Scuola, gli studenti del Triveneto tra i più bravi al mondo in matematica

da La Stampa

Scuola, gli studenti del Triveneto tra i più  bravi al mondo in matematica

LAPRESSE

I risultati dei test Pisa sulle competenze degli studenti quindicenni, presentati oggi a Roma, mettono in evidenza il divario regionale presente in Italia

Il rapporto Ocse-Pisa: Italia ancora indietro nell’istruzione rispetto agli altri Paesi industrializzati. Ma ci sono  miglioramenti.  Non amano i numeri gli alunni del Sud. Sicilia al fondo della classifica con Turchia
 Ancora indietro rispetto ai Paesi Ocse ma con un tasso di recupero notevolmente più alto. È la fotografia dell’Italia che emerge dal Rapporto Ocse-Pisa 2012 sulle  competenze degli studenti in matematica, scienze e lettura da cui risulta che l’Italia ottiene risultati inferiori alla media dei Paesi dell’Ocse in matematica (si colloca tra la 30esima e 35esima posizione), in lettura (tra la 26esima e 34esima) e in scienze (tra la 28esima e 35esima) rispetto a 65 Paesi ed economie che hanno partecipato alla valutazione Pisa 2012 degli studenti quindicenni ma è tuttavia uno dei Paesi che ha registrato i più notevoli progressi in matematica e scienze. In particolare, per quanto riguarda la matematica in Italia gli studenti quindicenni ottengono in media un risultato di 485 punti, inferiore alla media Ocse e comparabile ai risultati di Federazione Russa, Lettonia, Lituania, Norvegia, Portogallo, Repubblica Slovacca, Spagna e Stati Uniti.  Gli studenti di Trento, Friuli Venezia Giulia e Veneto sono tra i più bravi al mondo in matematica. Mentre i 15enni siciliani occupano un posto basso nella classifica delle «performance con i numeri» e si piazzano tra Turchia e Romania. Eccellenze al nord est e prestazioni più scarse al sud si registrano anche nei campi delle scienze e della lettura. I risultati dei test Pisa sulle competenze degli studenti quindicenni, presentati oggi a Roma, mettono in evidenza il divario regionale presente in Italia.

Ma,  risulta che, tra il 2003 e il 2012, i risultati medi sono migliorati di 20 punti, avvicinandosi notevolmente alla media Ocse. Differenze si registrano tra maschi e femmine. Infatti, in media i ragazzi superano le ragazze di 18 punti in matematica, un gap più ampio rispetto a quanto osservato in media negli altri Paesi dell’Ocse (11 punti). Il 25% degli studenti in Italia ottiene un punteggio inferiore al livello 2 della scala dell’indagine PISA in matematica; la media Ocse è del 23%. Nel migliore dei casi, questi studenti sono capaci di attingere informazioni pertinenti da un’unica fonte e di utilizzare elementari algoritmi, formule, procedure o convenzioni per risolvere problemi che comportano numeri interi relativi. All’opposto, solo il 4% degli studenti di Shanghai-Cina, il partecipante Pisa che ottiene i migliori risultati, si colloca al di sotto del suddetto livello, così come il 12% degli studenti del Paese limitrofo che registra risultati alti, la Svizzera.

Il 10% degli studenti in Italia raggiunge la fascia alta del punteggio Pisa (la media 0cse è del 13%), cioè il livello 5 o 6 di competenze in matematica. Questi studenti possono sviluppare e lavorare con modelli destinati a trattare situazioni complesse e lavorare in modo strategico sfruttando competenze concettuali e logiche ampie e ben sviluppate. Comparativamente, il 55% degli studenti di Shanghai-Cina si colloca nella fascia superiore del punteggio (top performers) così come il 21% degli studenti svizzeri. Tra il 2003 e il 2012 la percentuale di studenti in Italia che non sono riusciti a raggiungere il livello di competenze di base nell’indagine Pisa è diminuita di 7,3 punti percentuali mentre la percentuale degli studenti che si collocano nella fascia alta dei risultati è aumentata di 2,9 punti percentuali. Dal rapporto emerge poi che gli studenti ottengono risultati particolarmente bassi nelle prove in cui devono formulare situazioni in modo matematico, ma sono migliori quando si tratta di interpretare, applicare e valutare risultati matematici.

E ancora, gli studenti italiani tendono a fornire risultati migliori quando la valutazione verte sulla loro capacità di interpretare, applicare e valutare risultati matematici, e risultati meno buoni quanto la valutazione verte sulla loro capacità di formulare situazioni in modo matematico. Gli studenti in Italia ottengono, in media, 498 punti negli esercizi che misurano la capacità di interpretare, applicare e valutare risultati matematici(in linea con la media Ocse), ma solo 475 punti negli esercizi che misurano la capacità di formulare situazioni in modo matematico – un punteggio ben inferiore alla media Ocse. Ancora molte le differenze regionali. In alcune regioni infatti, i quindicenni figurano tra i migliori studenti in matematica a livello mondiale. In modo particolare, gli studenti di Trento, del Friuli Venezia Giulia e del Veneto ottengono un punteggio ben superiore alla media Ocse, rispettivamente di 524, 523 e 523 punti.

Bonus maturità, pubblicato il decreto sul sito del Miur

da La Stampa

Bonus maturità, pubblicato il decreto sul sito del Miur

 LAPRESSE
I candidati ai test potranno inserire i dati fino al 9 dicembre
roma

 Il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Maria Chiara Carrozza, ha firmato il decreto (disponibile su www.istruzione.it) che spiega le modalità di accesso in sovrannumero ai corsi di laurea a programmazione nazionale per gli studenti che hanno diritto al cosiddetto bonus maturità ripristinato, solo per quest’anno, dal decreto “L’Istruzione riparte” in sede di conversione in legge.

Lo riferisce una nota del Miur spiegando che  fino alle 15 del 9 dicembre i candidati ai test che non hanno ancora provveduto a inserire i dati relativi alla votazione conseguita all’Esame di Stato conclusivo della scuola secondaria di II grado potranno farlo sul portale www.universitaly.it. Decorso questo termine non sarà più possibile fare inserimenti, rettifiche o integrazioni sui dati dichiarati.

L’inserimento del voto di maturità sarà possibile solo per coloro che hanno ottenuto almeno 20 punti al test di ammissione e che non avevano già inserito queste informazioni.

Il 18 dicembre sarà pubblicata la nuova graduatoria sul sito www.accessoprogrammato.miur.it nell’area riservata a ogni candidato. Tale graduatoria non prevede scorrimenti: saranno ammessi solo coloro che rientrano nei 10.302 posti per la graduatoria di Medicina e Odontoiatria (9.373 posti per Medicina e 929 per Odontoiatria), 830 per la graduatoria di Veterinaria e 8.787 per Architettura. In parallelo resterà in vigore anche la graduatoria pubblicata lo scorso 30 settembre che è ancora in via di scorrimento.

I candidati in posizione utile nella graduatoria del 18 dicembre potranno iscriversi in sovrannumero in una sola sede secondo la posizione in graduatoria e l’ordine delle scelte espresse. Possono immatricolarsi in sovrannumero nell’anno accademico 2013-2014 o nell’anno 2014-2015 coloro che, in mancanza del bonus, erano rimasti esclusi dalla graduatoria del 30 settembre. Possono farlo anche coloro che risultano in posizione utile nella graduatoria di settembre ma in una sede meno favorevole tra le preferenze espresse, a condizione che alla data del 13 dicembre 2013 non risultino ancora immatricolati.

Coloro che invece risultano già immatricolati entro il 13 dicembre 2013 e che in base alla graduatoria del 18 dicembre ottengono una sede migliore in relazione alle loro preferenze possono trasferirsi solo nell’anno accademico 2014-2015.

Chi è in posizione utile in tutte e due le graduatorie e si immatricola sulla base di quella pubblicata il 18 dicembre decade da quella pubblicata il 30 settembre.

A partire al 19 dicembre le Università fissano la data per l’avvio delle immatricolazioni degli ammessi in sovrannumero che dovranno concludersi entro il prossimo 31 gennaio. Chi non risulta iscritto a quella data, se ne ha diritto, potrà iscriversi in sovrannumero solo nel 2014-2015

Emorragia di studenti al Sud

da ItaliaOggi

Il Meridione conferma il trend negativo, ricadute sui prof

Emorragia di studenti al Sud

La fotografia del declino di metà Paese nei dati sull’organico di fatto di quest’anno

di Antimo Di Geronimo

Cresce il numero degli alunni e cresce anche il numero dei docenti. Ma solo al Nord e al Centro. Nel Meridione, invece, il numero degli alunni continua a scendere e con esso anche quello dei docenti, nonostante criteri di assegnazione dei prof alle classi e agli studenti disabili che vedono ancora favorite le regioni del Meridione. É quanto emerge dai dati sull’organico di fatto 2013/2014, che confermano un’inversione di tedenza, complice il maggior flusso migratorio nelle regioni settentrionali.

A fronte di un incremento di 21.605 alunni, di cui 7500 portatori di handicap, gli organici dei docenti sono cresciuti complessivamente di 10.914 unità. Di queste, 1999 sono costituite da docenti su posto comune e 8915 da docenti di sostegno. La crescita del numero degli alunni è concentrata nella scuola dell’infanzia (+4375), primaria (+7434) e secondaria di II grado (+ 23.595). In controtendenza la scuola secondaria di I grado, che perde 13.799 alunni in tutte le regioni tranne Emilia Romagna (+946), Liguria (+94) e Toscana (+876). Segno meno anche per i posti comuni della secondaria di I grado (-330) ampiamente compensati da un +2147 posti di sostegno.
Nel Sud organici in caduta

Il segno positivo è dato dalla differenza tra la crescita del centro-nord e il calo del sud. Il primato negativo spetta alla Sicilia, che perde 7110 alunni e 327 docenti su posto comune. A fronte di un incremento di 376 posti di sostegno dovuti al riconoscimento in organico di fatto di 662 alunni con handicap in più. Segue la Puglia con una perdita di 4810 alunni e 274 docenti ordinari. E un incremento di 489 posti di sostegno dovuti al riconoscimento di 667 alunni disabili in più rispetto all’organico di diritto. Al terzo posto, tra le regioni che perdono più iscritti, la Campania. Che perde 4991 alunni e 262 docenti su posto comune. Mentre cresce di 852 l’organico dei posti di sostegno nonostante il calo degli alunni disabili frequentanti (-301). Subito dopo la Campania si colloca la Calabria, con un calo di 3049 alunni e 246 docenti ordinari in meno. Dato al quale fa da contraltare un incremento di 265 posti di sostegno, dovuto all’aumento del numero degli alunni portatori di handicap fissato nell’ordine di 318 unità in più. Al quarto posto si colloca invece la Basilicata. Che a fronte di 86.214 alunni frequentanti nello scorso anno, dal 1° settembre scorso scende ad 84.666 unità. Perdendo dunque 1548 alunni e 65 docenti su posto comune. Mentre cresce di 46 posti l’organico dei posti di sostegno dovuti all’incremento del numero degli alunni disabili nell’ordine di 23 unità. Il dato è particolarmente significativo, se si considera che si tratta di una regione il cui territorio si estende su di una superficie di circa 10mila chilometri quadrati (10 volte la provincia di Napoli) abitata da appena 575mila persone, suddivise in 131 comuni. Dopo la Basilicata, nella classifica con il segno meno si colloca la Sardegna, che perde 1041 alunni e 31 docenti, a fronte di un incremento di 196 posti di sostegno. Chiude la classifica delle regioni del sud, il Molise, con un calo di 509 alunni, scesi da 43.063 a 42.554 unità. Calo al quale fa seguito una diminuzione dell’organico dei docenti su posto comune di 18 unità, nonostante un incremento di 114 alunni portatori di handicap e di 83 docenti di sostegno. In buona sostanza, dunque, il calo del numero dei docenti nel meridione sarebbe ancora più forte, in senso assoluto, se non fosse stato tamponato dall’aumento dei docenti di sostegno. Aumento che non risolve i problemi dei docenti delle classi sul posto comune, inevitabilmente esposti alla mobilità d’ufficio.
Nord e Centro in ascesa

La tendenza muta nettamente se ci si sposta dal Mezzogiorno alla pianura padana. A guidare la classifica con il segno positivo la Lombardia. Che guadagna 13.907 alunni rispetto all’anno scorso. E i cui organici aumentano di 888 docenti su posto comune e di 1754 posti di sostegno, a fronte di un incremento del numero degli alunni portatori di handicap di 2163 unità. Al secondo posto si colloca l’Emilia Romagna: 7808 alunni in più e un aumento di 6393 posti comuni e 245 posti di sostegno. Al terzo posto il Lazio, con 5625 alunni in più e un aumento di 335 docenti ordinari, più 2914 posti di sostegno. Al quarto posto, il Piemonte, con un incremento di 5013 alunni, 310 posti comuni e 251 posti di sostegno. Segue la Toscana con 4679 alunni in più e un aumento di organico di 386 posti comuni e 391 posti di sostegno. Al sesto posto della classifica con il segno più il Veneto, con + 4264 alunni e un incremento di 358 posti comuni e 318 posti di sostegno. Segue, distanziato di molto, il Friuli, con una crescita di 1288 alunni, 51 cattedre normali e 91 posti di sostegno in più. Penultima l’Umbria, con + 547 alunni, +98 posti comuni e +200 posti di sostegno. Infine, in controtendenza, l’Abruzzo con un lieve decremento di 40 alunni, una diminuzione di 28 posti normali e una crescita di 200 posti dell’organico dei docenti di sostegno.

Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità

Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità

 

Il 3 dicembre è la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità. Un’occasione per ricordare le condizioni di vita di milioni di Cittadini e delle loro famiglie, ma anche un momento per ribadire la necessità di un impegno comune per garantire loro fondamentali Diritti umani. Ancora troppe persone, a causa della disabilità, vivono situazioni di marginalità e addirittura di segregazione. Nel 2006 l’ONU ha approvato la Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità, atto ratificato anche dall’Italia nel 2009. Ma la strada da percorrere sulla via della piena inclusione è ancora lunga.

 

Dopo Roma e Torino, “Assente Ingiustificato” arriva a Milano

 

Dopo gli eventi di abbattimento delle barriere che si sono svolti nei giorni scorsi a Roma e a Torino, l’evento conclusivo di questa prima fase di interventi nell’ambito di “Assente Ingiustificato” è in programma oggi, martedì 3 dicembre, e prevede la consegna all’Istituto Manara di Milano del banco adattato alle esigenze di un bambino con disabilità motoria che verrà utilizzato in mensa, permettendo allo stesso di pranzare con i propri compagni.

 

AUTONOMIA: diritti, risorse, lavoro

 

Il 3 dicembre la Fondazione S. Lucia (Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico) e il Consorzio Sociale COIN promuovono un incontro/dibattito sui temi dell’inclusione dei cittadini con disabilità. Parteciperanno al confronto anche il presidente della Sezione UILDM del Lazio, Marcello Tomassetti, e il presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), Pietro Vittorio Barbieri.

Un ri-costituente per la scuola? La vera autonomia!

Un ri-costituente per la scuola? La vera autonomia!

Si riparte dalla Costituente, “un forum di confronto per ragionare sulla scuola ed affrontare quanto ancora è da realizzare”. Questa la proposta del Ministro dell’Istruzione Carrozza: riattivare “un dialogo tra mondi che fino a oggi sono stati troppo separati: lo faremo a partire dalla Costituente della scuola dei prossimi giorni, dove ascolterò proposte e suggerimenti e dove metteremo i temi della scuola, dell’istruzione, della formazione e della ricerca al centro dell’agenda politica del Paese”.

E’ positivo il desiderio di ascoltare la scuola pubblica – tutta, statale e paritaria – che opera e lavora in condizioni di difficoltà per il contesto di incertezza che ci circonda, incertezza educativa, più ancora che di risorse. Ma, purtroppo, resta molto elevato il rischio di ascoltarsi reciprocamente poco e di parlarsi addosso molto.

A dodici anni di distanza dagli Stati Generali promossi da un’altra Ministra, una Costituente può rappresentare un’iniziativa interessante, ma grande è il timore di andare incontro ad una bella parata di verbosità italiana a cui non seguirà  nulla.

Ci sono problematiche complesse che si trascinano da anni e non è facile fornire soluzioni illudendosi di sintetizzare decine di punti di vista diversi.

Se sono i presidi, i docenti, gli studenti, le  famiglie che devono esprimersi su una propria idea di scuola se ne dia loro un’opportunità concreta. Un metodo c’è:  dare gambe all’autonomia degli istituti scolastici che è ferma al palo da troppo tempo trasformando gli interlocutori da ascoltare  in soggetti protagonisti dei processi di istruzione e formazione. “Più che di una Costituente oggi – ha ricordato il presidente di DiSAL Ezio Delfino –  la scuola italiana ha piuttosto  bisogno di un ri-costituente e solo l’autonomia piena e reale (con la distribuzione non solo di risorse, ma con il riconoscimento di spazi, di progettualità, di responsabilità, di ruoli…) può restituire slancio a quelle energie che, sempre vive dentro gli istituti scolastici, soffrono perché non possono essere riconosciute e valorizzate come vere  protagoniste  dell’avventura educativa”. Trasformare gli interlocutori da ascoltare  in soggetti protagonisti dei processi di istruzione e formazione sostenendone la libertà di azione: nei Paesi dove le scuole godono di autonomia e si sottopongono a una valutazione periodica dei risultati sono quelle in cui si innalzano i livelli di apprendimento.

I dati OCSE lo confermano: la strada maestra per investire realmente sulla scuola è ancora quella dell’autonomia e della libertà.Da subito.

Progetto Dedalus: orientamento scolastico attraverso la narrazione

Giunge al termine il progetto Dedalus
per l’orientamento scolastico attraverso la narrazione

Mercoledì 11 dicembre, a Città Studi Biella, la giornata conclusiva
Alle 16 il seminario tecnico rivolto a insegnanti e formatori
e dalle 18.30 la serata – aperta a tutti – con i ragazzi e le famiglie

Biella, dicembre 2013 – È fissata per mercoledì 11 dicembre a di Città Studi Biella la giornata conclusiva di “Dedalus. Meno dispersione, più occupazione: innovare l’orientamento scolastico”, progetto sperimentale dedicato all’utilizzo della narrazione per contrastare la dispersione scolastica. Dedalus è il titolo del romanzo giovanile di James Joyce e del suo protagonista che ha ispirato un progetto innovativo, rivolto ai ragazzi tra i 13 e i 14 anni che, esattamente come accade al giovane Dedalus, attraversano una fase complessa dell’età, in cui improvvisamente si chiede loro di crescere, affrontare la vita e compiere scelte importanti.

Il progetto Dedalus è stato finanziato dal bando Interreg Italia-Svizzera 2007-2013 – programma comunitario volto a favorire la cooperazione transfrontaliera in ambito economico, ambientale e incrementare la qualità della vita in ambito sociale e culturale – e si chiude con successo dopo due anni di lavoro. Dedalus è stato patrocinato dalla Regione Piemonte attraverso il sostegno dell’Assessorato all’Istruzione e dell’Assessorato al Lavoro e Formazione Professionale.

Mercoledì 11, alle ore 16, si svolgerà il Seminario tecnico per la condivisione dei risultati, destinato agli insegnanti e ai formatori.  Parteciperanno: Città Studi Biella, capofila italiano e referente unico di progetto, l’Alta Scuola Pedagogica dei Grigioni, capofila svizzero e i due partner al progetto, la Scuola Holden di Alessandro Baricco e il Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Torino.
A partire dalle 18.30 avrà poi inizio una serata aperta a tutta la cittadinanza e dedicata ai ragazzi che hanno partecipato al progetto Dedalus e alle loro famiglie. Coordina la serata Alessandra Tedesco, curatrice delle rubriche libri di Radio 24 Il Sole 24 Ore, e partecipano Marco Balzano, insegnante, scrittore e vincitore del Premio Flaiano 2013 con l’opera Pronti a tutte le partenze, Sellerio Editore; Giusy Versace, atleta paralimpica che dopo aver lavorato come professionista della moda nell’azienda di famiglia ha reimparato a camminare, dopo un grave incidente…. e poi ha deciso di correre; farà da contrappunto Gianluca Fubelli, attore e comico, in arrivo dalla trasmissione di Italia1, Colorado.
Durante la serata sarà proiettato in anteprima il video che racconta Dedalus, con le testimonianze di Alessandro Baricco, Roberto Saviano e dei veri protagonisti del progetto: i ragazzi. Saranno infine presentati i due volumi che raccolgono il racconto dell’esperienza e i dati conclusivi.

Sono stati invitati alla giornata Alberto Cirio, Assessore all’Istruzione e Claudia Porchietto, Assessore regionale al Lavoro della Regione Piemonte.

Al progetto Dedalus hanno partecipato 324 studenti italiani e svizzeri appartenenti a 12 classi della provincia di Biella e 4 classi del Cantone dei Grigioni, iscritti al 3° anno della scuola secondaria di primo grado nell’anno scolastico 2012-13 e che sono stati accompagnati nel percorso di orientamento da scrittori e da counselor. Ecco la loro voce. “Mi chiamo Andrea e sono un patito di sport, soprattutto la pallacanestro che è anche il mio sport preferito“. “Sono Sofia, una persona alla quale piace uscire con gli amici, leggere libri e nuotare”. “Mi chiamo Attila, ho 15 anni e sfortunatamente sono figlio unico”. Una, due righe. Così scrivono i ragazzi protagonisti del progetto. Una manciata di parole che rompe il velo lasciando apparire in un lampo vite che prendono forma e materia, diventano così reali  perché poggiate sul foglio bianco che ospita le grafie di ragazzi.  “Avevamo in mano dei rubini e la rete era fatta di vento gelato, stavamo raccogliendo stelle, ma non stelle qualunque, stelle che davamo ai bambini di tutto il mondo e quando i bambini toccavano le stelle queste scoppiavano in una polvere che cadeva addosso a loro ed esaudiva il loro desiderio più profondo, magari che non sapevano neanche dell’esistenza”.

In Italia la dispersione scolastica è al 18.8% contro il 14.1% dell’Europa. L’obiettivo di Bruxelles per 9oil 2020 è portarla al 10%. Dedalus vuole essere un modello per cambiare questi numeri.

***

Città Studi S.p.A., capofila Italiano, è un ente riconosciuto a livello internazionale in ambito formativo. Come responsabile di progetto ha curato tutti gli aspetti a livello di contenuto, di comunicazione e amministrazione.

L’Alta Scuola Pedagogica dei Grigioni (Coira), capofila Svizzero, si occupa di formare gli insegnanti. Per DEDALUS ha coordinato il progetto su territorio svizzero.

Il Centro Studi Holden è la scuola di narrazione e Storytelling di Alessandro Baricco: partner del progetto, si è occupata della formazione narrativa attraverso gli scrittori e ha coordinato l’intervento nelle classi.

Il Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Torino ha messo al servizio del progetto la sua esperienza di ricerca su temi e pratiche di orientamento e si è occupato della valutazione del percorso.

Indagine Ocse-Pisa 2012

Martedì 3 dicembre, alle ore 11.00, presso la Sala della Comunicazione del Miur si svolge la presentazione dei risultati dell’Indagine Ocse – Pisa 2012 sulle competenze degli studenti quindicenni in matematica, scienze e lettura.

Il programma prevede un video messaggio del Ministro Maria Chiara Carrozza, gli interventi del Sottosegretario all’Istruzione Marco Rossi Doria, del Presidente dell’Invalsi Paolo Sestito e di Francesca Borgonovi, membro del team Pisa dell’Ocse ed è trasmesso in diretta streaming.

È la prima volta che Roma rientra fra le città in cui viene presentato in contemporanea con il lancio internazionale il Rapporto Pisa.

Scuola, presentati al Miur i dati OCSE – Pisa 2012

(Roma, 3 dicembre 2013) Sono stati presentati a Roma al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca i risultati dell’Indagine Ocse Pisa 2012 che misura le competenze dei quindicenni in matematica, scienze e lettura. L’Italia, spiega l’Ocse, ha risultati sotto la media ma è uno dei paesi che registra i più notevoli progressi in matematica e scienze. “Non possiamo trascurare il fatto che l’Italia registri risultati inferiori alla media Ocse, tuttavia l’indagine rivela che siamo uno dei Paesi che ha registrato i maggiori progressi in matematica e scienze e questo deve essere da stimolo per continuare a lavorare per migliorare le performance dei nostri studenti”. Ha commentato il Ministro Maria Chiara Carrozza che ha voluto portare la presentazione dei dati al Miur. E’ la prima volta che l’Indagine Ocse viene presentata a Roma in contemporanea con il lancio internazionale.

Nell’indagine, continua il ministro, “mi hanno colpito la disparita’ dei risultati delle ragazze in matematica rispetto a quelli dei loro compagni maschi che fanno registrare un divario piu’ ampio della media Ocse. Questa per me e’ la spia di una questione culturale, di un gap di genere che attraversa ancora in maniera profonda il nostro Paese e che va contrastato”. Un altro dato significativo per il ministro e’ rappresentato “dalla diversita’ di performance in molte aree del Mezzogiorno” dove si registrano “risultati al di sotto della media italiana anche se alcune regioni mostrano un trend positivo”. Secondo Carrozza proprio a queste aree bisogna “guardare con piu’ attenzione come abbiamo gia’ iniziato a fare nel Decreto Istruzione”. Infine il Ministro ha sottolineato “un aspetto molto importante di questa indagine che dimostra la validita’ del nostro sistema di formazione come ‘ascensore sociale’. La stessa indagine sottolinea come ‘L’Italia ha migliorato i suoi risultati senza rinunciare al principio di equità nel sistema dinistruzione”. Il nostro Paese “continua a mostrare livelli di qualita’ superiori alla media Ocse nell’apprendimento con solo il 10% di variabilita’ nei risultati in matematica ascrivibile alle differenze di status socioeconomico dei ragazzi”. Per il ministro si tratta di un dato “che testimonia l’incredibile potenziale della nostra scuola come motore della mobilita’ sociale”. Bisogna quindi guardare al nostro sistema educativo “come un investimento” e “non come una spesa. Come Governo Letta abbiamo dato un segnale forte con il Decreto Istruzione. Continueremo su questa strada per aumentare l’investimento nell’istruzione con la massima attenzione al futuro delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi”.

3 DICEMBRE 2013: GIORNATA INTERNAZIONALE DELLE PERSONE CON DISABILITA’

3 DICEMBRE 2013: GIORNATA INTERNAZIONALE DELLE PERSONE CON DISABILITA’

AAA CERCASI ALLEATI PER USCIRE DALL’INVISIBILITA’

 

Rompiamo le barriere, apriamo le porte: per una società inclusiva e uno sviluppo per tutti”, questo il tema della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità 2013, evento istituito dall’ONU nel 1981 in occasione della proclamazione dell’Anno Internazionale delle Persone Disabili con l’obiettivo di promuovere la piena inclusione delle persone con disabilità nella comunità globale.

Anche quest’anno si parla di barriere da rompere e porte da aprire, nonostante siano passati ormai quasi dieci anni dalla nascita della Convenzione Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità, e nuovamente l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha evidenziato come sia impossibile raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio senza avere la piena inclusione sociale delle persone con disabilità.

La Giornata vuole cercare di accrescere nell’opinione pubblica la consapevolezza in merito alla disabilità cercando di porre la questione dell’accessibilità come problema di sviluppo globale e trasversale così da riuscire a rimuovere tutti i tipi di barriere per realizzare la piena e paritaria partecipazione delle persone con disabilità nella società.

Anffas Onlus desidera celebrare la Giornata lanciando un forte e chiaro appello: la ricerca di nuove alleanze per fare in modo che le persone con disabilità e le loro famiglie escano dall’invisibilità.

 “Ancora una volta ci troviamo a celebrare il 3 dicembre” spiega Roberto Speziale, presidente nazionale Anffas Onlus “e ancora una volta dobbiamo constatare che siamo molto lontani dal raggiungere la piena inclusione sociale delle persone con disabilità dato che la loro vita e quella delle loro famiglie è sempre costellata di discriminazioni e costantemente relegata all’invisibilità”.

“Le condizioni di vita, le storie, i numeri, i volti delle persone con disabilità, specie intellettiva e/o relazionale, e delle loro famiglie, pur rappresentando parte integrante, ricca e piena di risorse della società, sono sempre condannate a restare nell’ombra, lontane dagli occhi e dalle coscienze della politica e delle istituzioni, del mondo della comunicazione e dell’informazione, della comunità tutta”.

“Siamo relegati, con la complicità dei mezzi di comunicazione, ad essere invisibili” prosegue Speziale “e ciò si concretizza poi nell’assenza di presa in carico da parte delle Istituzioni e nella totale mancanza di politiche serie che ci restituiscano dignità e diritti, adeguata qualità di vita, parità di opportunità ed inclusione sociale, e nella negazione del nostro diritto alla partecipazione, il tutto nella piena indifferenza generale. Eppure ci siamo! E siamo in tanti e abbiamo voci, vite, storie, cose da dire e da raccontare, cose da chiedere, ma anche e soprattutto da dare”.

“Per questo motivo” conclude il Presidente “lanciamo un appello per cercare nuovi alleati che vogliano partecipare alla nostra sfida per uscire dall’invisibilità: nelle istituzioni, nel mondo dell’informazione, nella collettività in generale. Basta chiederlo e saremo ben lieti di collaborare.

Noi siamo pronti – ormai da anni – a raccontarci e a raccontare, ma la domanda vera è: chi ci vorrà ascoltare?”.

L’e-learning con il BAICR

L’e-learning con il BAICR
Una risorsa per gli insegnanti

di Maurizio Tiriticco

 

Insegnanti diversi per una scuola che si rinnova

 

Le innovazioni indotte a partire da quest’anno nella scuola dell’infanzia, in quella del primo ciclo ed in quella del primo biennio del secondo ciclo, che è diventato obbligatorio, non sono affatto di poco conto. Le Indicazioni per il curricolo e il Regolamento relativo all’innalzamento dell’obbligo di istruzione costituiscono documenti assolutamente nuovi per il quotidiano fare scuola.

Il fattore più importante è che per la prima volta nella storia della nostra scuola Il Ministero PI non ha varato programmi totalizzanti e prescrittivi, ma solo vere e proprie indicazioni di lavoro che saranno sperimentate nel corso di due anni ed andranno a regime solo dopo le correzioni e gli arricchimenti che saranno dettati dalle stesse istituzioni scolastiche. Va sottolineato che non si tratta affatto di una carte octroyée dall’Amministrazione, ma dell’adempimento di un principio costituzionale che attribuisce agli organi centrali dell’istruzione compiti di indirizzo e di orientamento ed alle istituzioni scolastiche, in virtù della loro autonomia, la responsabilità di progettare e realizzare i concreti percorsi di studio.

Va ricordato che, dal varo dell’autonomia scolastica (la legge delega è del ’97 e il Regolamento attuativo del ’99) e dalla riforma costituzionale del 2001, i rapporti tra autorità governative e istituzioni operanti sul territorio sono profondamente cambiati. Alle prime spetta il compito di dettare le norme generali dell’istruzione e gli ambiti entro cui queste devono essere realizzate (si tratta dei livelli essenziali delle prestazioni che le istituzioni scolastiche devono garantire a tutti i cittadini che fruiscono del loro servizio); alle seconde spetta quello di curvare le linee di indirizzo per renderle concretamente operative.

In questo nuovo assetto non cambia solo il ruolo delle scuole, delle loro componenti e degli organi collegiali, ma anche quello degli operatori, dei dirigenti scolastici ed amministrativi (i quali, prima della riforma erano direttori, presidi, segretari) e, in primo luogo, degli insegnanti. A questi ultimi spetta la funzione più importante, quella di rendere effettivo quell’impegno sociale ed educativo che per legge abbiamo assunto verso i nostri cittadini, cioè di condurre tutti, e non uno di meno, per riprendere la nota espressione di Don Milani, al “successo formativo”, come recita il citato Regolamento sull’autonomia.

Si apre, quindi, uno scenario del tutto nuovo in forza del quale la professionalità dei docenti costituisce la chiave di volta dell’impegno che abbiamo assunto nei confronti dei nostri giovani nonché dell’Unione europea che da anni ci sollecita ad avviare nel nostro Sistema di istruzione quelle riforme che mettano in grado i nostri giovani di competere con tutti i giovani europei nel campo delle conoscenze, della cultura e delle competenze professionali (sarà opportuno, a questo proposito, consultare il rapporto Education at a glance, edizione del 2007).

 

Necessità dell’e-learning

 

Da tutto ciò consegue che i nostri insegnanti, a fronte dell’impegno nuovo e particolare che viene loro richiesto, dovranno rendere operativi quei principi sanciti nel loro Contratto di lavoro, là dove si dice che il profilo professionale dei docenti non è costituito solo da competenze disciplinari, ma anche da “competenze psicopedagogiche, metodologico-didattiche, organizzativo-relazionali e di ricerca tra loro correlate ed interagenti” (art. 25). Molti di loro avranno già acquisito competenze simili nella formazione iniziale, ma va considerato che la ricerca psicopedagogica ha fatto grandi passi in avanti negli ultimi anni ed i suoi contributi aumentano di giorno in giorno anche per l’apporto delle neuroscienze che sullo sviluppo della conoscenza e delle diverse forme di intelligenza e sui processi di apprendimento fanno sempre nuove scoperte.

Accedere a queste conoscenze non è facile, oggi, per lo sviluppo sempre più accelerato che le caratterizza né è sufficiente l’ultima pubblicazione tra le tante reperibili in libreria od un aggiornamento di breve periodo. A queste oggettive difficoltà vengono in soccorso le nuove strategie digitali dell’apprendimento adulto che, in una società in continuo sviluppo, non può non interessare e coinvolgere tutti i professionisti che hanno a cuore il successo del loro lavoro. Si tratta della strategie dell’e-learning, o meglio dell’apprendimento elettronico. Fruire attraverso il web di materiali di studio costantemente aggiornati proprio perché non sono veicolati dalla pagina stampata, che nel tempo rimane sempre la stessa, ma dalla pagina digitale, per sua natura flessibile e costantemente rinnovabile, costituisce quell’apprendimento organizzativo che sostiene il professionista delle società ad alto sviluppo e che gli consente di essere sempre all’altezza delle innovazioni che giorno dopo giorno cambiano l’organizzazione dove svolge il suo quotidiano lavoro.

Se tale risorsa riguarda tutti i professionisti delle società ad alto sviluppo, a maggior ragione riguarda i professionisti dell’educazione, i quali si trovano a “lavorare” con una “materia prima”, i bambini, gli adolescenti, i giovani, che sono i più sensibili ai cambiamenti in atto, anche se non sono in grado di controllarli, padroneggiarli, utilizzarli per la loro crescita personale. Quello iato che spesso si verifica tra docente e discente – ed è quest’ultimo sempre più sensibile ed aperto alle nuove tecnologie – può essere colmato proprio se è il docente stesso che, a sua volta, si impadronisce delle nuove Tecnologie della Informazione e della Comunicazione, le TIC, ne comprende il valore e le opportunità ed è in grado di individuarne nel contempo i limiti e gli stessi pericoli che il web – questa finestra costantemente aperta su mondo – può rappresentare.

Diventa, quindi, pressoché obbligatorio per un operatore dell’educazione accedere ad un’attività di formazione continua veicolata dall’e-learning. I motivi della scelta sono essenzialmente due: da un lato l’operatore si impadronisce dei contenuti, o meglio acquisisce quelle competenze che gli consentono di gestire al meglio il lavoro quotidiano; dall’altro si impadronisce del mezzo, apprende, cioè, praticamente il valore aggiunto che l’uso delle TIC gli offre per la progettazione e per lo sviluppo delle attività curricolari.

 

L’originalità del prodotto Baicr

 

Tra le istituzioni che erogano formazione e-learning si segnala il Baicr-Sistema Cultura. Si tratta di un consorzio non profit, nato nel ’91 con il concorso di alcuni istituti culturali – l’Enciclopedia Italiana, l’Istituto Sturzo, la Fondazione Basso, la Fondazione Gramsci, la Società Geografica Italiana – con il fine di sviluppare attività di alto livello culturale e formativo, stante gli apporti di istituti qualificatisi da anni a livello nazionale e di esperti di chiara fama. Tra queste attività si segnalano quelle rivolte alla formazione continua a distanza (secondo la formula dell’e-learning blended) del personale delle pubbliche amministrazioni ed in particolare dei dirigenti scolastici e dei docenti.

I materiali sono prodotti da esperti del Baicr, degli istituti culturali che lo compongono e della Scuola di Istruzione a Distanza (IaD) dell’Università di Tor Vergata di Roma. Sono configurati come master di secondo livello e sono organizzati in moduli: questi sono strutturati in unità didattiche e queste, a loro volta, in unità lezione. Sulla pagina video appaiono unità di sapere uniconcettuli corredate di immagini, note, link per accedere agli approfondimenti del caso. Ad ogni unità didattica segue una attività esercitativa di autovalutazione. A ciascun modulo segue una prova strutturata di uscita, valutata centralmente. I contenuti sono sempre corredati di note, bibliografie, grafici, immagini, link per i rinvii ad altre fonti. L’organizzazione modulare consente al fruitore di organizzare il suo studio secondo una sua personale scelta; comunque, vi sono anche scelte consigliate a seconda dell’esito della prova di ingresso che il fruitore è tenuto a svolgere. Il percorso ha la durata di 1500 ore corrispondenti a 60 Crediti formativi universitari (CFU). Al termine del percorso il fruitore attende ad una prova di uscita in presenza presso la Scuola IaD. Il master conseguito è valutato dalle pubbliche amministrazioni secondo le norme vigenti.

Durante lo studio, che viene debitamente “tracciato” ai fini della computazione delle ore di lavoro, il fruitore è costantemente seguito da un tutor dedicato che lo assiste nelle sue eventuali difficoltà relative ai contenuti, alle attività esercitative, alla gestione del web. L’assistenza viene effettuata via e-mail e per telefono. Vengono anche aperte classi virtuali nelle quali i fruitori svolgono attività di studio cooperativo che, se correttamente guidato, risulta più produttivo di quello individuale. Sono attivi anche forum di discussione debitamente monitorati. Vi sono anche strumenti di help: newsletter periodiche; una raccolta delle Faq più significative; una bacheca per la segnalazione di eventi; una galleria, in cui sono raccolti con tempestività documenti normativi, aggiornamenti bibliografici; un glossario con le voci ricorrenti nella pratica dell’insegnamento/apprendimento.

Tra i master ricordiamo quelli di natura metodologica, Pedagogia e scuola, che affronta la professione docente nella sua trasversalità operativa, organizzativa, progettuale, relazionale, e quelli di carattere disciplinare, pur sempre con forti curvature alla didattica, quali, ad esempio: Didattica della lingua italiana; Didattica della lingua latina; Didattica della lingua inglese, con una serie di approfondimenti all’arte e alla letteratura; Aspetti storici ed economici del Novecento, Discipline giuridiche ed economiche; Geografia ed identità del territorio.

Per gli eventuali approfondimenti sui master e per acquisire tutte le informazioni di carattere amministrativo, è opportuno visitare il sito www.baicr.it.

Docenti inidonei: circolare del Ministero dell’Economia su accertamento condizioni d’inidoneità

da Tecnica della Scuola

Docenti inidonei: circolare del Ministero dell’Economia su accertamento condizioni d’inidoneità
di Andrea Carlino
Il provvedimento trae origine dal decreto legge n.104 del 12/9/2013, convertito, con modificazioni, dalla legge n.128 dell’11/11/2013 (articolo 15).
E’ stata resa nota la circolare del Ministero dell’Economia e delle Finanze (n. 966 del 19/11/2013) che dà ulteriori istruzioni sull’accertamento delle condizioni d’idoneità del personale docente del comparto Scuola. Il provvedimento trae origine dal decreto legge n.104 del 12/9/2013, convertito, con modificazioni, dalla legge n.128 dell’11/11/2013.
In particolare, all’articolo 15 si stabilisce che i docenti inidonei non saranno più automaticamente obbligati a transitare nei ruoli del personale Ata, cosi come prevedeva la legge n.135 del 7 agosto 2012. Entro il 20 dicembre tutti i docenti inidonei dovranno essere sottoposti a visita medica al fine di ottenere una valutazione aggiornata dello stato d’idoneità. Quelli che dovessero essere dichiarati idonei, torneranno ad insegnare, chi invece sarà dichiarato inidoneo avrà 30 giorni per presentare domanda di trasferimento come amministrativo o tecnico della scuola.
La circolare fa ordine in merito all’attribuzione delle visite alle Commissioni mediche competenti e in seguito invita il Miur a fornire specifiche indicazioni riguardo all’assegnazione del proprio rappresentante alle Commissioni e a spiegarne ruolo e limiti. Riguardo alle competenze degli organismi sanitari è intervenuta una modifica in sede di conversione del decreto legge 104: è stato, infatti, eliminato il riferimento ai collegi costituiti presso le Asl, precisando che l’individuazione dell’organismo medico-legale competente non può che essere effettuata sulla base della generale normativa procedurale vigente per gli accertamenti in ordine all’idoneità, inidoneità ed altre forme di inabilità. Gli accertamenti d’idoneità del personale docente sono di competenza delle Commissioni mediche di verifica del Mef.
Nel momento in cui pervengano alle commissioni mediche di verifica, fascicoli concernenti il personale docente della scuola, nei quali si chiede l’accertamento dell’inidoneità alla funzione di docenza, questi fascicoli dovranno essere regolarmente istruiti da parte delle Commissioni mediche di verifica.
La visita dovrà essere compiuta da uno o più medici della Commissione, mentre il rappresentante del Miur dovrà partecipare unicamente alla fase conclusiva della procedura sanitaria. Inoltre, si legge nella circolare n. 966/2013, si mantiene intatta la possibilità per l’interessato di presentare ricorso, per via amministrativa, entro dieci giorni dalla notifica del giudizio d’idoneità effettuata a cura dell’Amministrazione procedente alle Commissioni mediche di seconda istanza del Ministero della difesa.

Specializzazione sostegno: ancora incertezze sul Diploma magistrale

da Tecnica della Scuola

Specializzazione sostegno: ancora incertezze sul Diploma magistrale
di Lara La Gatta
Le segreterie universitarie non sanno come gestire le domande e chiedono al Miur di rispondere in tempi brevi. Intanto prosegue la pubblicazione da parte degli Atenei di informazioni aggiuntive circa i calendari delle attività formative
Nei giorni scorsi l’Università della Calabria ha comunicato che i controlli sulla validità delle autocertificazioni rese, e in particolare relativamente alla validità abilitante del Diploma magistrale o Diploma di Liceo Socio-Psico-Pedagogico conseguiti entro l’a.s. 2001/2002, saranno demandati ai competenti uffici MIUR.
Questo perché continua il clima di incertezza relativo alla possibilità, per i candidati in possesso dei suddetti diplomi, di partecipare alla selezione, tanto che diverse Università, tra le quali quella di Firenze, hanno sollecitato il Miur ad esprimersi in tempi brevi. Finora, però, dal Ministero non è ancora arrivata nessuna risposta e questo sta causando non pochi disagi alle segreterie universitarie che non sanno come gestire le domande presentate anche dai diplomati magistrali. La questione, quindi, è ancora aperta.
Ma passiamo alle altre novità.
L’Università di Padova ha pubblicato il calendario delle attività formative:
a) Durata del Corso: 60 CFU da realizzarsi in non meno di 8 mesi e con conclusione prevista entro maggio/giugno 2015.
b) Offerta Formativa: è strutturata in moduli didattici composti da unità di Insegnamento, di Laboratorio, di Tirocinio (diretto, indiretto e TIC). In particolare:
1. Ciascuna attività di insegnamento (7,5 ore d’aula per CFU) verrà erogata in lezioni comuni e diversificate secondo aggregazioni per ordine e grado scolastico. Le unità di Laboratorio (20 ore d’aula per CFU) saranno erogate in modo diversificato per grado di scuola, in riferimento al numero degli iscritti. Le attività di Tirocinio (25 ore per CFU) potranno essere erogate in modi e forme differenti.
2. L’inizio delle attività didattiche è previsto per fine Marzo/Aprile 2014. Eventuali variazioni saranno tempestivamente comunicate agli iscritti.
3. Le attività dei moduli didattici verranno di norma erogate settimanalmente in due pomeriggi da definirsi e nella giornata del sabato (mattina e pomeriggio). Sono previste settimane intensive di attività didattica nei periodi non impegnati nelle lezioni scolastiche.
4. All’impegno didattico previsto nella sede di Padova si aggiunge l’impegno orario previsto per le attività connesse al Tirocinio presso le istituzioni scolastiche.
5. Alla fine di ciascun modulo didattico si dovranno sostenere esami di profitto relativi agli insegnamenti impartiti nel modulo.
Anche l’Università Milano Bicocca ha pubblicato il calendario dei corsi: il corso inizierà una volta espletate tutte le procedure di selezione, entro Marzo 2014. La frequenza è obbligatoria. Le assenze sono accettate, nella percentuale del 10%, esclusivamente per le lezioni degli insegnamenti disciplinari. Per il tirocinio e i laboratori vige l’OBBLIGO INTEGRALE di frequenza delle attività previste. Il calendario con indicazione delle attività didattiche e delle sedi verrà pubblicato entro Febbraio 2014. Le lezioni si terranno il Martedì e il Giovedì pomeriggio presso il campus dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca I laboratori e il tirocinio indiretto si terranno l’intera giornata del Sabato presso la sede Villa di Breme Forno – via Martinelli, 23 ingresso da via Diaz – Cinisello Balsamo (Mi).
La Luspio di Roma ha comunicato gli indirizzi delle sedi presso le quali si svolgerà la prova del test preliminare. I candidati dovranno trovarsi presso le sedi alle ore 14.00, muniti di un documento di identità in corso di validità e della ricevuta di pagamento per coloro che hanno regolarizzato il versamento con ritardo. Dovranno inoltre produrre certificazione di eventuali stati di particolari necessità (legge 104, certificati medici, altro).

Ogni classe occupata costa mille euro a giorno

da tuttoscuola.com

Una proposta dell’ANP per prevenire le occupazioni

Ogni classe occupata costa mille euro a giorno

Mille euro al giorno per ogni classe occupata. A tanto ammonta il ‘costo’ delle occupazioni scolastiche, oltre agli eventuali danni provocati durante la protesta. Il calcolo dei costi delle occupazioni studentesche è stato fatto dalla ANP (Associazione Nazionale Presidi) che nei giorni scorsi ha promosso una riunione a Roma per capire come ”prevenire e gestire le occupazioni” nel tentativo di ”arginare il fenomeno” che puntualmente, ogni autunno, si ripropone. Obiettivo ”elaborare una linea comune per non lasciare soli i singoli presidi ed evitare disparità controproducenti tra colleghi ‘duri’ o ‘permissivi’”.

L’Anp invita, quindi, a mettere in atto una campagna informativa sui ”costi” delle occupazioni. ”Uno studente – spiega l’Anp – costa allo Stato circa 8mila euro l’anno, cioè 40 euro al giorno di lezione. Una classe di 25 studenti ne costa mille. Il ‘fermo’ di una scuola di 30 classi ne costa 30mila, sempre al giorno. In due giorni  di sospensione delle lezioni – evidenzia – una scuola di medie dimensioni ha ‘bruciato’ l’equivalente di quanto riceve in un anno di finanziamenti”.

L’Anp evidenzia anche che ”quel denaro viene dalle tasse, pagate in primo luogo dai lavoratori dipendenti. Il padre di uno degli occupanti deve lavorare in media quasi un mese per guadagnare quello che la classe di suo figlio dilapida in un giorno”.

Di qui l’invito pressante agli studenti che hanno fra i temi favoriti per le occupazioni lo slogan ‘più fondi alla scuola pubblica‘: ”Se i ragazzi vogliono difenderla la scuola pubblica – sottolinea l’associazione dei dirigenti scolastici – devono capire che questa non è la strada giusta perchè genera uno spreco di denaro pubblico”, e rischia di aumentare le disuguaglianze sociali.

Per arginare il fenomeno, quindi, secondo i presidi, la parola d’ordine è ‘prevenzione’. “Bisogna offrire ai ragazzi, già dai primi giorni di scuola, spazi di confronto e trattare temi che stanno loro a cuore”, ma nella legalità. Tra le proposte “un pacchetto di giorni di didattica flessibile cogestita da alunni e prof”. Ma, se tra i ragazzi prevalesse la ‘linea dura’, da parte dei presidi si sarebbe una risposta proporzionata. Non necessariamente sgomberi e denunce, strada ipotizzata solo nei casi di danneggiamenti o violenze, ma norme da inserire nei regolamenti di istituto che rendano sanzionabili dal punto di vista disciplinare la “permanenza illecita nella scuola, l’utilizzo non autorizzato di aule, l’ingresso non autorizzato di esterni all’istituto”.

Istat, per oltre metà degli italiani attività di formazione nel 2012

da tuttoscuola.com

Istat, per oltre metà degli italiani attività di formazione nel 2012

Oltre metà italiani nel 2012 ha dichiarato di aver effettuato almeno un’attività di formazione nei 12 mesi precedenti l’intervista. Lo rileva l’Istat, che fa riferimento al 51,5% delle persone di 18-74 anni. Rispetto all’indagine precedente, condotta nel 2006, secondo l’Istat “tale partecipazione risulta cresciuta di circa 5 punti percentuali (era il 45,7%)”.

La partecipazione “è maggiore per gli uomini (54%) rispetto alle donne (49,1%), e più frequente tra i laureati (80,5%) rispetto alle persone con licenza elementare (17,6%). Tra gli occupati, la quota maggiore di adulti impegnati in attività formative si registra tra le posizioni lavorative più elevate: è pari al 79,7% tra i dirigenti, imprenditori e liberi professionisti, mentre è il 52,9% tra gli operai e il 37,4% tra chi svolge professioni non qualificate”. Nel Nord-est partecipa ad attività di formazione “il 59,3% degli individui, nel Centro il 56%, nel Nord-ovest il 52,5%, mentre nel Sud e nelle Isole si registra il livello più basso di partecipazione con il 43,7%. Rispetto al 2006 l’aumento più consistente si registra nelle regioni del Centro Italia”.

I corsi del sistema d’istruzione “formale”, volti al conseguimento di titoli riconosciuti dal sistema nazionale delle qualificazioni, “sono seguiti dal 5,8% degli individui”. E ancora: “I corsi di formazione ‘non formale’ (che non permettono di acquisire un titolo di studio) sono seguiti dal 31,4% delle persone di 18-74 anni, percentuale quasi raddoppiata rispetto al 2006, quando era del 18,1%”. Tra coloro che hanno seguito attività “non formali”, “il 34,5% ha usufruito di un ‘training on the job’; il 30,9% ha partecipato a seminari, convegni, workshop, il 3,7% ha seguito delle lezioni private”.

Quel rito stanco dell’occupazione

da tuttoscuola.com

Quel rito stanco dell’occupazione

Il rito stanco delle occupazioni di istituti superiori ritorna e continua. Come ogni anno, tra novembre e dicembre, è un frutto di stagione dal sapore un po’ stantio.

Niente di nuovo nei comunicati dei diversi movimenti studenteschi, caratterizzati spesso da slogan, luoghi comuni e affermazioni ideologiche.

Sembrano lontani i tempi in cui alcuni “padrini” di partiti politici lisciavano il pelo della protesta, avallando anche le occupazioni, come luoghi di crescita democratica e di emancipazione.

Il clima di simpatia verso gli studenti occupanti ora sembra essersi raffreddato e il ministro Carrozza una settimana fa ne ha approfittato per rilasciare da Bruxelles una dichiarazione critica: “L’occupazione è un fenomeno di cui parlare e discutere, che viene data per scontata, e questo fa male ai nostri stessi studenti. Occupare la scuola è un atto grave e importante, lo si fa quando si ha un obiettivo, ma non è nella normalità. Dovrebbe essere una cosa estrema, ma se tutti gli anni, nello stesso periodo, avvengono le occupazioni, allora è fenomeno che non va bene”.

Visto che il governo ha “appena approvato la conversione in legge di un decreto che reinveste sulla scuola, caso mai sarebbe il caso di capire come è fatta la legge, le novità che porta, piuttosto che occupare semplicemente la scuola”.

E poi, ha proseguito il ministro, “dobbiamo anche aiutare i dirigenti scolastici ad affrontare questo tema, perché per loro è una grave responsabilità e non è assolutamente normale occupare un edifico pubblico, che appartiene alla collettività”.

Apriti cielo! L’Unione degli studenti ha bollato le dichiarazioni come insensate e antidemocratiche.

Per il momento nessuno però ha spalleggiato gli studenti, lasciandoli soli.

Occorre ora che qualcuno abbia il coraggio di dire che le occupazioni sono interruzione di pubblico servizio, e agisca di conseguenza. La posizione dei dirigenti scolastici è molto delicata. Prima che qualche genitore presenti denuncia per tutelare il diritto allo studio del proprio figlio, i dirigenti faranno bene a organizzarsi in rete e ad agire di concerto.

Chiediamo assunzioni e lo Stato si prende i nostri soldi!

Chiediamo assunzioni e lo Stato si prende i nostri soldi!

Sono due le procedure d’infrazione che la Commissione Europea ha aperto contro il nostro paese per reiterazione abusiva dei contratti a termine nella scuola. Questo perché l’Italia viola la direttiva 1999/70/CE applicandola solo ai lavoratori del settore privato. In poche parole lo Stato obbliga i cittadini a rispettare una norma che esso stesso viola per primo!

Nel frattempo la Corte Costituzionale con l’ordinanza n. 207 di luglio 2013 ha rinviato alla Corte di giustizia UE la decisione sulla stabilizzazione dei precari della scuola e quest’ultima dovrebbe pronunciarsi tra giugno e settembre del prossimo anno. Noi attendiamo fiduciosi.

Nelle osservazioni inviate dalla Commissione Europea alla Corte di Giustizia Europea si deduce che non ci sarebbero le ragioni imperative e oggettive invocate dalla Cassazione, come introdotte dalla legge 106/11, né che le ragioni finanziarie possono giustificare l’abuso dei contratti a termine nel settore scolastico.

Inoltre il 22 novembre 2013 la Commissione Europea ha inviato all’Italia un nuovo avvertimento sulla discriminazione degli insegnanti e del personale precario che lavora nella scuola da più di 36 mesi continuativi. L’Italia ha due mesi di tempo per rispondere, altrimenti la procedura sarà depositata alla Corte di giustizia europea. Una condanna della Corte costerà 10 milioni di euro, una cifra che potrà aumentare, da 22mila a 700 mila euro per ogni giorno di ritardo.

Ma mentre i giudici europei lavorano per ristabilire il diritto comunitario, il nostro paese continua imperterrito a discriminare i precari rispetto ai lavoratori di ruolo.

La nota del Miur del 13 novembre 2013 conferma l’accanimento contro di noi che si manifesta attraverso l’impossibilità di monetizzare i soldi delle ferie non godute dell’anno scolastico 2012/2013. Un vero e proprio scippo se si considera che la norma che ne vieta la monetizzazione è entrata in vigore solo dal 1 settembre 2013.

A quanto pare siamo stati in ferie a nostra insaputa! Succede anche questo quando la politica è assolutamente incapace di gestire il paese e di dare risposte serie ai lavoratori.

Siamo stanchi di subire continue ingiustizie e desideriamo manifestare tutta la nostra delusione per il Partito Democratico che ha fatto campagna elettorale sulla scuola.

Purtroppo dobbiamo constatare che anche per il Governo Letta la scuola e i precari servono solo a fare cassa. Siamo ancora trattati come carne da macello o, nella migliore delle ipotesi, come mucche da mungere giacché il mancato pagamento delle ferie corrisponde a un taglio del nostro reddito dell’8%. Non bastava il precariato a vita e non era neppure sufficiente licenziarci a giugno e riassumerci a settembre, adesso ci vogliono ridurre alla fame!

Ieri, poi, la moglie del Premier Letta ha parlato del taglio di un anno di scuola superiore ipotizzando un risparmio per lo Stato di tre miliardi. Le promesse di investire in istruzione per garantire un futuro al paese sono rimaste tali. Sono passati pochi mesi dalla campagna elettorale che ha portato il Partito Democratico al Governo ma sembra siano passati anni luce.

Le vuote parole e le false promesse sono volate via con la prima brezza d’autunno.

Ciò detto, noi non ci arrendiamo e il 5 dicembre alle 15.30 manifesteremo alla Ragioneria Territoriale dello Stato in via Rondinelli 6 a Ravenna per spostarci, alle 16,30, in Piazza del Popolo. Iniziative simili sono previste a Milano, Roma, Bologna, Torino e in altre città d’Italia.