Archivi categoria: Governo e Parlamento

31 luglio Scatti stipendiali e assunzioni AFAM in CdM

Il Consiglio dei Ministri, nel corso della riunione del 31 luglio, autorizza due ipotesi di contratto relative a personale ATA e Docente, nonché l’assunzione di personale docente AFAM.

Personale del comparto scuola

Il Consiglio ha autorizzato il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, Maria Anna Madia, ad esprimere il parere favorevole del Governo su due ipotesi di contratti collettivi nazionali di lavoro relativi al personale del comparto scuola, riguardanti rispettivamente:

il riconoscimento ad alcune categorie del personale ATA (amministrativo, tecnico e ausiliario) dell’emolumento una tantum avente carattere stipendiale previsto dall’articolo 1-bis del decreto-legge n. 3 del 23 gennaio 2014. Negli anni scolastici 2011/2012 e 2013/2014, infatti, tramite un contratto nazionale integrativo, al personale ATA è stata attribuita una posizione economica, così come previsto dal contratto collettivo nazionale della scuola. Il beneficio economico una tantum al personale ATA, da attribuire a seguito della stipulazione del contratto collettivo in esame, ha natura stipendiale e corrisponde a quanto avrebbero percepito i dipendenti in questione per la posizione economica sino al mese di agosto 2014;il reperimento delle risorse ed il recupero dell’anno 2012 ai fini del computo dell’anzianità necessaria alla maturazione degli scatti stipendiali del personale della scuola. L’art. 9, comma 23, del decreto legge n. 78 del 2010 ha disposto che negli anni 2010, 2011 e 2012, il personale scolastico docente ed amministrativo non può percepire i c.d. “scatti di anzianità”. Tuttavia, la norma in questione riconosce al Ministero dell’istruzione, università e ricerca la possibilità di pagare gli scatti tramite eventuali economie di spesa e tramite ulteriori risorse da individuare con un contratto collettivo nazionale per il personale della scuola, senza nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato e nel rispetto degli obiettivi programmati dei saldi di finanza pubblica . Gli scatti 2010 e 2011 sono stati già recuperati e pagati con risparmi di spesa e con un accordo sindacale che ha consentito di prelevare le risorse dai fondi scolastici. Lo scatto del 2012, invece, viene recuperato con l’ipotesi di CCNL in esame, che individua le risorse utili per gli anni dal 2012 in poi [per l’anno 2012 e i successivi], tramite la riduzione di varie voci dei fondi contrattuali della scuola. In tutti i casi, il CCNL si preoccupa di individuare le modalità per assicurare la funzionalità dei servizi scolastici.

*****

Assunzioni a tempo indeterminato per personale docente

Su proposta del Ministro per la Semplificazione e la Pubblica amministrazione, Maria Anna Madia e del Ministro dell’Economia e delle Finanze, Pietro Carlo Padoan, il Consiglio dei Ministri ha autorizzato il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, per l’anno accademico 2013/2014, ad assumere a tempo indeterminato, n. 276 docenti di I e II fascia, e a trattenere in servizio n. 23 docenti per incarichi di insegnamento nelle Accademie e nei Conservatori di Musica. Le assunzioni autorizzate consentiranno l’immissione in ruolo dei restanti docenti attingendo dalle graduatorie nazionali nonché da quelle ad esaurimento delle singole istituzioni Afam.

31 luglio Disabilità e Sostegno in 7a Senato

Il 31 luglio la 7a Commissione approva una risoluzione sull’affare “Diverse forme di disabilità presenti nella scuola ed esigenza di assicurare la continuità didattica degli insegnanti di sostegno”

RISOLUZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE SULL’AFFARE ASSEGNATO N. 304
(Doc. XXIV, N. 32)

1.      il contesto e gli obiettivi della procedura

 

La 7a Commissione in più occasioni ha messo in evidenza l’importanza di un’adeguata preparazione degli insegnanti sulle problematiche della disabilità, tenuto conto che nelle scuole spesso si alternano diversi docenti di sostegno i quali purtroppo non riescono a proseguire gli anni successivi con gli stessi alunni, con forte pregiudizio in termini di continuità didattica e metodologica e di fatto mettendo a rischio la realizzazione di un compiuto sistema di integrazione. Gli insegnanti sono tuttavia figure assai vicine alle problematiche dei ragazzi e, nel caso di alunni con disabilità, ciò rende ancor più necessario assicurare la continuità del sostegno, quanto meno per i tre anni della scuola dell’infanzia e i cinque anni della scuola primaria.  La mancanza di una riforma strutturale e sistematica della scuola pubblica, insieme all’approvazione di norme e provvedimenti disorganici, al di fuori di un contesto unitario, hanno creato invece un punto di crisi nel patto scuola-famiglie, generando una «doppia fragilità» che ha sempre più riflessi significativi sulle dinamiche ed i disagi degli alunni.

La Commissione è ben consapevole che il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca ha avviato notevoli sforzi per interventi formativi nel campo dell’inclusione, in particolare con l’attivazione di corsi abilitanti, specializzazioni e master distinti per tipologie di disabilità (autismo, disabilità intellettive, ADHD, disabilità sensoriali ed educazione psicomotoria inclusiva), anche tenuto conto che l’Italia è il Paese che spende di più al mondo per l’integrazione degli alunni con disabilità.

Il tema del reclutamento del personale resta tuttavia di rilevanza cruciale e per questo motivo la Commissione pone con forza l’accento sull’importanza di un’adeguata preparazione di tutti gli insegnanti sulle problematiche della disabilità, in ragione del meccanismo di assegnazione delle risorse professionali, fermo restando che, anche secondo il Governo, occorrono un’ampia condivisione e il reperimento di risorse aggiuntive. Ciò, anche al fine di evitare che abbiano a ripetersi in futuro episodi drammatici come quelli di genitori che sono stati costretti a togliere i propri figli con disabilità da scuola a causa dell’assenza di insegnanti in grado di sostenere il loro percorso educativo e garantire l’effettivo godimento del loro diritto all’istruzione.

Lo scopo della procedura in titolo è dunque quello di avviare un approfondimento su uno degli aspetti vitali della scuola, nella consapevolezza dell’autonomia scolastica, che possa essere utilizzato anche in un contesto più ampio, come ad esempio ai fini dell’istruttoria legislativa del disegno di legge  n. 1260 (sistema integrato di educazione e istruzione 0-6 anni) e delle proposte legislative in materia di autismo.

 

2.      il contributo degli esperti

 

La Commissione ha deciso lo svolgimento di alcune mirate audizioni, onde conoscere l’opinione degli esperti e avanzare possibili soluzioni. Tra questi, sono stati contattati alcuni professori referenti per le disabilità, taluni esperti nella pratica sportiva dei disabili, i rappresentanti della Federazione italiana per il superamento dell’handicap (FISH), della Società italiana di pedagogia speciale (Sipes) e dell’Ente nazionale sordi (ENS), il direttore del Centro per i disturbi pervasivi dello sviluppo dell’ospedale di Cagliari, nonché il dirigente dell’Ufficio VII (disabilità) della Direzione generale per lo studente, l’integrazione, la partecipazione e la comunicazione del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca. I documenti che sono stati depositati hanno arricchito ancor più l’analisi da varie angolazioni, permettendo di far emergere importanti temi di discussione.

Dal punto di vista strettamente medico, le audizioni hanno evidenziato un ripensamento degli studi sui modelli di apprendimento, anche grazie allo sviluppo delle neuroscienze dell’educazione. Negli ultimi dieci anni è emerso altresì un aumento dei disturbi dello spettro autistico, frutto anche di diagnosi più mirate, che tuttavia non sempre risultano appropriate. A tale aumento è conseguentemente corrisposta una crescita degli studenti con disabilità e della richiesta di personale docente per il sostegno, stando ai dati forniti dal Ministero. Parallelamente, dopo l’entrata in vigore della legge n. 170 del 2010, risultano cresciute le certificazioni relative ai casi di disturbi specifici di apprendimento (DSA), per supportare i quali però non occorre il docente di sostegno, essendo assegnata agli insegnanti curricolari la loro “presa in carico” mediante l’attivazione di un percorso individualizzato di studi, con l’adozione di strumenti compensativi e di misure dispensative.

Gli esperti hanno anche sottolineato l’importanza di favorire una corretta comunicazione con gli alunni con disabilità, ad esempio sottoponendoli a numerosi passaggi, o transizioni educative, che possono essere sia di tipo verticale (che avvengono cioè nel tempo) sia di tipo orizzontale (ossia tra ambienti diversi). Per far sì che tali transizioni siano “morbide” e promuovano l’inclusione, occorre tuttavia che tutti gli ambienti dialoghino tra loro, condividendo le informazioni sull’alunno: anche in questo caso, diventa perciò fondamentale la continuità educativa e didattica, soprattutto per i ragazzi con oggettive difficoltà.

Su un piano più propriamente organizzativo, gli esperti hanno rilevato alcuni ostacoli che si frappongono al raggiungimento della continuità, quali l’eccessiva lunghezza dei tempi di nomina e assegnazione degli insegnanti, la scarsa programmazione delle transizioni orizzontali e verticali, la formazione non sempre adeguata dei docenti, il debole dialogo tra scuola, famiglie e servizi sanitari. Con particolare riguardo alle procedure di assegnazione delle risorse professionali (insegnanti di sostegno, assistenti educativi o assistenti alla comunicazione), si registrano poi modalità differenti nelle varie Regioni d’Italia e procedure spesso molto lente. Al fine di consentire una maggiore tempestività, elevando al contempo la tutela rispetto ai dati sensibili, il Dicastero sta tuttavia elaborando un software per la rilevazione dei dati degli alunni con disabilità e con DSA, che dovrebbe rendere il servizio più efficiente, assicurando in tempo reale la registrazione del fabbisogno e, quindi, l’assegnazione delle risorse che attualmente rispondono, come si è detto, a procedure disomogenee e inadeguate. Il Governo ha assicurato che il software è in stato avanzato di realizzazione, essendone già stato approntato un prototipo, che dovrà tuttavia essere reingegnerizzato onde garantire procedure di massima sicurezza, in quanto tratta dati sensibili e super sensibili. Per tali aspetti, il Governo ha riferito di contatti in corso con il Garante per la privacy ed ha preannunciato una bozza di regolamento per il trattamento dei dati a fini istituzionali, già condiviso con le associazioni. La procedura dovrà comunque prevedere una partizione del sistema, in modo da non lasciare traccia dei dati sensibili nell’Anagrafe degli alunni, ma consentire la loro utilizzazione – in forma assolutamente riservata e protetta – ai soli fini dell’assegnazione delle risorse professionali, prevedendo poi la loro distruzione una volta che l’alunno sia uscito dal relativo segmento di istruzione. Il software dovrebbe altresì consentire di registrare le risorse di personale non scolastico assegnate agli allievi con disabilità (assistenti educativi e alla comunicazione) fornendo un quadro preciso sulle tipologie di disabilità presenti nella scuola italiana, così da offrire elementi di riferimento per elaborazioni scientifiche che possano dar senso all’aumento delle certificazioni verificatosi negli ultimi dieci anni, pari ad oltre il 52 per cento secondo dati forniti dal Ministero.

Un altro elemento emerso nel corso delle audizioni, che a sua volta si frappone alla continuità didattica, è che la normativa vigente non prevede la possibilità di vincolare un docente – soprattutto se supplente – sulla medesima cattedra l’anno successivo, perché l’assunzione dei docenti avviene tramite lo scorrimento delle graduatorie (sia per l’immissione in ruolo che per le supplenze). Ad oggi l’unica possibilità per un supplente con incarico annuale di rimanere al suo posto è che quest’ultimo rimanga vuoto nelle operazioni relative ai docenti a tempo indeterminato e non venga scelto da colleghi in posizione migliore in graduatoria. Peraltro, il supplente in questione potrebbe aver intanto maturato il punteggio sufficiente alla sua immissione in ruolo e in tal caso la scuola di titolarità potrebbe non essere la stessa presso la quale ha prestato servizio come supplente. Del resto, anche in caso di docente di ruolo, una norma che configurasse l’obbligo di permanenza su un posto in organico per un periodo prefissato, oltre a essere incompatibile con le esigenze dell’Amministrazione legate all’attribuzione delle cattedre, sarebbe apertamente in contrasto col diritto alla mobilità professionale.

Se si evitasse la discrepanza numerica di posti assegnati, tra organico di diritto e organico di fatto, si potrebbe invece avere continuità anche con gli stessi supplenti, evitando trasferimenti o assegnazioni provvisorie. La Commissione saluta dunque con favore il progressivo innalzamento dei posti dell’organico di diritto annunciato dal Governo, che consentirà di coprire circa il 90 per cento dei posti in organico di fatto. Né va dimenticato che il Ministero, nel triennio 2013-2015, ha previsto 26.684 assunzioni di docenti di sostegno: 4.447 insegnanti sono stati già assunti nel 2013, mentre 13.342 unità saranno immesse in ruolo il 1° settembre 2014 e 8.895 il 1° settembre 2015. A questi, l’Amministrazione ha reso noto che si aggiungono 3.009 posti attualmente vacanti che verranno coperti con assunzioni appena sarà approvato il Piano triennale di assunzioni ora in fase di redazione.

E’ bene sottolineare che tanto le necessità quanto gli ostacoli summenzionati interessano tutti gli alunni, ma hanno un impatto decisivo su quelli che hanno oggettive difficoltà, i quali dovrebbero poter apprendere in contesti normali, in cui si punta all’integrazione. La “rete” da costruire attorno al ragazzo con disabilità prevede dunque una molteplicità di figure che ruotano attorno all’insegnante di sostegno in modo che quest’ultimo non venga lasciato solo. Troppo spesso infatti la solitudine e il malessere degli insegnanti di sostegno si traducono in una “fuga” verso l’insegnamento curriculare, con evidente danno per l’esperienza scolastica degli studenti con disabilità.

Dal punto di vista educativo serve quindi un lavoro di squadra, basato sulla fiducia nell’inclusione da parte di tutti gli operatori, da un lato, e sulla massima competenza professionale, dall’altro. In base alle diverse forme di disabilità, devono quindi essere individuate figure professionali specifiche, tenuto conto che – come si è detto – per alcuni disturbi non è necessario l’insegnante di sostegno ma è sufficiente un assistente educativo o un assistente alla comunicazione. D’altra parte, il Ministero ha riferito di valutare positivamente l’estensione ad altre realtà dell’iniziativa “sportello autismo” di Vicenza, volta creare un modello cooperativo di lavoro tra gli insegnanti, con scambio di buone pratiche e consulenze peer to peer. Gli “sportelli”, che saranno gradualmente aperti anche alle famiglie, rappresentano infatti un ottimo progetto a carattere sperimentale che partirà con l’avvio del nuovo anno scolastico e sarà progressivamente portato in tutti i Centri territoriali di supporto (CTS).

Gli esperti hanno poi evidenziato l’utilità di incentivare la pratica sportiva degli studenti con disabilità, quale ulteriore strumento di integrazione e di scoperta di potenzialità altrimenti non immediatamente percepibili. In proposito, il Governo ha reso noto che in Lombardia è stata completata la sperimentazione di un progetto dell’Amministrazione, che ai primi di ottobre sarà presentato ufficialmente con l’intento di diffonderlo in ogni Regione. Per assicurare il pieno funzionamento di tale sistema, occorre peraltro il pieno e convinto coinvolgimento del dirigente scolastico, che dovrebbe monitorare l’intero percorso educativo e apportare i necessari correttivi.

Per quanto attiene alla formazione dei docenti di sostegno, è stata rilevata una discrasia tra l’impegno didattico richiesto per l’insegnamento nel primo ciclo – pari a 30 crediti formativi universitari (CFU) – e quello richiesto per l’insegnamento nella scuola secondaria, pari a soli 6 CFU. Detto squilibrio impatta ancor più negativamente se si considera che nella scuola secondaria di primo e di secondo grado manca la programmazione settimanale quale strumento di condivisione della progettazione didattica, necessaria proprio per favorire quel dialogo tra educatori che consente la trasmissione delle informazioni sull’alunno. La Commissione registra perciò con estremo favore che il Governo abbia convenuto sull’esigenza di uniformare l’impegno didattico nei percorsi di studio relativi ai due cicli, ancorché sia necessaria una modifica legislativa.

 

3.      gli impegni al governo

Fatte queste premesse, e preso atto positivamente della proficua collaborazione con il Ministero, la Commissione ha ritenuto dunque opportuno impegnare il Governo affinché:

1.      sia garantita una maggiore tempestività nell’assegnazione delle risorse  professionali di supporto agli alunni con disabilità, che tenga conto del fabbisogno di organico e delle effettive esigenze dell’alunno;

2.      sia data sollecita attuazione all’aumento delle assegnazioni dei posti di organico di diritto;

3.      siano tempestivamente realizzate le previsioni sull’organico funzionale di rete, di cui all’articolo 50 del decreto-legge n. 5 del 2012, che consentirebbe una migliore gestione delle risorse umane anche nell’ottica della continuità;

4.      siano adottate tutte le misure utili per favorire la qualità dell’esperienza di apprendimento e dell’inclusione, incentivando lo scambio di informazioni sull’alunno nel passaggio da un ciclo ad un altro;

5.      sia assicurata un’approfondita formazione del personale in relazione alle diverse tipologie di disabilità.

Il 27 maggio, 10 giugno, 8, 9, 23 e 30 luglio la 7a Commissione Senato affronta l’affare “Diverse forme di disabilità presenti nella scuola ed esigenza di assicurare la continuità didattica degli insegnanti di sostegno”

(7a Senato, 23.7.14) La relatrice SERRA (M5S), nel riepilogare la finalità della procedura in titolo, illustra una bozza di risoluzione, pubblicata in allegato, nella quale emergono tanto gli elementi di contesto quanto i contributi offerti dagli esperti auditi in Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti dei Gruppi. Tra i profili di maggiore criticità emersi, richiama indi le difficoltà in termini di tempestiva assegnazione del personale, di precariato e di reclutamento dei docenti di sostegno, che spesso non riescono a seguire gli alunni con disabilità neanche durante l’intero anno scolastico. Si pone pertanto a suo avviso un problema di continuità soprattutto nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria.

Nel riconoscere l’attenzione dedicata dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca a tale problema, pone l’accento sulla posizione espressa dalla Federazione italiana per il superamento dell’handicap (FISH) e dall’Ente nazionale sordi (ENS) circa l’esigenza di una formazione continua e professionalizzante degli insegnanti di sostegno. Rileva però criticamente che neanche nei corsi di laurea di scienze della formazione primaria è previsto uno studio dettagliato delle diverse forme di disabilità e dei conseguenti metodi di intervento. Lamenta perciò che sempre più di frequente l’aggiornamento professionale si deve alla volontà del singolo docente, che non è messo in condizione di formarsi in maniera continuativa.

Sottolinea altresì che qualora l’insegnante non riesca ad instaurare una positiva relazione funzionale con l’alunno con disabilità, occorre un ulteriore approfondimento in corso d’anno circa quella specifica patologia, grazie anche ad una rete informativa e formativa. Segnala infatti l’esigenza di costruire un interscambio tra tutte le strutture interessate, a partire dalla famiglia fino alle scuole ed ai servizi sanitari.

Riepiloga indi gli impegni rivolti al Governo affinché sia anzitutto incrementato il contingente di posti dell’organico di diritto, spesso inferiore rispetto alle necessità dell’organico di fatto, tanto più che ciascuna scuola conosce il fabbisogno di docenti di sostegno.

Dopo aver segnalato l’esigenza di uno scambio di informazioni sul percorso dell’alunno con disabilità specialmente nel passaggio da un ciclo ad un altro, reputa fondamentale assicurare la formazione specifica e continuativa degli insegnanti durante tutto l’anno scolastico. In ultima analisi, invoca l’attuazione dell’organico funzionale di rete, come prevista dall’articolo 50 del decreto-legge n. 5 del 2012, onde consentire una migliore gestione delle risorse.

Il PRESIDENTE invita tutti i Gruppi a far pervenire le proprie proposte di integrazione rispetto al testo illustrato dalla relatrice, il cui esame sarà rinviato alla settimana prossima, anche per consentire un approfondimento da parte del Governo.

Il sottosegretario REGGI concorda con l’esigenza di un maggiore approfondimento, manifestando apprezzamento per i temi trattati nello schema di risoluzione. Reputa infatti essenziale un’ampia condivisione per affrontare profili sostanziali, come appunto la coincidenza tra organico di fatto e organico di diritto, per realizzare la quale occorrono tuttavia risorse aggiuntive. Conviene altresì con la necessità di realizzare l’organico funzionale di rete, tanto più nell’attuale contesto caratterizzato da una grave emergenza educativa.

Ritiene inoltre importante la percezione delle diverse forme di disabilità, a ciascuna delle quali dedicare una specifica attenzione. Afferma peraltro che tutti gli insegnanti devono essere adeguatamente preparati, onde non delegare solo il docente di sostegno alla formazione dello studente con disabilità. Rammenta ad esempio che, in virtù della legge n. 170 del 2010 sui disturbi specifici di apprendimento (DSA), molte patologie sono state escluse dal raggio di azione del sostegno, investendo così tutti i docenti curricolari. Sottolinea dunque che anche sulla disabilità occorre una sensibilità diffusa e una formazione approfondita e assicura che il Governo approfondirà i temi sollevati.

 *****

SCHEMA DI RISOLUZIONE PROPOSTO DALLA RELATRICE

1.     il contesto e gli obiettivi della procedura

La 7a Commissione in più occasioni ha messo in evidenza l’importanza di un’adeguata preparazione degli insegnanti sulle problematiche della disabilità, tenuto conto che nelle scuole si alternano diversi docenti di sostegno i quali purtroppo spesso non riescono a proseguire gli anni successivi con gli stessi alunni, con forte pregiudizio in termini di continuità didattica e metodologica. Ciò compromette anche la realizzazione di un compiuto sistema di integrazione e mortifica il lavoro svolto. La mancanza di una riforma strutturale e sistematica della scuola pubblica, insieme all’approvazione di norme e provvedimenti disorganici,  al di fuori di un contesto unitario, hanno creato un punto di crisi nel patto scuola-famiglie, generando una «doppia fragilità» che ha sempre più riflessi significativi sulle dinamiche ed i disagi degli alunni.

Pur nella consapevolezza che sono stati attivati dal Ministero numerosi percorsi formativi, tra corsi abilitanti, specializzazioni e master distinti per tipologie di disabilità, anche tenuto conto che l’Italia è il Paese che spende di più al mondo per l’integrazione degli alunni con disabilità, risulta assai rilevante il tema del reclutamento del personale, su cui l’Esecutivo dovrebbe intervenire in maniera sollecita. Gli insegnanti sono figure assai vicine alle problematiche dei ragazzi e ciò rende ancor più necessario assicurarne la continuità, quanto meno per i tre anni della scuola dell’infanzia e i cinque anni della scuola primaria.  Si sono infatti registrati casi drammatici in cui alcuni genitori sono stati costretti a togliere i propri figli con disabilità da scuola a causa dell’assenza di insegnanti in grado di sostenere il loro percorso educativo. Occorre dunque superare quanto prima tali disfunzioni per garantire l’effettivo godimento del diritto all’istruzione.

Lo scopo della procedura in titolo è dunque quello di avviare un approfondimento su uno degli aspetti vitali della scuola, nella consapevolezza dell’autonomia scolastica, che possa essere utilizzato anche ai fini dell’istruttoria legislativa del disegno di legge  n. 1260 (sistema integrato di educazione e istruzione 0-6 anni) e delle proposte legislative in materia di autismo.

2.     il contributo degli esperti

La Commissione ha deciso lo svolgimento di alcune mirate audizioni, onde conoscere l’opinione degli esperti e avanzare possibili soluzioni. Tra queste, sono stati contattati alcuni professori referenti per le disabilità, taluni esperti nella pratica sportiva dei disabili, i rappresentanti della Federazione italiana per il superamento dell’handicap (FISH), della Società italiana di pedagogia speciale (Sipes) e dell’Ente nazionale sordi (ENS), il direttore del Centro per i disturbi pervasivi dello sviluppo dell’ospedale di Cagliari, nonché il dirigente dell’Ufficio VII (disabilità) della Direzione generale per lo studente, l’integrazione, la partecipazione e la comunicazione del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca. I documenti che sono stati depositati hanno arricchito ancor più l’analisi da varie angolazioni, permettendo di far emergere importanti temi di discussione.

Dal punto di vista strettamente medico, si assiste oggi ad un ripensamento degli studi sull’educazione e sui modelli di apprendimento, grazie alle neuroscienze dell’educazione, che hanno ad oggetto numerosi disturbi. E’ emerso peraltro un aumento dei disturbi dello spettro autistico negli ultimi dieci anni, frutto anche di diagnosi più mirate, che tuttavia non sempre risultano appropriate. A tale aumento è conseguentemente corrisposta una crescita degli studenti con disabilità e della richiesta di personale docente per il sostegno, stando ai dati forniti dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca. Parallelamente, dopo l’entrata in vigore della legge n. 170 del 2010, risultano aumentate anche le certificazioni relative ai casi di disturbi specifici di apprendimento (DSA), per supportare i quali però non occorre il docente di sostegno, essendo assegnata agli insegnanti curricolari la loro “presa in carico” mediante l’attivazione di un percorso individualizzato di studi, con l’adozione di strumenti compensativi e di misure dispensative.

Un elemento centrale di cui tener conto per favorire una corretta comunicazione con l’alunno è la sottoposizione dei ragazzi a numerosi passaggi, o transizioni educative, che possono essere sia di tipo verticale – cioè avvengono nel tempo – sia di tipo orizzontale – ossia tra ambienti diversi. Per far sì che tali transizioni siano “morbide” e promuovano l’inclusione, occorre anzitutto che tutti gli ambienti dialoghino tra loro, condividendo informazioni sull’alunno: anche in questo caso, diventa perciò fondamentale la continuità educativa e didattica, soprattutto per quei ragazzi con oggettive difficoltà.

Su un piano più propriamente organizzativo, si rilevano alcuni ostacoli che si frappongono al raggiungimento della continuità, quali l’eccessiva lunghezza dei tempi di nomina e assegnazione degli insegnanti, la scarsa programmazione delle transizioni orizzontali e verticali, la formazione non sempre adeguata dei docenti, il debole dialogo tra scuola, famiglie e servizi sanitari. Con particolare riguardo alle procedure di assegnazione di risorse professionali (insegnanti di sostegno, assistenti educativi o assistenti alla comunicazione), si registrano modalità differenti nelle varie Regioni d’Italia e procedure spesso molto lente. Al fine di consentire una maggiore tempestività nella loro assegnazione, elevando la tutela rispetto ai dati sensibili, il Dicastero ha reso noto che è in fase di elaborazione un software per la rilevazione dei dati degli alunni con disabilità e con DSA.

In merito alla continuità didattica, occorre tener presente che la normativa vigente non prevede la possibilità di vincolare un docente – soprattutto se supplente – sulla medesima cattedra l’anno successivo, innanzitutto perché l’assunzione dei docenti avviene tramite lo scorrimento delle graduatorie (sia per l’immissione in ruolo che per le supplenze), con cui si garantisce annualmente la copertura dei posti vacanti. Ad oggi l’unica possibilità per garantire la continuità del supplente con incarico annuale è che il posto rimanga vuoto nelle operazioni dei docenti a tempo indeterminato e non venga scelto da colleghi in posizione migliore in graduatoria. Peraltro, il supplente in questione potrebbe aver intanto maturato il punteggio sufficiente alla sua immissione in ruolo e in tal caso la scuola di titolarità potrebbe non essere la stessa presso la quale ha prestato servizio come supplente. Si vuole ribadire che se si evitasse la discrepanza numerica di posti assegnati, tra organico di diritto e organico di fatto, si potrebbe avere continuità anche con gli stessi supplenti, evitando trasferimenti o assegnazioni provvisorie. Va considerato inoltre che, anche in caso di docente di ruolo, una norma che configurasse obbligo di permanenza su posto in organico per un periodo prefissato, oltre a essere incompatibile con le esigenze dell’Amministrazione legate all’attribuzione delle cattedre, sarebbe apertamente in contrasto col diritto alla mobilità professionale.

E’ bene sottolineare che tanto le necessità quanto gli ostacoli summenzionati interessano tutti gli alunni, ma hanno un impatto decisivo su coloro i quali hanno delle difficoltà, i quali dovrebbero poter apprendere in contesti normali in cui si punta all’integrazione. La “rete” da costruire attorno al ragazzo con disabilità prevede dunque una molteplicità di figure che ruotano attorno all’insegnante di sostegno in modo che quest’ultimo non venga lasciato solo. Troppo spesso infatti la solitudine e il malessere degli insegnanti di sostegno si traducono in una “fuga” verso l’insegnamento curriculare, con evidente danno per l’esperienza scolastica degli studenti con disabilità.

Dal punto di vista educativo serve quindi un lavoro di squadra, basato sulla fiducia nell’inclusione da parte di tutti gli operatori, da un lato, e sulla massima competenza professionale, dall’altro. Va precisato peraltro che in base alle diverse forme di disabilità devono essere individuate figure professionali specifiche, tenuto conto che per alcuni disturbi non è necessario l’insegnante di sostegno ma è sufficiente un assistente educativo o un assistente alla comunicazione. In molti casi risulta peraltro utile incentivare la pratica sportiva di tali studenti, quale ulteriore strumento di integrazione e di scoperta di potenzialità altrimenti non immediatamente percepibili. Per assicurare il pieno funzionamento di tale sistema, occorre anche il coinvolgimento del dirigente scolastico, che dovrebbe monitorare l’intero percorso educativo e apportare i necessari correttivi.

Per quanto attiene alla formazione dei docenti di sostegno, si rileva una discrasia tra l’impegno didattico richiesto per l’insegnamento nel primo ciclo – pari a 30 crediti formativi universitari (CFU) – e quello richiesto per l’insegnamento nella scuola secondaria, pari a 6 CFU. Detto squilibrio impatta ancor più negativamente se si considera che nella scuola secondaria di primo e di secondo grado manca la programmazione settimanale quale strumento di condivisione della progettazione didattica, necessario proprio per favorire quel dialogo tra educatori che consente la trasmissione delle informazioni sull’alunno.

3.     gli impegni al governo

Fatte queste premesse, la Commissione ha ritenuto dunque opportuno impegnare il Governo affinché:

1.     sia garantita una maggiore tempestività nell’assegnazione delle risorse  professionali di supporto agli alunni con disabilità, che tenga conto del fabbisogno di organico e delle effettive esigenze dell’alunno;

2.     sia data sollecita attuazione all’aumento delle assegnazioni dei posti di organico di diritto;

3.     all’organico funzionale di rete, previsto dall’articolo 50 del decreto-legge n. 5 del 2012, che consentirebbe una migliore gestione delle risorse umane anche nell’ottica della continuità;

4.     siano adottate tutte le misure per favorire la qualità dell’esperienza di apprendimento e dell’inclusione, incentivando lo scambio di informazioni sull’alunno nel passaggio da un ciclo ad un altro;

5.     sia assicurata un’approfondita formazione del personale in relazione alle diverse tipologie di disabilità.

 *****

(7a Senato, 27.5.14) Riferisce alla Commissione la relatrice SERRA (M5S), la quale sottolinea l’importanza di un’adeguata preparazione degli insegnanti sulle problematiche della disabilità. Lamenta infatti che nelle scuole si alternano diversi insegnanti di sostegno che purtroppo spesso non riescono a proseguire gli anni successivi con gli stessi alunni, determinando un forte pregiudizio in termini di continuità didattica e metodologica. Ciò pregiudica anche la realizzazione di un compiuto sistema di integrazione e mortifica il lavoro svolto.

Pone dunque l’accento anzitutto sul tema del reclutamento di tale personale, su cui l’Esecutivo dovrebbe a suo giudizio intervenire in maniera sollecita. Nel rilevare come gli insegnanti siano assai vicini alle problematiche dei ragazzi, invoca nuovamente l’esigenza di continuità, da garantire quanto meno per  i tre anni della scuola dell’infanzia e i cinque anni della scuola primaria.

La procedura in esame consente dunque, a suo avviso, di avviare un approfondimento su uno degli aspetti vitali della scuola, nella consapevolezza dell’autonomia scolastica. In proposito, chiede di svolgere alcune audizioni onde conoscere l’opinione degli esperti e avanzare possibili soluzioni.

Lamenta peraltro che alcuni genitori siano costretti a togliere i propri figli con disabilità da scuola a causa dell’assenza di insegnanti in grado di sostenere il loro percorso educativo, sottolineando pertanto la necessità di superare tali disfunzioni. In ultima analisi ritiene che l’approfondimento possa essere utile anche rispetto al disegno di legge  n. 1260 (sistema integrato di educazione e istruzione 0-6 anni) e alle proposte legislative in materia di autismo.

28 luglio DL Cultura al Senato

Il 28 luglio il Senato, con 159 voti favorevoli e 90 contrari, ha approvato definitivamente il ddl di conversione del Decreto-legge 31 maggio 2014, n. 83, recante disposizioni urgenti per la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo della cultura e il rilancio del turismo, sulla cui approvazione il Governo aveva posto la questione di fiducia.

23 luglio Fabbisogni Regioni e otto per mille all’Edilizia scolastica in CdM

Il Consiglio dei Ministri, nel corso della riunione del 23 luglio, esamina tre DPCM recanti:

– Adozione delle note metodologiche e del fabbisogno standard per ciascun Comune e Provincia relativi alle funzioni generali di amministrazione, di gestione e controllo;

– Adozione delle note metodologiche e dei fabbisogni standard per ciascuna Provincia delle Regioni a statuto ordinario relativi alle funzioni di istruzione pubblica ed alle funzioni di gestione del territorio – ESAME PRELIMINARE;

– Adozione delle note metodologiche e dei fabbisogni standard per ciascun Comune delle Regioni a statuto ordinario relativi alle funzioni di istruzione pubblica, nel campo della viabilità, nel campo dei trasporti, di gestione del territorio e dell’ambiente al netto dello smaltimento rifiuti, sul servizio smaltimento rifiuti, nel settore sociale e sul servizio degli asili nido – ESAME PRELIMINARE

In materia di edilizia scolastica il Consiglio approva uno schema di regolamento che aggiunge la tipologia “ristrutturazione, miglioramento, messa in sicurezza, adeguamento antisismico ed efficientamento energetico degli immobili di proprietà pubblica adibiti all’istruzione scolastica” tra i destinatari dell’Otto per mille. 

Tre  decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri per l’adozione delle note metodologiche e dei fabbisogni standard di Comuni e Province

Su proposta del Presidente del Consiglio e del Ministro dell’Economia e delle Finanze, Pietro Carlo Padoan, il Consiglio dei Ministri ha approvato in via definitiva un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri e in via preliminare due schemi di Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri relativi all’attuazione del decreto legislativo n. 216 del 26 novembre 2010, “Disposizioni in materia di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard di Comuni, Città metropolitane e Province” per l’adozione delle note metodologiche relative alla procedura di calcolo e dei fabbisogni standard, per ciascun Comune e Provincia delle Regioni a Statuto ordinario, relativi alle funzioni fondamentali come definite dal medesimo decreto legislativo n. 216 del 2010.

Il decreto legislativo del 2010, a sua volta attuativo della legge n. 42 del 2009 sul federalismo fiscale, mira al definitivo superamento del criterio della spesa storica di Comuni e Province, sostituendolo con il criterio del fabbisogno standard.

L’approvazione dei tre provvedimenti si inserisce all’interno di un complessivo processo volto a garantire una migliore allocazione delle risorse pubbliche, maggiore trasparenza del flusso dei trasferimenti, più equità nella redistribuzione delle risorse e maggiore efficienza nella gestione della spesa pubblica, in modo da promuovere un progressivo miglioramento della quantità e dell’efficienza dei servizi resi ai cittadini.

Il decreto legislativo n. 216 del 2010 prevede che l’adozione delle note metodologiche relative alla procedura di calcolo e dei fabbisogni standard avvenga con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, sentita la Conferenza Stato-città e autonomie locali, e previa acquisizione dei pareri delle competenti Commissioni parlamentari.

Le note metodologiche, a loro volta approvate dalla Commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo, sono volte ad illustrare il procedimento seguito per la determinazione dei relativi fabbisogni. Tale procedimento si è sviluppato, essenzialmente, in cinque fasi:

identificazione delle informazioni e dei dati di natura strutturale e contabile, acquisiti sia da banche-dati ufficiali, sia tramite rilevazione diretta con appositi questionari somministrati a Province, Comuni ed Unioni di Comuni;individuazione dei modelli organizzativi e dei livelli quantitativi delle prestazioni, determinati sulla base di un sistema di indicatori in relazione a ciascuna funzione fondamentale e ai relativi servizi;analisi dei costi finalizzata all’individuazione di quelli più significativi e alla determinazione degli intervalli di normalità;individuazione di un modello di stima dei fabbisogni standard sulla base di criteri di rappresentatività attraverso la sperimentazione di diverse tecniche statistiche;definizione di un sistema di indicatori per valutare l’adeguatezza dei servizi e consentire agli Enti locali di migliorarli.

Amministrazione, gestione e controllo – approvazione definitiva

Il Consiglio dei Ministri ha, quindi, approvato, in via definitiva, il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri per l’adozione delle note metodologiche e del fabbisogno standard per ciascun Comune e Provincia delle Regioni a statuto ordinario relativi alle funzioni generali di amministrazione, di gestione e controllo.

Lo schema di decreto era stato già approvato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri nella seduta 18 aprile 2013 e, successivamente, sottoposto all’esame Conferenza Stato-città e autonomie locali nonché delle competenti Commissioni parlamentari per l’acquisizione dei relativi pareri.

Nel merito del provvedimento, la funzione generale di amministrazione, di gestione e di controllo è stata distinta, per i Comuni, in quattro “macro servizi”, attinenti ai servizi di gestione delle entrate tributarie e servizi fiscali, ai servizi di ufficio tecnico, ai servizi di anagrafe, stato civile, elettorale, leva e servizio statistico ed, infine, ad altri servizi generali; i singoli coefficienti di riparto relativi ai predetti macro servizi sono stati utilizzati per la costruzione di un unico coefficiente di riparto aggregato relativamente alla funzione nel suo insieme. Per le province, invece, la nota metodologica ed il fabbisogno standard sono stati elaborati con riferimento alla funzione generale di amministrazione, di gestione e di controllo, considerata nel suo insieme.

Istruzione pubblica, gestione del territorio, viabilità, rifiuti – approvazione preliminare

Il Consiglio dei Ministri ha, altresì, approvato, in via preliminare, lo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri per l’adozione delle note metodologiche e dei fabbisogni standard per ciascuna Provincia delle Regioni a statuto ordinario relativi alle funzioni di istruzione pubblica ed alle funzioni di gestione del territorio.

Inoltre, ha approvato, sempre in via preliminare, lo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri per l’adozione delle note metodologiche e dei fabbisogni standard per ciascun Comune delle Regioni a statuto ordinario relativi alle funzioni di istruzione pubblica, nel campo della viabilità, nel campo dei trasporti, di gestione del territorio e dell’ambiente al netto dello smaltimento rifiuti, sul servizio smaltimento rifiuti, nel settore sociale e sul servizio degli asili nido.

Nel merito del provvedimento, le relative note metodologiche ed i fabbisogni standard si riferiscono alle funzioni fondamentali dei Comuni, come individuate dal decreto legislativo n. 216 del 2010, relative alle funzioni di istruzione pubblica, a quelle nel campo della viabilità e dei trasporti, alle funzioni riguardanti la gestione del territorio e dell’ambiente ed, infine, alle funzioni nel settore sociale.

Con l’approvazione preliminare di tali provvedimenti, si avvia, pertanto, l’iter per l’adozione delle note metodologiche, già approvate dalla Commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo, rispettivamente, nelle sedute del 2 luglio e 23 dicembre 2013, e dei fabbisogni standard per ciascun Comune e Provincia in ordine alle menzionate funzioni di rispettiva competenza.

I due schemi di decreto verranno, quindi, sottoposti all’esame della Conferenza Stato – città e autonomie locali ed alle Commissioni parlamentari competenti, secondo quanto prescritto dall’articolo 6 del decreto legislativo n. 216 del 2010.

OTTO PER MILLE 
Otto per mille anche per le ristrutturazioni scolastiche – Decreto presidenziale

Su proposta del Presidente del Consiglio è stato approvato uno schema di regolamento che modifica ed integra il decreto del Presidente della Repubblica 10 marzo 1998 n.76, che specifica criteri e procedure per l’utilizzazione della quota dell’otto per mille dell’Irpef devoluta alla diretta gestione statale.

Con queste modifiche il Governo si adegua a quanto previsto dalla legge di stabilità per il 2014 che, all’articolo 1, comma 206, ha innovato la disciplina della destinazione della quota dell’otto per mille dell’Irpef a gestione statale prevedendo l’aggiunta alle quattro tipologie ivi previste “fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali” una quinta tipologia costituita da “ristrutturazione, miglioramento, messa in sicurezza, adeguamento antisismico ed efficientamento energetico degli immobili di proprietà pubblica adibiti all’istruzione scolastica”. Con questo regolamento quindi viene assicurata una nuova categoria di destinatari del beneficio. Lo schema di regolamento verrà trasmesso al Consiglio di Stato ed alle Commissioni parlamentari di merito per i pareri prescritti.

16 luglio Interrogazione del Ministro alla Camera

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (Camera, 16.7.14)

Intendimenti in merito alla riforma della professionalità del docente, anche alla luce di recenti dichiarazioni di esponenti del Governo sull’orario di lavoro nelle scuole – n. 3-00950

ELENA CENTEMERO. Presidente, ci rivolgiamo alla signora Ministra in relazione a ciò che il Governo ha affermato all’inizio del suo insediamento, quando ha detto di voler rivoluzionare la scuola, ponendo al centro della stessa la valorizzazione dei docenti, che si è tradotto, pochi giorni fa, in un’intervista su un quotidiano nazionale in cui il sottosegretario Reggi ha posto come rivoluzione l’aumento dell’orario di servizio, di lavoro, dei docenti a 36 ore (da 18 e 24), l’apertura delle scuole dalle 7 alle 22, undici mesi su dodici. Questo, ovviamente e auspicabilmente, con un aumento di stipendio non quantificabile allo stato attuale, perché il contratto collettivo nazionale di lavoro è ancora quello del 2006-2009, ed è bloccato, allo stato attuale. E all’interno di questo contratto, all’articolo 29, ci sono le attività funzionali all’insegnamento, che sono quelle che vengono indicate dal sottosegretario, ma non si capisce come si possa realizzare questo cambiamento senza neanche confrontarsi con quella che è la realtà all’interno dell’Unione europea.
Per questo chiedo alla signora Ministra come e in che termini il Ministero intenda attivarsi per la riforma complessiva della professionalità del docente.

PRESIDENTE. La Ministra dell’istruzione, dell’università e della ricerca, Giannini, ha facoltà di rispondere.

STEFANIA GIANNINI, Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca.
Signor Presidente, ha molto ben colto la questione, l’onorevole Centemero, ricordando che questo Governo mette e ha messo la scuola, fin dall’inizio, al centro della propria agenda politica, a partire da una valorizzazione di chi nella scuola opera ogni giorno (chi insegna, chi studia) e quindi tutto il bisogno di riprogettare un modello educativo che sia adeguato alla società, che dia sostanzialmente quello sviluppo qualitativo, quindi lo sviluppo economico ma anche lo sviluppo umano, sociale, e quella crescita economica di cui la scuola è una delle leve fondamentali.
Per questa ragione, all’interno del Ministero che ho l’onore di presiedere, si è lavorato immediatamente per cercare di affiancare all’inesorabile ed inevitabile attività emergenziale che il mondo della scuola, tra gli altri, ci presenta ogni giorno, una visione strategica e una visione di programmazione.
Quindi, ad oggi, io credo che vi siano alcune emergenze, che ho premura di ricordare in questo momento e che questo Governo sta cercando di affrontare per le vie che saranno possibili nei tempi più brevi, come quella della « quota 96 », della possibilità quindi di mandare finalmente in pensione questi 4 mila insegnanti che lo chiedono e che sono stati vittime, come in altri settori, di un errore di Governi precedenti, il che risolverebbe un problema vecchio, permettendo di immettere 4 mila giovani nel mondo della scuola.
Ecco, oltre a queste urgenze sulle questioni del reclutamento e della valorizzazione della professionalità dei docenti, dell’autonomia e della governance delle scuole da rivisitare, delle competenze che vogliamo che la scuola trasmetta ai nostri ragazzi e quindi di un modello educativo, come dicevo prima, che va ripensato, su tutto questo si è aperta un’ampia riflessione che è interna al Ministero e su cui consegneremo al Presidente del Consiglio un documento articolato nei prossimi giorni, avendo già avuto occasione di offrirgli una sintesi su questi spunti, e che sarà il contributo del Ministero ad un ampio dibattito necessario per il mondo della scuola, come per tutti i settori vitali, per poter avviare questa programmazione di tipo riformista.
Credo sia assolutamente importante che si lavori, per esempio, all’organico di diritto, al superamento della dicotomia tra organico di diritto e organico di fatto, a costituire finalmente gli organici dell’autonomia, a incentivare la formazione in servizio e a prevedere la formazione nella carriera degli insegnanti: insomma tutti temi a lei, onorevole Centemero, credo ben noti e credo anche molto cari.
Per quanto riguarda la misurazione dell’orario di lavoro e anche dell’apertura comunque in termini così precisi di orario scolastico, essa non è stata finora uno dei punti di discussione, se non nell’ambito di un dibattito pubblico legittimamente legato anche alle interpretazioni giornalistiche, e non intende esserlo nei prossimi mesi all’interno di questa più ampia discussione che stiamo attivando.

PRESIDENTE. L’onorevole Centemero, cofirmataria dell’interrogazione, ha facoltà di replicare.

ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, innanzitutto ringrazio la signora Ministra per essersi soffermata sull’orario di insegnamento dei docenti e sulla necessità che l’orario di insegnamento e l’orario di servizio siano sottoposti ad un’ampia riflessione con le parti in causa ma anche con il Paese.
Io parlo da insegnante, da dirigente scolastico, non parlo da sindaco come il sottosegretario Reggi, quindi ho a cuore la qualità della formazione dei nostri studenti, la qualità dell’offerta formativa.
Credo che questi obiettivi vadano perseguiti attraverso interventi concreti, norme precise, interventi anche non normativi, ma comunque linee d’indirizzo del Ministero e non attraverso le pagine dei giornali, perché questo può creare un dibattito certo ma anche parecchio sconcerto in chi opera all’interno del mondo della scuola.
Anche noi abbiamo presentato in questi giorni – e vorremmo contribuire al dibattito pubblico perché la scuola è di tutti – un patto per la scuola che ci trova concordi su alcuni dei punti che lei ha enunciato.
Innanzitutto, il tema dell’autonomia, con la riforma della governance e del fondo per l’autonomia scolastica; poi, accanto a questo, la parità scolastica e, insieme a questo, il costo standard, che credo sia uno dei punti fondamentali. Ma per valorizzare i docenti io credo che gli interventi normativi precisi, preceduti da un dibattito pubblico, debbano incentrarsi sulla valorizzazione dei docenti attraverso uno status giuridico anche confrontato con quello europeo, attraverso una carriera, attraverso una valutazione e attraverso una formazione. La formazione appartiene all’università ma il reclutamento, la selezione appartiene al Ministero dell’istruzione, appartiene alle scuole, quindi noi dobbiamo mandare in classe solo chi sa insegnare, anche con periodi, non solo piccoli tirocini, ma un anno intero di formazione all’interno delle scuole in cui si veda veramente chi sa insegnare; e solo queste persone possono fare un concorso, solo queste persone possono entrare nella scuola.

10 luglio Riforma Terzo settore e Riordino PA in CdM

Il Consiglio dei Ministri, nel corso della riunione del 10 luglio, approva due disegni di legge delega
– per la riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del Servizio civile universale;
– per la riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche.

Delega al Governo per la riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del Servizio civile universale – disegno di legge
Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente e del Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, ha approvato un disegno di legge delega per la riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del Servizio civile universale.
Il testo del disegno di legge attribuisce al Governo la delega ad adottare, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge di delega, uno o più decreti legislativi recanti il riordino e la revisione organica della disciplina degli enti privati del Terzo settore e delle attività che promuovono e realizzano finalità solidaristiche e di interesse generale, anche attraverso la produzione e lo scambio di beni e servizi di utilità sociale in attuazione del principio di sussidiarietà, al fine di sostenere la libera iniziativa dei cittadini associati per perseguire il bene comune, elevare i livelli di cittadinanza attiva, coesione e protezione civile, favorendo la partecipazione, l’inclusione e il pieno sviluppo della persona e valorizzando al contempo il potenziale di crescita ed occupazione del settore. 
Nello specifico, i decreti attuativi dovranno disciplinare la costituzione, le forme organizzative e di amministrazione e le funzioni degli enti privati che, con finalità ideale e senza scopo di lucro, promuovono e realizzano attività d’interesse generale, di valorizzazione della partecipazione e di solidarietà sociale, ovvero producono o scambiano beni o servizi di utilità sociale, anche attraverso forme di mutualità con fini di coesione sociale.
Di seguito i principi e criteri direttivi generali. I decreti legislativi dovranno:

riconoscere e garantire il più ampio esercizio del diritto di associazione e il valore delle formazioni sociali liberamente costituite quale strumento di promozione e di attuazione dei principi di partecipazione, solidarietà, sussidiarietà e pluralismo.riconoscere e favorire l’iniziativa economica privata, svolta senza finalità lucrative, diretta a realizzare in via principale la produzione o lo scambio di beni o servizi di utilità sociale o d’interesse generale;individuare le finalità non lucrative e le attività solidaristiche e di interesse generale che caratterizzano gli enti del Terzo settore;riorganizzare e semplificare il procedimento per il riconoscimento della personalità giuridica;definire forme e modalità di organizzazione e amministrazione degli enti ispirate ai principi di democrazia, uguaglianza, pari opportunità, partecipazione degli associati e dei lavoratori e trasparenza, nonché ai princìpi di efficienza, di correttezza e di economicità della gestione degli enti;  prevedere il divieto di distribuzione, anche in forma indiretta, degli utili e del patrimonio dell’ente, anche in caso di scioglimento del vincolo associativo e di estinzione;definire criteri e vincoli di strumentalità dell’attività d’impresa rispetto alla realizzazione degli scopi istituzionali e introdurre un regime di contabilità separata finalizzato a distinguere la gestione istituzionale da quella imprenditoriale;individuare specifiche modalità di verifica e controllo dell’attività svolta;disciplinare le modalità e i criteri dell’attività volontaria degli aderenti, nonché i limiti e gli obblighi di pubblicità relativi agli emolumenti e ai compensi;riorganizzare il sistema di registrazione degli enti attraverso la previsione di un registro unico del Terzo settore;

Per quanto riguarda l’Attività di volontariato e di promozione sociale i decreti legislativi dovranno  prevedere:

armonizzazione delle diverse discipline vigenti in materia;promozione della cultura del volontariato tra i giovani e valorizzazione delle reti associative di secondo livello e delle diverse esperienze di volontariato;revisione e promozione del sistema dei Centri di servizio per il volontariato e riordino delle modalità di riconoscimento e di controllo degli stessi; revisione e razionalizzazione del sistema degli Osservatori nazionali.

Per quanto riguarda l’impresa sociale i decreti legislativi dovranno prevedere:
revisione dell’attuale disciplina dell’attribuzione facoltativa della qualifica di impresa sociale;qualificazione dell’impresa sociale quale impresa privata a finalità d’interesse generale avente come proprio obiettivo primario il raggiungimento di impatti sociali positivi misurabili, realizzati mediante la produzione o lo scambio di beni o servizi di utilità sociale, anche attraverso l’adozione di modelli di gestione responsabili  e idonei ad assicurare il più ampio  coinvolgimento dei dipendenti, degli utenti;ampliamento dei settori di attività di utilità sociale e individuazione dei limiti di compatibilità con lo svolgimento di attività commerciali diverse da quelle di utilità sociale;previsione di forme di remunerazione del capitale sociale e di ripartizione di utili nel rispetto di condizioni e limiti prefissati;razionalizzazione delle categorie di lavoratori svantaggiati tenendo conto delle nuove forme di esclusione sociale;disciplina delle modalità di attribuzione della qualifica di impresa sociale alle cooperative  sociali e ai loro consorzi;possibilità per le imprese private con finalità lucrative e per le amministrazioni pubbliche di assumere cariche sociali negli organi di amministrazione delle imprese sociali,  salvo il divieto di assumerne la direzione e il controllo;coordinamento della disciplina dell’impresa sociale con il regime delle attività d’impresa svolte dalle organizzazioni non lucrative di utilità sociale.

Per quanto riguarda il Servizio civile universale il disegno di legge delega prevede che i decreti legislativi vadano nella direzione di:

istituire un servizio civile universale finalizzato alla difesa non armata attraverso modalità rivolte a promuovere attività di solidarietà, inclusione sociale, cittadinanza attiva, tutela e valorizzazione del patrimonio culturale, paesaggistico e ambientale della nazione, sviluppo della cultura dell’innovazione e della legalità nonché a realizzare una effettiva cittadinanza europea e a favorire la pace tra i popoli;prevedere un meccanismo di programmazione, di norma triennale, dei contingenti di giovani di età compresa tra 18 e 28 anni, anche cittadini dell’Unione europea e soggetti ad essi equiparati ovvero stranieri regolarmente soggiornanti o partecipanti ad un programma di volontariato, che possono essere ammessi al servizio civile universale e di procedure di selezione ed avvio dei giovani improntate a principi di semplificazione, trasparenza e non discriminazione;definire lo status giuridico dei giovani ammessi al servizio civile universale, prevedendo l’instaurazione di uno specifico rapporto di servizio civile non assimilabile al rapporto di lavoro;coinvolgere gli enti territoriali e gli enti pubblici e privati senza scopo di lucro;prevedere criteri e modalità di accreditamento degli enti di servizio civile universale;prevedere un limite di durata del servizio civile universale che contemperi le finalità del servizio con le esigenze di vita e di lavoro dei giovani coinvolti e della possibilità che il servizio sia prestato, in parte, in uno dei paesi dell’Unione europea, nonché, per iniziative riconducibili alla promozione della pace e alla cooperazione allo sviluppo, anche nei paesi al di fuori dell’Unione europea;riconoscere e valorizzare le competenze acquisite durante l’espletamento del servizio civile universale in funzione del loro utilizzo nei percorsi di istruzione e in ambito lavorativo.

Infine sono previste norme che disciplinino le misure agevolative e di sostegno economico in favore degli enti del Terzo settore. In tal senso i decreti legislativo dovranno:

introdurre un regime di tassazione agevolativo che tenga conto delle finalità solidaristiche e di utilità sociale dell’ente;razionalizzare e semplificare il regime di deducibilità e detraibilità dal reddito delle persone fisiche e giuridiche delle erogazioni liberali, in denaro e in natura,  disposte in favore degli enti del Terzo settore;rivedere e stabilizzare l’istituto della destinazione del 5 per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche in base alle scelte espresse dai contribuenti in favore degli enti del Terzo settore. E’ prevista l’introduzione di obblighi di pubblicità delle risorse ad essi destinati.prevedere per le imprese sociali: la possibilità di accedere a forme di raccolta di capitali di rischio tramite portali on line, in analogia a quanto previsto per le start-up innovative; misure fiscali agevolative, volte anche a favorire gli investimenti di capitale; l’istituzione di un apposito fondo rotativo destinato a finanziare a condizioni agevolate gli investimenti in beni strumentali materiali e immateriali;promuovere l’assegnazione in loro favore degli immobili pubblici inutilizzati, nonché, tenuto conto della disciplina in materia, dei beni immobili e mobili confiscati alla criminalità organizzata, secondo criteri di semplificazione e di economicità, anche al fine di valorizzare in modo adeguato i beni culturali e ambientali.

*****

Delega al Governo per la riorganizzazione delle Amministrazioni pubbliche  – disegno di legge
Il Consiglio dei Ministri ha approvato in via definitiva, su proposta del Presidente, Matteo Renzi, un disegno di legge recante “delega al Governo per la riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche”, contenente deleghe legislative da esercitare in gran parte nei dodici mesi successivi all’approvazione della legge. Le materie del provvedimento sono quelle oggetto della consultazione pubblica, cui hanno partecipato oltre 40mila persone.

Accelerazione e semplificazione nei servizi per i cittadini e le imprese 
Al fine di conciliare i tempi di vita, famiglia e lavoro, riducendo la necessità dell’accesso fisico alle sedi degli uffici pubblici, il Governo è delegato ad adottare uno o più decreti legislativi aventi a oggetto le modalità di erogazione dei servizi ai cittadini, in modo da assicurare la totale accessibilità on linealle informazioni e ai documenti in possesso delle amministrazioni pubbliche, ai pagamenti nei loro confronti, nonché all’erogazione dei servizi, con invio dei documenti al domicilio fisico ove la natura degli stessi non consenta l’invio in modalità telematiche.
I decreti nello specifico si occuperanno di:
superamento dell’uso della carta nel normale funzionamento delle amministrazioni, assicurando la trasmissione dei dati e, ove necessario trasmettere documenti, assicurandone la trasmissione in forma telematica;ridefinizione del processo decisionale, anche con riferimento alle forme di partecipazione degli interessati, in relazione all’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e all’applicazione del sistema pubblico dell’identità digitale;previsione dell’aggiornamento continuo, anche previa delegificazione o deregolamentazione, delle modalità di erogazione dei servizi e di svolgimento dei processi decisionali, sulla base delle tecnologie disponibili e del grado di diffusione delle stesse presso gli utenti e di soddisfazione degli stessi;uso di software con standard aperti e non dipendenti da specifiche tecnologie proprietarie;ricorso alla cooperazione applicativa e all’interoperabilità dei sistemi informativi, individuando, per ogni procedimento amministrativo, le forme di interazione dei soggetti interessati con il sistema informativo (Application Program Interfaces – API);obbligo di adeguamento dell’organizzazione di ciascuna amministrazione ai principi di unicità dei punti di contatto con i cittadini e le imprese, con particolare riferimento agli sportelli unici delle attività produttive e agli sportelli unici dell’edilizia, nonché alle previsioni dell’articolo 6 della legge 11 novembre 2011, n. 180;anche al fine di contenere i costi connessi alla proprietà e alla circolazione dei veicoli e realizzare significativi risparmi di spesa per l’utenza, introduzione di unico documento contenente i dati di proprietà e di circolazione dei veicoli a motore e dei loro rimorchi, da perseguire attraverso il collegamento e l’interoperabilità dei dati detenuti dalle diverse strutture, riorganizzando, mediante eventuale accorpamento, le funzioni svolte dagli uffici del pubblico registro automobilistico dell’Automobile Club d’Italia e dal Dipartimento della motorizzazione civile del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
 
Personale e Riforma della dirigenza pubblica
Si delega il Governo a riformare la dirigenza pubblica. I principi indicati per il legislatore delegato riguardano:

la dimensione della dirigenza;l’inquadramento dei dirigenti: l’istituzione di un ruolo unico; introduzione di ruoli unificati anche per la dirigenza delle amministrazioni non statali, con possibilità di scambio tra dirigenti appartenenti a ruoli diversi; omogeneizzazione delle retribuzioni;l’accesso alla dirigenza per concorso e per corso-concorso;il conferimento degli incarichi dirigenziali: mediante procedura con avviso pubblico, sulla base di requisiti e criteri definiti dall’amministrazione e approvazione, preventiva o successiva, da parte di una specifica Commissione; la durata degli incarichi dirigenziali;i dirigenti privi di incarico: collocamento in disponibilità, con successivo licenziamento dopo un periodo definito;la valutazione dei risultati e la responsabilità dei dirigenti;la dirigenza delle regioni e degli enti locali. 

 

Riordino della conferenza dei servizi

Saranno ridefiniti i casi di convocazione obbligatoria della conferenza di servizi, con riduzione delle relative ipotesi;ridotti i termini di conclusione del procedimento e ridefiniti i meccanismi decisionali;semplificati i lavori della conferenza di servizi, anche attraverso l’utilizzo di strumenti informatici e differenziate le modalità di svolgimento dei lavori della stessa, in base alla complessità dei procedimenti.

Revisione e semplificazione delle disposizioni in materia di anticorruzione, pubblicità e trasparenza

Il Governo adotterà decreti legislativi integrativi della disciplina relativa alla inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati in controllo pubblico e alla trasparenza delle pubbliche amministrazioni.