Il questionario online della Commissione Europea inaccessibile agli adolescenti con disabilità

Il questionario online della Commissione Europea inaccessibile agli adolescenti con disabilità

Redattore Sociale del 13/11/2020

Tradotto in 25 lingue, dovrebbe raccogliere opinioni e desideri dei ragazzi dagli 11 ai 17 del vecchio continente. Ma non è accessibile a chi ha disabilità visive o intellettive. La denuncia di Ledha

MILANO. La Commissione Europea sta raccogliendo la voce, i desideri e i bisogni degli adolescenti, ma il questionario on line non è accessibile ai ragazzi con disabilità. È quanto emerge dal documento di valutazione redatto dal Centro regionale per l’accessibilità e il benessere ambientale (Craba) della Lega per i diritti delle persone con disabilità (Ledha). Il questionario della Commissione Ue “risulta essere gravemente carente in quanto non è stato costruito in chiave inclusiva e accessibile, per mettere nelle condizioni anche i giovani con disabilità intellettiva, sensoriale o con deficit di comunicazione di esprimere il loro pensiero”.
La Commissione Europea sta preparando due importanti documenti che mettono al centro la tutela e la garanzia dei diritti dei bambini e degli adolescenti che vivono nel Vecchio continente. In base a quanto previsto dalla “Convenzione del fanciullo” e dalla “Carta Europea dei Diritti Fondamentali” la Commissione ha quindi deciso il punto di vista dei ragazzi dagli 11 ai 17 anni che vivono in Europa. Per farlo ha stilato un apposito questionario, ma secondo Ledha non c’è stata attenzione verso le esigenze di leggibilità degli adolescenti con disabilità.
Tre i difetti principali del questionario della Commissione Europea. Innanzitutto non c’è la possibilità di leggerlo attraverso i simboli della Comunicazione aumentativa ed alternativa (Caa). “L’assenza di un questionario in Caa configura un elemento di assoluto rilievo e importanza, in quanto non consente ai cittadini con disabilità intellettiva o con deficit di comunicazione di poter comprendere e compilare il questionario”, sottolinea Ledha. Inoltre per la composizione del testo non sono stati considerati alcuni criteri stabiliti dalle WCAG 2.1 (Linee guida per l’accessibilità dei contenuti Web) e le indicazioni “Easy to read”. “Ad esempio, il poco contrasto tra colore del testo e lo sfondo oppure la scelta del font o dell’interlinea”. Infine, risulta essere troppo lungo e si utilizzano una sintassi e un lessico talvolta poco fruibile. “Se i bambini e i ragazzi con disabilità intellettiva, sensoriale, con deficit di comunicazione o disturbi specifici, non ricevono ‘buone informazioni’ saranno lasciati da parte -si legge nelle conclusioni del documento del Craba-. Se il questionario è poco accessibile, non saranno mai in grado di partecipare e avranno difficoltà a esprimere il proprio pensiero. In alcuni casi non potranno farlo e dovranno aspettare che altri scelgano per loro”.
Il questionario è stato tradotto in 25 lingue. “Invitiamo la Commissione europea a non discriminare i minori con disabilità -aggiunge Ledha-, rivedendo il questionario, chiedendo ai suoi esperti di renderlo accessibile secondo gli standard richiesti, sollecitando preventivamente un parere competente e professionale agli esperti appartenenti al movimento della disabilità”.

Voto e disabilità

Voto e disabilità, “in Europa sia un diritto garantito ovunque”: appello del Cese

Redattore Sociale del 13/11/2020

La sezione “Occupazione, affari sociali, cittadinanza” del Cese ha approvato all’unanimità un parere che fa il punto sulla questione. Barbieri: “Dall’ultimo parere a oggi, è cambiato troppo poco: diritto leso almeno in 14 paesi su 27. Presenteremo il documento a Consiglio, Commissione e Parlamento, con l’auspicio che intervengano per garantire suffragio universale”

ROMA. “Assicurare che tutti i cittadini dell’Unione Europea con disabilità abbiano l’effettivo diritto di votare nelle elezioni del Parlamento europeo”. È l’obiettivo dichiarato nel Parere approvato all’unanimità dalla sezione “Occupazione, affari sociali, cittadinanza” del Comitato economico e sociale europeo e che ora sarà presentato in plenaria, la prossima settimana, per essere successivamente trasmesso alle istituzioni europee. A darne notizia è Pietro Barbieri, vicepresidente dell’Area rappresentanza sociale e presidente del Gruppo di studio sui diritti delle persone con disabilità. “Dall’ultimo rapporto del Cese, risalente a marzo 2019, sul diritto di volto delle persone con disabilità, poco è cambiato fino ad oggi – ci spiega Barbieri – e troppi restano i Paesi in cui questo diritto non è riconosciuto. Come si legge nel parere che abbiamo approvato, tuttora le leggi nazionali edi 14 Stati membri ancora escludendo circa 400 mila cittadini europei con disabilità dal diritto di voto nelle elezioni europee”. In otto paesi, per esempio, le persone che non possono recarsi un in seggio elettorale per via di una disabilità o una malattia, include le persone che vivono in strutture residenziali, non hanno alcun modo per votare. In 18 paesi, le persone cieche sono escluse dal voto. Per quanto riguarda l’Italia, “il nostro Paese non è messo male – ci riferisce Barbieri – Il problema maggiore riguarda gli elettori ciechi, per la difficoltà di far accedere accompagnatori in cabina, mentre non mi risulta che sia stato mai impedito a una persona con disabilità intellettiva di esprimere il proprio voto”.”Il parere – spiega Barbieri – ribadisce e torna su questo tema in modo più forte e preciso, continuando a denunciare il problema: ostacoli di tipo normativo escludono dal voto tanti cittadini con disabilità intellettiva, mentre problemi di accessibilità escludono quelli con disabilità motoria. L’obiettivo è che nessuno sia provato della possibilità di votare, perché il suffragio universale è il fondamento dei ogni democrazia. Per questo, una volta che il parere sarà approvato dalla nostra plenaria e trasmesso alle istituzioni europee, ci auguriamo che queste intervengano per riconoscere le infrazioni come tali, laddove questo diritto non sia riconosciuto”.

di Chiara Ludovisi

Rassegna di studi sulla DAD

Rassegna di studi sulla DAD

di Gennaro Iasevoli

La DAD è una tecnologia pedagogico-didattica, che trova radicinella didattica per corrispondenza di tipo cartaceo supportata dai servizi postali nel dopoguerra del ‘900. Utilizzata principalmente per l’apprendimento a distanza delle lingue, fu supportata dall’uso di dischi in vinile. Negli anni cinquanta del secolo scorso una nota casa editrice diffuse l’apprendimento a distanza delle tecniche di costruzione e riparazione degli apparecchi radio, utilizzando schede didattiche e questionari recapitati per posta, al fine del conseguimento a distanza della certificazione “Radio Elettra”. Daallora s’è verificato un susseguirsi di studi e ricerche a distanza fino all’avvento di internet, negli anni ‘90. Poi con lo sviluppo delle comunicazioni aeree, ferroviarie e navali abbiamo assistito ad una frenata alla corsa verso una DAD, in quanto gli studenti ed i ricercatori hanno cominciato a interfacciarsi velocemente da un continente all’altro ed indifferentemente da una città all’altra, fino a quando l’attuale pandemia non ha paralizzato di colpo gli spostamenti e la socializzazione ravvicinata.

Già Giuseppe Lombardo Radice, filosofo e pedagogista, aveva, ai suoi tempi, previsto uno sviluppo complesso dei metodi pedagogici confidando in una profonda distinzione delle metodologie utilizzate come supporto dell’insegnamento dei contenuti: istituzionalizzando, di fatto, una separazione della pedagogia dalla filosofia e della pedagogia della psicologia. Si può dire che sia stato uno dei primi in Italia a valorizzare l’importanza dei metodi di trasmissione del sapere, al di là del sapere filosofico stesso. Dopo il Radice è fiorita in Italia una moltitudine di proposte metodologiche per la trasmissione dei saperi nella scuola primaria, attingendo al pensiero di Maria Montessori, J. Piaget, L. Volpicelli e tanti altri, fino a De Bartolomeis, L. Gallino, E. Frauenfelder. Ad oggi però le metodologie pedagogiche, anche sulla scia delle ultime ricerche di Elisa Frauenfelder hanno inglobato tante tecnologie multimediali e tanti suggerimenti presi dalle neuroscienze. La scuola pubblica italiana, principalmente quella dell’obbligo, ha inglobato negli anni le proposte didattiche dei pensatori e si è evoluta con straordinaria velocità istituzionale. Oggi la scuola, grazie alla prontezza istituzionale, si avvale delle nuove tecnologie e legestisce a livello pedagogico, godendo di una appropriata flessibilità delle Istituzioni di riferimento: Ministero, Direzione Regionali, Direzioni Provinciali, Dirigenze Scolastiche.

Gli strumenti per la DAD:

una postazione che comprende un piano d’appoggio, una sedia, una lampada, un computer, una telecamera, un microfono, una cuffia, una presa internet o una chiavetta con scheda internet, una presa elettrica od una batteria ricaricabile, cavetti di connessione, disco-pen, CD, software vario, carta da scrivere, una penna, testi di riferimento sui contenuti, un ambiente accogliente, climatizzato e poco rumoroso e soprattutto un Alunno ed un interlocutore a distanza, idoneo a trasmettere quanto occorra e ad interloquire nella veste di Docente qualificato ed autorizzato.

Prime osservazioni psicologiche e didattiche: 

la prima applicazione nazionale generalizzata, istituzionale, si è avvalsa dei suggerimenti ministeriali e della libertà organizzativa dei Dirigenti Scolastici, secondo una visione tratta da più osservatori. Durante le fasi più severe della pandemia, la scuola italiana con le sue regole e suoi organici ha si è trasformata in un’impronta schematica lasciando le sue forme, i suoi schemi, le sue misure, i suoi percorsi; tale impronta metaforica è stata fotografata e letta da una miriade di professionisti informatici che ne hanno digitalizzato i meccanismi formativi ed istruttivi, lasciando in una nuova condizione gli interlocutori (alunni, genitori, docenti, dirigenti, personale amministrativo), abbattendo la dimensione spaziale (niente aule, niente laboratori, niente palestre, niente visite guidate), ma confermando la dimensione temporale (orari di studio ed orari di lavoro).

Dopo una serie di informazioni attraverso i mezzi di stampa ed attraverso le comunicazioni telefoniche ai singoli genitori e studenti, i Dirigenti Scolastici informati con apposite circolari hanno canalizzato le loro disposizioni direttamente all’Utenza. Gli Alunni si sono trovati da un giorno all’altro invitati a collegarsi con i propri mezzi alle piattaforme informatiche delle singole Scuole ed Istituti. Ogni allievo, in teoria nella situazione ottimale, col proprio pc o col proprio telefonino si è collegato con la propria Scuola ed ha cominciato a fruire dell’insegnamento a distanza, secondo l’orario normale adottato in tempi normali di frequenza scolastica, soltanto se in possesso degli strumenti.

Gli studi in materia hanno evidenziato alcuni punti critici della DAD:

1) secondo una corretta psicologia della persona, l’orario scolastico tradizionale non è compatibile con la DAD, perché si configura come insegnamento personale, infatti l’alunno è solo davanti alla postazione pc di casa o tutt’al più in compagnia dei Familiari. Ci sono stati vari casi e sentenze in Italia che hanno sanzionato e disapprovato l’insegnamento del docente ad un solo alunno che si trova in aula in assenza dei suoi compagni che hanno disertato. Ciò perché un minore fuori dal suo gruppo di compagni, al cospetto di un docente adulto, proverebbe imbarazzo a mostrare i suoi bisogni vitali ordinari e straordinari ed avrebbe timore di manifestare momenti di stanchezza o di carenza di attenzione. Se l’alunno vi fosse costretto ne trarrebbe una stato di stress patologico. Basti ricordare che tra i bisogni vitali primari dell’uomo oltre al cibo, al calore, all’illuminazione e al movimento vi è il vivere sociale.

2) La curva dell’attenzione non trova adeguata osservazione attraverso la DAD. L’alunno stanco non viene adeguatamente osservato e salvaguardato attraverso la DAD, pertanto lo stress non viene evitato, fino a produrre danni psicosomatici e demotivazione.

3) La sequenza delle ore d’insegnamento tradotta in ore di apprendimento dell’alunno di fronte al monitor, verosimilmente per 4 – 6 ore, è del tutto improponibile e sicuramente dannosa per la salute psicofisica. Anzi se pedissequamente realizzata potrebbe comportare danni psicosomatici alla massa degli alunni.

4) L’opportunità istruttiva e formativa concessa agli allievi, durante una lezione di DAD, si è rilevata, nei fatti, assolutamente limitata e marginale in quanto i docenti durante le ore di lezione sono quasi sempre totalmente impegnati nelle comunicazione di informazioni, mentre gli alunni faticano ad interrompere il docente per porre eventuali domande.

5) Le lagnanze dei Genitori sono moltissime: i Genitori che seguono maggiormente il progresso scolastico dei propri figli seguono a tempo pieno l’andamento della DAD nell’intendo di assistere i figli stressati e più ancora per evitare un giudizio negativo da parte dei Docenti. Il coinvolgimento dei Genitori viene vissuto in famiglia con un’ulteriore forma di stress.

6) Le lamentele dei Docenti sono di tipo psicologico, pedagogico e tecnico: i Docenti che operano su più classilamentano un affaticamento nel parlare per ore senza poter avere delle pause, che altrimenti indurrebbero gli allievi alla chiusura dei collegamenti. Essi notano che talvolta la DAD si risolve in un insegnamento nozionistico con scarsi risultati pedagogici. Infine la lagnanza relativa alla propria condizione psicosomatica innaturale, derivante dalla costrizione richiesta dalla postazione pc – telecamera.

7) La serie di giudizi negativi sopra espressi è direttamente proporzionale alla durata annuale della DAD, pertanto tale metodologia ha una sua ragione di essere soltanto se riferita ad un pacchetto di informazioni da ricevere un tempo limitato, quale può essere quello di una settimana ripetuta eccezionalmente tre, quattro volte nell’anno.

Il risultato in termini pedagogici si può riassumere in un apprendimento condizionato notevole con parecchi contenuti teorici, difficilmente spendibili nelle future carriere professionali.

La pedagogia insegna che l’apprendimento condizionato è il risultato di una scuola autoritaria, non più accettata dalle odierne democrazie.

La DAD, alla luce delle considerazioni esposte, sarebbecompatibile con la capacità attentiva e ricettiva dell’alunno soltanto se riferita ad un pacchetto di informazioni da somministrare in un tempo limitato, quale può essere quello di una settimana, ripetuta eccezionalmente tre, quattro volte nell’anno.

A fronte delle molteplici criticità pratiche e delle problematiche psicologiche, che la DAD può produrre, è necessaria una profonda discussione tecnica che coinvolga psicologi e pedagogisti,Genitori e Docenti, per attuare modifiche ed aggiustamenti mirati, necessari a salvaguardare la salute psicologica dell’alunno e diminuire lo stress dei Genitori e dei Docenti.

ORGANICO COVID: ERRORI NEI CALCOLI

ORGANICO COVID: ERRORI NEI CALCOLI, STIPENDI DEI SUPPLENTI IN RITARDO

I fatti stanno dimostrando che, anche sul pagamento delle supplenze Covid, purtroppo i nostri segnali di allarme erano fondati. Dalla verifica effettuata dopo l’emanazione del decreto firmato dai ministri Azzolina e Gualtieri per lo stanziamento delle risorse con cui retribuire gli incarichi relativi all’organico Covid, emerge che è stato sottostimato il costo degli stipendi sia degli insegnanti, sia del personale non-docente. Un errore, dovuto al disallineamento delle informazioni tra i due dicasteri, che ritarda gravemente il pagamento degli stipendi dei supplenti Covid nei casi in cui le scuole abbiano già impiegato l’intera somma assegnata dall’Ufficio scolastico regionale e, dunque, adesso non abbiano i fondi sufficienti. Si renderanno, dunque, necessarie forme di compensazione tra le risorse assegnate alle scuole. Ad affermarlo è la Gilda degli Insegnanti che questa mattina ha partecipato a una riunione in videoconferenza con il ministero sulla gestione finanziaria dell’organico Covid.

Sulla base del monitoraggio effettuato – spiega il sindacato – ad oggi risulta che circa 1.800 scuole hanno speso tutte le somme assegnate e, quindi, sforato per circa 14,1 milioni di euro il budget destinato alle supplenze del personale Covid.

Già in estate – sottolinea la Gilda – avevamo chiesto informazioni al ministero in merito alle risorse economiche perché nutrivamo dubbi sulle cifre indicate nel decreto interministeriale. Il ritardo nelle verifiche ha fatto sì che alcuni USR abbiano perfino sospeso le nomine del personale in attesa delle decisioni del ministero, provocando confusione e incertezza nelle scuole.

Come da impegni dell’Amministrazione – conclude il sindacato – attendiamo di essere convocati a breve per risolvere il grave problema della mancata retribuzione dei supplenti Covid, in molti casi in servizio da settembre senza stipendio.

L’84% dei ragazzi ammette di vivere in modo negativo le nuove chiusure

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Oggi sono milioni i ragazzi che frequentano le lezioni da casa: ma come stanno vivendo gli studenti le nuove chiusure e il ritorno della didattica a distanza (Dad)? Com’è il loro umore e cosa pensano delle lezioni da casa? Studenti.it lo ha chiesto attraverso un’indagine sul sito, a cui hanno partecipato più di 30.000 studenti delle scuole superiori.

Dalla survey emerge come i ragazzi si sentano “vittime” di un sistema che – nonostante le promesse – non è stato in grado di garantire il ritorno tra i banchi.

L’84% degli intervistati da Studenti.it ammette di risentire negativamente delle nuove misure: in particolare, di questi, il 20% dei rispondenti dichiara di stare molto male psicologicamente (si definisce addirittura “depresso”), il 30% sta “male” e il 34% ha risposto “così e così”. Solo il 16% degli intervistati vive bene questa situazione perché “la sua vita non è cambiata più di tanto”.

Gli studenti sentono di fare le spese di una cattiva organizzazione che, nonostante i mesi a disposizione e le promesse fatte, non ha consentito loro di tornare davvero a scuola. Per il 35% la didattica a distanza è solo una trovata per evitare l’affollamento dei mezzi pubblici; il 27% la giudica un modo poco efficace di far proseguire l’insegnamento, mentre per il 25% è una necessità. Solo il 13% dei rispondenti vorrebbe che questa misura proseguisse anche dopo la fine dell’emergenza.

Il 57% degli intervistati ritiene che non ci sia nessun lato positivo nella didattica a distanza. Di questi, il 26% racconta come sia difficile mantenere l’attenzione durante le lezioni, mentre il 9% dichiara che in questa modalità i professori sono più esigenti. Il restante 43% degli studenti salva invece la DAD perché “dà meno ansia delle lezioni in presenza” (21%), “consente di non perdere tempo negli spostamenti” (20%) e trova che sia migliore perché i “prof sono meno esigenti” (2%).

Il 36% degli studenti dichiara di usare di più le risorse digitali. Dall’indagine inoltre emerge che il 25% dei ragazzi ritiene di studiare meno rispetto a prima, per il 20% l’impegno non è cambiato, mentre il 19% dichiara di aver aumentato le ore di studio.

Il 28% usa soprattutto gli appunti trovati in rete, il 17% attinge a video didattici, il 16% alle mappe concettuali e il 4% si avvale dei podcast. Il 35% degli intervistati dichiara di usare tutte queste risorse insieme.

Il 36% degli studenti dichiara che della didattica in presenza gli manca tutto, il 39% sente soprattutto la mancanza del rapporto umano con professori e compagni e l’11% ha nostalgia della normale routine del periodo pre lockdown. Solo al 14%, invece, non manca nulla.

Anche Palermo e Alto Adige chiudono le scuole

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ha firmato un’ordinanza che da lunedì porterà alla chiusura delle scuole dell’obbligo in città: «Preso atto del mancato invio di notizie circa lo stato delle strutture ospedaliere a Palermo e della tenuta del sistema sanitario complessivamente a livello regionale, con possibile ricaduta gravissima sulle condizioni di sicurezza dei cittadini, e preso atto del considerevole aumento dei contagi in tutta la Regione oltre che nella città e nell’area metropolitana di Palermo, ho deciso a malincuore di disporre a partire da lunedì prossimo la chiusura di tutte le scuole dell’obbligo della città».

Sabato giro vite in Alto Adige già zona rossa
È stata pubblicata l’ordinanza contingibile e urgente n.69 del presidente della Provincia di Bolzano Arno Kompatscher che contiene «ulteriori misure urgenti per la prevenzione e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19». L’ordinanza entra in vigore sabato. L’Alto Adige è già zona rossa, ma per frenare la diffusione della pandemia applica un ulteriore giro di vite, chiudendo le scuola per una settimana con assistenza per figli di persone che lavorano nei servizi essenziali.

L’Associazione culturale pediatri: «Vogliamo disposizioni più chiare e basta certificati inutili»

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

«A far saltare il sistema di tracciamento ha contribuito anche la pretesa che i pediatri certificassero ogni rientro a scuola, anche dovuto solo a uno starnuto. Per poterlo fare i molti pediatri hanno scelto di ricorrere – e come dar loro torto – a un tampone per ogni minimo raffreddore. Un eccesso di zelo a cui sono stati costretti dalle scelte amministrative, e che ora riduce gran parte del meridione a non avere a disposizione i tamponi che – ora sì – sarebbero così fondamentali per il tracciamento e il contenimento del virus», Rosario Cavallo, pediatra dell’Associazione culturale pediatri (Acp) lancia l’allarme dalla Puglia ma include buona parte del Paese. «Presto le cose peggioreranno ulteriormente se non eliminiamo la burocrazia inutile che permette di inasprire i vincoli, interpretandoli in modo ancora più stringente e del tutto inutile o dannoso», aggiunge Cavallo.

Tra gli esempi di criticità segnalati dai pediatri, succede per esempio che al momento in quasi tutta Italia si richieda loro di attestare la riammissione in comunità dei bambini che sono stati in isolamento fiduciario. «Ma se la Asl chiama il bambino per un tampone, al termine di 14 giorni di quarantena, e il tampone è negativo, in che modo la certificazione di un pediatra può creare valore aggiunto? L’unico risultato della richiesta di questo certificato per la riammissione in comunità è allungare le fila fuori dalla porta del suo ambulatorio, in questo momento in cui si fatica già così a dedicare a ogni paziente il tempo che meriterebbe», continua Cavallo.

Di più. Ci sono in Italia, al momento, ad esempio in Puglia e Basilicata, scuole materne che pretendono il certificato medico per attestare il reinserimento di un bambino anche se si è assentato per motivi familiari, senza alcun motivo di salute, mettendo in pratica interpretazioni personali (ma tollerate da asl e provveditori) della normativa ministeriale che invece recita diversamente. Di qui, la necessità che le comunicazioni governative siano più chiare, leggibili, esaustive e univocamente comprensibili.

«Segnaliamo come ulteriore esempio che quando si indica il limite dei giorni oltre il quale scatta l’obbligo del certificato per il rientro, ci sono Istituti che non tenendo in alcun conto il patto di collaborazione scuola-famiglia, non fidandosi delle dichiarazioni dei genitori, considerano sempre nel conto il sabato e la domenica».

Acp è consapevole che chi governa le emergenze debba poter sviluppare le proprie strategie, è scritto in una nota. «Vorremmo però suggerire qualche proposta per rafforzare le capacità del territorio di contrastare la diffusione del virus, sperando che ciò possa contribuire a tenere aperte le scuole dove cresce il futuro del nostro Paese. Per cui segnaliamo la necessità di: 1. Prestare maggiore attenzione alla comunicazione, rendendola meno soggetta a interpretazioni. 2. Riconsiderare utilità e gestione di certificati scolastici palesemente non necessari, allineando l’Italia a nazioni più avanzate. Liberare quindi i pediatri di quegli aspetti burocratici che è possibile ridurre, in modo che possano dedicare maggior tempo ed energie ad affrontare la pandemia in corso. 3. Condividere indicazioni cliniche che aiutino a riconoscere i pochi casi in cui sia effettivamente utile e appropriato richiedere un tampone molecolare negli studenti. 4. Individuare i settori in cui potrebbe essere più utile il nostro affiancamento ai servizi in sofferenza, dando subito le disposizioni per un breve trail di formazione per un nostro impiego. Per esempio, suggeriamo di affiancare i dipartimenti di prevenzione per il tracing; di rendere effettiva l’assistenza a domicilio per i sintomatici lievi anche con implementazione della telemedicina; di poter utilizzare i tamponi rapidi da effettuare nel distretto. 5. Assicurare una maggiore responsabilizzazione nei vari passaggi, per evitare ingiustificabili differenze nelle erogazioni dei servizi.Si tratta di proposte pratiche, facilmente realizzabili, a basso costo, allineate alle evidenze scientifiche e anche al buon senso.

Scuole chiuse e nuove misure: le ordinanze per regione

da OrizzonteScuola

Di Ilenia Culurgioni

Scuole chiuse, didattica a distanza, lezioni in presenza. La scuola al tempo Covid è questa. L’Italia è divisa a colori, ma alcuni governatori hanno pubblicato oggi nuove ordinanze. Un riepilogo della situazione.

Zona gialla

In zona gialla, dove le lezioni continuano in presenza fino alla classe terza della secondaria di primo grado e a distanza nelle superiori, in base al Dpcm del 3 novembre, ci sono: Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Marche, Molise, Provincia autonoma di Trento, Sardegna, Veneto.

Oggi Emilia Romagna, Friuli Venezia GiuliaVeneto hanno emanato nuove ordinanze con misure più restrittive. Sono sospese nelle scuole di primo ciclo scolastico (primarie e secondarie di primo grado) le lezioni di educazione fisica, lezioni di canto e lezioni di strumenti a fiato.

In Campania restano sospese le lezioni in presenza di tutte le scuole fino al 14 novembre. Si attendono nuove disposizioni o la conferma della chiusura.

Zona arancione

In zona arancione, dove per ciò che riguarda le misure per la scuola non cambia nulla rispetto alla zona gialla, sono state collocate le Regioni Abruzzo, Basilicata, Liguria, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria.

In Puglia, per effetto dell’ordinanza numero 413 del governatore Michele Emiliano, i genitori possono scegliere la didattica a distanza o in presenza.

A Palermo, notizia odierna, il sindaco, Leoluca Orlando ha deciso di chiudere tutte le scuole dell’obbligo della città da lunedì 16 novembre.

In Umbria, fino al 14 novembre, è stata confermata la didattica a distanza anche per le secondarie di primo grado.

Zona rossa

In zona rossa le Regioni Calabria, Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e la Provincia Autonoma di Bolzano. In queste aree restano sospese le attività didattiche in presenza dalla seconda media fino alla classe quinta delle superiori.

In tutte le scuole, dai 6 anni in su, resta l’obbligo di indossare la mascherina anche al banco con il metro di distanziamento.

Arriva lo psicologo a scuola per traumi e disagi da Covid. Prime indicazioni dalla Campania

da OrizzonteScuola

Di redazione

Firmato il Protocollo d’Intesa tra il Ministero dell’Istruzione e il Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi. Prime indicazioni per l’attivazione dall’Usr per la Campania.

Il Protocollo ha l’obiettivo di fornire supporto psicologico a studenti e docenti per rispondere a traumi e disagi derivanti dall’emergenza COVID-19 e per fornire supporto nei casi di stress lavorativo, difficoltà relazionali, traumi psicologici e per prevenire l’insorgere di forme di disagio e/o malessere psico-fisico.

L’Usr per la Campania supporta le scuole nella selezione degli psicologi. La selezione degli psicologi dovrà avvenire per il tramite di appositi bandi pubblicati dalle singole Istituzioni scolastiche, sulla base dei criteri di selezione e delle condizioni di
partecipazione indicati all’art. 2.2 del Protocollo di Intesa.

L’Ordine degli Psicologi della Campania ha messo a punto uno specifico format per la valutazione dei titoli formativi, scientifici e professionale.

NOTA Campania

Legge di Bilancio, in arrivo assunzione di 25mila docenti di sostegno e fondi per Afam

da OrizzonteScuola

Di Andrea Carlino

Il governo non è solo alle prese con l’emergenza coronavirus, ma anche con la delicata Legge di Bilancio. Si pensa, ormai è assodato, ad uno scostamento di bilancio con un sostanzioso sostegno alle attività in crisi. Il Consiglio dei Ministri è fissato per domani, venerdì 13, anche se il testo potrebbe approdare prima in Parlamento.

L’iter parlamentare prevede che sarà la Camera ad analizzare il documento (e sarà anche l’unica che potrà approntare modifiche) poi il Senato. Entro fine novembre la possibilità di presentare emendamenti, poi entro Natale il via libera dall’aula di Montecitorio. L’obiettivo è quello di licenziare il testo definitivo entro fine anno per evitare l’esercizio provvisorio.

Cosa si prevede per la scuola? Per il momento, in base a quanto raccolto, ci sarebbe il via libera per l’assunzione di 25mila docenti di sostegno con un impegno di spesa di 400 milioni di euro per 2021 e 600 milioni per il 2022. 50 milioni di euro sarebbero previsti per l’organizzazione dell’attività sportiva di base sui territori come attività di prevenzione alla dispersione scolastica.  Misure anche a sostegno delle università e per l’Afam con assunzioni e un fondo per il funzionamento amministrativo.

Non si possono escludere, però, novità dell’ultim’ora, con il testo che vedrà la luce tra poche ore.

Sicilia, riammissione in classe degli studenti solo con l’ok del medico di base dopo tampone negativo

da OrizzonteScuola

Di redazione

In Sicilia “la riammissione a scuola degli alunni, in caso di sospetto Covid-19, è subordinata all’attestazione rilasciata dal medico di Medicina generale o dal pediatra di libera scelta a seguito di esito negativo del tampone”.

Ne danno comunicazione, con un decreto interassessoriale, gli assessori all’Istruzione e alla Salute della Regione, Roberto Lagalla e Ruggero Razza, che fanno chiarezza sulle modalità e le certificazioni necessarie finalizzate al rientro in aula degli alunni.

“Grazie alla disponibilità dell’assessore Razza e del Cts qualche giorno fa abbiamo incontrato gli Ordini dei medici e le rappresentanze di categoria dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta – dicono Lagalla e Razza -. Lo abbiamo fatto nell’ottica di verificare l’andamento del monitoraggio dei contagi nell’ambito scolastico e se le procedure, dettate congiuntamente dall’assessorato Salute e da quello all’Istruzione, per il controllo della diffusione del virus in ambito scolastico, stessero funzionando regolarmente. Siamo abbastanza rassicurati dall’andamento dei circuiti organizzativi sebbene, a seguito delle segnalazioni pervenute, sia emersa, in particolare, la necessità di una semplificazione delle modalità di rilascio dei certificati per il rientro a scuola dei ragazzi, abbiamo quindi agito di conseguenza”.

Le assenze individuali per altre cause sanitarie, anche con uno o più sintomi potenzialmente riconducibili a Covid-19, secondo le linee guida dell’Istituto superiore di sanità, dovranno essere sempre giustificate con certificato del pediatra o del medico di base, se superiori ai 3 giorni, per gli alunni 0-6 anni e, se superiori ai 10 giorni, per gli studenti di età superiore.

Didattica a distanza: molte critiche al contratto firmato da Cisl, Cgil e Anief

da La Tecnica della Scuola

Il contratto sulla didattica a distanza, firmato peraltro solo da Cgil, Cisl e Anief, sta raccogliendo critiche non solo dai non firmatari (Uil, Snals e Gilda) ma anche da chi al tavolo della trattativa non era neppure presente.
Pesante il giudizio di Unicobas che, con un post firmato da Alessandra Fantauzzi dell’esecutivo nazionale, se la prende soprattutto con la mancanza di coraggio della Flc che – in un primo momento aveva deciso di non firmare l’accordo.

“Ci sono tanti modi per affrontare un’emergenza – scrive Fantauzzi – uno di questi è trasformare le criticità in opportunità. E l’opportunità per un sindacato non può che essere quella di migliorare ed allargare le tutele e i diritti dei lavoratori, soprattutto se si tratta dei lavoratori della scuola, i peggio retribuiti dell’Unione Europea”.

“Siamo costernati – afferma la sindacalista Unicobas commentando la firma della Flc – perché una simile svendita dei diritti dei lavoratori della scuola e del diritto allo studio di tutti e ciascuno rischia di diventare la pietra tombale della libertà d’insegnamento e di apprendimento, del diritto ad una retribuzione equa e commisurata alla quantità e qualità del lavoro svolto, del diritto alla salute, del diritto di tutti e di ciascuno ad una scuola libera, aperta, gratuita, del diritto di tutti e di ciascuno ad essere uguali senza distinzioni di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali”.

Entrando nel merito Fantauzzi si chiede: “Come può essere un’opportunità un contratto che impone ai docenti, in barba alla libertà d’insegnamento, la DDI intesa come lezioni in sincrono? Dov’è la riflessione doverosa e pedagogicamente fondata, che spetta alla scienza e coscienza degli insegnanti, sulla complessità della didattica multimediale, sul digitale inteso come un’ infrastruttura concettuale, piattaforma di sapere personale e collettivo, spazio in cui suono, immagine, operatività, scrittura si incontrano e collaborano alla pari, ognuno portando con sé e mediando il proprio patrimonio di risorse cognitive e metacognitive, tecnologia cognitiva che dà luogo ad una nuova olistica della percezione e dell’elaborazione del sapere e dei saperi?”

“Ma – continua Fantauzzi – dov’è la ratio del diritto in un contratto che non garantisce in automatico la consegna in comodato del materiale necessario per effettuare la DDI (computer, schermo, etc,) e non riconosce le spese per la manutenzione della strumentazione informatica, le spese per la connessione e altre accessorie e soprattutto non garantisce i docenti dai danni dovuti ad hackeraggio informatico, violazioni della privacy propria o altrui?”

E molte altre sono ancora le critiche all’accordo, dal fatto che il personale in quarantena sarebbe comunque tenuto a svolgere attività a distanza fino all’obbligo di formazione al di fuori dell’orario di servizio.

Sulla stessa lunghezza d’onda è una nota a firma di Giovanna Lo Presti della CUB Scuola in cui si evidenzia che “le organizzazioni sindacali (le stesse che a gran voce sostenevano la ‘priorità alla scuola’) firmano un CCNI insieme insufficiente e ridicolo. Apprendiamo, per esempio, che le ‘pause’ sono legittime: ci mancherebbe, qualsiasi lavoratore impegnato con un videoterminale ha diritto a particolari tutele e queste andrebbero modellate ulteriormente per l’atipicità del lavoro scolastico. Non ha senso tenere incollati gli studenti allo schermo dalle 8 alle 13 e la lezione online dovrebbe avere tempi scanditi in modo del tutto diverso da quelli della lezione in presenza”.

Insomma, la DDI adesso è regolata sia da un contratto sia da una nota applicativa del Ministero, ma c’è da credere che farla funzionare davvero non sarà per nulla facile.

da La Tecnica della Scuola

La situazione emergenziale che stiamo vivendo ha portato il Ministero a prorogare di 45 giorni le scadenze contabili più importanti per le istituzioni scolastiche, vale a dire quelle riguardanti il programma annuale.

NOTA 27001 DEL 12 NOVEMBRE 2020

Ovviamente ha disposizione ha carattere transitorio e, pertanto, riferita esclusivamente alla predisposizione ed approvazione del programma annuale 2021.

Ecco le nuove scadenze:

  • entro il 15 gennaio 2021, le istituzioni scolastiche predispongono il programma annuale e la relazione illustrativa; entro la medesima data, il programma annuale e la relazione illustrativa, sono sottoposti all’esame dei revisori dei conti per il parere di regolarità contabile;
  • entro il 15 febbraio 2021, i revisori dei conti rendono il suddetto parere. Tale parere può essere acquisito anche con modalità telematiche;
  • entro il 15 febbraio 2021, il Consiglio d’Istituto delibera in merito all’approvazione del programma annuale. La delibera di approvazione del programma annuale è adottata entro il 15 febbraio 2021, anche nel caso di mancata acquisizione del parere dei revisori dei conti entro la data fissata per la deliberazione stessa.

Eduscopio, Flc-Cgil: strumento classista che non valorizza il vero senso del lavoro nella scuola

da La Tecnica della Scuola

Anche quest’anno non mancano le polemiche dopo l’avvio della nuova edizione portale Eduscopio, realizzato dalla Fondazione Agnelli come strumento di orientamento per la scelta delle scuole superiori.

La logica alla base di Eduscopio – scrive la FLC CGIL – è la netta definizione del percorso scolastico in base alla sua finalizzazione: per questo motivo si prevede che chi ha intenzione di entrare subito nel mondo del lavoro si deve necessariamente indirizzare verso istituti tecnici e professionali, mentre chi intende proseguire gli studi all’Università si rivolge ai licei ed agli istituti tecnici”.

Una logica, questa, che il sindacato definisce “classista di età gentiliana”, perché “classifica le scuole sulle richieste del mondo del lavoro su indicatori del tutto aleatori e parziali (percentuale di contratti degli studenti diplomati, percentuale di neet, media del voto di uscita, percentuale di successo nel primo e nel secondo anno di università …), eliminando di fatto il valore sociale, educativo e culturale dell’azione delle istituzioni scolastiche rimpiazzato da indicazioni di “borsa” e logiche di mercato”.

Per queste ragioni la FLC CGIL chiede l’intervento del Ministero, affinché blocchi quelle che definisce  “operazioni di mercato” che, sempre secondo il Sindacato, “non aiutano a scegliere i percorsi scolastici per la validità culturale che possono avere, bensì instaurano una competizione fra alunni, docenti, scuole che non solo si presta alla strumentalizzazione dei media (tutti i giornali oggi parlano di “classifiche” e “pagelle”), ma fornisce un disservizio alla comunità educante, impegnata alla costruzione di persone e non di numeri”.

E in tale ottica il Sindacato chiede al M.I. l’apertura di “una seria interlocuzione sul sistema nazionale di valutazione e sul ruolo dell’INVALSI”.

Scelta della scuola, l’open day al tempo del Covid diventa virtuale

da La Tecnica della Scuola

Da gennaio partiranno le iscrizioni al prossimo anno scolastico che, secondo le prime anticipazioni, dovrebbero svolgersi dal 4 al 22 gennaio 2021.

LEGGI: Iscrizioni a.s. 2021/22, bozza circolare: scadenza domande dal 4 al 22 gennaio

Normalmente è in questo periodo dell’anno che le scuole si attivano con gli open day, visite guidate dell’istituto per illustrare l’offerta formativa, le classi, i laboratori. Un’opportunità questa per famiglie e ragazzi per osservare da vicino la realtà scolastica e per porre domande non solo ai docenti, ma anche agli studenti che al momento frequentano l’istituzione scolastica.

In questo periodo difficile di emergenza sanitaria, con le limitazioni agli spostamenti in alcune regioni e comunque le forti raccomandazione ad evitare di uscire se proprio non è strettamente necessario, anche la scelta dell’istituzione scolastica per il prossimo anno scolastico può diventare un’impresa ardua.

Ma ecco che, ancora una volta, la tecnologia accorre in soccorso e così l’open day si fa a distanza.

Le scuole hanno saputo cogliere la sfida e si sono organizzate, in alcuni casi, con dei veri e propri tour virtuali dell’istituto: comodamente da casa si potranno così visitare aule, biblioteca, laboratori. Molti istituti hanno già pubblicato le date e le modalità degli open day, insieme a materiali informativi di vario genere: brochure, locandine, video promozionali. Spesso è necessaria la prenotazione, per poter ricevere il link per accedere agli eventi programmati.

Anche i Saloni dell’Orientamento si fanno on-line

Sempre nell’ambito dell’orientamento in ingresso, in ambito comunale o territoriale vengono organizzati i Saloni dell’Orientamento, eventi di più ampio respiro che mirano a far conoscere l’offerta scolastica e formativa presente sul territorio e consentono di confrontarsi con orientatori ed esperti.

Anche in questo caso, vista l’emergenza Covid e l’impossibilità di organizzarli in presenza, questi appuntamenti si svolgeranno on-line, attraverso webinar.

Eduscopio, un supporto per l’orientamento in ingresso

Un altro strumento utilizzato negli ultimi anni dalle famiglie per effettuare la scelta della scuola superiore è il portale Eduscopio.

VAI AL PORTALE

Navigando sul sito è possibile inserire i vari parametri di interesse: scuola indirizzata all’università o al lavoro, indirizzo, comune di residenza, raggio di interesse.

Una volta impostate queste informazioni, il portale riporterà una vera e propria classifica degli istituti del territorio, indicando anche la percentuale di diplomati in regola, vale a dire l’indicatore che ci dice quanti studenti iscritti al primo anno in questa scuola hanno raggiunto senza bocciature il diploma 5 anni dopo. Se è alto, la scuola è molto inclusiva e gli studenti hanno avuto percorsi regolari. Se è basso, la scuola è molto selettiva e gli studenti sono incappati in bocciature e/o hanno abbandonato il corso di studi. Questo dato non è irrilevante, perché, come evidenzia lo stesso gruppo di lavoro di Eduscopio, “non vi è alcuna relazione sistematica tra una maggiore selettività della scuola e migliori risultati dei diplomati all’università, semmai il contrario: in media sono proprio gli studenti delle scuole meno selettive durante il percorso quinquennali a ottenere poi i risultati migliori all’università, a conferma che efficacia formativa ed equità possono andare di pari passo”.