Protocollo d’intesa MIM – Rondine Cittadella della Pace

Siglato l’accordo che vede l’impegno del MIM nella promozione di Sezione Rondine e la diffusione del Metodo Rondine nelle scuole italiane, anche attraverso la creazione di reti nazionali e internazionali
Una sperimentazione che rimette al centro la relazione educativa docente-discente e forma gli studenti alla trasformazione creativa dei conflitti, una scuola inclusiva che promuove la cultura della pace e del dialogo

«Nel corso degli anni il Metodo Rondine si è rivelato utile ed efficace nella costruzione di un dialogo costruttivo tra docente e studente, per la serenità dell’ambiente scolastico, nel contrasto al bullismo e nella creazione di un ambiente accogliente che favorisca l’apprendimento. Per questo sono felice di rinnovare l’intesa tra il Ministero dell’Istruzione e del Merito e Rondine: i metodi educativi e l’approccio didattico proposti si inseriscono pienamente nel progetto cui ho iniziato a lavorare sin dal primo giorno del mio incarico di Ministro: valorizzare il merito nella scuola italiana, creando le condizioni perché tutti i ragazzi possano far sbocciare i loro talenti individuali sulla base delle proprie qualità».

Così Giuseppe Valditara, Ministro dell’Istruzione e del Merito, in occasione della firma del Protocollo d’intesa sulle sezioni Rondine, avvenuta ieri a Roma alla presenza di Franco Vaccari, Presidente di Rondine Cittadella della Pace, e di una delegazione dell’associazione.

L’accordo è teso a promuovere i valori del dialogo, dell’inclusione, della convivenza pacifica, della cittadinanza attiva e digitale, a favorire la diminuzione della dispersione scolastica e agevolare la lotta al bullismo e alla violenza nelle scuole, per promuovere uno sviluppo rispettoso dell’ambiente attraverso le più avanzate tecnologie amiche della natura, coerente con la missione di Rondine e del MIM. Tutto ciò al fine di potenziare la dimensione della formazione come condizione irrinunciabile e affermare una visione condivisa della persona e della famiglia umana verso una cultura del dialogo e della pace.

Sezione Rondine è una sperimentazione che rimette al centro la relazione educativa docente-discente, per uno sviluppo umano integrale. Un triennio o un quinquennio sperimentali che le Scuole secondarie italiane di secondo grado potranno attivare al fine di proporre un’offerta educativa e formativa centrata sul Metodo Rondine per la trasformazione creativa dei conflitti.

«La firma del Protocollo tra Ministero dell’Istruzione e del Merito e Rondine Cittadella della Pace – ha sottolineato Franco Vaccari, Presidente dell’associazione – è un passo avanti nella sperimentazione e attuazione del Metodo Rondine, un metodo certificato e validato ogni anno, nelle scuole italiane, lì dove è necessario favorire habitat relazionali per generare un clima capace di disincentivare la dispersione e l’abbandono, individuando nella scuola il luogo prediletto alla costruzione di relazioni di fiducia che portino lo studente a un personale percorso di crescita».

Alla firma, oltre a due studenti di Rondine, presente anche Alberto Belli Paci, figlio della Senatrice Liliana Segre, la quale nel 2020 ha rilasciato a Rondine la sua ultima testimonianza pubblica. Sezione Rondine oggi raccoglie il testimone della sua memoria continuando a promuovere l’impegno contro l’indifferenza di cui la Segre è stata promotrice per tutta la sua vita.

Un metodo maturato dall’esperienza ultraventennale di Rondine Cittadella della Pace, che ogni anno forma giovani provenienti da Paesi in guerra o in situazioni post-belliche che accettano di convivere col “nemico” per superare le ragioni dell’odio e tornare nei propri Paesi come leader di pace. Sono oltre 300 i giovani internazionali che si sono formati al Metodo Rondine applicato poi dal 2016 per la prima volta al percorso formativo degli adolescenti italiani, attraverso il progetto «Quarto Anno Rondine (QAR)», riconosciuto dal Ministero come percorso di sperimentazione per l’innovazione metodologico-didattica (DM 500/2015).

La Sezione Rondine, avviata nel 2021 grazie alla collaborazione con le scuole della Provincia di Arezzo e dell’Ufficio Scolastico Provinciale e Regionale, rappresentati alla firma del Protocollo dal dirigente Roberto Curtolo, oggi vede già 37 classi in 25 scuole in 15 regioni e oltre 500 docenti formati al Metodo Rondine in tutta Italia.

La Sezione Rondine
Le parole chiave di Sezione Rondine sono: relazione, conflitto e gruppo classe. La relazione vissuta, scambiata e rigenerata costantemente tra docente e alunno, dove il conflitto non è visto come una minaccia ma come condizione ordinaria e risorsa potenziale per una maggiore coesione del gruppo classe, il quale così diventa un laboratorio sull’umano accedendo a ogni tipologia di dinamica relazionale.

Le Sezioni Rondine sono il frutto di un lavoro di co-progettazione dei docenti che, tenendo conto dell’identità dell’Istituto scolastico e dei bisogni specifici del territorio, definisce un percorso scolastico/educativo che permetterà a ogni studente di abitare i conflitti in maniera generativa e positiva, con attenzione alla specificità del contesto, anche attraverso l’operato del tutor di classe.

Docenti e tutor di classe sono le due colonne portanti della sperimentazione: facilitatori relazionali che sanno guidare gli studenti nella conflittualità, accelerazione e complessità di questo mondo, con sguardo globale e cura per il proprio territorio di appartenenza.

Autonomia e rispetto, libertà e responsabilità“cuciono” la dimensione individuale a quella collettiva e creano le basi per una nuova comunità educante che rimette al centro la scuola.

Il percorso didattico denominato “Percorso Ulisse”integra l’apprendimento delle nozioni cognitive (cognitive skills) con le abilità trasversali (soft skills) e quelle che aiutano ad affrontare la quotidianità (life skills). Ogni disciplina intrecciata all’altra interroga e guida gli studenti a comprendere chi sono (per mettere a fuoco i propri punti di fragilità e forza e la creatività nel trasformare i conflitti), cosa possono dare (per sviluppare servizio e cura) e cosa possono fare per se stessi e per gli altri (per sviluppare la propria vocazione professionale), in una ricerca del proprio progetto futuro che apra più opzioni di essere e di fare.

F. Lorusso, Che c’entra Gesù con l’educare?

EDUCAZIONE: LEADERSHIP, RELAZIONE E FEDE

di Carlo De Nitti

Una qualsivoglia relazione educativa – non soltanto, quindi, quelle scolastiche – che desideri configurarsi come autenticamente tale non può fondarsi su di una mera e strumentale “convenienza di mezzi”, ma necessita di fondarsi una ben più ampia “condivisione di fini” tra i protagonisti, docenti e discenti, ovvero non sulla sabbia, ma sulla roccia, come nella metafora evangelica (Mt, 7, 21 – 29).

Muovendo da questo assunto concettuale, è molto coinvolgente avvicinarsi al volume di Francesco Lorusso, Che c’entra Gesù con l’educare? Il rapporto tra i misteri cristiani ed i processi educativi, che ha visto la luce nell’estate 2023, per i tipi della casa editrice umbra Tau. L’autore, di grande e navigata esperienza in plurimi spazi dell’<educativo>, pone il lettore – in particolare, chi, come chi scrive, è persona di scuola – di fronte alla necessità di riflettere sul senso del “fare scuola” per i fruitori del servizio scolastico (bambin*, ragazz*, adolescenti, adulti). La sottolineatura del <per> dice la preposizione introduce un complemento di vantaggio, al fine di evitare che tutto il mondo della scuola sia un <occupificio>, una sorta di ufficio di collocamento per contenere la disoccupazione intellettuale, in cui esistano, nei fatti, solo i diritti normativamente garantiti degli adulti ed evitando accuratamente di menzionare i doveri, che poi sono i diritti dei discenti, scritti spesso solo sulla carta portata via dalla corrente fluviale

Il provocatorio titolo non deve trarre in inganno chi si avvicina al volume: esso “volutamente intende provocare credenti e non credenti impegnati nel campo dell’educazione a interrogarsi. I primi a chiedersi se ci sia, e quale sia, il legame tra la propria fede, i saperi e il proprio proporsi nel formare i giovani. Per i non credenti la domanda si riformula in un invito a scavare nelle proprie motivazioni profonde a educare, che non possono ridursi solo a un generico interesse per la materia e l’insegnamento, a percorsi personali casuali o al perseguire un tranquillo status professionale e socio-economico” (p. 13).

Alla maniera di Hemingway (Per chi suona la campana?), quella di Lorusso è una “chiamata alle armi”, per tutti gli operatori delle professioni educative. Egli precisa, fin dall’Introduzione, la sua prospettiva teoretica: “ha costituito, infine, l’approdo di un mio percorso personale il percepire che elementi essenziali dell’educare potessero trovare fondamento in alcuni aspetti centrali dell’esperienza cristiana: si dissipava gradualmente nella mia storia quella originaria e vaga ricerca di autenticità, giungendo ad una visione personalista dell’educare, pur senza perdere quella originaria tensione all’innovazione e sperimentazione per una didattica attiva ricca di vitalità. Si trattava, in principio, di un percorso a volte anche inconsapevole per ancorare il proprio pensare e agire a solide fondamenta […]
Fino alla scoperta, quindi, di uno stretto rapporto tra i misteri cristiani e le esperienze educativa progressivamente vissuta come un farsi piccolo di un grande per far grandi piccoli” (p. 14).

Il punto di approdo, ma anche di ripartenza, dell’itinerario teoretico di Lorusso – sostanziato dalla sua lunga esperienza di educatore, di docente, di formatore e di dirigente scolastico – è l’invenire una stretta connessione tra i misteri cristiani ed i processi educativi, come evidenziati anche nel Magistero di Papa Francesco. Il problema che l’Autore pone non riguarda però solo i docenti (e/o gli studenti) credenti, ma concerne tutti: atei, credenti ed agnostici.

Francesco Lorusso individua quattro dinamiche proprie delle relazioni educative, ovunque esse si svolgano:

1) il farsi prossimo agli altri – alunni, colleghi, genitori, collaboratori – immedesimandosi empaticamente ognuno nei vissuti e nelle criticità altrui, assumendone in sé i problemi: “un grande che si fa piccolo per far grande i piccoli”, avvia sicuramente una relazione educativa efficace. E’ il mistero dell’Incarnazione;

2) il percepire e condividere le fatiche (di alunni e docenti e collaboratori) per affrontare il processo di crescita che non può essere semplice e lineare. L’azione mirante a superare le difficoltà passa attraverso il e mettersi alla prova (provando e riprovando, era il motto dell’Accademia del Cimento), sperimentando strategie diverse sempre più efficaci. E’ il mistero che dalla Passione porta alla Resurrezione, alla Pasqua;

3) l’animare relazioni umane interne alla comunità (classe, scuola e non soltanto) che valorizzino in tutti i sensi tutt* e ciascun*. E’ il mistero Trinitario e comunionale;

4) l’apprezzare l’unità della comunità come esito di un gratuito dono di sé e di un’autentica esperienza di solidarietà umana da parte di tutt*. E’ il mistero dell’Eucaristia.

Il volume, corredato da una ricca ed articolate bibliografia, li analizza nel dettaglio, anche con l’ausilio di un efficace apparato artistico, curato dalla nota studiosa e critica d’arte Chiara Troccoli Previati.

Il percorso che i lettori (augurabilmente tantissimi) compiono è di riflessione autoformativa

sulle proprie pratiche professionali da coniugare con la riproposizione delle ragioni del proprio impegno e del proprio essere professionisti dell’educazione, in eventuale (ma non casuale) connessione con la propria fede cristiana.

Guardando al fine morale del volume in un’ottica laica, avendo come ” testo sacro” la Costituzione della Repubblica Italiana che, come asseriva don Lorenzo Milani, non contrasta mai con il Vangelo, può essere sintetizzato nell’impegno nella società ogni cittadin* deve porre nella sua azione, consustanziata com’è di responsabilità originaria.

A chi scrive tornano alla mente queste antiche parole: “noi non siamo responsabili perché siamo socialmente impegnati, ma ci impegniamo socialmente perché siamo originariamente responsabili” (GIUSEPPE SEMERARI, Responsabilità e comunità umana, Manduria 1960, Lacaita). Il volume di Lorusso, una volta di più, le invera.

Ogni persona, che sia credente, agnostica o atea, sempre è sempre originariamente/ ontologicamente responsabile – come ha insegnato Immanuel Kant – e questo vale tutto in tutte le professioni educative 

A chi scrive, pare che questo affascinante volume di Francesco Lorusso essere il punto di abbrivo per feconde discussioni formative tra docenti, per laboratori che abbiano il fine di formare al senso delle professioni educative: docenti, dirigenti scolastici, formatori, educatori professionali, catechisti, etc.

Perfino la struttura del volume si presta molto bene ad un’efficace scansione temporale dei momenti formativi, i quali non possono non essere che in una dimensione comunitaria e collaborativa, che inverano l’essenza del concetto di laboratorium.

Quella del volume – come scrive nella sua densa Introduzione Ezio Delfino –  “è la proposta di un protagonismo educativo nuovo ed originale […] che elimina alla radice sia gli alibi […] sia le descrizioni di scenari negativi sui giovani propagati in tutti i modi […] perché se c’è qualcosa che distrugge il giudizio sui giovani è togliere loro la responsabilità di rischiare e di costruire” (p. 11 passim).

V. Caragnano, Errori tra i banchi

Valeria Caragnano, Errori tra i banchi. Crescere grazie agli insuccessi. Ed. Paoline. Milano 2023. (pp. 115)

di Maria Buccolo

Nella nostra società l’errore è considerato nell’immaginario collettivo come un’esperienza negativa che genera fallimento per il mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati. Questo porta spesso le persone a  sentirsi sbagliate, inadeguate, insicure e fragili. Negli anni questa visione negativa si è costruita soprattutto negli ambienti scolastici dove “la paura di sbagliare” ha generato emozioni negative ed ha alimentato visioni distorte della realtà e della percezione di sé stessi.   Oggi, invece, si sente la  necessità di riflettere sugli errori per trovare le strategie più adeguate per fronteggiarli ed intraprendere un cammino che porti al superamento delle precedenti frustrazioni. All’interno della scuola gli insegnanti hanno iniziato a riflettere sul fatto che l’errore debba essere concepito come un momento di crescita dell’allievo nel processo formativo, in modo che egli possa prendere coscienza di poter “sbagliare” e, allo stesso tempo di poter affrontare la valutazione degli errori “senza temerla”. La riflessione pedagogica sull’errore è debitrice verso altri campi di ricerca da cui discende la giusta rivalutazione dell’errore come fattore indispensabile per il progresso della conoscenza. Figure come Popper, Bachelard e Perkinson sono all’origine di questa svolta considerando l’errore non più come un ostacolo nel percorso di apprendimento, ma come elemento facilitatore dello stesso e la a loro riflessione ha certamente influenzato il pensiero pedagogico del novecento, che nel nostro Paese ha il suo vertice nell’attivismo di Maria Montessori.   La pedagogia attribuisce, dunque,  al tema dell’errore una valenza formativa, ritenendolo un fatto normale, perché fa parte dell’esperienza e dell’attività dell’essere umano, positivo in quanto con la sua correzione permette di far giungere il soggetto a conoscenze più prossime alla verità (ciò si nota in particolare  nell’apprendimento per tentativi ed errori, in cui ogni errore rappresenta un passo verso il raggiungimento dello scopo) e infine utile perché lo mette in condizione di imparare dagli errori. La Montessori rivolge i suoi studi e la sua attenzione sul tema dell’errore, per il quale crea  l’appellativo “Signor Errore” (Montessori, 1970). Ella sostiene che una scuola che vuole rendere possibile la spontaneità dell’allievo non può ricorrere ai “premi o ai castighi”, in quanto escluderebbe a priori la capacità da parte dello stesso di guidarsi da sé, dovendosi egli continuamente rimettere alla direzione dell’insegnante. Montessori è ben consapevole che una educazione che si prospetta come autoeducazione, comporta maggiori possibilità di incorrere in errori. Tanto meglio, ella aggiunge, perché l’autoapprendimento e l’autogoverno si realizzano anche con il controllo individuale dell’errore. In altri termini, l’insegnante in questa fase del processo educativo diventa un “facilitatore”, un soggetto che ne aiuta un altro a raggiungere una conoscenza e a integrarla nel complesso di quelle che già possiede, ampliandole e migliorandole.

Il volume contestualizza tale assunto e pone più volte in evidenza la figura dell’insegnante come colui che supporta e sostiene l’alunno nel processo di conoscenza anche attraverso una diversa lettura dell’insuccesso. A questo proposito l’autrice approfondisce la questione rilevando il fatto che nell’apprendimento gli studenti spesso sperimentano la paura, la tristezza, la vergogna e tutta una serie di emozioni negative che spesso creano distrazione o impediscono il corretto svolgimento delle attività in classe. Le emozioni positive, invece, facilitano l’uso di strategie che favoriscono prestazioni migliori, stimolano la creatività, attivano la curiosità, accrescono la fiducia e la soddisfazione e fanno superare gli eventuali errori. Il libro è indirizzato a chi si occupa di istruzione e a tutti coloro che si prendono cura dell’educazione e della cura dei bambini e dei ragazzi. L’obiettivo è del volume è quello di sensibilizzare gli insegnanti, gli educatori e i genitori a considerare l’errore e l’insuccesso come un’opportunità e di far crescere i bambini e i ragazzi più liberi e sereni di fare esperienze, al di là dell’ambito scolastico, senza la paura del giudizio. Il libro è strutturato in due parti. Nella prima parte viene affrontato il tema dell’errore a scuola attraverso la figura dell’insegnante “investigatore” che impugna la penna e va alla ricerca dell’errore con una prospettiva che pone al centro l’insuccesso che genera emozioni negative. Successivamente, viene analizzata la valenza emotiva che si nasconde dietro l’errore e si parla dell’opportunità di considerare questo in maniera positiva come strategia alternativa al raggiungimento del risultato.  Nella seconda parte dopo un analisi attenta delle emozioni nel processo di insegnamento-apprendimento,  viene messo in evidenza il ruolo del docente come guida che accompagna lo studente verso la conoscenza delle cause che hanno generato l’errore in modo da renderlo consapevole e portarlo a sperimentare attraverso un approccio critico-riflessivo le strategie per superarlo. Nella seconda parte ogni capitolo è corredato da piccoli schemi concettuali utili a ciascun docente da poter  mettere in pratica in classe con gli alunni. Nell’ultimo capitolo c’è una sezione operativa chiamata “Rifle-azioni” si tratta di riflessioni che possono tradursi in azioni funzionali a rendere migliori le giornate all’interno e all’esterno della classe.  

Il percorso tracciato dall’autrice può essere molto utile per gli insegnanti, gli educatori, i professionisti dell’educazione e della formazione e i genitori, perché offre suggerimenti operativi per allenare bambini e ragazzi a “maneggiare” con successo gli errori per crescere più sicuri e con più fiducia in sé stessi.

Nuovo Concorso docenti scuola secondaria con tre anni di servizio o 24 CFU, chi lo supera ottiene l’abilitazione?

da OrizzonteScuola

Di Nino Sabella

I docenti non abilitati, che vinceranno il prossimo concorso della scuola secondaria, saranno dapprima assunti a tempo determinato: come si consegue l’abilitazione e come si accede al il ruolo.

Regolamento e prossimi concorsi secondaria

Il MIM ha già predisposto la bozza del Decreto che disciplinerà i concorsi per titoli ed esami per l’accesso ai ruoli, su posto comune e di sostegno, del personale docente della scuola secondaria di primo e di secondo grado, ai sensi del DL 73/2021 (convertito in legge n. 106/2021), come modificato dal DL 36/2022 (convertito in legge n. 79/2022) e dal DL 75/2023.

Tali disposizioni hanno modificato, a loro volta, il D.lgs. n. 59/2017, che delinea il nuovo sistema di formazione e reclutamento nella scuola secondaria di primo e secondo grado.

Il CSPI, in merito al suddetto DM, ha già espresso il previsto parere, per cui se ne attende adesso la pubblicazione ufficiale, prevista entro metà ottobre

Come leggiamo nella BOZZA del DM, al fine di assicurare il conseguimento degli obiettivi assunzionali previsti dal PNRR,  in sede di prima applicazione delle nuove disposizioni, saranno bandite due procedure concorsuali, la seconda delle quali sarà avviata successivamente all’attivazione dei percorsi universitari e accademici di formazione iniziale di cui all’articolo 2-bis del D.lgs. 59/2017 e dell’attuativo DPCM 60 CFU pubblicato il 25 settembre in Gazzetta Ufficiale, in modo da far partecipare anche coloro che abbiano conseguito ovvero stiano per conseguire 30 CFU/CFA del suddetto percorso.

Le due procedure dovrebbero essere bandite entro il 31/12/2024, termine dopo il quale finisce la prevista fase transitoria e dovrebbe finire il periodo di attuazione del PNRR.

La differenza tra fase transitoria e sistema a regime, ricordiamolo, non riguarda solo i requisiti di partecipazione ma anche la prova scritta: durante il PNRR, infatti, la prova scritta del concorso sarà costituita da quesiti a risposta multipla e non è prevista la prova preselettiva; al termine del periodo di attuazione del citato Piano, la prova scritta potrà essere strutturata con quesiti a risposta aperta e, in tal caso, si svolgerà una prova preselettiva.

In attesa della pubblicazione del summenzionato DM, è stato già pubblicato il DPCM di autorizzazione all’avvio delle procedure concorsuali per 30.216 posti, di cui n. 21.101 su posto comune e n. 9.115 su posto di sostegno. Tali posti, comunque, saranno incrementati, come affermato dal Ministero Valditara.

Primo concorso: requisiti, prove e graduatorie di merito

Requisiti

Al primo dei due concorsi previsti per l’accesso al ruolo, riguardante i posti comuni della scuola secondaria di primo e secondo grado, potranno partecipare gli aspiranti in possesso di uno dei seguenti requisiti:

  • abilitazione per la specifica classe di concorso di partecipazione (posti comuni e ITP);
  • diploma che dà accesso alla classe di concorso per gli ITP (sino al 31/12/2024);
  • tre anni di servizio negli ultimi cinque, svolti nella scuola statale, di cui uno specifico per la classe di concorso di partecipazione (gli anni si computano ai sensi dell’art. 11/14 della legge 124/99);
  • laurea, che dà accesso alla classe di concorso, più 24 CFU/CFA conseguiti entro il 31/10/2022.

Per i posti di sostegno è richiesta la specializzazione per il grado di partecipazione al concorso.

Prove

Il concorso di articola in:

  • prova scritta (quesiti a risposta multipla)
  • prova orale;
  •  valutazione dei titoli.

Graduatorie di merito

Al termine delle prove e della valutazione dei titoli, la commissione redige la graduatoria di merito, distinta per classe di concorso e tipologia di posto, a seguito degli esiti della prova scritta, della prova orale e della valutazione dei titoli (effettuata per i soli candidati, che abbiano superato tutte le prove), sommando i punteggi ottenuti nelle prove e per i titoli.

Il punteggio massimo attribuibile a ciascun candidato nella GM è pari a 250 punti:

  • 100 p. al massimo per la prova scritta (la prova è superato conseguendo un punteggio minimo di 70 punti);
  • 100 p. al massimo per la prova orale (la prova è superato conseguendo un punteggio minimo di 70 punti);
  • 50 p. al massimo per i titoli.

La graduatoria (che è unica, per cui vi confluiscono sia coloro che hanno partecipato con l’abilitazione che coloro i quali hanno partecipato senza) è composta da un numero di candidati pari a quello dei posti banditi; è prevista l’integrazione della medesima graduatoria, sempre nel limite dei posti banditi, in seguito ad eventuali rinunce all’immissione in ruolo successivamente intervenute, integrazione con i candidati che abbiano superato le prove conseguendo il punteggio minimo previsto per ciascuna di esse (p. 70/100 per la prova scritta e p. 70/100 per la prova orale).

Dalle graduatorie così costituite si attingerà per le immissioni in ruolo, che avverranno:

  1. sin da subito per chi partecipa con il titolo di abilitazione (e per gli specializzati su sostegno per i relativi posti);
  2. previo conseguimento dell’abilitazione, per chi partecipa senza abilitazione (vedi chi partecipa con 3 anni di servizio ovvero con 24 CFU/CFA).

Docenti non abilitati

Quale percorso seguiranno i docenti di cui al punto 2 sopra riportato? Otterranno l’abilitazione vincendo il concorso? No, l’abilitazione non si ottiene vincendo ovvero superando il concorso, ma seguendo il previsto percorso. A tali docenti (ossia i docenti che partecipano al concorso senza abilitazione), come si legge nel succitato DM, si applica quanto previsto dall’articolo 13/2 e dall’articolo 18-bis, commi 3 e 4, del D.lgs. 59/2017:

A. l’articolo 13/2 riguarda coloro che partecipano al concorso in virtù del possesso di tre anni di servizio (vedi sopra per il requisito completo), i quali:

  • sono assunti dapprima a tempo determinato (supplenza annuale al 31/08);
  • acquisiscono 30 CFU/CFA tra quelli che compongono il percorso universitario e accademico al fine di ottenere l’abilitazione (nel corso dell’anno di assunzione a tempo determinato);
  • conseguita l’abilitazione, sono assunti in ruolo (l’anno successivo) e sottoposti al periodo annuale di prova in servizio (per la conferma in ruolo);

B. l’articolo 18-bis riguarda coloro che partecipano al concorso in virtù del possesso di 24 CFU/CFA conseguiti entro il 31/10/2022 (riguarda anche coloro i quali parteciperanno alla seconda procedura in virtù del possesso di 30 CFU/CFA ovvero in virtù dell’iscrizione al percorso per conseguirli), i quali:

  • sono assunti dapprima a tempo determinato (supplenza annuale al 31/08), acquisiscono 36 CFU/CFA al fine di ottenere l’abilitazione;
  • conseguita l’abilitazione, sono assunti in ruolo (l’anno successivo) e sottoposti al periodo annuale di prova in servizio (per la conferma in ruolo).

Evidenziamo che:

  • la prova finale del percorso universitario per l’abilitazione può essere sostenuta al massimo due volte (sia per gli aspiranti di cui alla lettera A che per gli aspiranti di cui alla lettera B sopra riportate), per cui il secondo mancato superamento determina la cancellazione del vincitore del concorso dalla relativa graduatoria;
  • nell’ambito dell’acquisizione dei succitati CFU/CFA è previsto il riconoscimento di eventuali crediti già maturati e attinenti al percorso in questione. Approfondiremo il percorso che tali docenti seguiranno, quando sarà pubblicato il previsto DPCM, che è stato già firmato, per cui la pubblicazione in GU è ormai imminente.

No concorso solo per l’abilitazione

Viene meno quindi l’assunto del recente concorso 2020, secondo il quale il superamento delle prove costituisce abilitazione all’insegnamento per quella classe di concorso (ed eventualmente per quelle a cascata). Nei concorsi della fase straordinaria PNRR il percorso è concorso + assunzione a tempo determinato + percorso di abilitazione + ruolo.

Il docente che non è interessato all’incarico a tempo indeterminato e volesse solo conseguire l’abilitazione, deve invece seguire direttamente i percorsi abilitanti di prossima attivazione (30 o 60 CFU, a seconda la condizione di partenza).

Concorso docenti fase straordinaria, bando atteso ad agosto. Disponibili 30mila posti

NB: quanto scritto sulla base della bozza di DM, per cui potrebbero esserci delle modifiche, che eventualmente comunicheremo immediatamente.

Il piano mense scolastiche del Pnrr riserva il 57% delle risorse al Sud. Ma non ha dato i risultati sperati

da La Tecnica della Scuola

Di Pasquale Almirante

La disponibilità di asili nido e di mense scolastiche per l’offerta del tempo pieno, insieme a una migliore dotazione di infrastrutture scolastiche possono incidere positivamente sulla partecipazione femminile al mercato del lavoro, come dimostra uno studio della Banca d’Italia e come del resto spiega parte del divario di competenze degli studenti tra Mezzogiorno e Centro-Nord.

E i dati, che troviamo su LaVoce.info, parlano chiaro: nel Mezzogiorno meno del 25 % degli alunni della scuola primaria frequentava, nel 2021, scuole dotate di mensa, contro il 60% nel Centro-Nord.

Ancora una volta le  situazioni più deficitarie riguardavano Sicilia e Campania, con percentuali inferiori al 15%. Analoghi divari territoriali caratterizzavano la scuola dell’infanzia.

Dunque il problema era da risolvere coi fondi del Pnrr che mise a disposizione 400 milioni di euro per la realizzazione di nuove mense, riservando al Mezzogiorno oltre il 57% delle disponibilità.

Dunque una quota maggioritaria.

Tuttavia, si legge su La Voce.it, con assegnazioni per 231 milioni di euro, il valore dei progetti presentati dai comuni meridionali non ha superato i 175 milioni. Sicilia e Campania hanno presentato richieste per solo il 22 e il 56 % delle risorse a loro disposizione, mentre le altre regioni meridionali hanno beneficiato di risorse superiori alle rispettive assegnazioni iniziali, senza, tuttavia, riuscire ad assorbire l’intera quota Mezzogiorno. 

Il residuo delle risorse inutilizzate è stato così assegnato ai comuni del Centro-Nord, per raggiungere il target di costruzione di nuove mense previsto dal Pnrr.

Dunque le realtà  locali più carenti di mense non sono riusciti a sfruttare le risorse a loro riservate.

Due le cause:  Il primo deriva dalla scelta di assegnare le risorse esclusivamente attraverso un bando pubblico;

amministrazioni locali che decidono di non partecipare o di aderire solo in maniera limitata al bando, perché meno sensibili rispetto al tema oppure perché meno attrezzate in termini di capacità progettuali e amministrative.

Ma ci sarebbe inoltre la paura di non riuscire, considerato il dissesto finanziario di tanti comuni meridionali, a coprire le ulteriori spese per la prestazione del servizio. E dunque niente partecipazione al bandi.

Occorrerebbe, scrive la Voce.info,  evitare l’emanazione di bandi la cui partecipazione sia rimessa esclusivamente all’iniziativa delle amministrazioni locali. Sarebbe auspicabile, invece, una maggiore azione proattiva delle amministrazioni centrali, le quali, una volta individuate le aree territoriali prioritarie, dovrebbero procedere ad assegnare loro direttamente le risorse necessarie, sensibilizzando le istituzioni politiche e sostenendo gli uffici comunali nella fase di progettazione e realizzazione degli interventi, anche attraverso l’attivazione di appositi programmi di assistenza tecnica.

Selezione assistenti amministrativi per il Gruppo di supporto al PNRR, pubblicata la graduatoria per le posizioni di comando

da La Tecnica della Scuola

di Lara La Gatta

Il Ministero ha approvato la graduatoria di merito, relativa alla procedura prevista dall’avviso pubblico 22 agosto 2023, prot. n. 106909, per la selezione di assistenti amministrativi per posizioni di comando, presso il Ministero dell’istruzione e del merito – Unità di missione per il PNRR, finalizzata alla partecipazione al Gruppo di supporto al PNRR, al fine di potenziare le azioni di supporto alle istituzioni scolastiche per l’attuazione degli interventi legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza.

La graduatoria ha validità per gli anni scolastici 2023-2024, 2024-2025, 2025-2026.

L’Amministrazione si riserva l’accertamento dei requisiti dei candidati e può disporre in ogni momento l’esclusione dei candidati per difetto dei requisiti richiesti.

I comandi degli assistenti amministrativi sono disposti per la durata complessiva 3 anni scolastici consecutivi, dall’anno scolastico 2023/2024 all’anno scolastico 2025/2026.

Alla sostituzione del personale comandato le scuole dovranno provvedere con supplenze.

DECRETO E GRADUATORIA

Percorso di formazione iniziale: pubblicato DPCM in Gazzetta Ufficiale. Tutto quello che c’è da sapere

da Tuttoscuola

Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il DPCM che regola il percorso di formazione iniziale dei docenti così come previsto dal Pnrr. Il nuovo sistema di formazione e reclutamento della scuola secondaria di primo e secondo grado si articola in:

– un percorso universitario e accademico abilitante (primo dei tre step previsti per diventare docenti di ruolo) di formazione iniziale, corrispondente a non meno di 60 CFU/CFA;
– un concorso pubblico nazionale a cui accedono gli abilitati e i docenti che, alla data di presentazione delle istanze, abbiano svolto nelle scuole statali 3 anni di servizio anche non continuativo, negli ultimi 5 , di cui uno nella specifica classe di concorso di partecipazione;
– un periodo di prova in servizio di durata annuale con test finale e valutazione conclusiva.

Leggi il testo del DPCM

Vediamo di seguito le tipologie di corsi previste:

– Corsi abilitanti da 60 CFU per chi vuole insegnare una disciplina specifica nella scuola secondaria, con riserve di posti per docenti con una certa esperienza o per coloro che hanno sostenuto determinate prove concorsuali.
– Percorsi formativi transitori da 30 CFU per docenti abilitati su altro grado/classe di concorso o specializzati in sostegno;
– Percorsi formativi transitori da 30 CFU per docenti con 3 anni di esperienza o che hanno sostenuto la prova del concorso “straordinario bis”.
– Percorsi formativi transitori da 30 CFU per neo-laureati o per chi non ha acquisito 24 CFU;
– Percorsi formativi post-concorso da 30 o 36 CFU/CFA per i vincitori di concorso non ancora abilitati.

La fase transitoria prevede che, fino al 31/12/2024, possano partecipare ai concorsi per la scuola secondaria di primo e secondo grado, per posto comune e di insegnante tecnico- pratico, i docenti in possesso di:

  • titolo di studio per l’accesso alla classe di concorso più 30 CFU/CFA del percorso universitario e accademico abilitante; oppure
  • titolo di studio per l’accesso alla classe di concorso più 24 CFU/CFA conseguiti entro il 31 ottobre 2022, previsti quale requisito di accesso al concorso secondo il previgente ordinamento.

Per gli ITP, il titolo di studio è il diploma (che dà accesso alla classe di concorso), mentre per i posti comuni il predetto titolo è la laurea (comprensiva di tutti i crediti necessari per accedere alla classe di concorso).

Il DPCM indica la data di conclusione dei primi percorsi formativi di 60 CFU/CFA e dell’offerta formativa per il conseguimento dei 30 CFU/CFA. Nel dettaglio dispone che l’offerta formativa di 30 CFU/CFA, in sede di prima applicazione, debba concludersi entro il 28 febbraio 2024 e che i percorsi di 60 CFU/CFA, in sede di prima applicazione, debbano concludersi entro il 31 maggio 2024.

Gli aspiranti che, durante la fase transitoria, parteciperanno al concorso con 30 CFU/CFA, qualora lo vincano saranno assunti con contratto al 31/08, integreranno, nel corso dell’anno di assunzione a tempo determinato, la formazione (con 30 ovvero 36 CFU/CFA, ove mancanti) per conseguire l’abilitazione, saranno assunti in ruolo e sottoposti all’anno di prova e saranno confermati in ruolo, in seguito al positivo superamento dell’anno di prova.

I corsi prevedono 10 CFU/CFA di area pedagogica e tirocinio non inferiore a 20 CFU/CFA. La prova finale consiste in un’analisi critica basata sul tirocinio e una lezione simulata che integra tecnologie digitali. La lezione simulata richiede la progettazione, anche mediante tecnologie digitali multimediali, di un’attività didattica innovativa, comprensiva dell’illustrazione delle scelte contenutistiche, didattiche e metodologiche compiute in riferimento al percorso di formazione iniziale relativo alla specifica classe di concorso.

ALLEGATO A – PROFILO CONCLUSIVO DEL DOCENTE ABILITATOCOMPETENZE PROFESSIONALI E STANDARD PROFESSIONALI MINIMI

ALLEGATO B  – LINEE GUIDA PER IL RICONOSCIMENTO DEI CREDITI

Voto di comportamento: quale valutazione?

da Tuttoscuola

Voto di comportamento: lo schema di disegno di legge approvato dal Consiglio di Ministri, su proposta del ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara, prevede, come è ormai noto, due interventi riformatori, il primo riferito alla filiera formativa tecnologico-professionale, e il secondo alla valutazione del comportamento delle studentesse e degli studenti.

Si tratta, è bene evidenziarlo, di un disegno di legge, peraltro tuttora in bozza, che dovrà essere presentato in Parlamento per seguire la normale procedura di approvazione. Non rivestendo motivi di urgenza e di straordinarietà, come invece è previsto per i decreti-legge, non potrà avere un iter legislativo breve.

Peraltro, poiché nei prossimi mesi il principale impegno dei lavori parlamentari sarà costituito dalla legge di bilancio e dalla conversione di decreti-legge pendenti, il nuovo disegno di legge, comprensivo anche della riforma della valutazione del comportamento, non potrà essere approvato in tempi brevi.

Se, come è prevedibile, il disegno-legge sarà approvato nei primi mesi del 2024, difficilmente potrà essere applicato già nel corso di questo anno scolastico. Probabilmente si dovrà attendere il 2024-25, a meno che il disegno di legge riceva una corsia preferenziale in Parlamento.

Dando per scontato che i fronti opposti del panorama politico sono d’accordo a destra con il ministro Valditara ma sono contrari a sinistra, abbiamo chiesto un parere alla responsabile scuola di Azione, Maria Pia Bucchioni.

“Dare risalto al comportamento – preferisco non chiamarlo condotta – degli alunni, prevedendone una rigorosa valutazione – ha dichiarato – è ormai divenuta un’esigenza, anche alla luce dei sempre più frequenti, inquietanti episodi di violenza, bullismo, vandalismo, ecc. Rimane, però, fondamentale che la valutazione dei minori conservi il potenziale formativo che le è proprio e che non può non accompagnare le indicazioni sanzionatorie”.

“Per valutare il comportamento di una ragazza o di un ragazzo che ha trasgredito alle regole stabilite dalla scuola, è necessario innanzi tutto scrivere molto bene quelle regole, declinandole in descrittori osservabili e misurabili, informare alunne e alunni e riflettere insieme a loro sui doveri di cittadinanza e sui valori che sostengono la convivenza civile.  Concordo sulla necessità di sanzionare le trasgressioni, ma, nella scuola, i comportamenti problematici devono anche essere letti come segnali di disadattamento che esigono interventi educativi e/o rieducativi”.

“Altrettanto imprescindibile – ha aggiunto la responsabile scuola di Azione – è l’esigenza che la valutazione del comportamento sia il più possibile oggettiva, basata su indicatori chiari e condivisi dal corpo docente, così come condivisi devono essere i voti finali, che, se negativi, devono essere preceduti da documentazioni robuste, descrittive dei comportamenti degli alunni, ma anche degli interventi educativi messi in atto dalla scuola prima di arrivare alla sanzione. Altrimenti, prevedo il moltiplicarsi dei ricorsi ai TAR. Spero che i decreti attuativi del provvedimento varato tengano conto delle tante variabili che ne determineranno l’efficacia”.

DL Proroghe in CdM

Il Consiglio dei Ministri, nel corso della riunione del 27 settembre 2023, ha approvato un decreto-legge che introduce disposizioni urgenti in materia di proroga di termini normativi e versamenti fiscali.
Il testo, tra l’altro, autorizza la spesa di 55,6 MLN di euro per l’anno 2023 per consentire il pagamento dei contratti di supplenza breve e saltuaria del personale scolastico, a valere sulle risorse disponibili, relativamente al 2023, del Programma operativo nazionale Istruzione 2014-2020 (PON Istruzione 2014-2020)

“L’adozione di questa misura, che integra l’insieme di azioni migliorative delle condizioni economiche di tutto il personale scolastico, è una ulteriore conferma della costante attenzione che vogliamo rivolgere ai lavoratori della scuola”, ha dichiarato il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara in merito alla norma approvata nel Consiglio dei Ministri di oggi, con la quale si interviene per assicurare il pagamento tempestivo dei contratti di supplenza breve e saltuaria del personale scolastico svolti nel mese di settembre, provvedimento che coinvolge oltre 10mila docenti.

Nota 27 settembre 2023, AOODGOSV 31710

Ministero dell’istruzione e del merito
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Direzione generale per gli ordinamenti scolastici, la valutazione e l’internazionalizzazione del sistema nazionale di istruzione Ufficio IV

Agli Istituti Professionali del Sistema Educativo Nazionale di Istruzione e Formazione aventi gli Indirizzi Arti ausiliarie delle professioni sanitarie: Ottico e Odontotecnico
Agli Uffici Scolastici Regionali LORO SEDI
e, p.c. All’Ufficio di Gabinetto Al Dipartimento del Sistema Educativo di Istruzione e Formazione SEDE

Oggetto: Nota per lo svolgimento dell’esame di abilitazione all’esercizio delle arti ausiliarie delle professioni sanitarie di ottico e odontotecnico nell’anno 2023.