Summit internazionale su tecnologie per disabili

Press-IN anno VII / n. 2185

Il Messaggero del 04-10-2015

Summit internazionale su tecnologie per disabili

PERUGIA. Con l’obiettivo di creare dispositivi di supporto a persone con disabilità, in primo luogo negli ambienti lavorativi, è nato il progetto Vocational education and training for disabled people’ (Vet4d). Ad ospitare il terzo meeting transnazionale, l’Istituto tecnico tecnologico statale Alessandro Volta di Perugia, che dal 30 settembre al 2 ottobre, è stato sede dei lavori tra i rappresentanti dei soggetti coinvolti, tra cui la stessa scuola di Piscille. Vet4d nasce, infatti, dalla cooperazione di otto istituti tecnici superiori e due enti che operano per l’inserimento di persone con disabilità nel mondo del lavoro, di nove paesi dell’Unione Europea, Italia, Germania, Irlanda, Svezia, Belgio, Spagna, Repubblica Ceca, Finlandia e Austria. Si tratta di un partenariato europeo finanziato nell’ambito del nuovo programma comunitario ‘Erasmus plus’, che mira a essere una nuova frontiera per la cooperazione tra istruzione tecnica professionale e soggetti dedicati all’inserimento delle persone con disabilità nel mondo del lavoro. «ALa metodologia di lavoro parte dal contatto con le realtà presenti nei territori – spiega Patrizia Roma, docente dell’Itts Volta e referente del progetto – per un rilevamento dei bisogni da cui procedere, poi, con lo studio di soluzioni progettuali. Sotto la guida degli insegnanti, gli studenti lavorano alle complesse fasi di ideazione e realizzazione dei dispositivi di supporto, spiegandone il funzionamento negli ambienti ai quali sono destinati e sviluppando competenze professionali e sensibilità nei confronti delle problematiche dei disabili». «Il progetto, inoltre – prosegue Roma –, mira alla creazione di linee guida per estendere l’esperienza ad altre scuole o enti europei al fine di sperimentare questa metodologia di lavoro e collaborazione». «I ragazzi hanno creato dei dispostivi tecnici – ha aggiunto Robert Böhm, coordinatore del progetto e insegnante di uno dei due istituti tedeschi coinvolti – per aiutare persone con disabilità a svolgere operazioni che altrimenti sarebbero complesse. Ad esempio, hanno messo a punto un dispositivo che permette di avvitare le viti nelle placche di alluminio». Nella realizzazione di alcuni prodotti, gli studenti operano insieme ai loro partner europei, sviluppando l’abilità di lavorare in una squadra multinazionale. Il progetto si concluderà ad agosto 2016.

PREVENIRE LE OCCUPAZIONI

PREVENIRE LE OCCUPAZIONI:
PARTECIPAZIONE E NORME AD HOC NEL REGOLAMENTO D’ISTITUTO

 

Una scuola che abbia davvero a cuore la crescita civile e culturale dei ragazzi non può certo avallare o minimizzare comportamenti come le occupazioni, che ne impediscono il funzionamento e ne danneggiano la credibilità. D’altra parte, la scuola può legittimamente diventare il luogo dove gli allievi possono progettare e organizzare momenti di approfondimento e di discussione su temi di loro interesse. In altre parole, una prevenzione efficace delle occupazioni, come dimostrano alcune esperienze, dovrebbe avere due cardini: la disponibilità a soddisfare le esigenze di autoespressione e di partecipazione degli studenti; la presenza nel regolamento d’istituto di norme ad hoc che indichino con chiarezza limiti e valori da rispettare.

La partecipazione studentesca deve basarsi su progetti concordati tra la scuola e gli studenti, qualcosa di strutturato e di previsto fin dall’inizio dell’anno. Può trattarsi di tre o quattro giornate di “didattica flessibile”, sperimentate con successo a Roma, con iniziative di carattere culturale o orientativo, meglio se distribuite nel corso dell’anno; di spazi programmati di discussione, anche nel corso delle assemblee mensili previste; e altro ancora. Bisogna evitare, invece, di concedere, sotto la minaccia dell’occupazione, le cosiddette autogestioni, sia per una questione di principio, sia perché improvvisate e quindi generalmente inconcludenti.

Si dovrebbero prevedere anche occasioni di dialogo preventivo con i genitori, in cui evidenziare i danni sostanziali che derivano dalle occupazioni: spreco di soldi pubblici proprio mentre si rivendicano maggiori finanziamenti per la scuola, percentuali dell’anno scolastico andate perse, quindi conoscenze e competenze non acquisite.

Quanto alle regole da includere nei regolamenti di istituto per scoraggiare le occupazioni, dovrebbero riguardare comportamenti come la permanenza non autorizzata nell’edificio scolastico, l’ingresso nella scuola forzando porte e finestre, l’impedire l’ingresso al personale della scuola, il danneggiamento di ambienti e attrezzature, l’interruzione delle lezioni. Devono essere inoltre esplicitati i compiti dei docenti in caso di occupazione. Va infine chiarito che la valutazione finale del comportamento deve essere fatta in base a tutti e due i quadrimestri e che quindi un’insufficienza nel primo quadrimestre non rimarrà ininfluente.

Sarà naturalmente compito delle singole scuole stabilire le relative sanzioni (anche a scanso di ricorsi). È importante, però, che siano adeguate alla gravità dei comportamenti, perché altrimenti la scuola darebbe ai ragazzi un messaggio educativo debole e contradditorio. Con queste regole, gli studenti potranno essere sanzionati non genericamente per “occupazione”, ma per una pluralità di comportamenti di indiscutibile gravità, che però sono spesso assenti nei regolamenti di istituto.

 

Proposte di integrazione ai regolamenti di istituto

 

È utile una premessa al Regolamento che sottolinei la responsabilità della scuola come istituzione al servizio della collettività. Per esempio:

Le regole di comportamento indicate in questo regolamento servono a garantire il rispetto reciproco, la cura per l’ambiente scolastico e la serenità necessaria alle attività didattiche. Solo a queste condizioni la scuola può assolvere il compito di trasmettere alle nuove generazioni il patrimonio culturale che ci accomuna. Questo compito le è stato affidato dalla collettività, che lo sostiene con i soldi dei contribuenti.

 

NORME 

 

Costituiscono gravi mancanze disciplinare i seguenti comportamenti:

– entrare o rimanere nell’edificio scolastico al di fuori delle ore di lezione, delle attività programmate dall’istituto o di quelle autorizzate dal dirigente scolastico;

– interrompere o impedire lo svolgimento dell’attività didattica;

– non partecipare alle lezioni pur essendo all’interno dell’edificio scolastico (salvo che in casi particolari con l’autorizzazione dell’insegnante);

– entrare nella scuola forzando porte o finestre;

– impedire l’ingresso al personale della scuola o ad altri studenti. 

 

Danni

Gli studenti sono tenuti al massimo rispetto degli ambienti scolastici, degli arredi, delle attrezzature, sempre avendo presente che i relativi costi sono sostenuti dalla collettività. Chiunque li danneggia è tenuto a risarcire la scuola e incorre nelle sanzioni disciplinari previste dal presente regolamento.

 

Voto di condotta

In sede di scrutini finali il Consiglio attribuirà il voto di condotta tenendo anche conto dei comportamenti relativi al primo quadrimestre, come dispone il Decreto Ministeriale n.5/2000, all’art. 5, comma 1 (“Ai fini della valutazione del comportamento il Consiglio di classe tiene conto dell’insieme dei comportamenti posti in essere dallo stesso durante il corso dell’anno”).

– La scuola valuta sul piano disciplinare le infrazioni alle disposizioni del presente regolamento, fatte salve ulteriori responsabilità di carattere penale.

 

Compiti dei docenti

  • In caso di occupazione i docenti sono tenuti a svolgere le lezioni, al limite anche a un solo allievo; nel caso che fosse loro impedito di farlo, devono riferirlo per scritto al dirigente, indicando i nominativi dei responsabili, se ne a conoscenza. Sono inoltre tenuti a individuare, in collaborazione con i colleghi, gli allievi che sono presenti a scuola, ma non in classe, e ad annotare i loro nomi, differenziandoli dagli assenti veri e propri.

 

[Le proposte si basano, con alcune modifiche e integrazioni, sui documenti elaborati da un gruppo di 18 presidi toscani e dal Gruppo di Firenze nel 2011 e sulle indicazioni emerse nel convegno dell’Associazione Nazionale Presidi “La scuola: un bene della comunità”, svoltosi il 22 ottobre 2013 a Roma.]

 

Perche l’uomo e la donna non riescono a capirsi sentimentalmente

Perchè l’uomo e la donna non riescono a capirsi sentimentalmente.odt

di Adriana Rumbolo

 

E’ veramente intrigante e  meravigliosa l’attrazione fra un  uomo e una donna.

Vari neurotrasmettitori, ormoni sessuali e altre sostanze si attivano maggiormente inondando i due soggetti di  euforia, gioia di vivere,progettualità  acuendo la percezione  dei cinque sensi:  la realtà così percepita porta quasi sempre all’inevitabile congiungimento consenziente e momentaneamente liberatorio.

Ma la coppia dove tutto aveva concorso all’unione emotiva , affettiva, erotica poi nella maggioranza dei casi dopo poco tempo essendo,  sembra,  di natura  monogama vorrebbe prendere percorsi diversi.

Fin da bambina alla figura maschile erano attribuiti gli aggettivi migliori, ma se una ragazza aspettava un bimbo prima del matrimonio era severamente giudicata e colpevolizzata.

Poi  la donna , negli ultimi anni cominciando proprio dai banchi di scuola ha avuto una rapidissima crescita non in competizione con il maschio, ma per le sue naturali potenzialità pur continuando a fare figli.

Piano piano ha cominciato a dubitare che l’uomo, forse come quello delle caverne,  non era riuscito ancora a capire la relazione fra atto sessuale e maternità.

Lui secondo natura aveva donato alla donna il suo seme ,poi la femmina avrebbe avuto tutti i mezzi naturali per portare avanti la sua gravidanza(per fortuna che il che il DNA ha finalmente chiarito come stavano le cose).

Quante volte ho guardato con interesse , in documentari l’incontro di un leone e di una leonessa quando la natura gli permette di messaggiarsi il codice dell’amore.

Si annusano a lungo, la femmina gli mostra tutte le sue grazie poi per un giorno si accoppiano con una certa frequenza e  il maschio dopo essere rimasto un paio di giorni accanto alla compagna scompare nella savana.

Si dice che il nostro comportamento potrebbe essere simile.

Alla femmina spetta portare avanti la gravidanza anche nelle situazioni più difficili poi il parto al quale si prepara cercando la tana più calda e comoda per i suoi cuccioli che libera dalla placenta appena nati: li pulisce, li asciuga e poi li allatta.

Fra una poppata e l’altra cerca affannosamente il cibo e così li cresce non trascurando la loro educazione. Quando avranno raggiunto la completa autonomia li abbandonerà, senza voltarsi indietro.

Il maschio non ha saputo niente dell’intensa storia fra mamma e cuccioli Sto scrivendo di una specie monogama come la nostra. Avevo in classe una studentessa di sedici anni in attesa di un bimbo.

Il suo ragazzo che aveva un anno in più dopo averle proposto l’aborto per la loro giovane età pur riconoscendo il bambino  aveva ripreso la sua vita con gli amici.

Quando suonava la campanella dell’intervallo, lui correva a giocare a pallone con gli amici ,lei rimaneva pensierosa in classe.

Nella coppia quando la convivenza e i figli gettano le basi per costruire una famiglia spesso di ogni cosa che non va si cerca un colpevole,   spesso alimentato solo da pregiudizi che si tramandano ormai da lungo tempo;gli uomini sono tutti traditori, sono tutti mammoni, non collaborano e se si vuole sottolineare un aspetto negativo di un figlio sicuramente gli è stato trasmesso dal padre.La stessa cosa per la donna.

Forse pecchiamo un po’ di presunzione, pensiamo di essere noi a fare e decidere tutto.

Se qualche volta ci assalisse il dubbio che la natura aveva fatto le cose diversamente e che noi nell’illusione della fede assoluta nella nostra intelligenza l’abbiamo stravolta e forzata  come quando si costruisce una casa su un terreno franoso?

Se riuscissimo a vederci meglio , come realmente siamo e da quale storia arriviamo potremmo fare crollare molti pregiudizi e divenire più solidali e comprensivi e finalmente più autonomi e maturi

Forse cesserebbe la caccia al o alla colpevole e ricorderemmo più spesso il finale della famosa novella di Dostoevskìj “La mite”: uomini amatevi  perchè siete soli sulla terra, amatevi!

Gli scarponi chiodati delle ideologie

Gli scarponi chiodati delle ideologie

di Vincenzo Andraous

 

Stavo ripensando ad alcuni accadimenti che si sono verificati in giro per questa italietta, “relazioni e passioni” sottoscritte con parole pesanti, un po’ di spintoni e qualche schiaffo, dalle periferie claudicanti alle aule custodi del diritto di ognuno e di ciascuno.

Una sorta di violenza che frantuma le idee, la comprensione per una linea di demarcazione che tutela il genere umano, lo spazio interiore per non rimanere imbrogliati nelle ingiustizie mascherate di equilibrismi dialettici e azioni prive di identità.

Violenza che non fa servizio, una reazione di comodo vestita di furbizia con il passamontagna calato fin giù alla gola, contro chiunque la pensa altrimenti, è una piccola guerra annunciata, per ora circoscritta e scomposta, a cui però bisogna non darla vinta in nome del diritto di ognuno a manifestare il proprio dissenso e spesso malessere.

Quando accade qualcosa di profondamente sbagliato per una intera società, nel tentare di dare in fretta soluzioni, si corre il rischio di perdere contatto con la realtà circostante, dove si nasconde il baro dalle carte truccate, cultore delle parole avvolte al filo spinato, dove il con-tatto relazionale è sostituito dal peggiore presente, ma soprattutto dal futuro derubricato, se non rapinato.

Qual è la domanda che interviene quando accade una violenza dis-organizzata a puntino, somiglia più a una lacerazione inferta chirurgicamente, una ferita che scava dentro una società composta di persone, uomini, donne e bambini che non hanno voglia di vestire i panni sdruciti della storia che non avverrà oggi, ma accadrà certamente domani.

Violenza che non sottrae sofferenza, invasiva e pervasiva nella sua spietatezza, giocata in una sola mossa che logora, annienta le intuizioni, occupa il posto lasciato sguarnito, nei contorcimenti, nelle torsioni, nelle sviste che ci sono state, che ancora si protraggono.

Non è disattenzione o innocua furbata, la violenza è sistema sconclusionato, ma ben mimetizzato per generare lo scopo alla bisogna, ai più apparirà un binario sgangherato, invece acquisisce potenza comunicazionale, trasferisce sul terreno della vittima designata lo scardinamento delle libertà e della Costituzione.

Il tradimento sta nel dialogo che spesso deraglia, inebetito di promesse e bugie raccontate male, privando del rispetto dovuto le differenze che invece non dovrebbero afferrare mai coltelli nè bastoni.

Forse è qualcosa d’altro a spingere alle spalle, a indurre all’impatto frontale, si tratta della negazione di un presente concreto, dove la politica che è salvavita, se non fa bene il suo mestiere, sforna vittime predestinate, dettami infarciti di assoluti destinati a dissolversi alla prima difficoltà.

Alla violenza, da qualunque parte provenga, è necessario frapporsi e dire no, affinché questa pratica basata sull’abbrutimento non risulti il propulsore di quella insonnia ipnotica (politica):  l’indifferenza, con cui è possibile tirarsi indietro dalle responsabilità, dagli impegni di tutti i giorni, dalle fatiche, ma così facendo non avremo consapevolezza dei mostri che abbiamo creato all’intorno, e come sempre con una scrollata di spalle ne rifiuteremo la pericolosa eredità.

Piano triennale e comitato valutazione: non c’è fretta, lo dice il Miur

da La Tecnica della Scuola

Piano triennale e comitato valutazione: non c’è fretta, lo dice il Miur

Per il Piano triennale e per il comitato di valutazione, non c’è davvero bisogno di correre. Meglio fare le cose con calma.

Il Miur non lo scrive esplicitamente ma lo dice anche in contesti ufficiali, come è accaduto qualche giorno fa a Roma in occasione di una conferenza di servizio che l’Usr del Lazio ha organizzato per i dirigenti scolastici della regione. All’incontro ha preso parte anche Luciano Chiappetta, già direttore generale del Miur e ora consigliere del Ministro. La data del 31 ottobre prevista dalla legge 107 come termine per la predisposizione del POF triennale non è affatto un termine perentorio ma è semplicemente una indicazione di massima (termine ordinatorio, di dice in linguaggio amministrativo) che le scuole possono, per motivi di vario genere, possono decidere di disattendere in qualche misura. Il Miur, consapevole della conflittualità che si sta creando nelle scuole su questo punto, si è spinto persino oltre e ha suggerito di procedere con molta cautela anche per la costituzione dei comitati di valutazione che, in ogni caso, fino a che non saranno completi non potranno assumere nessuna decisione sui criteri per la valutazione del merito (e sembra quindi di capire che le nomine degli esperti designati dagli Usr non sono ancora nell’agenda del Ministero).
“Non c’è da stupirsi più di tanto – fanno sapere dalla Associazione Nazionale presidi – perchè è esattamente ciò che andiamo dicendo da tempo nei vari incontri di formazione svolti in tutta Italia (ne abbiamo fatti già almeno una sessantina”.
Come spesso accade, insomma, anche in questo caso la scuola reale è persino più solerte (verrebbe persino da dire più “obbediente”) di quanto il Ministero pretenderebbe. Vedremo se, dopo le rassicurazioni del consigliere del Ministro, nelle scuole si lavorerà con meno ansia e meno fretta.

Maleducati giovani

MALEDUCATI GIOVANI di Umberto Tenuta

CANTO 553 Dirigenti Docenti Genitori oggi dicono che i giovani sono maleducati.

Male-educati.

Ossia, educati male!

O addirittura, non educati.

 

Poveri giovani, venuti al mondo senza il loro consenso, solo per volontà dei genitori.

La madre li ha partoriti ancora immaturi, ancora non educati abbastanza nel grembo materno e quindi bisognevoli di un supplemento di gestazione/educazione che Famiglia e Società ha il dovere di garantire loro[1].

Vanno a scuola per essere educati, ed a scuola li accusano di non possedere l’educazione che essi alla scuola vanno a chiedere!

È come dire:

−Disgraziato, tu sei un assetato!

−Disgraziato, tu sei un affamato!

−Disgraziato, tu non sei educato!

Oh, se avessero voce, i nostri giovani direbbero ai loro docenti:

−Ma, Professò, io sono venuto da te proprio per essere educato! E tu, non solo non mi hai educato, ma mi rinfacci quella che è una tua colpa, la colpa di non avermi educato perbenino!

−Senti, saccentino, ma tu non capisci nemmeno che tu, proprio tu, non mostri alcun desiderio di alimentarti dei miei saperi e della mia saggezza!

−O’ vero, Professò?

−Ma che te ne sei fatta tu della mia curiosità innata[2], del mio desiderio di esplorare, ricercare, scoprire che già nel grembo materno manifestavo grattando e scalciando di qua e di là, come quella poveretta della mamma mia ben testimoniava lamentando di qua e di là che io le davo certi calci?

−Sono nato ed ho aperto subito gli occhietti miei curiosino per esplorare di qua e di là.

−Senza un costoso corso di educazione motoria ho imparato da solo a camminare per esplorare il mondo di qua e di là.

−I miei genitori non mi hanno fatto frequentare un Corso di educazione linguistica, eppure io ho imparato così bene la lingua materna che nessun’altra parlerò mai così bene!

−E me ne sono andato in giro per il mondo sconosciuto che mi si parava innanzi ed ho imparato che ci sono le pietre −quelle che vorrei tirare a te!− e ci sono le piante coi fiori e coi frutti!

−Ed ho imparato che ci sono donne buone ed uomini buoni, come il Signor Francesco che ci vuole tanto bene!

−Maestro, te la posso dire ‘na cosa?

−Io vuogliu bene assai alla mamma mia!

−E sai perchè?

−Perché, a differenza di te, Professò, ogni scarrafone è bello a mamma soja!

 

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:

http://www.edscuola.it/dida.html

Altri saggi sono pubblicati in

www.rivistadidattica.com

E chi volesse approfondire questa o altra tematica

basta che ricerchi su Internet:

“Umberto Tenuta” − “voce da cercare”

 

 

 

 

[1] Scrive Kant che <<La bestia è già resa perfetta dall’istinto… L’uomo invece… non possiede un istinto e deve quindi formulare da sé il piano del proprio modo di agire… La specie umana deve esprimere con le sue forze e da se stessa le doti proprie dell’umanità. Una generazione educa l’altra… L’uomo può diventare tale solo con l’educazione>>[1].(KANT E., Pedagogia, O.D.C.U., Rimini, 1953, pp.25-27.

[2] HODKIN R.A., La curiosità innata – Nuove prospettive dell’educazione, Armando, Roma, 1978.