Monitoraggio delle esperienze on line

Monitoraggio delle esperienze on line

Un work in progress

Interessante monitorare passo dopo passo Il percorso della scuola pilota ISIS Brignoli Einaudi Marconi della provincia di Gorizia (ISIS BEM) che sta procedendo con la FASE 2), al monitoraggio dell’attività di insegnamento apprendimento a distanza. Si tratta dell’ Istituto Isontino guidato da Marco Fragiacomo.

Dal 13 marzo sono pubblicizzati sul sito della scuola i dati dell’attività di formazione online svolta dai docenti, unitamente agli esiti di un primo monitoraggio, rivolto a docenti e a studenti. 

La scuola a distanza si è attivata contestualmente alla sospensione dell’attività didattica soprattutto grazie ai domini già utilizzati e collaudati da docenti e studenti (l’ e-mail di servizio e quelle assegnate agli studenti), la G suite for Education e le app di Google, come Classroom, Meet ecc.

I risultati del monitoraggio confermano che la scuola c’è ed è in grado di  sostenere gli studenti nell’emergenza, non lasciandoli soli.

Il sistema di formazione online funziona, è sostenibile ed ha coinvolto la stragrande maggioranza dei docenti e degli studenti. Ma va garantita a tutti gli studenti, nessuno escluso, la dotazione necessaria, peraltro presente nella quasi totalità, dove il “Quasi” va superato. Vanno uniformate e generalizzate le buone pratiche,evitando la frammentazione su troppe piattaforme, favorita la massima condivisione tra i docenti di materiali e videolezioni. Previsto nelle prossime settimane un ulteriore monitoraggio per superare le criticità ancora presenti e migliorare il servizio, che dovrà consentire  agli studenti di concludere positivamente l’esperienza e l’anno scolastico, dando loro risposte e risolvendo i punti di criticità, portando i risultati al 100%.. 

Dal questionario docenti si evince che il 91,7% ha attivato la didattica a distanza per tutti gli studenti, il 3,7% solo con alcuni gruppi classe; che tutti i docenti hanno consuetudine con varie app di Google Suite of Education, Edmodo, il Registro Elettronico, sia nella”sezione didattica” sia in “Aula Virtuale”, ma che si affidano in prevalenza alle mail della scuola.

Interessanti i dati relativi alla “restituzione”: “ il 62% dei docenti ricevono dagli studenti in modo “più o meno puntuale” la restituzione dei compiti assegnati, “percentuale che va sommata all’ 8% dei docenti che li ricevono da tutti.” 

È un riscontro positivo del 70%. 

Sulla valutazione dei compiti assegnati i docenti sono orientati alla “restituzione immediata” sia con la didattica a distanza, sia con il ritorno dalla sospensione delle attività didattiche. 

Dal questionario studenti risulta che il 95,5% risponde di “essere riuscito a mettersi al corrente del lavoro da svolgere nel periodo di sospensione delle attività didattiche; 

Più complessa la seconda risposta che indaga se gli studenti abbiano ricevuto indicazioni dagli insegnanti sul lavoro da svolgere:

 il 56% degli studenti risponde di averlo ricevuto in tutte le materie;

Il 35,7% nei ¾ delle materie;

I restanti per  almeno la metà o meno della metà delle materie; 

Il terzo quesito riguarda le modalità di ricezione delle informazioni sul lavoro da svolgere (gli studenti potevano esprimere più d’una risposta): lettura della mail sul dominio della scuola la risposta più gettonata, 96,4%; l’agenda del registro di classe 57, 7%; ho scaricato le istruzioni dalla sezione 49,3%; ho usato Edmodo  32,7%; ho usato Classroom 61,4%; altro 13,8%;

Il quarto quesito, “alcuni tra i miei insegnanti hanno utilizzato la lezione a distanza con videoconferenza” ha trovato riscontro positivo nel 68,2% degli studenti e negativo nel 31, 8%;

Nel quinto quesito, sulla “condivisione da parte di alcuni docenti di videolezioni”  il riscontro positivo è stato del 55,2%, negativo nel 44,8%;

Nel sesto quesito sugli “strumenti che lo studente deve utilizzare per la consegna dei suoi lavori” ( concessa più d’una risposta) prevale, come prevedibile, la casella di posta del docente ( 96,8), seguita da Classroom ( 65,2), da Edmodo ( 32,9), e da altri strumenti (7,9);

Gli ultimi tre quesiti (7,8 e 9) indagano rispettivamente sulla facilità per lo studente di utilizzare gli strumenti di didattica a distanza (7), evidenziando la dimestichezza degli studenti con gli strumenti (scala da 1 a 5, prevalente la risposta 4); sul grado di facilità di svolgere i compiti assegnati ( scala da 1 a 5, prevalente la risposta 3);

sulle difficoltà nell’utilizzo della didattica a distanza ( più di una risposta): l’ “eccessivo lavoro da svolgere” ( 61%) è la risposta più gettonata, seguita da “: troppe piattaforme diverse”(41%), seguita  dalla critica sulla “scarsa chiarezza nelle consegne” ( 27,6%); e dalle “ difficoltà di collegamento a internet” ( 21,7%); il 7,2%, percentuale non esigua, dichiara di non possedere strumenti tecnologici.

Laura Fasiolo

Già Dirigente Scolastica 

Già Senatrice

Resp. Istruzione Istituto per la Cultura Cinese

Il Questionario è stato inviato dal dirigente a tutti i genitori e a tutti gli studenti, connessi.

#LaScuolaNonSiFerma

#LaScuolaNonSiFerma, da oggi una rubrica quotidiana sui social del Ministero con il racconto delle esperienze messe in campo dalle scuole. Al via anche il canale Telegram con racconti e contenuti utili. Azzolina: “Dobbiamo essere fieri della nostra comunità educante”

#LaScuolaNonSiFerma. Anche al tempo del coronavirus. Sono tante le esperienze che le scuole stanno mettendo in atto, in questa emergenza, per non perdere il contatto con le loro studentesse e i loro studenti. Tanti i gemellaggi nati fra istituti per lo scambio di buone pratiche. Storie che da oggi il Ministero dell’Istruzione valorizzerà con una rubrica quotidiana attraverso i propri canali social. Dando spazio ai racconti che arrivano ogni giorno dalle scuole.

Vetrina principale sarà la pagina Facebook. Sarà poi possibile interagire, attraverso l’hashtag #LaScuolaNonSiFerma, su Instagram, postando storie e foto che alimenteranno questo racconto, anche sul social più amato dai ragazzi. Al via, poi, un canale Telegram dove ci saranno, oltre ai racconti e alle esperienze, informazioni utili per la didattica a distanza.

Con l’hashtag #LaScuolaNonSiFerma il Ministero dell’Istruzione vuole animare il racconto delle buone pratiche, mettere in contatto le istituzioni scolastiche. Saranno storie di resilienza, di solidarietà, che raccontano quella volontà che il mondo della scuola sta dimostrando di voler andare avanti, anche in un tempo così difficile e imprevedibile.

“Come Ministero – sottolinea la responsabile dell’Istruzione, Lucia Azzolina – abbiamo deciso di diffondere e valorizzare i tanti materiali e racconti che ci stanno arrivando dalle scuole. Credo sia importante dare visibilità al grande impegno e al grande sforzo che, pur nelle difficoltà, la nostra comunità educante, grazie a tutto il personale della scuola, sta portando avanti in questi giorni difficili, assumendosi l’impegno di non lasciare soli i ragazzi e le famiglie. Dobbiamo essere fieri della nostra scuola”.

Fra le storie che saranno raccontate, c’è quella delle ragazze e dei ragazzi di Vo’ Euganeo che fanno lezione di coding insieme ad altri trecento compagni collegati da altre regioni. C’è poi quella dell’Istituto Superiore “Giordani-Striano” di Napoli che si è adoperato subito per fornire agli allievi più bisognosi pc in comodato d’uso gratuito, permettendo così a tutti di non perdere nemmeno un giorno di lezione. E, ancora, ci sono i ragazzi dell’Istituto Tecnico “D’Aosta”, a L’Aquila, che fanno comunità grazie alla radio della scuola (Radio Scuola L’Aquila), parlando di musica, letteratura, tecnologia, ma anche di stati d’animo ed emozioni, perché “in un momento come questo – spiega la dirigente scolastica Maria Chiara Marola – vogliamo rassicurarli ed essere loro vicini, soprattutto a quelli più fragili. Far sentire agli studenti che insieme, anche grazie alla comunità scolastica, riusciremo a superare questo momento”.

Fra le altre storie, quella dei ragazzi del comprensivo “Vespucci” di Vibo Valentia che si incontrano ogni giorno in una ‘stanza’ virtuale sulle piattaforme dedicate alla didattica a distanza, perché “la scuola è una famiglia – racconta la dirigente Maria Salvia -. E in questo momento lo è ancora di più”. Ma anche quella dell’Istituto di Istruzione Superiore “Tosi” di Busto Arsizio, che, fin dai primi giorni di sospensione della didattica, ha attivato lezioni on line e ha anche simulato la prima prova degli Esami di Stato per le classi quinte.

Ci sono gli studenti del Liceo “Tacito” di Roma che condividono materiale didattico, registrano piccoli filmati e file audio per la correzione in tempo reale grazie anche a Facebook e Whatsapp, e i docenti dell’Istituto Superiore “Majorana” di Torino che con “determinazione e una certa dose di inventiva”, spiegano, hanno cominciato le loro lezioni a distanza per raggiungere “ogni studente iscritto”, “la situazione è difficile – dice la dirigente Silvia Petricci -. Ma si resiste, si prosegue, si progetta il futuro”. Ci sono gli studenti dell’Istituto “Fermi” di Sarno che hanno voluto contattare virtualmente i propri “colleghi” del Liceo “Maffeo Vegio” di Lodi e del Liceo “Giuseppe Novello” di Codogno, scambiandosi consigli, idee, suggerimenti, per far sentire la propria vicinanza e inviare un messaggio di unione, proprio quando le due cittadine del nord Italia sono state dichiarate zona rossa.

Ci sono, poi, i docenti del “Pirandello” di Taranto che, per superare le criticità legate al possesso del pc e alla poca confidenza con le piattaforme da parte degli alunni, si sono intanto organizzati con gruppi Whatsapp che si sono dimostrati validi e di facile accesso per tutti. Senza dimenticare gli studenti con disabilità. “La scuola non può fermarsi, ora più che mai – spiega la dirigente Antonia Caforio -. Deve far sentire la sua presenza e ricordare ai ragazzi che non bisogna mai mollare”.

Coronavirus, disabilita’, caregiver: ecco cosa prevede il Cura Italia

Redattore Sociale del 17.03.2020

Coronavirus, disabilita’, caregiver: ecco cosa prevede il Cura Italia 

L’ultimo decreto approvato dal Consiglio dei Ministri contiene, tra l’altro, tre misure che riguardano direttamente la disabilità: lavoro e permessi (congedi parentali e legge 104), chiusura dei centri diurni e prestazioni domiciliari. Per FFISH e FANDe va bene. 
I caregiver: “Siamo abbandonati e senza forze”.

ROMA. Aumentano i giorni di permessi lavorativi previsti dalla legge 104/199, così come le tutele per i lavoratori – con e senza disabilità – in “sorveglianza attiva” e i congedi parentali; chiudono i centri diurni; resta attiva – ma nel rispetto di tutte le misure di sicurezza – l’assistenza domiciliare. Sono questi tre gli ambiti d’intervento, in materia di disabilità, del decreto “Cura Italia” che il Consiglio dei ministri ha approvato ieri sera. Misure a cui guardano con interesse tutte le persone con disabilità e le loro famiglie, che al tempo stesso chiedono chiarimenti su alcuni aspetti non ben definite. Evidenziamo dunque qui di seguito cosa è stabilito in ciascuno di questi ambiti e ciò che invece resta da chiarire, con l’aiuto dell’analisi pubblicata su HandyLex da Carlo Giacobini, il quale precisa: “nel momento in cui andiamo in linea, il documento non è ancora ufficializzato”. Se ne attende infatti la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Permessi lavorativi (legge 104/1992) e non solo
“Il numero di giorni di permesso mensile retribuito coperto da contribuzione figurativa di cui all’articolo 33, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, è incrementato di ulteriori complessive 12 giornate usufruibili nei mesi di marzo e aprile 2020”: questo è quanto recita l’articolo 23 del decreto che però lascia aperte alcune diverse interpretazioni: quella “più favorevole è: a regime normale i giorni di permesso sono 3 mensili; con il nuovo decreto saranno 15 mensili. Se ne aggiungono quindi 12 mensili – spiega Giacobini – La seconda lettura, meno favorevole e condizionata da quel ‘complessive’ è che per marzo e aprile si aggiungano 12 giornate totali di permesso. Il che significherebbe che il totale dei permessi sia: 3 (già previsti a marzo) + 3 (già previsti ad aprile) + 12 (a distribuire fra marzo e aprile) = 18 giorni totali di permesso fra marzo e aprile. Quale sia l’interpretazione corretta – conclude – spetta solo al Legislatore dirlo; peraltro non illumina nemmeno la lettura della relazione accompagnatoria al decreto”. 
Ma c’è un aspetto ancor più ambiguo e critico nell’articolo 23: “Il testo del decreto si riferisce ai permessi previsti dal comma 3 dell’articolo 33 della legge 104/1992: sono le tre giornate (non i permessi ad ore) e sono quelle concesse ai genitori e ai familiari di persone con disabilità grave accertata e documentata. Propriamente i permessi ai lavoratori con disabilità grave, invece, sono riconosciuti dal comma 6 dello stesso articolo 33. Ad una lettura restrittiva la nuova disposizione non riguarderebbe i lavoratori con disabilità. Ad una lettura estensiva il comma 6 in questione richiama a sua volta il comma 3 oggetto dell’attuale estensione. Si tratta di un cono d’ombra che verrà sanato, molto probabilmente nel modo più favorevole e anche logico nei prossimi giorni – ipotizza Giacobini – Nei prossimi giorni verosimilmente ci saranno anche indicazioni operative di Inps e della Funzione Pubblica se non anche del ministero del Lavoro”.
Sempre in tema di lavoro, l’articolo 25 sulla “sorveglianza attiva dei lavoratori” ha un impatto anche su quelli con disabilità: esso di fatto equipara il periodo della cosiddetta “quarantena” al ricovero ospedaliero retribuito e soprattutto prevede che l’assenza dal lavoro in questo periodo “non sia computata ai fini del comporto, cioè di quel periodo di assenze per malattia oltre il quale non si ha più diritto alla conservazione del posto di lavoro e si può essere licenziati per eccesso di morbilità (malattia) – spiega Giacobini – Lo stesso status (ricovero ospedaliero) viene riconosciuto fino a fine aprile, indipendentemente dalla condizione di ‘sorveglianza attiva’, anche ai lavoratori dipendenti pubblici e privati in possesso del riconoscimento di disabilità con connotazione di gravità ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n.104, nonché ai lavoratori in possesso di certificazione ‘rilasciata dai competenti organi medico legali’, attestante una condizione di rischio derivante da immunodepressione o da esiti da patologie oncologiche o dallo svolgimento di relative terapie salvavita anche se non sono in possesso della certificazione di handicap con connotazione di gravità (basta il comma 1 dell’articolo 3)”.
I dubbi non mancano, anche in questo caso: “Quello più delicato è sull’esatta individuazione dei ‘competenti organi medico legali’ chiamati a rilasciare le attestazioni previste dal Legislatore – spiega Giacobini – La lettura più coerente vorrebbe che siano i servizi di medicina legale delle Asl anche se dal punto di vista operativo e di tempi ciò desta non poche preoccupazioni”.
Per quanto riguarda i congedi parentali, il decreto ne introduce una nuova formula rispetto a quelli tradizionali: tutti i genitori (anche affidatari) hanno diritto a 15 giorni mensili retribuiti al 50% (anziché al 30% di altre formule) per ogni figlio fino ai 12 anni, Ma nel caso di persone con disabilità grave, viene meno il requisito dell’età, purché il figlio stesso sia iscritto a una scuola o a 
un centro diurno assistenziale. 
Il decreto parla poi di “lavoro agile” o “smart working”: per quanto riguarda la disabilità, l’articolo 38 prevede che in via eccezionale (fino a fine aprile), i lavoratori dipendenti con disabilità grave o che abbiano nel proprio nucleo familiare una persona con disabilità grave, abbiano diritto a svolgere la prestazione di lavoro in modalità agile “salvo che questo sia compatibile con le caratteristiche della prestazione”. Commenta Giacobini: “Si tratta di un diritto piuttosto volatile e comunque limitato alle situazioni in cui sia effettivamente possibile svolgere le proprie mansioni in remoto. Un testo che, non marginalmente, è foriero di contenzioso essendo piuttosto discrezionale la valutazione di quella ‘compatibilità'”..

Chiudono i centri diurni.
Di forte impatto la misura che prevede la chiusura dei centri diurni per persone con disabilità, siano essi a carattere socio-assistenziale, socio-educativo, polifunzionale, socio-occupazionale, sanitario e socio-sanitario per persone con disabilità. “Annotiamo che sono praticamente tutti ad esclusione dei centri di riabilitazione estensiva ambulatoriali e simili”, osserva Giacobini, che precisa: “L’Azienda sanitaria locale, può, d’accordo con gli enti gestori dei centri diurni (ma solo quelli socio-sanitari e sanitari) attivare interventi ‘non differibili ‘ in favore delle persone con disabilità ad alta necessità di sostegno sanitario,quanto la tipologia delle prestazioni e l’organizzazione delle strutture stesse consenta il rispetto delle previste misure di contenimento”. Quali siano però questi interventi “non differibili”, “La norma non lo dice – osserva Giacobini – lasciando quindi discrezionalità alle Asl”. Il decreto chiarisce inoltre che, per tutta la durata dell’emergenza, l’assenza dal centro non potrà naturalmente comportare la dimissione da esso. Come avviene in condizioni di normalità.

Assistenza domiciliare.
Il decreto affronta poi la questione dell’assistenza domiciliare, ma lo fa “timidamente”, commenta Giacobini, “lasciando margini alle amministrazioni”. Queste, secondo il decreto, sono chiamate, in questa situazione di emergenza, a fornire prestazione individuali domiciliari, ma “tenuto conto del personale disponibile” già impiegato in tali servizi. In alternativa quelle prestazioni possono essere rese o a distanza o nel rispetto delle direttive sanitarie negli stessi luoghi ove si svolgono normalmente i servizi ma senza ricreare aggregazione e quindi “assembramenti”. “Quei servizi si possono svolgere secondo priorità individuate dall’amministrazione competente – riferisce Giacobini – tramite co-progettazioni con gli enti gestori, impiegando i medesimi operatori ed i fondi ordinari destinati a tale finalità, ‘alle stesse condizioni assicurative sinora previsti, anche in deroga a eventuali clausole contrattuali, convenzionali, concessorie, adottando specifici protocolli che definiscano tutte le misure rispettino le indicazioni per il contenimento del contagio”.
FFISH e FANDe “apprezzano” il decreto e ne “comprendono lacune e imperfezioni da imputare alla convulsa emergenza”. Ma famiglie e caregiver sono allo stremo: “Siamo abbandonati e senza forze, senza assistenza e senza aiuti, soli con i nostri figli” (cl)

Nuovo Coronavirus. Dieci comportamenti da seguire – in CAA

In queste giornate caratterizzate da incertezza, imprevedibilità e lontananza forzata degli studenti dal contesto scuola, dai compagni e da figure adulte di riferimento, il Centro Territoriale di Supporto di Bologna, facente capo all’Istituto Comprensivo di Ozzano dell’Emilia, scuola capofila della rete dei CTS dell’Emilia-Romagna, ha realizzato, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna, una guida che costituisce la traduzione del vademecum del Ministero della Salute “Nuovo Coronavirus. Dieci comportamenti da seguire” nel linguaggio della Comunicazione Aumentativa e Alternativa (CAA).

La guida, realizzata nella logica di offrire la massima accessibilità all’informazione da parte di tutti, intende rappresentare uno strumento per la comunicazione e la diffusione delle regole comportamentali sul COVID-19, pensato, in particolare, per raggiungere gli studenti con bisogni comunicativi complessi.

La guida è stata pensata, inoltre, come strumento di supporto per famiglie, docenti e personale della scuola al fine di favorire la costruzione di “ponti” di comunicazione e affrontare temi complessi utilizzando supporti visivi, che illustrano comportamenti e modalità di gestione di situazioni problematiche e, per i più, nuove (es.: stare male, avere la febbre, usare la mascherina, …).

“Si tratta di un contributo che non ha pretese di esaustività” – ha sottolineato il Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna, Stefano Versari – “ma che ci si augura possa fornire una prima, immediata risposta ad un bisogno di chiarezza contingente. Il lavoro grafico di traduzione in CAA è stato realizzato per l’emergenza COVID-19 e costituisce “apripista” di una serie di materiali che questo Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna, con il Centro Territoriale di Supporto di Bologna sta approntando per le scuole emiliano-romagnole e di cui si darà quanto prima diffusione.”

UNO SFORZO CORALE PER NON FAR FERMARE LA SCUOLA

UNO SFORZO CORALE PER NON FAR FERMARE LA SCUOLA

Il periodo che stiamo attraversando è uno dei più difficili e drammatici della storia repubblicana ed è per questo che dobbiamo stare vicini alle nostre allieve e ai nostri allievi.

L’emergenza in atto va superata e, per farlo, occorrono unità e condivisione da parte di tutte le componenti della comunità scolastica, agendo nell’ambito dei contratti e delle norme vigenti, sia pure in una situazione del tutto straordinaria.

Per questo, considerato il prolungarsi della situazione di emergenza senza che siano, ad oggi, prevedibili i tempi della sua durata, va posto in essere ogni sforzo per garantire, nelle forme possibili, le attività didattiche ai nostri allievi.

La didattica a distanza, che in condizioni ordinarie non può essere sostitutiva di quella in presenza, non ha consolidati riferimenti normativi, né precedenti, salvo che per alcune casistiche, come quella attivata per l’istruzione domiciliare, che prevede necessarie garanzie a tutela dei docenti e dello studente.

Fondamentale ricordare che la scelta delle metodologie, anche nell’ambito della didattica a distanza, è facoltà precipua del docente garantita dall’articolo 33 della Costituzione, nell’esercizio della libertà di insegnamento.

È segno di grande sensibilità e responsabilità il fatto che in tutte le situazioni in cui ciò risulta praticabile le scuole abbiano messo in atto modalità che consentono non solo di veicolare contenuti didattici, ma anche e soprattutto di ricostituire per quanto possibile il tessuto di relazioni fra insegnanti e alunni e fra gli alunni stessi, consentendo di vivere una componente di socialità altrimenti negata e che costituisce aspetto essenziale della vita scolastica.

In questo quadro, che deve vedere tutti coinvolti, e in questo momento di straordinario e corale impegno, va favorito in ogni modo un preliminare coinvolgimento di tutti i soggetti, evitando che prevalga la dimensione burocratica.

Crediamo che alcuni principi e criteri di riferimento (libertà di insegnamento, dimensione collegiale della professionalità) debbano essere attentamente considerati e debitamente rispettati pur nella eccezionalità di una situazione nella quale è interesse di tutti sollecitare la massima cooperazione fra tutti i profili professionali, e non l’arroccamento su specifiche prerogative.

Nella situazione che stiamo vivendo FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola RUA, SNALS Confsal e GILDA Unams ritengono doveroso ringraziare tutti i docenti impegnati quotidianamente nel contatto con gli allievi e con i colleghi ed evidenziano la grande prova di senso di responsabilità e di professionalità di cui tutto il personale della scuola sta dando prova, ben sapendo che quelle in atto sono strategie adottate in situazione di assoluta emergenza e che come tali devono essere gestite.

Coronavirus, ora le scuole sono chiuse anche per presidi e docenti

da La Repubblica

di CORRADO ZUNINO

ROMA – Scuole chiuse anche per dirigenti scolastici, docenti e personale amministrativo. In coda al Decreto economia arriva la notizia attesa e suggerita dal comitato tecnico scientifico che affianca la Protezione civile: i dirigenti scolastici, attraverso nuove norme, potranno organizzare tutte le lezioni a distanza da remoto, senza bisogno di collegi docenti convocati nei singoli istituti. In questo modo fino alla ripresa delle lezioni – prevista per il prossimo 6 aprile, ma la data verrà probabilmente prorogata – sarà possibile limitare al massimo le aperture degli edifici.

La presenza del personale Ata (ausiliario, tecnico, amministrativo) sarà prevista solo nei casi di stretta necessità, “attività indifferibili” che saranno individuate volta per volta dai dirigenti scolastici stessi. Un esempio? I genitori che devono recuperare libri e quaderni lasciati in classe dai figli, un laboratorio da controllare, alcuni computer che devono essere prelevati per essere consegnanti a studenti privi di dispositivi elettronici.

Nel Decreto economia ci sono, ancora, 85 milioni di euro per il sostegno alla didattica a distanza. Sono stati stanziati, quindi, 43,5 milioni per la pulizia straordinaria degli ambienti scolastici al momento del rientro, risorse che le scuole potranno utilizzare per acquistare materiali per le pulizie, saponi e gel igienizzanti.

E’ garantita la salvaguardia delle supplenze brevi: “Nessuno perderà il posto”, assicurano al ministero dell’Istruzione.

Gli 85 milioni deliberati serviranno . spiega in una nota il Mi – ad aiutare il lavoro delle istituzioni scolastiche che si stanno dotando di piattaforme e strumenti digitali per l’apprendimento a distanza o che stanno potenziando gli strumenti che già possedevano. Queste risorse serviranno “anche per mettere a disposizione degli studenti meno abbienti dispositivi digitali per l’utilizzo delle piattaforme per la didattica a distanza e per la connessione alla rete”. Una parte degli stanziamenti sarà destinata, infine, alla formazione del personale scolastico sul fronte della didattica a distanza.

Scuole aperte solo in caso di attività «indifferibili»

da Il Sole 24 Ore

di Claudio Tucci

Anche presidi e personale Ata potranno lavorare “da remoto” (salvo casi straordinari). A stabilirlo è una norma contenuta nel nuovo decreto legge sull’emergenza coronavirus approvato ieri dal consiglio dei ministri.

Lavoro agile per tutti (o quasi)
Insomma, lavoro agile per tutti (o quasi). Nel decreto infatti sono previste ulteriori misure per il lavoro agile nella Pubblica amministrazione, che consentiranno ad esempio ai dirigenti scolastici di organizzare le attività da remoto e lasciare le scuole aperte solo per le attività “indifferibili”. Come «le aziende agrarie con gli animali, o per esempio se è necessario che un genitore prenda un libro rimasto a scuola: prendendo un appuntamento e con gli opportuni accorgimenti, potrà prenderlo», ha chiarito la ministra Lucia Azzolina.

Fino alla ripresa delle lezioni sarà possibile limitare al massimo le aperture degli edifici. La presenza del personale Ata (Ausiliario, tecnico, amministrativo), sarà prevista solo nei casi di stretta necessità, che saranno individuati dai dirigenti scolastici stessi.

Più fondi per la didattica a distanza
Previsti, poi, 85 milioni per il sostegno alla didattica a distanza. Stanziati 43,5 milioni per la pulizia straordinaria degli ambienti scolastici al momento del rientro, risorse che le scuole potranno utilizzare per acquistare materiali per le pulizie, ma anche saponi e gel igienizzanti. Garantita la salvaguardia delle supplenze brevi: nessuno perderà il posto.

«Il lavoro fatto in questi giorni dal governo è stato complesso – ha spiegato la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina -. Per poter intervenire ulteriormente sul fronte del lavoro agile e per limitare alle attività indifferibili le aperture di uffici e scuole era necessaria, ad esempio, una norma primaria. Ringrazio la ministra Fabiana Dadone: abbiamo collaborato per garantire, da un lato, la sicurezza dei dipendenti, dai Ministeri all’ultimo edificio scolastico, dall’altro per preservare il buon andamento dell’amministrazione, come richiede la Costituzione. Importante anche il sostegno alle famiglie, attraverso i buoni per le baby sitter e i congedi parentali, necessari in questa fase di interruzione delle attività didattiche e dei servizi educativi».

Più formazione dei docenti
Gli 85 milioni deliberati serviranno ad agevolare il lavoro delle scuole che si stanno dotando di piattaforme e di strumenti digitali per l’apprendimento a distanza o che stanno potenziando gli strumenti che avevano già a loro disposizione. Queste risorse serviranno «anche per mettere a disposizione degli studenti meno abbienti dispositivi digitali per l’utilizzo delle piattaforme per la didattica a distanza e per la connessione alla Rete». Una parte degli stanziamenti sarà destinata, poi, alla formazione del personale scolastico sul fronte della didattica a distanza.

Ai presidi la scelta: ammessa la nomina di supplenti brevi

da Il Sole 24 Ore

di Claudio Tucci e Laura Virli

Devono essere i presidi, senza più sentire il collegio docenti, ad attivare modalità di didattica a distanza per tutto il periodo di sospensione delle lezioni e, se serve, possono anche nominare dei supplenti brevi. Gli insegnanti andranno comunque coinvolti, perché, Codice civile alla mano – sostengono i sindacati – in caso di stop all’attività didattica, non scatterebbe, in automatico, l’obbligo della prestazione (neppure 4.0). Bisogna poi trovare il modo anche per “acchiappare” l’interesse dei ragazzi. Fermo restando che la sospensione delle lezioni non comporta la perdita dell’anno scolastico, che resta valido anche se non si raggiungono i 200 giorni previsti dalla legge.

I provvedim enti di emergenza

Venuta alla ribalta, in periodo di stop alle lezioni, la didattica digitale è in Italia “materia giovane” ancora in cerca di una regolamentazione normativa chiara e cogente. Ad accendere un faro su questi aspetti sono stati gli ultimi provvedimenti del governo Conte con i quali si è prevista la chiusura delle scuole (nella cosiddetta zona rossa) e la sospensione delle attività didattiche (nel resto d’Italia).

Nel primo Dpcm, datato 25 febbraio, si leggeva che i dirigenti scolastici potevano attivare, di concerto con gli organi collegiali e per la durata della sospensione, modalità di didattica a distanza. Nel successivo Dpcm del 4 marzo, all’articolo 1 comma 1, lettera g) si corregge il tiro: «I dirigenti scolastici attivano, per tutta la durata della sospensione delle attività didattiche nelle scuole, modalità di didattica a distanza avuto anche riguardo alle specifiche esigenze degli studenti con disabilità». Scompare, quindi, l’obbligo di sentire gli organi collegiali, perché in questo momento è necessario evitare lo svolgimento di riunioni pomeridiane affollate. Disposizioni ribadite nella circolare del 6 marzo che invita a «favorire», ove sia possibile, «il diritto all’istruzione attraverso modalità di apprendimento a distanza». Specificando che «le istituzioni scolastiche della scuola primaria e secondaria, nell’ambito della propria autonomia, attivano o potenziano modalità di apprendimento a distanza, ottimizzando le risorse didattiche del registro elettronico e utilizzando classi virtuali e altri strumenti e canali digitali per favorire la produzione e la condivisione di contenuti». Con una precisazione ulteriore arrivata l’8 marzo: se necessario i presidi potranno ricorrere a supplenze brevi anche per la didattica a distanza.

Diritti e doveri nell’e-learning

Per quanto riguarda i docenti, nel Ccnl non si accenna minimamente alla didattica a distanza. Anzi, secondo il nuovo contratto scuola (articolo 22), sono oggetto di contrattazione integrativa, a livello di istituzione scolastica ed educativa, i criteri generali per l’utilizzo di strumentazioni tecnologiche di lavoro in orario diverso da quello di servizio, al fine di una maggiore conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare (diritto alla disconnessione). Non esiste, pertanto, una normativa specifica e quindi, a parte qualche scuola virtuosa, si naviga un po’ alla cieca.

A oggi, secondo le interpretazioni sindacali, gli insegnanti non sarebbero tenuti a fare didattica a distanza; e non è chiaro neppure se le eventuali assenze degli studenti vadano giustificate.

I Dpcm del governo cercano di surrogare alla mancanza di normativa sul tema, anche se col Piano Nazionale Scuola Digitale (Dm n. 851/2015) in questi anni molteplici sono state le azioni formative avviate sul tema. L’argomento non è semplice. E ci sono anche delle criticità. Intanto, non tutte le fasce di età possono facilmente essere coinvolte. Si pensi ai bambini di infanzia e primaria che non hanno ancora potuto sviluppare delle competenze digitali. Inoltre, per assicurarsi la cooperazione attiva degli alunni è necessario l’aiuto di un adulto da casa. Altra considerazione il fatto che è necessario avere a casa una connessione in banda larga o ultra-larga, sufficientemente veloce per permettere, ad esempio, l’uso di soluzioni cloud per la didattica e l’uso di contenuti di apprendimento multimediali. In aggiunta a questo, è evidente che non tutte le materie si possono fare a distanza; non sempre i laboratori pratici di un istituto tecnico possono essere svolti con modalità virtuale. E molte attività di scuola-lavoro da svolgere in azienda devono essere interrotte. Un problema in più visto – salvo modifiche normative di emergenza – che esiste un monte ore minimo per l’ammissione agli esami di Stato.

Gli istituti, come detto, si stanno al momento muovendo in ordine sparso. Ci sono però alcuni accorgimenti da adottare. I dirigenti scolastici ed il personale docente devono porre in essere la didattica a distanza valutando, nel quadro applicativo del Regolamento generale sulla protezione dei dati (Gdpr), definito a livello di singolo istituto, le implicazioni che derivano dallo scambio massivo di informazioni. Sarà importante, poi, che la proposta didattica a distanza sia il più possibile unitaria per ciascun gruppo classe, evitando confusione o improduttivo sovraccarico. È bene, inoltre, che la stessa sia diffusa assicurandosi la possibilità di ricevimento da parte degli alunni e delle famiglie a cui si rivolge. Utile a questo scopo, ad esempio, è l’utilizzo del sito della scuola, del registro elettronico oppure di piattaforme online eventualmente già precedentemente attivate.

La crisi produce una didattica a distanza «di massa»

da Il Sole 24 Ore

di Antonello Giannelli

Almeno un risultato positivo la crisi da Covid 19 lo sta producendo, risultato non conseguito da innumerevoli raccomandazioni, esortazioni e dibattiti: la didattica a distanza (Dad) è entrata prepotentemente in tutte le nostre scuole e sta consentendo a milioni di studenti di usufruire in remoto del servizio di istruzione, limitando così i danni provocati dalla sospensione delle lezioni.

Finora, la Dad è stata patrimonio di poche scuole e di pochi docenti ed è stata guardata con sospetto dai più che ritenevano imprescindibile la presenza fisica dei discenti.

In pochi giorni, invece, il nostro sistema educativo si è dimostrato più pronto al cambiamento di quanto molti avrebbero ipotizzato. Si moltiplicano le iniziative di “mutuo soccorso” tra scuole e docenti come quella promossa dal Ministero dell’istruzione. Anche l’Associzione nazionale presidi ha varato una azione di supporto alle scuole, denominata «Dad Sos», per favorire la messa in comune delle buone pratiche di e-learning. Tutte le nostre scuole stanno velocemente compiendo un salto qualitativo considerevole e, soprattutto, non scontato.

Stiamo rapidamente comprendendo che la tecnologia è utile. Stiamo scoprendo che whatsapp può essere usato anche da Pc, che consente di scambiare file, di condividere video e di effettuare, perfino, videotelefonate. Qualsiasi docente può comodamente registrare a casa, con lo smartphone, delle videolezioni e inviarle ai suoi studenti, replicando così la classica didattica frontale. Il registro elettronico – contestato in passato da tanti detrattori delle nuove tecnologie – sta dimostrando di essere una piattaforma telematica di semplice utilizzo, idonea a scambiare tra docente e discenti documenti testuali e multimediali a scopo didattico. Esistono, naturalmente, piattaforme ben più sofisticate e potenti, commercializzate a basso costo – o addirittura gratuitamente, come Google Hangouts Meet – che consentono di costituire vere e proprie classi virtuali e di realizzare una didattica interattiva di elevata qualità.

La constatazione più importante, però, è un’altra: gli studenti stanno prendendo la cosa molto sul serio, sicuramente più di noi adulti. Per noi, spesso, “vederci online” è poco più che un gioco. Per loro non lo è, come testimoniano i tassi di assenza dalle lezioni online che sono molto più bassi di quelli delle lezioni in presenza.

Insomma, da questa grave crisi il nostro sistema educativo uscirà più forte, più moderno e più efficace. Ancora una volta, la realtà ha superato la fantasia!

Attenzione alla connettività: non può generare altra disparità

da Il Sole 24 Ore

di Francesco Sinopoli

Si è aperto un vivace dibattito pubblico su come non fermare la didattica adoperando i sistemi a distanza. Per gli studenti universitari l’uso didattico di nuove tecnologie non è una novità. Diverso è per le scuole di ogni ordine e grado. La scuola non è un servizio a domanda individuale, ma esperienza di socializzazione, relazione umana, tempo e spazio condiviso dove il noi prevale sull’io. Favorisce la crescita degli studenti come persone libere e responsabili in un contesto democratico. Tale deve restare, soprattutto quando si introducono tecnologie capaci di trasformare le relazioni umane.

Ora si cerca un saggio equilibrio tra il diritto alla salute e il diritto allo studio e alla socializzazione. E dobbiamo gratitudine ai dirigenti, ai docenti, al personale Ata, di tutte le scuole italiane, e soprattutto delle zone maggiormente colpite, se hanno conservato intatto il senso di essere scuola, non lasciando nessuno solo. Sono le capacità che mostra l’istruzione pubblica, pervasa da spirito unitario, solidale e di responsabilità sociale, come ha avvertito il presidente Mattarella. Le dinamiche tecniche della didattica a distanza non devono considerarsi alternative o sostitutive alla lezione in classe, alla relazione umana tra studenti e tra questi e gli insegnanti. La chiusura di una scuola non si riduce ai compiti o al tempo da riempire affinché ragazze e ragazzi non siano passivi e/o assorbiti dai social. Molti di loro hanno solo la scuola come luogo di aggregazione ed è fondamentale che sia aperta, sicura, e pulita. L’emergenza sanitaria ci ricorda che la prevenzione e la cura degli ambienti sono obiettivi irraggiungibili se persiste la carenza di personale Ata e di spazi degni di un contesto educativo.

Di recente un’ideologia competitiva tra istituti ne ha danneggiato il senso e la funzione sociale e ha sovvertito il significato di autonomia scolastica. Ha approfondito le distanze sociali e culturali, tradendo la Costituzione. Con la tecnologia digitale si introduce la “connettività”, che se non indirizzata e guidata con saggezza rischia di essere fattore di nuova disparità. La “connettività” non venga spacciata come una delle qualità didattiche prevalenti nell’offerta formativa. Sarebbe una sconfitta.

Alessandro Barbero ci invita a riflettere sul mutamento dei linguaggi nei media passando dalla “spiegazione” al “racconto”. È un passaggio cruciale per evitare l’uso passivo, l’iperconnessione, la riduzione dei linguaggi e delle parole a figure simboliche, e soprattutto l’assenza di racconto. È il momento per approfittare di questa emergenza per evitare un uso acritico e strumentale dei nuovi media. L’occasione è storica, cerchiamo di non perderla.

Mobilità 2020, al momento no presentazione domande. Manca ordinanza ministeriale

da Orizzontescuola

di redazione

Mobilità 2020 per il personale docente, ATA ed educativo: il Ministero aveva proposto la data del 16 marzo per l’avvio della presentazione delle domande.

I sindacati hanno contestato tale data, poiché tutta la procedura sarebbe ricaduta all’interno di un periodo in cui l’Italia sta vivendo una grave emergenza sanitaria.

I sindacati non hanno comunicato eventuale risposta del Ministero alla loro richiesta, però bisogna prendere atto che non è stata ancora pubblicata l’ordinanza sulla mobilità, atto propedeutico all’avvio della presentazione della domanda.

E’ nell’ordinanza infatti che verranno inseriti i limiti temporali per la presentazione della domanda. 

Essa avverrà in modalità online, tramite POLIS (istanze on line).

Da parte del Ministero quindi non sono state ancora comunicate date ufficiali. Nulla vieta che l’ordinanza possa essere pubblicata anche oggi o nei prossimi giorni, ma al momento non si hanno notizie in  merito.

Nelle prossime ore magari i sindacati riusciranno ad essere più chiari su questa circostanza, dato che la data del 16 marzo era stata anticipata in un loro comunicato “in particolare che non sia possibile far partire dal 16 marzo il periodo previsto per la presentazione delle domande”

Le caratteristiche della mobilità docenti 2020/21

 i blocchi per i docenti

  1. blocco dei tre anni nella stessa scuola (già in vigore dall’a.s. 2019/20):

quando nella domanda di trasferimento/passaggio ottengo una scuola indicata puntualmente nella domanda (es. IC Manzoni), a meno che non sto utilizzando una precedenza e non ottengo il comune in cui la esercito o sono un perdente posto. Tale blocco riguarda tutti i docenti di qualunque ordine e grado e indipendentemente dal canale di reclutamentoNon si applica ai docenti con precedenza

2. blocco dei 5 anni nella stessa scuola di assunzione per i docenti di I e II grado DM 631

Riguarda i docenti inseriti nella graduatoria del concorso 2018 ex FIT entro il 31/12 (o mesi successivi) quindi con riferimento al DM 631 del 25
settembre 2018 . 
Per loro il blocco è partito il 1 settembre 2019 per cui non potranno richiedere trasferimento o passaggio per 5 anni.

Si ricorda, invece, che gli altri docenti sempre ex FIT, individuati però entro il 31/8 (DDG 85/2018) e che hanno già svolto il FIT  (contratto a TD ecc.) e riconfermati o no sulla scuola in cui hanno svolto il percorso, non rientrano nel blocco 

  1. blocco dei 5 anni nella stessa scuola di assunzione inserito nel decreto scuola

Riguarderà tutti i prossimi neo assunti in ruolo a partire dal 1 settembre 2020. Il  blocco riguarderà tutti, indipendentemente da quale canale saranno reclutati (GAE, Concorsi 2016, concorsi 2018 e successivi compresa la “call veloce” o la possibilità di inserirsi in coda al concorso 2018 in altra regione) e dal grado o ordine di scuola di assunzione. Il blocco, si ricorda, non riguarda solo i trasferimenti o i passaggi ma anche le assegnazioni o utilizzazioni.

Questi sono gli unici blocchi previsti: qualsiasi blocco, previsto da altre norme, continua ad essere derogato dal Contratto.

Mobilità docenti: aliquote 2020/21

Per il prossimo anno scolastico 2020/21

il 50% dei posti disponibili è destinato alle immissioni in ruolo e il restante 50% è suddiviso nel seguente modo:

  • 30% alla mobilità territoriale interprovinciale
  • 20% alla mobilità professionale

Coronavirus, #iorestoacasa: Alternanza scuola-lavoro online e in partenariato col MIUR

da Orizzontescuola

di redazione

Il mondo della scuola, come noto, è uno degli ambiti che maggiormente sta soffrendo l’emergenza legata al diffondersi del virus Covid-19.

La necessità di tenere studentesse e studenti lontani dagli Istituti scolastici per contenere il propagarsi del virus sta avendo effetti naturalmente negativi sul normale iter d’istruzione e formazione, e per ovviare a queste conseguenze negative da più parti si sta cercando di mettere in piedi metodologie di didattica alternative che sfruttino le possibilità offerte dalla tecnologia e dalla rete. In tal senso, varie piattaforme di e-learing stanno mettendo a disposizione delle scuole i propri spazi per cercare di contenere il danno.

Anche WeCanJob, piattaforma online dedicata all’orientamento nel mondo del lavoro e della formazione, ha in questo senso aperto le porte del suo percorso di Alternanza scuola-lavoro (oggi PCTO) a tutte le suole che ne vogliano usufruire, eliminando i limiti per numero di studenti per ogni Istituto e snellendo le procedure di attivazione del percorso.

Con WeCanJob l’Alternanza si può fare allora anche da casa, in maniera totalmente gratuita per le scuole e in partenariato con il MIUR. Si certificano in tal modo 20 ore di Alternanza grazie a un percorso didattico incentrato su 7 moduli multimediali dedicati all’orientamento e al lavoro e alla formazione.

Chiunque fosse interessato ad attivare il percorso o solo a saperne di più, può scrivere all’indirizzo e-mail alternanza@wecanjob.it, riportando in oggetto il proprio ruolo in questo modo:

DOCENTE – ASL Wecanjob

STUDENTE – ASL Wecanjob

GENITORE – ASL Wecanjob

Cosa prevede Alternanza WeCanJob?

Progettato con il Dipartimento di Economia dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” e con l’ASP – Associazione Italiana Psicologi, il programma Alternanza WeCanJob offre a studenti e studentesse di Licei, Istituti tecnici e Istituti professionali la possibilità di intraprendere un percorso di formazione online, in modalità e-learning, che mira a fornire ai giovani degli strumenti utili ad acquisire una metodologia di auto-orientamento alla formazione e al lavoro.

Il percorso di Alternanza WeCanJob, in particolare, si avvale di simulazioni, test, documenti e video-lezioni. È suddiviso in 7 moduli didattici che studentesse e studenti possono seguire in autonomia:

  • Modulo 1 – Orientamento e auto-orientamento, per indirizzarsi nella scelta della futura carriera formativa e professionale
  • Modulo 2 – Navigazione del repertorio professionale di WeCanJob, per scoprire i profili che popolano il mondo delle professioni
  • Modulo 3 – Formazione post diploma, per avere un quadro più chiaro delle possibilità offerte dal sistema formativo italiano
  • Modulo 4 – Guide al mondo del lavoro, per non farsi trovare impreparati
  • Modulo 5 – Elementi di sociologia del lavoro, per una prima lettura delle dinamiche del mercato del lavoro
  • Modulo 6 – Elementi di economia e organizzazione aziendale, per chi già immagina di mettersi in proprio
  • Modulo 7 – Competenze acquisite (liceo, istituto tecnico e professionale) e fabbisogni del mercato, per calibrare al meglio i passi successivi

Tra un modulo e l’altro, sono previsti test di verifica per certificare l’apprendimento delle competenze trasmesse nei singoli moduli.

Coronavirus e decreto “cura Italia”, concorso DSGA sospeso. Prova orale a maggio

da Orizzontescuola

di redazione

Coronavirus, sospese per 60 giorni procedure concorsuali in corso di svolgimento.

Decreto “cura Italia”

Approvato dal Governo il decreto “cura Italia”, che presenta misure di potenziamento del sistema sanitario e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese.

Tra le misure previste la sospensione dei concorsi pubblici.

Sospensione procedure concorsuali in corso di svolgimento

Il decreto varato dal Governo prevede la sospensione, per 60 giorni, dello svolgimento delle procedure concorsuali per l’accesso al pubblico impiego.

Possono svolgersi soltanto le procedure che prevedono la valutazione dei candidati su basi curriculari o in modalità telematica.

La sospensione, stando al testo decreto, riguarda le procedure in svolgimento:

Lo svolgimento delle procedure concorsuali per l’accesso al pubblico impiego, ad esclusione dei casi in cui la valutazione dei candidati sia effettuata esclusivamente su basi curriculari ovvero in modalità telematica, sono sospese per sessanta giorni a decorrere dall’entrata in vigore del presente decreto. Resta ferma la conclusione delle procedure per le quali risulti già ultimata la valutazione dei candidati, nonché la possibilità di svolgimento dei procedimenti per il conferimento di incarichi, anche dirigenziali, nelle pubbliche amministrazioni di cui al comma 1, che si instaurano e si svolgono in via telematica e che si possono concludere anche utilizzando le modalità lavorative di cui ai commi che precedono. 

Una procedura in corso di svolgimento per la scuola è il concorso per diventare DSGA, relativamente al quale si è già svolta la prova scritta.

Concorso DSGA: prova orale a maggio

Svoltasi la prova scritta, gli Uffici scolastici regionali hanno iniziato a pubblicare gli elenchi di coloro i quali l’hanno superata e devono svolgere la prova orale.

Concorso DSGA, chi ha superato prova scritta. Elenchi

A questo punto, come avevano già fatto alcuni USR, la procedura è sospesa per 60 giorni e riprenderà a maggio.

In cosa consiste la prova

Ricordiamo che la prova:

  •  consiste in un colloquio sulle materie d’esame di cui all’Allegato B al DM 863/2018, volto ad accertare la preparazione professionale del candidato sulle medesime materie e sulla capacità di risolvere un caso riguardante la funzione di DSGA;
  • consiste inoltre in una verifica della conoscenza degli strumenti informatici e delle tecnologie della comunicazione di più comune impiego;
  • consiste altresì in una verifica della conoscenza della lingua inglese, attraverso la lettura e la traduzione di un testo scelto dalla commissione.
  • ha una durata massima di 30 minuti, fermo restando i tempi aggiuntivi per i disabili, ai sensi dell’articolo 20 della legge n. 104/1992;
  • è valutata con un punteggio massimo di 30 punti;
  • si supera conseguendo un punteggio minino di 21/30;
  • è valutata in base della griglia predisposta dal Comitato tecnico-scientifico.

La griglia per la prova orale

Maturità 2020, studenti: ammettere tutti all’esame, non è stato possibile recuperare insufficienze

da Orizzontescuola

di redazione

L’Unione degli Studenti propone alla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina delle modifiche all’esame di maturità vista l’emergenza sanitaria.

Per noi studenti è impossibile imparare al livello consentito dalle lezioni dal vivo – dichiara la coordinatrice nazionale Giulia Biazzo – senza indicazioni chiare dal ministero sulle modalità di didattica online ogni classe sta svolgendo il programma in maniera differente. Inoltre solo chi si può permettere PC e connessione adatti può seguire le lezioni: chi non ha questi dispositivi, o li deve dividere con fratelli e sorelle, in questi giorni è escluso dalla scuola“.

Così non si può fare una seconda prova scritta uguale per tutti – sottolinea il sindacato studentesco – proponiamo di sostituirla con una tesina sulla materia d’indirizzo: in questo modo ogni studente potrebbe valorizzare ciò che è riuscito a svolgere. Molti poi non hanno avuto modo di recuperare le insufficienze e di restare al passo con le lezioni: per questo proponiamo di ammettere tutti all’esame“.

Al rientro da scuola poi non ci sarà tempo per svolgere i test Invalsi e i PCTO – continua l’Unione degli studenti – per questo chiediamo che non siano requisito per accedere all’esame. Infine, la commissione deve essere interna: i docenti devono valutarci in base a quello che nella nostra classe siamo riusciti a svolgere”.

“Oltre alla maturità – conclude l’Uds – pretendiamo che il governo stanzi tutti i fondi necessari all’acquisto di pc, tablet e abbonamenti al wifi per gli studenti: nessuno deve essere escluso dalla didattica online“.