Onesti nello Sport

Si è conclusa la procedura di selezione del Concorso nazionale “Onesti nello Sport”, in continuità con la precedente annualità, che ha visto protagonisti gli studenti degli Istituti scolastici secondari di II grado sul tema “Ambiente e Sport”, nell’anno scolastico 2020-21

Il Concorso, svolto in collaborazione con la Fondazione Giulio Onesti – Accademia Olimpica Nazionale Italiana, ha visto la partecipazione di 92 istituti che hanno inviato oltre 200 video, tra cortometraggi, foto-storie e canzoni inedite, per narrare il loro punto di vista rispetto al legame ‘‘Ambiente e Sport”.

Come consuetudine ormai consolidata, obiettivo condiviso del bando, tra il Ministero dell’istruzione e la Fondazione, è quello di educare i giovani a una cittadinanza attiva, alla conoscenza e al rispetto delle regole, al fine di prevenire ogni forma di sopruso e di discriminazione, valorizzando l’idea dello sport come strumento di inclusione sociale.

Lo sport si conferma, dunque, una forma di linguaggio universale, cerniera tra culture diverse in grado di interpretare, a volte di anticipare, fenomeni storici, sociali e di progresso tecnologico.

Di seguito la tabella con le scuole vincitrici e i prodotti multimediali da loro realizzati:

CONCORSO ONESTI NELLO SPORT 2020-21

SETTORE 1
Video – musicale

“Sport ECO-lletta”
Primo Liceo Artistico Statale, Torino
Canzone e video realizzati dalla squadra “Primoart”, caposquadra Giacomo Gallerio, docente coordinatore prof.ssa Manuela Robbe.

https://www.youtube.com/watch?v=pJYUDCp_js0

SETTORE 2
Stories

“Tutti convocati” 
Liceo Galileo Galilei, Borgomanero, Novara
Stories realizzata dalla squadra “Team story”, caposquadra Serena Decandia, docente coordinatore prof.ssa Augusta Carena.

https://www.youtube.com/watch?v=Dw6-RfmV0r4

Sindaci e presidi: paletti al rischio penale

da Il Sole 24 Ore

di Valentina Maglione e Marisa Marraffino

Limitare la responsabilità penale dei dirigenti scolastici, escludendo gli infortuni ascrivibili a colpa lieve per imperizia. È la richiesta che i presidi – assimilati, quanto a responsabilità penale, ai datori di lavoro e chiamati a rispondere per gli incidenti negli istituti – avanzano da tempo e che ora è stata trasfusa in una proposta di modifica normativa elaborata dall’Associazione nazionale presidi.

Una battaglia analoga a quella combattuta dai sindaci, sovente coinvolti nei processi sugli eventi tragici che si verificano nei Comuni e che chiedono la revisione delle norme del Testo unico degli enti locali sulla responsabilità. E, quando si parla di sicurezza negli istituti scolastici, le responsabilità di presidi e sindaci viaggiano in parallelo, dato che i primi sono i “datori di lavoro” e i secondi rappresentano spesso “l’ente proprietario”.

A rilanciare il dibattito sulla responsabilità penale dei sindaci e dei dirigenti scolastici è stata la vicenda che ha coinvolto la prima cittadina di Crema, Stefania Bonaldi, a cui, nei giorni scorsi, è stato notificato un avviso di garanzia perché indagata nel procedimento penale aperto dopo che un bimbo si era schiacciato due dita nella porta tagliafuoco di un asilo comunale. Un caso in cui è stata, appunto, chiamata in causa la sindaca. Ma spesso a rispondere degli incidenti sono i dirigenti scolastici.

Come si divide la responsabilità

La responsabilità dei presidi è legata innanzitutto agli obblighi che derivano dalle norme antinfortunistiche. L’articolo 2087 del Codice civile e il decreto legislativo 81/2008 prevedono infatti che il datore di lavoro debba attuare tutte le misure idonee a tutelare l’integrità fisica dei prestatori di lavoro.

Spettano poi al dirigente tutti quei doveri di controllo ordinari sulla corretta gestione degli spazi scolastici. Dovrà ad esempio assicurarsi che non ci siano trabocchetti, insidie e segnalare all’ente proprietario dell’edificio eventuali problemi agli impianti. Ricadono infatti sugli enti pubblici, di solito i Comuni, proprietari degli edifici scolastici tutti i doveri relativi ai controlli sulla struttura e sugli impianti.

Mentre i dirigenti sono chiamati a rispondere per non aver predisposto tutte le misure organizzative in grado di garantire la sicurezza nell’ambiente scolastico e la disciplina tra gli alunni. È una responsabilità colposa omissiva: si viene condannati in genere per non aver fatto tutto il possibile per evitare l’evento.

Un profilo di responsabilità in passato legato soprattutto ai problemi dell’edilizia scolastica ma su cui nell’ultimo anno il dibattito si è infervorato per i timori dei presidi di essere chiamati in giudizio per i contagi da Covid-19.

Inoltre, i dirigenti delle scuole pubbliche e parificate hanno l’obbligo di denunciare all’autorità tutti i reati procedibili d’ufficio di cui siano venuti a conoscenza. Se non lo fanno possono incorrere nel reato di omessa denuncia di reato del pubblico ufficiale previsto dall’articolo 361 del Codice penale. Attenzione alta quindi su tutti i fatti legati allo spaccio di sostanze stupefacenti in ambito scolastico, ma anche agli episodi di bullismo o cyberbullismo, come le violenza private, le estorsioni o le istigazioni all’odio razziale anche a mezzo chat.

Le proposte

Ora i dirigenti scolastici chiedono di rivedere i confini della responsabilità penale del datore di lavoro. «È troppo ampia – osserva Antonello Giannelli, presidente dell’Anp – perché la gestione degli ambienti di lavoro è diventata così complessa e richiede competenze tanto diverse e approfondite che per i dirigenti scolastici, anche se supportati dal responsabile del servizio protezione e prevenzione e dal medico competente, non è possibile prevedere tutti gli infortuni». Per questo l’Anp propone (con un testo inviato al ministero dell’Istruzione e ai parlamentari) di introdurre nel Codice penale un nuovo articolo 590-septies, che circoscriva la responsabilità penale dei dirigenti scolastici ai casi in cui gli infortuni derivino da loro colpa grave, depenalizzando, così, gli incidenti legati alle ipotesi più lievi. «Miriamo a riallineare la responsabilità penale a quella civile – rimarca Giannelli – dato che quest’ultima scatta solo in caso di dolo o colpa grave».

Anche la mobilitazione dei sindaci è già partita. Per vicende che non riguardano solo le scuole. Dopo la condanna, decisa a fine gennaio dal Tribunale di Torino, della sindaca Chiara Appendino (per la tragedia di piazza San Carlo del 3 giugno 2017), il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, aveva scritto un appello al Parlamento, firmato da quasi 4mila primi cittadini, per chiedere la revisione delle norme del Testo unico degli enti locali su cui si fonda la responsabilità penale dei sindaci: «Non chiediamo l’immunità o l’impunità – ribadisce Decaro – ma solo di liberare i sindaci da responsabilità non proprie».


Pa, su 119mila posti messi a concorso 91mila sono assorbiti dalla scuola

da Il Sole 24 Ore

di Gianni Trovati

I concorsi pubblici già approvati o in via di definizione portano a quota 119mila gli ingressi a tempo indeterminato attesi quest’anno nella Pa. Il numero sembra imponente, e può crescere soprattutto con gli enti locali. Ma in realtà misura una rincorsa, affannosa, a un ritmo di uscite ancora più intenso, che insieme al blocco delle procedure per la pandemia ha portato l’anno scorso la Pa al minimo storico di 3,21 milioni di dipendenti. Da noi lavora in un’amministrazione pubblica il 5,6% dei residenti, contro il 5,9% della Germania e l’8,4% della Francia. Mentre in rapporto agli occupati complessivi i lavoratori pubblici sono il 13,4%, contro il 19,6% francese. In Germania l’indicatore si ferma al 10,8%, ma è schiacciato dall’alto tasso di occupazione complessiva tedesco.

Il bilancio emerge dal Rapporto annuale sul lavoro pubblico realizzato da Forum Pa, che ieri ha aperto il proprio evento annuale. Il cambio di passo da imprimere a queste cifre è uno dei punti qualificanti nell’agenda del ministro per la Pa Renato Brunetta. «Senza semplificazione e senza il nuovo capitale umano non ci può essere il pacchetto di riforme» che animano il Pnrr in via di approvazione in Europa.

La riforma dei concorsi è in Gazzetta Ufficiale e affronta ora le prime, complicate prove sul campo. La prossima tappa, nel cronoprogramma del Pnrr che alla Funzione pubblica prendono molto seriamente, è la legge delega sull’anticorruzione. Il testo va presentato entro la fine del mese, e dovrebbe arrivare in consiglio dei ministri la prossima settimana. Anche in questo caso a Palazzo Vidoni si sta lavorando prevalentemente di forbici. Per tagliare i tempi si punta ad approvare i decreti attuativi a settembre; e per semplificare la vita agli uffici, liberando energie per le loro funzioni fondamentali, si prova a sfoltire l’intreccio di regole su incompatibilità, inconferibilità degli incarichi e obblighi di trasparenza che spesso hanno limitato la fisiologia dell’amministrazione più che la patologia della corruzione, e che si punta ora a far confluire in una piattaforma unica. Il terreno è reso delicato dalla dialettica con l’Anac che già si è accesa sul Dl Recovery, anche se la battaglia vera si giocherà sui decreti attuativi ancor più che sui principi della delega. La delega tornerà poi a occuparsi dei diritti di accesso, su cui oggi pesa la convivenza delle regole tradizionali con quelle sull’accesso generalizzato (Foia) in un intreccio spesso non chiaro.

Ma la questione concorsi mostra che tutto sommato la preparazione delle norme è solo il prologo facile di una sfida complessa. I 119mila posti messi a concorso secondo il censimento Forum Pa lo confermano. Perché 91mila sono assorbiti dalla scuola, lasciando quindi 28mila nuovi ingressi al complesso delle altre amministrazione. E perché questo contingente potenziale si confronta con un nuovo rischio esodo alimentato dall’invecchiamento del personale pubblico. Il Pnrr stima circa 300mila pensionamenti. Ma i dati elaborati da Fpa sul conto annuale della Ragioneria generale parlano di 528.213 dipendenti pubblici over 62 quest’anno, e 183.448 persone che hanno almeno 38 anni di anzianità maturati nella sola Pa. Le uscite effettive derivano dall’incrocio di questi due dati. E rischiano di svuotare soprattutto sanità (in uscita il 16,2% del personale in 3-4 anni), ministeri (15,2%) ed enti territoriali (10,9%). Il tutto mentre il numero dei pensionati sta raggiungendo quello dei dipendenti al lavoro. E, soprattutto, mentre c’è un Recovery da attuare.


G20, oggi a Catania vertice dei ministri dell’Istruzione

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Quale è stato l’impatto dell’emergenza sanitaria sui sistemi d’istruzione? Quale sarà il futuro della scuola e, soprattutto, terrà conto delle esperienze maturate nei mesi della pandemia? Sarà possibile strutturare percorsi più agevoli di transizione dalla scuola al mondo del lavoro? Saranno questi alcuni dei temi che verranno affrontati oggi a Catania, nel corso della Riunione ministeriale dedicata all’Istruzione, nell’ambito della presidenza italiana del G20. Sarà il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, a presiedere i lavori.

Durante la sessione ministeriale Istruzione, che si terrà a partire da questa mattina al monastero dei Benedettini, i ministri dell’Istruzione del G20 avranno l’opportunità di condividere interventi e strategie messi in campo durante l’emergenza pandemica, per favorire una maggiore resilienza dei sistemi di Istruzione, garantendo a ogni studentessa e a ogni studente un’educazione di qualità, con l’obiettivo di non lasciare indietro nessuno.

A seguire, nel pomeriggio, i ministri dell’Istruzione e del Lavoro si riuniranno in sessione congiunta per affrontare il tema della transizione dall’istruzione al lavoro, con particolare attenzione ai giovani, alle donne e ai gruppi vulnerabili.

Vaccini agli studenti, i pediatri danno l’ok

da La Tecnica della Scuola

Vaccini agli adolescenti? I pediatri dicono si. È quello che emerge da un documento approvato dal Consiglio direttivo della Società Italiana di Pediatria in cui sono presenti 8 punti. In uno di questi viene sconsigliata la prescrizione di farmaci per la prevenzione di eventuali eventi avversi del post vaccino.

I dati dei contagi da Covid-19 sui bambini in Italia parlano di 231.338 casi (5,5%) con 11 decessi nella fascia d’età 0-9 anni. Altri 15 decessi nella fascia 10-19 anni si sono registrati su un totale di 406.460 casi. Dati forniti dalla Sip, ed estrapolati dall’Istituto Superiore di Sanità.

Ne viene fuori la necessità di un intervento vaccinale globale riferito a tutte le età e in tutti i Paesi del mondo, escludendo l’ipotesi di limitarlo solo ai pazienti pediatrici con malattie pregresse. Gli esperti Sip raccomandano la vaccinazione agli over 12 con le indicazioni previste per le fasce d’età (e se approvato in Italia e in Europa). In caso di pregressa infezione da Sars-Cov-2, si consiglia un intervallo di almeno 90 giorni tra la diagnosi di infezione e la somministrazione del vaccino.

In questo caso, importante guidare gli adolescenti e le loro famiglie verso un percorso consapevole e informare i genitori sui tempi e i passaggi.

Stati generali della scuola: il ministro Bianchi ci sta pensando

da La Tecnica della Scuola

”Il prossimo sarà un anno costituente“, annuncia Bianchi e comincia a tracciare il cammino verso gli “Stati generali della scuola”.
Il termine evoca un evento del gennaio 1990 guidato dall’allora ministro dell’Istruzione Sergio Mattarella.

Presso l’hotel Ergife di Roma, ebbe luogo la prima Conferenza nazionale della scuola alla quale seguì la riforma degli ordinamenti della scuola elementare che introdusse tra le innovazioni,  il modulo dei tre maestri su due classi (legge n. 148 del 1990).

Allora ci  eravamo preparati all’evento predisponendo relazioni, suggerimenti, proposte operative, progetti innovativi già realizzati negli interventi di sperimentazione ed è stato un momento esaltante in cui la scuola ha fatto sentire viva la sua presenza nella società.

La scuola c’è, è viva, insegna a vivere.
Negli anni, il termine “Stati generali” è stato adoperato dai vari Governi e Ministeri, con diverse tematiche: cultura, ambiente, solidarietà.

Una scuola per crescere , controproposta ad “una scuola che cambia” (riforma Berlinguer) ha dato vita nel dicembre del 2001 agli Stati Generali promossi dal Ministro dell’Istruzione Letizia Moratti con il coordinamento del Prof. Giuseppe Bertagna dell’Università di Bergamo, guida pedagogica della riforma .
Gli Stati Generali previsti a Foligno dal 19 al 20 dicembre  2001  furono trasferiti il 18 dicembre al Palazzo dei Congressi a Roma  e nonostante le numerose critiche da parte dei sindacati e dei partiti hanno tracciato un solco profondo nella storia della scuola italiana che, ancor oggi utilizza segni, parole, formule della “riforma Moratti

Nel novembre del 2017 si erano svolti a Milano gli “ Stati Generali lotta alle mafie “ promossi dal Ministro della Giustizia Andrea Orlando e dal Presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni.

Nel 2017 a Bergamo avevano avuto luogo gli “ Stati Generali della Scuola Digitale” con la partecipazione straordinaria del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli per mettere a fattor comune le buone pratiche e definire una strategia condivisa per una scuola innovativa, per dare voce alla comunità scolastica, per affrontare gli argomenti relativi al cambiamento in atto nella scuola, al rapporto scuola-mondo del lavoro, alle competenze digitali e soft skills nella prospettiva dell’industria.

Il 23 ottobre 2018, a Roma, è stata la volta della terza edizione degli “Stati Generali della Lingua italiana nel Mondo”, con la partecipazione del Ministro Marco Bussetti dedicata al tema “L’italiano e la rete, le reti per l’Italiano”.

I dirigenti scolastici delle scuole autonome, responsabili della gestione unitaria delle istituzioni scolastiche e dei risultati di servizio, con autonomi poteri di coordinamento e valorizzazione delle risorse umane, hanno indetto per il 14 maggio 2019 un’assemblea “Verso gli Stato Generali della Scuola” per promuovere un’azione unitaria rivolta alla risoluzione delle problematiche riguardanti la scuola nel suo complesso.

Il 10 settembre 2020 in diretta facebook il discorso di Ursula Von Der Leyen ha presentato gli Stati Generali dell’Unione Europea 2020.
Il 13 giugno 2020 il presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, ha indetto gli “Stati Generali dell’economia” che si sono svolti presso Villa Doria Pamphilj a Roma.
La 5a edizione degli “Stati Generali della Scuola Digitale” si è svolta, via webinar, il 27 novembre 2020 con la partecipazione  del Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, ed è  già stata annunciata la sesta edizione che si svolgerà nei giorni 26 e 27 novembre 2021.

Cosa ci attendiamo dagli Stati Generali

L’idea di una scuola tutta chiusa e solo programmi, non funziona e non c’è più. Bisogna individuare i capisaldi in cui tutti si riconoscano, per una scuola efficiente e di qualità.
Dovrà essere un efficace momento programmatico della scuola italiana che guarda al futuro e che sarà capace di intrecciare la didattica in presenza con la didattica a distanza, rendendo efficaci gli strumenti tecnologici e informatici.

Lo statuto costituente della scuola porrà sempre al centro lo studente che cresce con il suo gruppo- classe di 20 compagni , che  vive la scuola per il tempo necessario ad apprendere, studia progettando il suo futuro e  costruisce il  suo Profilo Educativo e Culturale guardando al suo domani e alla  realizzazione dei suoi ideali  Professionale. (PECUP).

Una scuola capace di costruire “relazioni” che impegna il docente a “saper guardare tutti ed osservare ciascuno” rispondendo ai bisogni di tutti e di ciascuno , contribuendo  a sviluppare le potenzialità , doti che, esercitate attraverso un “imparare facendo”, diventeranno prima capacità,  quindi abilità  e che alla fine del percorso verranno certificate come competenze.

Una scuola aperta al dialogo, al confronto, allo scambio di socializzazione e di condivisione con altre realtà, ai gemellaggi che ampliano gli orizzonti di un territorio limitato.

Tra i molteplici temi della scuola di domani c’è la necessità del “tempo pieno” che  in passato era stato già progettato come ampliamento dello spazio educativo offerto ai ragazzi, ma che, in effetti, è stato poco valorizzato e  spesso non adeguatamente  gestito dagli operatori.

E’ bello sentire da Francesco Sinopoli “Dobbiamo investire sul tempo pieno”, ma leggendo la storia della scuola si nota come quando negli anni Ottanta il tempo prolungato nella scuola media raddoppiava l’organico, non è stato adeguatamente considerato come  binario di risorsa e risposta positiva  per prevenire la dispersione scolastica e a vantaggio  della scuola di qualità. Erano gli anni del bilinguismo, dei corsi ad indirizzo musicale, delle materie facoltative, e  invece sono state formate classi ghetto e tempo prolungato, con docenti precari e pendolari, decretandone, di fatto, la fine. Ad una scarsa e limitata progettazione didattica si è aggiunta la carenza delle strutture e delle mense scolastiche, così da rendere il progetto inapplicabile. Ora ci si arrampica sugli specchi per tentare di recuperare il bene perduto e le occasioni sprecate.

Come sarà il nuovo tempo pieno della scuola? Quale impostazione dare alla scuola italiana?
Una scuola intesa come centro di formazione della vita democratica del Paese, oppure come centro di risparmio ?

Sono questi alcuni degli interrogativi ai quali gli Stati generali dovrebbero rispondere.

Sarà certamente significativa la voce dei protagonisti attivi della scuola, gli studenti con le loro esigenze di tempi, spazi, mobilità, strutture; i docenti con le problematiche di carriera, concorsi, mobilità, precariato e poi ancora di formazione, innovazione didattica, scuola digitale, scuola inclusiva, flessibilità organizzativa.

Inconfutabilmente l’Educazione civica trasversale alle discipline, la scuola delle competenze senza voti, ma con giudizi descrittivi; la scuola “inclusiva” e non solo per i disabili, il nuovo PEI, il recupero dei vuoti lasciati dalla didattica a distanza, gli esami finali che hanno subito modifiche di svolgimento, sono alcuni  temi che necessitano chiarezza e progettualità attuativa.
Il personale ATA con le specifiche problematiche di settore porterà agli Stati Generali esigenze di organico, di formazione, di progressione nella carriera.
dirigenti scolastici con il grave carico di responsabilità e di coordinamento spesso ingestibili per la frammentarietà delle sedi staccate o – ancor peggio – delle reggenze saranno protagonisti d’innovazioni organizzative e didattiche per una scuola sicura e in grado di offrire servizi alla comunità cittadina.
Anche la voce dei genitori, primari responsabili dell’educazione dei figli, dovrà essere presente nel dibattito e nella progettazione di una scuola nuova, anche in merito ad alcune scelte che afferiscono alla sfera etica e morale.

Potranno essere di grande utilità i contributi degli Stati Generali della scuola digitale che si terranno a Bergamo e ciascuna scuola si sentirà protagonista attiva e potrà contribuire, con proposte nuove, alla definizione della nuova scuola del terzo millennio, utilizzando in maniera corretta e valorizzando al meglio gli alfabeti informatici e tecnologici.

Scuole all’estero, domande per docenti, ATA e dirigenti entro il 21 giugno

da La Tecnica della Scuola

Sulla Gazzetta Ufficiale – Concorsi ed Esami n. 40 del 21 maggio scorso sono stati pubblicati due bandi del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.

Il primo prevede la procedura di selezione per la copertura di posti di personale docente e personale ATA da destinare all’estero, dall’anno scolastico 2021-2022.

Il secondo la procedura di selezione per la copertura di posti di dirigente scolastico da destinare all’estero, dall’anno scolastico 2021-2022, per le aree linguistiche francese, spagnolo e tedesco.

Per entrambi i bandi, la domanda può essere presentata tramite POLIS entro il 21 giugno 2021.

Bando per docenti e ATA

Alla selezione è ammesso a partecipare, a domanda, il personale docente e il personale ATA, limitatamente ai direttori dei servizi generali e amministrativi e agli assistenti amministrativi della scuola, con contratto di lavoro a tempo indeterminato che all’atto della domanda abbiano maturato, dopo la nomina in ruolo, un servizio effettivamente prestato, dopo il periodo di prova, di almeno tre anni in territorio metropolitano nel ruolo di appartenenza: classe di concorso/posto (infanzia-primaria) per i docenti e profilo per il personale ATA. Non si valuta l’anno scolastico in corso.

Non sono ammessi coloro che:

  • nell’arco dell’intera carriera abbiano già svolto più di un mandato all’estero anche se inferiore o pari a sei anni, inclusi gli anni in cui abbia avuto luogo l’effettiva assunzione in servizio;
  • abbiano svolto un mandato novennale di servizio all’estero;
  • non possano assicurare una permanenza all’estero per sei anni scolastici a decorrere dall’anno scolastico 2021/2022. Di anno in anno, in occasione dell’individuazione dei candidati per la destinazione all’estero, saranno successivamente depennati dalle relative graduatorie coloro che non potranno assicurare la permanenza all’estero per i successivi sei anni;
  • prestino attualmente servizio all’estero in quanto non sarebbe garantito il sessennio in territorio nazionale.

SCARICA IL BANDO

Bando per Dirigenti scolastici

Alla selezione sono ammessi a partecipare i dirigenti scolastici delle istituzioni scolastiche ed educative statali assunti con contratto a tempo indeterminato che all’atto della domanda abbiano maturato, dopo il periodo di prova, un servizio effettivamente prestato di almeno tre anni in territorio metropolitano nel ruolo di appartenenza. Non si valuta l’anno scolastico in corso.

Non sono ammessi coloro che:

  • nell’arco dell’intera carriera abbiano già svolto più di un mandato all’estero anche se inferiore o pari a sei anni, inclusi gli anni in cui abbia avuto luogo l’effettiva assunzione in servizio;
  • abbiano svolto un mandato novennale di servizio all’estero;
  • non possano assicurare una permanenza all’estero per sei anni scolastici a decorrere dall’anno scolastico 2021/2022. Di anno in anno, in occasione dell’individuazione dei candidati per la destinazione all’estero, saranno successivamente depennati dalle relative graduatorie coloro che non potranno assicurare la permanenza all’estero per i successivi sei anni;
  • prestino attualmente servizio all’estero in quanto non sarebbe garantito il sessennio in territorio nazionale.

SCARICA IL BANDO

ATA ex LSU, assunzioni per 1.591 lavoratori: domande dal 21 giugno al 5 luglio

da La Tecnica della Scuola

Il 9 giugno è stato registrato il decreto interministeriale n. 156 del 13 maggio 2021 relativo alla procedura selettiva, per titoli, finalizzata all’assunzione a tempo indeterminato di personale che ha svolto, per almeno 5 anni, anche non continuativi, nei quali devono essere inclusi gli anni 2018 e il 2019, servizi di pulizia e ausiliari presso le istituzioni scolastiche ed educative statali, in qualità di dipendente a tempo determinato o indeterminato di imprese titolari di contratti per lo svolgimento di tali servizi.

Con D.D.G. 16 giugno 2021 n. 951 è stata bandita la procedura.

L’avviso è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale IV serie speciale – Concorsi ed Esami del 18 giugno 2021.

SCARICA NOTA E DECRETI

Le assunzioni a tempo indeterminato saranno effettuate, mediante la stipula di contratti a tempo pieno e/o a tempo parziale al 50 per cento, per totali 1.591 posti.

A partire dalle ore 10 di oggi, 21 giugno, e sino alle ore 14 del 5 luglio 2021 resterà aperta la piattaforma di presentazione delle domande di partecipazione alla procedura.

Mascherine all’aperto, stop all’obbligo da luglio

da La Tecnica della Scuola

Dovrebbe essere oggi il giorno dello stop alle mascherine all’aperto. A partire dalle 18:30 il Comitato Tecnico Scientifico si riunirà per discutere di questa importante novità a partire dalla prossima settimana o dai primi giorni di luglio. Le condizioni dovranno però essere due: stare all’aperto e che non ci siano assembramenti. La cautela infatti dev’essere massima per evitare il rischio di una nuova risalita dei contagi, anche se la trasmissione all’aperto è molto bassa. La diffusione delle varianti continua a mantenere alta la soglia d’attenzione e le precauzioni. Ma eliminare l’obbligo della mascherina all’aperto, come avvenuto in altri Paesi, è un segnale importante a tutti i cittadini.

La previsione migliore porta allo stop per il 28 giugno, ma potrebbe slittare al 1° luglio o al 5 qualora si volessero attendere i nuovi dati dei contagi e sarà aumentato il numero dei vaccinati. Niente mascherina ma rimarrà il distanziamento delle persone non conviventi all’aperto. Poco cambierà sul resto, con le regole già in vigore per i negozi, i bar e i ristoranti e i mezzi di trasporto. Al chiuso resta l’obbligo, all’aperto (locali, ristoranti) no.

Oggi si discuterà anche della possibilità di togliere l’obbligo in presenza di persone vaccinate e senza particolari fragilità.

Lettera a Mimmo Ciccone

Lettera a Mimmo Ciccone

di Maurizio Tiriticco

Grande Mimmo! Ovvero, grande DS Domenico Ciccone, che su FB hai scritto un interessante e documentato pezzo sull’esame che ancora ci ostiniamo a definire di maturità, anche se così non dovrebbe essere, ma purtroppo è! Ancora! Fino a quando? E allora ti voglio proporre un pizzico di storia. Siamo nel 1923. Il Ministro dell’Educazione Nazionale (le dittature non vogliono solo ISTRUIRE, ma addirittura EDUCARE le nove generazioni ai valori – o meglio, ai disvalori – che la dittatura stessa impone) Giovanni Gentile introdusse l’esame di maturità, svolto al termine degli studi liceali, che erano gli unici a permettere l’accesso a tutti i corsi di laurea. Le prove scritte erano quattro e l’orale si svolgeva su tutte le materie del corso e sui programmi nazionali degli ultimi tre anni di studio. E’l’esame che affrontai io al termine dell’anno scolastico 1945-46 presso il Liceo Classico Giulio Cesare di Roma. E non ti dico che faticata!!!

Poi le cose cambiarono. Ma vengo a tempi più recenti.Con il varo della legge 119 del lontano 5 aprile 1969 si prevedeva che “l’esame di MATURITA’ ha come fine la valutazione globale della personalità del candidato” (art. 5) e che “a conclusione dell’esame di maturità viene formulato, per ciascun candidato, un motivato giudizio, sulla base delle risultanze tratte dall’esito dell’esame, dal curriculum di studi e da ogni altro elemento posto a disposizione delle commissioni… Il giudizio di maturità è integrato da un voto espresso da tutti i componenti della commissione, ciascuno dei quali può assegnare un voto compreso tra un minimo di 6 e un massimo di 10” (art. 8).

Ma in seguito la legge 425 del 1997 (Ministro PI in carica Luigi Berlinguer) rivoluziona tutta la normativa precedente in materia. Perché ci si chiese: ma che cosa significa maturità? In effetti il concetto stesso di maturità riguarda più la ricerca psicologica che la didattica. Comunque la legge recita che i nuovi esami di Stato conclusivi del secondo ciclo di istruzione “hanno come fine la preparazione di ciascun candidato in relazione agli obiettivi generali e specifici propri di ciascun indirizzo di studi (art. 1, comma 1)” e che la certificazione rilasciata deve dare “trasparenza alle COMPETENZE, CONOSCENZE e CAPACITA’ (le famose tre C) acquisite secondo il piano di studi seguito, tenendo conto delle esigenze di circolazione dei titoli di studio nell’ambito dell’Unione Europea (art. 6)”.

E si intendeva così anche sprovincializzare la nostra scuola ed inserirla in un contesto sovranazionale! Pertanto il concetto stesso di maturità venne definitivamente liquidato. Restava però da definire con chiarezza quale significato condiviso attribuire alle nuove tre parole/concetto. E fu adottato questo quadro di riferimento: COMPETENZA, utilizzazione delle conoscenze acquisite per risolvere situazioni problematiche o produrre nuovi ‘oggetti’; CONOSCENZA, acquisizione di dati contenuti disciplinari e pluridisciplinari, cioè princìpi, teorie, concetti, termini, regole, procedure, metodi, tecniche; CAPACITA’, utilizzazione significativa e responsabile di determinate competenze in situazioni organizzate in cui interagiscono più fattori e/o più soggetti e si debba assumere una decisione. In effetti oggi al termine/concetto di CAPACITA’ si preferisce il termine/concetto di ABILITA’.

Insomma, oggi parlare ancora di MATURITA’ significa non avere ancora compreso ed interiorizzato, dopo decenni, che la maturità attiene – o dovrebbe attenere – solo alle mele e ad altri frutti, non all’esame di Stato di un diciannovenne. Mi chiedo: quando li faremo uscire dalla scuola a 18 anni? Come avviene in tanti altri Paesi? So che ci sono sperimentazioni in atto. Ma ora mi chiedo e ti chiedo: le competenze che gli studenti sono tenuti a raggiungere al termine di un lungo percorso di studi sono realmente individuate, descritte e proposte agli studenti? Mi chiedo: le progettazioni educative e le programmazioni didattiche che gli insegnanti sono tenuti a costruire, descrivere, condurre e realizzare sono veri documenti progettuali o carte riempite perché così vuole la legge? Mah!

Le Linee guida (relative agli istituti tecnici e professionali) e le Indicazioni nazionali (relative ai licei), di cui alla normativa del lontano 2010, descrivono con chiarezza le COMPETENZE, da raggiungere in ordine alla concorrenza di date CONOSCENZE e date ABILITA’. Soprattutto nelle Linee guida. Dove si ricorre alla rappresentazione grafica di un dolmen: date conoscenze e date abilità (i due piedritti) concorrono a produrre date competenze (l’architrave).

Ma infine mi chiedo: queste “benedette competenze” raggiunte dallo studente X vengono veramente certificate? Non credo proprio! Il fatto è che un rinnovamento che avrebbe dovuto essere radicale è rimasto solo sulla carta e nella testa di Berlinguer. E mia! Anche lo stesso colloquio in effetti si sbriciola in tante domandine suggerite – si fa per dire – da una tesina – non so se sia ancora prevista – che vale quello che vale, e che credo che non sia più di casa! Stando così le cose, è ovvio che si continui a parlare di MATURITA’ perché le COMPETENZE, in effetti, sono un’araba fenice: dove sia nessun lo dice, cosa sia nessun lo sa! Eppure i nostri docenti sono tenuti a scrivere tonnellate di carte progettuali oggi Rav, Pdm, Ptof e non so quali altre diavolerie. Pertanto, non è un caso poi che le ricerche dell’OCSE collocano i nostri ragazzi “maturi” in posizioni non davvero esaltanti. Questo insieme di cose in realtà inficia la cultura stessa del nostro Paese, e mina la nostra stessa democrazia! E, per essere cattivelli, questo tutto di banalità consente a un tale Salvini – parole parole parole – di fare il pieno ai suoi comizi! E a un tale Di Maio – esperto in bevande analcoliche – di essere Ministro degli Affari Esteri! Quando le ignoranze si coniugano! Nella Repubblica delle banane! Con un Draghi, “costretto” da un Mattarella a mettere le pezze ai buchi di una politica molto casereccia! Ma ciò riguarda – penso – l’intero Paese. E quanto accade al Comune di Roma, governato da una gentile signora, ma solo gentile, una volta Caput Mundi, è più che eloquente! Quando l’improvvisazione diventa governo!

Avviso 22 giugno 2021, AOODGEFID 13183

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Direzione generale per i fondi strutturali per l’istruzione, l’edilizia scolastica e la scuola digitale

Avviso pubblico per la selezione di docenti per la costituzione delle équipe formative territoriali per gli anni scolastici 2021-2022 e 2022-2023 (Avviso 20 maggio 2021, prot. 13183) – Avviso relativo al calendario dei colloqui

Ordinanza Ministero Salute 22 giugno 2021

MINISTERO DELLA SALUTE

Ordinanza Ministero Salute 22 giugno 2021 

Ulteriori misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 in «zona bianca». (21A03849)

(GU Serie Generale n.148 del 23-06-2021)

IL MINISTRO DELLA SALUTE

Visti gli articoli 32, 117, comma 2, lettera q), e 118 della Costituzione;

Vista la legge 23 dicembre 1978, n. 833, recante «Istituzione del Servizio sanitario nazionale» e, in particolare, l’art. 32;

Visto l’art. 117 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, in materia di conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni e agli enti locali;

Visto l’art. 47-bis del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, che attribuisce al Ministero della salute le funzioni spettanti allo Stato in materia di tutela della salute;

Visto il decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 maggio 2020, n. 35, recante «Misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19» e, in particolare, l’art. 1, comma 2, lettera hh-bis);

Visto, altresi’, l’art. 2, comma 2, del citato decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19;

Visto il decreto-legge 16 maggio 2020, n. 33, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2020, n. 74, recante «Ulteriori misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19»;

Visto il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, recante «Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonche’ di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19», convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77;

Visto il decreto-legge 30 luglio 2020, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 settembre 2020, n. 124, recante «Misure urgenti connesse con la scadenza della dichiarazione di emergenza epidemiologica da COVID-19 deliberata il 31 gennaio 2020 e disciplina del rinnovo degli incarichi di direzione di organi del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica»;

Visto il decreto-legge 7 ottobre 2020, n. 125, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 novembre 2020, n. 159, recante «Misure urgenti connesse con la proroga della dichiarazione dello stato di emergenza epidemiologica da COVID-19 e per la continuita’ operativa del sistema di allerta COVID, nonche’ per l’attuazione della direttiva (UE) 2020/739 del 3 giugno 2020»;

Visto il decreto-legge 14 gennaio 2021, n. 2, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 marzo 2021, n. 29, recante «Ulteriori disposizioni urgenti in materia di contenimento e prevenzione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 e di svolgimento delle elezioni per l’anno 2021»;

Visto il decreto-legge 13 marzo 2021, n. 30, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 maggio 2021, n. 61, recante «Misure urgenti per fronteggiare la diffusione del COVID-19 e interventi di sostegno per lavoratori con figli minori in didattica a distanza o in quarantena»;

Visto il decreto-legge 1° aprile 2021, n. 44, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 maggio 2021, n. 76, recante «Misure urgenti per il contenimento dell’epidemia da COVID-19, in materia di vaccinazioni anti SARS-CoV-2, di giustizia e di concorsi pubblici»;

Visto il decreto-legge 22 aprile 2021, n. 52, recante «Misure urgenti per la graduale ripresa delle attivita’ economiche e sociali nel rispetto delle esigenze di contenimento della diffusione dell’epidemia da COVID-19», e, in particolare, l’art. 1, comma 1, ai sensi del quale «Fatto salvo quanto diversamente disposto dal presente decreto, dal 1° maggio al 31 luglio 2021, si applicano le misure di cui al provvedimento adottato in data 2 marzo 2021, in attuazione dell’art. 2, comma 1, del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 maggio 2020, n. 35»;

Visto il decreto-legge 18 maggio 2021, n. 65, recante «Misure urgenti relative all’emergenza epidemiologica da COVID-19» e, in particolare, l’art. 16, comma 1, il quale prevede che: «Fatto salvo quanto diversamente disposto dal presente decreto, fino al 31 luglio 2021, continuano ad applicarsi le misure di cui al provvedimento adottato in data 2 marzo 2021, in attuazione dell’art. 2, comma 1, del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 maggio 2020, n. 35»;

Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 2 marzo 2021, recante «Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 maggio 2020, n. 35, recante “Misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19”, del decreto-legge 16 maggio 2020, n. 33, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2020, n. 74, recante “Ulteriori misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19”, e del decreto-legge 23 febbraio 2021, n. 15, recante “Ulteriori disposizioni urgenti in materia di spostamenti sul territorio nazionale per il contenimento dell’emergenza epidemiologica da COVID-19″», pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana 2 marzo 2021, n. 52, e, in particolare, l’art. 1, concernente i «Dispositivi di protezione delle vie respiratorie e misure di distanziamento»;

Visto, altresi’, l’art. 7 del citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 2 marzo 2021, concernente le misure di contenimento del contagio che si applicano in «zona bianca»;

Vista l’ordinanza del Ministro della salute 29 maggio 2021, recante «Adozione delle “Linee guida per la ripresa delle attivita’ economiche e sociali”», pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana 9 giugno 2021, n. 136;

Visto il documento recante «Indicazioni della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome sulle “zone bianche”» del 26 maggio 2021 (21/72/CR04/COV19);

Visto il verbale n. 30 del 21 giugno 2021 nel quale il Comitato tecnico-scientifico di cui all’ordinanza del Capo del Dipartimento della protezione civile 3 febbraio 2020, n. 630, e successive modificazioni e integrazioni, tenuto conto del «cambiamento in senso favorevole dello scenario epidemiologico (…)» ha ritenuto che «l’uso di dispositivi di protezione delle vie respiratorie puo’ essere reso non piu’ obbligatorio nelle c.d. zone bianche, permanendo, invece, tale obbligo nei contesti territoriali connotati da piu’ elevati profili di rischio»; Considerato che, nel predetto verbale, il Comitato tecnico-scientifico ha, in ogni caso, raccomandato di «mantenere l’obbligo di portare sempre con se’ i dispositivi di protezione delle vie aeree, per il caso in cui si manifestino situazioni tali da rendere obbligatorio o raccomandabile l’uso di tali dispositivi; (…) di mantenere obbligatorio l’uso dei dispositivi di protezione individuale all’aperto in ogni situazione in cui non possa essere garantito il distanziamento interpersonale o quando si configurino assembramenti o affollamenti (vedi, ad esempio, file, code, mercati o fiere); (…) di mantenere l’obbligo di indossare i dispositivi di protezione individuale nei contesti di trasporto pubblico al chiuso (aerei, treni, autobus) e si considera raccomandabile l’uso dei dispositivi anche nei contesti di trasporto pubblico all’aperto quali traghetti, battelli, navi; (…) il CTS raccomanda, infine, prioritariamente l’uso dei dispositivi di protezione delle vie aeree in presenza di soggetti con conosciuta connotazione di alterata funzionalita’ del sistema immunitario (es: riceventi un trapianto di organo o emopoietico; pazienti in trattamento con farmaci citostatici, etc.), cosi’ come anche in locali all’aperto delle strutture sanitarie. (…) Alle condizioni sin qui esposte (…) il CTS ritiene che l’obbligo di indossare i dispositivi di protezione individuale all’aperto possa essere rimosso dal prossimo 28 giugno»;

Viste le delibere del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020, del 29 luglio 2020, del 7 ottobre 2020 e del 21 aprile 2021 con le quali e’ stato dichiarato e prorogato lo stato di emergenza sul territorio nazionale relativo al rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili;

Vista la dichiarazione dell’Organizzazione mondiale della sanita’ dell’11 marzo 2020, con la quale l’epidemia da COVID-19 e’ stata valutata come «pandemia» in considerazione dei livelli di diffusivita’ e gravita’ raggiunti a livello globale;

Considerato l’evolversi della situazione epidemiologica a livello internazionale e il carattere particolarmente diffusivo dell’epidemia da COVID-19; Ritenuto necessario e urgente prevedere, nelle more dell’adozione di un successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri ai sensi dell’art. 2, comma 2, del richiamato decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, cosi’ come richiamato dal decreto-legge 18 maggio 2021, n. 65, misure concernenti i dispositivi di protezione delle vie respiratorie nella «zona bianca»;

Emana
la seguente ordinanza:

Art. 1

1. Fermo restando quanto previsto dall’art. 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 2 marzo 2021, che prevede, tra l’altro, l’obbligo sull’intero territorio nazionale di avere sempre con se’ dispositivi di protezione delle vie respiratorie, a partire dal 28 giugno 2021, nelle «zone bianche» cessa l’obbligo di indossare dispositivi di protezione delle vie respiratorie negli spazi all’aperto, fatta eccezione per le situazioni in cui non possa essere garantito il distanziamento interpersonale o si configurino assembramenti o affollamenti, per gli spazi all’aperto delle strutture sanitarie, nonche’ in presenza di soggetti con conosciuta connotazione di alterata funzionalita’ del sistema immunitario.

Art. 2

1. La presente ordinanza produce effetti dal 28 giugno 2021 e fino al 31 luglio 2021.

La presente ordinanza e’ trasmessa agli organi di controllo e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.

Roma, 22 giugno 2021

Il Ministro: Speranza

Registrato alla Corte dei conti il 23 giugno 2021 Ufficio di controllo sugli atti del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, del Ministero dell’istruzione, del Ministero dell’universita’ e della ricerca, del Ministero della cultura, del Ministero del turismo, del Ministero della salute, registrazione n. 2013

Nota 22 giugno 2021, AOODGOSV 14765

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Direzione generale per gli ordinamenti scolastici, la valutazione e l’internazionalizzazione del sistema nazionale di istruzione

Ai Direttori degli Uffici Scolastici Regionali LORO SEDI
Al Sovrintendente agli Studi della Valle d’Aosta AOSTA
Al Dirigente del Dipartimento Istruzione per la Provincia Autonoma di TRENTO
All’Intendente Scolastico per le scuole delle località ladine di BOLZANO
All’Intendente Scolastico per la scuola in lingua tedesca di BOLZANO
Al Sovrintendente Scolastico della Provincia di BOLZANO
Ai Dirigenti scolastici delle Istituzioni scolastiche statali e paritarie del primo e secondo ciclo di istruzione e LORO SEDI
Ai Dirigenti scolastici dei Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti LORO SEDI
e.p.c. All’Ufficio del Consigliere Diplomatico SEDE
Al Capo Ufficio Stampa SEDE
Al Capo Dipartimento SEDE
Alla Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO ROMA

Oggetto: SCUOLA ESTIVA. La pratica filosofica per lo sviluppo sostenibile. Oceano Casa IV edizione A.S. 2020-2021 – Modalità virtuale Piattaforma Zoom 6-7-8 luglio 2021

Riunione Ministri Istruzione G20

Al via il 22 giugno, a Catania, la Riunione Ministeriale dedicata all’Istruzione, nell’ambito della Presidenza italiana del G20. Il Ministro italiano, Patrizio Bianchi, presiederà i lavori.

Lotta alla povertà educativa, confronto e analisi delle esperienze di didattica attivate durante la pandemia, cooperazione internazionale nell’ambito dell’educazione, potenziamento del rapporto fra istruzione e lavoro. Questi i temi al centro dell’incontro dei Ministri G20 dell’Istruzione a Catania. A presiedere i lavori il Ministro dell’Istruzione italiano, Patrizio Bianchi.

“Da Catania lanciamo un’alleanza globale per far sì che il post-pandemia continui a vedere la scuola protagonista”, dichiara il Ministro. “In questi mesi la scuola è tornata al centro del dibattito nazionale e internazionale. La sua importanza, durante la crisi che abbiamo vissuto, è riemersa con forza. A Catania abbiamo ribadito che dovrà restare al centro delle politiche di rilancio nella fase di uscita dall’emergenza. Servono investimenti maggiori e mirati affinché tutte le ragazze e tutti i ragazzi trovino risposte sul piano educativo. Dobbiamo fare in modo che nessuno resti indietro. L’Italia ha un piano ambizioso, il Pnrr, che attueremo rapidamente. Perché la scuola è lo strumento più potente che abbiamo per garantire uno sviluppo solido, equo, sostenibile”.

I Ministri del G20 che hanno preso parte alla riunione, in presenza e in collegamento, hanno ribadito l’importanza di mettere l’istruzione al centro dell’agenda politica internazionale, come risposta strategica alla crisi globale generata dall’emergenza sanitaria e di avviare iniziative per garantire un’istruzione inclusiva per tutte e tutti, promuovendo la parità di genere e contrastando ogni tipo di discriminazione.

Nella dichiarazione finale, i Ministri hanno ribadito l’impegno a “non lasciare indietro nessuno”. Sul fronte della povertà educativa, in particolare, acuita dalla pandemia, i Paesi G20 intendono promuovere l’adozione di misure di tipo preventivo, ovvero azioni che affrontino alla radice il problema dell’esclusione, interventi mirati rivolti ai bisogni degli studenti e azioni compensative, come l’offerta di differenti opportunità a coloro che hanno lasciato la scuola o hanno subito significative perdite di apprendimento. Nella convinzione che assicurare un pari accesso a tutti i livelli e a tutte le tipologie di formazione, lungo il corso della vita, sia necessario, poiché l’Istruzione è uno dei capisaldi della crescita sostenibile.

Guardando ai mesi della crisi sanitaria, i Ministri dell’Istruzione del G20 hanno sottolineato il ruolo insostituibile della didattica in presenza, riconoscendo al contempo l’importante contributo delle tecnologie alla continuità didattica durante la pandemia.

Nel pomeriggio, inoltre, i Ministri dell’Istruzione e del Lavoro si sono riuniti in sessione congiunta per affrontare il tema della transizione dall’istruzione al lavoro, nodo centrale per una ripresa economica e sociale sostenibile e inclusiva. In particolare, i Paesi del G20 hanno sottolineato la necessità di impegnarsi per promuovere azioni a favore della parità di genere e dell’inclusione delle ragazze e dei ragazzi più vulnerabili, per garantire pari accesso a un lavoro di qualità e dignitoso per tutte e tutti.