da Corriere della Sera
CONVEGNO TREElLLE-COMPAGNIA DI SAN PAOLO SULLA VALUTAZIONE
Carrozza: il mio Invalsi con il contributo di tutti
Il ministro sfida i critici: voglio candidature di alto livello
Mariolina Iossa
Presto sarà nominato il nuovo presidente dell’Invalsi. Lo dice il ministro Maria Chiara Carrozza al convegno organizzato da TreeLLLe e da Fondazione per la Scuola Compagnia di San Paolo alla Luiss sulle esperienze internazionali di valutazione dei sistemi scolastici. E così risponde alle polemiche di questi giorni su come il Miur e il governo stanno procedendo per la sostituzione di Paolo Sestito alla guida dell’Agenzia di valutazione e sul futuro della valutazione stessa.
IL NODO INVALSI – Sull’Invalsi non si torna indietro, insomma, non ci sono ripensamenti, c’è però, continua il ministro, la ferma intenzione di «lavorare con il coinvolgimento di tutti, della scuola e della società, per il potenziamento del sistema di valutazione. Io non credo in un governo top-down, che “impone”: dunque nessun sistema imposto dall’alto ma linee condivise». Quanto alle candidature per la presidenza dell’Invalsi, Carrozza assicura che sono «aperte a tutti, però voglio un profilo di alto livello, solo così diamo valore al sistema stesso», e anche qui la sua è una risposta indiretta alle critiche al comitato di saggi che deve sottoporre al ministero una rosa di personalità. Il Miur, dice ancora Carrozza, insieme con il governo elabora un sistema standard, pone gli obiettivi, ma non fa i test, non dice quando vanno fatti. «Io voglio un’agenzia di valutazione indipendente, che lavori in modo indipendente. Invece, il ministero deve fare altro, attuare il regolamento che esiste, scenderanno presto in campo i 59 ispettori, anche se a me non piace il termine ispettore, per me sono valutatori». Il sistema standard che l’Italia deve elaborare, spiega il ministro «dovrà valutare se le competenze degli studenti stanno progredendo, la valutazione deve essere uno strumento che ci consente di raggiungere tre obiettivi, cioè fare in modo che i giovani escano dal sistema della formazione nei tempi giusti, sapendo quello che vogliono fare e che cosa vanno a fare, e avendo la migliore preparazione possibile per quello che devono fare».
SCUOLA E LAVORO – La questione dei tempi, dice Carrozza, non è da poco: «Dobbiamo formare meglio, in minor tempo, e in maniera adeguata alle richieste del mercato del lavoro». Questo non vuol dire, continua il ministro, «che voglio tagliare un anno di superiori e far fare un anno in meno di scuola, significa tener presente che i nostri studenti escono in ritardo, l’università non rispetta il 3 più 2, abbiamo il 15 per cento di quindicenni posticipatari, una dispersione scolastica drammatica che in alcune regioni raggiunge il 25 per cento, il forte divario tra Nord e Sud ma anche a macchia d’olio al centro e al nord». Carrozza annuncia anche una riforma «complessiva su istruzione, università e ricerca, una riforma che non significhi qualche norma sparpagliata dentro decreti vari o emendamenti alla legge di stabilità».
LE RISORSE – Tutto questo però non si può fare senza risorse. «Non c’è riforma senza risorse – ha proseguito Maria Chiara Carrozza – e non credo che i nostri insegnanti siano troppi rispetto alle esigenze, anzi secondo me ce ne vorrebbero di più». Ecco perché, intorno al tema della valutazione ci sono anche, secondo il ministro, i temi del «contratto e del reclutamento». I professori hanno dovuto «subire in questi anni il blocco dei contratti, bisogna intervenire su questo aspetto, quanto al reclutamento, ho trovato una situazione caotica, gruppi reclutati in un modo contro altri gruppi reclutati in altro modo, e tutti contro tutti. Per mettere ordine ci vorrà molto tempo».
LA VALUTAZIONE – Che un insegnante vada valutato è necessario, lo hanno confermato tutti gli interventi alla Luiss, qualunque cosa si pensi dell’Invalsi o di altra sperimentazione che sta muovendo i primi passi in questi ultimi anni in Italia, come la sperimentazione di autovalutazione «Valorizza», un sistema che potrebbe «portare a ottimi risultati se fosse gradualmente introdotto nelle scuole ma solo su base condivisa con il corpo docente e non imposto», ha spiegato il presidente di TreeLLLe, Attilio Oliva. Gli ospiti internazionali hanno parlato dei loro sistemi di valutazione. Con approccio molto scientifico, Eric Hanuschek, senior fellow all’Hoover Institution della Stanford University ha sottolineato come finalmente anche negli Usa, nazione che è indietro riguardo ai sistemi di valutazione, ci sono adesso maggiori indicatori da esaminare. «I nostri dati – ha detto Hanuschek – dimostrano che un insegnante che si colloca nella fascia alta della scala di qualità migliora le aspettative di reddito dei suoi studenti fino al 300 per cento della media attuale che è di 50 mila dollari annui». Sempre i dati americani dimostrerebbero che «l’anzianità non ha un grosso impatto in termini di qualità e che invece anche un giovane professore può accedere alle alte fasce di qualità. Ha invece molta importanza una politica di premi, che stimola il docente a fare meglio». Dalla Gran Bretagna arriva invece un riferimento di alta complessità ed efficienza dei sistemi di valutazione. Il visiting professor Institute of Education, Peter Matthews, che è stato anche dirigente dell’Ofsted, istituto di ispezione per la valutazione degli insegnanti inglesi, ha illustrato cosa si fa in Gran Bretagna per valutare: ci sono i test per conoscere il livello di apprendimento degli studenti, c’è il sistema ispettivo dell’Ofsted e ci sono anche sistemi di autovalutazione delle scuole. Da loro esiste forte differenziazione delle retribuzioni tra gli insegnanti a seconda del livello di qualità raggiunto e molta autonomia delle scuole, autonomia su cui tuttavia il governo centrale vigila con le ispezioni.
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