Trasporti: nessuno dice come coniugare il trasporto con la riapertura delle scuole

da La Tecnica della Scuola

Francesco Artusa, presidente di Sistema Trasporti, in un rinnovato appello al Governo, intervenendo sul coinvolgimento dei bus privati a sostegno del trasporto pubblico, rileva all’Adnkronos che dal governo non riceve alcuna risposta nonostante i solleciti: “almeno prima rispondevano. Adesso neanche più quello. Abbiamo contattato Durigon, la Bellanova e il viceministro Morelli. Nessuna risposta”.

E poi va diritto al nodo del problema scuola: “Tutti preoccupati per la riapertura delle scuole e l’assembramento sui mezzi pubblici. Ma nessuno che faccia vedere come coniugare la riapertura con il trasporto sicuro. Avevamo proposto il ‘Door to School’ che avrebbe garantito il controllo sulla salita dei mezzi ed il tracciamento. Ma non è stato contemplato: perché prevale la logica del profitto delle aziende che si occupano di Tpl, mentre le altre possono morire di fame”.

E poi denuncia: “Il decreto sostegni ha messo a disposizione 800 milioni usando la stessa dicitura del governo Conte: al fine di garantire i ricavi del Tpl. Ciò significa che all’Italia non interessa mettere in sicurezza gli studenti. Che la priorità è il profitto. Arriveranno altri fondi ma per garantire il ricavo del Tpl che senza rendicontazione e in assoluta discrezionalità deciderà se aggiungere pullman privati e se rilevare i servizi. Affari per pochissimi”.

Parlano di raddoppio dei mezzi ma è inefficace per come lo hanno gestito. Ad oggi è infatti stata coinvolta il 10% della flotta dei bus turistici. Ma in modo assolutamente inutile. Perché il sistema è restato lo stesso, non è stato modificato: Manca ancora il controllo sulla salita sui mezzi, che è impensabile possano fare gli autisti e non viene eseguito il tracciamento di chi sale a bordo, che in un sistema centralizzato come il ‘Door to School’ invece sarebbe stato garantito. Non c’e stata programmazione né logistica. Come in un gioco dell’oca dopo un anno siamo semplicemente tornati al punto di partenza senza che niente sia stato fatto…Purtroppo il Paese è questo”.

Delibera Consiglio dei Ministri 21 aprile 2021

Delibera Consiglio dei Ministri 21 aprile 2021 

Proroga dello stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili. (21A02610)

(GU Serie Generale n.103 del 30-04-2021)

IL CONSIGLIO DEI MINISTRI
nella riunione del 21 aprile 2021

Visto il decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1;

Vista la delibera del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020 con la quale e’ stato dichiarato, per sei mesi, lo stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili e con la quale sono stati stanziati euro 5.000.000,00 a valere sul Fondo per le emergenze nazionali di cui all’art. 44, comma 1, del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1; Considerato che la dichiarazione dello stato di emergenza e’ stata adottata per fronteggiare situazioni che per intensita’ ed estensione richiedono l’utilizzo di mezzi e poteri straordinari;

Vista l’ordinanza del Capo del Dipartimento della protezione civile n. 630 del 3 febbraio 2020, recante «Primi interventi urgenti di protezione civile in relazione all’emergenza relativa al rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili»;

Vista la delibera del Consiglio dei ministri del 5 marzo 2020 con la quale lo stanziamento di risorse di cui all’art. 1, comma 3, della sopra citata delibera del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020, e’ integrato di euro 100.000.000,00 a valere sul Fondo per le emergenze nazionali di cui all’art. 44, comma 1, del richiamato decreto legislativo n. 1 del 2018;

Vista la delibera del Consiglio dei ministri del 29 luglio 2020 con la quale il predetto stato di emergenza e’ stato prorogato fino al 15 ottobre 2020;

Vista la delibera del Consiglio dei ministri del 7 ottobre 2020 con la quale il predetto stato di emergenza e’ stato prorogato fino al 31 gennaio 2021;

Vista la delibera del Consiglio dei ministri del 13 gennaio 2021 con la quale il predetto stato di emergenza e’ stato prorogato, da ultimo, fino al 30 aprile 2021;

Viste le ordinanze del Capo del Dipartimento della protezione civile n. 631 del 6 febbraio 2020, n. 633 del 12 febbraio 2020, n. 635 del 13 febbraio 2020, n. 637 del 21 febbraio 2020, n. 638 del 22 febbraio 2020, n. 639 del 25 febbraio 2020, n. 640 del 27 febbraio 2020, n. 641 del 28 febbraio 2020, n. 642 del 29 febbraio 2020, n. 643 del 1° marzo 2020, n. 644 del 4 marzo 2020, numeri 645 e 646 dell’8 marzo 2020, n. 648 del 9 marzo 2020, n. 650 del 15 marzo 2020, n. 651 del 19 marzo 2020, n. 652 del 19 marzo 2020, n. 654 del 20 marzo 2020, n. 655 del 25 marzo 2020, n. 656 del 26 marzo 2020, n. 658 del 29 marzo 2020, n. 659 del 1° aprile 2020, n. 660 del 5 aprile 2020, numeri 663 e 664 del 18 aprile 2020, numeri 665, 666 e 667 del 22 aprile 2020, n. 669 del 24 aprile 2020, n. 672 del 12 maggio 2020, n. 673 del 15 maggio 2020, n. 680 dell’11 giugno 2020, n. 684 del 24 luglio 2020, n. 689 del 30 luglio 2020, n. 690 del 31 luglio 2020, n. 691 del 4 agosto 2020, n. 692 dell’11 agosto 2020, n. 693 del 17 agosto 2020, n. 698 del 18 agosto 2020, n. 702 del 15 settembre 2020, n. 705 del 2 ottobre 2020, n. 706 del 7 ottobre 2020, n. 707 del 13 ottobre 2020, n. 708 del 22 ottobre 2020, n. 709 del 24 ottobre 2020, n. 712 del 15 novembre 2020, n. 714 del 20 novembre 2020, n. 715 del 25 novembre 2020, n. 716 del 26 novembre 2020, n. 717 del 26 novembre 2020, n. 718 del 2 dicembre 2020, n. 719 del 4 dicembre 2020, n. 723 del 10 dicembre 2020, n. 726 del 17 dicembre 2020, n. 728 del 29 dicembre 2020, n. 733 del 31 dicembre 2020, n. 735 del 29 gennaio 2021, n. 736 del 30 gennaio 2021, n. 737 del 2 febbraio 2021, n. 738 del 9 febbraio 2021, n. 739 dell’11 febbraio 2021, n. 740 del 12 febbraio 2021, n. 741 del 16 febbraio 2021, n. 742 del 16 febbraio 2021, n. 747 del 26 febbraio 2021, n. 751 del 17 marzo 2021, n. 752 del 19 marzo 2021, n. 763 del 2 aprile 2021, n. 764 del 2 aprile 2021 e n. 768 del 14 aprile 2021 recanti: «Ulteriori interventi urgenti di protezione civile in relazione all’emergenza relativa al rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili»;

Considerato che sebbene le misure finora adottate abbiano permesso un controllo efficace dell’infezione, l’esame dei dati epidemiologici dimostra che persiste una trasmissione diffusa del virus e che pertanto l’emergenza non puo’ ritenersi conclusa;

Vista la nota del 20 aprile 2021, prot. 6616, con cui il Capo di Gabinetto del Ministro della salute ha trasmesso la nota in pari data con la quale il Ministro della salute ha inviato l’estratto del verbale del 20 aprile 2021 del Comitato tecnico-scientifico e ha chiesto di considerare un’ulteriore proroga dello stato di emergenza, dichiarato con delibera del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020;

Considerato che nel citato verbale del Comitato tecnico-scientifico del 20 aprile 2021 lo stesso Comitato ha ritenuto che esistano oggettive condizioni per il mantenimento delle misure contenitive e precauzionali adottate con la normativa emergenziale e ha suggerito di estendere il mantenimento di dette misure almeno fino al 31 luglio 2021;

Considerato che risultano tutt’ora in corso gli interventi per il superamento del contesto di criticita’ e che risulta attuale la necessita’ di adottare le opportune misure volte all’organizzazione e realizzazione degli interventi di soccorso e assistenza alla popolazione di cui all’art. 25, comma 2, lettera a) del decreto legislativo n. 1 del 2018, nonche’ di quelli diretti ad assicurare una compiuta azione di previsione e prevenzione;

Considerato che l’attuale contesto di rischio impone la prosecuzione delle iniziative di carattere straordinario ed urgente intraprese, al fine di fronteggiare adeguatamente possibili situazioni di pregiudizio per la collettivita’ presente sul territorio nazionale;

Ritenuto che la predetta situazione emergenziale persiste e che pertanto ricorrono, nella fattispecie, i presupposti previsti dall’art. 24, comma 3, del citato decreto legislativo n. 1 del 2018, per la proroga dello stato di emergenza; Su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri;

Delibera:

1. In considerazione di quanto esposto in premessa, ai sensi e per gli effetti dall’art. 24, comma 3, del decreto legislativo n. 1 del 2018, e’ prorogato, fino al 31 luglio 2021, lo stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili.

La presente delibera sara’ pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.

Il Presidente del Consiglio dei ministri
Draghi

Nota 21 aprile 2021, AOOGABMI 16933

Il Ministro dell’Istruzione

Agli Uffici Scolastici Regionali LORO SEDI
All’Intendenza Scolastica per la Lingua Italiana di BOLZANO
All’Intendenza Scolastica per la Lingua Tedesca di BOLZANO
All’Intendenza Scolastica per la Lingua Ladina di BOLZANO
Alla Sovrintendenza Scolastica per la Provincia di TRENTO
Alla Sovrintendenza agli Studi per la Regione Autonoma della Valle D’Aosta AOSTA
e.p.c. AlleIstituzioni scolastiche di ogni ordine e grado LORO SEDI

Oggetto: Settantaseiesimo anniversario della Festa della Liberazione – 25 aprile 2021

Decreto “Riaperture” in CdM

Il Consiglio dei Ministri, nel corso della riunione del 21 aprile 2021, ha approvato un decreto-legge che introduce misure urgenti per la graduale ripresa delle attività economiche e sociali nel rispetto delle esigenze di contenimento della diffusione dell’epidemia da COVID-19.

Il testo delinea il cronoprogramma relativo alla progressiva eliminazione delle restrizioni rese necessarie per limitare il contagio da virus SARS-CoV-2, alla luce dei dati scientifici sull’epidemia e dell’andamento della campagna di vaccinazione. Il decreto prevede che tutte le attività oggetto di precedenti restrizioni debbano svolgersi in conformità ai protocolli e alle linee guida adottati o da adottare da parte della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome sulla base dei criteri definiti dal Comitato tecnico-scientifico.

Di seguito le principali previsioni.

Certificazioni verdi

Il decreto prevede l’introduzione, sul territorio nazionale, delle cosiddette “certificazioni verdi Covid-19”, comprovanti lo stato di avvenuta vaccinazione contro il SARS-CoV-2 o la guarigione dall’infezione o l’effettuazione di un test molecolare o antigenico rapido con risultato negativo.

Le certificazioni di vaccinazione e quelle di avvenuta guarigione avranno una validità di sei mesi, quella relativa al test risultato negativo sarà valida per 48 ore. Le certificazioni rilasciate negli Stati membri dell’Unione europea sono riconosciute come equivalenti, così come quelle rilasciate in uno Stato terzo a seguito di una vaccinazione riconosciuta nell’Unione europea.

Zone gialle 

Le zone gialle tornano ad essere sottoposte alle misure per esse previste e a quelle introdotte dal presente decreto.

Spostamenti

Dal 26 aprile 2021 sono consentiti gli spostamenti tra le Regioni diverse nelle zone bianca e gialla. Inoltre, alle persone munite della “certificazione verde”, sono consentiti gli spostamenti anche tra le Regioni e le Province autonome in zona arancione o zona rossa. 

Dal 26 aprile al 15 giugno 2021, nella zona gialla, è consentito lo spostamento verso una sola abitazione privata abitata una volta al giorno, dalle 5 alle 22, a quattro persone oltre a quelle già conviventi nell’abitazione di destinazione. Le persone che si spostano potranno portare con sé i minorenni sui quali esercitino la responsabilità genitoriale e le persone con disabilità o non autosufficienti conviventi.

Lo stesso spostamento, con uguali limiti orari e nel numero di persone, è consentito in zona arancione all’interno dello stesso comune. Non sono invece consentiti spostamenti verso altre abitazioni private abitate nella zona rossa. 

Scuola e università

Dal 26 aprile e fino alla conclusione dell’anno scolastico 2020-2021, è assicurato in presenza sull’intero territorio nazionale lo svolgimento dei servizi educativi per l’infanzia, della scuola dell’infanzia, della scuola primaria (elementari), della scuola secondaria di primo grado (medie), e, per almeno il 50 per cento degli studenti, della scuola secondaria di secondo grado (licei, istituti tecnici etc.). 

Nella zona rossa, l’attività didattica in presenza è garantita fino a un massimo del 75 per cento degli studenti ed è sempre garantita la possibilità di svolgere attività in presenza qualora sia necessario l’uso di laboratori o per mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali. Nelle zone gialla e arancione, l’attività in presenza è garantita ad almeno il 70 per cento degli studenti, fino al 100 per cento. 

Dal 26 aprile al 31 luglio nelle zone gialle e arancioni le attività delle Università si svolgono prioritariamente in presenza. Nelle zone rosse si raccomanda di favorire in particolare la presenza degli studenti del primo anno. 

Bar e ristoranti

Dal 26 aprile 2021, nella zona gialla sono consentite le attività dei servizi di ristorazione con consumo al tavolo esclusivamente all’aperto, a pranzo e a cena, nel rispetto dei limiti orari agli spostamenti in vigore. Resta consentita senza limiti di orario la ristorazione negli alberghi e in altre strutture ricettive limitatamente ai propri clienti, che siano ivi alloggiati.

Spettacoli aperti al pubblico

Dal 26 aprile 2021, in zona gialla gli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche, live-club e in altri locali o spazi anche all’aperto sono svolti esclusivamente con posti a sedere preassegnati e a condizione che sia assicurato il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro sia per gli spettatori che non siano abitualmente conviventi, sia per il personale. La capienza consentita non può essere superiore al 50 per cento di quella massima autorizzata e il numero massimo di spettatori non può comunque essere superiore a 1.000 per gli spettacoli all’aperto e a 500 per gli spettacoli in luoghi chiusi, per ogni singola sala. Le attività devono svolgersi nel rispetto delle linee guida vigenti. Restano sospesi gli spettacoli aperti al pubblico quando non è possibile assicurare il rispetto di tali condizioni. In relazione all’andamento epidemiologico e alle caratteristiche dei siti, si potrà autorizzare la presenza anche di un numero maggiore di spettatori all’aperto, nel rispetto delle indicazioni del Cts e delle linee guida. 

Competizioni ed eventi sportivi

A decorrere dal 1° giugno 2021, in zona gialla, le disposizioni previste per gli spettacoli si applicano anche agli eventi e alle competizioni di livello agonistico e riconosciuti di preminente interesse nazionale con provvedimento del Comitato olimpico nazionale italiano (CONI) e del Comitato italiano paralimpico (CIP), riguardanti gli sport individuali e di squadra, organizzati dalle rispettive federazioni sportive nazionali, discipline sportive associate, enti di promozione sportiva ovvero da organismi sportivi internazionali. La capienza consentita non può essere superiore al 25 per cento di quella massima autorizzata e, comunque, il numero massimo di spettatori non può essere superiore a 1.000 per impianti all’aperto e a 500 per impianti al chiuso. E’ possibile inoltre, anche prima del 1° giugno, autorizzare lo svolgimento di eventi sportivi di particolare rilevanza. Le attività devono svolgersi nel rispetto delle linee guida vigenti. Quando non è possibile assicurare il rispetto di tali condizioni, gli eventi e le competizioni sportivi si svolgono senza la presenza di pubblico. 

Sport di squadra, piscine, palestre

Dal 26 aprile 2021, in zona gialla, nel rispetto delle linee guida vigenti, è consentito lo svolgimento all’aperto di qualsiasi attività sportiva anche di squadra e di contatto. Inoltre, dal 15 maggio 2021, sempre in zona gialla, sono consentite le attività delle piscine all’aperto e, dal 1° giugno, quelle delle palestre.

Fiere, convegni e congressi

Dal 15 giugno in zona gialla, è consentito lo svolgimento in presenza delle fiere. Dal 1° luglio 2021, dei convegni e dei congressi. E’ consentito, inoltre, svolgere, anche in data anteriore, attività preparatorie che non prevedono afflusso di pubblico. L’ingresso nel territorio nazionale per partecipare a fiere di cui al presente comma è comunque consentito, fermi restando gli obblighi previsti in relazione al territorio estero di provenienza.
Centri termali e parchi tematici e di divertimento

Dal 1° luglio 2021 sono consentite in zona gialla le attività dei centri termali e quelle dei parchi tematici e di divertimento.

Addio Giancarlo

Addio Giancarlo – Omaggio ad un grande della scuola Italiana

di Bruno Lorenzo Castrovinci

Giancarlo Cerini, maestro, direttore didattico, ispettore del Miur, una laurea in pedagogia, tanto amore per i bambini.

Oggi il mondo della scuola saluta e piange un grande, uno che nella sua vita ha scritto tanto, soprattutto sui piccoli, della scuola dell’Infanzia e Primaria.

Citare gli innumerevoli incarichi che ha ricoperto è pressappoco impossibile, così come sono tante le 40 pubblicazioni a stampa che portano il suo nome oltre gli innumerevoli articoli e saggi sulle maggiori riviste specialistiche Italiane.

Leggerlo per me è sempre stato un’emozione, pagine intrise di un amore infinito per i bambini, uno stile comunicativo unico, che ti fa innamorare della scuola, anche delle cose che di fatto non funzionano bene, o che necessariamente andrebbero cambiate.

Uno dei maggiori sostenitori del sistema 0-6 che riprende gli ECEC promossi dall’Europa, per una delle migliori scuole dell’infanzia, del mondo, lui nato e cresciuto in quell’Emilia Romagna, culla di tantissimi pedagogisti che hanno fatto la storia, e ai quali ancora oggi il loro pensiero sopravvive a loro stessi.

Dalle pagine di Scuola7 che curava con Mariella Spinosi, alla direzione della Rivista Istruzione, il suo pensiero riecheggiava sulla rivista Notizie della Scuola da anni, con saggi di notevole spessore culturale, dove però leggendolo emergeva sempre l’amore per i bambini.

Scrivere e raccontare di un grande, è difficile, un uomo prolifico, uno che ha scritto tanto e che non ci si stanca mai di leggere, lascia una bellissima eredita a tutti noi, soprattutto perché lui ha attraversato la lenta riforma della scuola, in lotta continua per un’autonomia scolastica mai effettivamente nata.

Se penso al portfolio e al sistema di valutazione dei dirigenti, scolastici, su cui tanto ha lottato, e sul quale nonostante fosse amato da tantissimi protagonisti della scuola di oggi, è stato a volte criticato, forse non capito, si comprende come ha cercato di responsabilizzare gli addetti ai lavori a trovare una rotta o meglio una Bussola nel mare in tempesta di una scuola che per quanto ci sforziamo stenta a distaccarsi da vecchi modelli ormai superati da tempo.

Ascoltarlo, in uno dei suo convegni o interventi di formazione, era un’esperienza unica, ti trasportava con le sue parole e quella cadenza del dialetto Bolognese, in un mondo fatto di bambini per i bambini, con un amore cosi grande per gli stessi che solo un maestro può dare, lui che maestro lo è stato, ma anche direttore didattico, ovvero immerso in quel mondo dell’infanzia e della prima scolarizzazione che oggi è transitato negli istituti comprensivi alla cui costituzione lui ha contribuito.

Portando in lungo e in largo, nelle scuole più nascoste e sconosciute d’Italia, dal Nord a Sud, un’intensa attività di formatore, un pioniere, un autonomista, i suoi interventi sulle Indicazioni Nazionali sono straordinari, così com’è stato il suo lavoro per la Buona Scuola, che ha contribuito a scrivere, quella legge 107 che doveva cambiare tutto e su cui molti speravano compreso lui.

Oggi che non c’è più riecheggiano nella mia mente i ricordi della Summer School di Ischia, dove lui, un grande della scuola italiana, uno che noi nuovi dirigenti scolastici, l’avevamo letto, riletto, che ci aveva confortato con le sue parole nei momenti più difficili della nostro percorso, era li insieme a noi, ad aiutarci, incoraggiarci, darci una buona parola, uno che forse più di tanti aveva creduto su questa figura di nuovo leader educativo, di dirigente per la scuola, e per i bambini, cosi distante da quell’essere manager, che di fatto è la trappola in cui molti poi, una volta immersi nel ruolo, cadono e non riescono più ad uscire.

Una bussola certo, per non perdersi, in un mare a volte tempestuoso, fatto di infinite note, adempimenti, riforme, controriforme, leggi che si susseguono una dopo l’altra, un mondo dove i piccoli bambini che lui ha amato e che in fondo non ha mai dimenticato, vengono a volte dimenticati per una managerialità, mai cercata, mai voluta, fino in fondo.

Noi che dopo un lungo percorso, immersi nei suoi scritti, abbiamo dovuto affrontare, uno periodi più bui della scuola italiana, fatta, di chiusure, paure, innovazioni obbligate, che con quella figura di leader educativo nel cuore, abbiamo dovuto affrontare momenti difficili, con genitori in ansia, per la paura di un virus che uccide prima l’anima che il corpo.

Dalle pagine digitali di “Riforme online” di questo editoriale, un saluto al grande Giancarlo, resterà il suo lavoro, che ha accompagnato tutta la riforma della scuola italiana, dai banchi di scuola con i piccoli bambini della scuola elementare alle grandi riforme del sistema 0-6 che guarda agli ECEC europei e ai grandi del mondo dell’educazione di oggi.

In questo momento di tristezza, per chi rimane, mi piace ricordarlo con una sua frase” Sono entrato a scuola con i calzoni corti, e dalla scuola non ne sono uscito più” e cosi è stato fino alla fine.

Una gioventù allo sbando?

Una gioventù allo sbando?

di Maurizio Tiriticco

Ho letto con attenzione l’intervista rilasciata oggi 20 aprile da Vittoria Gallina a “la Repubblica” dal titolo “Salviamo l’Italia dall’ignoranza”. Il sottotitolo è più che eloquente: “Più di undici milioni di cittadini sono analfabeti funzionali: la studiosa Vittoria Gallina spiega perché a rischiare è la democrazia”. Che dire? Mi viene da piangere! Eravamo il Paese dove il Bel Sì suona, ricco di tanti grandi in ogni campo della cultura e della ricerca scientifica, da un Dante Alighieri a un Galileo, a un Marconi, a un Fermi… e a mille altri… ma oggi? Non so… Ed ancora! A fianco dell’intervista è pubblicata una foto in bianco e nero: maschi adulti su dei banchi di scuola – quelli di un tempo, di legno, scomodissimi – intenti a scrivere, ed alla lavagna di ardesia un maestro, anche lui intento a scrivere “il sole illumina…”. E questa è la didascalia: “anni ’50, adulti a lezione in provincia di Cosenza”.

E a questo proposito c’è una mia diretta testimonianza. Proprio in quegli anni, e nei successivi, il Movimento di Collaborazione Civica, con sede a Roma, condusse numerose attività di educazione civica – appunto – in molti centri della Calabria: progettate e dirette dalla sua Presidentessa, EbeFlamini, e condotte da uomini di cultura e docenti universitari, oltre me, con tutta modestia! Qualche nome, Raffaele Laporta, pedagogista, Augusto Frassineti, scrittore (sono suoi i “Misteri dei Ministeri” e “Lo spirito delle leggi”), Filippo Maria De Sanctis, docente di Educazione degli Adulti all’Università di Firenze; animatori culturali, tra cui Cecrope Barilli, fondatore dei CEMEA (Centri di Esercitazione ai Metodi dell’Educazione Attiva), operanti soprattutto nel Mezzogiorno, Saul Megnagi, tra i più attivi: in seguito operante nella produzione culturale della CGIL ed autore di “Cento anni di educazione alla democrazia: il caso CGIL”.

Insomma, in quegli anni Cinquanta e Sessanta la nostra rinnovata scuola democratica è stata attiva ad educare, formare ed istruire i nostri ragazzi e ragazze. Ricordo, ad esempio l’innalzamento dell’obbligo scolastico nella scuola media unica, avviato dall’a.s. 1963-64. E come non ricordare la famosa Lettera che Don Milani inviò nel 1967 a una professoressa, ovviamente di scuola media? Là dove più si bocciava! E dove, invece, più si doveva insistere nello scolarizzare una nuova generazione di italiani! Ed erano attive anche tante associazioni per educare cittadini adulti: mi piace ricordare l’Unla, Unione per la lotta contro l’analfabetismo, diretta da Saverio Avveduto e fortemente animata da Anna Lorenzetto. Quindi tante lotte, tante vicende per dare una cultura agli italiani! Ed una lingua! Ecome non ricordare l’aureo libretto di Tullio De Mauro, “Storia linguistica dell’Italia unita”, pubblicato da Laterza nel 1963.

Insomma, quanto abbiamo lottato, faticato per dare a tutti i nostri concittadini una cultura, un senso di appartenenza, una effettiva cittadinanza! In realtà una larga maggioranza dei nostri ragazzi e ragazze ha conseguito un titolo di studio medio alto. E occorre ricordare che c’è anche l’Educazione Civica – o meglio, l’Educazione alla Cittadinanza – attiva oggi in tutti i nostri percorsi scolastici. E’ una disciplina fondante, che concorre attivamente anche a perseguire quei“17 obiettivi globali necessari al fine di garantire all’intero pianeta uno “sviluppo sostenibile”. Eccoli: 1, sconfiggere la povertà: 2, sconfiggere la fame nel mondo; 3, buona salute; 4, istruzione di qualità; 5, parità di genere; 6, acqua pulita e servizi igienico-sanitari; 7, energia rinnovabile; 8, buona occupazione e crescita economica; 9, innovazione e infrastrutture; 10, ridurre le diseguaglianze; 11, città e comunità sostenibili; 12, consumo responsabile; 13, lotta contro il cambiamento climatico; 14, flora e fauna acquatica; 15, flora e fauna terrestre; 16, pace e giustizia; 17, partnership per gli obiettivi.

Insomma, come si suol dire, la carne al fuoco c’è ed è tanta! E tutte le nostre scuole sono attive in materia di educazione civica, al fine di garantire a tutti un vivere insieme solidale e collaborativo! Ma, mi chiedo; e tutti ce lo chiediamo: che cosa sta succedendo ai nostri ragazzi? Insisto! Ragazzi! Maschi! Che sembrano diventare sempre più cattivi, sempre più aggressivi! Nessuna cultura! Nessun senso civico! Nessun rispetto dell’altro! E soprattutto dell’altra! La cronaca nera è ormai quotidiana! A mia memoria, non ricordo ragazzi così. Con il fascismo, pensavamo solamente al nostro Duce, al “Sole che sorgi libero e giocondo”, alla rinascita della “Roma imperiale”, ad esportare la civiltà romana e, soprattutto, a vincere la guerra! Ma non fu così! Il castello di carte false crollò miseramente! Due date tremende per la nostra storia patria, il 14 luglio e l’8 settembre del nefasto 1943! In quasi due mesi il crollo di un Paese! E l’emergere della dura realtà: la caduta di una dittatura violenta e una guerra perduta! Furono giorni terribili per noi ragazzi! Costretti soltanto a salvare la pelle, a salvarci dalla fame, dalle bombe, dalle retate dei tedeschi.

Ma in tanta sofferenza riuscimmo anche nello studio, nellavoro, nella vita comune, nella vita politica, certi che, per con tante fatiche, stavamo ricostruendo un Paese e costruendo una Repubblica democratica! Orgogliosi poi che in pochissimi anni il nostro Paese si fosse riscattato dall’onta fascista e fosse diventato la quinta potenza industriale al mondo. Tutto questo allora! Ma poi? Poi non so… sarebbe tutta da scrivere la storia della nostra gioventù, dei nostri ragazzi, tanti dei quali oggi si macchiano di crimini orrendi…. e la cosa più grave è che sembrano non rendersene conto. Aggrediscono i più deboli, si ammazzano tra di loro… la droga? No! C’è un’altra droga, la più pericolosa, l’assenza di una coscienza di sé! Incivili, cattivi, bugiardi! Qualcuno, o meglio, qualcuna, mi aiuti a capire…

Anche perché domani, 21 aprile è una grande ricorrenza! 2774 anni fa nasceva Roma! Ed aveva inizio una delle più grandi civiltà!

Incontro con il Presidente ANPI

Il Ministro dell’Istruzione, Professor Patrizio Bianchi, ha incontrato, questo pomeriggio, il Presidente dell’Associazione Nazionale Partigiani Italiani (Anpi), Gianfranco Pagliarulo in vista delle celebrazioni per il prossimo 25 Aprile.

In questa occasione, è stato presentato al Ministro il portale “Memoriale della Resistenza” (Noipartigiani.it), prodotto dall’Anpi. Un patrimonio di testimonianze, video, interviste e racconti di partigiane e partigiani che sarà a disposizione per trasmettere alle nuove generazioni valori di giustizia, solidarietà, condivisione e coscienza dei diritti e dei doveri. La valorizzazione di questo lavoro avverrà anche attraverso un’apposita comunicazione alle scuole e agli Uffici scolastici regionali.

Scelta di un ritorno in sicurezza

Scuola, la FLC CGIL apprezza la scelta di un ritorno in sicurezza

Roma, 20 aprile 2021 – Si apprende che al tavolo con le regioni il Ministro Bianchi ha riferito di un margine flessibile dal 60% al 100% per la ripresa delle attività didattiche in presenza.

A margine dell’incontro al Ministero dell’Istruzione del 19 aprile scorso, avevamo rappresentato all’amministrazione tutte le concrete difficoltà di un rientro al 100%. Francesco Sinopoli, segretario generale della FLC CGIL aveva definito la scelta come un atto di volontà politica non supportato da condizioni reali e ribadisce ancora una volta: “Per tornare totalmente in presenza bisogna riprendere subito la campagna di vaccinazione oggi ferma al 2% per quanto riguarda le seconde dosi, anche se il 76,8% del personale della scuola si è già sottoposto alla prima. Bisogna poi rinnovare i protocolli di sicurezza, effettuare tracciamenti per gli studenti del secondo grado più esposti ai contagi nel sistema di trasporto e nella socialità esterna alla scuola, soprattutto ora che si riaprono le attività di ristorazione. In caso contrario non c’è alcuna garanzia per la sicurezza di studenti e personale scolastico”.

La FLC CGIL ritiene essenziale consentire che, dentro un quadro di regole fissato a livello nazionale, le scuole possano auto organizzarsi circa le presenze di alunni a scuola, gli orari di ingresso e d’uscita, la durata delle lezioni e quant’altro occorra per garantire il lavoro e le lezioni in sicurezza.

La FLC CGIL ritiene opportuna questa decisione del Governo di rivalutare la scelta per la ripresa graduale delle attività scolastiche in presenza, ma auspica che si lavori concretamente per raggiungere l’obiettivo di tornare tutti a scuola in sicurezza con ulteriori scelte concrete e coraggiose nei confronti di una delle principali infrastrutture del paese.

Il Covid è stato un detonatore, tra i ragazzi è boom di ricoveri

Il neuropsichiatra: «Il Covid è stato un detonatore, tra i ragazzi è boom di ricoveri»

Il Sole 24 Ore del 20/04/2021

La pandemia ha acuito fragilità che magari in altri periodi avrebbero “retto” avverte Stefano Vicari, docente e primario di Neuropsichiatria infantile al Bambino Gesù di Roma.

di Barbara Gobbi

Il balzo in avanti dei disturbi e del disagio psichiatrici tra bambini e adolescenti con la pandemia, è da far tremare i polsi: a un +30% di ricoveri per casi gravissimi si somma il bacino enorme di coetanei che soffrono di insonnia, ansia e depressione. Ma la rete della prevenzione e delle cure è anche per l’età evolutiva piena di falle e getta un cono d’ombra sinistro su quel Next Generation Ue che in teoria proprio ai giovani guarda. «Senza salute mentale non si va da nessuna parte: al Paese serve un Piano per l’infanzia e l’adolescenza mirato al benessere fisico e psicologico». A parlare è Stefano Vicari, docente e direttore Scuola di Neuropsichiatria infantile della Cattolica e primario di Neuropsichiatria infantile al Bambino Gesù di Roma. 

Che fenomeni osservate?
Premetto che l’emergenza psichiatrica nella fascia 0-18 anni è un tema di grande attualità da molti anni tanto che i disturbi mentali nell’infanzia e dell’adolescenza sono i più frequenti. L’Oms parla di almeno un 10% di bambini e di un 20% di adolescenti a rischio: percentuali che poi si ritrovano in un 20% di popolazione adulta.

Il Covid come impatta su questo scenario?
La pandemia fa da detonatore a fragilità che magari in altri periodi avrebbero “retto” e che invece in questa situazione di forte stress collettivo e individuale continuato nel tempo si traducono in scompenso e in disturbo di salute mentale, facendo emergere situazioni ai limiti. Se con il primo lockdown avevamo assistito addirittura a una minore richiesta di aiuto sia per la resistenza ad andare in ospedale sia perché lo stress era vissuto in modo meno intenso, con la seconda ondata dall’autunno scorso abbiamo registrato un +30% di ricoveri in psichiatria per atti di autolesionismo e tentativi di suicidio. Il 65% dei ragazzi arrivati in Pronto soccorso da ottobre a oggi hanno tentato il suicidio o praticato un autolesionismo marcato. Poi sono esplosi i disturbi del comportamento alimentare, solo per l’anoressia un +28% di richieste di aiuto. E per tutti l’età scende dai 15 ai 13 anni, dato che preoccupa ulteriormente.

Numeri agghiaccianti…
A queste situazioni estreme, che comunque sono in forte crescita, si affianca tutta la serie di disturbi messi in luce di recente dall’ospedale Gaslini di Genova: nel 60-70% della popolazione pediatrica generale troviamo un malessere che si traduce in disturbi del sonno, irritabilità e difficoltà di concentrazione nei più piccoli, mentre negli adolescenti prevalgono ansia e depressione.

Cosa si può fare davanti a un quadro così preoccupante?
Innanzitutto va ricostituito quanto è stato smantellato: personale, reti di cura, servizi di neuropsichiatria infantile dedicati all’interno dei dipartimenti di salute mentale. Mentre ancora oggi diverse Regioni del Centro-Sud, senza risposte, inducono le famiglie a una migrazione sanitaria che crea disequità d’accesso. Le cure sul territorio sono la priorità: una volta dimesso un ragazzo, non sappiamo dove indirizzarlo. Poi va rivista la programmazione di reparti e specialisti: basti pensare che i letti dedicati all’emergenza psichiatrica in tutta Italia sono solo 92. Dei 322 letti per la Neuropsichiatria, la stragrande maggioranza è dedicata alla sfera neurologica e cioè di fatto all’epilessia, che però rappresenta lo 0,6% delle malattie neuropsichiatriche mentre solo l’autismo è quasi al 2%. Quanto ai medici, già oggi pur avendo fondi non troviamo specialisti . Senza contare i bandi di concorso che vanno deserti per mancanza di candidati. Eppure anche quando supereremo questa pandemia, i disturbi mentali non scompariranno certo per magia.

La pandemia è stata un’occasione persa per occuparci dei nostri figli? 
Certo è che durante il lockdown nessuno si è preoccupato molto né dei bambini – ignorati – né degli adolescenti, trattati come bamboccioni o come untori. Vanno potenziate le agenzie educative che fanno la differenza in termini di benessere psicologico: quindi la famiglia – con i genitori messi nelle condizioni di dedicare tempo ai loro figli e di fruire di servizi cruciali come gli asili nido – ma anche una scuola accogliente e sicura e luoghi dove praticare sport.

Coronavirus, per saperne di più. Le mappe in tempo reale
L’andamento della pandemia e delle azioni di contrasto è mostrato in due mappe a cura di Lab24. Nella mappa del Coronavirus i dati da marzo 2020 provincia per provincia di nuovi casi, morti, ricoverati e molte infografiche per una profondità di analisi.
La mappa dei vaccini in tempo reale mostra l’andamento della campagna di somministrazione regione per regione in Italia e anche nel resto del mondo.

Serve qualcosa di più per garantire attività scolastiche in sicurezza

Serve qualcosa di più per garantire attività scolastiche in sicurezza. Dichiarazione di Maddalena Gissi

Ritornare all’attività didattica in presenza anche nella secondaria di II grado è un’esigenza fortemente avvertita, in primo luogo da ragazze e ragazzi per i quali fare scuola fuori da un contesto di relazioni dirette con insegnanti e compagni di classe è un problema che non può essere certo sottovalutato. E tuttavia non mancano le preoccupazioni per un rientro in classe generalizzato che avverrà tra pochi giorni, perché la diffusione del contagio non può ancora dirsi sotto controllo e soprattutto non è sostanzialmente cambiata la situazione per quanto riguarda l’organizzazione delle attività all’interno e all’esterno della scuola.
Immutati gli spazi a disposizione, con aule nelle quali sarà difficile garantire la presenza in contemporanea di tutti gli alunni rispettando i parametri del distanziamento, oltretutto in presenza di varianti che aumentano il rischio di trasmissione del contagio. Non sembra garantita nemmeno la distribuzione di dispositivi individuali adeguati al nuovo livello di rischio (mascherine FFP2), e anche sul tracciamento preventivo attraverso test, sia pure semplificati, il Ministero afferma di non essere in grado di assicurarne la necessaria diffusione.
Sui trasporti, vero e proprio epicentro del rischio di contagio, difficile pensare che si riesca a fare in pochi giorni ciò che non si è fatto per mesi.
Sono solo alcune delle criticità emerse nel confronto svoltosi ieri fra sindacati e Ministero dell’Istruzione, in attesa che il CTS nella riunione di oggi stabilisca in modo chiaro se vi siano e quali siano i parametri da rivedere per quanto riguarda le misure di prevenzione del contagio contenute nel protocollo per lo svolgimento delle attività scolastiche in sicurezza sottoscritto il 6 agosto 2020, e anche in quello specifico per lo svolgimento degli esami di stato in presenza.
Più che giustificata, dunque, la preoccupazione diffusa riguardo a un appuntamento, quello del 26 aprile, al quale si giunge senza che vi sia la necessaria preparazione: non è da sottovalutare, inoltre, la difficoltà che incontreranno le scuole a dover riadattare, per l’ennesima volta, l’organizzazione del proprio lavoro.
Quanto alle vaccinazioni del personale docente, la CISL Scuola ha chiesto che la campagna sia completata il più rapidamente possibile, segnalando ancora una volta, in particolare, l’esigenza di considerare con la dovuta attenzione il rischio di una sovrapposizione, per il personale coinvolto, tra le date di somministrazione della dose di richiamo e quelle di svolgimento degli esami di Stato. Il manifestarsi di effetti collaterali piuttosto importanti, come avvenuto in moltissimi casi con la prima iniezione vaccinale, costringerebbe infatti a fare ricorso a sostituzioni con problemi di non poco conto per la regolare attività delle commissioni esaminatrici.
Se la decisione della riapertura generalizzata il 26 aprile, come viene affermato, dev’essere letta come un segnale di attenzione del Governo alla scuola, allora forse è il caso di dire che quell’attenzione dovrebbe tradursi in qualcosa di più che il fissare una data, ma concretizzarsi nella messa in atto di interventi assolutamente necessari, dal tracciamento alla fornitura di dispositivi adeguati, interventi che devono riguardare sia le classi che tornano in presenza, sia quelle dei gradi di scuola per i quali le attività in presenza sono state normalmente erogate per tutto l’anno scolastico.

Italia “anatra zoppa” dell’Arte

Italia “anatra zoppa” dell’Arte

Formazione ancora incompleta, produzione musicale consegnata agli stranieri, teatri in programmato dissesto: mercoledì 21 aprile alle ore 18 manifestazione online promossa dall’Unione Artisti UNAMS

Formazione ancora incompleta, produzione musicale consegnata agli stranieri, teatri in programmato dissesto: di questi tre gravi problemi, che richiedono interventi urgenti da parte della politica e delle istituzioni, si discuterà nel corso della manifestazione promossa dall’Unione Artisti UNAMS che si svolgerà mercoledì 21 aprile alle ore 18 in diretta sul canale ufficiale YouTube dell’Unione Artisti UNAMS https://www.youtube.com/c/unioneartistiunams/featured.

L’UNAMS denuncia come da anni non risulti ancora portata a compimento la cosiddetta filiera musicale, ovvero l’inizio dello studio della musica, sin dalle elementari per proseguire poi nella secondaria di primo e secondo grado sino all’accesso, per la parte professionale, nei Conservatori di musica e nelle Accademie. “Una luce in fondo al tunnel – spiega la Professoressa Dora Liguori, Segretario Generale Unione Artisti UNAMS – finalmente si intravede grazie a un disegno di legge presentato dalla Senatrice Loredana Russo che, sia pure in ritardo, mira a colmare questa mancanza, portando a sistema la formazione musicale”.

L’evento organizzato dall’UNAMS, inoltre, vuole richiamare l’attenzione sulla pratica, sempre più diffusa tra le grandi Fondazioni italiane, di ingaggiare personale artistico straniero, impoverendo così sempre più la presenza, in teatri e sale da concerto, di validissimi cantanti e musicisti italiani. “Purtroppo – afferma la Professoressa Liguori – questa pessima abitudine è divenuta talmente esponenziale da prevedere, in un momento in cui tutti gli artisti italiani soffrono la mancanza di lavoro per la chiusura dei teatri a causa del Covid, l’allestimento di una Traviata con tutti artisti stranieri, comprese le piccole parti di comprimariato che, per legge, dovrebbero essere riserva degli italiani”.

Ultima, e ancor più grave iniziativa di alcune Fondazioni, è quella di ridurre e smantellare gli organici dei teatri.

Alla manifestazione parteciperanno la Senatrice Loredana Russo, il Senatore Francesco Maria Giro,  il Professor Salvatore Sfrecola, Alma Manera,  il M° Fabio Severini (RSU e RLS “Teatro Opera” di Roma), Marco Fagioli (danzatore Arena di Verona), Vito Cesaro (Direttore Assoteatro), il M° Raffaele Maisano.

Modera la Professoressa Dora Liguori, Segretario Generale Unione Artisti UNAMS.

Ritorno al 100% in presenza «con flessibilità». Resta il nodo trasporti

da Il Sole 24 Ore

di Claudio Tucci

L’obiettivo politico, come ha ricordato Patrizio Bianchi, è riportare la scuola in presenza per l’ultimo mese dell’anno, fondamentale per le valutazioni finali e la preparazione degli esami di Stato. Ma il criterio del ritorno al 100% dal 26 aprile, indicato dal premier, Mario Draghi, anche per le superiori nelle zone gialle e arancione, sarà “flessibile”; vale a dire gli istituti, nella loro autonomia, potranno, per ragioni di sicurezza, prevedere, ad esempio, orari scaglionati o un utilizzo della Dad residuale, come del resto già indicato nelle linee guida sulle lezioni “da remoto” diffuse la scorsa estate. Insomma, se trasporti e spazi, in qualche territorio, restano un nodo – nonostante i tavoli prefettizi – i presidi potranno decidere le soluzioni organizzative migliori per garantire la scuola a tutti gli studenti.

Sarebbe questo l’orientamento dell’esecutivo che sta limando il nuovo decreto, con il ministero dell’Istruzione che, successivamente, emanerà una nota di accompagnamento, dove verrà ricordata anche tutta la normativa vigente (che, come detto, per ragioni di sicurezza, già consente “adattamenti” alle singole scuole).

Del resto, i numeri in campo sono ampi. Lunedì prossimo torneranno sui banchi circa 1,2 milioni di studenti; complessivamente saranno in classe 8 alunni su 10; ricreando, nella sostanza, la situazione di settembre 2020. Ma da allora, ricordano dal ministero dell’Istruzione, di passi avanti ne sono stati fatti: al 16 aprile il 73,5% degli insegnanti ha ricevuto la prima dose di vaccino (la seconda dose sarà garantita, come da indicazioni delle autorità sanitarie). Per le scuole, ad agosto, sono stati stanziati 331 milioni di euro, di cui 54 (il 18%) sono stati spesi per gli interventi di adattamento degli spazi esterni. Un mesetto fa, con il decreto Sostegni 1, sono stati stanziati, e già assegnati agli istituti, altri 300 milioni, di cui 150 proprio per garantire il ritorno in sicurezza (in media sono stati accreditati 18mila euro a scuola).

Certo, la situazione è a macchia di leopardo; e c’è anche un freno “interno” da parte di molti docenti che vorrebbero concludere l’anno “a distanza”. Il rebus maggiore riguarda però i trasporti, dove i 390 milioni stanziati non sono ancora stati tutti assegnati agli enti territoriali, e con una capienza su mezzi fissata al 50%.

Il Cts, su input dell’Istruzione, si riunisce oggi per valutare la necessità (o meno) di rimodulare le misure di sicurezza finora applicate (distanziamento di 1 metro, mascherine obbligatorie dai 6 anni in su, sanificazione ed areazione frequente dei locali, sistema di tracciamento). Nel pomeriggio il governo incontrerà le regioni. «Assicuriamo massima disponibilità – ha detto il presidente del Friuli Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga -. Ma bisogna avere la consapevolezza che limiti fisici come la disponibilità dei mezzi non si possono superare».

L’indicazione del rientro al 100% (50% per le superiori in zona rossa) «non può essere tassativa – ha tagliato corto Antonello Giannelli, a capo dell’Anp, l’Associazione nazionale presidi -. Voglio ricordare che le scuole non sono mai state chiuse durante l’anno, ma hanno lavorato con impegno sia con le lezioni in presenza, che da remoto. Va però anche detto che molti istituti non possono e non hanno potuto mai garantire la presenza di tutti gli alunni nei locali scolastici per assenza di spazi adeguati. Per questo, auspico flessibilità e che si lasci alle scuole, nella loro autonomia, la possibilità di decidere le più opportune forme organizzative per assicurare le lezioni e, al tempo stesso, la sicurezza di alunni e personale».

È possibile bocciare soltanto in presenza di dati oggettivi

da Il Sole 24 Ore

di Pietro Alessio Palumbo

La mancata attivazione delle attività di recupero e degli oneri di informazione alla famiglia circa l’andamento scolastico dell’alunno non influisce sul giudizio di non ammissione alla classe successiva.

Il “verdetto” si basa esclusivamente – senza che ad esso possa attribuirsi alcun intento “punitivo” – sulla constatazione oggettiva della insufficiente preparazione dello studente e dello scarso grado di maturazione personale dello stesso. A fronte di ciò, a ben vedere, l’ammissione dell’allievo alla classe superiore potrebbe costituire un danno piuttosto che un “premio”.

La maturazione frammentaria
La “bocciatura” di un alunno si basa unicamente sulla sua insufficiente preparazione e sul suo incompleto sviluppo educativo e formativo. E la valutazione di legittimità di tale giudizio deve essere condotta avendo esclusivo riguardo agli elementi che denotano, alla conclusione dell’anno scolastico, la presenza o meno di un sufficiente livello di conoscenze, ma anche di “crescita” dell’alunno.

Inoltre si badi, neppure vale ad inficiare il giudizio del consiglio di classe, un eventuale difetto di relazioni scuola – famiglia, dato che ciò che assume imprescindibile rilievo è la possibilità di esprimere un giudizio favorevole sulla preparazione e sul livello di apprendimento “concretamente” raggiunti al termine dell’anno scolastico; ovvero, in presenza di carenze, una valutazione positiva sulla “realistica” possibilità del loro recupero.

La valutazione di “congruità” del giudizio di non ammissione alla classe superiore deve quindi essere condotta avendo riguardo solo ai fattori che mostrano, alla conclusione dell’anno scolastico, la mancata “maturazione” dello studente, senza che su di essa possa incidere l’eventuale scarsa attivazione di specifici interventi atti a favorire il recupero scolastico dello studente.

Lo scarso impegno del ragazzo
Nella vicenda affrontata dal Tar di Palermo con la recente sentenza 700/2021 il livello globale di sviluppo degli apprendimenti dell’alunno era stato giudicato insufficiente da parte della scuola. L’alunno infatti aveva mostrato un “interesse minimo” per le attività proposte, partecipando alla vita scolastica in modo poco attivo e comunque discontinuo. Il risultato era stato che gli obiettivi delle programmazioni disciplinari non erano stati raggiunti, riportando insufficienze in ben cinque materie.

Al riguardo occorre evidenziare che il giudizio di non ammissione costituisce il frutto di una valutazione discrezionale di carattere tecnico-didattico sulla preparazione degli alunni che in quanto tale non è “discutibile” dal giudice amministrativo, salvo che da carte e comportamenti venga fuori una (evidente) irragionevolezza o illogicità.

Ebbene nella vicenda, secondo il Giudice siciliano, il giudizio conclusivo di non ammissione alla classe successiva era “congruente” e quindi “immune” dalle lamentele dei genitori che, su tutto, avevano segnalato la scarsità delle comunicazioni da parte della scuola sulle carenze riscontrate dal figlio già dal primo quadrimestre.

Rientro al 100% ma flessibile

da ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

Il rischio ragionato», di cui ha parlato il premier Mario Draghi nell’annunciare il ritorno in presenza a scuola anche alle superiori da lunedì prossimo, non basta a tranquillizzare i sindacati. Che ieri, nel vertice con i rappresentanti del ministero dell’istruzione, hanno chiesto lumi sulle misure approntate per garantire che ci sia maggiore sicurezza rispetto al passato. Nella fattispecie su distanziamento, trasporti, tracciamento. «Non siamo ciechi, risolveremo i problemi, riaprire le scuole è un segnale politico chiaro nell’interesse del Paese», ha detto il ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi.

Tra l’altro il rientro avviene quando solo il 72% dei docenti ha ricevuto almeno la prima dose di vaccino, il restante 28%, con il cambio di strategia del generale Figliuolo, dovranno attendere il proprio turno in base all’età. Un cambio, hanno contestato le sigle sindacali, che comporterà il rientro in classe di insegnanti in situazioni personali diverse, con punte di mancata vaccinazione che arrivano anche al 60%. Su questa anomalia il ministero guidato da Bianchi ha fatto capire che non ci sarà una retromarcia, la decisione, assunta direttamente dal commissario in tandem con palazzo Chigi, non sarà rivista neppure alla luce del ritorno a scuola in presenza. Che però potrebbe non essere obbligatorio per tutti allo stesso modo: la norma del decreto legge che definirà la cornice per tutte le riaperture dovrebbe parlare di un ritorno fino al 100% nelle zone gialle e arancioni, al 50% in quelle rosse, lasciando però una formulazione che consenta, come già previsto in passato, alle singole scuole, in base agli spazi, alle condizioni epidemiologiche e alle dotazioni anche di personale, il compito di individuare il mix tra presenza e didattica a distanza. Altra ipotesi è che sia previsto però anche un minimo sotto al quale non scendere, per evitare che il ritorno in classe per tutti resti solo un annuncio.

Decisivo sarà anche il parere che dovrà dare oggi il Cts e che potrebbe portare alla conferma o meno del precedente protocollo di sicurezza: basterà per esempio la distanza in classe tra i ragazzi di un metro da una «rime buccali»? Con le varianti in circolazione, in particolare quella inglese molto più contagiosa tra i ragazzi, i virologi dicono di no. Rivedere però quel parametro, ed è quello che il Cts dovrebbe chiedere di fare, significherebbe non consentire la riaperture a molte scuole i cui spazi non consentono un ulteriore distanziamento in classe.

Giallo poi per i tamponi salivari: dopo l’annuncio di un componente del Cts, nel corso del vertice è emerso che in realtà non è stato fatto ancora uno studio di fallibilità su tempi e costi, luoghi di somministrazioni e intervalli, studio di cui si era in attesa di riscontro da parte del commissario alla emergenza. Ad oggi potranno disporre i tamponi salivari, in base alle dotazioni frutto dei 150 milioni di euro di recente stanziamento dal gover, le stesse scuole, oppure il servizio sanitario su indicazione delle regioni.

Per una volta compatto il fronte sindacale: Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals, Gilda e Anp chiedono di rivedere i protocolli di sicurezza, di avviare un efficace tracciamento e di potenziare i trasporti. E soprattutto di consentire che le scuole possano auto organizzarsi sugli orari di ingresso e di uscita, sulla durata delle lezioni oltre che sul rientro in presenza al 100% o meno, e che comunque le misure siano concordate con le direzioni scolastiche regionali e non con le regioni.

Il tempo per rimettere in moto la macchina della scuola è strettissimo: il decreto legge andrà in Gazzetta per venerdì. Subito dopo arriverà la circolare del dipartimento guidato da Stefano Versari. Dal 26 aprile agli inizi di maggio la riaperture con i nuovi parametri. E nonostante si sia a fine aprile, la situazione organizzativa è ancora molto, troppo, simile a quella di settembre scorso quando i mezzi pubblici non erano in grado di far rispettare il distanzaimento a bordo e c’erano classi sottostrutturate, senza un sistema valido di areazione, quando non si facevano tamponi rapidi di massa per gli studenti e il tracciamento era una chimera.