Al Sovrintendente agli Studi per la Regione Autonoma
della Valle d’Aosta
Al Sovrintendente Scolastico per la Provincia Autonoma di Bolzano
Al Sovrintendente Scolastico per la Provincia Autonoma di Trento
All’Intendente Scolastico per le scuole delle località ladine di Bolzano
All’Intendente Scolastico per la scuola in lingua tedesca
di Bolzano

OGGETTO: XIX Edizione delle Olimpiadi Italiane di Astronomia a.s. 2020/2021.

Giornata Mondiale dell’Infanzia

Il 20 novembre si celebra la Giornata mondiale dell’Infanzia in ricordo della data in cui l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a New York, approvo’ la Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia (20 novembre 1989).


UNICEF/Giornata Mondiale dell’Infanzia: nuovo rapporto “THE FUTURE WE WANT- Essere adolescenti ai tempi del COVID-19” in Italia

In occasione della giornata Mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza (20/11), l’UNICEF lancia il nuovo rapporto “THE FUTURE WE WANT- Essere adolescenti ai tempi del COVID-19”, nato per conoscere come l’emergenza sanitaria abbia cambiato la percezione che gli adolescenti in Italia hanno del loro benessere, l’impatto che il COVID-19 ha avuto nelle loro vite e le lezioni apprese per un futuro più equo e sostenibile.  

Secondo i dati del sondaggio – realizzato su 2.000 giovani tra i 15 e i 19 anni – gli adolescenti che vivono in Italia si dichiarano soddisfatti della vita in generale – attribuendo 6,5 su una scala da 1 a 10. Guardando alle diverse dimensioni, supera di poco il 6 il benessere economico. Sotto la sufficienza la salute (5,9), nella cui valutazione ha sicuramente pesato la percezione di insicurezza e fragilità legata alla pandemia. L’ambiente in cui gli adolescenti vivono è l’aspetto di cui sono più soddisfatti, valutato con un 8,1, anche la famiglia è uno degli aspetti su cui gli adolescenti sono più soddisfatti (7,6). 1 adolescente su 3 pensa che le relazioni con famiglia e conviventi durante il lockdown siano migliorate; tuttavia, un 16% dei rispondenti al sondaggio ha registrato un peggioramento dei rapporti familiari. Emerge anche un dato allarmante: il 64% degli adolescenti, significativamente il 73% delle ragazze e il 53% dei ragazzi, pensa che casa (o il posto in cui si vive) non sia per tutti un luogo sicuro. 

ll Rapporto verrà presentato domani, 19 novembre, da una delegazione di tre ragazzi che hanno collaborato alla ricerca, durante l’evento “Le sfide della pandemia per l’infanzia e l’adolescenza di celebrazione della Giornata nazionale per i diritti dell’infanzia e l’adolescenza 2020 organizzato dal Dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei ministri e dalla Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza (diretta streaming, alle ore 10:30, online sui siti famiglia.governo.it e wetv.senato.it). 

Una delegazione dell’UNICEF Italia con bambini e ragazzi, accompagnata dalla Presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani sen. Pucciarelli, presenterà il Rapporto il 20 novembre al Presidente del Senato Alberti Casellati. 

Dal rapporto emerge una fotografia dell’impatto che la pandemia ha avuto sulla percezione di benessere degli adolescenti in Italia, I giovani chiedono il ritorno a una nuova normalità che tenga conto delle lezioni apprese in questi mesi e delle buone pratiche messe in atto, un cambio di rotta che non può prescindere dall’ascolto della loro voce.

Altri dati del Rapporto:

  • il 65% degli adolescenti pensa che un sistema sanitario pubblico, gratuito e accessibile a tutti sia il fattore indispensabile per mantenere un buono stato di salute. Per quasi 4 adolescenti su 10, poi, i fattori ambientali che agiscono sulle cause delle epidemie sono da tenere in stretta considerazione per la salute pubblica;
  • Per la metà degli adolescenti, anche la promozione di una corretta alimentazione e di stili di vita più sani, che dovrebbe avvenire anche a scuola, è considerata prioritaria per il benessere fisico;
  • Ben 1 adolescente su 3 vorrebbe maggiori reti di ascolto e supporto psicologico;
  • L’87% degli adolescenti propone come comportamento virtuoso da mantenere anche dopo l’emergenza la diminuzione dell’inquinamento riducendo i consumi;
  • Quasi la metà degli adolescenti che hanno risposto al sondaggio pensa che il digitale li abbia uniti durante il lockdown, perché senza sarebbero stati più isolati, ma 1 rispondente su 3 ha dei dubbi in proposito e 1 su 5 pensa invece che li abbia divisi, perché non tutti hanno avuto le stesse possibilità di accedere alle tecnologie e alla connessione;
  • Per quanto riguarda la didattica a distanza, quasi 6 adolescenti su 10 non si sono trovati in difficoltà con la digitalizzazione, ma 1 su 3 sì. Più di 6 studenti su 10 hanno comunque dichiarato che la digitalizzazione ha creato stress nello studio;
  • Diverse le buone pratiche adottate durante il COVID-19 che ragazze e ragazzi vorrebbero ritrovare a scuola quest’anno, prima fra tutte maggiore flessibilità degli orari e la partecipazione nella definizione del calendario con gli insegnanti (58%), seguita da classi di recupero per chi è in difficoltà (37%) e dall’utilizzo di materiale didattico online come integrazione ai testi. Solo un adolescente su 4 vorrebbe continuare a mantenere alcune sessioni di didattica a distanza. Per aiutare gli studenti in difficoltà economiche, un adolescente su 3 vorrebbe più borse di studio e l’integrazione del bonus cultura.

Gli adolescenti chiedono più tempo da dedicare alle persone care, più opportunità di ascolto nelle proprie comunità, vogliono essere coinvolti nelle decisioni scolastiche, con un occhio attento all’ambiente. Le raccomandazioni al Governo Italiano, presentate in chiusura del Rapporto, chiedono un quadro normativo e politiche più attenti ai bisogni di ragazze e ragazzi e maggiori investimenti nelle aree rilevate.

La campagna dell’UNICEF “The Future We Want”, di cui questo rapporto fa parte, è nata con l’obiettivo di coinvolgere ragazze e ragazzi sull’impatto della pandemia nelle loro vite e sulla loro visione del Futuro post-COVID, ed è stata lanciata lo scorso luglio attraverso un Manifesto di 10 punti con le raccomandazioni dei giovani alle istituzioni per un futuro più equo e sostenibile. Tutte le osservazioni contenute nel documento sono state approfondite nel rapporto. 

“L’UNICEF ribadisce da sempre l’importanza dell’ascolto e della partecipazione dei giovani. Oggi, in occasione di questa data simbolica, abbiamo voluto collegare questo messaggio all’idea di un futuro più equo e sostenibile, che può essere costruito solo ascoltando oggi quelli che saranno i suoi protagonisti principali, intervenendo sulle diseguaglianze economiche e sociali per permettere che tutti i bambini e gli adolescenti possano godere, senza esclusione alcuna, di questo diritto”, ha dichiarato Anna Riatti, Responsabile dell’UNICEF per la risposta a favore dei bambini e adolescenti migranti e rifugiati.

“Il 20 novembre celebriamo la Giornata mondiale dell’infanzia, quest’anno più che mai vogliamo ribadire che i diritti di tutti i bambini e gli adolescenti contano e devono essere rispettati e promossi ogni giorno, ovunque nel mondo”- ha dichiarato Carmela Pace, Vice Presidente dell’UNICEF Italia. “Il 2020 è stato caratterizzato a tutti i livelli dal COVID-19 che ha aperto nuove crisi e acuito quelle già esistenti, soprattutto per i bambini e i giovani, i più vulnerabili. Povertà, istruzione, accesso a internet, disagio psicologico, assistenza sanitaria, cambiamento climatico: sono queste alcune delle priorità che richiedono a tutti noi uno sforzo congiunto, sostenuto e sostenibile, senza dimenticare o lasciare indietro nessuno. Dobbiamo aiutare concretamente tutti i bambini e i giovani in Italia e nel mondo. Noi dell’UNICEF, celebriamo questa Giornata con la promessa di continuare a essere presenti nella risposta alla pandemia e nel garantire supporto ai gruppi più vulnerabili”, ha dichiarato Carmela Pace, Vice Presidente UNICEF Italia. 

“La pandemia ha messo tutti a dura prova, noi siamo tornati però a manifestare per un futuro migliore. Siamo coscienti che il cambiamento comincia da noi ed è questo il messaggio che vogliamo condividere con i nostri coetanei”, ha detto Nafissa, volontaria YOUNICEF e partecipante ai lavori per il Manifesto.

La campagna “The Future We Want” non si ferma il 20 novembre, ma continua con diversi appuntamenti:

  • Si parte con la call to action di “Future we want”, attraverso cui l’UNICEF promuoverà canali di mobilitazione per gli adolescenti nelle loro comunità, dall’attivazione nei gruppi YOUNICEF alla partecipazione a programmi e movimenti esterni. Saranno gli stessi partecipanti ai lavori per il Manifesto a condividere tramite i propri canali social idee e modi per impegnarsi in prima persona a costruire il futuro che vogliono.
  • I risultati del report saranno condivisi direttamente da ragazze e ragazzi in un webinar, che avrà luogo domani, 19 novembre, organizzato dal network interassociativo Gruppo CRC per il lancio del rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e l’adolescenza.

È possibile leggere il Report – e tutte le iniziative del 20 novembre – alla pagina web www.unicef.it/futurewewant 

RAPPORTO/VIDEO: https://www.dropbox.com/sh/6xiceflzzr7qdli/AAA68ZpDW2_nHBE3khXB_q4Ka?dl=0