Scuola, l`incognita cattedre: con lo stop ai non protetti mancheranno 100mila prof

da MESSAGGERO

Scuola, l’incognita cattedre: con lo stop ai non protetti mancheranno lOOmila prof

ILCASO

ROMA II green pass per entrare in classe e il vaccino per stare in cattedra . La scuola a settembre vuole restare in presenza  allora, adesso, è il momento di fare i conti con coperture vaccinali e norme di sicurezza. Perché altrimenti, è questo il timore degli esperti, si rischiano nuove quarantene ñ quindi nuove chiusure. E i ragazzi non possono permettersi un altro anno scolastico, il terzo consecutivo, alle prese con le chiusure e le lezioni altalenanti tra presenza e online. Il governo sta mettendo a punto il Decreto Covid ñ oggi, prima con la Cabina di regia e poi con il Consiglio dei ministri, si potrebbe discutere anche delle norme in vista della ripresa della scuola, a settembre. LE PREVISIONI II punto dolente è la variante delta che, muovendosi più velocemente con una capacità di contagio maggiore, rischia di far saltare tutte le previsioni di sicurezza mosse finora . Tra gli aspetti più problematici c’è la diffusione anchetrai giovani, vale a dire buona parte della popolazione scolastica. Ed è Ãé che si sta pensando di intervenire, anche con manovre legislative, ma non sarà semplice, visto che all’interno della maggioranza si discute sulla possibilità di prevedere l’obbligo vaccinale per il personale scolastico oppure no. Se la politica si spacca, nelle scuole non hanno dubbi: «Å’ fondamentale che a settembre non si riprenda con la didattica a distanza – sottolinea Anton elio Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale dei presidi – lo hanno dimostrato anche gli esiti dei test Invalsi, peggiorati negli ultimi due anni. Sono quindi favorevole all’obbligo scolastico , se necessario ad evitare disagi alla didattica, così come al green pass perentrarcascuola».Adoggitrail personale scolastico ci sono circa 220mila persone- lOOmila i professori – che non hanno avuto neanche una dose, circa il 15% del totale. «Non credo che da parte del personale scolastico ci sia tutta questa ritrosia a vaccinarsi – sottolinea Giannelli – c’è una sovrastima della persone ancora da vaccinare dovuta al fatto che, ad un certo momento , le vaccinazioni per i professori si sono fermate e non c’è stata più quella corsia preferenziale. Molti forse sono stati vaccinati senza essere registrati come docenti: sono numeri che a mio avviso andrebbero rivisti. Sarà comunque il Cesa dirci come dovremo comportarci, dalle mascherine al vaccino. Ma se dovesse restare il distanziamentoèchiarochesaremo costretti a riprendere con i turni in presenza e le lezioni da remoto. Gli spazi nelle scuole non ci sono, abbiamo classi pollaio da anni e ora con il Covid non può che andare peggio». Sul tema scuola possono intervenire anche le Regioni da cui, durante lo scorso anno, sono partite iniziative e chiusure di volta in volta diverse. Creando anche non pochi disagi proprio nella gestione della dad. Ieri èarrivata una prima proposta da parte dei governatori in occasione della prima riunione, convocata dal presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga: l’idea è di utilizzare il green pass non solo per gli eventi ma anche per la scuola, nel caso in cui scoppiasse un focolaio . Invece di spedire tutti in quarantena, potrebbero restare in presenza solo coloro che hanno appunto la certificazione verde. Perquantoriguardailvaccino.per ora le Regioni non spingono sull’obbligo per i docenti ma su una forma di raccomandazione e via prioritaria. Questa mattina ci sarà un nuovo incontro e poi, nel pomeriggio, se ne potrebbe discutere in Consiglio dei ministri visto che il decreto dovrà essere approvato a breve. Ma nel mondo della scuola, alle prese con i numeri dei docenti ñ dei bidelli da vaccinare, i conti non tornano: mancano infatti all’appello anche i precari che, in centinaia di migliaia, entrano in classe ogni giorno garantendo la continuità didattica: «Segnalo una grave dimenticanza della struttura di Governo – sottolinea Maddalena Gissi, segretario Cisl scuola lo scorso anno nelle scuole ci sono stati 220.000 precari, ha
nno lavorato tra gli alunni e molti saranno nuovamente in classe per garantire la copertura delle tante cattedre vacanti. I docenti e gli ata a tempo determinato devono essere inseriti nel programma del generale Figliuolo da subito. Si parla molto di vaccinazioni obbligatorie pur sapendo che in molte regioni non è stato ancora ridefinito il programma vaccinale con una particolare attenzione per il personale scolastico». Loren a Loiaco no LA PROPOSTA DELLE REGIONI AL GOVERNO: GREEN PASS PER ENTRARE IN GLASSE IN GASO DI FOCOLAIO I PRESIDI: BASTA DAD Lo w)nn«f lillà profllassi II caso dei politici ni ‘ Gli esperti: Sui vaccini PRESIDI Antonello Giannelli -tit_org- Scuola, l’incognita cattedre: con lo stop ai non protetti mancheranno 100mila prof

Sōsuke Natsukawa, Il gatto che voleva salvare i libri

Sōsuke Natsukawa sogna libri da leggere

di Antonio Stanca

Sōsuke Natsukawa è uno scrittore e medico giapponese. E’ nato a Osaka nel 1978, si è laureato all’Università di Shinshu e svolge la sua attività professionale a Nagano, nella regione di Chūbu. Tra il 2009 e il 2015 ha esordito nella narrativa con un romanzo di quattro volumi che in Italia è ancora inedito. S’intitola Kamisama no Karute ed ha avuto molto successo, è stato anche trasposto in un film. Nel 2017 ha scritto il secondo romanzo, Il gatto che voleva salvare i libri, che recentemente è comparso allegato al “Corriere della Sera”. La traduzione è di Bruno Forzan.

   La prima opera del Natsukawa era stata di carattere autobiografico, aveva detto della sua vita, del suo lavoro, dei suoi rapporti individuali e sociali, ricavandone un’ampia e articolata narrazione fatta di tante situazioni, di tanti personaggi. La seconda si era mossa tra la realtà e l’invenzione, era stata una favola che si proponeva importanti significati. Aveva trattato di un tema quanto mai attuale, quello della crisi dei buoni libri, della lettura, delle cause del problema e dei modi, della possibilità di risolverlo.

   Protagonista è Rintarō Natsuki, un ragazzo delle scuole superiori, che dopo la morte prematura dei genitori è stato col nonno e dopo la morte di questi, che per molti anni aveva gestito una piccola libreria dell’usato in un quartiere periferico della città, è rimasto solo e vive tra la libreria, che ha ereditato, e la scuola. Dalla libreria ricava qualche piccolo guadagno, che appena gli consente di andare avanti. I tempi sono diventati difficili, i libri non si vendono, non si leggono, altri interessi, altri gusti sono sopravvenuti, finita è la stagione durante la quale la “Libreria Natsuki” aveva rappresentato un punto di riferimento, un richiamo, un ritrovo per gli intellettuali del posto, gli appassionati di letteratura, di lettura, di cultura.

  Rintarō è un ragazzo piuttosto timido, preferisce la solitudine alla compagnia, la riflessione all’azione e questo gli fa amare il modesto, silenzioso ambiente della libreria e non quello rumoroso della scuola, lo porta ad assentarsi ed a rimanere per intere giornate solo nella libreria a leggere o a fare ordine. Per cercare di distoglierlo, di smuoverlo, di farlo tornare a scuola, di farlo partecipare della vita dei compagni, va a trovarlo, quasi ogni giorno, la compagna e rappresentante di classe Sayo. Ma inutili sono risultati finora i suoi tentativi. Anzi è successo che i due si siano trovati coinvolti in situazioni per loro nuove, impreviste, completamente staccate dalla realtà e proprie dei sogni. Come nei sogni si troveranno a vivere Rintarō e Sayo, più di una volta succederà poiché quattro saranno i labirinti nei quali li porterà un gatto parlante che è comparso improvvisamente e che ha intenzione di servirsi di loro per compiere un’impresa importante, salvare i buoni libri dall’assalto dei tempi e farli di nuovo amare, leggere, farli usare per la conoscenza, l’istruzione, la formazione. Il gatto porterà i ragazzi nei labirinti e li farà confrontare con le situazioni che oggi hanno portato alla crisi della cultura, in particolare di quella letteraria, umanistica, e naturalmente dei libri che vi sono connessi, della loro lettura, del loro valore, della loro funzione. Li farà capaci di superare gli ostacoli che si frappongono ad un recupero della lettura. Farà da loro indicare le vie per una ripresa di quanto era valso nel passato. Ma una volta conclusa, l’operazione rivelerà i suoi caratteri puramente immaginari, fantastici e la realtà tornerà a vincere su ogni intenzione, su ogni proposito diverso. Anche Rintarō dovrà riconoscere che erano stati soltanto dei sogni. Tornerà, quindi, a stare nella sua libreria, ad accettare che sia poco frequentata, che di libri se ne vendano pochi, che ancor meno se ne leggano e che la sua e la vita degli altri rimangano ognuna al proprio posto.

   E’ triste quale conclusione poiché quell’animosità, quel coraggio che avevano fatto sognare i due ragazzi, quell’aspirazione, quella fiducia che li avevano mossi ad immaginare un mondo diverso, a crederlo possibile, si vedono costrette ad arrendersi ad altre regole, altre leggi.

   Ha tentato Natsukawa di superare l’ostacolo, di fermare il tempo, ce l’aveva fatta ma era stato un sogno!

Al via le iscrizioni per la sesta edizione di «#Ioleggoperché»

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

È partita ieri con l’apertura delle iscrizioni per le scuole sul sito www.ioleggoperche.it la sesta edizione della grande iniziativa sociale che ha rinnovato radicalmente il patrimonio librario delle biblioteche scolastiche italiane con 1,4 milioni di nuovi libri donati dal pubblico e dagli editori.

I numeri di #Ioleggoperché
«In soli cinque anni ha portato oltre 1,4 milioni di libri nuovi nelle scuole, un risultato straordinario non solo sul piano della promozione della lettura ma anche passo importante nel dare risposta al tema impellente del diritto allo studio, così da avvicinare sempre più i giovani ai libri e quindi alla conoscenza», ha commentato il presidente dell’Associazione Italiana Editori (Aie), Ricardo Franco Levi che ha aggiunto: «Per questo la squadra e il metodo, rivolto a lavorare insieme nella stessa direzione, sono fondamentali per questo progetto: #ioleggoperché è infatti realizzata da Aie, con il sostegno del Ministero per la Cultura – Direzione Generale Biblioteche e Diritto d’Autore e del Centro per il libro e la lettura, in collaborazione con il Ministero Istruzione – Direzione Generale per lo studente, l’integrazione e la partecipazione».

L’edizione 2021
Confermata la collaborazione con l’Associazione Librai Italiani (Ali), il Sindacato Italiano Librai e Cartolibrai (Sil) e l’Associazione Italiana Biblioteche (Aib), il supporto di Siae – Società Italiana degli Autori ed Editori, con il contributo di Pirelli e il sostegno di Mediafriends e Rai per il Sociale – parte oggi e culminerà nella settimana dal 20 al 28 novembre. «La riscoperta della lettura avvenuta nell’ultimo anno – afferma il ministro della Cultura Dario Franceschini – ha messo in luce quanto sia forte e radicata un’abitudine erroneamente considerata in declino in un mondo sempre più digitale. Proprio nel momento in cui la pandemia ci costringeva a un uso sempre più intenso della tecnologia per continuare a rimanere in contatto gli uni con gli altri e a fruire della cultura, in molti hanno potuto e voluto prendere un libro in mano e leggere. Fosse esso un romanzo, un saggio, una raccolta di racconti o di poesie, il libro è stato un fedele compagno in mesi molto difficili. Per questo motivo è lodevole insistere nel promuovere ancora di più la lettura tra i giovani, che grazie a #ioleggoperché hanno maggiori possibilità di scoprire questo piacere».

L’altra iniziativa
Nella stessa direzione di promozione e diffusione della lettura come indispensabile strumento di crescita anche ’Libriamoci. Giornate di lettura nelle scuole’, la campagna nazionale, rivolta alle scuole di ogni ordine e grado in Italia e alle scuole italiane all’estero, che invita a ideare e organizzare iniziative di lettura a voce alta originali e coinvolgenti. In sinergia con #ioleggoperché, con cui condivide obiettivi e finalità, l’ottava edizione si svolgerà dal 15 al 20 novembre 2021, in un ideale passaggio di testimone che vede nella fine di una campagna l’inizio dell’altra. Un grande lavoro di squadra che, a partire dagli editori e dalle Istituzioni, coinvolge per #ioleggoperché ancora una volta librerie, biblioteche, media, tutte le tv (Rai, Sky, La7, Mediaset TgCom24) e privati cittadini per formare i lettori di domani. Tutti insieme per arricchire il patrimonio di libri delle scuole italiane.
«Un libro è una chiave per conoscere ed esplorare nuovi mondi – ha sottolineato il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi – Immaginare paesaggi, persone, relazioni, stati d’animo è un esercizio per la mente, alla base della formazione culturale e dell’emancipazione dei giovani. Non solo, il libro ha anche un altro grande potere: quello di far sognare. E allora ragazze e ragazzi, leggete, leggete ovunque, il libro è come uno smartphone, a suo modo: vi porta in tanti mondi diversi, ti fa conoscere cose che non sai. E ha un vantaggio: non si scarica mai! Portate sempre un libro con voi: non sarete mai soli con un libro in mano. Quando siete a scuola, andate nelle vostre biblioteche, hanno bisogno della vostra curiosità: sfogliate i libri che trovate, confrontatevi, consigliatevi e discutete delle vostre letture. Anche questo è un modo per uscire dall’aridità sociale che ha portato la pandemia e da quella povertà educativa di cui dobbiamo spezzare il circolo vizioso. Ringrazio, quindi, di cuore l’AIE per l’iniziativa #ioleggoperché: rappresenta pienamente il patto educativo che deve esserci in ogni comunità. La sinergia tra scuola, istituzioni, associazioni e organizzazioni territoriali è determinante per il successo educativo di un Paese».

I termini
Dal 20 luglio le scuole italiane (scuole dell’infanzia, primarie, secondarie di primo e secondo grado) potranno iscriversi sulla piattaforma www.ioleggoperche.it, dal 27 luglio potranno farlo le librerie e a settembre potranno iniziare a stringere i gemellaggi tra loro. #ioleggoperché è una iniziativa di Aie – Associazione Italiana Editori, sostenuta dal Ministero della Cultura – Direzione generale Biblioteche e Diritto d’Autore, dal Centro per il libro e la lettura, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione – Direzione Generale per lo studente, l’integrazione e la partecipazione, con l’Associazione Italiana Biblioteche (Aib), l’Associazione Librai Italiani (Ali), il Sindacato Italiano Librai e Cartolibrai (Sil), con il supporto di Siae – Società Italiana Autori ed Editori, con il contributo di Pirelli e con il sostegno di Mediafriends e Rai per il Sociale.


Ultima chiamata per i prof. “Obbligo di vaccino a scuola”

da la Repubblica

Corrado Zunino

ROMA – Quattro regioni e una provincia non rispondono, chi per problemi organizzativi, chi per atteggiamenti culturali. La vaccinazione di maestri e professori, bidelli e amministrativi di scuola è alta – 84,85 per cento la prima dose, 75 per cento immunità completa – ma non è ancora distribuita nel Paese e, soprattutto, non in grado di garantire la didattica in presenza da metà settembre, avvio del prossimo anno scolastico.

Le regioni indietro per imperizia o volontà della classe docente sono Sicilia (43,24 per cento senza una dose) e, nell’ordine, Provincia di Bolzano, Liguria, Calabria e Sardegna: un terzo del personale scolastico, qui, è fuori protezione. Altri due territori, Umbria e Trentino, devono recuperare.

Il presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, ha deciso di infilare la questione nel dibattito pubblico in modo chiaro: “Credo che l’obbligo vaccinale serva per il personale sanitario e anche per quello scolastico”, ha detto. E poi ha spiegato: “Non so se si riuscirà ad estendere l’obbligo”. Bonaccini ha dalla sua il partito, il Pd. Con il segretario Enrico Letta pronto a rivendicare: “Le vaccinazioni sono una priorità assoluta, invitiamo il governo a prendere iniziative stringenti. Le scuole”, dice, “devono rimanere aperte”.

Non prende posizione e rimanda a Palazzo Chigi – a sua volta prudente – il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, che da Pordenone ha detto: “C’è stata una risposta molto responsabile della classe docente e ne terremo conto”. Di obbligo vaccinale per gli insegnanti, “questa settimana ne parleremo in Consiglio dei ministri e la decisione andrà presa dall’intero collegio”, ha aggiunto. “Abbiamo da tempo messo la scuola in presenza come la nostra priorità assoluta”.

Non è scontato che domani si parli del tema in Cdm, in verità. Il ministro della Salute Roberto Speranza, il parere più importante per il premier Draghi su questi temi, preferisce dare al governo 7-10 giorni di tempo per capire se la soglia vaccinati a ridosso di agosto, e a un mese e mezzo dall’apertura delle scuole, cresce. Poi, di fronte a un vuoto presente in troppe regioni, si potrà anche accelerare sulle restrizioni scolastiche.
Il “prof no vax” è un’immagine dura da digerire ma, da una parte, le defezioni sono soprattutto tra il personale Ata e, dall’altra, il problema centrale non è quello degli adulti docenti, ma dei giovani discenti. Fabiano Amati, presidente della commissione regionale Bilancio e Programmazione della Regione Puglia, illustra: “Solo nella nostra regione il 76 per cento dei ragazzi di età compresa tra i 12 e i 19 anni deve essere vaccinato con doppia dose entro metà settembre. Non c’è tempo da perdere, ogni giorno in più di Dad sarebbe un crimine contro il loro futuro. Non avrei esitazione a presentare una proposta di legge sull’obbligo vaccinale”.

Mentre nel Paese si è superata la metà dei vaccinati (il 50,84 per cento ha completato il ciclo), Palazzo Chigi ha scelto di percorrere l’esperimento Speranza – 7-10 giorni di controllo dell’andamento delle vaccinazioni – anche perché La Lega e Forza Italia sono contrari. Nel mondo della scuola, invece, la posizione “obbligo vaccinale” trova sponde tra i provveditori – “la scuola è una comunità di persone e un’istituzione importante del Paese” – e gli stessi dirigenti scolastici.

Alfonso D’Ambrosio, preside dei plessi scolastici di Vo’, provincia di Padova, dice: “Come extrema ratio sono favorevole, e credo di rappresentare il punto di vista di molti colleghi. Se la popolazione no vax a scuola dovesse restare intorno alle duecentomila unità, è impensabile togliere un numero così alto di docenti dall’insegnamento. In questo caso l’unica strada sarebbe il ricorso all’obbigo vaccinale. Se la popolazione scolastica non immunizzata dovesse restare sulle 30-40.000 persone, si potrebbero immaginare spostamenti di questi docenti ad altri compiti”. Il sindacato, per voce di Francesco Sinopoli segretario della Flc Cgil, fa sapere: “L’obbligo non va escluso a priori, ma prima bisogna pensare a un Green Pass scolastico come strumento di incentivo”.

Braccio di ferro sul nuovo anno

da ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

Lo spettro del distanziamento e della didattica a distanza aleggia anche sul prossimo anno scolastico. Il ministro dell’istruzione, Patrizio Bianchi, ripete che «a settembre la scuola sarà in presenza per tutti» «senza se e senza ma», il Cts, il comitato tecnico scientifico, continua a predicare prudenza: non ci sono gli estremi per dire a livello nazionale che le regole anticontagio adottate lo scorso anno possano essere allentate, ha detto a fine giugno. Ma per Bianchi il dato delle vaccinazioni deve portare a rimodulare soprattutto la misura sul distanziamento di almeno un metro in classe che lo scorso anno ha costretto allo sdoppiamento di classi e alla frequenza a metà degli studenti tra Dad e presenza. Bianchi ha chiesto così al Cts una precisazione visto «che ha dato un parere sul ritorno a scuola senza considerare le vaccinazioni, dato che le vaccinazioni stanno andando avanti noi chiederemo che formuli anche questa ipotesi».

Ieri la nuova riunione del Cts, che ha precisato che solo in condizioni di sicurezza si potranno decidere caso per caso allentamenti. Ma quali sono le condizioni di sicurezza non è detto, anche a causa della estrema eterogeneità delle situazioni sul territorio e dell’evoluzione continua dell’epidemia.

Nella precedente riunione il Comitato aveva concordato che è verosimile che l’elevata copertura vaccinale nella popolazione generale porti ad una significativa riduzione della diffusione dell’infezione da SARS-CoV-2. La vaccinazione degli operatori scolastici e dei minori insomma dovrebbe ridurre ulteriormente le opportunità di contagio in ambito scolastico.

Tuttavia, evidenziano i tecnici, «al momento non è possibile quantificare la compliance nei confronti della vaccinazione e le coperture vaccinali che avranno avuto corso a settembre nei minori. Inoltre», si legge nel verbale, «anche per questioni correlate alla privacy e all’inesistenza dell’obbligo vaccinale (anche per i minori), sembra poco plausibile l’uso della certificazione verde nel contesto scolastico per la modulazione delle misure di intervento».

In tutta Italia ad essere completamente vaccinate sono 1.063.903 persone tra docenti e personale scolastico, il 72,86% del totale dei lavoratori, con una sola dose l’85,19%. Restano fuori circa 216mila dipendenti scolastici, con situazioni molto diverse sul territorio. «Ci sono almeno 8-9 regioni in ritardo», ha detto nei giorni scorsi il generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario straordinario all’emergenza. Se il Lazio veleggia verso il 199%, in Sicilia è coperto dal vaccino meno di un docente su due, il 49,36%. Peggio ha fatto la Liguria: il 37,67%. Ritardi in Calabria (56,30%), Sardegna (62,75%), Umbria (66,69%), Piemonte (63,67%), Emilia-Romagna (68,49%).

Tenendo presente poi che i lavoratori della scuola vaccinati in una regione non coincidono esattamente con quelli che vi lavorano a causa del fenomeno dei trasferimenti e delle supplenze. «Occorre accelerare», ha scritto Figliuolo alle regioni perché considerino la categoria della scuola «prioritaria», « riservandole corsie preferenziali anche presso gli hub vaccinali» e «coinvolgendo anche i medici competenti per sensibilizzare la comunità scolastica in maniera ancor più capillare».

Immissioni, ecco il calendario

da ItaliaOggi

Marco Nobilio

Il ministero dell’istruzione ha predisposto la tabella di marcia per consentire agli uffici scolastici di procedere alle immissioni in ruolo. I contingenti non sono stati ancora autorizzati dal ministero dell’economia. Ad ogni buon conto, le assunzioni che dovrebbero essere disposte dovrebbero essere circa 64mila a fronte di una disponibilità di cattedre di circa 113mila unità.

Le immissioni in ruolo saranno effettuate garantendo la ripartizione dei posti secondo il consueto criterio duale previsto dall’articolo 399 del testo unico: il 50% delle disponibilità agli aventi titolo tratti dalle graduatorie dei concorsi e il rimanente 50% agli aventi diritto individuati tramite lo scorrimento delle graduatorie a esaurimento. Detta in questi termini la ripartizione dovrebbe comportare l’assegnazione di 32mila posti ai candidati tratti dalle graduatorie dei concorsi e i rimanenti 32mila posti dovrebbero essere assegnati alla Gae. La capienza delle Gae, però, è nettamente inferiore a tale cifra. Secondo quanto risulta a Italia Oggi, infatti, la consistenza delle Gae dovrebbe attestarsi intorno a un migliaio di aspiranti. Conseguentemente, i posti che non sarà possibile coprire con aspiranti inclusi in questi elenchi, saranno utilizzati per le immissioni in ruolo da concorso. Fermo restando che il numero complessivo di assunzioni non potrà eccedere quello del contingente che sarà autorizzato dal dicastero dell’economia. Le operazioni saranno completamente informatizzate (si veda Italia Oggi del 6 luglio scorso, pag. 36). Gli interessati inclusi nelle graduatorie dei concorsi sceglieranno, in prima battuta, la provincia nella quale intendono essere assunti. E successivamente, quando le disponibilità saranno rese note, anche l’ordine di priorità per l’assegnazione della sede.

Dopo queste operazioni preliminari, gli uffici procederanno telematicamente iniziando con le assunzioni degli aventi titolo ancora presenti nelle graduatorie dei concorsi ordinari del 2016. Dopo di che si passerà a scorrere gli elenchi dei concorsi straordinari del 2018. E infine, allo scorrimento degli elenchi aggiuntivi alle graduatorie del concorso straordinario del 2018. Se rimarranno posti ancora vuoti, l’amministrazione procederà allo scorrimento delle graduatorie dei concorsi straordinari del 2020. Al termine di queste operazioni, se residueranno ancora dei posti, si procederà all’assunzione dei vincitori del concorso Stem. All’esito di queste ultime operazioni e sempre se rimarranno ancora dei posti vuoti, gli uffici procederanno all’assunzione dei docenti inclusi nella I fascia delle Gps e, successivamente, degli eventuali aventi titolo inclusi negli elenchi aggiuntivi alla i fascia delle Gps. Le operazioni di assunzione non comprenderanno la fase della cosiddetta “call veloce”.

Le disposizioni che lo prevedono, infatti, sono state disapplicate dal governo con il decreto-legge 73/2021. La procedura consisteva nel consentire ai candidati inseriti nelle graduatorie dei concorsi e nelle graduatorie a esaurimento di essere inclusi, a domanda, anche in coda alle graduatorie dello stesso tipo in altra regione. Ed era stata ideata per tentare di compensare la mancanza di aspiranti docenti al Nord rispetto alle graduatorie del Sud e del Centro Italia. All’atto pratico, però, la procedura si è rivelata un vero e proprio flop. E quindi, il governo ha deciso di eliminarla del tutto. Anche perché, oltre ad essere praticamente inutile rispetto allo scopo, si sarebbe tradotta in un mero ostacolo allo snellimento delle procedure di assunzione ordinarie.

Anche quest’anno le disponibilità in organico di diritto, dovute a cessazioni dal servizio che dovessero essere insorte dopo la chiusura delle operazioni di mobilità, non potranno essere utilizzate per le immissioni in ruolo. Pertanto, non comporteranno incrementi delle disponibilità e le sedi rimaste libere non potranno essere utilizzate nemmeno ai fini dell’assegnazione delle sedi ai neoimmessi in ruolo.

La priorità nell’assegnazione della sede prevista per i disabili e per chi li assiste (legge 104/92) non assumerà alcun rilievo ai fini dell’assegnazione della provincia. La priorità, infatti, sarà attribuita solo nella fase dell’assegnazione della sede dopo la scelta della provincia. Confermata anche la disciplina delle assunzioni dei docenti di sostegno. Nella scuola secondaria di II grado ciò avverrà a prescindere dagli ambiti disciplinari di appartenenza, secondo un unico elenco in cui gli aventi titolo saranno graduati secondo il loro punteggio. Il ministero dell’istruzione, inoltre, ha disposto che l’accettazione, riferita al medesimo anno scolastico, di una proposta di assunzione a tempo indeterminato su posto di sostegno o posto comune consentirà di accettare, per lo stesso anno scolastico, ulteriori proposte.

La rinuncia a una proposta di assunzione comporterà la cancellazione immediata dalla relativa e specifica graduatoria per il posto o classe di concorso cui si è rinunciato. In ogni caso, sarà possibile accettare l’immissione in ruolo chiedendo, contestualmente, di stipulare un contratto a tempo parziale. Le immissioni in ruolo della primaria saranno effettuate dalla stessa graduatoria sia su posti comuni che su posti di specialista di lingua inglese

Docenti e Ata non vaccinati, sospesi dal servizio e senza stipendio: lo dice il ddl Ronzulli

da La Tecnica della Scuola

Il docente o Ata non vaccinato sarà sospeso dal servizio, senza possibilità di essere impiegato diversamente: è più severo di quanto è trapelato in un primo momento, il disegno di legge presentato dalla senatrice forzista Licia Ronzulli, presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia, sull’obbligo di vaccinazione per il personale della scuola.

Il progetto di legge prevede, infatti, che in caso di inosservanza dell’obbligo vaccinale, “l’Ufficio scolastico regionale sospende dall’impiego il personale docente e non docente che non può essere adibito a mansioni diverse. In tal caso non è dovuta, per il periodo di sospensione dall’impiego, alcuna retribuzione, né altro compenso o emolumento comunque denominato”.

No allo spostamento su altri ruoli

Inoltre, fino al completamento del ciclo vaccinale, il personale “non può essere adibito a mansioni che comportino il rischio di diffusione del contagio”.

Quindi, il docente o Ata no vax si ritroverebbe, se il ddl venisse approvato, senza stipendio per circa quattro mesi.

Misure valide sino a fine 2021

Nel ddl si prevede, infatti, che le misure “si applicano fino all’assolvimento dell’obbligo vaccinale o, in mancanza, fino al completamento del piano nazionale e comunque non oltre il 31 dicembre 2021”.

La legge, se approvata, andrebbe a stravolgere l’attuale regolamentazione della materia, che lascia al solo medico competente la possibilità di sapere se il lavoratore è o non è vaccinato.

E’ il dipendente a “denunciarsi”

Invece, nel ddl Ronzulli si prevede che “entro cinque giorni dall’entrata in vigore della presente legge, ciascun Ufficio scolastico regionale acquisisce, dal proprio personale dipendente, la certificazione di avvenuta vaccinazione o la dichiarazione, da parte del dipendente medesimo, dell’avvenuta prenotazione della somministrazione vaccinale”.

Inoltre, sempre “ciascun Ufficio scolastico regionale, in coordinamento con le Aziende sanitarie territorialmente competenti, definisce un calendario vaccinale per il personale dipendente che non ha ancora provveduto autonomamente alla prenotazione della somministrazione”.

Possibili alcune deroghe

Sempre nel progetto di legge c’è scritto che la vaccinazione anti-Covid “costituisce requisito essenziale per lo svolgimento delle prestazioni lavorative del personale docente e non docente”.

“Solo in caso di accertato pericolo per la salute, in relazione a specifiche condizioni cliniche documentate, attestate dal medico di medicina generale, la vaccinazione non è obbligatoria e può essere omessa o differita”, si legge ancora nel ddl Ronzulli.

Inizio scuola settembre. Corsi di recupero: i docenti non possono essere pagati

da La Tecnica della Scuola

In vista dell’inizio scuola, le attività di recupero degli apprendimenti di settembre 2021 (prima dell’avvio dell’anno scolastico) non saranno remunerate per i docenti. Spieghiamo perché.

L’articolo 58 – Misure urgenti per la scuola – del Dl Sostegni bis, al comma 1lettera c, in relazione all’avvio dell’a.s. 2020/2021, prevede che, a partire dal 1° settembre 2021 e fino all’inizio delle lezioni, siano attivati, quale attività didattica ordinaria, l’eventuale integrazione e il rafforzamento degli apprendimenti, ma nei limiti degli ordinari stanziamenti di bilancio e senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

La nota di lettura n.229, esplicativa della Relazione Tecnica che accompagna il Dl Sostegni bis nel suo percorso verso la conversione in legge (che avverrà a brevissimo, entro il 24 luglio), precisa in quali casi i docenti possono essere remunerati per i corsi di recupero e in quali no, chiarendo che qualora i corsi avvengano non in concomitanza delle lezioni, i compensi saranno azzerati. Il contratto collettivo nazionale, infatti, prevede, secondo quanto si legge nel documento del Governo, il pagamento del servizio svolto dagli insegnanti solo nel caso in cui questi operino in concomitanza con le lezioni.

La nota di lettura

Esplicita la nota di lettura:

La RT (Relazione Tecnica), in merito alla lettera c), segnala che le attività di recupero sono remunerate 50 euro (l.d.) all’ora e quelle aggiuntive di insegnamento frontale non ordinamentale 35 euro (l.d.) all’ora ai sensi del vigente CCNL (tabella 5 allegata al CCNL 29/11/2007, mantenuta in vigore ai sensi dell’articolo 1 del CCNL 19/4/18).

Certifica che il CCNL remunera tali attività poiché, di solito, si aggiungono a quelle d’obbligo, giacché sono svolte per lo più in concomitanza con le lezioni. Nei giorni di sospensione delle lezioni, tuttavia, il recupero, l’integrazione e il rafforzamento degli apprendimenti non si aggiungono alle normali attività didattiche. Perciò la disposizione in esame ha l’effetto di azzerare il compenso previsto per le attività in questione, se svolte nel periodo tra il primo settembre 2021 e l’inizio delle lezioni.

Tfa sostegno VI ciclo: i costi della preselettiva e di iscrizione ai corsi

da La Tecnica della Scuola

Con la pubblicazione del Decreto ministeriale 755 del 6 luglio è stato autorizzato l’avvio del VI ciclo del Tfa Sostegno.

Le Università stanno iniziando a pubblicare i bandi, con le scadenze per l’inoltro delle domande, le modalità e i costi.

Per quanto riguarda, in particolare, l’aspetto economico, i contributi e le tasse di iscrizione non si discostano molto da quelli previsti nei precedenti cicli del Tfa sostegno, almeno guardando agli Atenei che hanno già diffuso i bandi di iscrizione.

I nostri corsi di preparazione alla prova preselettiva del Tfa Sostegno

contributi da versare per poter sostenere la prova preselettiva vanno dai 100 euro di Milano Bicocca, Foggia, Enna Kore, Pisa, ai 150 euro della Lumsa, Link Campus University, Saint Camillus, Tuscia, fino ai 200 euro della Università Suor Orsola Benincasa.

Per l’iscrizione ai corsi, al momento le più economiche sono l’Università di Pisa con 2.500 euro e di Foggia, con un costo di 2.816 euro, seguite da Lumsa, Link Campus University, Saint Camillus, Tuscia, Milano Bicocca, con 3.000 euro, e da Università Cattolica Sacro Cuore, con 3.100 euro; servono invece 3.700 euro per Enna e 4.000 euro per iscriversi alla Suor Orsola Benincasa di Napoli.

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Obbligo vaccinale per gli insegnanti? La proposta di Tito Boeri

da Tuttoscuola

Forse nelle prossime ore il Consiglio dei Ministri si pronuncerà sull’eventuale obbligo di vaccinazione per il personale scolastico. Con l’ultimo monitoraggio governativo che registra ancora più di 200mila tra docenti e Ata delle scuole pubbliche italiane che non hanno nemmeno ricevuto la prima dose di vaccino contro il Covid-19, anche il ministro dell’istruzione, Patrizio Bianchi, sembra propenso ad assumere una chiara decisione in merito, a condizione, però che all’interno del Governo ci sia una posizione unanime e condivisa. Insomma, non vuole restare con il cerino in mano. Per il momento sulla questione dell’obbligo vaccinale dei docenti si trovano su posizioni contrapposte il PD (a favore) e la Lega (contraria e appoggiata da Fratelli d’Italia).

Sulla opportunità della vaccinazione dei docenti ha preso posizione l’economista Tito Boeri, il quale, dopo aver osservato che “Moltissime nostre azioni comportano esternalità negative. La famosa frase ‘la mia libertà finisce dove iniziano i diritti degli altri’ quindi non è una questione costituzionale o etica, ma pragmatica” e dopo avere esemplificato come “Quando fumo danneggio non solo i miei polmoni, ma anche quelli di chi mi sta intorno (un chiaro esempio di ‘esternalità negativa’ delle nostre azioni sugli altri”, entra a gamba tesa sul problema scuola.

Secondo Boeri “Se vogliamo che le scuole riaprano tutte in presenza a inizio settembre non rimane che impedire l’accesso fisico alle classi a chi, studente o insegnante, non si è vaccinato, non è guarito dal coronavirus o non ha un test negativo rinnovato quotidianamente”.

“Gli insegnanti che non rispettano queste condizioni verranno temporaneamente sospesi e potranno più in là svolgere attività didattiche di recupero in remoto, con una retribuzione inferiore a chi opera in presenza. Gli studenti delle scuole secondarie che non volessero vaccinarsi potranno seguire le attività a distanza che le scuole continueranno ad offrire”.

“Non possiamo imporre alle persone di vaccinarsi – conclude Boeri – Ma, come abbiamo fatto con il fumo, possiamo e dobbiamo disincentivare le esternalità negative di chi si mette nella condizione di danneggiare gli altri”.

Quella di Boeri è soltanto un’autorevole proposta oppure è un’anticipazione della decisione del Governo?

Invalsi 2021. Il futuro della valutazione

da Tuttoscuola

Nel settembre 2011 in una lettera a doppia firma Trichet e Draghi (presidenti uscente ed entrante della BCE) il governo italiano venne invitato “a prendere immediatamente misure per garantire una revisione dell’amministrazione pubblica” e a rendere “sistematico l’uso di indicatori di performance (soprattutto nei sistemi sanitario, giudiziario e dell’istruzione)”. Notammo allora che nella traduzione italiana della lettera l’istruzione stava al terzo posto, nell’originale inglese al secondo (“health, education and judiciary systems”): segno dell’importanza strategica che la BCE guidata dall’ex governatore della Banca d’Italia Mario Draghi assegnava agli investimenti in istruzione.

Da allora l’Invalsi, sotto la guida dei due Draghi boys Cipollone e Sestito (poi rientrati in Bankitalia con importanti incarichi), si è mosso con agilità e determinazione sul terreno della raccolta dei dati relativi al sistema nel suo complesso, raggiungendo risultati ineccepibili sul piano formale ma restando sempre ancorato alla citata filosofia della performance, mirata alla misurazione delle prestazioni in campo comunicativo e matematico-scientifico, non delle competenze, soprattutto quelle personali, che sono qualcosa di strettamente intrecciato con i valori e i vissuti individuali, e sono valutabili da insegnanti preparati, non da algoritmi impersonali.

Anche la successiva presidenza di Annamaria Ajello, pur così sensibile e attenta (anche per il suo percorso accademico) alle dimensioni psicologiche e sociologiche della valutazione, non si è discostata dall’imprinting statistico-quantitativo acquisito dall’Invalsi a partire dal 2007.

Guardando al futuro dell’educazione, che secondo molti studiosi ed esperti anche non accademici  va verso la personalizzazione dei percorsi formativi, la valutazione delle competenze secondo il modello OCSE-Invalsi continuerà ad avere un ruolo importante per quanto riguarda il core curriculum lingua materna-matematica-scienze, ma dovrà essere affiancata da metodologie valutative di tipo qualitativo, affidate alla ricerca accademica, centrate sulle competenze personali intese come “capacitazioni” (capabilities, sintesi di capacity e ability), che secondo Amartya Sen e Martha Nussbaum valorizzano le potenzialità educative di tutti nel rispetto delle differenze individuali e delle regole di libertà delle società aperte.

(O.N.)

Nota 21 luglio 2021, AOODGEFID 20518

Ministero dell’Istruzione
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OGGETTO: Piano nazionale per la scuola digitale. Azione #28 “Un animatore digitale in ogni scuola”. Comunicazione di assegnazione del contributo per l’anno scolastico 2021-2022.