Personale, rischio biologico e aggressioni dell’utenza: condizioni per aumento stipendi con “indennità di rischio”

da OrizzonteScuola

Di Avv. Marco Barone

Si è ritornati a parlare di scuola, come non accadeva da anni, per l’emergenza coronavirus, mettendola al centro del dibattito. Un dibattito che rischia però di essere più oggetto di strumentalizzazioni politiche che costruttivo. Purtroppo ci si ricorda dell’importanza della scuola solo in situazioni emergenziali. Ad esempio dello stato della sicurezza degli edifici, quando si verifica qualche terremoto, delle condizioni di vigilanza, quando si verifica qualche tragedia, delle condizioni di sicurezza per il personale scolastico, quando si verifica qualche aggressione.

È evidente che l’emergenza coronavirus sia diventata anche un pretesto per iniziare ad introdurre meccanismi che portano verso una nuova scuola. Vedi i nuovi banchi, vedi la didattica digitale. Ma in tutto ciò si assiste ad un mero incremento di oneri, per il personale scolastico tutto, e di pochi onori e riconoscimenti.

Tra le questioni annose vi è ad esempio quella salariale, ed allora, questo ad esempio potrebbe essere il momento giusto per valutare l’indennità di rischio per il personale scolastico. Le risorse economiche ci sono vista la quantità di miliardi che arriveranno presto dall’Europa. Si tratta di proposte già sollevate recentemente da più di qualche realtà ed è il caso di soffermarsi per un ragionamento compiuto.

L’indennità di rischio

Si tratta di indennità che comunemente vengono riconosciute a certe tipologie di personale per il quale sussiste quella che viene definita come una presunzione rilevante di rischio. Spetta in sostanza per quelle prestazioni di lavoro che comportino continua e diretta esposizione a rischi pregiudizievoli per la salute e l’integrità personale del lavoratore, ciò indipendentemente dalla quella che potrebbe essere la categoria o il profilo professionale di appartenenza.

Il rischio biologico

L’INAIL nel suo documento Il rischio biologico nei luoghi di lavoro. Schede tecnico-informative. Milano: INAIL, 2011 afferma che “le scuole sono annoverate tra i cosiddetti “ambienti indoor” (ambienti confinati di vita e di lavoro). In esse si svolgono sia attività didattiche in aula, in palestra, e/o in laboratorio, sia attività amministrative. Per il rischio biologico, un’attenzione particolare meritano gli istituti che hanno indirizzi particolari quali quello microbiologico o agrario. In tali scuole, infatti, spesso vengono svolte attività in laboratorio che richiedono il contatto con colture microbiologiche o esercitazioni nel settore agricolo e zootecnico”.

Le fonti di pericolo, in base all’INAIL, sono date dal:

  • cattivo stato di manutenzione e igiene dell’edificio;
  • inadeguate ventilazione degli ambienti e manutenzione di apparecchiature e impianti (ad es. impianti di condiziona-mento e impianti idrici);
  • arredi e tendaggi;

Per il tipo di attività svolta, continua l’INAIL nel suo documento, in ambienti promiscui e densamente occupati, il rischio biologico nelle scuole è legato anche alla presenza di coloro che vi studiano o lavorano (insegnanti, studenti, operatori e collaboratori scolastici) ed è principalmente di natura infettiva (da batteri e virus). A ciò si aggiunge il rischio di contrarre parassitosi, quali pediculosi e scabbia e il rischio allergico (da pollini, acari della polvere, muffe, ecc.). Fonti di pericolo specifiche per alcuni istituti (ad indirizzo microbiologico o agrario) possono essere le colture microbio-logiche, le sostanze o i prodotti vegetali e animali, ecc. Le vie di trasmissione sono tipicamente quelle via aerea o per contatto con superfici e oggetti contaminati”.
Dunque, il rischio biologico nella scuola c’era chiaramente già prima del Covid 19.

Il TU in materia di sicurezza sul lavoro

I principali riferimenti legislativi vigenti in tema di prevenzione e protezione del rischio biologico nei luoghi di lavoro sono normati dal D. Lgvo 81/2008. L’Articolo 267 definisce cosa si intenda per agente biologico, microrganismo,e coltura cellulare. Ma è l’articolo 268 quello più interessante che è dedicato alla classificazione degli agenti biologici. Così si legge:

Gli agenti biologici sono ripartiti nei seguenti quattro gruppi a seconda del rischio di infezione:

  • agente biologico del gruppo 1: un agente che presenta poche probabilita’ di causare malattie in soggetti umani;
  • agente biologico del gruppo 2: un agente che può causare malattie in soggetti umani e costituire un rischio per i lavoratori; e’ poco probabile che si propaga nella comunità; sono di norma disponibili efficaci misure profilattiche o terapeutiche;
  • agente biologico del gruppo 3: un agente che può causare malattie gravi in soggetti umani e costituisce un serio rischio per i lavoratori; l’agente biologico puo’ propagarsi nella comunità, ma di norma sono disponibili efficaci misure profilattiche o terapeutiche;
  • agente biologico del gruppo 4: un agente biologico che può provocare malattie gravi in soggetti umani e costituisce un serio rischio per i lavoratori e puo’ presentare un elevato rischio di propagazione nella comunità; non sono disponibili, di norma, efficaci misure profilattiche o terapeutiche.

Nel caso in cui l’agente biologico oggetto di classificazione non può essere attribuito in modo inequivocabile ad uno fra i due gruppi sopraindicati, esso va classificato nel gruppo di rischio più elevato tra le due possibilità.

Mentre è l’Allegato XLVI che disciplina l’elenco degli agenti biologici dei gruppi 2, 3 e 4, includendo undici tipologie di virus . Ma precisandosi che “Tutti i virus che sono gia’ stati isolati nell’uomo e che ancora non figurano nel presente allegato devono essere considerati come appartenenti almeno al gruppo due, a meno che sia provato che non possono provocare malattie nell’uomo”.

Dunque è innegabile che il rischio biologico per il personale scolastico sussiste.

Per riconoscere l’indennità per il rischio biologico serve contrattazione o intervento legislativo

La Corte dei Conti Sicilia Sez. giurisdiz., 16/04/2020, n. 157 affermava che “il riconoscimento come trattamento accessorio dell’indennità di videoterminale nella contrattazione integrativa successiva al 2012 si pone in contrasto coi principi dell’ordinamento e della contrattazione collettiva nazionale, poiché le indennità di rischio possono essere attribuite solo in presenza di quelle situazioni/prestazioni lavorative, individuate in sede di contrattazione decentrata integrativa, che comportino una specifica, continua e diretta esposizione a rischi pregiudizievoli per la salute e l’integrità personale. I rischi generici connessi ai contenuti tipici di un determinato profilo professionale sono già remunerati col trattamento economico stipendiale previsto dalla contrattazione collettiva nazionale”.

Mentre è interessante annotare anche quanto affermato dalla Cass. civ. Sez. lavoro Ord., 07/06/2018, n. 14836 (rv. 648998-01). La quale ha rilevato che L’ indennità di rischio ( nel caso di specie da radiazioni) spetta in maniera automatica e nella misura più elevata, unitamente alle connesse provvidenze del congedo biologico, della sorveglianza sanitaria e delle visite periodiche di controllo, al personale per il quale sussiste una presunzione assoluta di esposizione a rischio, inerente alle mansioni naturalmente connesse alla qualifica rivestita; al contrario, ricade sui lavoratori che non appartengano al settore in questione e ne domandino l’attribuzione, l’onere di dimostrare l’esposizione non occasionale, né temporanea, a rischio analogo, in base ai criteri tecnici dettati dalla normativa vigente.

Dunque, l’indennità di rischio biologico, che non è un rischio meramente generico nel caso in questione ma specifico, sarebbe opportuna riconoscerla al personale scolastico tutto, e per essere riconosciuta, come potrebbe emergere a livello di spunto di riflessione da queste due sentenze che pur trattando questioni di altri settori lavorativi sono comunque pertinenti, è necessario intervenire a livello legislativo e/o contrattuale.

Si potrebbe anche più in generale ragionare sull’indennità di rischio professionale per il personale scolastico, che è esposto non solo a rischio biologico ma anche ad aggressioni da parte di quella che è oggi chiamata come l’utenza. Insomma, il lavoro nelle scuole è a rischio, i pericoli ci sono ed è giusto tutelare anche con un riconoscimento economico il personale scolastico che, non fa mai male ricordarlo, hanno gli stipendi più “indecenti” d’Europa per il lavoro svolto. E l’autorevolezza passa anche dal riconoscimento economico.

Personale ATA: periodo di prova in regime di part-time

da OrizzonteScuola

Di Giovanni Calandrino

Il periodo di prova del personale ATA è normato nel nuovo CCNL2018 all’art. 30 è stabilisce che il personale ATA assunto in servizio a tempo indeterminato è soggetto ad un periodo di prova la cui durata è stabilita come segue:

a) due mesi per i dipendenti inquadrati nelle aree A e A super;

b) quattro mesi per i restanti profili.

Una nostra lettrice ci chiede:

ho preso il ruolo come C.SCOLASTICO il 1 settembre a FIRENZE ho iniziato a lavorare in una scuola superiore dal lunedì al sabato 6 ore al giorno ho fatto richiesta di un part-time di 3 giorni che non mi è stato ancora concesso e spero mi viene concesso al più presto che ho due bambini piccoli a Salerno…mi è giunto un dubbio ma chiedendo il part-time il periodo di prova si allunga??anziché due i mesi diventano 4?? POSSO SAPERE LA LEGGE O LARTICOLO CHE LO SPIEGA??

di Giovanni Calandrino – è lo stesso CCNL/2018 comparto scuola all’art. 30 comma 3 a stabilire che, “Ai fini del compimento del suddetto periodo di prova si tiene conto del solo servizio effettivamente prestato”.

Purtroppo per il personale ATA non esistono indicazioni specifiche sul significato di “servizio effettivamente prestato”, infatti, a differenza del personale docente, dove all’art. 1 comma 116 della Legge 80/2015 si dispone che il superamento del periodo di formazione e di prova è subordinato allo svolgimento del servizio effettivamente prestato per almeno centottanta giorni, dei quali almeno centoventi per le attività didattiche. Per il personale ATA non si fa nessun riferimento a determinate condizioni di servizio come ad esempio il regime di part-time.

Carta docente bonus 500 euro, accredito in ritardo rispetto agli anni precedenti

da OrizzonteScuola

Di redazione

Carta docenti bonus 500 euro: delusi gli insegnanti che si aspettavano di trovare la somma dell’anno scolastico 2020/21 accreditata in concomitanza con l’inizio delle lezioni.

Il messaggio del sito http://cartadeldocente.istruzione.it

“A partire da metà settembre p.v. l’applicazione cartadeldocente sarà aperta per consentire la gestione del bonus”.

Se ne deduce che dovrebbe mancare poco per l’attivazione. Lo scorso anno il bonus era stato attivato il 13 settembre, l’anno precedente ancora il 14.

A chi spetta

Il bonus, come negli anni precedenti, sarà accreditato direttamente sul portafogli dei docenti di ruolo delle scuole statali, anche neoimmessi in ruolo.

Esclusi i docenti precari e il personale educativo.

Il bonus come leggiamo nell’articolo 6 del DPCM del 28 novembre 2016, ha validità biennale:

Le somme non spese entro la conclusione dell’anno scolastico di riferimento sono rese disponibili nella Carta dell’anno scolastico successivo, in aggiunta alle risorse ordinariamente erogate.

Supplenze docenti dal primo giorno: solo sull’organico Covid

da La Tecnica della Scuola

Non è detto che d’ora in poi tutto il personale assente possa essere sostituito fin dal primo giorno di assenza.
La norma è chiara e pone un vincolo importante anche per le supplenze dei docenti.
La disposizione è contenuta nell’articolo 32 del decreto legge 104 e, riferendosi al cosiddetto “organico aggiuntivo covid” prevede che sia consentita “la sostituzione del personale ‘così assunto’ sin dal primo giorno di assenza, (assicurando, per il personale docente, il ricorso prioritario al personale già in servizio nella istituzione scolastica in possesso di abilitazione o di titolo di studio idoneo)”.

Secondo alcuni, questa formulazione sembrerebbe escludere che per le assenze del personale dell’organico “ordinario” si possa procedere a nominare un supplente già dal primo giorno.
Il problema è stato evidenziato dalla segretaria nazionale di Cisl Scuola Maddalena Gissi nel corso della conferenza stampa promossa dalle organizzazioni sindacali.
“Si tratta di una norma assurda – ha commentato Gissi – perché significa che le scuole alle quali non è stato assegnato organico aggiuntivo non potranno nominare supplenti già dal primo. Come dire: oltre al danno anche la beffa. Il decreto 104, però, deve essere convertito in legge e quindi noi ci auguriamo che il Parlamento voglia porre rimedio emendando la disposizione”.

Educazione civica, come formare gli alunni ai temi della Cittadinanza

da La Tecnica della Scuola

Ragionare sul perché formare alla cittadinanza gli studenti delle scuole ha a che fare con la cosiddetta questione giovanile. Chi sono i giovani e cosa possiamo dire di loro? Una risposta che ci piace particolarmente la traiamo dal manuale Introduzione alla pedagogia generale di Frabboni e Minerva ed è la seguente: i giovani sono “un mosaico di identità (esistenziali, socioculturali, valoriali) non ricomponibile con un unico filo di raccordo interpretativo.”

Ci piace particolarmente perché è una definizione che non generalizza perché non è mai intellettualmente corretto generalizzare. I giovani hanno condizioni sociali, vissuti culturali e personali, habitat territoriali, profili psicologici ed emotivi completamente diversi tra loro. E dunque rappresentano un universo troppo variegato per ragionare secondo modelli unici.

Cosa accomuna i ragazzi?

E tuttavia c’è una preoccupazione che li accomuna, che facciamo nostra e che rende particolarmente importante l’educazione alla cittadinanza: molti giovani vivono condizioni di marginalità sociale (attraversata da alti tassi di disoccupazione) che fanno loro percepire la realtà come priva di futuro, a maggior ragione quando associano ai timori di tipo professionale quelli catastrofico-ambientali sempre più devastanti.

Impegno o disimpegno?

Cosa vogliamo sostenere con queste premesse? Che il senso di smarrimento potrebbe condurre i ragazzi al disimpegno e alla rinuncia, spegnendo in loro quelle forze etico-sociali che sono il motore del far bene e dell’agire in società con senso civico.

Ecco, in un contesto simile l’importanza dell’educazione alla cittadinanza diventa evidente. La scuola può essere un potente circuito formativo, un laboratorio, una fucina di valori.

Su questi argomenti vi segnaliamo due corsi del nostro formatore Rodolfo Marchisio:

Formare alla cittadinanza digitale, in programma giovedì 24 settembre e giovedì 1 ottobre.

Costituzione, diritto, legalità, solidarietà, in programma dal 29 settembre al 13 ottobre.

A Scuola di Opencoesione, iscrizioni entro il 5 ottobre

da La Tecnica della Scuola

Il MI ha informato che è già possibile candidarsi all’edizione 2020-2021 del percorso didattico interdisciplinare A Scuola di OpenCoesione rivolto alle scuole secondarie superiori di ogni indirizzo, che si cimenteranno in attività di monitoraggio civico sui territori a partire dai dati sui progetti finanziati con le risorse delle politiche di coesione.

A Scuola di OpenCoesione promuove principi di cittadinanza attiva, favorisce lo sviluppo di competenze digitali, di statistica e storytelling.

Il progetto può essere svolto anche a distanza.

Le candidature dovranno essere effettuate entro il 5 ottobre 2020.

TUTTE LE INFO

Lega presenta in Senato mozione di sfiducia nei confronti della ministra Azzolina

da Tuttoscuola

Presentata al Senato una mozione di sfiducia nei confronti della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina da parte della Lega. Si legge nel comunicato:

“La disastrosa gestione della scuola del Ministro Azzolina sta tenendo in tensione famiglie, studenti e personale, un Ministro che ha perso molti mesi preziosi in chiacchiere, senza fornire alcuna certezza sul proprio destino a 8 milioni di studenti. Il Governo non ha alibi e l’incapacità di chi lo rappresenta pesa ormai irrimediabilmente sulla vita e sulla formazione dei nostri ragazzi. Servono risposte immediate, non c’è più tempo e senza ripartenza in sicurezza della scuola non riparte l’intero Paese”. Così il documento firmato da tutti i senatori della Lega.

“Da mesi – si legge nella mozione di sfiducia – assistiamo a dichiarazioni confuse e spesso contraddittorie del ministro dell’Istruzione, a ipotesi di soluzioni velleitarie, ma soprattutto a un atteggiamento di chiusura, di cocciuto arroccamento su posizioni che non lasciano spazio ad alcuna mediazione, allo scontro continuo con tutte le categorie della scuola: dagli insegnanti, ai dirigenti scolastici, ai sindacati di settore”.

“Gli sconclusionati interventi sui media del ministro Azzolina hanno spiazzato gli operatori del comparto scuola – continua la mozione presentata dalla Lega – e i genitori: dal plexiglas all’acquisto dei banchi singoli con le rotelle dal costo insostenibile per il sistema pubblico; dall’utilizzo di cinema, teatri, biblioteche e B&B come aule, sottraendoli alla loro funzione primaria anch’essa importante, ignorando per motivi ideologici la disponibilità delle strutture paritarie, alla mancata fornitura di termoscanner alle scuole, aspetto di fondamentale importanza, lasciando alle famiglie – nonostante la perplessità degli infettivologi – la responsabilità di misurare la temperatura ai figli prima di uscire di casa. Non si sa se gli alunni dovranno presentarsi con l’attestazione della misurazione giornaliera, chi la firmerà nel caso di genitori assenti per motivi di lavoro, quando sarebbe decisamente più semplice e sicuro effettuare la misurazione all’ingresso dell’Istituto; inoltre, per l’acquisto dei banchi singoli, l’inerzia dello stesso Ministro ha portato prima alla nomina di un commissario e poi a una discussa gara europea fuori tempo massimo; arrivati al limite di tempo estremo per l’individuazione degli spazi necessari alla ripartenza delle lezioni in presenza, il ministro Azzolina ha dovuto ammettere che la scuola paritaria, in quanto parte integrante del sistema pubblico, va tutelata allo stesso modo della statale, aprendo (a parole) la strada ad accordi per l’utilizzo di locali delle paritarie da parte delle scuole statali. Tale soluzione proposta già da mesi dalla Lega, poteva tranquillamente essere percorsa con determinazione da subito. Non solo adesso (ammesso sia vero), a ridosso cioè dell’avvio dell’anno scolastico, compromettendo la buona riuscita dell’intera operazione”.

“Il Governo – conclude il documento – non ha alibi e l’incapacità di chi lo rappresenta pesa ormai irrimediabilmente sulla vita e sulla formazione dei nostri ragazzi. Servono risposte immediate, non c’è più tempo e senza ripartenza in sicurezza della scuola non riparte l’intero Paese, visto l’articolo 94 della Costituzione e visto l’articolo 161 del Regolamento, esprime la propria sfiducia al ministro dell’istruzione, onorevole Lucia Azzolina, e la impegna a rassegnare le proprie dimissioni”.

Ritorno a scuola, sindacati: ‘Falsa partenza’. FLC Cigl: ‘Dal Governo non c’è stata attenzione alla scuola’

da Tuttoscuola

“Tutti chiediamo che sulla scuola ci sia quell’attenzione che anche questo Governo non ha riservato; non è il primo, anche se c’è stato in passato chi ha massacrato la scuola con i tagli. L’obiettivo deve essere rilanciare la scuola pubblica. La manifestazione del 26 settembre ha questo come tema”. Lo ha detto il segretario della Cgil Scuola, Francesco Sinopoli alla conferenza stampa dei sindacati della scuola per fare il punto sulla ripartenza. Per Sinopoli il Governo ha accumulato ritardi, “se le risorse si fossero stanziate a maggio, la riapertura sarebbe stata più semplice” e sulle assunzioni, “ora è evidente che la strada da noi indicata era la più sensata”.

I dati presentati nel corso della conferenza stampa

“La scuola non è un’isola: in essa vi sono tutte le componenti utili per garantire il futuro: i giovani, la speranza, l’eccellenza, il talento, l’integrazione, la diversità. Si vada oltre l’isola e la solitudine, il sindacato può solo dare un buon contributo. Intorno alla scuola non girano gli squali. Quando in marzo abbiamo iniziato a discutere delle azioni urgenti che sarebbero servite per la ripartenza, qualcuno ha pensato che non fosse necessario ascoltarci. Da allora è iniziata la deriva della chiusura ma è arrivato il momento del dialogo: vanno messe da parte le ritrosie anche in vista del Recovery Fund”. Così la segretaria della Cisl Scuola, Maddalena Gissi.

Il segretario della Uil Scuola Pino Turi parte invece dai numeri: “Sono impietosi. abbiamo calcolato oltre 220 mila precari. La scuola ha mostrato una grande flessibilità e resilienza. E’ riuscita a mettere insieme dirigenti, docenti, personale, studenti e genitori. Basta con le vecchie ricette neoliberiste. Per le supplenze non si applicano le regole di tutela dei diritti. Essendo in gravidanza una docente non può essere nominata, ci hanno detto. Ma stiamo scherzando? “ Sui banchi, Turi dice: “noi avevamo chiesto di ridurre il numero di alunni per classe. Non era importante investire sulle cose, quindi sui banchi. Bisognava investire diversamente. No banchi ma più personale“. Anche il sindacalista Uil Scuola ha aperto al dialogo, pur riconoscendo che la Ministra soffre il dialogo.

L’intervento di Rino di Meglio, coordinatore della Gilda, parla di “numeri non trasparenti. Ma i dati non vengono dati dal Ministero né sulle cattedre vuote né sui banchi. Noi siamo pronti per riprendere il dialogo“. “Se va bene i concorsi si svolgeranno avremo gli insegnanti nuovi il prossimo anno“, ha aggiunto Di Meglio. “Vorrei porre attenzione sulle scuole superiori che stanno facendo poca didattica in presenza. Serve intervenire sulle strutture e poi sull’organico“, conclude Di Meglio.

Elvira Serafini dello Snals dichiara: “Noi abbiamo una situazione di 60 mila cattedre vuote dopo le immissioni in ruolo. Anche per il Dsga ci sono problemi. Ancora problemi con le reggenze, dato che mancano dirigenti scolastici. Con l’organico covid non si riuscirà a coprire le esigenze delle scuole. E’ una falsa partenza, nonostante i dati rassicuranti“.

Alunni fragili: il parere del CSPI su ordinanza ministeriale

da Tuttoscuola

Nell’adunanza plenaria svoltasi ieri, 15 settembre, in modalità telematica nel rispetto delle misure governative concernenti l’emergenza sanitaria, il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI) ha espresso, con voto unanime, il proprio parere sullo schema di «Ordinanza relativa agli alunni con fragilità ai sensi dell’articolo 2, comma 1, lettera d-bis) del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 22».

Leggi il parere del CSPI

Nella premessa del parere il CSPI:

  • osserva «che la normativa in questione (la su indicata lettera “d-bis” è stata introdotta dalla legge n. 41/2020 di conversione del decreto-legge n. 22/2020, n.d.r.) non prevede la dicitura di “fragilità” ma cita testualmente gli “studenti con patologie gravi o immunodepressi” in possesso delle specifiche certificazione sanitarie. Il termine “fragilità”, pertanto, rischia di essere troppo generico e ambiguo in relazione alle situazioni che si intendono disciplinare con l’emanazione di questa ordinanza, spingendosi oltre i contenuti della norma primaria»;
  • rileva che «nel citare le fonti legislative si ricorre a quelle riferite agli alunni con disabilità; tale riferimento rischia di determinare un’assimilazione fra “fragilità” e “disabilità”, non sempre coincidenti in quanto esistono fragilità non inquadrabili nella disabilità o nei disturbi di apprendimento. Tale assimilazione contrasterebbe inoltre con il principio di inclusività che caratterizza la scuola italiana e rappresenta un punto di riferimento per i sistemi educativi europei»;
  • evidenzia che l’”istruzione domiciliare” e la “scuola in ospedale“, citate in questa Ordinanza, sono possibilità già presenti nel panorama scolastico e normate, da ultimo, dall’art. 16 del D.Lgs. 66/2017;
  • ritiene opportuno, tenuto conto dei riferimenti normativi vigenti, che «le attività per gli “studenti con patologie gravi o immunodepressi” siano organizzate dalle scuole coinvolte, in accordo con la famiglia, al fine di decidere quale strategia didattica utilizzare di volta in volta agendo sulla motivazione ad apprendere dello studente, in coerenza con il Piano Scolastico per la Didattica Digitale Integrata»;
  • suggerisce all’Amministrazione di prendere in considerazione anche il caso di alunni che convivono con soggetti affetti da “patologie gravi o immunodepressi“, evidenziando la necessità del coinvolgimento del Dipartimento di Prevenzione.

Il CSPI, oltre le considerazioni su esposte, propone nel merito alcune puntuali e consequenziali modifiche al testo dell’ordinanza, condizionando il parere favorevole al loro accoglimento.

Quella bomba a orologeria dei docenti positivi al Covid 19

da Tuttoscuola

Quasi il 50% del personale della scuola, pari a circa 500mila tra docenti e non docenti, ha svolto il test sierologico per il Covid 19 e di questi il 2,6% – cioè circa 13mila persone – è risultato positivo e non prenderà servizio fino a quando il tampone non darà esito negativo. Lo ha comunicato il Commissario per l’emergenza Domenico Arcuri che aveva avviato nelle settimane scorse la campagna con la distribuzione di 2 milioni di test agli istituti scolastici.A

La regione più virtuosa è stata la Lombardia, con il 70% di test effettuati mentre all’ultimo posto la Sardegna con solo il 5% del personale che si è sottoposto ai test. Repubblica ha riferito che entro il 24 settembre dall’Ufficio del commissario prevedono che la percentuale possa salire al 60-70%. In alcune regioni il ritardo negli esami è stato dovuto alla difficoltà di reperire medici che facciano il test nei loro studi.

Il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, a proposito di alcuni docenti che non vogliono sottoporsi ai test, ha dichiarato: “Va rafforzata la moral suasion perché vengano effettuati i test, ma la scuola riaprirà in sicurezza. In quelle circostanze dove il sistema non è ancora pronto si potrà aspettare quattro o cinque giorni per partire in totale sicurezza”.

Per l’altro mezzo milione di persone che ancora non si sono sottoposte al test è statisticamente logico ritenere che comprenda altri 13 mila positivi, portando il totale a 26 mila.

Ma, mentre per i primi 13 mila positivi l’interdizione dalla scuola e i controlli sono già in atto, per gli altri (non pochi) sconosciuti refrattari al test (che qualcuno già chiama potenziali ‘untori’) la loro presenza a scuola in contatto con gli alunni può costituire un potenziale di contagio che attraverso i minori può arrivare anche a familiari fragili.

Intanto ha fatto scalpore la decisione del governatore della Campania che ha imposto a tutto il personale scolastico di sottoporsi obbligatoriamente al test, pena una multa salata.

Sorprendente, in proposito, la presa di posizione di un sindacato che, mentre da una parte ha condiviso l’opportunità che tutti i docenti campani si sottopongano al test, dall’altra non ha condiviso la precettazione, offrendo l’immediata tutela per impugnare le sanzioni.

Nota 17 settembre 2020, AOODGPER 28419

Ministero dell’Istruzione Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Direzione generale per il personale scolastico – Ufficio VI Formazione del personale scolastico, formazione dei dirigenti scolastici e accreditamento enti

Ai Direttori degli UU.SS.RR. LORO SEDI
Ai Dirigenti titolari degli UU.SS.RR. per l’Umbria, la Basilicata e il Molise LORO SEDI
Al Capo del Dipartimento per il sistema di Istruzione e formazione SEDE

Oggetto: Piano di formazione per i neoassunti DSGA a.s. 2020-2021.

Nota 17 settembre 2020, AOODGPER 28422

Ministero dell’Istruzione Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Direzione generale per il personale scolastico – Ufficio VI Formazione del personale scolastico, formazione dei dirigenti scolastici e accreditamento enti

Ai Direttori generali degli Uffici Scolastici Regionali
Ai Dirigenti titolari degli Uffici Scolastici regionali per l’Umbria, la Basilicata e il Molise
e, per loro tramite, ai Dirigenti scolastici in anno di formazione e prova

Oggetto: Linee operative per la formazione e la valutazione dei dirigenti scolastici neoassunti a.s. 2020-2021.