214 IDEA DI SCUOLA di Umberto Tenuta
CANTO 214 Quale scuola assolve alla sua essenziale funzione di secondo grembo per la nascita di uomini?
È presto detto!
Deve essere un grembo.
Senza le celle del carcere.
Senza le panche a una dozzina di posti.
Senza i messali con i segnalibri per i giorni, le settimane, i mesi.
Senza i quadri geografici alle pareti.
Senza schermi ardesici, o limmei, come qualcuno per motivi suoi ha voluto.
Invece:
Tavoli da pizza a quattro posti.
Noccioline per contare.
Cannucce colorate per costruire poligoni e poliedri.
Le Fiabe di Perrault e il Pinochietto colorato sui tavoli.
Il Flauto dolce nei cassetti.
Le argille colorate nei sacchetti.
Le tempere nei boccali e le tavolozze sui treppiedi.
Il sistema planetario tridimensionale.
I Tablet nella grandi tasche dei variopinti pinocchietti.
E le Maestre?
Care amiche grandicelle e belle.
Affettuose Amiche sempre appassionate che a tutti, sì, proprio a tutti, i loro grandi amori alle historiae patriae, alle bestie selvatiche ed alle foreste amazzoniche contagiano irrimediabilmente.
Niente lagnose lezioni, niente noiose esposizioni, niente nimiche relazioni, niente paurose interrogazioni!
Studentesse e Studenti sono innamorati, innamorati che al mattino si svegliano e per la fretta vanno a scuola senza fare colazione.
Entrano prima che appassionato suoni il flicorno del Professor Messano e senza perder tempo impiegano la mano a far di conto ed a suonare il piano.
Sui tavoli ci son le pizze e tutti son bravi a tagliarle in terzetti ed in quartetti, in cinquine ed in decine.
E se cinquine ne mangiano quattro, di decine ne bastano due.
Oh come sbadiglian le maestrine, i bambini e le bambine tutto fanno senza affanno!
Giocano, ricercano, studiano, imparano, e a vista crescono in virtute e canoscenza.
Il cuore innamorano, i piedi formano, le mani abilitano, la testa impiegano.
Nulla ripetono ma tutto ritengono, per oggi e per domani.
All’occorrenza sanno che cosa e dove ricercare nei loro piccoli tablet che ai libri della poesia e della narrativa di tutti i tempi e di tutti i paesi della superficie terrestre innamorano.
Ed attraverso questo impegno personale e cooperativo crescono in virtute e canoscenza, come dice il loro amato Poeta.
Quali virtù e quali conoscenze?
Homo sum; nihil a me alienum puto, questo è il latino che tutti hanno imparato per benino.
Ma la cosa più bella di questa scuola or ve la dico.
Ogni giorno i giovani nei portoni delle scuole entrano cantando e ne escono piangendo.
E pensando alla domenica senza lezioni e senza ripetizioni, l’uscita dalla scuola è un piagnisteo!
Signori Accademici, lasciate le vostre interessate disquisizioni che nei polverosi scaffali delle vostre obsolete cattedre ormai hanno dimora!
Lasciate che nelle aule festose le giovanette ed i giovinetti cantino l’inno dell’amore.
Amor di scuola
Amor di gioventù
Amore della mia vita
Non ti lascerò mai più!
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